Étoiles Valdôtaines WWW.EVENTIMOSTRE.CVASPA.IT Étoiles Valdôtaines Tra cielo e terra: foto di stelle, paesaggi e storie. Immagini in mostra che svelano i panorami notturni della Valle d’Aosta, il movimento degli astri, l’universo oltre l’orizzonte delle montagne. Foto di Enrico Romanzi e Celestino Vuillermoz. Testi di Guido Cossard. Dal 13 luglio al 14 settembre 2014 CENTRALE CVA DI MAËN VALTOURNENCHE Dalle ore 16 alle 19, tutti i giorni anche i festivi INGRESSO LIBERO Étoiles Vadôtaines Cielo, acqua e segni del passato La mostra coniuga, tramite parole e immagini, le più grandi ricchezze della Valle d’Aosta: il cielo, l’acqua e i segni del passato. Questa regione, nell’antichità, è sempre stata assiduamente frequentata, com’è testimoniato dai numerosi siti archeologici, splendidamente conservati e disseminati su tutto il suo territorio. La ragione è da ricercarsi in diversi elementi significativi, primo tra i quali la posizione strategica, che ne fa l’inevitabile crocevia d’Europa. I due più importanti passi delle Alpi Occidentali si trovano in Valle d’Aosta: quello che era dedicato alla divinità alpina Graius, nume tutelare venerato sul passo del Piccolo San Bernardo, e quello sito sul passo del Gran San Bernardo, ove si adorava invece Penn. L’altro grande motivo di interesse nei confronti della Valle d’Aosta era legato alla varietà e alla qualità dei minerali rinvenibili sul suo territorio, soprattutto nei metalli, dall’oro, al rame, al ferro. Non deve quindi sorprendere il fatto che nella regione si trovino innumerevoli siti archeologici, a partire dalla preistoria, per giungere, senza soluzione di continuità, ad un Medioevo spettacolarmente rappresentato; così come non deve stupire il fatto che numerosi di essi presentino chiavi di lettura astronomiche originali e complesse. Infine, non bisogna dimenticare che, nel passato, le montagne venivano considerate dimora delle divinità, provocando l’incessante pellegrinaggio di credenti, fedeli delle più antiche religioni europee, adoratori di sconosciute divinità scomparse. Di conseguenza la Valle d’Aosta è caratterizzata da un panorama culturale unico al mondo. A queste valutazioni si aggiunge un ulteriore elemento di sicuro interesse: la possibilità che si possano intravedere i primi passi di una nuova scienza: l’etnoastronomia valdostana. Il cielo, limpido e terso, delle alte quote ha comportato il fatto che l’astronomia fosse sempre stata estremamente importante e profondamente radicata in una complessa cultura tradizionale contadina che usava gli astri per scandire i principali momenti delle opere agricole. Nel dialetto locale esistono termini specifici per indicare alcune costellazioni dello zodiaco e alcuni asterismi importanti. In particolare vogliamo ricordare le Pleiadi, che nel dialetto locale sono indicati con il termine Peutzenela, che letteralmente significa stia, la gabbia di legno utilizzata dai contadini per l’allevamento dei pulcini. Le Pleiadi sono state osservate da tempi antichissimi e, come ci insegna Esiodo, sono state utilizzate come preciso riferimento per la misura del tempo e per le conseguenti opere da effettuare nei campi. Il fatto che, in Valle d’Aosta, si credesse di riconoscere nell’asterisma una covata di pulcini, testimonia la specifica caratteristica della cultura contadina che ha esportato nel cielo una delle sue più importanti e comuni figure della vita quotidiana. Un’altra testimonianza molto importante dell’esistenza di un’astronomia locale consiste nel fatto che sia ancora usato dai contadini valdostani un antichissimo calendario lunare siderale. Generalmente, le popolazioni antiche utilizzavano un calendario lunare sinodico, cioè legato al periodo della lunazione e quindi basato sulle fasi della Luna. Anche in Valle d’Aosta è utilizzato un calendario sinodico, ma a questo si affianca un caratteristico calendario siderale, nel quale viene presa invece in considerazione la posizione della Luna nel cielo. Alle fasi della Luna sono legate particolari tradizioni che, pur non avendo al momento trovato nessuna conferma dal punto di vista scientifico, rappresentano, tuttavia, un elemento importante per tutto quello che concerne l’aspetto storico e l’aspetto tecnico legato alle credenze della Valle d’Aosta antica. Il calendario siderale, che veniva raramente utilizzato dalle popolazioni antiche, ma era ed è un elemento tipico locale, si basa sulla posizione della Luna nel cielo, e in particolare sulla costellazione zodiacale nella quale si trova in un dato momento il nostro satellite. A seconda della costellazione zodiacale nella quale si trova, le si attribuiscono particolari funzioni e particolari effetti che favoriscono una certa attività agricola rispetto ad un’altra. Infine l’acqua caratterizza la Valle d’Aosta nella sua triplice manifestazione: allo stato solido, nel manto immacolato delle vette più alte e nelle caratteristiche cascate di ghiaccio; allo stato liquido, nella sua ramificata rete di fiumi, torrenti e ruscelli, completati da opere artificiali, quali imponenti acquedotti; nel vapore dei cirri e dei cumuli che si stagliano sullo sfondo del cielo con le loro forme evanescenti e mutevoli. Étoiles Vadôtaines Fotografare terra e cielo La fotografia trova uno dei suoi momenti di bellezza quando permette di vedere con nuovi occhi il mondo e la natura, quando allarga il nostro orizzonte oltre la linea del “già noto”, quando apre la porta del “non visto”, spostando la nostra attenzione e i nostri pensieri