11
SET - OTT 2010
FONDAZIONE
GEOMETRI ITALIANI
Poste Italiane
Spedizione in a.p. -45%
art. 2 comma 20/b
L. 662/96
aut. n. DCB/CZ/17/2004
valida dal 19/01/04
anno II
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
numero
In caso di mancato recapito restituire al CMP di Lamezia Terme.
Il mittente si impegna a pagare la relativa tariffa.
COSTRUIRE
Nel cielo di Londra
la “scheggia di vetro”
di Renzo Piano
Sarà la torre
più alta d’Europa
INTERVENTI
UMG
Unione
Mediterranea
Geometri
AMBIENTE E
TERRITORIO
Salemi, Progetto Sgarbi
“Case a 1 euro”
Il rilievo svolto
dai Geometri
PROGETTI
Il labirinto di bambù
più grande del mondo
Utopia in stile
Franco Maria Ricci
nella Pianura Padana
RESTAURO
“Il più piccolo
teatro all’italiana
del mondo”
“Il lavoro è di due tipi: il primo, alterare
la posizione della materia rispetto ad altra
materia sulla (o nei pressi della) superficie
terrestre; il secondo, dire ad altri di farlo. Il
primo tipo è spiacevole e mal pagato; il secondo
è gradevole e altamente retribuito”
Bertrand Russell
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SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 11
GEOCENTRO/magazine
Periodico bimestrale
Anno II
N. 11 Settembre - Ottobre 2010
DIRETTORE
RESPONSABILE
Franco Mazzoccoli
COMITATO
Fausto Amadasi
Carmelo Garofalo
Leo Momi
Bruno Razza
Mauro Cappello
Gianfranco Dioguardi
Stig Enemark
Franco Laner
Norbert Lantschner
Pier Luigi Maffei
Franco Minucci
Elisabetta Savoldi
Marco Simonotti
COORDINAMENTO
REDAZIONE
GMPRgroup - Claudio Giannasi
Luca Caprara
Tel. 051 2913901
[email protected]
A.D. e IMPAGINAZIONE
Filippo Stecconi
Francesca Bossini
www.spaziolandau.it
EDITORE
Fondazione Geometri Italiani
Via Barberini, 68
00187 Roma
Tel. 06 42744180
06 485463
Fax: 06 42005441
www.fondazionegeometri.it
PER QUESTO NUMERO
SI RINGRAZIA
Alberto Chiariotti
Gian Luigi Sylos Labini
I Collegi dei Geometri
e Geometri Laureati
delle Province di Perugia e Trapani
EDICIT Editrice Centro Italia
7
INTERVENTI
Edifici come
grandi Finestre
di Franco Mazzoccoli
UMG
Unione
Mediterranea
Geometri
15
COSTRUIRE
Nel cielo di Londra
la “scheggia di vetro”
di Renzo Piano
Sarà la torre
più alta d’Europa
22
AMBIENTE E TERRITORIO
Salemi, Progetto Sgarbi
“Case a 1 euro”
Il rilievo svolto
dai Geometri
34
PROGETTI
Il labirinto di bambù
più grande del mondo
Utopia in stile
Franco Maria Ricci
nella Pianura Padana
15
22
STAMPA
Rubbettino
Industrie grafiche ed editoriali
Finito di stampare
nel mese di ottobre 2010
Carta interni:
riciclata Cyclus Print gr. 115
www.polyedra.com
40
PERCORSI D’ARCHITETTURA
Luoghi di culto
e di spettacolo
in Umbria
1815 - 1860
46
MATERIALI
Vetro, motore
di sperimentazione
e immancabile
presenzialista
RESPONSABILE
TRATTAMENTO DATI
Franco Mazzoccoli
PUBBLICITÀ
Plusservice Srl
Tel. 051 2913911
[email protected]
di Franco Laner
34
VARIAZIONE INDIRIZZO
DI SPEDIZIONE
Per richiedere la modifica del
proprio indirizzo di spedizione della
rivista telefonare
al numero: 06 42744180
ONLINE
La rivista è consultabile
all’indirizzo web:
www.fondazionegeometri.it
Sezione “Geocentro”
RESTAURO
“Il più piccolo
teatro all’italiana
del mondo”
58
CITTÀ
La perduta
bellezza
delle città
40
COPYRIGHT
È vietata la riproduzione, anche
parziale, di articoli, fotografie e disegni
senza la preventiva autorizzazione
di Alberto Chiariotti
63
Autorizzazione del Tribunale di
Roma n. 250 del 29 maggio 2003
Foto di copertina
Rpbw, Renzo Piano Building Workshop
50
46
APPROFONDIMENTI
Osservatorio
Nazionale
Innovazione
Edilizia Sostenibile
Intervista a Davide Maccarinelli
66
PROFESSIONI
Consulenza
tecnico-legislativa
nei rapporti
Impresa-PA
in materia
di Opere Pubbliche
50
Intervista a Franco Cotza
70
AVVENIMENTI
“Integrare per costruire”
A Saie 2010
idee e proposte
per il futuro dell’edilizia
72
CATASTO
“Rendita catastale presunta”
delle unità immobiliari
Il calcolo corretto
63
di Bruno Razza
76
80
70
Corpo Nazionale Vigili del Fuoco
91
PFCAD MOBILE
Finalmente Windows
sul treppiede
FORMAZIONE
Il sistema
edificio-impianto:
il concetto di rendimento
e la sua applicazione
negli impianti termici
Software:
Fotus – Rilievi fotografici
Novità software
per la gestione completa
delle imprese edili
76
Samoter 2011
Dal 2 al 6 marzo
a Veronafiere
REDAZIONALI
Progettazione strutturale
Significato e prassi
della nuova normativa
antisismica
Mapelastic
AQUADEFENSE
La difesa rapida contro l’acqua
pronta all’uso
Luca Ponticelli - Mauro Caciolai
Claudio de Angelis
il Premio Speciale
della Giuria
di Mauro Cappello
ANTINCENDIO
E SICUREZZA 1
a cura di
RECENSIONI
“Antincendio e sicurezza”
Da Utet, l’unica collana
realizzata in collaborazione
con il Corpo Nazionale
dei Vigili del Fuoco
CasaClima
Award 2010
A Wolf Haus
84
MEDIATECA
87
NEWS
INTERVENTI
Edifici come
grandi Finestre
La costruzione realizzata unicamente da acciaio e vetro è senza
alcun dubbio una delle più importanti e caratteristiche della
moderna edilizia. Negli edifici a più piani si è imposta molto
tardi, circa 100 anni dopo il “Palazzo di Cristallo” realizzato nel
1851 in Hyde Park a Londra. Una struttura lunga 550 metri
a coprire un’area di 75.000 metri quadrati, in metallo coperta
da semplici lastre di vetro, progettata dal Maestro Giardiniere
Joseph Paxton, che Franco Laner racconta nel suo articolo.
Il vetro è il materiale protagonista di questo numero che vede
in copertina la foto della “London Bridge Tower”, nota anche
con il soprannome “scheggia di vetro”, progettata da Renzo
Piano e in fase di realizzazione, della quale pubblichiamo una
completa descrizione.
Fin dal 1950 le invenzioni e le innovazioni dell’industria del
vetro hanno superato le debolezze intrinseche di questo materiale
(fragilità, insufficiente protezione termica, irraggiamento solare)
offrendo una possibilità di impiego ed utilizzo molto ampio: a
sopportare carichi, alle vetrate strutturate, allo stratificato, per il
controllo della conducibilità termica, dell’isolamento acustico,
alla sicurezza ed al comportamento al fuoco.
Queste facciate in vetro si contraddistinguono da un’apparente
immaterialità non confinando l’esterno dall’interno. Creando
con gli effetti diurni e notturni un edificio sul quale si riflettono
il cielo e tutto il contesto urbano circostante. In sostanza un
edificio come un’unica grande finestra. Vojteh Ravnikar, uno dei
maestri riconosciuti dell’architettura contemporanea slovena,
scomparso di recente in Lubiana, ha scritto sulla “Finestra”:
“Guardo la finestra; il che vuol dire che potrei guardarci attraverso.
Il vuoto della finestra è il punto di collegamento che connette il
“costruito”- l’architettura - con la natura, ovvero con il “noncostruito”- il vuoto.
Cos’è che mi detta la distanza dalla finestra e dallo sguardo
attraverso di essa?
Guardare dalla finestra con la piena coscienza di cosa questo
sguardo significa è un atto di coraggio.
Lo sguardo dalla finestra è un fatto di distanza verso tutto quello
che ci circonda, e allo stesso tempo il nostro punto di vista sul
generale, oltre il privato.
Tra me e la finestra c’è il mio mondo, il mondo che posso controllare.
Se il tuo sguardo arriva fino alla finestra, quando la finestra è solo
un elemento nel tuo campo visivo, non rischi niente ,niente può
succederti. La finestra è sul bordo dello spazio che tu controlli e
rappresenta una lacuna nella parete che ti circonda.
Approfittare di questa lacuna come una possibile perforazione del
tuo mondo è una opportunità o per salvarsi oppure per perdersi
in esso.
Quando attraversi la cornice della finestra o diventi più grande
oppure sei distrutto e assorbito del mondo esterno sconosciuto.
La finestra perde importanza con il buio della sera. Allora si
manifesta solo come la cornice del possibile. Con il buio ci sembra
che il mondo esterno entri nell’intimità del nostro spazio interno.
Quando il giorno avanza, la finestra tende a collegare il nostro
spazio con l’universo” ...
...“Le finestre possono quindi essere parte della facciata oppure la
facciata stessa; possono essere il mezzo oppure l’intenzione.
La finestra è lo strumento con il quale puoi zoomare la tua
filosofia del mondo”.
“Finestra” particolare è anche questo numero di
GEOCENTRO che ci lascia guardare: il labirinto di bambù
più grande del mondo, progettato da Franco Maria Ricci nella
Pianura Padana; e, lungo i “Percorsi d’architettura in Umbria”,
un testo di Francesco Quinterio e Ferruccio Canali curato da
Raffaele Avellino, continuare a guardare i “Luoghi di Culto e
di Spettacolo dal 1815 al 1860”. Un guardare che ci porta a
conoscere l’attività svolta dai Geometri nel “Progetto Case ad
un Euro per il recupero dell’Antica Alicia”.
Continuando a “guardare” con Alberto Chiarotti ci accorgiamo
delle città che hanno perduto la loro bellezza, ma in compenso,
anche ad iniziative, come quella dell’Osservatorio Nazionale
Innovazione Edilizia Sostenibile, per concepire costruzioni ed
interventi sul territorio che tengano conto dell’ecosistema.
In ultimo la pubblicazione dello Statuto della Unione
Mediterranea dei Geometri “UMG” con le precise finalità,
tra le altre, di sviluppare temi di interesse tecnico ecologico
scientifico per l’intera area mediterranea.
L’augurio di Buona Lettura e che GEOCENTRO/magazine
continui a suscitare l’interesse dei lettori e che contribuisca
a diffondere conoscenza e spunti di riflessione.
Franco Mazzoccoli
(Direttore di GEOCENTRO/magazine)
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INTERVENTI
UMG
Unione
Mediterranea
Geometri
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Nel 40° Congresso dei Geometri Francesi, svoltosi in Marsiglia,
che ha visto partecipare la Delegazione italiana del Consiglio
Nazionale Geometri e Geometri Laureati, composta dal
Presidente Fausto Savoldi e dal Segretario Enrico Rispoli, è
stato trattato il Tema dello “sviluppo sostenibile” sul quale la
categoria professionale dei Geometri è interessata e pronta a
fornire a tutti i protagonisti pubblici e privati le risposte alle
domande inerenti al problema, nel rispetto di un quadro
normativo che va evolvendosi verso un crescente rispetto
dell’ambiente e dell’utilizzo delle risorse.
In questo evento si è costituita l’Unione Mediterranea
dei Geometri, UMG, sulla volontà espressa da parte delle
Organizzazioni dei Geometri dell’area Mediterranea di creare
una struttura professionale con comuni finalità a consolidare
i legami tra Paesi che fanno parte del bacino del Mar
Mediterraneo. Erano presenti: per la Francia: Pierre Bibollet
Presidente OGE; per il Marocco: Aziz Hilali, Presidente
Associazione Geometri Marocco; per il Libano: Sarkis Fadous,
Presidente Associazione Geometri del Libano, per l’Italia:
Fausto Savoldi, Presidente CNG/GL. Rappresentanti, che
hanno proceduto all’approvazione dello Statuto UMG.
STATUTO UNIONE MEDITERRANEA DEI GEOMETRI (UMG)
Paragrafo I: Obbiettivo - Lingue - Sede - Durata
Articolo 1 – Finalità
L’Unione mira a rafforzare i legami di scambio culturale e
professionale già esistenti fra i Geometri operanti nel bacino
del Mediterraneo, nel quadro di una piattaforma di scambio,
di cooperazione e di partenariato.
A tal fine, l’Unione si prefigge di:
1. rafforzare l’organizzazione professionale dei Geometri;
2. incrementare l’influenza della Professione sia a livello
della politica nazionale, sia di fronte alle Autorità
Internazionali;
3. promuovere un elevato livello di formazione di base e
continua;
4. facilitare lo scambio di persone/servizi e sviluppare il
partenariato sul piano del mercato professionale;
5. organizzare ogni anno, in occasione dell’Assemblea
Generale, un incontro riguardante temi di interesse
tecnico, ecologico o scientifico per l’area mediterranea,
incontro aperto a tutti i membri dell’Unione;
6. promuovere l’organizzazione di corsi di formazione
all’attività professionale e lo scambio tra professionisti
appartenenti agli Stati membri, con un’attenzione
particolare verso i giovani.
Articolo 2 – Lingue
Le lingue ufficiali dell’Unione sono l’Inglese ed il Francese.
Articolo 3 – Sede sociale
La Sede ufficiale dell’UMG è situata nel Paese dove risiede
l’Organismo ufficiale del Presidente eletto.
Articolo 4 – Durata
La durata dell’Associazione è illimitata.
(a titolo privato o, in quanto libera professione, all’interno
di una società o di un’impresa, oppure nel contesto della
Pubblica Amministrazione o di un qualsiasi Ente Pubblico).
b) Membri Associati:
Qualsivoglia Organismo Nazionale che rappresenti i
Geometri che esercitino la loro professione in un determinato
Paese appartenente al bacino del Mediterraneo (a titolo
privato o, in quanto libera professione, all’interno di una
società o di un’impresa, oppure nel contesto della Pubblica
Amministrazione o di un qualsiasi Ente Pubblico) può essere
ammesso come Membro Associato ad un anno di distanza
dall’Assemblea Generale Costituente.
c) Osservatori:
Qualsiasi Organizzazione internazionale che rappresenti la
Professione può essere ammessa come Osservatore dopo un
anno a partire dell’Assemblea Generale Costituente.
d) Membri Onorari:
L’Assemblea Generale può, a maggioranza semplice, assegnare il
titolo di Membro Onorario dell’Unione a qualsivoglia persona
fisica o giuridica selezionata in base ai meriti resi all’Unione.
Articolo 6 – Autorità decisionali
Le competenze sulle decisioni dell’Unione spettano a:
a) l’Assemblea Generale;
b) il Comitato Esecutivo.
Paragrafo III: Funzionamento
Articolo 7 : Assemblea Generale
a) Definizione
L’Assemblea Generale è composta unicamente dai Membri
Effettivi. Essi hanno diritto ad un unico voto per ciascun Paese
di appartenenza, a prescindere dal numero di Associazioni
Professionali ivi esistenti e dal numero di aderenti a queste
ultime.
I Membri Associati, gli Osservatori ed i Membri Onorari
possono assistere alle Assemblee Generali, ma senza alcun
diritto di voto.
Ogni Membro Effettivo, Associato, Osservatore o Membro
Onorario può essere rappresentato al massimo da tre delegati.
Paragrafo II: Composizione
Articolo 5 – Membri
L’UMG è composta da membri effettivi, membri associati,
osservatori e, nel caso, membri onorari.
a) Membri Effettivi:
Possono essere Membri Effettivi dell’associazione solo gli
iscritti ad Organizzazioni Nazionali all’interno dell’area
del Mediterraneo, Organizzazioni riconosciute per Legge e
che rappresentino i Geometri che esercitano la Professione
b) Incontri
L’Assemblea Generale si riunisce almeno un volta l’anno,
su convocazione del Presidente dell’Unione (convocazione
inviata, al più tardi, due mesi prima della data stabilita
per l’incontro e recante l’indicazione del luogo, cose
entrambe stabilite dal Comitato Esecutivo ed approvate
dall’Assemblea Generale). La convocazione deve essere
inviata al più tardi con due mesi di anticipo rispetto alla
riunione e deve comprendere l’oggetto e l’ordine del
giorno dell’incontro annuale organizzato in occasione
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ANNO II
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
dell’Assemblea Generale (cfr. art.1, punto 5).
L’Assemblea Generale può essere convocata in sessione
straordinaria sulla base di una delibera del Comitato Esecutivo e
di una convocazione del Presidente, con un preavviso di almeno
due mesi. Luogo e data sono decisi dal Comitato Esecutivo.
Il Comitato Esecutivo propone l’ordine del giorno
dell’Assemblea Generale e lo invia ai suoi Membri, unitamente
alla notifica di convocazione. Tale ordine del giorno è stabilito
in modo definitivo dall’Assemblea Generale.
L’Assemblea Generale è presieduta dal Presidente o, qualora
egli non fosse disponibile, dal Vice-Presidente.
L’Assemblea Generale delibera a maggioranza assoluta
solamente se almeno la metà dei Membri Effettivi sono
presenti alla data indicata nella convocazione. Nel caso in
cui questo quorum non venga raggiunto ed a condizione che
almeno tre Paesi siano rappresentati nelle due ore che seguono
il termine ultimo definito dalla convocazione, l’Assemblea
Generale è convocata una seconda volta ed è autorizzata a
deliberare a maggioranza semplice, quale che sia il numero
dei Membri Effettivi presenti.
c) Competenze
Sono compito esclusivo dell’Assemblea Generale:
• l’approvazione delle norme statutarie, su proposta del
Comitato Esecutivo;
• la ripartizione dei costi di partecipazione e dei diritti di
voto;
• l’approvazione del budget e del bilancio annuale;
• l’approvazione della data e del luogo dell’Assemblea
Generale (su proposta del Comitato Esecutivo);
• la presa in carico delle attività del Comitato Esecutivo,
anche tramite la creazione di Gruppi di Lavoro;
• l’elezione del Presidente e dei membri del Comitato
Esecutivo;
• l’approvazione del Regolamento interno;
• l’ammissione e l’esclusione di un membro (su proposta del
Comitato Esecutivo);
• la nomina di Membri Onorari;
• lo scioglimento volontario dell’associazione.
Articolo 8 : Comitato Esecutivo
a) Definizione
Il Comitato Esecutivo è composto dal Presidente e da otto
membri eletti dall’Assemblea Generale.
Il Comitato Esecutivo elegge tra i suoi componenti (designati
dall’Assemblea Generale):
• Uno o più Vice-Presidenti;
• Il Segretario Generale;
• Il Tesoriere e un “Tesoriere Aggiunto” residente nel
medesimo Paese di appartenenza del Presidente;
• Cinque membri le cui funzioni verranno definite dal
Regolamento interno.
Il Comitato Esecutivo è eletto con un mandato rinnovabile
10
di quattro anni. Ciascun membro non può essere eletto per
più di due volte consecutive. Per poter essere candidato, un
membro deve appartenere ad un’Organizzazione nazionale in
regola col pagamento della quota d’iscrizione.
b) Incontri
Il Comitato Esecutivo si riunisce almeno due volte l’anno, su
convocazione del Presidente. Il Comitato può anche riunirsi a
seguito di una convocazione su domanda della maggioranza
dei membri del Comitato Esecutivo.
Il quorum nelle riunioni del Comitato Esecutivo è di quattro
membri, Presidente incluso.
Le delibere del Comitato Esecutivo sono adottate a maggioranza
dai membri presenti o rappresentati.
In caso di parità dei voti, il voto del Presidente è preponderante.
c) Prerogative
Il Comitato Esecutivo ha le seguenti prerogative:
• Pianificare data e luogo in cui tenere l’Assemblea
Generale (su proposta di uno dei Paesi membri che si
incarichi dell’organizzazione). In caso di mancanza di
candidature, l’Assemblea Generale ha luogo nel Paese in
cui si trova la Sede Sociale;
• Abbozzare l’ordine del giorno dell’Assemblea Generale;
• Proporre all’esame dell’Assemblea Generale l’adesione di
nuovi membri e la sospensione o l’esclusione di uno dei
membri;
•
•
•
•
•
•
•
Controllare che le decisioni e le raccomandazioni
dell’Assemblea Generale vengano messe in atto;
Presentare all’Assemblea generale i progetti ed i piani di
lavoro dell’Unione;
Sottoporre all’Assemblea Generale la relazione delle attività
svolte dal Comitato Esecutivo;
Redigere il budget provvisorio e presentarlo all’Assemblea
Generale;
Sottoporre all’Assemblea Generale il bilancio annuale;
Costituire Gruppi di Lavoro (le cui prerogative ed il cui
funzionamento sono definiti dal Regolamento interno);
Compiere ogni azione necessaria al raggiungimento dei
fini che l’Unione si prefigge.
