Collezione Liceo Scientifico Aless andro Serpieri Rimini 5.2 Piccolo rocchetto di Ruhmkorff Descrizione Su di un rocchetto di legno sono avvolti due solenoidi di cui uno (il primario) è interrotto da un interruttore a martello ed il secondario fa capo ad uno spinterometro costituito di due barrette di ottone. Il nucleo è di fili di ferro. Firmato Paravia databile attorno alla metà del XX secolo. Cenni Storici Il principio su cui si basa è da attribuirsi all'inglese M ichael Faraday (1791 - 1867) ma la realizzazione dell'apparecchiatura è opera di Heinrich Daniel Ruhmkorff ( Hannover 1803 - Parigi 1877) Funzionamento E' un apparecchio che utilizza il fenomeno della mutua induzione. Su di un nucleo magnetico di fili di ferro (fili per evitare correnti parassite) sono avvolti due solenoidi di cui il primario è a bassa resistenza cioè con un numero limitato di spire di filo di notevole sezione, il secondario ha moltissime spire di filo di piccola sezione. La corrente inviata sul primario viene interrotta da un interruttore che, nella forma più semplice, è un vibratore a martello azionato dallo stesso primario mediante un circuito identico a quello di un normale campanello elettrico. Ai capi del secondario si ottiene una differenza di potenziale: d.d.p. = - M di/dt dove M = coefficiente di mutua induzione i = corrente nel primario t = tempo Uso Serve come elevatore di tensione e utilizza sorgenti di corrente continua. Fu largamente usato per eccitare tubi a gas rarefatto per lo studio spettroscopico. Alimentatore d'elezione per i primi tubi a raggi X e catodici. Ebbe un ruolo importantissimo nella generazione di onde hertziane e negli esperimenti di Righi e M arconi sulle onde radio. E' tuttora utilizzato per l'accensione delle candele dei motori a scoppio. L'esemplare in oggetto ha un uso esclusivamente didattico. Carlo M. Fabbri 2004 Collezione Liceo Scientifico Aless andro Serpieri Rimini Bibliografia Olivieri- Ravelli Elettrotecnica vol I, Cedam Padova Scritti di Guglielmo Marconi Reale Accademia D'Italia Roma Carlo M. Fabbri 2004