in territori nuovi e affascinanti dove è bello perdersi per ritrovarsi poi, arricchiti in conoscenza ed emozioni. Le immagini di questa Mostra ci propongono un viaggio tra cielo e terra che permette di vedere una Valle d’Aosta inedita, fatta di scene terrestri surreali che si uniscono agli incredibili cieli ai quali il nostro occhio, purtroppo, non è più abituato. Ecco, allora, che la visione delle costellazioni, della Via Lattea, della Stella Polare, dei pianeti ci affascina e ci lascia sconcertati. Viene spontaneo, alla vista di queste immagini, riflettere su quanto, nella nostra esistenza, ci sia impedito per situazioni ambientali, stili di vita, mancanza di cultura e di sensibilità, godere dello spettacolo più incredibile, gigantesco e infinito che abbiamo a disposizione: il cielo. Si tratta, indubbiamente, di uno dei tanti problemi della contemporaneità, una volta inesistente; poiché secoli fa l’uomo viveva a stretto contatto con quanto aveva sopra la sua testa, avendo imparato a osservare, capire, nominare quanto vedeva. Il cielo era un dio, serviva come orientamento ai naviganti, segnava le stagioni agli agricoltori, si poneva come oracolo a chi lo sapeva interpellare. Le costellazioni, oggi poco utili per chi professionalmente osserva il cielo, erano fondamentali per gli antichi popoli. La Mostra “Étoiles Valdôtaines” ci permette di osservare, con altri occhi, i cieli della Valle d’Aosta e percepire quanto è possibile vedere e comprendere, anche senza strumentazioni costose. Tecnicamente, le immagini che vediamo sono state realizzate con procedimenti complessi come scatti multipli, montaggi in post produzione, esposizioni e tempi studiati con cura e provati a lungo fino a diventare standard adatti alla produzione di fotografie uniche nel loro genere. Lo “star trail” per esempio, permette la visualizzazione dello scorrere del tempo: ecco allora che le “scie” circolari luminose non sono altro che la traccia che percorrono le stelle sulla volta celeste. In realtà è un effetto dovuto al movimento di rotazione della Terra. L’unico punto che appare immobile nel cielo notturno è la Stella Polare, in quanto allineata con l’asse di rotazione terrestre. E che dire delle immagini nelle quali i cieli valdostani sembrano incombere sullo spettatore annullando, ma solo nella percezione, distanze siderali? Non resta quindi che immergersi in questi mondi e lasciarsi trasportare in un magnifico viaggio nel quale si diventa piccoli spettatori di quel grande evento che è l’Universo, nella consapevolezza che, malgrado tutto, l’opportunità di osservarlo è sempre alla nostra portata, ogni notte: basta prendersi il giusto tempo, un luogo buio e tranquillo e la voglia di alzare lo sguardo. Non serviranno macchine fotografiche, treppiedi, cannocchiali, telescopi. Sarà sufficiente il nostro miracoloso occhio per scoprire o riscoprire il cielo e le bellissime “Étoiles Valdôtaines”. Conoscere la centrale La centrale idroelettrica di Maën è ubicata nel comune di Valtournenche ed è situata sull’asta fluviale del fiume Dora Baltea. L’impianto, che del vecchio insediamento utilizza le opere di sbarramento, il fabbricato e alcune parti accessorie, è stato inaugurato il 9 novembre 2002. Sostituisce la precedente opera entrata in servizio nel 1928, ereditandone le caratteristiche essenziali. L’impianto è composto da due derivazioni: Cignana e Marmore. Derivazione Cignana È una derivazione a serbatoio con una producibilità media annua di 34,6 GWh, alimentata da un bacino imbrifero di 13 kmq che comprende il lago Dragone, il lago Balanselmo, il lago Grande e il torrente La Piana. L’acqua di questo bacino è accumulata nelle dighe del lago di Cignana a quota 2.169. La derivazione si sviluppa tra il serbatoio stagionale di Cignana, della capacità di 15.975.000 mc, e la centrale di Maën, attraverso una condotta forzata collocata interamente in una galleria. La galleria unisce il piazzale antistante il fabbricato centrale con la diga ed è fornita di un moderno carrello adibito anche al trasporto del personale di servizio. Derivazione Marmore È una derivazione con bacino imbrifero di 54,05 kmq, che utilizza le acque del torrente Marmore e lo scarico della centrale di Perrères e ha una producibilità media annua di 73,6 GWh. Il bacino di Perrères, della capacità di 64.000 mc, realizzato mediante lo sbarramento del torrente Marmore, con una diga a gravità tracimante in calcestruzzo lunga 50 m, riporta due luci di scarico con paratoie a settore circolare. Il canale derivatore a pelo libero giunge alla vasca di carico sulla quale è innestata la condotta forzata posta all’aperto. Durante la mostra è possibile visitare la sala macchine per capire come funziona un impianto di questo tipo e in quale modo viene prodotta l’energia elettrica, partendo dalla preziosa e insostituibile energia delle acque montane. WWW.EVENTIMOSTRE.CVASPA.IT @cvaeventimostre C.V.A. S.p.A. a s.u. Compagnia Valdostana delle Acque Compagnie Valdôtaine des Eaux Via Stazione, 31 - 11024 Châtillon Valle d’Aosta - Italia Tel. +39 0166 823111 Fax +39 0166 823031 E-mail: [email protected] web: www.cvaspa.it Come arrivare alla centrale Risalite la Valtournenche superando in successione il Comune di Antey-Saint-André e le Frazioni Buisson e Bioley; giungerete quindi al bacino di Ussin (che alimenta la Centrale idroelettrica CVA di Covalou) e, poco dopo, a fianco della Strada regionale n. 46, troverete la Centrale di Maën. Il parcheggio si trova a pochi metri dall’impianto.