Articolo 9 : Presidente
• Nel quadro delle sue funzioni, il Presidente:
• Rappresenta l’Unione presso tutte le Organizzazioni
nazionali ed internazionali ed è il responsabile legale in
ogni azione giuridica civile. Egli conclude gli accordi
ed i contratti in conformità ai programmi di attività
dell’Unione. Il Presidente uscente resta per un intero
anno a disposizione del Comitato Esecutivo per
assicurare la continuità nell’operato dell’Associazione.
A tale titolo, il Comitato Esecutivo può conferirgli
incarichi specifici.
• Convoca le sessioni, ordinarie e straordinarie, dell’Assemblea
Generale e del Comitato Esecutivo.
•
•
•
•
•
Presiede l’Assemblea Generale e le riunioni del Comitato
Esecutivo.
Cura la messa in atto delle decisioni e delle raccomandazioni
dell’Assemblea Generale e del Comitato Esecutivo.
Può delegare parte dei suoi compiti al Vice-Presidente (o
ai Vice-Presidenti) o al Segretario Generale.
Nomina il “Tesoriere Aggiunto”.
Nel caso di parità nei voti dell’Assemblea Generale o del
Comitato esecutivo, prevale il voto del Presidente.
Paragrafo IV: Risorse finanziarie dell’Associazione - Budget
Articolo 10 : Risorse finanziarie
Le risorse finanziarie dell’Unione derivano da:
I pagamenti annuali dei Membri Effettivi. Tali pagamenti
annuali sono proposti dal Comitato Esecutivo all’interno
del budget provvisorio che viene votato dall’Assemblea
Generale. Le quote annuali sono così composte: da una
parte, un montante fisso per tutti i Paesi membri; dall’altra
parte, un montante calcolato in proporzione al numero degli
iscritti rappresentati in ciascun Paese, fino ad un massimo
di 5000 iscritti.
Per quanto riguarda i pagamenti annuali dei Membri
Associati e degli Osservatori, il montante è proposto dal
Comitato Esecutivo nel budget provvisorio che deve essere
approvato dall’Assemblea Generale. Il montante annuale
corrisponde a quello fisso pagato dai Paesi membri.
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ANNO II
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Donazioni, sovvenzioni e contributi.
Entrate derivanti dai servizi e dalle attività svolte
dall’Unione.
Articolo 11 : Budget preventivo
La previsione del budget viene avanzata dal Comitato Esecutivo
ed è votata dall’Assemblea Generale. Essa comporta due voci:
Budget funzionale: comprende i costi generali del Segretariato
e del Comitato Esecutivo;
Budget operativo: ogni operazione inclusa nel budget delle
azioni dell’Unione comporta un suo budget operativo.
Paragrafo V: Dimissioni - Espulsione - Scioglimento
Articolo 12 : Dimissioni
Ogni membro può presentare le sue dimissioni. Esse vanno
notificate per iscritto al Presidente dell’UMG con tre mesi
di preavviso. Le dimissioni di un membro non danno
alcun diritto al rimborso anche solo di parte della quota di
partecipazione dell’anno in corso.
Articolo 13 : Espulsione
Un membro può perdere la propria posizione a seguito di
un provvedimento di espulsione da parte del Comitato
Esecutivo, a causa del mancato pagamento della quota di
partecipazione annuale per più di tre mesi consecutivi o
a causa di gravi motivazioni. L’espulsione va confermata
dall’Assemblea Generale.
Articolo 14 : Scioglimento
Lo scioglimento dell’UMG può essere pronunciato
solo da un’Assemblea Generale convocata allo scopo e
che riunisca almeno i due terzi dei Membri Effettivi. In
caso di scioglimento i fondi possono essere attribuiti ad
una qualsiasi Associazione che presenti nel suo Statuto
finalità simili, o ad una società pubblica o privata a scelta,
riconosciuta di pubblica utilità.
Paragrafo VI: Modifica dello Statuto e regolamento interno
Articolo 15 : Modifica dello Statuto
Il presente Statuto può essere modificato solo tramite una decisione
dell’Assemblea Generale presa a maggioranza semplice.
Articolo 16 : Regolamento interno
Per l’attuazione del presente Statuto va stabilito un
Regolamento interno. Esso deve essere predisposto dal
Comitato Esecutivo ed approvato, con voto a maggioranza
semplice, dall’Assemblea Generale.
Articolo 17 : Norme transitorie
I Membri Fondatori incoraggiano il maggior numero possibile
di Paesi dell’area mediterranea ad aderire all’Unione tramite:
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1. L’elezione di un Comitato Esecutivo composto dal
Presidente, da due Vice-Presidenti, da un Segretario
Generale/Tesoriere, con un mandato d’incarico di un
anno. Il compito principale di tale Comitato è quello
di organizzare l’Unione e coinvolgere nuovi membri
tramite contatti diretti ed indiretti.
2. L’ammissione di nuovi Membri in qualità di Membri
Fondatori dell’Unione (con la facoltà di proporre
cambiamenti allo Statuto) fino al 30 aprile 2011.
3. La previsione di una data nel corso del mese di
maggio 2011 a Marrakech (Marocco) per la riunione
dell’Assemblea Generale Costituente. Tale Assemblea
approverà lo Statuto a nome dei nuovi Membri e dei
precedenti Membri Fondatori.
Nel corso dell’incontro a Marrakech (Marocco) nel 2011
e dopo l’approvazione dello Statuto, i Paesi membri
eleggeranno il Comitato Esecutivo. Le cariche istituzionali
previste dal presente Statuto saranno assegnate al fine di
consentire alle persone designate di adempiere ai compiti
previsti, nel pieno delle loro funzioni.
A Marsiglia (FR), il 22 giugno 2010, i Membri Fondatori
concordano sul fatto che il Presidente dell’UMG, eletto con
mandato di un anno, resti in carica di fatto per cinque anni:
• Un anno a partire dal 22 giugno 2010 a Marsiglia (FR)
fino al mese di maggio 2011 a Marrakech (Marocco);
• Quattro anni a partire dal maggio 2011 a Marrakech
(Marocco) fino alla prossima elezione del Comitato
Esecutivo e del Presidente nel 2015.
Così come da Statuto, si è svolta la nomina del Consiglio
Esecutivo:
Presidente: Aziz Hilali/Marocco (con il mandato di 5 anni)
Vice Presidente: Fausto Savoldi/Italia (con il mandato di 1
anno)
Vice Presidente: Antoine Mansour/Libano (con il mandato
di 1 anno )
Segretario Generale/Tesoriere: Pierre Bibollet/Francia (con
il mandato di 1 anno)
L’Assemblea Generale ha programmato le prime azioni
UMG, tra le quali:
•
•
Procedere,conuncomunicatostampa,adivulgarel’iniziativa
verso gli altri Paesi del Bacino del Mediterraneo
Promuovere l’UMG nei prossimi eventi “FIG Working
Week” (Marocco 2011, Roma 2012)
L’iniziale idea di costituire un’Associazione di Geometri dei
Paesi dell’Area Mediterranea nasce nell’incontro organizzato
dal Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati
tenutosi in Roma nel febbraio 2005 con l’obiettivo di favorire
e promuovere lo scambio di formazione ed esperienze. Idea
che trova nella UMG, oggi, la sua realtà.
Copyright by Sellar Group
COSTRUIRE
Vista area del progetto (rendering)
Nel cielo di Londra
la “scheggia di vetro”
di Renzo Piano
Sarà la torre
più alta d’Europa
Si dice che debba il suo soprannome, “Shard of glass”,
letteralmente “scheggia di vetro”, ad un commento, non
proprio lusinghiero, fatto, a suo tempo, da un membro
di un’istituzione inglese il quale intendeva così alludere al
“taglio” o la “ferita” che, a suo dire, la nuova costruzione
progettata dall’architetto Renzo Piano, data la forma
“acuminata” e lo stile avveniristico, andava ad infliggere alla
Londra storica.
Di acqua sotto i ponti (è proprio il caso di dirlo, vista la
collocazione della Torre, nei pressi dello storico London
Bridge, il più antico ponte sul Tamigi) da allora ne è
passata davvero tanta e, ironia della sorte, “Shard of glass”,
anzi “The Shard” è diventato il “nickname” più gettonato
dalla corposa pubblicistica che celebra ed accompagna la
costruzione dell’edificio probabilmente più atteso di questo
primo scorcio di secolo.
La “London Bridge Tower”, questo il nome ufficiale, sorgerà
nel quartiere di Southwark, a sud del più grande fiume di
15
ANNO II
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Londra, nell’area adiacente alla stazione di London Bridge,
uno dei principali punti di snodo della mobilità cittadina
che l’Amministrazione londinese, con la costruzione
dell’edificio, intende rendere più densa in termini di
popolazione.
Secondo la tabella di marcia dei lavori (che sono iniziati nel
marzo del 2009, a seguito della demolizione dell’edificio
denominato Southwark Towers che occupava il sito dagli anni
’70) verrà completata nel 2012, in tempo per diventare uno dei
“simboli” della Londra “olimpica” oltre che, naturalmente, la
torre più alta d’Europa.
La città verticale
Vera e propria “città verticale” di 72 piani (in realtà 87
contando i 15 della “guglia”) dove abiteranno e lavoreranno
fino a 7.000 persone, a cui si aggiungeranno centinaia di
migliaia di visitatori, la Torre si caratterizza come edificio
ad uso misto con un forte carattere pubblico. Ospiterà nella
parte bassa uffici con accesso diretto alle linee dei trasporti.
Gallerie d’arte, teatri e sale pubbliche, bar e ristoranti, che
la faranno vivere 24 ore al giorno contribuendo alla socialità
della comunità che risiede nell’area e nei dintorni. Poi un
hotel a 5 stelle dello Shangri-La Hotel & Resorts Group e
residenze di lusso posizionate tra il 53mo e il 65mo piano
che godranno di suggestive terrazze panoramiche.
Infine, nella parte superiore della guglia troverà posto una
“galleria” panoramica aperta al pubblico che, posizionata al
doppio dell’altezza della “London Eye” (una ruota panoramica
costruita nel 1999 ed alta circa 135 metri), offrirà una vista
mozzafiato della città.
Una “presenza nitida e leggera” di vetro rilucente
Nonostante i 305 metri di altezza le assicurino il prestigioso
primato continentale, la Torre progettata da Piano su
incarico dell’imprenditore londinese Irvine Sellar (sostenuto
nell’investimento corposo da un consorzio di banche del
Qatar), deve la sua notorietà (e l’attenzione quasi maniacale
con la quale, in tutto il mondo, anche via internet, si stanno
seguendo le varie fasi realizzative) principalmente alla
forma, di “piramide” fortemente affusolata, e al materiale,
una particolare tipologia di vetro, che ne riveste la struttura
interna, (“the core”) rendendola ineguagliabile nella skyline
di Londra.
Riguardo alla forma, a determinarne le caratteristiche
è stato, in primo luogo, il desiderio di “armonizzarsi”
con il profilo tipico della città. Convinto che non fosse
possibile costruire a Londra un edificio alto “estrudendo”
semplicemente la stessa forma dal basso all’alto (la Torre
sarebbe stata troppo piccola alla base e troppo grossa
all’estremità) l’architetto ha individuato la soluzione
concependo la torre “generosa alla base, senza toccare
il suolo con arroganza, e sottile all’estremità”, sino a
perdersi “nell’aria come un pinnacolo delle chiese del
16
sedicesimo secolo o come l’estremità dell’albero delle navi
che all’epoca solcavano il Tamigi”. Una presenza “nitida
e leggera” la cui altezza è determinata “più dal desiderio
e della necessità di creare una torre elegantemente
proporzionata piuttosto che dell’ambizione di realizzare
il più alto edificio d’Europa”.
Poi si è affidato, come detto, al vetro. Un materiale che ben
conosce e che ha accompagnato alcune delle sue principali
opere. Per i pannelli che ricoprono le facciate della Torre
ne è stato scelto un tipo particolarmente innovativo. A
basso contenuto di ferro, consente di mantenere un colore
chiaro, nitido, con un effetto simile al cristallo, molto
differente dal tono “verdastro” che caratterizza molte delle
architetture contemporanee in vetro. Ennesimo esempio
di architettura “globalizzata”, il vetro, come ha detto lo
stesso Piano, destinato ad un’opera in Inghilterra, è stato
realizzato nel nord Europa e provato a Genova “perché
lì ho la mia fabbrica, gli artigiani. E perché la cultura
sperimentale, esplorativa, del provare e riprovare, è
profondamente italiana”.
L’attenzione alla sostenibilità
Come in tutte le realizzazioni di Renzo Piano anche in questo
progetto è stata posta grande attenzione alla sostenibilità. Da tutti
i punti di vista: umano, tecnologico, energetico ed economico.
In primo luogo la Torre, grazie all’uso estensivo delle tecniche
più moderne per la conservazione e il riciclaggio dei materiali,
consumerà 30% in meno di energia rispetto ad un edificio
convenzionale.
La facciata con un doppio strato ventilato consentirà di ridurre
considerevolmente l’eccesso di calore aumentando il comfort
negli spazi adiacenti. Il calore in eccesso proveniente dagli uffici
verrà utilizzato per riscaldare l’hotel e gli appartamenti ed ogni
ulteriore eccedenza verrà dissipata naturalmente mediante un
radiatore piazzato in cima all’edificio. Giardini d’inverno con
persiane azionabili verranno posti ad ogni piano, offrendo agli
occupanti un collegamento con il mondo esterno.
Al centro della mobilità cittadina
Un altro aspetto importante riguarda la funzione che la
Torre, insieme all’adiacente London Bridge Palace e alla
nuova stazione della metropolitana (parte del progetto),
svolgeranno nell’ambito della mobilità cittadina.
L’edificio, che ospiterà anche la nuova sede del “Trasport
for London” (l’Ente responsabile dei trasporti di Londra),
è stato, infatti, pensato per integrarsi con uno fra i nodi
più importanti della mobilità cittadina, coincidente con la
London Bridge station, una delle più trafficate della City
(circa 200.000 persone ogni giorno), dove convergono
oltre a sei linee ferroviarie, due linee della metropolitana
e ben 14 del bus.
Delicatamente rialzato rispetto al terreno soltanto il nucleo
centrale lo “ancora” al sito, permettendo che il massimo
dello spazio disponibile sia adibito a funzioni pubbliche e
alle sale d’aspetto della stazione e degli autobus.
© Rpbw, Renzo Piano Building Workshop
La torre, progettata in modo da non creare problemi di ombra
alle strade adiacenti (la sua esposizione principale è, infatti,
sul Tamigi), avrà anche un’altra caratteristica che contribuirà
al suo fascino: il suo “colore”, infatti, cambierà a seconda
dell’ora del giorno, della luce e della posizione del sole.
17
photo by Hays Davidson, John Mclean © Rpbw, Renzo Piano Building Workshop
ANNO II
18
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Una leggera tettoia di vetro protegge dalle intemperie
servendo da collegamento tra l’adiacente stazione ferroviaria,
la stazione degli autobus e il Guy’s Hospital.
“Un palazzo democratico dedicato a chi usa il mezzo pubblico”
Per quanto riguarda i parcheggi, con soli 60 posti auto
e riservati interamente ai diversamente abili Piano,
aderisce, oltre che alle indicazioni progettuali, alla
“filosofia” di Londra dove la dotazione di parcheggi e di
strade carrabili pro-capite è tra le più basse tra le grandi
città occidentali, e il sistema di trasporti pubblici tra i
più efficienti.
Chi vorrà vedere da vicino “The Shard” farà bene a studiarsi
la mappa della metropolitana londinese.
La storia del progetto
2000
Renzo Piano, su richiesta dell’imprenditore londinese Irvine Sellar
elabora il primo progetto della London Bridge Tower.
di circa 143 metri.
Ottobre: Secondo il programma dei lavori entro il mese il “Core”
raggiungerà all’incirca il 70° piano.
2003
La procedura si conclude con l’approvazione del progetto.
2007
Settembre. Iniziano le attività preparatorie per i lavori di demolizione
dell’edificio Southwark Towers che si fermano a causa dello scoppio
della crisi del mercato immobiliare.
Novembre. La società Mace Group si aggiudica la gara per la
costruzione della Torre.
2008
Gennaio. Un Consorzio formato da quattro banche del Qatar
acquista la maggioranza delle azioni del progetto e finanzia la prima
tranche dei lavori che possono così partire.
Aprile. Riprendono i lavori di demolizione che si concludono a
gennaio 2009.
photo by Fréderic Terraux © Rpbw, Renzo Piano Building Workshop
2002
Il Governo inglese, dopo le osservazioni mosse dalle autorità locali
ed altre istituzioni a seguito della presentazione del Piano di sviluppo
del progetto, dispone l’apertura di una “planning inquiry”.
2009
Febbraio. Firma del contratto con Mace Group per l’avvio dei lavori
di costruzione.
Marzo. Avvio dei lavori.
2010
Marzo. La costruzione della struttura centrale delle torre (il “core”)
comincia a procedere al ritmo di circa 3 metri in altezza al giorno.
Maggio. Istallazione del primo pannello di vetro
Giugno. La costruzione del “Core” arriva al 33° piano, ad un altezza
19
ANNO II
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LUGLIO - AGOSTO 2010
Numeri e credits del progetto
Altezza: 305 m (72 piani + 15 della “guglia”)
Superficie lorda di pavimento: 127.137 mq
Uffici: (Piani 4 - 28): 55.247 mq
Ristoranti: (Piani 31-33) 2.838 mq
Hotel: (Piani 34-52) 17.842 mq (175 camere)
Residenze: (Piani 53-65) 5.814 mq (12 appartamenti)
Galleria panoramica: (Piani 68-72)
Parcheggi: 60 posti auto, riservati alle persone diversamente abili
Ascensori: 44 + 8 elevatori
Termine lavori: giugno 2012
Credits
2000 – in progress
The London Bridge tower
London, UK
Cliente: Sellar Property Group
Renzo Piano Building Workshop, architects
in collaborazione con Adamson Associates (Toronto, London)
Photo: Hais Davidson, © Rpbw, Renzo Piano Building Workshop
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Gli appartamenti, interno (rendering)
20
AMBIENTE E TERRITORIO
Salemi
Progetto Sgarbi
“Case a 1 euro”
Il rilievo svolto
dai Geometri
L’idea del recupero dell’antica “Alicia”
Dall’idea del sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi e dell’assessore
alla creatività Oliviero Toscani che ha portato al progetto
“Case a 1 euro”, ritenuto interessante dalla Fondazione
Geometri Italiani per la peculiarità e per la rilevanza
tecnica, in occasione di una riunione nella città di Salemi,
alla presenza del Sindaco Sgarbi e dell’Amministrazione di
Salemi, del presidente del CNG/GL Geom. Fausto Savoldi e
del direttivo del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati
della Provincia di Trapani, fu preannunciata la possibilità di
offrire una collaborazione tecnica di un gruppo di geometri,
supportati da strumentazioni adeguate messe a disposizione
da Leica Geosystem e Miduel Informatica S.r.l., al fine di
procedere al rilevamento e la preparazione degli elaborati
grafici necessari per il recupero del centro storico dell’antica
“Alicia”. Il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della
Provincia di Trapani, forte del supporto tecnico operativo dei
propri geometri sparsi sul territorio e principalmente di quelli
operanti nel territorio di Salemi, nella consapevolezza di saper
offrire un bagaglio di esperienza amministrativo–catastale–
urbanistico, ha aderito a tale iniziativa della Fondazione
Geometri, con l’intento di collaborare con l’ufficio tecnico
e l’Amministrazione comunale di Salemi e anche nell’idea di
una migliore promozione della figura del geometra, vista in
un contesto anche di tipo urbanistico e nella fattispecie in un
piano di recupero.
22
Obiettivi ed interventi
Obiettivo dell’Amministrazione è quello di recuperare gli
immobili del centro storico trasferendoli ad un prezzo politico
di 1 euro a soggetti privati con capitali, rispettando quella che è
l’architettura dell’immobile oltre a migliorare i servizi presenti,
consentendo la vivibilità di detti spazi, pur considerando che la
città rappresenta un borgo storico con viabilità ridotta e molto
spesso non è consentito il transito delle autovetture.
La Fondazione Geometri Italiani e il Collegio dei Geometri
e Geometri Laureati della provincia di Trapani sono gli
attori protagonisti del progetto d’intervento su una parte
dei fabbricati esistenti, circa 100, offrendo una progettualità
all’Amministrazione di Salemi per recuperare questo
patrimonio edilizio e renderlo fruibile alla cittadinanza
e alla collettività, beneficiando quei soggetti interessati
all’acquisto degli immobili.
Obiettivo comune del progetto è quello di far rivivere il
centro storico di Salemi e dare una spinta all’economia
della città, per dare corso a processi di sviluppo locale
attraverso idee-progetto tradizionali, caratterizzate da
soluzioni che prevedono l’utilizzo di strumenti consolidati
nell’ambito della pianificazione urbanistica, attraverso la
nascita di case-vacanze a gestione immobiliare o singola,
di attività commerciali di nicchia, di attività artigianali di
prodotti tipici, di servizi in genere e servizi per i giovani;
oppure, attraverso idee-progetto innovative che coniugano
la pianificazione con la programmazione economica e il
marketing del territorio. Tutto questo per valorizzare la
piccola realtà culturale di Salemi, facendone emergere tutte
le componenti sopite e dimenticate, capaci di innescare un
processo di vitalizzazione.
