LA SOCIOLOGIA DEL DIRITTO PREFAZIONE La sociologia del diritto fu rifondata in Italia da Renato Treves agli inizi degli anni ’70. Essa deve: mantenere i contatti con altre discipline, recuperare l’eredità della sociologia classica L’intreccio tra scienza giuridica e sociologia è stato sempre strettissimo nella sociologia del diritto. Gli strumenti formali del diritto si intrecciano con quelli informali con cui la società è in grado di organizzarsi. Aumenta sempre di più il numero dei sociologi del diritto e anche dei giuristi che utilizzano strumenti sociologici per il proprio lavoro. Per quanto riguarda i concetti della disciplina distinguiamo quello sociologico(ricerca sociologica-giuridica) e quello di cultura giuridica(rapporto tra diritto e società). Per i problemi fondamentali della disciplina: -efficacia del diritto(interessa il lato giuridico):come il diritto si impone sui comportamenti -evoluzione del diritto (lato sociologico):come la società influenza il diritto per modificarne le strutture e i contenuti. INTRODUZIONE. L’OGGETTO DELLA SOCIOLOGIA DEL DIRITTO. L’oggetto della sociologia del diritto è lo studio dei rapporti tra diritto e società. Alcune precisazioni: -il sociologo del diritto non è il solo, tra coloro che si occupano di diritto, c’è lo storico, il filosofo e lo stesso giudice. La sociologia del diritto assume i rapporti tra diritto e società come oggetto della propria ricerca. -i rapporti tra diritto e società sono caratterizzati da un costante interscambio, a livello concettuale, quindi, il diritto ha con la società stretti e organici rapporti,e la società riconosce idonei spazi a tale diritto. -le relazioni tra diritto e società sono sottoposte a variabili che la influenzano. Ci sono dei filtri che consentono sia al diritto che alla società di mantenere una propria indipendenza. 1.SOCIOLOGIA DEL DIRITTO E MODELLI DI SCIENZA Dibattito all’inizio del XIX secolo tra: Justus:emanare un nuovo codice civile Savigny:il diritto deve essere emanato secondo un processo collettivo. Nella seconda metà del XIX secolo, grazie all’opera di Auguste Comte, si elabora un nuovo modello di scienza, la sociologia, basato sulla possibilità di introdurre le scienze umani insieme alle scienze naturali. Secondo Comte mentre i giuristi avevano l’arte della persuasione gli scienziati potevano meglio decifrare i problemi sociali. Il nuovo modello di scientificità che veniva proposto dalla sociologia, ponendo l’accento sulla realtà sociale, comportava una differente percezione, non solo della società da parte dei giuristi ma anche dei giuristi da parte della società. Chi vuole studiare il diritto deve concentrare l’attenzione sulle modalità sviluppate dagli addetti ai lavori per calarlo nella vita pratica. Il diritto può essere visto come “norma”, come “valore”, come “fatto”. La sociologia del diritto è ispirata ai fatti e precisamente a quelli giuridicamente rilevanti ma non può trascurare l’orientamento normativo. Quindi il normativismo : -si impone sui condizionamenti -porta all’autonomia dei giuristi sulle decisioni coerenti con l’ordinamento giuridico -il giurista può soddisfare richieste collettive. HANS KELSEN sottolineava il fatto che l’ordinamento del mondo delle norme partisse da una concezione gerarchica, il giurista veniva visto come bocca della legge si pensava dunque alla validità ma non all’efficacia della norma. 2.GLI OBIETTIVI DELLA SOCIOLOGIA DEL DIRITTO Gli obiettivi sono quelli di aumentare la sensibilità sociologica degli operatori giuridici. 2 correnti di pensiero: -Giurisprudenza di interessi: legge come mediazione di interessi in competizione -Scuola del diritto libero: affidamento alla personalità del giudice ritenuto in grado di tener conto del contesto sociale. Da un lato la sociologia del diritto era una scienza con scopo conoscitivo dei rapporti tra diritto e società, dall’altro lato forniva all’operatore conoscenze utili a renderlo consapevole delle conseguenze del proprio lavoro. -Studi critici del diritto: attenzione sugli apparati destinati al controllo sociale -Studi sulle professioni giuridiche: attenzione sulle modalità di esercizio dell’avvocatura e dell’amministrazione della giustizia. Sempre in riferimento a “norma” “valore” “fatti” introdotti da REHBINDER:la sociologia del diritto studia per fini conoscitivi, la giurisprudenza sociologica invece migliora l’applicazione della norma e lo studio dei fatti è uno studio intermedio. Sia Hirsh che Rehbinder affermano che la ricerca sociologica giuridica puo’ essere utile agli operatori per l’espletamento del loro compito. NORBERTO BOBBIO era invece il difensore del normativismo giuridico:non ammetteva fatti che ripetutamente davano origine a una norma né ammetteva l’esistenza di norme naturali. TREVES per comprendere la complessa macchina dell’amministrazione giuridica esaminò i giornali di categoria dove poté dedurre la presenza di forme di associazionismo. Treves fece una serie di indagine per capire il punto di vista dei magistrati , se questo fosse coerente <alle norme o cambiava in funzione di variabili personali. Treves studiò anche il funzionamento della macchina giuridica e pervenne alla conclusione che questa aveva perdite di tempo e di costi. L’atteggiamento del pubblico era favorevole agli avvocati perché questi erano considerati degli avventurieri. La ricerca deve tener conto delle norme e dei fatti. CAPITOLO 1. IL CONCETTO DI DIRITTO Il diritto ha una struttura normativa: -ha un apparato sanzionatorio -effettua reazioni agli stimoli della società -mantiene la coesione sociale -si applica generalmente ai cambi della società. Se un sistema è coerente al suo interno può realizzare la coesione con la società e quindi l’operatore giuridico deve applicare la norma già fissata anche se molte volte non corrisponde alla realtà sociale. Per non avere solo un approccio normativi stico ecco che si fa uno studio sociologico. Il fondatore della Sociologia del diritto è EHRLICH che privilegia lo studio dei fenomeni sociali che danno vita alla norma(fatti sociali che producono una struttura normativa e quindi variabili esterne). In controparte KELSEN(variabili giuridiche interne) affermava che le norme giuridiche sono prodotte dallo stato. 