I Disturbi del Comportamento Alimentare. Le malattie del corpo e dell'anima. L’ingordigia è un rifugio emotivo: è il segno che qualcosa ci sta divorando. (Principe De Vries) La società odierna si caratterizza, in modo determinante, per l'estrema importanza attribuita alla propria immagine, al fisico e alla bellezza. L'immagine corporea infatti, deve tendere alla perfezione, in base a canoni estetici molto rigidi, spesso proposti dai mass-media. L'ideale della magrezza diviene così un modello a cui ispirarsi, soprattutto nell'età adolescenziale e nel mondo femminile; i dati indicano infatti maggiore incidenza di malattie legate all'immagine corporea, nelle ragazze in età adolescenziale. L'attenzione esasperante relativa alla propria immagine, comporta spesso l'adozione di particolari stili di vita caratterizzati da attività fisiche estreme, diete ferree, ipocaloriche e "fai da te", utilizzo di lassativi e diuretici. Tali condotte, associate ad altri criteri diagnostici, rientrano nell'ambito dei disturbi del comportamento alimentare (di seguito DCA). I DCA vengono comunemente definiti come disturbi relativi all'eccessiva attenzione del peso corporeo, causando così conseguenze gravi. In generale, si può affermare che le persone che presentano un DCA sono in "lotta continua" tra la paura dell'aumento di peso e l'attenzione estrema nei confronti del cibo. I DCA sono inseriti nel DSM IV (Manuale Diagnostico e statistico dei disturbi psichiatrici) poiché considerati patologie di interesse psichiatrico e si classificano generalmente in: - Anoressia nervosa (AN); - Bulimia nervosa (BN); - Binge eating disorder (BED); - Disturbi non altrimenti specificati (DANAS); L'anoressia nervosa, definita spesso come "mancanza d'appetito", identifica tra le sue caratteristiche principali la rigida perdita di peso al fine di raggiungere un peso corporeo molto basso. La persona che presenta tale disturbo, ha in realtà una distorta immagine del proprio corpo, lo vede infatti grasso e privo di forme nonostante il peso estremamente basso. Tra i criteri diagnostici dell'anoressia nervosa si identificano: - rapida perdita di peso; - fobia di ingrassare; - distorsione dell'immagine corporea; - amenorrea (assenza di ciclo mestruale) per più di tre mesi. Quando si parla di anoressia è necessario fare una distinzione tra anoressia nervosa restrittiva, caratterizzata da un regime alimentare ristretto, e anoressia nervosa bulimica, contraddistinta da periodi di semidigiuno alternati a periodi in cui il controllo del peso viene effettuato attraverso l'adozione di comportamenti compensatori, quali vomito auto-indotto, abuso di lassativi e diuretici, eccessiva attività fisica. La bulimia nervosa si caratterizza per l'eccessiva attenzione al peso corporeo, con la presenza di abbuffate ricorrenti seguite da vomito auto-indotto, iperattività e controllo del peso con comportamenti estremi. I criteri diagnostici della bulimia nervosa sono: - peso normale, in base a fisico ed età; - paura di ingrassare; - abbuffate compulsive, caratterizzate dall'assunzione di quantità di cibo eccessive, da almeno tre mesi; - comportamenti compensatori, da almeno tre mesi. Il binge eating disorder, rappresenta una particolare forma di obesità, caratterizzata dalla presenza di abbuffate in assenza di comportamenti compensatori. I criteri diagnostici di questa patologia sono: - abbuffate senza compensazioni; - mangiare fino a sentire malessere fisico, anche in assenza di fame; - provare senso di colpa per le abbuffate. I disturbi non altrimenti specificati sono quei disturbi che non soddisfano i parametri diagnostici delle patologie sopra elencate. Si riconoscono tra i criteri diagnostici: - episodi di alimentazione incontrollate; - perdita di controllo del cibo che si ingerisce. I DCA comportano complicanze sia a livello fisico che psichico, pertanto risulta essenziale intervenire mediante una terapia in grado di supportare e sostenere chi lotta costantemente contro un DCA. Tra le terapie