Il lavoro svolto dai geometri sarà utile all’Amministrazione,
sia nella fase preliminare ove è necessario individuare e
descrivere in modo particolareggiato l’immobile oggetto
di trasferimento, sia nelle fase successiva di esecuzione
degli interventi edili, seguendo uno studio progettuale,
risparmiando risorse temporali ed economiche da parte del
nuovo acquirente e della stessa Amministrazione e all’impresa
che opererà nel recupero e nella ristrutturazione dell’edificio.
Oggi alcuni di questi immobili li troviamo solo come ruderi,
in quanto il tempo e le avversità dei luoghi hanno portato
alla completa demolizione delle strutture portanti e in questi
si ravvisa la necessità di recuperali integralmente nel loro
stato originario, riferendosi agli archivi storici che possono
dimostrarne la conformazione, la testimonianza costruttiva
e architettonica. Al fine di rispondere a quella che è l’idea
proposta e rendere il tutto eseguibile e progettualmente
fattibile è stato necessario eseguire uno studio del territorio
ove gli immobili sono ubicati che ha visto svolgere:
• una ricerca storica catastale delle singole unità immobiliari,
intesa come individuazione di particelle, ditte intestatarie,
planimetrie, eseguendo eventuali rettifiche o passaggi
mancanti, anche al fine di ricostruire la storia della titolarità
degli edifici interessati;
• l’acquisizione di visure catastali, carte tematiche e stralci
catastali della zona d’intervento e di recupero progettuale,
ciò al fine di avere una chiara identificazione della zona
e dell’immobile, confrontando lo stato dei luoghi con la
cartografia catastale d’impianto, e ove necessario eseguire
le dovute correzioni e/o allineamenti;
• la compilazione di un’apposita scheda tecnica
dell’immobile oggetto di rilievo, ove all’interno sono
riportati i dati dell’immobile intesi come catastali, titolarità
attuale e cronistoria dei passaggi di proprietà, tipologia
strutturale, descrizione delle rifiniture, descrizione di
tutti gli impianti, consistenza di vani e servizi con relativo
calcolo di superfici e volumi, descrizioni di particolari
pregi storico-achitettonici, descrizione dei materiali
costruttivi e relativa tipologia;
• corredo fotografico dell’immobile sia interno che esterno
con particolare attenzione ai pregi architettonici presenti;
• redazione di elaborati grafici quali piante, sezioni, prospetti
dell’immobile interessato;
• valutazione sommaria dei costi d’intervento per il recupero
e la ristrutturazione dell’edificio rapportato al metro
quadrato e/o metro cubo;
• redazione di profilo prospettico delle facciate degli immobili
oggetto di rilievo nello stato attuale e post intervento;
• elaborato progettuale specifico per gli immobili già diruti o
•
•
semi-diruti, per i quali è necessario determinare la sagoma,
la consistenza dei vani e degli accessori, il volume di origine,
il tutto con il supporto delle schede planimetriche catastali
presenti negli archivi dell’Agenzia del Territorio di Trapani;
planimetria generale di tutti i servizi presenti nell’area
ove sono ubicati gli immobili (impianto fognario,
condotta idrica comunale, condotta di gas, illuminazione
pubblica, rete elettrica e telefonica) tutti dettagliatamente
rappresentati con grafica e simbologia, individuando i
punti di adduzione e derivazione;
elaborato plano-altimetrico dell’area d’intervento.
Rilevamento ed operatività
Le operazioni di censimento e rilevamento attuate in questa
fase sono state funzionali al raggiungimento degli obiettivi
fissati nel progetto. Poiché lo stato dei luoghi è tale da
non permettere una normale attività di rilevamento casa
per casa, in quanto si tratta, nella maggior parte dei casi,
di immobili completamente distrutti e lasciati all’incuria
del tempo, è stato necessario programmare una serie di
interventi tendenti a raccogliere dati, metrici, qualitativi,
censuari, organizzati in una banca dati geografica ossia in un
Sistema Informativo Geografico, facilmente consultabile e
un valido strumento d’analisi per chiunque avesse necessità
di intervenire su questi immobili: dall’Ufficio Tecnico
23
ANNO II
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Comunale al possibile acquirente dell’immobile, dal tecnico
progettista incaricato del progetto di recupero all’impresa
che deve eseguire i lavori di restauro. Le fasi programmate
hanno riguardato nell’ordine:
1. una ricerca statica documentale delle singole unità
immobiliari individuando, quindi, le particelle, le ditte,
le eventuali planimetrie presenti presso la banca dati
dell’Agenzia del Territorio (AT) di Trapani;
2. una ricerca storico-documentale presso gli archivi
dell’Ufficio Tecnico Comunale (UTC) per acquisire
eventuali elaborati progettuali, relazioni tecniche, atti di
acquisizione delle unità immobiliari al patrimonio del
Comune;
3. rilievi topografici, sia con metodologie tradizionali che
con tecniche innovative, per la raccolta di tutti i possibili
dati metrici che il contesto ambientale permetteva;
4. una raccolta di dati metrici e qualitativi dell’unità
immobiliare direttamente in situ con la compilazione di
un’apposita scheda tecnica;
5. operazioni di laboratorio finalizzate alla conversione di dati
analogici (documenti cartacei) in digitali (file di disegno,
dati numerici e alfanumerici);
6. realizzazione di un Sistema Informativo Geografico (GIS)
sia in locale che sul Web per la raccolta ordinata di tutti i
dati e la successiva consultazione;
Tutto ciò ha permesso di ottenere un patrimonio di
conoscenza, che sicuramente non è esaustivo, anche per la
portata del progetto che era limitata soltanto a un centinaio
di unità immobiliari, ma che indubbiamente costituisce un
elemento essenziale e un presupposto importante per un
progetto di recupero del centro storico di Salemi.
L’area d’intervento
Concordata assieme all’Ufficio Tecnico Comunale l’area
d’intervento si estende su una superficie di 5.000 mq circa
e interessa la zona compresa tra la via San Biagio e la via
Giuliano Passalacqua a monte e la via Catusano e la Via
Ferro a valle.
La perimetrazione dell’area d’intervento è stata inserita nel
Sistema Informativo Geografico messo a punto nei locali che
il Comune ha reso disponibili alle squadre del Collegio dei
Geometri. La possibilità di poter operare con un GIS consente
di mettere a confronto, in un unico sistema di riferimento
georeferenziato, dati cartografici di provenienza diversa e
inquadrati in diversi sistemi di riferimento cartografici.
Infatti, in questo modo, acquisendo presso l’AT di Trapani il
file numerico del foglio di mappa catastale della zona, sebbene
fosse inquadrato nel sistema cartografico Cassini Soldner, è stato
possibile sovrapporlo alla cartografia aerofotogrammetrica,
inquadrata nel sistema cartografico Gauss-Boaga, e quindi
alla perimetrazione dell’area d’intervento. Ciò ha permesso di
avere in tempo reale un quadro chiaro delle particelle catastali
interessate nel progetto.
24
I fabbricati rientranti nella perimetrazione concordata
sono 46 e sono tutti in condizioni di assoluto abbandono
e degrado.
Individuata l’area di intervento, e soprattutto i fabbricati sui
quali operare, si è subito iniziato un lavoro di rilevazione di
dati sia presso l’Agenzia del Territorio di Trapani che presso
lo stesso Ufficio Tecnico Comunale.
La ricerca storico catastale delle singole unità immobiliari
ha comportato l’individuazione delle particelle e dei
subalterni, delle ditte intestatarie e delle planimetrie catastali,
acquisendo visure dalla banca dati censuaria e cartografica
del catasto, ciò al fine di avere una chiara identificazione
della zona e dell’immobile.
Questo lavoro ha permesso di quantificare 104 unità
immobiliari che sarebbero stati oggetto di acquisizione di
informazioni e rilievi diretti. La ricerca storico-documentale
presso gli archivi dell’Ufficio Tecnico Comunale ha
permesso, invece, di acquisire, ove possibile, eventuali
elaborati progettuali, relazioni tecniche, atti di acquisizione
delle unità immobiliari al patrimonio del Comune.
Ogni fabbricato è stato codificato all’interno del database
del GIS affinché si potessero costruire delle tabelle di dati
relative a tutte le informazioni che da questo momento in
poi sarebbero state raccolte per ogni singolo fabbricato (dati
metrici, qualitativi, catastali, foto, planimetrie, etc.).
Creato l’elenco dei fabbricati che dovevano essere sottoposti
ad operazioni di rilievo si è proceduto a sopralluoghi per
potere programmare e progettare tutte le successive fasi di
rilevamento: dall’inquadramento al rilievo celerimetrico,
dal rilievo laser scanner 3D al rilievo di dettaglio.
L’area d’intervento è situata nella zona sud del centro storico
di Salemi ad una quota di circa 400 m s.l.m., ed è costituita
da un gruppo di abitazioni arroccate su un costone che
degrada verso valle e che gode di una posizione invidiabile
per gli ampi panorami sulla vallata e sulla pianura verso
l’autostrada Mazara - Palermo.
Nella zona si trovano una serie di case strette le une alle altre
che si affacciano sulle vie principali poste a contornare il
costone alle varie quote che vanno da 410 m a 380 m s.l.m.
e sono collegate fra loro da un sali e scendi di stradine e
scalinate che delimitano i vari isolati.
Le case sono oggi in condizioni alquanto precarie e si
alternano qua e là a fabbricati che sono già stati oggetto di
restauro e sono attualmente abitati.
I fabbricati vanno da un minimo di un piano fuori terra fino
a due, tre, quattro o cinque piani fuori terra in relazione
al dislivello presente fra due strade e quindi spesso sono
prospicienti due strade poste a quota diversa. Le case sono
in pietra, i tetti in coppi, le scale interne per salire ai piani
superiori in pietra o legno.
L’accesso alle abitazioni non sempre è possibile, infatti
molte unità immobiliari, in condizioni di crollo imminente,
presentano gli ingressi murati per ragioni di sicurezza. La
maggior parte dei fabbricati presentano i prospetti in buone
condizioni ma gli interni danneggiati.
Alcuni fabbricati presentano le coperture completamente
demolite e rimangono solo le mura perimetrali.
Altri fabbricati presentano demolizioni parziali delle unità
immobiliari presenti nei piani più alti; altri, infine, sono
completamente demoliti ed è presente solamente l’area di
sedime dove insisteva il vecchio fabbricato.
La situazione generale dell’area oggetto d’intervento ha
determinato un modo di operare che mettesse in sicurezza
i colleghi durante i rilievi di dettaglio e i rilievi con i laser
a scansione 3D, necessari quest’ultimi nella misura in cui
non era possibile avvicinarsi a un fabbricato per pericoli di
crolli.
Le operazioni di rilievo
Prima di effettuare il rilievo del dettaglio, si è proceduto a
materializzare una rete di punti stabili di riferimento (PSR) di
coordinate note, a cui appoggiare appunto il successivo rilievo
di dettaglio.
La rete composta da 13 punti, materializzati da chiodi
di acciaio piantati nella pavimentazione stradale, è stata
misurata con metodologia GPS in modalità Fast Static
(statico veloce) che permette, rispetto alla modalità Statica
dove bisogna stazionare sul punto da 1 a 4 ore, di ridurre i
tempi di occupazione a 8 - 20 minuti per punto.
La precisione ottenibile (centimetrica), è sicuramente inferiore
a quella del rilievo statico (sub-centimetrica) e la lunghezza
delle basi deve essere inferiore a 15/20 chilometri.
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ANNO II
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SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
I dati acquisiti con i ricevitori GPS in modalità statica veloce
sono stati elaborati mediante un idoneo software di postelaborazione per ottenere le coordinate dei punti rilevati.
Il software elabora i dati registrati dai vari ricevitori ed ottiene le
coordinate dei punti rilevati riferite al sistema WGS84. È stato
quindi necessario convertire le coordinate ottenute nel sistema
Gauss-Boaga che è il sistema cartografico prescelto utilizzato
nel GIS. Per ogni punto misurato è stata realizzata un’accurata
monografia all’interno del GIS, indicante le coordinate WGS84
e Gauss-Boaga del punto, nonché la quota ortometrica ed
ellissoidica, una descrizione riguardo alla materializzazione
del punto, una foto e uno stralcio cartografico rappresentante
l’ubicazione del punto. I punti materializzati, le cui monografie
sono consultabili in qualsiasi momento all’interno del GIS,
costituiscono una rete utile per chiunque voglia, in futuro,
effettuare ulteriori rilievi di dettaglio.
La fase successiva alla creazione della rete di inquadramento
è stata la realizzazione del “rilievo celerimetrico” per poter
determinare le coordinate di tutti i punti che costituiscono i
vertici dei fabbricati ricadenti all’interno dell’area di intervento.
La Stazione Totale utilizzata, Leica FlexLine TS02 è uno
strumento dotato di un distanziamento che permette di
misurare:
• con prisma fino a 3.500 m, precisione 1 mm
• senza prisma fino a 1.000 m
E’ munita anche di un registratore dati che permette la
registrazione automatica dei dati misurati e calcolati e la
trasmissione degli stessi nel personal computer del laboratorio
per la elaborazione dei dati finali, attraverso un software
applicativo, specifico per la soluzione di problemi topografici.
Il “rilievo celerimetrico”, ha permesso di determinare tutti
i punti esterni di contorno dei prospetti, nonché i punti
quota utili per individuare le linee di sezione, sulle quali poi
è stato possibile montare i prospetti dei fabbricati e inoltre
tutta una serie di punti quota, quindi punti 3D, tutti riferiti
26
ai punti della rete di inquadramento, utili per la restituzione
plano-altimetrica del sito.
Contestualmente al rilievo degli spigoli dei fabbricati sono
stati rilevati i servizi di urbanizzazione:
• rete fognaria (tombini, caditoie)
• rete idrica (tombini, valvole)
• illuminazione pubblica (punti luce, tombini)
Questo rilievo dell’intera area ha prodotto la materializzazione
di 20 stazioni e la misura di 373 punti quota.
Il “rilievo con tecnologia Laser Scanner 3D” permette di
rilevare a distanza la morfologia di una struttura architettonica,
attraverso un pennello di luce (laser) che scivola sulle superfici
da rilevare.
Attraverso un maggiore o minore raffittimento della maglia
di scansione è possibile effettuare sia rilievi generali che
di dettaglio in corrispondenza di elementi architettonici
particolarmente complessi o significativi. Il raggio laser
restituisce, per ciascun punto reale della maglia “distesa”
sull’oggetto, un punto virtuale dotato delle 3 coordinate
spaziali. L’insieme di tutti i punti rilevati costituisce una
“nuvola di punti” (cloud of points), ovvero la “immagine
solida” fedele del fabbricato.
Questi punti oltre a descrivere spazialmente l’oggetto sono
in grado di dare informazioni circa la riflettanza dell’oggetto
e l’RGB (immagine) della superficie.
Lo strumento utilizzato per il rilievo Laser Scanner 3D è il
Leica Scanstation 2, uno scanner laser a impulsi ad altissima
velocità con compensatore bi-assiale e con videocamera
integrata digitale ad alta risoluzione, e presenta le seguenti
caratteristiche di misure singole:
• Posizione* 6 mm
• Distanza* 4 mm
A* una portata di 100 m
• Angolo (orizzontale/verticale) 60 mrad/60mrad (3.8
mgon/3.8mgon)
Ha un campo visivo (per scansione):
• orizzontale 360° (max.)
• verticale 270° (max.)
• velocità fino a 50.000 punti/sec.
Per effettuare il rilievo laser scanner 3D sono state materializzate
otto stazioni tra la via Marino e la via Catusano e quindi sono
stati elaborati otto modelli separati che successivamente sono
stati orientati, rototraslati e fusi in un unico modello.
La fusione degli otto modelli è stata resa possibile dal
contestuale rilievo con la stazione totale delle coordinate
dei target, riferiti alla rete di inquadramento, materializzati
e utilizzati per unire le varie scansioni e quindi utili a creare
un unico sistema di riferimento. I vari modelli vengono
gestiti all’interno del software Cyclone che permette di
effettuare varie operazioni; misure dirette sull’oggetto
del rilievo, sezioni orizzontali e verticali dell’oggetto,
ortofoto, e ovviamente la creazione di un unico modello
georeferenziato.
Complessivamente sono stati rilevati circa 180 m lineari di
prospetti per una superficie di mq 1.400 circa. Le elaborazioni
ottenute con le scansioni laser 3D hanno poi permesso, in
ufficio, di estrapolare tutti quei dati necessari alla redazione
di sezioni, prospetti e piante dei fabbricati, ma anche la
realizzazione del modello 3D.
Un’ulteriore fase di rilievo, stavolta finalizzata alla raccolta
di dati dettagliati dei fabbricati e quindi delle singole unità
immobiliari, ha portato le varie squadre all’interno dei
fabbricati, ove possibile, nella raccolta di dati metrici con
distanziometri laser Leica Disto e nella raccolta di dati
qualitativi e fotografici.
Questo lavoro certosino e allo stesso tempo abbastanza
pericoloso per le condizioni in cui si era costretti ad operare
ha portato alla compilazione di una apposita scheda tecnica
dell’immobile oggetto di rilievo. In questa scheda sono stati
riportati i dati dell’immobile intesi come catastali, tipologia
strutturale, descrizione delle rifiniture, descrizione di tutti gli
impianti, consistenza di vani e servizi, descrizioni di particolari
pregi storico-archittenonici, descrizione dei materiali costruttivi
e relativa tipologia. Inoltre è stato redatto un eidotipo con
riportati tutti i dati metrici dell’oggetto rilevato. Tutti questi
dati sono stati poi riportati in ufficio per la conversione in file
di disegno e dati alfanumerici all’interno del GIS.
Le operazioni di laboratorio
La raccolta di dati all’esterno ha avuto come destinazione
i PC, collegati in rete, presenti nella Sede Operativa messa
a disposizione dal Comune di Salemi, dove tutti i dati
sono stati archiviati, lavorati e trasformati. In particolare
tutti i dati metrici raccolti, per ogni singolo fabbricato,
hanno contribuito a creare dei file di disegno con l’ausilio
di software CAD: piante, sezioni, prospetti e successivo
calcolo di superfici e volumi.
I disegni sono stati impaginati e stampati in formato pdf
per essere integrati nelle tabelle di database del Sistema
Informativo Geografico. Ogni operatore ha seguito un flusso
di lavoro ben preciso e codificato che ha avuto come risultato
la conversione di dati analogici (dati cartacei) in dati digitali
(file) riguardanti il fabbricato e le singole unità immobiliari.
Gli strumenti
Lo strumento GIS ha consentito di gestire ed elaborare una
grande quantità di dati riferiti ad elementi posizionati sulla terra,
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cioè georeferenziati, ossia definiti da coordinate geografiche;
generalmente è composto da un software cartografico CAD
e da una componente database, consentendo di effettuare
analisi di dati e analisi territoriali, di gestire e nello stesso
tempo produrre immagini che hanno origini diverse: carte
topografiche, fotografie aeree, immagini da satellite, etc.
Questo è uno degli aspetti innovativi della gestione di
dati territoriali, poiché finalizzare la raccolta di dati alla
realizzazione di un Sistema Informativo Geografico permette
di conseguire enormi vantaggi.
Il dato geografico rispetto ad altri tipi di dati presenta
caratteristiche specifiche perché contiene una informazione
legata allo spazio. Esso è costituito dalle coordinate geografiche,
dalla posizione che occupa nel tempo, dagli attributi. Se
associamo ad una coppia di coordinate valori numerici,
statistici, otteniamo una informazione che, grazie ai GIS,
rappresentata su una mappa risulta avere potenzialità enormi.
I GIS permettono di conoscere aspetti del territorio che in
una rappresentazione statica, quale è il classico supporto
cartaceo, sarebbero rimasti nascosti.
Quindi i GIS per le loro caratteristiche e peculiarità sono
diventati strumenti indispensabili nei processi decisionali e
di grande utilità per tutti coloro che operano sul territorio.
28
Per questi motivi si è ritenuto indispensabile nella
realizzazione di questo progetto realizzare un Sistema
Informativo Geografico.
La piattaforma utilizzata per la acquisizione dei dati rilevati
a Salemi è il GIS KARTO® della Miduell Informatika di
Belluno.
Il GIS KARTO® è un sistema integrato di moduli grafici
e alfanumerici, dedicati alla gestione del territorio ed è
strutturato su due moduli base e da una serie di moduli
applicativi integrati, che offrono soluzioni specifiche in
funzione delle esigenze e necessità dell’utente.
I moduli base sono:
• la componente grafico interattiva, modulo grafico
CAD-GIS che consente la creazione, l’editing e la
stampa delle basi cartografiche (aereofotogrammetiche,
catastali, ortofoto, etc.);
• la componente database, modulo per la generazione
di applicazioni database personalizzate (archivi
alfanumerici).