1.LA CONTROVERSIA KELSEN/HERLICH (prima critica)Nel 1912 Kelsen affermava che: suddividendo la norma dai fatti, questi ultimi se non sono qualificati normativamente non sono rilevanti per lo studio sociologico. Ehrlich invece afferma che la continuità delle relazioni consolida il diritto positivo, per lui il diritto è un insieme di regole che determinano subordinazione di compiti, è importante tener conto anche dell’intensità dei sentimenti:suddivide il sentimento di rivolta da quello di indignazione. Kelsen gli contesta: come si suddividono i sentimenti? (seconda critica)EHRLICH suddivide la proposizione giuridica(formulare una prescrizione giuridica contenuta in un testo di diritto) e la norma giuridica(è il comando giuridico attuato) e quindi il diritto è composto da una serie di norme. KELSEN invece afferma che le proposizioni giuridiche devono precedere le norme giuridiche perché solo presupponendo una proposizione si può dare una rilevanza giuridica. EHRLICH: è la società con i suoi rapporti di potere, le sue concezioni dell’interesse generale, i suoi indirizzi nell’interpretazione della giustizia, a dettare al giurista ciò che deve generalizzare, unificare, difendere. In effetti, le forze della società sono forze elementari contro cui la volontà dell’uomo non può prevalere o non può prevalere a lungo. (terza critica) Riguarda la consuetudine. KELSEN: la consuetudine è la strada attraverso cui i fatti sono rilevati EHRLICH: fa invece distinzione fra CONSUETUDINE(regolarità di fatti) e DIRITTO CONSUETUDINARIO(i fatti del diritto rappresentano un insieme che assicura un collegamento tra ordinamento giuridico e quello economico) (quarta critica)KELSEN: Lo stato è un unità sociale EHRLICH: in caso di diritto lo stato è un organo della società e il successo del diritto statale non significa statalizzazione ma richiesta di una base giuridica per tutti i gruppi sociali. (quinta critica) KELSEN accusa Ehrlich di porre la sociologia del diritto al di sopra della scienza giuridica. Ehrlich è convinto che tutte le scienze fossero induttive e questo lo portava a dire che la scienza giuridica pratica non comprendeva il significato dei comportamenti. (sesta critica) Kelsen accusa Ehrlich di confondere l’essere dal dover essere. Per Ehrlich gli articoli di una legge e i testi giuridici prendono forma attraverso l’esperienza, il centro dello sviluppo del diritto per Ehrlich si trova nella società stessa(lo affermerà nella stesura della GRUNDLEGUNG). 2.IL CONCETTO DI DIRITTO VIVENTE Il diritto è il risultato non di una singola decisione,ma di un lungo processo strettamente collegato alle vicende culturali dei gruppi sociali di cui è emanazione. La sentenza è solo un indicatore del diritto vivente, Ehrlich si rifà al diritto romano dove l’elaborazione giurisprudenziale era uno strumento essenziale per lo scienziato del diritto. Ehrlich aderisce alla scuola storica del diritto ,di cui fanno parte Savigny, Puchta (affermano che importante è il diritto applicato nei tribunali, coscienza giuridica dei giuristi) Beseler( secondo cui il diritto regola i rapporti anche senza l’intervento del tribunale, coscienza giuridica del popolo). Il diritto vivente per Ehrlich ha origini statuali ed extrastatuali, un esempio di quest’ultimo è la famiglia. Al fine di precisare le funzioni del diritto vivente Ehrlich riprende la distinzione tra “norme dell’agire”, volte a regolare il comportamento di tutti i consociati, e “norme di decisione”, volte a regolare il comportamento dei giudici nel momento in cui decidono le controversie portate davanti alle corti. Da qui la distinzione di regole dell’agire (gli uomini agiscono secondo regole le cui azioni sono giudicate nei tribunali o dalle altre autorità) e regole di decisione ( norme di decisione destinate non al rapporto pacifico, ma alla controversia giuridica). La società possiede una ua interna coesione grazie ad un ordine sociale prodotto dalle consuetudini. 3. IMPLICAZIONI E SVILUPPI Punti essenziali: 1. Il diritto positivo è invisibile per i sociologi quando la società non lo rispetta 2. 3. 4. 5. I giuristi devono tener conto anche di altri ordinamenti spontanei Oltre al diritto positivo, grazie alle consuetudini si forma il diritto vivente Il diritto vivente è connesso ai bisogni primari dell’uomo A livello storico oltre alle consuetudini ci sono altri elementi ricorrenti(il possesso sulle cose, le dichiarazioni di volontà) 6. Il diritto naturale, cioè quello vivente rappresenta un fattore di variabilità. La volontà dello stato dovrà pertanto tener conto di una realtà autonomamente conoscibile mediante procedimenti scientifici, e dovrà abituarsi all’idea che certe cose non possono essere prodotte mediante una legge, e che, per le conseguenze di una legge, le intenzioni del suo autore sono completamente irrilevanti. CAPITOLO 2. IL CONCETTO DI CULTURA GIURIDICA Il concetto di cultura giuridica è importante perché si indviduano i presupposti normativi che ispirano determinati comportamenti e gli orientamenti sociali che spiegano le decisioni giuridiche. 1.DEFINIZIONI Il concetto di cultura giuridica è l’insieme degli atteggiamenti, delle opinioni e delle convinzioni che vengono utilizzate da certi attori in un determinato aggregato sociale, per valutare, interpretare, selezionare oggetti definiti in relazione all’istituzione giuridica in senso ampio o ai suoi singoli aspetti. Possiamo distinguere 2 culture giuridiche: interna (propria dei giuristi, legalità)esterna( del pubblico, legittimità). Il concetto di cultura giuridica è articolato: ruoli (sociali portatori di cultura)oggetto (ciò che gli attori prendono in considerazione)criteri di interpretazione. La cultura giuridica esterna si orienta in base a quella interna (i cosiddetti stili del diritto dati dagli atteggiamenti degli operatori). Un filone di studi denominato KOL si occupa del modo in cui il diritto viene percepito e valutato dalla popolazione nel suo complesso o da gruppi sociali presi volta per volta. 2.LE PREMESSE DEL MODELLO WEBERIANO Max Weber (1907) critica Stammler(si occupava del miglioramento della formazione giuridica dall’interno, seconda metà dell’ottocento, primi del novecento) perché questi prendeva in considerazione la regolarità come carattere ultimo della società. Weber invece afferma che l’osservatore può manipolare il risultato della ricerca, 1.egli distingue “la regolarità”, nel senso di corrispondenza ad una regola, dalla “regolatezza”, nel senso di sottoposizione a una regola. 2. Ancora egli distingue “le regole sociali” dalle “regole tecniche”, le prime dipendenti dalla vita sociale, le seconde basate non su condizionamenti normativi ma su regolari connessioni empiricamente fondate che possono essere utili al raggiungimento di certi scopi. 3.Weber fa un analogia tra le regole del gioco e le regole giuridiche, infatti le regole giuridiche possono creare dei giochi come ad esempio avviene nei contratti, all’interno dei quali, e solo all’interno dei quali, determinati ruoli e comportamenti hanno dei significati. Il riferimento alle regole del gioco serve insomma a Weber per mostrare che, sia nel caso di un comune gioco di carte sia nel caso del diritto, esse sono il presupposto culturale necessario per definire anzitutto a quale gioco si stia giocando, per conoscere le strategie di quel dato gioco, e infine per spiegare le singole mosse volta a volta scelte dai giocatori in una singola partita. 