Juno sfiorerà la terra il 9 ottobre: una "spintarella" per raggiungere Giove La sonda lanciata dalla Nasa il 5 agosto 2011 arriverà a 560 chilometri dalla superficie dell'oceano Indiano e poi virerà verso lo spazio interplanetario. Obiettivo, il pianeta più grande del sistema solare, che raggiungerà nel luglio del 2016. E per arrivarci, ha bisogno di una spinta dal nostro pianeta di MATTEO MARINI RIECCO Juno. un veloce passaggio, questa volta per non tornare più. La sonda lanciata dalla Nasa il 5 agosto 2011, sfiorerà la Terra il 9 ottobre alla volta di Giove. Sarà un volo molto ravvicinato, ad appena 560 chilometri dalla superficie dell'oceano Indiano, tra il Sudafrica e il Madagascar, poi schizzerà verso lo spazio interplanetario. Obiettivo, il pianeta più grande del sistema solare, che raggiungerà nel luglio del 2016. Juno ha finora percorso quasi un miliardo di chilometri, vagabondando tra le orbite della Terra, Marte e la fascia di asteroidi. E ora si ripresenta alle nostre porte per ricevere un'ulteriore spinta. Il passaggio è stato programmato dagli ingegneri della Nasa con grande accuratezza. Per avere l'energia necessaria ad arrivare fino a Giove, infatti, Juno ha. L'effetto è quello detto della "fionda gravitazionale" (o gravity assist o swing-by) si tratta di sfruttare la gravità terrestre per ottenere un aumento di velocità (e un risparmio sui costi del carburante). L'energia impressa durante il lancio e la potenza dei motori infatti non sono sufficienti a farle raggiungere Giove. La gravità solare ha piegato la traiettoria della sonda fino a incrociare di nuovo il suo percorso con la Terra. Questa sarà però l'ultima volta che vedremo Juno nei nostri cieli. Il "gravity assist" è un metodo ben collaudato per lanciare una sonda verso i pianeti del Sistema solare esterno, cioè oltre la fascia di asteroidi. Cassini utilizzò la gravità di Venere, Terra e Giove per arrivare fino a Saturno. Lo stesso fecero le due sonde Voyager per arrivare ai confini del Sistema solare e Galileo in direzione di Giove. La procedura implica tempi più lunghi per raggiungere l'obiettivo, a costi ridotti: come un secondo lancio ma senza razzi e propellente. L'arrivo programmato nell'orbita del gigante gassoso è tra tre anni, la data è fissata per il 4 luglio. Juno gli girerà attorno 33 volte da polo a polo, per poi tuffarsi e precipitare dentro la sua atmosfera di idrogeno ed elio nell'ottobre 2017. Un anno di osservazioni e raccolta di dati permetteranno, sperano gli scienziati Nasa, di ottenere preziose informazioni sulla composizione dei gas e la temperatura dell'atmosfera di Giove, sulla presenza di acqua, sul suo campo magnetico e gravitazionale e sulla presenza o meno di un nucleo planetario al suo interno. E, in definitiva, sciogliere un po' degli enigmi che riguardano le origini di questa "stella mancata", un buon passo per comprendere meglio anche le origini del nostro pianeta e dei suoi vicini: "Giove è la stele di Rosetta del nostro Sistema solare" ha detto, in occasione del lancio, Scott Bolton, del Southwest Research Institute in San Antonio. "È di gran lunga il pianeta più vecchio, contiene più materiale di tutti gli altri pianeti, asteroidi e comete messi insieme e nasconde nel suo cuore la storia non solo del nostro Sistema solare ma quella di tutti noi". Ad aiutare Juno per la ricerca scientifica figurano anche due strumenti di fabbricazione italiana: lo spettrometro ad immagine infrarosso JIRAM realizzato da Selex-Galileo e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-Band Translator, realizzato da Thales Alenia Space-I). Insomma vedremo quali storie saprà raccontarci il nostro emissario su questo gigante. Nel frattempo sarà l'occasione di salutarlo quando sfiorerà la Terra. L'osservazione, tuttavia, non sarà semplice. Soprattutto dall'Italia. Quando raggiungerà il perigeo infatti (il punto di massima vicinanza) sarà sopra l'estremo sud dell'Africa, quindi nell'emisfero australe, alle 21.21 ora italiana. Un puntino luminoso che sfreccia nel cielo, visibile dalle nostre latitudini più probabilmente dopo un'ora, attorno alle 22.20 secondo l'Inaf (l'Istituo nazionale di astrofisica), quando, fuggendo a grande velocità, si troverà già a 50.000 chilometri da noi. Sperando nel cielo sereno, Inaf e Asi (l'Agenzia spaziale italiana) hanno organizzato una serata di osservazione al Centro di Geodesia Spaziale di Matera: "Aspettando JUNO - Un fly-by tra scienza, giochi e musica", dedicato agli studenti delle scuole superiori. Chi vorrà provarci da solo, invece, dovrà puntare telescopio o macchina fotografica verso est: Juno volerà basso sull'orizzonte a 10-15 gradi, tra le costellazioni di Perseo e del Toro: "Purtroppo dall'Italia l'osservazione non sarà semplice – spiega Livia Giacomini, dello Iaps – perché si troverà già molto distante dalla Terra. E non possiamo dire se sarà o no visibile a occhio nudo. Probabilmente non si potrà osservare senza almeno un piccolo telescopio, però i suoi pannelli solari sono molto grandi e se riflettono la luce del sole nella maniera giusta ci possiamo aspettare delle belle sorprese". Per sapere come e dove guardare è possibile consultare le istruzioni sul sito dell'Istituto di astrofisica planetaria di Roma. Oculari e obiettivi puntati a Est, quindi, per immortalare il il giro di boa di una delle missioni scientifiche più importanti degli ultimi anni. Chi riuscirà a scattare belle immagini di Juno può inviarle all'Inaf ([email protected]). Le migliori saranno pubblicate sul sito Nasa. Repubblica 6-10-2013