Il CAD è specificatamente realizzato per gestioni di tipo
cartografico e lavora in coordinate reali (per ogni foglio
digitato vengono date le coordinate di riferimento),
permette l’individualizzazione univoca di ogni elemento,
garantendo la congruenza con qualsiasi sistema di
riferimento. Gestisce file raster che possono essere
sovrapposti ai file vettoriali per un utilizzo continuato
raster-vector.
KARTO® permette, inoltre, di collegare dati alfanumerici
a elementi grafici. Una prerogativa del pacchetto è che le
due banche dati (grafica e database) possono essere create in
fasi diverse. L’associazione dei dati alfanumerici viene fatta
selezionando in grafica gli elementi a cui sono associati.
La componente database permette all’utente di definire
liberamente una serie di variabili numeriche, alfanumeriche,
immagine, etc. da associare a qualsiasi elemento grafico
precedentemente digitalizzato. E’ possibile generare delle
schede differenziate per ogni tipologia di elementi. La
creazione delle schede avviene in un ambiente graficointerattivo che consente all’utente di organizzare a piacere
le tabelle di inserimento dati.
Tutte le variabili definite dall’utente diventano chiavi di
ricerca per la generazione di stampe riepilogative o di
carte tematiche. Il modulo consente la gestione dinamica
degli archivi, dando la possibilità di aggiungere o togliere
campi, anche se sono già stati inseriti dati. Altra importante
caratteristica è rappresentata dalla possibilità di inserire nelle
schede campi di visualizzazione, immagini e di aggiungere
alle stesse dei pulsanti che, se premuti, possono aprire ulteriori
immagini di dettaglio.
La cartografia
I dati rilevati a Salemi sono stati digitalizzati prevalentemente
su una base raster della cartografia aerofotogrammetrica,
creata attraverso scansione e georeferenziazione nel sistema
Gauss-Boaga della cartografia cartacea messa a disposizione
dal Comune di Salemi:
• n. 6 tavole aerofotogrammetriche scala 1:500
• n. 6 tavole aerofotogrammetriche scala 1:2.000
• n. 2 tavole aerofotogrammetriche scala 1:5.000
ma anche su cartografia vettoriale:
• Limite Comunale
• Quadro d’unione cartografia aerofotogrammetrica
• Quadro d’unione cartografia catastale
• Foglio di mappa 99 del Comune di Salemi
• n. 12 tavole aerofotogrammetriche scala 1:10.000
Tutte le cartografie sono state inquadrate nel datum Roma40
sistema cartografico Gauss-Boaga fuso Est.
A seguito delle operazioni di rilevamento ed elaborazione dati
sono stati creati i seguenti layer vettoriali GIS:
• PSRmappa dei Punti Stabili di Riferimento
• Edificimappa dei fabbricati rilevati
• Idricamappa della rete idrica
• Fognaturamappa della rete fognaria
• Lucemappa della illuminazione pubblica
A ogni layer o meglio a ogni elemento grafico sono stati
associati degli attributi che hanno contribuito a creare il
database del GIS.
molto bene in quanto non esiste omogeneità nei dati.
Per l’utilizzo abbiamo due informazioni:
• come l’immobile è classificato al Catasto
• come l’immobile è realmente utilizzato
Per quanto riguarda la consistenza dell’immobile, anche
in questo caso, abbiamo due modalità di acquisizione dei
dati:
• il metodo catastale, basato sul concetto di vano e di
categoria;
• il metodo comunale, basato sulla superficie suddivisa
normalmente in utile e accessoria
Poiché molti dati numerici sono stati desunti dalle planimetrie
catastali, dove presenti, si è avuto un mix di due metodi per
cercare di determinare la consistenza nel modo più esatto
possibile. Alla maschera fabbricato è collegata una maschera
Unità Immobiliare, alla quale viene assegnato un sotto codice
del Codice Fabbricato, chiamato codice ecografico.
Il codice ecografico è un codice che fa e potrà fare, in futuro,
da chiave di accesso a tutti i dati che possono essere riferiti
all’immobile, dati di qualsiasi provenienza: pratiche edilizie,
anagrafe, tributi, catasto, toponomastica, etc.
L’unità immobiliare può essere relazionata a tutti gli altri
archivi presenti negli uffici comunali, creando un flusso
Il database
Il GIS KARTO® possiede una database aperto che
permette di creare tabelle e maschere di inserimento dati
completamente personalizzabili, per cui in funzione dei
dati raccolti sono state create maschere di inserimento dati
a misura di progetto, associando ad ogni elemento grafico
svariati tipi di dati: alfanumerici, foto, disegni, etc.
La gestione del database e la gestione CAD sono tra loro
indipendenti ma completamente interfacciati. Quindi in ogni
momento è possibile interrogare il data base dal CAD cliccando
sull’oggetto posizionato in cartografia. Questa funzionalità
consente di creare e aggiornare il data base visualizzando
contestualmente la cartografia e facilitando così l’associazione
di un dato attributo ad un dato oggetto grafico.
Bisogna dire che, data la struttura aperta del database, in
qualsiasi momento è possibile implementarlo, quindi per
esempio con disegni di progetto e qualsiasi altro tipo di dato.
Ad ogni fabbricato censito è stato assegnato un codice principale
detto Codice Fabbricato poiché l’oggetto fabbricato deve
essere identificato in maniera univoca e una serie di attributi
dell’immobile che riguardano fondamentalmente tre aspetti:
• l’identificazione sul territorio
• l’utilizzo dell’immobile
• la consistenza dell’immobile
Per l’identificazione sul territorio i sistemi utilizzati sono due:
• il sistema catastale (foglio, mappale, subalterno)
• il sistema comunale (via, numero civico, scala, interno)
Bisogna ricordare che i due sistemi però non dialogano
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d’informazioni che accresce la conoscenza del territorio
comunale e valorizza maggiormente le risorse a disposizione
dell’Ente Comune.
Alla maschera Unità Immobiliare sono collegate due
maschere, una relativa alla consistenza dell’U.I., l’altra ai
dati del proprietario.
Il database è stato implementato immettendo ulteriori dati relativi
alle reti tecnologiche presenti nell’area oggetto dell’intervento:
tombini, caditoie, valvole acqua, punti luce, etc.
Il modello 3D
Al di là degli obiettivi fissati nel progetto, in corso d’opera
ci si è resi conto di avere in mano una serie di dati che
potevano essere utili a sviluppare un modello tridimensionale
attraverso il quale l’utente potrà sperimentare, in una
simulazione realistica, la percorrenza degli spazi.
Il modello tridimensionale realizzato, che potrà essere fruito
dall’utente anche via Web, è il risultato di un accurato lavoro
di elaborazione e modellazione dei dati acquisiti con sistemi
integrati laser scanning, rilievi topografici e dati provenienti
da cartografia numerica.
Attraverso l’Animazione 3D si può vivere in prima persona il
progetto come fosse reale. Lo si può navigare virtualmente ed
esplorare secondo diverse prospettive. L’animazione 3D offre
la possibilità di dar vita a qualsiasi rendering, aumentando
la comprensione e la percezione degli spazi e offrendo
un’esperienza altamente suggestiva e avvincente attraverso il
semplice movimento di una telecamera virtuale.
È essenziale per la valutazione dell’impatto visivo e
ambientale di un’opera finita all’interno del paesaggio reale,
prima della sua effettiva costruzione o ristrutturazione.
http://geometritp.anticalicia.it
È il portale che oltre a rappresentare una vetrina di
tutto il lavoro svolto dai Geometri nel centro storico di
Salemi, contiene al suo interno una componente WebGIS
realizzata con il programma KARTO®Web che permette la
consultazione dinamica di mappe cartografiche e archivi
alfanumerici creati appunto con il GIS KARTO®.
L’utente di un WebGIS ha la possibilità di navigare su
di un sito dove non vengono visualizzate delle pagine
predeterminate, bensì delle pagine elaborate sulla base di
specifiche ricerche richieste. Unire GIS e Internet permette
di diffondere l’informazione territoriale ad un pubblico
potenzialmente illimitato: il GIS si libera della fisicità del
contenitore e si espande a livello planetario. Affinché questo
obiettivo possa essere raggiunto è necessario che i WebGIS
siano fruibili anche senza una particolare preparazione o
conoscenza delle tecnologie che stanno dietro all’interfaccia
visualizzata sullo schermo. L’interfaccia di KARTO®Web
è una interfaccia amichevole e intuitiva. L’utente Web,
che può essere l’acquirente interessato all’immobile, il
progettista incaricato del restauro, l’UTC, potrà estrapolare
30
tutte quelle informazioni utili riguardanti il fabbricato e il
suo contesto.
L’analisi dei costi
Uno degli obiettivi del progetto è stato di valutare i costi e
analizzare gli interventi volti alla conservazione e al riuso
del patrimonio edilizio e finalizzati al miglioramento della
qualità di vita del centro storico.
Dalla raccolta dei dati e informazioni nell’area d’intervento, si
è arrivati alla conclusione che si dovrà fare diffusamente ricorso
sia ad interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, che
di ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo.
In termini operativi per ogni fabbricato analizzato si è
proceduto alla classificazione tipo-morfologica dell’edificio.
Ovviamente questo ha richiesto una ricognizione accurata dei
luoghi, degli edifici accessibili, dove sono stati individuate le
scelte compositive, tecnologicamente in funzione di sistemi,
impianti, servizi e forniture di materiali, allo scopo di ottenere
le prestazioni essenziali a un costo compatibile con i richiesti
livelli di funzionalità, affidabilità, qualità e sicurezza.
Gli interventi previsti sono mirati a riportare gli edifici al loro
antico splendore e ad assicurarne la funzionalità mediante
un insieme sistematico di opere, nel rispetto degli elementi
tipologici, formali e strutturali dei fabbricati stessi. Tali
interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il
rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento
degli elementi accessori e degli impianti tecnologici richiesti
dalle esigenze dell’uso.
Per determinare i costi dell’intervento per singola unità
immobiliare (rapportati al metro quadrato), si è reso
necessario approntare un preventivo particolareggiato
scaturito dalla redazione di un computo metrico estimativo
“tipo”. Il computo metrico “tipo” è stato dettagliatamente
sviluppato e redatto sul progetto di recupero di un
edificio “tipo”, individuato all’interno dell’area oggetto del
progetto, che racchiudeva in sé tutti gli interventi descritti
in precedenza.
Questo lavoro ha portato alla determinazione del più
probabile valore del costo d’intervento rapportato al mq
dell’unità immobiliare che sarà oggetto del trasferimento.
Per completezza d’informazione anche i suddetti dati sono
stati inseriti nel GIS. Per cui alla maschera Scheda Superfici
Unità Immobiliare, esaminata prima, è stata collegata una
Maschera Progetto che riporta: il tipo di intervento previsto
(ricostruzione o ristrutturazione), la superficie lorda
dell’unità immobiliare e il costo complessivo dell’intervento
in funzione del costo al mq che è scaturito dal computo
metrico “tipo”.
È stata poi prevista la possibilità di consultare lo stesso
computo metrico “tipo” in formato pdf come attributo
associato all’unità immobiliare.
Il progetto “tipo” redatto, che riguarda l’immobile
identificato in Catasto dalla particella 1275 del foglio di
mappa 99, racchiude in sé contemporaneamente interventi
di ristrutturazione, ricostruzione e restauro conservativo; si
è giunti, quindi, alla conclusione di assimilare gli interventi
di ricostruzione e ristrutturazione e ricondurre tutti e due
gli interventi allo stesso costo al mq.
Piano di Sicurezza e Coordinamento Generale
Il Piano di Sicurezza e Coordinamento Generale da redigersi
per gli interventi edilizi necessari per il recupero del centro
storico di Salemi dovrà tenere conto:
• della contemporaneità dei lavori da svolgere;
• della natura del sito oggetto dei lavori;
• della caratteristica viaria dell’antico borgo rurale che
presenta strade e cortili molto stretti;
Tutto ciò al fine di una corretta gestione della sicurezza
individuale, pubblica e collettiva.
Nello specifico un Piano esaustivo dovrà valutare e
attenzionare i seguenti punti:
1. Studio della percorribilità del centro storico per i mezzi
di soccorso e di pronto intervento per la gestione
delle emergenze, anche attraverso l’utilizzo di percorsi
alternativi a quelli usuali, munendo di segnaletica
adeguata le vie di fuga e/o di evacuazione, tenendo
ulteriormente conto della tipologia dell’intervento
(ristrutturazione e/o ricostruzione), nonché della data di
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rilascio della concessione e della presenza di altri cantieri
similari nel comparto d’intervento;
2. Apertura dei cantieri, al fine di non creare situazioni
compromissorie per la viabilità dei mezzi di soccorso,
concessa previa verifica di altre concessioni rilasciate
lungo lo stesso percorso e subordinata all’approvazione
di un Piano di Sicurezza e Coordinamento del cantiere
che tenga conto della gestione dei lavori, dei tempi
di attuazione e della viabilità. Detta autorizzazione
potrebbe essere concessa anche in modo alternato da
altri cantieri.
3. In quei tratti di vie con larghezze minime, che non
permetterebbero la viabilità a eventuali mezzi di
soccorso, l’occupazione di suolo pubblico per la
collocazione dei ponteggi o di aree di cantiere potrà
essere concessa solamente previa messa in opera di
apposita impalcatura di altezza non inferiore a ml
3,00/3,50. Nella fase d’intervento nelle facciate
prospicienti le strade di cui sopra, potrebbe essere
consentito solo l’utilizzo di cavalletti mobili, in quanto,
all’occorrenza, immediatamente asportabili.
4. Nello studio della percorribilità, gli itinerari da
comunicare agli enti interessati alla gestione delle
emergenze, dovrebbero prevedere l’utilizzo di apposita
cartellonistica per la numerazione degli stessi, il tutto
previsto sempre nei PSC.
Il progetto «Case a 1 euro»
Un modello per tutta l’Italia
di Vittorio Sgarbi, Sindaco di Salemi
L’idea di dire non «ti regalo la casa» ma «te la do al costo di 1
euro», ha presto determinato l’interesse di questo progetto in
tutto il mondo. E così «Case a 1 euro» è stato un marchio che
ha avuto un successo straordinario. Ne hanno scritto e parlato
giornali e televisioni di tutto il mondo, con il risultato che
sono pervenute al Comune migliaia di richieste da parte di
acquirenti.
Il progetto «Case a 1 euro» non è un regalo, ma una occasione.
Ed è anche il simbolo di un diverso modo di pensare all’edilizia
abitativa.
A cosa serve, per esempio, il «Piano Casa», quando in tutto il
territorio nazionale abbiamo paesi pieni di case inabitate?
Non è necessario continuare a riversare colate di cemento sulle
nostre città, ma di utilizzare le case che ci sono.
Quello che sta accadendo a Salemi si è già verificato a Civita di
Bagnoregio, nel Lazio, per anni conosciuta come «la città che
muore», alludendo all’abbandono dell’antico borgo da parte dei
suoi cittadini. Ma quel marchio apparentemente nefasto («la
città che muore») ha creato un sorta di panico, a tal punto che,
per salvarla dallo spopolamento, molti personaggi del mondo
dell’arte, della cultura, dell’imprenditoria e delle istituzioni, hanno
comprato casa, trasformandola in una sorta di «buen retiro».
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Lo scorso marzo nel corso di una conferenza stampa a Roma
con il ministro Bondi e il sottosegretario Giro, il Ministero dei
Beni Culturali ha proposto di estendere il progetto delle «Case
a 1 euro» in altri posti d’Italia.
Il progetto «Case a 1 euro» di Salemi può diventare dunque
modello per tutta l’Italia.
Le verifiche e gli studi condotti dal Collegio dei Geometri
sono un prezioso contributo alla concreta attuazione di questo
progetto, il cui scopo è quello di fare di Salemi un albergo
diffuso.
Dalla Prefazione dell’Architetto Lelio Oriano Di Zio al volume “Il recupero
dell’antica Alicia – Il contributo dei Geometri italiani al progetto ‘Case a 1
euro’ del Sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi”
“ ... Ci si accorge, così, che oggetto di condivisione diffusa è
il verbo e non le azioni e mentre una piccola parte di cultori
si interessa delle povere pietre, ne indaga la maniera del fare
antico svelandone il valore delle tecniche premoderne, le
Amministrazioni locali, detentrici del potere di disciplina
dell’uso di questi patrimoni, sembrano distratte, costrette
a farsi carico di fastidiosi piani di recupero, funzionali più
ad aspettative di finanziamenti, che a consapevoli scelte di
tutela. In questo contesto pochi sono i segnali che si sollevano
al di sopra della linea buia dell’incuria e prefigurano nuovi
scenari possibili per le “umili pietre”, tra questi certamente
spicca la straordinaria, geniale, idea lanciata dal sindaco On.
Vittorio Sgarbi a Salemi, con il progetto “Case a 1 euro”.
Oltre ai concreti e sostanziali risvolti socioeconomici, l’idea
riafferma un principio importantissimo troppo spesso
dimenticato e cioè che il centro storico è patrimonio
economico per chi lo possiede e patrimonio culturale per la
collettività tutta e pertanto non può essere detenuto da chi
non ne fa uso, non lo cura, non lo conserva.
A sostegno di questa idea è necessario promuovere azioni
che colgano, nella straordinaria bellezza del patrimonio
antico, una sana convenienza imprenditoriale, coniugata in
modo indissolubile a criteri di rigorosa tutela.
Derogare da rigorosi criteri di conservazione, per assecondare
sterili funzionalismi o effimeri modernismi, produce
un duplice errore: perdere la bellezza di tali patrimoni e
conseguentemente perderne ogni valore.
Per conservare e recuperare correttamente occorre
innanzitutto conoscere i segreti di quella cultura
materiale tramandata di generazione in generazione,
mediante l’apprendimento pratico di tecniche e processi,
tanto consolidati ed efficaci quanto estranei alla cultura
contemporanea.
La conoscenza ci aiuta a eliminare il bisogno d’interventi
autoreferenziali tanto invasivi quanto inefficaci, a stimolare la
consapevolezza che protagoniste della scena sono le pietre, di
cui oggi siamo solo i temporanei fruitori e custodi, così come,
più o meno consapevolmente, altri lo sono stati prima di noi.
In questo contesto appare davvero singolare, per bontà, la
scelta della Fondazione Geometri Italiani e del Consiglio
Nazionale Geometri, attraverso il Collegio dei Geometri
e Geometri Laureati della Provincia di Trapani e il
coinvolgimento anche di giovani professionisti, di
promuovere un’azione a sostegno dei principi sopra
richiamati mediante l’avvio del censimento e rilevamento
del patrimonio edilizio storico ed antico di Salemi.
D’altro canto non è superfluo richiamare che nel
processo di conservazione e recupero del patrimonio
edilizio il rilevamento si pone alla base delle azioni
finalizzate alla conoscenza; conoscenza della condizione
giuridica, dell’origine storica, delle trasformazioni, della
configurazione dimensionale, dello stato attuale.
La manifesta volontà espressa più volte dal sindaco
Vittorio Sgarbi per una chiara politica a sostegno della
bellezza del centro storico di Salemi, impone il recupero
e la conservazione dei caratteri architettonici e urbanistici
di tale patrimonio e pone questa azione promossa dalla
Fondazione Geometri Italiani alla base di tutto il processo.
Le recenti normative per le costruzioni in zona sismica
hanno ribadito l’importanza del livello di conoscenza
della geometria, dei dettagli costruttivi e delle proprietà
dei materiali ai fini della valutazione della vulnerabilità
sismica del manufatto edilizio.
Analogamente, il Ministero dei Beni Culturali,
nell’applicazione delle linee guida per gli interventi sul
patrimonio culturale, nelle zone a rischio sismico, richiama
l’importanza del modello di conoscenza del comportamento
strutturale, del degrado e dei dissesti.
L’attività svolta può essere letta non solo come un immediato
contributo all’avvio del processo di dismissione del
patrimonio edilizio nel rispetto del regolamento approvato
dal Consiglio comunale di Salemi, ma soprattutto come
una verifica sul campo delle potenzialità e possibilità
concrete di supporto alla redazione delle linee guida e piano
di recupero, strumenti fondamentali a governare il processo
di recupero del patrimonio edilizio.
L’auspicio è che l’iniziativa possa rappresentare, insieme
alle altre buone pratiche richiamate, una chiara inversione
di tendenza nell’approccio al recupero e alla conservazione
del patrimonio architettonico storico e antico, consapevoli
della responsabilità degli Amministratori e dei professionisti
nei confronti delle attuali future generazioni”.
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PROGETTI
Il labirinto di bambù
più grande del mondo
Utopia in stile
Franco Maria Ricci
nella Pianura Padana
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Qualcuno, incuriosito, viene già a guardarlo. Dall’alto, come
lo vedono gli storni che nella stagione estiva lo sorvolano
in formazione sparsa per poi posarsi fra le lunghe canne di
bambù.
Dall’elicottero il labirinto si staglia netto, fra la campagna
piana di Fontanellato, nel Parmense. Una stella a otto
“punte” che cita senza timori la pianta della “città ideale”
rinascimentale i cui modelli più celebri si ritrovano a
Palmanova e Sabbioneta.