4. Anche per studiare un certo fenomeno giuridico, l’osservatore, come l’attore, dovrà comunque muovere da un idea di tale oggetto e avrà bisogno di utilizzare certe culture di riferimento. In Economia e società Weber afferma che il diritto è un ordinamento di cui viene riconosciuta legittimità da parte dei suoi destinatari e la cui validità poggia sulla possibilità di una coercizione da parte di un apparato di uomini espressamente disposto a tale scopo. La coercizione col suo aspetto istituzionale richiede infatti per essere analizzata si adotti una prospettiva che tenga conto soprattutto del punto di vista dell’apparato che la applica, mentre il riconoscimento, per essere analizzato, si adotti una prospettiva che tenga conto soprattutto del punto di vista del singolo attore sociale. 3. LE APPLICAZIONI DEL MODELLO WEBERIANO Sempre in “Economia e società” Weber afferma che il diritto può essere razionale in senso molto diverso a seconda della direzione nella quale il pensiero giuridico procede, la razionalizzazione del diritto può consistere in una generalizzazione, ossia a più principi rilevanti per le decisioni e quindi si procede ad una sistematizzazione ossia a quel procedimento di coordinazione dei principi giuridici così da formare un sistema di regole logicamente chiaro. Una decisione giuridica è definibile come “razionale” se può essere fatta oggetto di previsioni anche da parte dei non appartenenti all’apparato che la produce, mentre può dirsi “formale” se deriva direttamente dall’applicazione di criteri peculiari all’apparato che l’ha prodotta. Il diritto razionale-formale è in grado di combinare un grado elevato di prevedibilità e calcolabilità delle decisioni con criteri decisionali rigorosamente interni all’ordinamento giuridico; che un diritto rivelato o determinato in base ad oracoli può raggiungere un grado elevato di tecnicismo giuridico anche se è in grado di assicurare solo un basso grado di prevedibilità delle decisioni; che un diritto determinato sulla base di ideologie politiche e religiose, e quindi di criteri estrinseci rispetto all’ordinamento giuridico, può possedere, proprio per la generale conoscibilità di tali criteri, un grado anche elevato di prevedibilità;che un diritto ricavato da valutazioni di natura etica e affettiva presenta un basso grado di prevedibilità e criteri di decisione esterni all’ordinamento giuridico. Il diritto non garantisce affatto soltanto interessi economici, bensì interessi diversi, dai più elementari, come la tutela della sicurezza personale, fino ai beni immateriali come l’onore proprio e quelle di potenze divine. Diritto ed economia sono in effetti meccanismi diversi di controllo sociale e si servono di strumenti specifici che non sempre sono in grado di integrare. Un ordinamento giuridico può rimanere immutato se le relazioni economiche mutano come può anche variare senza che le relazioni dell’econmia e i relativi effetti pratici per gli interessati vengano con ciò toccate in misura rilevante. Weber afferma che il processo evolutivo dell’economia necessita di un forte potere coercitivo, afferma che l’agire economico sia razionale-formale in quanto prevedibile e che c’è un affinità tra ordinamento giuridico e quello economico perché ricorrono alle stesse categorie di interpretazione, coma ad esempio le s.n.c. La monopolizzazione da parte dello stato della coercizione fisica del diritto non assicura solo l’accentramento delle decisioni ma anche una calcolabilità. L’organizzazione burocratica è il modo più razionale di esercitare il potere, anche nella burocrazia si fa riferimento ai principi di razionalità e formalità. 4.IMPLICAZIONI E SVILUPPI Il concetto di diritto razionale-formale, con l’accentuazione dell’esigenza della prevedibilità, è stato quindi inteso come il punto di equilibrio tra spinte culturali diverse, vale a dire tra una razionalità soggettiva, tipica dell’individuo, e una razionalità oggettiva, tipica delle istituzioni sociali, tra l’esigenza della giustizia e quella della coerenza. Weber mostra così, che ciò che è razionale per l’attore può non esserlo per l’istituzione di cui egli fa parte, e viceversa. Weber considera il senso delle azioni degli uomini nei diversi ambiti della società strettamente intrecciato al mondo dei fatti. Per illustrare meglio questa analogia occorre richiamare una distinzione, che ha avuto in passato un meritato successo soprattutto nella teoria del diritto e che è ricca di implicazioni anche per la sociologia del diritto: -norme regolative: si limitano ad attribuire a certi comportamenti sociali le qualifiche di vietati -norme costitutive: che hanno la proprietà, non già di qualificare comportamenti che sarebbero comunque possibili. Anche il diritto sembra pertanto avere i suoi giocatori, le sue regole, i suoi arbitri. BRUNO LEONI(1980) sostiene che nel sistema giuridico si perviene alla determinazione delle norme che di fatto distribuiscono diritti e doveri . CAPITOLO 3. ALCUNE CONVERGENZE Il concetto di diritto di Kelsen di produzione normativa di tipo gerarchico, Ehrlich, la genesi del diritto sulla base di articolati processi storici di produzione normativa, l’ipotesi di un diritto che nasce dalla società e procede lentamente verso lo stato attraverso un lungo difficile cammino, nel corso del quale perde gradualmente spontaneità, Weber, riconduce il concetto di diritto a processi di produzione normativa che sono culturali, come il risultato di situazioni complesse da inserire in un ampia visione comparativa. 1.TRE CONCETTI DI DIRITTO Alcuni elementi: 1. 2. 3. 4. 5. La prospettiva adottata per definire il diritto La fonte che si ricava da tale definizione Il contesto nel quale la definizione viene inserita Lo scopo al quale principalmente essa viene orientata Le modalità di collegamento per esaminare congiuntamente gli elementi precedenti KELSEN concentra l’attenzione su un operatore che è tenuto ad applicare solo norme statuali EHRLICH assume la prospettiva di attori sociali che contribuiscono a stabilizzare un diritto vivente composto dalle norme di una pluralità di ordinamenti diffusi nella società WEBER adotta una prospettiva che supera tali posizioni assumendo il punto di vista di un osservatore esterno dotato di strumenti concettuali in grado di comprenderle entrambe e di relativizzarle alla luce di articolate tipologie. KELSEN:individua la fonte del diritto nella norma intesa come prodotto diretto dell’attività statuale EHRLICH: la fonte è nella consuetudine WEBER: la fonte è nella regola KELSEN: il contesto è nell’ordinamento giuridico dello stato EHRLICH: il contesto è nel gruppo inteso come elemento di base per l’aggregazione sociale WEBER: il contesto è a livello astratto dei criteri di razionalità che sono capaci di tenere conto delle specificità delle diverse situazioni culturali KELSEN: gli scopi sono da identificarsi nella produzione di decisioni giuridiche EHRLICH:gli scopi sono nel mantenimento della coesione sociale da parte dei diversi gruppi di riferimento WEBER:li fa coincidere con l’operazione di attribuzione di senso all’agire sociale da parte degli operatori e degli utenti del diritto Conseguentemente, il problema fondamentale dell’ordine sociale viene affrontato: dall’alto, tramite lo stato(Kelsen), dal basso, tramite interessi diffusi (Ehrlich), e da un incrocio di entrambe le prospettive, determinato attraverso la mediazione del concetto polivalente di razionalità(Weber). 