"Opinioni" Una strategia comune delle professioni

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"Opinioni" Una strategia comune delle professioni - di M.de Tilla
ItaliaOggi ()
Numero 209, pag. 1 del 4/9/2002
di Maurizio de Tilla
Una strategia comune delle professioni attraverso la creazione di una confederazione costituita da
ordini, casse e associazioni
Da un'approfondita rilevazione del Censis riguardo alla professione in Italia emerso che i giovani optano a
favore delle professioni intellettuali non per corrispondere a sollecitazioni familiari o per rispettare tradizioni
ataviche ma perché sono attratti essenzialmente dall'opportunitdi realizzarsi ed esprimere le proprie
specifiche competenze in un lavoro intellettualmente stimolante. La scelta della professione intellettuale non
affatto scelta residuale rispetto ad altre o addirittura casuale, ma intrapresa sulla base di una forte
vocazione e con una motivazione precisa dei soggetti interessati.
La modernizzazione delle professioni parte, quindi, da queste motivazioni e si riannoda al rilievo che nella
societitaliana si sta sviluppando nei confronti dei servizi professionali una forte domanda di qualite di
efficienza, imponendo ai professionisti di articolare la propria offerta di prestazioni e l'organizzazione del
lavoro secondo logiche complesse.
Sotto questo aspetto l'organizzazione professionale riveste una grande importanza, in quanto consente di
raggiungere elevati standard di efficienza nelle prestazioni professionali e di soddisfare le sollecitazioni
dell'utenza della quale fanno parte anche le istituzioni.
Ma il processo crescente di modernizzazione delle professioni non significa certamente che il quadro
normativo e riordinamentale vada sconvolto e che i professionisti debbano snaturare la propria funzione
diventando imprenditori e acquisendo capitali di terzi al fine di ingigantire la propria organizzazione e
monopolizzare, per altro, offerte di servizi.
Non quindi possibile che, per malintese esigenze del mercato, i professionisti perdano la propria identit
Il valore che essi rappresentano va infatti salvaguardato e puassimilarsi a un prisma esagonale
rappresentato dalla natura intellettuale della prestazione, dal rapporto fiduciario dell'utente, dall'elevato grado
di affidabilit dalla tenuta etica dei comportamenti, dal prestigio del ruolo sociale e infine dagli influssi
pubblicistici della funzione.
Si detto opportunamente che un'eventuale rottura dell'identitpluridimensionale del sistema professionale
accrescerebbe il disagio e il disorientamento di tutti coloro che, nell'ambito del gruppo sociale delle
professioni, contribuiscono da tempo allo sviluppo economico e civile del paese.
Sulla base di queste premesse appare necessaria una strategia comune delle professioni che passi
attraverso una sede di coordinamento e la creazione di un articolato organismo rappresentativo, una
confederazione delle professioni, che raccolga l'adesione degli ordini, delle casse e delle associazioni, con
l'intento di svolgere opera efficace, anche politica, per confermare e supportare i valori espressi dal mondo
del lavoro professionale e intellettuale.
giunto il momento per interrogarsi sul come affrontare le molte sfide che si profilano in un contesto politico
caratterizzato da una grande turbolenza sulla questione delle libere professioni e dal rischio reale che queste
vengano emarginate, anche se con la nuova legislatura in un certo modo cambiato l'approccio con il mondo
dei professionisti.
Le professioni per acquisire forza reale devono trovare consapevolezza e unitariet
I professionisti iscritti a ordini o collegi risultano essere circa 1,6 milioni, ai quali vanno aggiunti i
professionisti non riconosciuti, i praticanti, i collaboratori degli studi professionali e i dipendenti per non meno
di 3 milioni.
Nell'ambito del totale dei lavoratori italiani (pi di 20 milioni) i professionisti (con collaboratori e dipendenti)
rappresentano, quindi, pi del 25% delle forze lavoro.
Tutti uniti costituiscono una forza vitale in grado di contribuire in percentuale elevata allo sviluppo civile ed
economico del paese.