Oltre sette ettari di estensione tracciati e disegnati interamente
con il bambù. Una geometria esotica ed esoterica. L’ennesima
sfida di Franco Maria Ricci che con questa opera affascinante
sembra apporre la sua originale firma, che ha accompagnato
tra le più eleganti e qualificate pubblicazioni editoriali degli
ultimi trent’anni, anche sulla terra padana in cui è nato e a
cui, come lui stesso dice, tanto deve.
Editore, designer, studioso e collezionista d’arte, Ricci,
72enne, dopo aver lasciato (anche se non del tutto,
pubblica pochissimi volumi all’anno con il marchio Ricci
Editore) la professione che abbracciò nel 1963 stampando e
pubblicando il “Manuale Tipografico” di Giambattista Bodoni
(per lui un Maestro e punto di riferimento) e interpretò, in
seguito, dando vita a numerose e prestigiose collane di arte e
letteratura e alla raffinata rivista FMR, vive oggi, insieme alla
moglie Laura Canalis, nella tenuta di famiglia (“impreziosita”
da alcune rovine mantenute ed integrate all’abitazione nella
fase di restauro) dove sta ultimando di forgiare la sua nuova
creatura: il labirinto più grande del mondo fatto interamente
di bambù.
Duecentocinquanta metri per lato, un percorso di circa tre
chilometri, il labirinto è già praticamente ultimato nella sua
parte “arborea”. Le specie di bambù presenti sono una trentina
e le piante oltre sessantamila. Provenienti in gran parte dal più
grande vivaio di bambù d’Europa che si trova in Francia ad
Anduze, vicino a Nimes.
Passeggiare al suo interno (guidati, perché altrimenti ci si perde
davvero) è già un piacere nonostante il caldo estivo riesca a
penetrare fra i fusti che, per le varietà più slanciate, arriveranno a
raggiungere l’altezza di quindici metri, formando, in certi tratti
del labirinto, delle suggestive gallerie verdi.
Ma il momento più affascinante è quando se ne varca l’ingresso.
L’attimo nel quale ci si lascia alle spalle il “noto”, con i pioppi e
i campi coltivati a fieno, per secoli dominatori incontrastati del
paesaggio, per entrare nell’ “ignoto”, fra forme, colori e odori
d’altre terre. Fruscii e dolci ondeggiamenti.
L’Oriente nella Pianura Padana.
Poteva, probabilmente, essere solo così il labirinto in “stile
Franco Maria Ricci”. Eccentrico e utopistico, ma, allo stesso
tempo, elegante, romantico. Figlio di un parto intellettuale
lungo oltre trent’anni, da quando, dice, “confidai all’amico
Jorge Luis Borges il mio desiderio di costruire il labirinto più
grande del mondo e lui, che sul tema aveva riflettuto e scritto
tanto, mi rispose che esisteva già ed era il deserto”.
Il progetto, però, comincia a prendere definitivamente corpo
nel 2004 grazie all’incontro con il bambù.
“Una folgorazione”, ricorda. “Ne cogliemmo prima il fascino
ammirando, insieme a mia moglie, un boschetto di bambù
che adornava il cortile di un ristorante di Milano. E poi più
da vicino quando ne piantammo alcuni esemplari nel giardino.
Una pianta straordinaria, bella, forte, facile da coltivarsi. E con
tempi di crescita incredibili, anche di venti centimetri al giorno”.
Perfetta per realizzare il desiderio di sempre.
Il labirinto sarebbe stato fatto con siepi di bambù.
Libero dagli impegni editoriali Ricci indirizza la sua energia
creativa sul nuovo progetto. E lì convergono citazioni e
rimandi di una vita. Le geometrie del Rinascimento nel profilo.
I labirinti raffigurati in antichi mosaici romani per il percorso.
Il cui disegno è stato realizzato da Ricci in collaborazione con
l’architetto Davide Dutto, autore di un volume contenente
le immagini ricostruite al computer del “giardino di
Polifilo” una creazione immaginifica raccontata all’interno
dell’“Hypnerotomachia Poliphili”, incunabolo stampato da
Aldo Manuzio a Venezia nel 1499. Fra i libri che hanno
influenzato maggiormente le scelte architettoniche, ma
soprattutto simboliche del giardino cinquecentesco.
Poi i simboli massonici e l’architettura del tardo Settecento
per gli edifici che andranno a completare il labirinto,
integrandolo all’interno di un progetto più ampio che
punta a fare dell’area un spazio dedicato alla natura, alla
cultura, ma anche al divertimento, al relax.
“Per gli edifici in muratura – spiega Ricci – abbiamo da
subito pensato ad un incontro fra le forme e lo stile della
Rivoluzione francese, in particolare alle linee di ÉtienneLouis Boullée, e i materiali e i colori tipici delle costruzioni
locali. Quindi mattoni rosa di cotto. Ci stiamo avvalendo
della collaborazione di Pier Carlo Bontempi, uno dei pochi
architetti che, al di là delle mode, continua ad usare il
sistema di costruzione tradizionale con i mattoni a vista. Ed
è capace di vedere la bellezza nello stile antico progettando
in modo semplice e contenuto, senza minimamente cadere
nel kitsch”.
Franco Maria Ricci
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Il progetto
Gli edifici, i cui lavori di costruzione partiranno nell’autunno,
si dividono in due gruppi, entrambi di notevoli dimensioni.
Nel primo, collocato all’ingresso del labirinto, oltre ad un
ristorante e ad un bookshop, troveranno posto la biblioteca
con la collezione di volumi di Ricci, tra i quali spiccano le
opere di Bodoni e il Museo che ospiterà la collezione d’arte
dell’editore parmense. Oltre 450 opere tra sculture e dipinti
prevalentemente del Settecento e del periodo primo Impero.
Capolavori raccolti nel corso di una vita la cui fruizione
verrà impreziosita dall’arredo neoclassico delle sale.
Il secondo gruppo di edifici sorgerà, invece, nella piazza
centrale del labirinto al cui centro si staglierà una chiesa
(consacrata e dove sarà possibile celebrare matrimoni)
a forma di piramide. “Simbolo della Trinità cattolica ma
anche della massoneria e più in generale del mistero”.
Raggiungibile direttamente dall’ingresso sarà anche la
meta d’arrivo dei visitatori che riusciranno a terminare
il percorso del labirinto (presumibilmente, non più di
cento, centocinquanta per volta, in modo da preservare
36
un’atmosfera improntata alla riflessione). Come “premio”,
dopo l’ultima siepe di bambù, una volta attraversata una
galleria, risalendo dalla cripta della chiesa, troveranno la
piazza racchiusa, alle ali, da un porticato a forma di chiostro
dove sarà possibile visitare esposizioni d’arte, partecipare ad
iniziative e convegni di carattere culturale.
Sono innumerevoli, dunque, le attività culturali (e in parte
ludico-meditative) che si potranno svolgere nel complesso
che sarà gestito da un’apposita Fondazione, probabilmente
prenderà il nome di Parco della Masone e sarà inaugurato
nel 2013, anno di grande significato per Franco Maria Ricci
e la città di Parma in quanto ricorrono il duecentesimo
anniversario della morte di Bodoni e il bicentenario della
nascita di Giuseppe Verdi.
Insieme alla realizzazione del suo sogno, la scommessa di
Ricci è che la formula scelta, oltre all’indubbio fascino
attrattivo del labirinto, possa contribuire ad avvicinare,
in un contesto naturale, all’arte e alla cultura anche una
fascia di persone che, in genere, rinunciano a spostarsi per
Planimetria
La corte d’ingresso
La corte della Piazza centrale
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ANNO II
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SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
visitare i Musei tradizionali. Strutture ricche di capolavori
ma caratterizzate da codici e modalità di fruizione non facili
per un pubblico esteso.
C’è, infine, un’ulteriore sfida che Franco Maria Ricci,
prima di tutto amante della bellezza, lancia con il labirinto.
“Nei locali d’ingresso – spiega – apriremo un punto di
informazioni dove, in collaborazione con l’Associazione
Italiana Bambù, forniremo un servizio di consulenza per i
privati e gli amministratori pubblici interessati all’utilizzo di
queste piante per interventi di riqualificazione di porzioni del
territorio abbruttite dal degrado. Svolgeremo corsi e seminari
per fare conoscere le potenzialità di questa pianta ancora poco
nota nelle nostre zone ed invece molto adatta, viste le sue
caratteristiche, a schermare, con spese molto contenute e in
sicurezza (nessuno è mai morto perché gli era caduta addosso
una pianta di bambù), le ‘brutture’ che troppo spesso segnano
il paesaggio. Sarei felice – conclude – se, fra qualche anno,
anche grazie al labirinto, il bambù diventasse un elemento
importante del paesaggio padano, e i nostri imprenditori
prendessero l’abitudine di mascherare con le delicate cortine
verdi delle mie canne certi disadorni capannoni industriali
che sfilano ai lati di strade e autostrade”.
Alcuni dei bambù
del Labirinto
Giganti
• Phyllostachys viridiglaucescens
Canna spoglia, che raggiunge i 10 cm di diametro,
chioma folta. Ha un’altezza di 6-8 m.
• Phyllostachys Pubescens (Phyllostachys edulis)
È il classico bambù gigante fra cui volano i personaggi
nei film epici cinesi (“La foresta dei pugnali volanti”,
“La tigre e il dragone” ecc.). Ha una crescita più lenta
e fa più fatica degli altri ma si trasformerà prima o poi
in una vera foresta di grandi canne d’organo.
• Phyllostachys viridis “Sulfurea”
Bambù gigante dalla canna di un delicato giallo con
pennellate verticali di verdi diversi. È una meraviglia,
sembra uscito da un dipinto giapponese.
Medi e nani
• Phyllostachys bissetii
Ha canna sottile, cresce fittissimo, ha portamento
eretto ma flessuoso e arriva a circa 5 m di altezza.
Si riproduce ad una velocità incredibile. È il bambù
maggiormente usato per il labirinto.
• Hibanoubambusa tranquillans “Shiroshima”
Portamento a cespuglio con grandi foglie verde
brillante striate di giallo chiaro.
• Pleioblastus pumilus”
Bambù basso e fitto, sostituisce il prato nelle zone
ombrose. Si rade con il tagliaerba una o due volte
l’anno.
Phyllostachys viridis “Sulfurea”
38
PERCORSI D'ARCHITETTURA
Luoghi di culto
e di spettacolo
in Umbria
1815 - 1860
(Dal volume “Percorsi d’architettura in Umbria” di Francesco
Quinterio e Ferruccio Canali, a cura di Raffaele Avellino. EDICIT Editrice Centro Italia, in collaborazione con il Collegio dei
Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Perugia)
Norcia, pianta prospettica della città pontificia
Con il definitivo ritorno del Governo Pontificio, nel 1815, le
vecchie strutture politico-amministrative pre-napoleoniche
vennero ripristinate, alla ricerca di un ‘buon tempo perduto’
che favorisse la coesione sociale e consolidasse lo status quo.
Nella realtà l’area umbra era caratterizzata da un’economia
in decadenza, con una struttura manifatturiera fragile, nella
quale ogni dinamica rimandava all’agricoltura e non si
vedevano sistemi in grado di spezzare i vecchi temi. Oltretutto
mancavano certamente imprenditori e capitali in grado di
favorire un processo di separazione tra agricoltura e sistema
proto-industriale, tale da innescare uno sviluppo di tipo
moderno. La borghesia urbana si mostrava particolarmente
avversa al Governo pontificio e attraverso moti insurrezionali
e società segrete fomentava la disgregazione dello Stato della
Chiesa, nonostante le aperture verso la modernità che i diversi
Papi avrebbero più o meno tentato.
Per ovviare ad una tale situazione, l’Amministrazione pontificia
cercò di imprimere alla situazione artistica e culturale un grande
dinamismo, non solo promuovendo una serie di iniziative, ma
anche diffondendo capillarmente l’istituto dei teatri comunali,
luoghi di ritrovo borghese, di veicolo di ideali comuni, ma
anche di più facile controllo sociale.
A Roma come nelle province il panorama artistico venne
in gran parte coordinato dal Canova, riconfermato
«Commissario ai Monumenti» (fin dal 1802): anche a
Perugia egli divenne arbitro dell’Accademia di Belle Arti
facendone nominare Direttore un suo protetto, Tommaso
40
Minardi. Giunto in Umbria per tre anni, Minardi restò
impressionato dalla pittura medievale e del Quattrocento,
dando origine ad una sterzata Neo-primitivista (Purista)
in senso medievale, e fece arrivare a Perugia i pittori
Nazareni tedeschi, ospitati nella villa di Marianna Florenzi
e a casa Zanetti. Ma Minardi fu anche un vero e proprio
precursore, nello Stato della Chiesa, della perlustrazione
del patrimonio artistico; il suo Purismo non solo contribuì
alla rivalutazione dell’arte e dei monumenti medievali, ma
ebbe anche la sensibilità, pur fino ad oggi in gran parte
misconosciuta dalla Critica, di porre l’attenzione su artisti
del Manierismo e del Seicento, dei quali Winckelmann e
Mengs avevano decretato la condanna a causa di presunte,
gravi deviazioni stilistiche e, in qualche caso, perfino etiche.
L’Accademia di Belle Arti di Perugia, insomma, già negli
anni Venti dell’Ottocento stava preparando nuove leve di
artisti e architetti che avrebbero, nel giro di pochi decenni,
profondamente trasformato il gusto e la produzione dell’Arte
locale, allontanandosi sempre più dal Neoclassicismo per
approdare ad un Classicismo neo-rinascimentale se non
addirittura al Neo-medievalismo.
Il cambiamento del gusto e dell’interesse – un importante
fattore in grado di determinare nel volgere di pochi decenni
la trasformazione di attenzioni e di dinamiche politiche,
sociali e artistiche – viene testimoniato dalle preferenze dei
viaggiatori nei confronti di città e monumenti: l’Umbria
viene a lungo ignorata dai viaggiatori stranieri che sono
disinteressati al suo aspetto medievale (così Stendhal, così
Goethe che si reca ad Assisi per visitare il Tempio di Minerva
ma osserva con «antipatia le enormi costruzioni della babelica
sovrapposizione di chiese in cui riposa San Francesco»). La
situazione si mostra radicalmente mutata dopo la metà del
secolo (salvo qualche caso sporadico giustamente segnalato
a suo tempo da Giovanni Previtali), quando ad esempio
Ippolite Taine, nel 1865, dedica parole entusiastiche all’arte
medievale di Assisi e al complesso francescano.
È cambiata la percezione delle gerarchie e, con essa, mutano
le attenzioni conservative e i modelli sui quali esemplarsi
per le nuove architetture.
Una grande fluidità vede, insomma, nel giro di un
trentennio (tra il 1820 e il 1850), mutare la situazione,
nonostante un clima politico apparentemente immobile.
Già dopo la morte di Pio VII Chiaramonti il clima politico
‘conciliatorio’ era mutato radicalmente e, nel tentativo
estremo di «restaurazione» e «cristianizzazione», Roma era
divenuta «immobile» in una sorta di «irrigidimento sacrale»
dove «niuna innovazione» doveva smuovere una situazione
che si andava profilando sempre più complessa a fronte degli
inevitabili processi di modernizzazione e democratizzazione.
Il “Chirografo” di Leone XII del 1825, per la ricostruzione
della basilica di San Paolo fuori le mura a Roma, era
divenuto una sorta di riferimento per l’architettura e le città
dello Stato degli anni a venire: «niuna innovazione … nella
forma e proporzioni … niuna negli ornamenti». I modelli
architettonici dovevano essere quelli dell’Antichità e del
Rinascimento maturo (entro il 1530) e da essi non ci si
poteva discostare almeno nelle opere pubbliche.
Dopo la breve parentesi della Repubblica Romana (1849,
con Perugia “seconda capitale” dei moti), Pio IX procedeva,
poi, ad un ulteriore irrigidimento «religioso e sacrale», alla
luce di un “rigore controriformista” che, dal punto di vista
Luigi Poletti, "Spaccato per traverso della basilica di Santa Maria degli
Angeli" Assisi 1836 (Modena, Archivio Poletti)
artistico, si voleva riconnettere all’attivismo cinquecentesco
di papa Sisto V. Ma il clima si mostrava socialmente
complesso e ormai la Modernizzazione, tecnica ma anche
politica, andava imponendosi. Il 20 giugno 1859 una nuova
grave sommossa scoppiò a Perugia dove venne instaurato
un Governo provvisorio, ben presto represso dalle truppe
svizzere pontificie (che saccheggiarono la città come nella
calata dei Lanzichenecchi, dando così avvio ad una vera e
propria epopea pre-risorgimentale fatta anche, nei decenni
successivi, di celebrazioni monumentalistiche).
Nuovamente, Arte e Architettura venivano chiamate a
svolgere un ruolo fondamentale per il rafforzamento e la
coesione sociale, sia dal punto di vista visivo e comunicativo,
sia, specie per le opere architettoniche, per procurare lavoro
in una situazione economicamente stagnante e volutamente
conservatrice per non turbare gli antichi equilibri.
Fondamentale venne dunque ritenuto promuovere
una serie di iniziative di costruzione di nuovi edifici
religiosi parrocchiali o di veri e propri santuari che, in
clima di dilagante giacobinismo, potessero contribuire
ad una nuova evangelizzazione delle campagne, specie
attraverso la devozione santuariale. Il tentativo politico
di consolidamento e rivitalizzazione del Potere pontificio
passò attraverso il recupero delle chiese, specie di quelle più
antiche legate ai primi secoli della Cristianità (in nome di
una “purezza” delle Origini, che venne perseguita specie nel
ventennio 1850-1870). Gli interventi si diffusero dunque
nella provincia umbra con capillarità.
Ad Assisi già dai primi anni venti venne messa a punto una
politica, poi sistematicamente perseguita negli anni a venire,
di recupero e celebrazione delle antiche origini francescane
dell’Umbria, che puntava alla rivitalizzazione dell’Ordine
dei Minori, “offuscato” in Italia, nei secoli precedenti, dagli
ordini controriformati, e ora invece “riscoperto” nel suo
valore di evangelizzazione grazie alla sua presa popolare.
Nonostante le ricerche delle spoglie mortali del Santo fossero
durate secoli, soltanto nel 1818 il pontefice Pio VII dette
l’annuncio dell’avvenuto ritrovamento, richiamando così ad
Assisi folle numerose. Si decise allora di scavare la terza chiesa,
che non era mai stata realizzata, per adibirla a cripta del
complesso. Vennero chiamati ad elaborare una loro proposta
sia l’architetto assisiate Giuseppe Brizi, sia il romano Pasquale
Belli: con un verdetto salomonico fu scelta l’idea di Belli, ma
a Brizi venne dato l’incarico di realizzarla.
Nel 1824 la nuova cripta venne inaugurata, dopo che
per il ritrovamento della salma di San Francesco, sei anni
prima, si era scavato ininterrottamente per più di cinquanta
giorni, ma il risultato non venne ritenuto soddisfacente per
il contrasto stridente tra il gusto neoclassico che era stato
adottato nel nuovo invaso e le chiese superiori romanicogotiche. Anni dopo veniva rinvenuta anche la salma di
Santa Chiara, dando così rinnovato impulso alla devozione
verso entrambi i Santi assisani.
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Analogamente, a partire dal 1831 veniva realizzata la
sistemazione della basilica di Santa Maria degli Angeli
a cura di Luigi Poletti, progettista e Direttore dei Lavori
(1831-1841), con il rifacimento delle volte e della facciata
che erano state ulteriormente demolite dal sisma del 1832.
Certamente l’intervento più aulico e importante del periodo
per l’attualizzazione e il recupero degli antichi luoghi di
culto che versavano in pessime condizioni conservative.
Il recupero degli antichi complessi andava però realizzato
con sistematicità e a tale scopo si operò a Trevi dove, a seguito
della soppressione napoleonica dei conventi del 1810, i
frati francescani avevano lasciato l’antica struttura del loro
monastero, in pochi decenni divenuta fatiscente. Nel 1833
il complesso venne acquistato dal cardinale Emanuele de
Gregorio, a sue spese, per trasferirvi il collegio Lucarini di
cui era protettore. Della ristrutturazione venne incaricato
Giuseppe Valadier che «con eleganza e magnificenza di
Orvieto, chiesa dei Servi di Maria,
planimetria della sistemazione di
Vespignani
42
disegno» neoclassico lo rese agibile in soli diciotto mesi.
Della chiesa rimane ancora oggi parte della facciata ovest,
inglobata nella costruzione dell’attuale parete di fondo
progettata dal Valadier, il quale fornì anche all’antica
fabbrica un nuovo scalone, ampio e disteso, pieno di luce e
spazioso. Nel chiostro l’architetto volle una fronte ritmata
da una serrata fuga di finestre, mentre un forte spirito
decorativo pervade la volta del corridoio del secondo piano,
sul quale si aprono alcune celle cinquecentesche, conservate
invece nella loro essenziale struttura originale.