2.FUNZIONI DEL DIRITTO Quando si parla di funzioni del diritto bisogna distinguere le funzioni generali relative al rapporto tra le norme giuridiche nel suo complesso e il tessuto sociale, oppure le funzioni svolte da singole norme giuridiche in singole situazioni. Una funzione del diritto è quella del mantenimento dell’ordine sociale, infatti per Parsons il diritto è uno strumento di dominio destinato non solo a stabilizzare, ma a guidare e correggere la vita sociale. CAPITOLO 4. IL PROBLEMA DELL’EFFICACIA Il problema dell’efficacia sottolinea il ruolo di controllo in senso prevalentemente frenante del diritto nei confronti della società. Il sociologo del diritto è interessato a capire per quali motivi una norma non viene rispettata pur conoscendone l’esistenza. Il diritto efficace può essere espresso con: -diritto connesso alla società, per cui il cambiamento di uno dei due termini comporta necessariamente il cambiamento dell’altro -il diritto riflette la società, il cambiamento comporta una somiglianza tra diritto e società -il diritto è lo specchio della società, identità tra i due termini. Il diritto cerca di guidare la società, si troveranno delle resistenze e il Sociologo del Diritto è interessato ad individuare come neutralizzare gli effetti nocivi della coesione sociale. 1.ORDINE SOCIALE E ORDINE GIURIDICO Durkheim afferma che per un ordine sociale necessita la solidarietà sociale che non poggia solo sul diritto ma sui costumi, per definire le varie forme di solidarietà si fa riferimento alla sanzione. 2 tipi di sanzioni: -Penale, sanzione repressiva (solidarietà meccanica) – Civile,per un ristabilimento dei rapporti turbati(solidarietà organica) Durkheim fa corrispondere una solidarietà meccanica basata sulla somiglianza tra gli individui, essa raggiunge il suo massimo livello quando la coscienza collettiva coincide punto per punto con la nostra coscienza totale, quando cioè la personalità individuale è assorbita dalla personalità collettiva. Alla solidarietà organica egli fa corrispondere una struttura differenziata della società, nella quale si autonomizzano organi differenti, ognuno dei quali ha un suo compito specifico. Anche TONNIES fa una distinzione tra i diversi modelli di società: - Comunità: volontà collettiva,società di tipo organicistico Società: volontà personale, società di tipo contrattualistica Entrambe le dicotomie vengono riprese da THEODOR GEIGER(1964), egli suddivide gli ordinamenti sociali dove la coordinazione è data da una coesione volontaria e dove invece è dettata da apposite norme. Nel primo caso c’è dipendenza reciproca fra gli uomini. Questo tipo di ordine sociale si concentra attorno a tre aspetti del rapporto: 1.interdipendenza sociale:necessità per il singolo di sopravvivere 2.interrelazione vitale:guardare all’altro come a se stesso 3.interrelazione congetturale:ci si adatta al comportamento degli altri Il secondo concetto di ordine(quello regolato da norme)si passa da un interdipendenza reciproca ad una coordinazione di comportamenti sociali. In effetti Geiger contrappone una società di interdipendenza ad una di coordinazione. Ancora egli distingue la regolarità di comportamento iterativa e regolarità di comportamento normativa. 2.NORME E SANZIONI Per Geiger la norma è reale se c’è sanzione. Egli usa dei simboli per spiegare la sanzione e l’efficacia(da vedere dal libro alla pagina 89). In ogni ordinamento sociale c’è una relazione tra situazione e comportamento, ogni situazione prevede un comportamento vincolante sia per i destinatari che nei confronti dei beneficiari(regola pag91). Non sempre lo schema a cui si riferisce un senso di obbligatorietà vale per tutti i destinatari in quanto questi possono non seguirlo e quindi avremo la formula (sc,dove c è deviante) quindi il concetto di regola ammette il concetto di devianza, una norma comportamentale per definirsi obbligatoria deve suscitare la reazione del gruppo sociale o dell’opinione pubblica. Questo significa che lo stigma dell’obbligatorietà v non si realizza con l’obbedienza di AA, ma con la reazione del gruppo. Geiger osserva che l’obbligatorietà è data anche dalla coesione dei consociati al gruppo sociale e quindi se essi si discostano diviene difficile mantenere l’obbligatorietà della norma. Il costume è una norma sussistente sorta all’interno di un gruppo mediante un procedimento diffuso e incontrollabile, non pilotato da istanze centrali, e la sua esistenza, alla pari di quella delle altre norme sussistenti, si manifesta in occasione di una violazione del comportamento dovuto. 3.ISTITUZIONALIZZAZIONE DELLE SANZIONI Le norme formulate in termini generali sono affidate nelle mani di un potere centrale in grado di istituzionalizzare la sanzione. L’istituzionalizzazione della sanzione avviene secondo Geiger in 4 fasi: 1.scarsa differenziazione sociale e norme rivolte a tutti 2.differenziazione sociale e norme differenziate per tutti 3. consociato reagisce al destinatario in difesa di particolari interessi 4.costituzione dell’organo del giudice. In caso di violazione se non viene stabilita una norma di primo grado(reazione del giudice) si stabilisce una norma di secondo grado (reazione dell’opinione) rivolta anche contro l’organo preposto all’attuazione della norma di primo grado. Né il legislatore, né il giudice, né la scienza giuridica possono essere considerati, ciascuno isolatamente, come fonte di validità delle norme giuridiche. Il legislatore emana proposizioni normative che devono essere accettate sia dai destinatari che dagli organi preposti alla loro applicazione. 4.CALCOLO DI OBBLIGATORIETA’ E CERTEZZA DEL DIRITTO Geiger distingue due aspetti fondamentali del processo di produzione dell’obbligatorietà: 1)DEFINIRE SE UN COMPORTAMENTO SIA VALIDO 2)TENER CONTO DEL RAPPORTO TRA DESTINATARI E BENEFICIARI Solo nell’applicazione delle proposizioni normative si determina il loro contenuto. Mancando un diritto ideale è possibile parlare di errore giuridico, “errore giuridico materiale”:una difettosa ricostruzione della fattispecie concreta; “errore giuridico formale”:una proposizione normativa non trova adempimento perché soggetta ad istanza superiore. L’istanza ha ambiti limitati, un area di validità delle norme che può avere un limite massimo e un limite minimo di variabilità. Ciò che disturba la validità del diritto può essere la mancanza di rigidità della di una struttura gerarchica che risolva in modo univoco e automatico i loro conflitti all’interno dell’ordinamento, l’accresciuta rilevanza attribuita a forze che, dall’esterno dell’ordinamento,possono agire in modo da condizionare la produzione di vincolatività. Per Geiger non c’è omogeneità nella giurisprudenza poiché l’interpretazione della proposizione normativa è suscettibile della stessa formazione professionale dei giuristi. La stessa concezione geigeriana non riesce a evitare di riconoscere l’importanza della certezza del diritto, ma,più che per esigenze di coerenza interna all’ordinamento, soprattutto per assicurare quell’armonica interazione e coordinazione dei comportamenti, che sarebbe essenziale alla sopravvivenza di una società ordinata. Il calcolo dell’obbligatorietà compiuto dall’utente serve per stabilire la certezza del diritto, esso è come il calcolo economico, si prendono in esempio la giurisprudenza costante, quei casi ricorsi più spesso. Certezza anche per gli operatori è il calcolo di attuazione compiuto dal giudice, conformarsi alle strutture già consolidate. Per una giurisprudenza costante necessita di una coincidenza di prospettive tra utente del diritto e operatore del diritto. 