Sul piano qualitativo le professioni seguono regole proprie, avulse dal mercato, che si basano su due fattori
fondamentali: la professionalite la deontologia. Alla formazione di questi due indefettibili presupposti
concorrono gli studi (in gran parte) universitari, il tirocinio, l'esperienza professionale, l'aggiornamento
permanente, i codici deontologici, il controllo disciplinare, l'adeguatezza della retribuzione e infine le tipologie
delle funzioni esercitate che acquistano, quasi sempre, valore sociale e costituzionale, se non proprio di
natura ed efficacia pubblica.
Il rinnovamento deve riguardare il sistema formativo e deontologico da rendere pi incisivo, introducendo
obbligatoriete regole ferree e selettive. Il rinnovamento non puinvece riguardare logiche di mercato e di
profitto.
Il mercato influenzato dalle professioni per gli effetti utili che derivano, dal loro esercizio, allo sviluppo
economico del paese. Ma la prestazione professionale non puessere confusa o assimilata all'attivitdi
impresa.
Le funzioni delle professioni sono, pertanto, di pi ampio respiro: esse sono di natura prevalentemente
pubblicistica e concorrono, con efficacia determinante, all'organizzazione dello stato e allo sviluppo civile
della nostra societ
Si putranquillamente affermare che pi impegnativi e diffusi sono gli ingredienti che formano i fattori costitutivi
del lavoro professionale, maggiore la crescita del paese.
Una grande confederazione unitaria delle professioni dovrcomprendere tutto, professioni regolamentate,
ordini e casse professionali, associazioni e sindacati dei professionisti, professioni emergenti, con una
struttura snella centrale, con tante organizzazioni periferiche quante sono le regioni e con un'equa
distribuzione delle rappresentanze.
Un parlamento delle professioni che, con regole di alternanza e di giusta compensazione dei poteri, si
riconosca in strutture efficaci di rappresentanza e possa interloquire con il governo e con le regioni sul
quadro normativo e sullo sviluppo economico delle professioni.
Senza sovrapposizione di attivit dovranno essere salvaguardate le funzioni di ogni singola professione, che
manterrin pieno la propria autonomia salvo raccordarsi con le altre professioni sulle problematiche comuni.
ItaliaOggi ()
Numero 209, pag. 1 del 4/9/2002
di Maurizio de Tilla
Una strategia comune delle professioni attraverso la creazione di una confederazione costituita da
ordini, casse e associazioni
Da un'approfondita rilevazione del Censis riguardo alla professione in Italia emerso che i giovani optano a
favore delle professioni intellettuali non per corrispondere a sollecitazioni familiari o per rispettare tradizioni
ataviche ma perché sono attratti essenzialmente dall'opportunitdi realizzarsi ed esprimere le proprie
specifiche competenze in un lavoro intellettualmente stimolante. La scelta della professione intellettuale non
affatto scelta residuale rispetto ad altre o addirittura casuale, ma intrapresa sulla base di una forte
vocazione e con una motivazione precisa dei soggetti interessati.
La modernizzazione delle professioni parte, quindi, da queste motivazioni e si riannoda al rilievo che nella
societitaliana si sta sviluppando nei confronti dei servizi professionali una forte domanda di qualite di
efficienza, imponendo ai professionisti di articolare la propria offerta di prestazioni e l'organizzazione del
lavoro secondo logiche complesse.
Sotto questo aspetto l'organizzazione professionale riveste una grande importanza, in quanto consente di
raggiungere elevati standard di efficienza nelle prestazioni professionali e di soddisfare le sollecitazioni
dell'utenza della quale fanno parte anche le istituzioni.
Ma il processo crescente di modernizzazione delle professioni non significa certamente che il quadro
normativo e riordinamentale vada sconvolto e che i professionisti debbano snaturare la propria funzione
diventando imprenditori e acquisendo capitali di terzi al fine di ingigantire la propria organizzazione e
monopolizzare, per altro, offerte di servizi.
Non quindi possibile che, per malintese esigenze del mercato, i professionisti perdano la propria identit
Il valore che essi rappresentano va infatti salvaguardato e puassimilarsi a un prisma esagonale
rappresentato dalla natura intellettuale della prestazione, dal rapporto fiduciario dell'utente, dall'elevato grado
di affidabilit dalla tenuta etica dei comportamenti, dal prestigio del ruolo sociale e infine dagli influssi
pubblicistici della funzione.