Come ad Assisi e a Trevi si puntava al recupero dei
luoghi francescani, all’insegna di un loro aggiornamento
neoclassico, così anche a Perugia Giovanni Santini scandiva,
alla luce dello stesso gusto corrente, la neoclassica chiesa
di Sant’Anna (già monastero di Santa Maria degli Angeli e
poi Educatorio femminile). A Castiglione del Lago, sempre
in forme neoclassiche, venne ricostruita la parrocchiale di
Luigi Poletti "Progetto del nuovo cimitero di Terni", planimetria 1840 (Modena, Archivio Poletti)
Santa Maria Maddalena da Giovanni Caproni, cui venne
aggiunto il pronao nel 1867; a Sanfatucchio sul Trasimeno
sempre Caproni elevò, nel 1850, la parrocchiale di Santa
Maria delle Grazie, sua opera; a Panicarola, il santuario
della Madonna della Carraia edificato nel 1686 ebbe la
sua cupola completata, sempre da Caproni, nel 1857;
il santuario della Madonna del Busso, sempre presso
Panicarola, venne eretto nel 1842 e poi ampliato nel 1885
su disegno di Carlo Baiocchi; su progetto di Giovanni
Santini venne rifatto il campanile della parrocchiale di
Marsciano e la parrocchiale di Fratta Todina.
Anche a Orvieto, a causa dell’abbandono conseguente alla
soppressione napoleonica, si decise la ricostruzione della
medievale chiesa dei Servi di Maria, dopo che nel 1830 era
crollata la parete sinistra presso l’altare maggiore, insieme a due
capriate del tetto. Il degrado venne però accentuandosi negli
anni seguenti tanto che nel 1854 e poi nel 1857 la completa
ricostruzione, secondo il moderno gusto neoclassico, veniva
affidata all’architetto romano Virginio Vespignani (la chiesa
venne poi consacrata solo nel 1875). La facciata risulta
scandita da classicistiche paraste, da nicchie e da una cornice
marcapiano che ripartisce il prospetto in due registri; in basso
spicca il portale d’ingresso. Internamente la nuova chiesa,
più articolata della precedente nonostante ne riprendesse
la perimetrazione dei muri, si struttura su tre navate, con
quella centrale coperta da volta a botte mentre le due laterali,
molto ristrette, presentano otto cappelle collegate tra loro da
un corridoio, scandito da quattro colonne, da cui si accede
alla tribuna, antico coro adattato a sagrestia. Vespignani
riprendeva, dunque, la tipologia del Templum controriformato
vignolesco sulla base di un gusto di attenzione storicista,
anche per il Manierismo che, in contemporanea, vedeva
realizzare dal pittore Angelini, reduce dalla decorazione del
vespignaneo Teatro Nuovo, affreschi neo-manieristi e neobarocchi per le sale di Palazzo Pandolfi.
A Giovanni Santini va invece riferito il progetto del santuario
di Santa Maria della Stella presso Montefalco iniziato nel
1862 e terminato nel 1881 a seguito di un evento ritenuto
miracoloso. Si tratta di un ampio complesso costituito
dalla chiesa e dall’annesso convento, ispirato a forme
rinascimentali quattrocentesche (brunelleschiane) e dunque
perfettamente inserito nel recupero Neo-primitivista,
che ormai andava sempre più affermandosi nella cultura
accademica umbra della metà del secolo («l’architettura
neo-rinascimentale costituisce una testimonianza unitaria
e certo la più significativa della salda fortuna del Purismo
in Umbria»).
Un altro importante santuario, iniziato durante il periodo
della Restaurazione e poi terminato successivamente al
1860, fu anche quello di Canoscio, non lontano da Città
di Castello, sorto a partire da una pieve romanica e poi
ricostruito dal fiorentino Emilio De Fabris tra il 1855 e il
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1878, a tre navate, utilizzando, come Vespignani a Orvieto,
forme neo-cinquecentesche e anticipando l’entrata con un
porticato dorico-toscano con fregi in terracotta. Il riferimento
non era casuale e senza dubbio, rispetto ai “modelli romani”
diffusi nella parte meridionale dell’Umbria, occhieggiava
alla storia “tutta fiorentina” di Città di Castello, alla sua
corte filo-medicea e ad una collocazione “in Tuscis” che
rimontava all’Antichità.
A Foligno la settecentesca chiesa del Suffragio venne dotata,
nel 1826, della facciata su progetto di Vincenzo Vitali, a
costituire una quinta che facesse da fondale per chi proviene
dalla porta di San Felicianetto (via Umberto I). Del resto,
in quegli stessi anni, venne ampliato anche l’Oratorio della
Nunziatella, a pianta rettangolare; oltre alla ricostruzione
della chiesa di San Francesco e a quella di Santa Maria
in Campis, dopo il terremoto del 1832, come del resto
avvenne anche per la chiesa di San Francesco di Monte
Ripido, imponente convento fortificato, dell’Osservanza
francescana, risalente al 1290 circa.
Frattanto erano rimasti sulla carta alcuni progetti di uno
dei più importanti architetti della Restaurazione pontificia,
Luigi Poletti, che in Umbria aveva progettato l’ampliamento
della chiesa abbaziale della Magione a Perugia (nel 1836),
e probabilmente anche la cappella del casino Manasei in
Piedimonti a Terni, oltre che la cappella di San Benedetto
a Gualdo Tadino.
Ma il sisma del 1832 aveva duramente colpito anche la
chiesa di Santa Maria di Rivotorto presso Assisi. A fronte di
numerosi dubbi gli eruditi assisiati ribadirono come il sito
francescano si trovasse dove sorge oggi questo santuario,
per cui con la ricostruzione nel 1853, avanzata da fra’
Bernardo Tini, si vuole riproporre l’aspetto dei principali
edifici religiosi dell’Assisi del Duecento e, in particolare,
per la fronte principale la strutturazione della cattedrale
di San Rufino, mentre per il lato quella della basilica di
Santa Chiara con i suoi contrafforti (si noti l’erto frontone
triangolare in alto, con al centro l’arcone; poi la suddivisione
in due registri orizzontali con la precisa gerarchia tra i
rosoni e le lesene verticali, che denunciano all’esterno la
scansione dello spazio interno). Il Purismo aveva ormai
segnato l’immaginario collettivo e il gusto neo-medievale
poteva ergersi a linguaggio per quel ripristino dei luoghi
francescani che avrebbe avuto tanta fortuna fino alla prima
metà del secolo a venire.
Durante la restaurazione pontificia, però, anche gli edifici
teatrali risultavano di primaria importanza nei confronti
della politica di promozione e di coinvolgimento borghese:
così nel 1827 veniva realizzato a Foligno il «Teatro Apollo»
(ne resta la facciata e parte del foyer essendo stato distrutto
da un bombardamento nel 1944). Nel 1836 Luigi Poletti
progettava il nuovo teatro di Terni, che doveva occupare lo
spazio lasciato dal vecchio Palazzo dei Priori. Venne indetto
un Concorso al quale presentò un proprio progetto anche
44
Luigi Santini, appoggiato dall’Accademia di Belle Arti
di Perugia, ma il verdetto del 1839, favorevole a Poletti,
scatenò in città una serie di polemiche che solo il Governo
pontificio riuscì a sedare. Quello che doveva essere un
omaggio alla borghesia cittadina, si era trasformato in un
boomerang per l’Amministrazione pontificia. I lavori presero
avvio nel 1840 e nel 1844 si poté procedere al collaudo
dell’opera che, rispetto al progetto iniziale, aveva comunque
visto la soppressione della “Sala dei Pittori” e la riduzione
dell’altezza del quarto ordine, mentre gli originari capitelli
tuscanici erano stati sostituiti dai più ricchi ionici. Il 12
agosto 1849 l’edificio poté essere inaugurato. Nel 1838
intanto Poletti aveva proceduto anche al progetto per il
teatro di Todi (1838), ma l’operazione non andò in porto.
Ancora nel 1856 veniva realizzato da Giovanni Santini il
teatro comunale di Narni, mentre nel 1844 ebbe la prima
commissione del teatro di Orvieto.
La promozione di architetture teatrali si diffuse comunque
in tutta l’area regionale: a Orvieto il teatro comunale di
gusto neoclassico, iniziato nel 1844 e completato nel 1866,
venne progettato dall’architetto romano Virginio Vespignani
(fu decorato all’interno da pregevoli stucchi dorati, oltre
ad ospitare dipinti di Cesare Fracassini e di Annibale
Angelini). Verso il 1850 era quindi la volta dei restauri
del Teatro Comunale di Gubbio (costruito e decorato già
nel 1713-1736); a Spoleto, nel Teatro Nuovo o Massimo
(1854-1864), realizzato con l’abbattimento dell’antico
monastero di Sant’Andrea, Ireneo Aleandri proponeva un
linguaggio classicistico, «stemperato però nel gusto Purista
della Scuola Romana», con l’ampia sala scandita da cinque
ordini di palchi (decorata da Giuseppe Masella e Vincenzo
Galassi); nel 1858 da Giovanni Caproni veniva rifatto, con
tre ordini di palchi, il teatro «C. Caporali» di Panicale, già
elevato nel XVII secolo.
Spoleto, teatro Nuovo, la sala (Ireneo Aleardi, 1853)
MATERIALI
Vetro, motore
di sperimentazione
e immancabile
presenzialista
di Franco Laner
Il disegno dello straordinario Crystal Palace, realizzato a Londra per la
prima Esposizione universale in poco più di quattro mesi!
Architetto, Laner è professore ordinario diTecnologia dell’architettura
ed insegna presso l’Università Iuav di Venezia.
La sua attività di ricerca riguarda la storia della tecnologia,
sistemi costruttivi antisismici, sperimentazione di materiali
edili, in particolare legno e laterizio, in quanto è sperimentatore
del Laboratorio Ufficiale prove dell’Iuav. In quarant’anni di
attività di ricerca, ha pubblicato memorie ed articoli, circa 400,
fra cui diversi libri.
Nel titolo ho cercato di sintetizzare due caratteristiche, di
cui il vetro in architettura è evocatore.
La prima. Le sue molteplici proprietà e tipologie hanno
sempre scatenato una miriade di applicazioni ed anche
oggi è il materiale che induce ad applicazioni innovative e
all’invenzione. La seconda, che non vi è costruzione dove
il vetro non ci sia e con cui il progettista non si debba
confrontare. Esagerando, la storia dell’architettura, a partire
dal 1200 ad oggi, coincide con la storia del vetro.
Si capisce subito come sia difficile, se non impossibile,
ridurre a poche cartelle un discorso su questo materiale:
sarebbe come voler condensare in poche righe la storia
stessa dell’architettura!
La capacità di stirare questa materia amorfa, che è la pasta
di vetro (silice fusa), ha segnato un vero e proprio cambio
di paradigma architettonico, a cominciare dalle vetrate delle
cattedrali gotiche.
Un altro epocale cambio è identificabile nel Crystal
Palace, realizzato in occasione dell’Esposizione universale
di Londra del 1851.
46
Ho scelto, non senza incertezza, questi due momenti,
perché per me, appunto, epocali. Altre strade potevano
essere seguite, come l’impiego del vetro nell’opera di un
architetto contemporaneo. Ad esempio Renzo Piano, nelle
cui realizzazioni il vetro è stato coniugato in modi sempre
nuovi e caratterizzanti le sue architetture.
Oppure si potrebbero analizzare le ultime grandi
performance costruttive. L’Expo di Shanghai letta
attraverso gli involucri e le trasparenze, a cominciare
proprio dal Padiglione Italia, avrebbe potuto ben illustrare
l’attualità dell’impiego del vetro.
Pensando al carattere di GEOCENTRO/magazine, che, tra
l’altro, ha in sé l’obiettivo di pedagogia tecnica e strumento
di aggiornamento professionale, mi ero altresì concentrato
nell’intento di evidenziare come le grandi potenzialità del
vetro potessero indurre a compiere errori, con la speranza
che la bellezza del vetro li occultasse! L’argomento lo riservo
per un discorso più generale sul concetto di sostenibilità
in architettura e per ora mi limito solo ad una semplice
constatazione: il vetro per mantenere il requisito della
trasparenza, deve essere pulito. È infatti impossibile non
prevedere la semplice e necessaria operazione di pulizia
periodica. È ben vero che la tecnologia è in grado oggi
di offrire soluzioni ad ogni difficoltà, ma i costi di
manutenzione sono decisivi. La pulizia delle cuspidi
della Fiera di Milano, a Rho, di Massimiliano Fuksas è
paradigmatica di questo aspetto e di come sia necessario
prevedere la manutenzione in fase progettuale. Altrimenti
i costi di pulizia salgono alle stelle!
Per il risparmio energetico, ricordiamoci che il nostro è pur
sempre un Paese mediterraneo e la relazione sole/involucro
edilizio è sempre stata risolta con la riduzione all’indispensabile
del rapporto superfici vetrate/area stanza. Le grandi vetrate
lasciamole all’edilizia nordica, dove c’è fame di luce e sole e
cerchiamo di non trasformare i nostri edifici in serre, tal che
già ad aprile bisogna accendere i condizionatori!
Occupiamoci dunque dei due argomenti scelti.
Tutti noi abbiamo negli occhi i colori vivaci e magici delle
vetrate gotiche, trapassate dalla luce, dalla verità. L’impatto
emotivo è forte e si ha la sensazione di trovarci al cospetto
della manifestazione del divino. Dietro questa applicazione
del vetro c’è arte e sapienza mirabile, come ci spiega Vasari
nell’introduzione a “Le vite dei più celebri pittori, scultori e
architetti”, precisamente nel capitolo XVIII (Del dipingere le
finestre di vetro e come elle si conduchino co’ piombi e co’
ferri, da sostenerle senza impedimento delle figure). Riprendo
qualche riga per illustrare il difficile magistero tecnico che la
realizzazione di una vetrata policroma comporta.
... A condurre questa opera, bisogna avere un cartone disegnato,
con profili, dove siano i contorni delle pieghe dei panni e
delle figure, i quali dimostrano dove si hanno a commettere
i vetri. Di poi si pigliano i pezzi de vetri rossi, gialli, azzurri
e bianchi, e si compartiscano secondo il disegno per panni o
per carnagioni, come ricerca il bisogno. E per ridurre ciascuna
piastra di essi vetri alle misure disegnate sopra il cartone, si
segnano detti pezzi in dette piastre posate sopra il detto cartone
con un pennello di biacca. E a ciascun pezzo s’assegna il suo
numero, per ritrovargli più facilmente nel commettergli…
Fatto questo per tagliarli a misura, si piglia un ferro appuntito
affocato, con la punta del quale avendo prima con una punta di
smeriglio intaccato alquanto la superficie dove si vuole cominciare,
e con un poco di sputo bagnatovi, si va con esso ferro lungo què
dintorni, ma alquanto discosto ed a poco a poco, movendo il
predetto ferro, il vetro si inclina e si spicca dalla piastra…
Dipinti che sono i vetri, vogliono essere messi in una tegghia di
ferro, con un suolo di cenere stacciata e calcina cotta mescolata;
ed a suolo a suolo i vetri parimenti distesi e ricoperti dalla
cenere istessa, poi posti nel fornello, il quale a fuoco lento poco
da Renzo Piano,“Giornale di bordo”, 1997
Renzo Piano. La sua produzione architettonica è caratterizzata da innovativi impieghi del vetro.
Nel 2001 realizzò al porto di Genova la “Biosfera”, bolla di acciaio e vetro di 20m di diametro.
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SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Samuel Wantman
Il carrello ideato da Paxton per la posa delle lastre di vetro del Crystal Palace:
80 operai riuscirono a posarne 18.900 in una settimana.
Vetrata della Cappella
Schwarzenberg della Cattedrale
gotica di Praga.
Progettata da Max Svabinsky, artista
ceco del Novecento per completare
le parti incompiute della cattedrale,
è stata eseguita con le tecniche
che ebbero inizio con le Cattedrali
francesi di Saint Denis e Chartre,
inserendo felicemente l'art noveau
nel contesto gotico.
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e completamente nuovo nella funzione e nella forma
inconsueta, ha anticipato l’architettura del Novecento e la
chiarezza formale dei progetti dell’International Style.
L’apprezzamento degli aspetti estetici ha messo in ombra le
innovazioni strutturali, che di fatto furono allora adottate.
Furono messi in opera 83.610 mq di lastre di cristallo. Per
agevolare la loro posa in opera, Paxton progettò dei carrelli
mobili che si muovevano lungo le linee di gronda di legno.
Con questo sistema 80 uomini poterono mettere in opera
18.900 pannelli di vetro in una settimana! Alcuni elementi
strutturali furono presollecitati fuori opera, anticipando il
principio della precompressione attuato a metà novecento da
Eugene Freyssinet.
Un bellissimo articolo di Folke T. Kihlsted su Le Scienze del
dicembre 1984 evidenzia le tante innovazioni tecniche del
Crystal Palace a cui siamo debitori.
All’interno del Crystal Palace furono esposte meraviglie
botaniche, provenienti dalle colonie inglesi. Anche un
gigantesco baobab ed ancor oggi c’è da chiedersi come
riuscirono a sradicarlo, trasportalo e ripiantarlo!
Il suo contributo all’architettura fu analogo – come ricorda
lo storico H.R. Hitchcock – a quello fondamentale dato da
Henry Ford ai moderni metodi industriali.
Per la sua importanza metterei il Crystal Palace di Paxton
accanto all’Abbazia di Saint Denis voluta dall’abate Suger.
Edifici epocali caratterizzati, appunto, dal vetro.
Dave Cameron
a poco riscaldati, venga ad infocarsi la cenere e i vetri, perché i
colori che vi sono su infocati, irruginiscono e scorrono e fanno
la presa sui vetri…
Fatto ciò si buttano i piombi in certe forme di pietra o di ferro,
i quali hanno due canali cioè da ogni lato uno, dentro al quale
si commette e serra il vetro…
Di quest’arte – prosegue Vasari – hanno lavorato meglio i
Fiamminghi e i Franzesi. Prototipo e modello dell’architettura
gotica, periodo di massimo splendore delle vetrate, è la
cattedrale di Saint Denis e la più famosa è quella di Chartres,
entrambe costruite all’inizio del 1200.
Seicento anni dopo, Londra 1851, un’altra innovativa
applicazione del vetro segnerà l’architettura fino ai nostri giorni.
Per la prima Esposizione universale e per iniziativa del
principe Alberto, fu indetto un concorso per la realizzazione
del Palazzo delle Esposizioni ad Hyde Park.
Vinse il progetto di Joseph Paxton, giardiniere e progettista
di serre.
Egli ideò un sistema di prefabbricazione modulare di telai di
ferro e vetro e coprì un’area di 71.800 mq in sole 17 settimane!
Il Crystal Palace, così denominato, dopo alcuni anni
dall’Esposizione fu smontato e rimontato sulle pendici
orientali di Sydenham Hill. Fu distrutto da un incendio nel
1936. L’edificio non fu solo l’archetipo dell’architettura di
ferro e vetro, bensì è fra gli edifici di tutti i tempi che hanno
esercitato la maggior influenza. Innovativo nella struttura
Il salotto di Milano: la Galleria Vittorio Emanuele II progettata dall’architetto Giuseppe Mengoni. La copertura è figlia del Crystal Palace.
49
RESTAURO
“Il più piccolo
teatro all’italiana
del mondo”
La definizione è dell’Architetto Gian Luigi Sylos Labini, autore
del progetto preliminare per il recupero del Teatro Cittadino di
Noicattaro oggi in stato d’abbandono. Progetto commissionatogli
dalla delegazione di Bari del Fai (Fondo Ambiente Italiano) e
da questa donato all’Amministrazione comunale del piccolo centro
pugliese quale contributo per favorire gli interventi di restauro
del Teatro il cui valore storico e architettonico è chiaramente
documentato nell’illustrazione del progetto che proponiamo.
Noicattaro, Teatro Cittadino: vista interna del palcoscenico
Il Teatro Cittadino trova origine all’interno di un ex “Trappeto”
detto “del Carmine”, che il Comune di Noja incamera nei
primi anni dell’800 dai Duchi Carafa, a seguito della legge
napoleonica sull’abolizione della feudalità.
Nel 1850 il Trappeto, fra l’altro detto del Carmine in quanto
ubicato lungo la via che portava al Convento dei Frati
Carmelitani, era tenuto in gestione dal Sig. Bari, daziere per
il consumo del vino; nel 1862 viene affidato al Sindaco, a
seguito dei mancati pagamenti del canone di affitto da parte
del Bari.
Le prime notizie locali riguardanti un ambiente adibito a
Teatro risalgono al 1828, quando viene concesso ad un gruppo
di giovani del ceto colto la possibilità di mettere in scena alcune
produzioni in una sala del refettorio del Carmine.
Il primo documento in cui compare il Teatro Cittadino risale
invece al 15 novembre 1867, quando il primicerio De Mattia
e i canonici De Donna e Locoppola chiedono al Comune di
acquistare il “trappeto” o “teatro cittadino”, sul quale insistevano
le loro abitazioni.
Già un anno prima, nel 1866, si era fatta richiesta per lavori
di consolidamento della volta del trappeto; in quella occasione
erano state realizzate sottovolte e piedritti di rafforzamento,
secondo la proposta del tecnico comunale Architetto Francesco
Paolo Nitti.
La riconversione del trappeto a teatro cittadino si colloca
all’interno di un vasto panorama di interventi pubblici, fra
50
i quali la sistemazione del Comune nell’ex Convento dei
Carmelitani (Arch. Nicola Carelli, 1850) e la realizzazione di
nuove strade.
La proposta viene accolta all’unanimità dal Consiglio
Comunale, “mancando questo municipio” si legge testualmente
“di Teatro e di una sala conveniente per i comizi”.