5.SANZIONI E MEMORIA COLLETTIVA Per ricostruire la formazione degli ordinamenti giuridici può essere usata la mneme o memoria: c’è una traccia, Engramma richiamata con associazione Ecforia. In pratica l’ordinamento sociale è dato dall’iterazione di comportamenti. Si instaurerebbe così,negli ordinamenti sociali, un processo circolare di autoriproduzione dei modelli di comportameno. Geiger può affermare che quanto più spesso l’attore si è trovato in una situazione e ha risposto con un comportamento, tanto più improbabile diventerà per l’attore rispondere con un comportamento deviante. Il meccanismo Engramma-Ecforia si attiva anche quando in un gruppo entra un nuovo membro e questi si identifica con il comportamento del gruppo. Lo stesso meccanismo engrafico-ecforico, che applicato al comportamento dell’attore consente di spiegare la genesi di consuetudini individuali, viene utilizzato da Geiger per spiegare la formazione di consuetudini collettive e il passaggio da queste agli ordinamenti normativi. L’uso collettivo, precisa Geiger è di per sé moralmente indifferent, non presuppone rappresentazioni normative e consiste nella regolarità di comportamento di certi gruppi di attori in determinate situazioni tipiche. Le consuetudini collettive sono proprie dei gruppi piccoli dove è possibile prevedere il comportamento di H(attore che effettua comportamenti). In tali situazioni la distinzione tra l’esperienza personale e l’osservazione degli altri può comportare solo diverse intensità delle percezioni. Solo il peso sociale che ha la mera prevalenza statistica dei casi conformi assicura la persistenza dell’uso in caso di singole violazioni senza che sia bisogno di ricorrere a sanzioni. 6.COMPORTAMENTISMO E PERCEZIONI DEL DIRITTO Per Geiger bisogna tener conto della dimensione soggettiva anche se non è decisiva per la costituzione di ordinamenti sociali, i comportamenti presi in considerazione da Geiger sono soprattutto reazioni a comportamenti di altri soggetti, e in particolare a comportamenti devianti, perché l’esperienza insegna che le reazioni a comportamenti conformi sono più sfumate o possono addirittura essere inesistenti, mentre l’infrazione di una regola crea una situazione di crisi di fronte alla quale il singolo e/o la collettività non possono evitare posizioni esplicite e univocamente interpretabili. Anche se la situazione è un insieme di circostanze Geiger afferma che essa può costituire significati diversi, se persone diverse vedono la situazione nello stesso modo si ha omogeneità delle interpretazioni e quindi coordinazione sociale. Oltre alla visione comune della situazione si può parlare per Geiger di interdipendenza sociale. Il comportamentismo di Geiger è un comportamentismo strategico che muove da una riflessione diretta a non sopravvalutare l’effettiva potenzialità esplicativa degli strumenti conoscitivi disponibili, né a sottovalutare l’effettiva rilevanza di determinati aspetti della realtà sociale. Dato che la società ha un ruolo attivo nella formazione del diritto, l’inefficacia può rappresentare un utile risposta sociale in presenza di norme non superflue, ma di per sé potenzialmente dannose. L’inefficacia può anche svolgere una funzione correttiva nei confronti di norme tecnicamente sbagliate. A volte un deviante “devia” una norma perché non l’ha interpretata come avrebbe dovuto, nel suo significato pieno e quindi bisogna comprendere le motivazioni. 6. LE RADICI ANTROPOLOGICHE DELL’EFFICACIA Geiger nel suo studio del diritto(sociologia del diritto) si attiene ai fatti esteriori. Leon Petrazycky (1955) HA TENTATO DI SPIEGARE L’EFFICACIA DEL DIRITTO PARTENDO DAI FATTORI PSICOLOGICI, 3 TIPI DI ADATTAMENTO: -filocentrico:biologico -sociocentrico:sociale -egocentrico:personale. L’ipotesi da cui muove Petrazycki è che questi tre tipi di adattamento possono agire in modo convergente sviluppando una coscienza normativa comune. Mentre il diritto intende creare un modello di uomo-cittadino portatore di diritti e di pretese, la morale intende plasmare gli individui rendendoli capaci di assumere delle obbligazioni in nome di determinati principi; mentre il diritto si rivolge a tutti e si occupa dei comportamenti di massa, la morale è solo per coloro che sono in grado di apprezzarla; mentre il diritto può avvalersi di strumenti di sanzione applicabili a tutti i destinatari delle norme in caso di violazione, la morale considera non cosa viene fatto ma chi e come lo fa. A questi diversi aspetti della vita del diritto, Petrazycki connette altrettante funzioni, quella organizzativa, si distingue quindi l’ordinamento morale e quello del diritto tra positivo o intuitivo. Il diritto positivo trova corrispondenza nella cultura giuridica ufficiale,il diritto intuitivo trova corrispondenza nel diritto informale. Un diritto efficace dovrebbe essere non solo ufficiale e positivo ma anche, nei limiti possibili, intuitivo. Adam Podgòrecki si avvicina a Geiger: il beneficiario B fa valere i suoi diritti su A, A riconosce i diritti a B ma fa valere anche i suoi diritti su B che li riconosce a sua volta, in pratica c’è reciprocità tra le parti. In effetti per Podgòrecki l’efficacia è il risultato di un complesso processo nel quale non entrano solo variabili psicologiche, da qui il riconoscimento del diritto intuitivo che agisce direttamente sui comportamenti, quale fattore in grado di ridurre le distorsioni e aumentare l’efficacia delle norme giuridiche. Hans Ryffel (1969-1974) parte dal compito che il diritto svolge nell’esistenza dell’uomo, tante possibilità di comportamento devono essere regolate. La realtà umana è caratterizzata da una certa distanza e tensione tra comportamento potenziale e comportamento attuale, l’esistenza dell’uomo consiste nella realizzazione di possibilità di comportamento, l’uomo vive sempre di più circondato da una vasta gamma di possibilità di comportamento. La necessità di regolazione attribuisce un importanza sempre maggiore alle norme, quando le norme sono generali e quindi astratte si può parlare di fini direttivi che regolano la possibilità dei comportamenti. L’intera società viene quindi intesa come un insieme di norme nelle quali si compie la comune realizzazione dell’uomo. Il carattere comunitario della realizzazione dell’uomo comporta un armonizzazione delle varie alternative di comportamento , e pertanto rinvia a un qualche criterio di giusto. Ryffel: il diritto come armonizzazione; lo Stato come organo per l’esecuzione; La Politica come possibilità della creazione e mutamento del diritto e Stato. Ryffel sostiene che, come non può esservi una perfetta giustezza, né una perfetta società, non può neppure esservi un diritto che non sia in qualche misura distorto. Egli individua una serie di possibilità di incentivazione del comportamento ma bisogna dividere il diritto promozionale dal diritto premiale, nel diritto premiale si restringe il campo all’individuo in quello promozionale al collettivo(effetti sull’intero sistema sociale). CAPITOLO 5. IL PROBLEMA DELL’EVOLUZIONE Gli impulsi più decisivi dell’evoluzione del diritto provengono da aree della società almeno in apparenza tanto distanti da sembrare del tutto indifferenti alla normativa in questione. Tipi di organizzazione dell’intera società collegati a tipi di organizzazione del diritto possono mutare in modo coordinato. Henry Summer Maine(1861) afferma che si passa dallo Status (posizione sociale trasmessa per nascita) al Contratto (relazioni contrattuali), da qui due forme di diritto, quello familiare e quello di commercio e traffico. La differenziazione sociale che per Durkheim consisteva in una pluralità di aggregati sociali diversi, ciascuno dei quali tende a diventare sempre più autonomo per meglio svolgere la propria funzione porta alla necessità dell’adeguamento del sistema giuridico. Tra gli autori che adottano un approccio sistemico troviamo Niklas Luhmann, per il quale il concetto di sistema sociale risulta correlato al concetto di diritto. Il sistema sociale è, quindi presentato come un insieme di elementi tra loro interrelati, che per sopravvivere in un ambiente complesso, incontrollabile, ha bisogno di sviluppare un adeguata complessità interna, co-determinata dai sottosistemi di cui è composto e dalle loro reciproche relazioni. Il sistema sociale richiede la presenza decisiva di un sottosistema giuridico, i cui confini vengono stabiliti dalla cultura giuridica interna. 1.LE RAGIONI DELL’EVOLUZIONE Il diritto inteso come sottosistema del sistema sociale è chiamato ad assicurare prestazioni che sono collegate all’evoluzione propria e a quella del sistema sociale di cui il sottosistema giuridico fa parte. L’evoluzione del diritto è il risultato di un più vasto processo che coinvolge tutti i sottosistemi sociali, ognuno dei quali deve adeguarsi alla complessità, non solo dell’ambiente, ma anche degli altri sottosistemi. L’evoluzione è il risultato di un processo generale di reciproco adattamento dei sottosistemi. Si deve fare in modo che il sistema sopravviva anche nella complessità, il sistema deve trasformare complessità esterna in complessità interna. La strategia di adeguamento della complessità interna a quella esterna viene realizzata mediante l’elaborazione di strutture. La struttura è quel meccanismo che serve a selezionare un ristretto campo di alternative di comportamenti fra tutte quelle possibili allo scopo di consentire la formazione delle aspettative, quindi deve selezionare gli eventi più realizzabili. Un importante esempio di struttura, per qualche verso analogo al diritto è il linguaggio. Ora la presenza di strutture, riduce, non elimina la probabilità che le aspettative siano deluse. Il mondo infatti oltre ad essere complesso è anche contingente, il termine “contingenza” designa appunto la possibilità che anche gli eventi probabili dal punto di vista di una certa struttura, non si realizzino in modo difforme dalle aspettative. Contingenza semplice(insicurezza dei soggetti,indipendente dalla volontà)Contingenza doppia(pur potendo prevedere i comportamenti si ha insicurezza sugli eventi dipendenti dalla volontà umana). A questa aumentata insicurezza il sistema sociale risponde con la formazione di strutture di aspettative più complesse di secondo, terzo livello ecc.. Tre dimensioni delle strutture di aspettativa: -Temporale: possono essere corrette -Sociale:consenso collettivo istituzionalizzato es. sciopero di massa -Contenuti: a cui si riferisce l’aspettativa. Quanto più le strutture di aspettativa sono complesse, tanto più esse presentano, rispetto alle strutture di aspettative più semplici, maggiori possibilità di errori e di incomprensioni. Le strutture di aspettative sono tipicamente esposte a delusioni. Alla delusione di un aspettativa si può reagire con due strategie: correggendo l’aspettativa in modo da adeguarsi alla realtà (strategia cognitiva)o tenendo ferma l’aspettativa anche nei casi in cui essa viene delusa(strategia normativa) Un atteggiamento in linea di principio esclusivamente cognitivo può essere istituzionalizzato e generalizzato solo relativamente a campi specifici come la scienza. Con l’evoluzione del sistema le norme acquistano sempre maggiore importanza come strumenti di orientamento e coesione sociale. Le strutture cognitive risultano più instabili nel tempo e le strutture normative risultano invece più stabili perché non correggibili in seguito ad esperienze difformi. Comune a tutte queste strategie è la caratteristica di mirare a ripristinare il carattere normativo delle aspettative deluse senza impegnarsi a provocare conseguenze direttamente spiacevoli per il trasgressore. Un meccanismo di istituzionalizzazione del consenso è costituito dalle manifestazioni di massa. La dimensione sociale delle aspettative riguarda l’identificazione del loro contenuto. Una norma troppo concreta può avere, ad esempio, il difetto di limitare eccessivamente la capacità di apprendimento, mentre una norma troppo astratta può impedire al suo destinatario di impegnarsi con efficacia. Una norma può riferirsi a persone, a ruoli, a programmi, a valori e i ruoli sono fasci di aspettative che non sono rivolti a determinati individui ma unicamente alla loro posizione sociale. Il diritto può essere così definito come quella struttura di un sistema sociale la cui funzione consiste nella “congruente generalizzazione di aspettative normative di comportamento”. Il diritto deve evolvere per riuscire ad affrontare i problemi evolutivi connessi alla differenziazione funzionale che la società stessa produce. La risposta di Luhmann è di ammettere un costante adeguamento della complessità interna del sistema giuridico all’aumentata complessità esterna prodotta dalla differenziazione funzionale. 