Si detto opportunamente che un'eventuale rottura dell'identitpluridimensionale del sistema professionale
accrescerebbe il disagio e il disorientamento di tutti coloro che, nell'ambito del gruppo sociale delle
professioni, contribuiscono da tempo allo sviluppo economico e civile del paese.
Sulla base di queste premesse appare necessaria una strategia comune delle professioni che passi
attraverso una sede di coordinamento e la creazione di un articolato organismo rappresentativo, una
confederazione delle professioni, che raccolga l'adesione degli ordini, delle casse e delle associazioni, con
l'intento di svolgere opera efficace, anche politica, per confermare e supportare i valori espressi dal mondo
del lavoro professionale e intellettuale.
giunto il momento per interrogarsi sul come affrontare le molte sfide che si profilano in un contesto politico
caratterizzato da una grande turbolenza sulla questione delle libere professioni e dal rischio reale che queste
vengano emarginate, anche se con la nuova legislatura in un certo modo cambiato l'approccio con il mondo
dei professionisti.
Le professioni per acquisire forza reale devono trovare consapevolezza e unitariet
I professionisti iscritti a ordini o collegi risultano essere circa 1,6 milioni, ai quali vanno aggiunti i
professionisti non riconosciuti, i praticanti, i collaboratori degli studi professionali e i dipendenti per non meno
di 3 milioni.
Nell'ambito del totale dei lavoratori italiani (pi di 20 milioni) i professionisti (con collaboratori e dipendenti)
rappresentano, quindi, pi del 25% delle forze lavoro.
Tutti uniti costituiscono una forza vitale in grado di contribuire in percentuale elevata allo sviluppo civile ed
Maurizio de Tilla
economico del paese.
presidente Adepp e Cassa forense
Sul piano qualitativo le professioni seguono regole proprie, avulse dal mercato, che si basano su due fattori
fondamentali: la professionalite la deontologia. Alla formazione di questi due indefettibili presupposti
concorrono gli studi (in gran parte) universitari, il tirocinio, l'esperienza professionale, l'aggiornamento
permanente, i codici deontologici, il controllo disciplinare, l'adeguatezza della retribuzione e infine le tipologie
delle funzioni esercitate che acquistano, quasi sempre, valore sociale e costituzionale, se non proprio di
natura ed efficacia pubblica.
Il rinnovamento deve riguardare il sistema formativo e deontologico da rendere pi incisivo, introducendo
obbligatoriete regole ferree e selettive. Il rinnovamento non puinvece riguardare logiche di mercato e di
profitto.
Il mercato influenzato dalle professioni per gli effetti utili che derivano, dal loro esercizio, allo sviluppo
economico del paese. Ma la prestazione professionale non puessere confusa o assimilata all'attivitdi
impresa.
Le funzioni delle professioni sono, pertanto, di pi ampio respiro: esse sono di natura prevalentemente
pubblicistica e concorrono, con efficacia determinante, all'organizzazione dello stato e allo sviluppo civile
della nostra societ
Si putranquillamente affermare che pi impegnativi e diffusi sono gli ingredienti che formano i fattori costitutivi
del lavoro professionale, maggiore la crescita del paese.
Una grande confederazione unitaria delle professioni dovrcomprendere tutto, professioni regolamentate,
ordini e casse professionali, associazioni e sindacati dei professionisti, professioni emergenti, con una
struttura snella centrale, con tante organizzazioni periferiche quante sono le regioni e con un'equa
distribuzione delle rappresentanze.
Un parlamento delle professioni che, con regole di alternanza e di giusta compensazione dei poteri, si
riconosca in strutture efficaci di rappresentanza e possa interloquire con il governo e con le regioni sul
quadro normativo e sullo sviluppo economico delle professioni.
Senza sovrapposizione di attivit dovranno essere salvaguardate le funzioni di ogni singola professione, che
manterrin pieno la propria autonomia salvo raccordarsi con le altre professioni sulle problematiche comuni.
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