Con la delibera consiliare del 20 marzo 1869 si istituisce
ufficialmente il Teatro Cittadino; due anni prima l’Esattore
Fondiario Francesco Positano aveva elargito a favore del
Municipio la somma di £ 1.700,00 per i lavori di riconversione
del trappeto in teatro. Fu allora deliberato (30 Novembre
1867) che l’opera sarebbe stata compiuta con quelle somme,
in economia, e sotto la direzione del Nitti; si legge infatti
testualmente del mandato conferito alla Giunta Municipale
“a procedere a tutte quelle innovazioni e restauri che saranno
creduti necessari ed opportuni sotto la direzione dell’ingegnere
Municipale signor Nitti”.
Nella corrispondenza dell’epoca tra il Sindaco e il Prefetto si
descrive il trappeto come “un vasto pianterreno con volta a tufi e
muri laterali di antichissima e solida costruzione” e si fa cenno di
lavori che avrebbero caratterizzato l’intervento e che sarebbero
consistiti nell’approfondimento del locale e nella costruzione
del palcoscenico e dei palchetti, i quali sarebbero poi stati
decorati con carta da parato e pittura.
L’apertura del teatro portò a Noicattaro numerose compagnie
e artisti di varie regioni.
Nel 1881 vennero effettuati lavori per assicurare la pubblica
incolumità e, in questa occasione, venne fornita una
descrizione del teatro fatta dai muratori incaricati: un locale
composto da un piano terreno con platea e palcoscenico,
doppio ordine di palchi (prima fila con 10 palchi, seconda fila
con 9 palchi) e piccionaia; due scale in pietra di collegamento
fra la platea e i palchi, una scala in legno di accesso esclusivo
al palco di rappresentanza del sindaco, due finestre per
l’illuminazione della sala.
A partire dal 1885 la sala venne chiusa al pubblico e destinata
alla banda cittadina. Il comune lamentava lo scarso numero
di abbonamenti e la mancanza di pubblico, più attratto da
funzioni “chiesastiche” che da rappresentazioni “profane”.
Agli inizi del ‘900 il teatro viene definitivamente interdetto;
risulta infatti privo delle adeguate condizioni di sicurezza, così
come emerge dalle ispezioni della Questura. Successivamente
la struttura, affidata al Signor Giacomo Di Pierro, viene
utilizzata come cinematografo. Risale al 1912 il verbale della
visita effettuata da una commissione di vigilanza per verificarne
le condizioni di sicurezza; a questo proposito viene fornita una
più circostanziata e preziosa descrizione del teatro:
• il portone di ingresso dà accesso ad un ballatoio precedente la
scala che scende nella platea, ampia e in pietra tufacea;
• lateralmente si apre, a destra di chi entra, un’altra porta che
va dal palcoscenico tutto in fabbrica con ampia finestra posta
a circa due metri di altezza e che affaccia sul giardino dei sigg.
Bari e Didonna;
• dal palcoscenico, a destra di chi guarda in platea, un’altra
porta è stata aperta per comunicare con la prima fila dei
palchi, e dal palco n. 1 di rappresentanza, una scala di tufo
dà libero transito a coloro che salgono e scendono in platea;
• dalla platea circondata da un corridoio largo circa un metro,
ove sono appena situate 60 sedie fra le quali può liberamente
circolarsi, con una scala in tufo si accede ai palchi di 1° fila da
un lato e 2° fila dall’altro in modo che le persone non possano
agglomerarsi;
• ai palchi a ridosso del palco n.5 si apre una larga uscita di
sicurezza e la porta da accesso nel giardino del sig. Bari e
sull’atrio del gran portone del sig. Didonna;
• la volta e il pavimento del teatro sono tutte in muratura, come
anche di muratura sono rivestite il palcoscenico ed i palchi che
sono tutti aperti e comunicanti tra loro, in modo che si ha una
liberissima circolazione tra gli spettatori;
• il sistema della illuminazione da gas acetilene è stato riformato
a luce elettrica.
I primi susseguenti restauri sono da ascriversi al clima culturale
diffuso dalle autorità fasciste, che consideravano il cinema e
il teatro strumenti per “educare” le masse, anche attraverso la
proiezione di filmati dell’Istituto Luce o svolgendo comizi.
Il restauro, in seguito al deperimento causato dall’utilizzo
del teatro come cinematografo, viene patrocinato dall’Opera
Nazionale del Dopolavoro e terminato nel 1935. Risale a
questi anni il nome di “Sala dell’Opera Nazionale Balilla”; si
tratta di interventi di miglioramento strutturale dei solai del
primo ordine, consistenti nell’adozione di travetti e mensole
integrative in acciaio e nel cerchiaggio dei nodi candela traverso al secondo ordine.
Il Presidente del Comitato Balilla, che promosse il restauro,
forniva una oculata descrizione del teatro (Bollettino della
Madonna della Lama n.1 anno 1976 – Il “Teatro Cittadino”
di Sebastiano Tagarelli): “ il teatrino – sufficiente a quell’epoca
a contenere 150 spettatori..., progettato a ferro di cavallo, fu
realizzato con posti di platea dal palcoscenico al corridoio in
giro, sotto i palchi, e fu occupato, per un buon terzo dell’area
totale, da adatto palcoscenico, alto circa un metro dalla cavea,
e chiuso da un telone in velluto nella cornice tra i due palchi
estremi del ferro di cavallo. I quali furono costruiti in due
ordini, in forte struttura di legno, con accesso distinto per due
scalinate con gradini di pietra: l’uno per la prima fila, composta
dal palco centrale, di due laterali e di tre ordinati contigui
sull’ala sinistra, con quattro sulla destra, poiché l’ultimo di
questi, riservato alle Autorità n’era separato, con una scaletta in
ferro, a chiocciola, dalla platea – e l’altr’ ordine, sovrastante al
primo, ad uso esclusivo dalla “piccionaia”. I palchi s’affacciavano
in platea a mezzo d’avancorpi a balconate, divisi da colonne,
come rispettati, e tutti estremamente rivestiti allora di vernici
policrome e di fregi indorati, con poggiali imbottiti di crine in
manicotti di cuoio. Il palcoscenico, proporzionato all’ampiezza
del teatro, aveva sul tavolato di pavimentazione tre botole, una
delle quali immetteva da una estremità extra telone di fondo, a
mezzo scala di pietra, nel vano sottostante, in cui erano sistemati
gli spogliatoi distinti, per attori ed attrici, da quelli ricavati
nello spessore delle pareti del palcoscenico stesso, e la pedana con
conchiglia in legno, avanti per il posto del suggeritore; le altre due
botole, di dimensioni ridotte, servivano sul palco ad eventualità
di sceniche rappresentazioni. Si scendeva al teatro per alcuni
scalini e sul pianerottolo superiore era sistemato il botteghino dei
biglietti e su quello inferiore erano: sulla destra l’accesso riservato
al palcoscenico – sulla sinistra l’ingresso alla sala ed ai palchi;
l’uno con porta a chiave e l’altro con adatta tenda di velluto”.
Noicattaro, Teatro Cittadino: tracce dei cromatismi originali
51
ANNO II
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Fino al 1940 il teatro ospita il frutto del fervore culturale
fascista, ma lo scoppio della II Guerra Mondiale interrompe
qualunque attività, innescando un immediato processo di
deperimento delle strutture sceniche.
Il dopoguerra vede la sala ospitare sporadiche produzioni
teatrali, peraltro concesse con difficoltà in quanto il teatro,
come attesta un documento del sindaco Guarnieri del 1944, è
privo delle uscite di sicurezza prescritte dalla legge.
Con l’inaugurazione, nel 1948, del nuovo Cinema Teatro
“Adriatico” in via Principe Umberto, la storica struttura viene
definitivamente declassata, utilizzata per ospitare funzioni
improprie come sala per la banda cittadina o sede per la squadra
di calcio U.S. Noicattaro.
Si ricomincia a parlare del teatro solo negli anni ‘70, con le
prime amministrazioni di sinistra e grazie al contributo di
personalità sensibili alla cultura e al rinnovamento sociale,
ma soprattutto grazie alla costituzione del Consorzio Teatrale
Pugliese, volto alla valorizzazione, anche attraverso incentivi di
tipo finanziario, degli stabili teatrali ottocenteschi.
In quest’ottica l’amministrazione affida all’Architetto barese
Mauro Scionti il progetto di restauro e ripristino del teatro
cittadino, con la motivazione che “mancano locali adibiti a
pubbliche riunioni e manifestazioni oggi tanto sentite in modo
particolare dai giovani”. Il progetto viene presentato nel 1977
e prevede:
• l’utilizzo di una delle due finestre come uscita di sicurezza
verso il cortile adiacente;
• di collegare teatro, cortile e gli ambienti coperti utilizzati come
bar per realizzare un’unica grande struttura polivalente;
• di recuperare l’architettura della sala e le strutture lignee;
• di coprire il cortile con una struttura spaziale e suddividerlo
secondo le necessità con pareti mobili;
• di ubicare negli ambienti del bar la hall e i servizi igienici.
La realizzazione, che sarebbe stata subordinata all’acquisizione
di ambienti non appartenenti al Comune, non ebbe seguito
a causa delle difficoltà concernenti le connesse procedure di
esproprio ed allo scarso interesse della politica nei confronti dei
problemi sociali e culturali della città.
L’analisi tipologico - comparativa
Il teatro cosiddetto “all’italiana” è il prodotto di un tipo
specifico di rappresentazione, il melodramma, affermatosi
in Italia tra il Settecento e l’Ottocento. La sala all’italiana
viene ad affermarsi tipologicamente dopo la metà del
Settecento, seguendo un processo iniziato intorno alla
metà del XVII secolo: la cavea o sala, destinata al pubblico,
inizia a distinguersi nettamente dal palcoscenico e un arco
di proscenio separa le due aree. Esempi paradigmatici di
questo significativo passaggio sono i teatri Apollo e Argentina
di Roma, ma già agli inizi del Seicento, quando nel teatro
Farnese di Parma viene definita la netta contrapposizione
tra cavea e palcoscenico tramite l’arco scenico, il prototipo
prende corpo.
52
Noicattaro, Teatro Cittadino: scorcio della piccionaia
La successiva definizione della sala a palchetti è “figlia del suo
tempo e specchio di una società rigorosamente suddivisa in classi”
(Battistelli, 1983).
Agli occhi dell’osservatore si materializza un autentico
spettacolo che si articola nelle splendide architetture in legno
dei palchetti, distribuiti su due o più ordini, negli stucchi
e negli affreschi che decorano i plafoni di copertura della
platea. Il teatro è lo spazio del confronto, della relazione
tra le classi nobili ma anche destinato a borghesia e plebe,
opportunamente separati dall’apparato dei palchi.
Ogni teatro racchiude in sé una propria bellezza,
indipendentemente dalla dimensione: si passa da teatri maestosi
a strutture dalle dimensioni contenute, che possono essere
descritti come dei veri e propri gioielli che, in proporzione,
riproducono le caratteristiche peculiari della meravigliosa
architettura dei teatri all’italiana, le stesse attenzioni estetiche, i
medesimi accorgimenti acustico-strutturali (cfr. ad es. il teatrino
della Villa Giustiniano Odescalchi a Bassano Romano).
È il caso del Teatro Cittadino di Noicattaro che, nei suoi 120
metriquadrati circa di superficie e nei due ordini di palchi, si
colloca all’interno di un vasto panorama architettonico che vede
protagoniste piccole sale, molte recuperate nel loro splendore
originario nei territori umbro e marchigiano e che costituiscono,
nel nostro percorso, un efficace termine di paragone.
La principale difficoltà nel recuperare un’architettura di
queste caratteristiche sta nel trovare una sintesi ottimale tra
conservazione ed esigenze di sicurezza dettate dalla normativa
vigente. La soluzione non può comunque prescindere da
un’attenta conoscenza del manufatto e dunque, a tale scopo,
risulta essenziale un raffronto storico - tipologico con esempi
di sale all’italiana diffuse sul nostro territorio.
La fabbrica teatrale può essere scomposta in tre sottosistemi
costruttivi: un involucro esterno in muratura (laterizia o pietra),
la chiusura orizzontale dell’involucro con un sistema di plafoni
per la maggior parte dei casi a cameracanna, il sottosistema in
legno dei palchi, della platea e del palcoscenico.
La struttura dei palchi è definita da un sistema intelaiato di
pilastrini (candele) e traverse di legno che ne determinano
la forma; gli orizzontamenti e il calpestio sono costituiti da
solai in legno e tavolato. Alcuni teatri in legno, a causa del
posizionamento spesso casuale di travi e travicelli, promanano
un’immagine di provvisorietà, in contrasto con la ricchezza
dell’apparato decorativo; nel nostro caso, ogni travetto è invece
ordinatamente posato in corrispondenza delle mensole della
cornice del primo ordine e dei dentelli del secondo.
Dall’osservazione dell’ordine architettonico, benchè oggi mutilo
in corrispondenza del proscenio, si può affermare che il teatro
in esame non ricadrebbe nella tipologia definita dal trattato del
Carini Motta (1676) a “palchetti congionti al proscenio”.
I pilastri, a base esagonale, che sorreggono il primo ordine non
seguono la stesura dell’ordine architettonico convenzionale.
Questo carattere, che potremmo definire “eclettico”, è
probabilmente da attribuire alla scuola napoletana dove
l’Architetto Nitti, progettista del teatro, si forma verso la metà
dell’Ottocento (si laurea presso la Regia Università di Napoli
nel giugno 1851); sono anni in cui viene promossa l’idea
di “varietà” del Milizia, si intensificano i viaggi verso mete
esotiche, si riconsiderano tutti i modelli stilistici storici.
Il disegno della sala è strettamente subordinato alla
preesistenza dell’involucro, appunto il Trappeto del Carmine;
in relazione alle proporzioni tra gli assi geometrici, si può
ricondurre la pianta allo schema a U, che, nella casistica
iconografica, è quello che maggiormente aderisce alle pareti
di ambito. Insieme alla pianta a U, fino a che l’edificio
teatrale non raggiunse la sua autonomia tipologica, la pianta
a V (aperta verso la scena) e quella a campana, inventata dai
Bibiena, erano le tipologie più ricorrenti. Solo dalla metà
del Settecento avrebbero cominciato a diffondersi le piante
a ferro di cavallo, ellittica, ovale e semicircolare. Il teatro
di Noicattaro costituisce pertanto un’eccezione in questo
panorama, dal momento che conserva ancora la pianta a U
di vecchia concezione, sebbene intenda forse accennare alla
disposizione a ferro di cavallo, della quale non segue affatto
la costruzione geometrica, attraverso il profilo di una spezzata
leggermente convergente verso l’arco di proscenio.
I palchi, della larghezza di metri 1,50 circa, sono raffrontabili
con le tipologie originariamente dimensionate per 4-6
spettatori, con una larghezza che varia da metri 1,30 a 2 metri;
l’altezza degli ordini si riduce progressivamente dal primo (2,25
m), al secondo (2 m), fino al terzo (1,70 m).
Il sistema dei palchetti può essere considerato un sottosistema
una propria identità tipologico - costruttiva.
Da un raffronto con altre sale teatrali dai connotati simili (es. il
Teatro Pergolesi di Jesi), l’ordine dei pilastri potrebbe poggiare
su un corrente a sua volta posato su di un muretto di pietrame,
per preservare il legno dall’umidità; questo sistema, detto della
“trave posata in piedi”, consente al tempo stesso di distribuire i
carichi in maniera più omogenea e non solo puntualmente. Le
candele salgono ininterrotte fino all’ultimo ordine dei palchetti,
secondo la raccomandazione del Breymann; ad ogni ordine di
palchetto le candele sono collegate tra loro dalle traverse, dotate
di supporti intermedi costituiti da mensole. Sempre in virtù di
ragionamenti analogici, è probabile che nel nostro caso il nodo
candela-traversa sia realizzato a “dente e mortisa”. I travetti dei
palchi al momento sono incassati nel muro d’ambito, ma le
prescrizioni del Rondelet consigliano l’adozione di “filarole”,
ovvero di dormienti su cui poggiare i travetti, ed anche di fare
respirare il legno con alloggiamenti a camera d’aria.
Il plafone di copertura è portato dal sistema ligneo dei
palchetti, coerentemente alla tipologia con loggione a
galleria, che consente ai pilastrini di vincolarsi alle centine
del soffitto; si differenzia perciò dallo schema con loggione
a balconata, che vede il plafone vincolato alla muratura
perimetrale e i pilastrini che si interrompono all’altezza del
piano di calpestio. Le candele, nel nostro caso, proseguono
oltre il punto di collegamento con le centine di plafonatura.
Queste ultime sono conformate ad arco e disposte a raggiera;
all’intradosso sono chiodate stuoie di canne intrecciate
intonacate. Il soffitto ha una grande importanza a livello
acustico e la sua conformazione non è affatto casuale; rispetta
infatti la manualistica del Patte (1792), secondo la quale “…
perché le volte siano veramente vantaggiose all’armonia, bisogna
che abbiano poca concavità, o per lo meno che siano disposte
in modo da rimandare il suono direttamente verso gli uditori,
e senza che esso possa riflettere più volte nel loro interno avanti
d’arrivare ai loro orecchi”…”che il soffitto rimanga sospeso…
studiando di lasciare un vuoto di circa 1 piede tra il soffitto
superiore e inferiore”…”si abbia la mira di non ammettere in
un soffitto figure od ornati in rilievo”.
Anche l’arco scenico, in legno, che conchiude il soffitto della
sala, pare seguire le prescrizioni del Carini Motta, secondo le
quali sarebbe opportuno, per espandere meglio la voce, un
arrotondamento degli angoli della bocca d’opera e un’altezza
della bocca del proscenio maggiore di quella della bocca
d’opera. La sua superficie deve essere quindi opportunamente
inclinata per garantire le adeguate riflessioni. Importanti sono
Noicattaro, Teatro Cittadino:
apertura esistente verso l'esterno, dal palcoscenico
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ANNO II
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SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Il Teatro della Concordia sembra essere il gemello del teatro
nojano, in termini di proporzioni, superfici, numero di palchi,
struttura lignea; diventa chiaramente un modello efficace di
riferimento non solo a livello architettonico ma anche per il
recupero funzionale.
Noicattaro, Teatro Cittadino: schema costruttivo dell'apparato ligneo
i palchi al di sotto dell’arco, in quanto assorbono le prime
riflessioni laterali e ne minimizzano l’effetto.
Si evince come l’architettura di questo piccolo gioiello teatrale
nojano sia stata attentamente studiata secondo le prescrizioni
della manualistica del tempo; questa costituisce una prima
basilare motivazione per procedere con un intervento di
conservazione di un manufatto di indiscutibile valore, che
racchiude nelle sue piccole dimensioni, la storia del teatro
all’italiana.
Numerosi sono i casi di recupero e ripristino di antiche sale
teatrali; basti pensare, in Puglia, al Teatro Van Westerhout
a Mola di Bari o al Traetta di Bitonto; si tratta di piccole
realtà ma al contempo solido riferimento sociale e culturale
per quelle comunità. Sorprendente però è stato il raffronto
con il Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio
(PG), definito con lo slogan “il più piccolo del mondo” in
quanto fedele e riuscita riproduzione in miniatura dei grandi
teatri italiani ed europei: una intelligente via di mezzo fra gli
allestimenti teatrali cinquecenteschi in ambienti preesistenti
ed il tipico teatro all’italiana. Inaugurato nel 1808, è dedicato
alla concordia tra i popoli dell’ Europa post rivoluzionaria; i
caratteri distintivi sono:
• la struttura dei palchi interamente lignea, la cui cassa
armonica rende alla sala la musicalità acustica;
• la spazialità della platea, che mantiene la forma rettangolare
della sala negando la perimetrazione a ferro di cavallo;
• la poligonale ansata dei palchetti;
• la mancanza del loggione.
A seguito dei restauri il teatro conta un atrio di 29 metriquadrati,
una sala di 68 metriquadrati, una scena di 50 metriquadrati e
vi è stabilita una capienza massima di 99 posti.
54
Il recupero e le sue finalità
La consapevolezza di attraversare un momento esistenziale e
culturale in cui “le identità, pur in un contesto generale sempre
più allargato, si caratterizzano e diventano sempre più distinte”
(Principi per la conservazione ed il restauro del patrimonio costruito Carta di Cracovia 2000, Preambolo), attribuisce ad ogni comunità
la responsabilità diretta “dell’identificazione e della gestione del
proprio patrimonio”, individuato lungo i percorsi di una memoria
collettiva e, primariamente, attraverso processi conoscitivi utili
all’acquisizione del proprio passato alla coscienza comune.
I “singoli elementi del costruito”, a qualunque scala e negli
ingranaggi della dialettica dei tempi, si fanno così “portatori”
dei valori di quel patrimonio comune, assumono il ruolo di
monumento ovvero di testimonianza di una specificità, sono
rappresentazione icastica di una storia: divengono oggetti di
identificazione collettiva e, come tali, vanno tutelati.
Il Teatro Cittadino di Noicattaro costituisce certamente una
espressione ragguardevole del patrimonio culturale locale,
un “supporto della memoria” ricco non solo di valenze
architettoniche ed artistiche intrinseche ma anche strumento
evocativo di una identità collettiva, richiamo di valori passati
che costituiscono “comune riferimento di valori presenti.”