2.GLI STRUMENTI DELL’EVOLUZIONE La capacità evolutiva del diritto può essere moltiplicata mediante l’utilizzazione di meccanismi giuridici, con il termine procedimento Luhmann intende riferirsi non solo al diritto processuale ma a ogni successione giuridicamente rilevante di atti aventi esito incerto, esempi di procedimenti possono essere le elezioni politiche, l’iter legislativo. Anche il procedimento si costituisce con mediante delimitazioni di confini nei confronti di un ambiente e per cui aumentano i filtri che regolano l’ingresso di informazioni nel procedimento: alle singole parti viene pertanto imposto di lasciare fuori dal procedimento ogni altro ruolo sociale da esse eventualmente ricoperto. Perché l’esito di un processo sia accettato è necessario sviluppare strategie dirette a coinvolgere le parti. Il processo è capace di innovare, e ciò avviene proprio per la sua caratteristica di riuscire a elaborare autonomamente informazioni provenienti dall’esterno rendendole vincolanti. Relativamente al procedimento legislativo Luhmann osserva che esso ha una doppia struttura, 1.procedure parlamentari formali, 2.relazioni personali ed informali. Luhmann parla delle elezioni politiche e afferma che la democrazia presenta il grande vantaggio di consentire di decidere senza eliminare la possibilità di correggere in futuro la decisione presa, mantenendo così aperto il sistema a dosi periodiche di evoluzione per combinare esigenze di continuità e di cambiamento in modo che risultino sopportabili per l’organismo sociale. Un altro modo di innovare il diritto è il procedimento amministrativo, i procedimenti della pubblica amministrazione dovrebbero essere liberati dalla necessità di preoccuparsi eccessivamente dei sentimenti e della legittimità, ed essere invece organizzati in modo puramente strumentale. Il procedimento insomma viene inteso come sistema di atti giuridicamente ordinati e privi di esito certo, che riescono a produrre decisioni nuove talora innovative e a farle accettare a priori, non tanto per le loro capacità effettive o potenziali di tutelare valori ancorati nell’ordinamento come quelli di verità e di giustizia, ma principalmente in virtù dei meccanismi di assunzione di ruoli. 3.SISTEMA GIURIDICO ED EVOLUZIONE Il sistema del diritto deve essere protetto dal mutamento sociale, il sistema giuridico è composto da cicli e da una chiusura operativa, un operazione giuridica ad esempio è il frutto di un'altra decisione giuridica. Per il sistema giuridico, l’apprendimento non è un problema se viene preselezionato normativamente, si parla di raccordo operativo(operazioni connesse ad altro ambiente, es. il pagamento fa nascere un rapporto di obbligazione); connesso al raccordo operativo è il raccordo strutturale(ciò che è rilevante e ciò che non lo è). Se le sollecitazioni esterne acquistano un linguaggio normativamente rilevante, allora si può produrre un nuovo diritto. Il diritto insomma è un sistema sempre più aperto senza per questo rinunciare a difendere un certo margine di chiusura. 4.COLLEGAMENTI CON I <CLASSICI> I risultati rilevanti dal punto di vista evolutivo possono prodursi solo attraverso un processo composto da una serie di innumerevoli micro-interventi di apertura e di chiusura del sistema. Un sistema giuridico giunge a modificare le proprie strutture se le sollecitazioni provenienti dall’esterno non sono ripetitive e non del tutto inaspettate. Per quanto riguarda il diritto e i suoi mutamenti, oltre che parziali, possono essere anche tardivi. Si è così parlato di un cronico ritardo culturale del diritto, sottintendendo con ciò che la prima a muoversi in prospettiva evolutiva è di regola la società. Esempi di mutamento: 1)il legislatore prende in esame proposte interne perché non ci sono di esterne 2)proposte provenienti da sondaggi 3) proposte provenienti da orientamenti religiosi 4)trapianti tra culture diverse Vista la complessità dei rapporti tra sistema giuridico e società, c’è bisogno di una notevole interattività tra di loro. JURGEN HABERMAS ha cercato di ricostruir il funzionamento dei sistemi sociali non dall’interno delle loro strutture ma dall’esterno, vale a dire dal punto di vista degli attori sociali. Un ruolo importante assumono pertanto, nella visione di Habermans i concettichiave di “mondo vitale” e di “colonizzazione”. Habermans indica le principali tappe che il processo di evoluzione del diritto attraversa passando da un istituzionalizzazione del denaro e del potere a uno stato democratico che finisce col costituzionalizzare i rapporti di potere. Habermans elabora la distinzione tra due tipi di diritto: il diritto come medium e il diritto come istituzione. Habermans cerca di individuare strumenti utili allo sviluppo di una democrazia discorsiva, capace di mettere il maggior numero possibile di soggetti in condizione di affrontare le principali questioni normative. Per poter fare riferimento a una pluralità di culture giuridiche eterogenee, il diritto dovrebbe inoltre assicurare non solo e non tanto un ordine sociale dei comportamenti, ma una compatibilità culturale dei diversi orientamenti, giuridici o extragiuridici,che sia in grado di bilanciare la polverizzazione e l’anonimizzazione dei soggetti. Habermans tematizza la crisi delle ideologie che sostengono lo stato, una presenza coercitiva del diritto che potrebbe imporre un ordine superiore, produttore di nuove tensioni e conflitti. Secondo i puni di vista di Ehrlich (consenso spontaneamente accordato) e Habermans(consenso discorsivo), il diritto può evolversi senza coercizione. TEUBNER distingue diverse relazioni capaci di potenziare il sistema giuridico. L’evoluzione del diritto per Teubner è affidata a funzioni: -selezione, variazione, stabilizzazione. Questa combinazione di funzioni è il risultato dell’evoluzione di altre fasi: 1)diritto socialmente diffuso determinato da regole sociali generali 2)diritto parzialmente autonomo 3)diritto autopoietico. La capacità del sistema giuridico di organizzare e regolare se stesso sulla base dei fiochi segnali che attraverso una serie di filtri riescono a raggiungerli determina l’evoluzione del diritto. Teubner condivide con Habermans l’idea che la funzione del diritto consiste nel regolare strutture capaci di autoregolarsi in modo da non snaturare o scolorarne i contenuti. Da qui l’importanza di un diritto riflessivo, il cui compito non è la semplice regolazione della società, ma la regolazione di quelle autoregolazioni autonome di cui sono capaci le varie aree del sociale. Per Teubner bisogna comprendere l’incidenza del diritto nei vari ambiti sociali ma prima di tutto vedere come questi ambiti elaborano le informazioni regolative provenienti dal sistema giuridico. Il diritto riflessivo sembra svolgere la propria funzione di guida della società facendo un uso solo indiretto delle norme, quasi volesse riuscire a curare, come nelle strategie terapeutiche della medicina omeopatica, la società con la società. Es di diritto riflessivo: associazioni private. Quanto più si rafforzano le autoregolamentazioni all’interno di organizzazioni private si hanno più costituzioni civili. 