maggiormente indicate nella cura dei DCA si identificano: - terapia cognitivo-comportamentale: la quale prevede una prima fase volta a orientare il paziente verso il trattamento, l'educazione sul disturbo e sui fattori di mantenimento, una seconda fase centrata sulle condotte di restrizione alimentare e sui comportamenti inadeguati che si adottano e infine una terza fase di conclusione del percorso terapeutico e di prevenzione nelle ricadute. - terapia interpersonale: si concretizza in una prima parte in cui si identificano i problemi interpersonali legati al disturbo, una seconda parte in cui, dopo aver identificato il problema, si stabilisce l'obiettivo del trattamento e una parte finale in cui si analizzano gli obiettivi raggiunti. - terapia familiare: in cui ci si pone come obiettivo principale il funzionamento e la stabilizzazione delle relazioni familiari, al fine di intervenire nella cura dei figli affetti da un DCA. Anche in questo tipo di terapia si procede per fasi in cui si coinvolgono i genitori e il/la figlio/a adolescente, con l'obiettivo di instaurare rapporti e relazioni salutari tra i partecipanti alla terapia. - Auto-Aiuto: Negli ultimi decenni si sta sviluppando sempre più la terapia dell'autoaiuto (self - help) anche nell'ambito dei DCA, inteso come gruppo costituito da persone, e familiari, che vivono con un DCA e insieme intendono superare tali problematiche con il supporto e il sostegno reciproco. Nel trattamento dei DCA è essenziale il lavoro multidisciplinare, ovvero un' equipe di professionisti che collabora al fine di intervenire nella cura di tali patologie in modo idoneo e appropriato. L'equipe multidisciplinare che opera nell'ambito dei DCA può essere costituita da medici, psichiatri, psicologi, assistenti sociali, educatori, nutrizionisti e dietisti, i quali insieme apportano il loro contributo nella programmazione, esecuzione e valutazione del progetto terapeutico. Un ruolo essenziale nell'equipe multidisciplinare è svolto dall'assistente sociale specialista, professionista che opera secondo i principi e i valori propri del servizio sociale. All'assistente sociale specialista, in un'equipe che si occupa di DCA, spetta l'importante funzione dell'accoglienza degli utenti, all'interno del servizio. In particolare l'assistente sociale specialista effettua una serie di colloqui, informativi (volti allo scambio di informazioni) e diagnostici (al fine di identificare il disturbo e definire il bisogno). In tutti i colloqui, l’assistente sociale specialista, si pone in ascolto instaurando una vera e propria relazione d’aiuto. Grazie alle informazioni acquisite, l’assistente sociale specialista insieme all’equipe, procede con l’analisi, la valutazione ed eventualmente la presa in carico dell’utente. Oltre alle funzioni di rapporto diretto con l’utenza e di front-office, l’assistente sociale specialista può svolgere funzioni di back-office, mediante una forma di coordinamento interno dell’equipe stessa, programmando e gestendo attività e interventi dei professionisti, e una forma di coordinamento esterna volta a promuovere e programmare interventi nell’ambito del sistema integrato di servizi sociali e sanitari. In particolare, l’assistente sociale specialista si trova costantemente a “tessere una rete” sul territorio, al fine di creare servizi sempre più in grado di rispondere ai bisogni della popolazione in modo efficace ed efficiente. Nell’attività di back-office, l’assistente sociale specialista, adotta un’altra essenziale metodologia quale quella della progettazione sociale. Si tratta di creare progetti, che puntano sempre più all’innovatività e alla qualità dei servizi. L’assistente sociale specialista svolge dunque un ruolo essenziale in un’equipe che opera nel sostegno, orientamento e cura dei DCA, pertanto è chiamato ad intervenire nel rispetto dell’utente, dei principi dettati dal codice deontologico e in una logica di empowerment e case management. Dott.ssa Francesca Filice Assistente Sociale Specialista