5.LEGITTIMAZIONE ED EVOLUZIONE Luhmann si concentra sulla logica interna delle strutture che diventano esse stesse fonte di legittimazione Habermans preferisce invece adottare un concetto di legittimizzazione inteso come capacità da parte dei soggetti di riconoscere le qualità richieste agli ordinamenti da legittimare sulla base di una comunicazione aperta e discorsiva, in grado di coinvolgere il pubblico e di liberarlo dagli influssi svianti delle gerarchie del potere Teubner adotta una posizione intermedia che si basa su un concetto di legittimizzazione inteso fondamentalmente come il risultato di un processo di scambio. Oggi le pretese di centralità dello stato e della politica vanno fortemente ridimensionate , l’emersione di costituzioni civili sottolinea i diversi livelli, infrastatuali, statuali e sovra statuali dell’attuale organizzazione costituzionale. La costituzione sembra fungere da strumento di regolazione delle diverse regolazioni emergenti dal diritto e dalla società, essa è il luogo nel quale si collocano sia i limiti stabiliti dalle strutture normative sia i contratti stabiliti dai soggetti sia il punto di equilibrio ricavati dai criteri generali. La costituzione può essere intesa come il sistema che costituisce e regola i giochi sociali. CAPITOLO 6. CONCLUSIONI Una normativa interpretata troppo rigidamente non consentirebbe al diritto né di essere efficace né di evolvere nella misura richiesta per mantenersi in sintonia coi mutamenti del proprio contesto sociale. In pochi decenni da un diritto gerarchico, concentrato nelle mani dello stato si è passati a un diritto pluralistico. La presente crisi della scienza giuridica Può essere ricondotta alla contemporanea variazione di tutti i principali aspetti degli ordinamenti giuridici(La struttura normativa, gli attori, i criteri di decisione) 1. I “NUOVI” PROBLEMI I nuovi problemi di tensione tra diritto e società vanno visti dal profilo: A)la complessità sostanziale dei rapporti diritto/società è data dall’accresciuta capacità di ricostruire catene di connessioni causa-effetto giuridicamente rilevanti. Questo comporta un rilevante aumento della percezione della rischiosità del diritto intesa come divario tra certezza attesa e certezza offerta. La crisi de3l diritto è nel fatto che è aumentata la percezione del rischio per cui il diritto non funge più da tranquillizzante. In una prospettiva sociologica il diritto non è la sola struttura in grado di svolgere la funzione di regolare e assorbire i rischi. Il diritto è chiamato ad intervenire per regolare quei rischi che le altre strutture sociali non riescono a regolare in modo legittimo, generalizzabile e non conflittuale. La crescente sensibilità per gli effetti manifesti o latenti di un progresso tecnologico che può essere inteso come strumento universale per adattare la natura alle esigenze degli uomini, ma anche per cercare di manipolarla in modo controproducente, appare destinata a restare spesso priva di soluzioni. I primi ad avvertire che le strutture giuridiche vigenti non sono in grado di offrire sufficienti strumenti decisionali a chi dovrebbe professionalmente essere chiamato a gestire rischi elevati sono gli operatori giuridici. Gli interventi normativi oggi superano i confini dei campi di azione fatti oggetto di regolazione. La certezza del diritto non può più essere assicurata in misura soddisfacente impiegando solo strategie tecnico-giuridiche. B)La maggiore complessità spaziale dei rapporti diritto/società è quello relativo alla globalizzazione del diritto e della sua regionalizzazione. Il mutamento degli equilibri fra politica ed economia nella dimensione spaziale ha prodotto un rilevante mutamento della cultura giuridica, sia di quella interna degli operatori sia di quella esterna degli utenti. Sullo slancio della globalizzazione si è diffusa una rinnovata lex mercato ria, ossia un traffico internazionale destinato a diventare sempre più vasto e per quei soggetti che sono capaci, per la loro contemporanea presenza in più contesti nazionali,di sottrarsi a effettivi controlli da parte dei singoli stati. Si esige una collaborazione internazionale tanto stretta da poter ridurre sensibilmente la sovranità del singolo stato. Una cultura giuridica globale unita ad una cultura giuridica regionale. I due processi, infatti, possono essere facilmente visti come la risposta a un medesimo fenomeno in grado di provocare contestualmente sia una perdita di autorità del diritto positivo d’origine statuale sia una rivalutazione di culture giuridiche locali mai del tutto dimenticate. Si può assistere così a una contemporanea crescita dei diritti locali e dei diritti universali, contrariamente a quello che un semplice ragionamento in termini di vasi comunicanti potrebbe suggerire. C) L’aumentata complessità relazionale riferita ai rapporti tra decisori giuridici e attori sociali che accompagna l’attuale frammentazione culturale. Di fronte a un diritto che appare sempre più flessibile e a una società che sembra diventare sempre più orizzontale vale a dire priva delle strutture gerarchiche del diritto tradizionale e non più leggibile dall’alto al basso, diventa attuale il tema dell’effettivo ruolo che il diritto riesce a svolgere nella società, tema che non a caso sembra prendere il posto di quello perenne della crisi del diritto. 2.PER UNA SOCIOLOGIA DEL DIRITTO CRITICA Weber distingue in modo articolato il punto di vista sociologico da quello giuridico. Nei rapporti tra diritto e società intervengono sempre più una variabilità di strutture e di attori. Il funzionamento della giustizia presenta una serie di problemi organizzativi e di efficienza, non ascrivibili solo a ragioni interne, che hanno conseguenze sul livello generale di affidabilità delle istituzioni giuridiche. I problemi che sono al centro dell’attenzione degli operatori e del pubblico sono la lunghezza dei processi, la difficoltà di individuare al’interno della macchina organizzativa della giustizia i punti critici da riformare senza pregiudicare un autonomia costituzionalmente garantita. Accanto a questi problemi organizzativi le strutture giuridiche sono tuttavia chiamate a risolvere altri problemi estremamente astratti e generali,per i quali ancora non si è sviluppata una cultura adeguata: es. la frontiera dei diritti umani. Le situazioni di emarginazione creano dei veri e propri sottosistemi etnicamente e culturalmente delimitati da confini/barriere, il diritto centralizzato è ormai inadeguato ed è per questo che si sta dando crescente attenzione ai ruoli “interstiziali” che all’interno e all’esterno dell’ordinamento possono svolgere il compito di veri e propri mediatori tra culture diverse. In tale contesto le professioni giuridiche possono svolgere compiti importantissimi, non solo di difesa, nell’ambito della funzione giudiziaria ma in generale di tutela transculturale del valore di giustizia. L’intensificarsi della ricerca empirica può comunque contribuire a superare un rilevante ostacolo per lo sviluppo di ogni ricerca sociologica. Lo svolgimento di una funzione “critica” da parte della sociologia del diritto richiede anche un costante confronto con discipline limitrofe: teoria del diritto, sociologia politica, la storia, la filosofia del diritto. Tutto ciò assicura una rinnovata attualità al relativismo enunciato da Renato Treves, che riserva un posto importante a un posto importante a un pluralismo metodologico, teorico e disciplinare nel quadro di una visione comparativa.