A proposito di valori passati, da reperirsi “nell’autenticità del
monumento”, ove per autenticità si intende “la somma dei
suoi caratteri sostanziali, storicamente accertati, dall’impianto
originario fino alla situazione attuale” (Carta di Cracovia 2000,
Definizioni) e di valori presenti, quaranta e più anni fa Roberto
Pane così scriveva: “Esiste un’antichità che è stratificata in noi
stessi e che va considerata come premessa e condizione di ogni
nostro divenire. Ora, si può dire che la nostra stratificazione
psicologica trovi la sua testimonianza o, se si preferisce, il suo
riflesso, in quella del centro antico. Così la vera e più intima
ragione del nostro amore per le testimonianze del passato
nasce proprio da questa immedesimazione e non da un
estrinseco compiacimento verso immagini irripetibili. Perciò
è stato giustamente detto che la città ha bisogno di conservare
la memoria di se stessa, allo stesso modo che ne ha bisogno il
singolo uomo” (L’antico dentro e fuori di noi, 1966).
Centro Antico o ambiente naturale, entità architettonica o
urbanistica o paesaggistica oppure singolo manufatto che sia,
è indubbio che un processo evolutivo che risulti culturalmente
e socialmente significativo debba passare attraverso il recupero
della memoria del luogo, che è spazio fisico e mentale - ed
anche spazio del cuore - e che la sopravvivenza di ogni racconto
non possa prescindere innanzitutto dalla conservazione
materiale del contestuale patrimonio culturale, da concepirsi
in modo che ogni elemento, riconosciuto come appartenente
un bene culturale in risorsa materiale, senza snaturarne i
contenuti, intrecciando i processi innovativi al patrimonio
storico-architettonico, artistico, all’ambiente, alla qualità del
paesaggio: in generale, alle specificità dei luoghi (soft economy).
Noicattaro, Teatro Cittadino: il palco di rappresentanza
a quel patrimonio, non perda il suo valore testimoniale e le sue
espressioni di vissuto.
Estendendo perciò il concetto di “bene infungibile” oltre gli
aspetti strettamente “tecnici” di tipo economico e sociale, si
può affermare che il patrimonio culturale è un “complesso
di opere dell’uomo”, che presentano interessi artistici, storici,
archeologici o etnoantropologici, non sostituibile da altri beni
simili; per questa ragione il vigente Codice dei Beni Culturali e
del Paesaggio ne impone la conservazione: “Lo Stato, le regioni,
gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed
istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la
conservazione dei beni culturali di loro appartenenza” (Art. 30,
comma 1). Inoltre: “I beni culturali non possono essere distrutti,
deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il
loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio
alla loro conservazione (Art. 20, comma 1).
Ma al di là degli obblighi e dei divieti, delle cogenze normative
che pure impongono un’attenzione amministrativa ed una
programmazione mirata, un patrimonio monumentale
ben conservato e soprattutto fruito costituisce un efficace
parametro di lettura del livello socio-culturale di una comunità,
un’occasione di miglioramento della qualità collettiva della vita
ed anche di sviluppo economico, là dove si riesca a commutare
Analisi descrittiva dello stato dei luoghi e del degrado
Al momento la struttura risulta in stato di abbandono.
Riguardo ai locali da acquisire, il cortile adiacente contiene
una sottoposta cisterna, mentre gli ambienti che dovrebbero
costituire l’indispensabile collegamento fra l’area del cortile
e l’atrio del Palazzo Antonelli-Santoro, sono attualmente
utilizzati come deposito di una contigua attività commerciale.
L’intero impianto soffre di mancata manutenzione e le strutture
residue sono in generale obsolete e parzialmente minate da
manomissioni e guasti; l’area più compromessa è quella del
palcoscenico, che è completamente distrutto in ogni sua parte,
fino a comprendere la zona congiunta dell’arco scenico. In
particolare, a seguito di quest’ultima mutilazione, il nodo quinta
di proscenio-pianerottolo di accesso alla sala dalla scala principale
risulta illeggibile ed alterato. Resta però individuata la quota di
imposta del palcoscenico (alloggiamenti delle travi portanti nei
muri d’ambito), cosa che, unitamente alla documentazione
d’epoca, rende possibile la ricostituzione delle caratteristiche
strutturali originali ed il rapporto con gli altri ambienti.
Il pavimento della sala, costituito da basole di piccolo taglio, e
la ringhiera del ballatoio verso la scala al I Ordine sono ancora
in sito.
Due aperture, a mo’ di bocche di lupo, si aprono verso il citato
cortile con ampi strombi e/o imbotti: una in corrispondenza
del I Ordine, una dalla zona palcoscenico.
Relativamente agli apparati lignei, è stata condotta una
rapida ispezione in situ dei manufatti, nella consapevolezza
dell’incertezza diagnostica relativa a tale procedura, incertezza
principalmente dovuta all’inaccessibilità degli elementi e delle
connessioni dell’opera, soprattutto per la valutazione dei requisiti
prestazionali di ordine meccanico dei singoli componenti lignei,
nonché all’impossibilità di stabilire l’esatta entità del degrado
derivante da aggressioni biologiche. Una prima valutazione
può essere comunque orientata verso la conferma di una buona
durabilità del legno o dei legni presenti, mentre il particolare
microclima dell’ambiente semi-ipogeo, relativamente ventilato,
potrebbe aver garantito un accumulo di umidità interna tale da
non favorire la formazione di muffe, funghi e la creazione di un
ambiente ideale per altri tipi di aggressione; non si sono infatti
rilevati segni significativi di patologie da biodegradazione,
ma solo osservati sporadici e contenuti attacchi pregressi di
insetti xilofagi. Si sono infine rilevate tracce di cromatismi,
presumibilmente originari, comunque da analizzare nella
eventuale successione stratigrafica. L’ambiente si presenta in
uno stato di degrado generale in progressiva accelerazione.
Questo fenomeno è causato sia dallo stato di abbandono per
inadeguatezza funzionale degli ambienti che dalla contiguità
del locale con ambienti esterni in cui si accumula acqua.
55
ANNO II
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SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Non si sono ancora determinate condizioni atte a causare
fenomeni di crisi di elementi strutturali del corpo di fabbrica
dell’involucro e i lavori di rafforzamento della volta in muratura,
documentati nel 1866 e ben visibili nella loro localizzazione e
tecnologia, appaiono ben eseguiti ed ancora validi.
Riguardo a situazioni di degrado localizzato queste sono
originate da presenza di una contigua cisterna per la raccolta
dell’acqua che ha determinato una discreta diffusione
capillare soprattutto nella parte basamentale della muratura a
nord, quella appunto verso il cortile con sottostante cisterna,
causa di degrado igienico e di un ancor più grave degrado
delle malte interstiziali. Non si rilevano quadri fessurativi
significativi.
Il progetto
L’approccio metodologico al progetto di recupero del teatro
è orientato verso una conservazione tipologica, architettonica
e strutturale, del manufatto ed alla sostanziale conferma della
destinazione d’uso originaria.
Si sono pertanto ipotizzate operazioni di restauro non
solo finalizzate a preservare “l’integrità materiale” del bene
medesimo, ma anche a proteggere e a trasmettere i valori
culturali, intrinseci ed estrinseci, dell’opera.
Per quel che riguarda il riuso dell’organismo architettonico,
alla sua conservazione sono connessi interventi che, nel
rispetto dei caratteri sostanziali dell’insieme, garantiscono una
rinnovata fruizione; tali interventi comprenderanno i necessari
miglioramenti strutturali degli apparati lignei e l’inserimento
degli elementi accessori ed impiantistici necessari alle esigenze
dell’uso prefigurato.
La proposta progettuale tiene conto di alcune necessarie
acquisizioni immobiliari da parte del Comune di Noicattaro
e precisamente l’area del cortile esterno a Nord ed alcuni
vani pianterreni di collegamento fra detto cortile e l’atrio del
contiguo Palazzo Antonelli-Santoro.
Misure di sicurezza e numero di persone ammissibili
Per quel che riguarda le problematiche afferenti la sicurezza
degli ambienti storici, definendo il complesso come “locale
di spettacolo e di intrattenimento in genere” e stabilendo
per esso una capienza non superiore a 100 posti, lo si esclude
dall’elenco delle attività soggette al controllo di prevenzione
incendi, ai sensi della L. 966/1965 - D.M. 16/02/1982 - D.M.
05/05/1998; per gli apprestamenti delle misure di sicurezza ed
antincendio si è fatto riferimento al D.M. 19/08/1996.
In particolare, in merito all’esodo, considerando una densità
di affollamento di 0,7 persone al metroquadrato (D.M.
06/03/2001, art. 2), si prevede che:
• la sala, in progetto di metriquadrati 52 circa, ospiti n. 36
posti a sedere, di cui due per diversamente abili;
• il I Ordine, di metriquadrati 49, possa ospitare
comodamente 19 posti a sedere, di cui 6 su sgabelli ed, al
massimo, altri 15 posti in piedi. E’comunque consigliabile,
56
ai fini di una agevole fruizione, stabilire non più di 6 posti
in piedi, oltre i 19 a sedere;
• il II Ordine, di metriquadrati 31, possa ospitare comodamente
6 posti a sedere ed, al massimo, altri 15 posti in piedi. E’
comunque consigliabile, ai fini di una agevole fruizione,
stabilire non più di 4 posti in piedi, oltre i 6 a sedere.
La capienza del teatro avrebbe pertanto un limite massimo
ammissibile di 91 persone, comunque al di sotto dei
100; nell’ipotesi progettuale sono stati individuati per gli
spettatori 71 posti (61 a sedere + 10 in piedi), eventualmente
incrementabili, tenendo però conto dell’ipotetica presenza
aggiuntiva di personale tecnico.
Essendo inoltre il locale con capienza inferiore a 150 persone,
sono sufficienti due sole vie di uscita; nella fattispecie la struttura
avrà 5 vie di esodo, tutte di larghezza pari a due moduli, delle quali
una è costituita dall’ingresso storico (larghezza 140 cm), mentre
le altre quattro sono ricavate nella sezione muraria a ridosso
dell’area esterna del cortile, attualmente di proprietà privata. In
particolare, la sala e il palcoscenico saranno collegati direttamente
agli ambienti ipogei di progetto nell’area del predetto cortile,
mentre le altre due uscite, una per ciascun ordine di palchi,
daranno direttamente all’esterno, in quota o tramite una scala
esterna di raccordo al sistema dei percorsi di esodo.
Le scale, dimensionate a norma, saranno in muratura (come
quelle esistenti), dunque con i requisiti di resistenza al fuoco
tali da non costituire oggetto di controllo prevenzione incendi
(D.M. 9 Marzo 2007).
La struttura portante dell’involucro, costituita da blocchi pieni
di pietra squadrata di sezione al rustico superiore ai 170 mm,
garantisce una resistenza al fuoco superiore a REI 60 (altezza
antincendio < 12 m); non sono perciò necessarie misure di
prevenzione incendio per le murature portanti (Circolare
Ministero Interno 15 Febbraio 2008 n. 1968).
Ai fini della prevenzione incendi saranno inoltre impiegati
materiali omologati per le loro caratteristiche di resistenza al
fuoco ai sensi del D.M. 26 Giugno 1984, generalmente di
classe 0 o di classe 1 (p. es. eventuali tendaggi) ovvero di classe
Modello virtuale del ripristino architettonico degli interni: vista dal palco
1 IM (poltrone, sgabelli, mobili, ecc…se imbottiti); inoltre
potrà essere previsto un trattamento dei manufatti lignei con
prodotti vernicianti ignifughi di classe 1, omologati ai sensi del
D.M. 6 Marzo 1992.
Tutte le necessarie misure antincendio saranno similmente
impiegate negli ambienti di nuova realizzazione.
Miglioramenti strutturali
Come accennato, l’involucro murario degli ambienti storici non
presenta situazioni di degrado tali da dover ipotizzare interventi di
consolidamento;gliinterventistrutturaliinprogettoriguarderanno
la realizzazione dei varchi per l’esodo e dell’orizzontamento ligneo
per il ripristino del piano del palcoscenico.
In particolare, il nuovo palcoscenico avrà struttura portante
costituita da travi in legno lamellare, di idonea sezione,
alloggiate nei fori esistenti e quindi con tessitura ortogonale
all’asse della sala; le testate delle travi saranno pretattate con
impregnanti protettivi traspiranti, appoggiate su piastre in
acciaio zincato presagomato con funzione di dormienti e di
tenuta, incamerate in vano aerato.
Ricostruzioni e/o integrazioni di carattere strutturale dovranno
invece riguardare l’apparato ligneo, che, come si accennava,
risulta mutilo in alcune parti; dovranno condursi indagini
specialistiche per determinare analiticamente la durabilità dei
legni e i requisiti di tipo meccanico, anche alla luce di eventuali
compromissioni di carattere biologico. Ai sensi inoltre dell’art.
28 della Circolare Ministero dell’Interno 15 Febbraio 1951 n.
16, il sovraccarico al quale dovranno essere calcolati i solai di
tutti i locali ed ambienti destinati al passaggio del pubblico (p.
es. gli orizzontamenti dei palchi) non dovrà essere inferiore a kg
600 (seicento) per metroquadrato.
Nuove strutture
Le strutture di nuova realizzazione saranno in c.a.
Impianti
Anche per le dotazioni impiantistiche si dovrà fare riferimento
al D.M. 19/08/1996; in particolare, al Titolo XIII per gli
impianti elettrici, al Titolo XIV per i sistemi di allarme, al
Titolo XV per le attrezzature di estinzione degli incendi sia a
mezzo di estintori portatili che di naspi DN 20 (capienza non
superiore a 150 persone); detti naspi, in numero presuntivo
di due e comunque installati in modo da poter raggiungere
con il getto ogni punto dell’ambiente, saranno alimentati
da serbatoi di accumulazione di acqua ubicati nella centrale
tecnologica di nuova realizzazione.
Si propone anche la realizzazione di un impianto di
condizionamento e ventilazione, la cui U.T.A. sarà allocata
nella predetta centrale tecnologica; le condotte e i dispositivi
di controllo dell’impianto saranno predisposti ai sensi del
Titolo XII del succitato decreto. Vi saranno terminali a
bocchetta, opportunamente collocati a pavimento lungo il
deambulatorio della sala.
Ricomposizione architettonica della sala
Come già detto, le strutture superstiti appaiono mutilate nelle
parti riguardanti il palcoscenico, la parte basamentale dell’arco
scenico e la parte terminale del I Ordine in corrispondenza
dell’ingresso alla sala, dove manca il decimo palco.
La documentazione d’archivio e le prime osservazioni
dirette, con il sussidio di una accurata ricerca tipologica
e quindi anche di ragionamenti di tipo analogico, hanno
consentito una prima ricomposizione degli apparati lignei;
in tale contesto, il palcoscenico appare architettonicamente
e funzionalmente definito, mentre saranno necessari ulteriori
approfondimenti, sostanzialmente indagini conoscitive
in corso d’opera, per risolvere, soprattutto sotto il profilo
funzionale, la ricostruzione del decimo palco di I Ordine. La
riproposizione infine della decorazione degli apparati lignei si
fonderà sull’analisi delle stratigrafie cromatiche rinvenute.
Ambienti di nuova realizzazione
I nuovi ambienti saranno realizzati in corrispondenza del
cortile a Nord, ora di proprietà privata. Qui, su un primo
livello interrato, alla medesima quota della sala, saranno
realizzati i servizi igienici al servizio della sala, due camerini con
servizi igienici di pertinenza, ubicata la centrale tecnologica e
completati i percorsi di esodo.
In superficie, lo spazio sarà allestito a giardino pensile con
pergolati, mentre i vani di raccordo fra il cortile e l’atrio
di Palazzo Antonelli-Santoro, anche questi da acquisire,
potranno fungere da hall.
Barriere architettoniche
Un dispositivo elevatore, ubicato nello spazio-cortile,
consentirà ai fruitori con ridotte capacità motorie o su
sedia a ruote di accedere alla sala, dove sono riservate due
postazioni per diversamente abili.
Il Team di Progetto
Per la predisposizione del Progetto preliminare
l'architetto Sylos Labini si è avvalso della
collaborazione degli architetti Germana Genchi,
Gianfranco Todisco, Rosa Pecorella e del
geometra Gianfranco Minervini.
57
CITTÀ
La perduta
bellezza
delle città
di Alberto Chiariotti
(Presidente del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati
della Provincia di Perugia)
Se fossi un esteta potrei anche restringere il campo di
osservazione; limitare la mia indagine alla sola analisi di
alcuni parametri estetizzanti per poi concludere con un
giudizio soggettivo di “bello o brutto”. La bellezza a cui
voglio riferirmi, invece, ha un valore quasi “metafisico” ed
intende analizzare il complesso di relazioni che intercorrono
tra il territorio e la nostra società. Vorrei cioè approfondire
percorsi concettuali e progettuali attraverso i quali si
costruiscono oggi i territori delle città contemporanee
segnalando i passaggi che, secondo me, le hanno rese
brutte e caotiche, perché antepongono alla bellezza, nella
eccezione prima enunciata, altri valori relativi e pratiche
ormai inaffidabili. I concetti e le pratiche dello zoning,
58
del funzionalismo, delle aree attrezzate si richiamano ad
una concezione del territorio ristretta al solo profilo della
“utilità”.
La dispersione insediativa, per esempio, non determina solo
case che si aggiungono a case, magazzini che si sommano
a magazzini, centri commerciali che si aggregano ad altri
centri, ma è una scelta pianificatoria che rifiuta il piano
come progetto unificante della città.
Immaginiamo di percorrere la dorsale che va da Spoleto
fino alla Val di Chiana, passando per Foligno, Assisi,
Perugia, e percepiremo un edificato, quasi senza soluzione
di continuità, privo di qualsiasi identità legata al luogo ed
alla sua storia (questo scenario è sovrapponibile, purtroppo,
photo©shutterstock.com/dinadesign
in molte altre parti d’Italia). Un “non luogo” lungo quasi
100 chilometri fatto di svincoli, agglomerati abitativi,
parcheggi, super ed ipermercati, aree industriali, discoteche
e quant’altro che potremmo ritrovare, in termini quasi
identici, in ogni parte del mondo occidentale e, tra breve,
anche in quello orientale.
Un ritorno alla bellezza è allora possibile solo se si dà
prevalenza al progetto che si fonda sul riconoscimento
e sul mantenimento dell’identità storica e culturale del
luogo. Una cultura del progetto che abbia come obiettivo
la cura della città e del territorio e che rinneghi la pratica
dell’espansione incondizionata. Individuare le radici della
storia significa scoprirlo, interpretando i segni ancora
percepibili della relazione antica dell’uomo con il suo
ambiente. In tal modo sarà anche possibile ristabilire lo
statuto di quel luogo e cioè quel complesso di elementi fisici
e storici la cui perdita rappresenta l’alienazione dei caratteri
e dell’identità culturale del territorio e dei suoi abitanti.
Private della loro misura, a causa dell’espansione
incondizionata, le città hanno perso anche il loro valore
simbolico, il limite della città è stato abbattuto, non
esiste più una porta, l’attraversamento di una soglia che ti
faccia percepire l’ingresso alla città. Tutto è diventato una
campagna urbanizzata. I terreni agricoli non più produttivi
sono stati destinati all’espansione che si sovrappone ad altra
espansione, determinando la saldatura dei tessuti edilizi
e la negazione del limite, della percezione delle “mura”,
dello spazio, della campagna, che devi attraversare prima di
arrivare in città.
Le campagne intorno alle città sono diventate i luoghi più
instabili del territorio.
Sono vuoti in attesa di volumi che, via via, scendono
dalla città e che determinano svincoli ed aree interstiziali
senza connotazione, veri e propri rifiuti spaziali
dell’inurbamento.
Più oltre la campagna, il territorio agricolo non più
rappresentativo di una civiltà agricola, né di una economia
agricola è abitato da cittadini che non si sentono più
contadini, quasi che questo mestiere sia diventato disdicevole
e non più necessario.
Questo territorio, considerato ormai solo spazio connettivo,
privo di ogni interesse progettuale perché privo di ogni
valenza economica, chiede invece di partecipare alla
definizione dello spazio urbano in una nuova definizione di
paesaggio inteso nel senso globalizzante e cumulativo, oltre
la cultura urbana ed industriale.
Una nuova relazione è auspicabile, quella tra città e spazi
periurbani, che si oppone alla saldatura dei tessuti edilizi e
dà forma, dignità, significato ai vuoti, riconoscendoli parte
integrante della città edificata.
Pierluigi Cervellati sostiene l’idea che mantenere ciò che
resta ancora integro, restaurare e ripristinare ciò che è stato
alterato, ristabilendo le condizioni originarie dei luoghi
deturpati, dovrebbe essere la nostra legge. Paesaggio e città
storica sono parte integrante di noi stessi, ma mentre per il
restauro dei centri storici esistono manuali ed esempi per
il loro recupero, per quello ambientale è ancora tutto da
codificare. Ma poi il centro storico dove finisce? Esso non
può essere avulso dal territorio circostante. La campagna
intorno, almeno quella che rimane, non è altrettanto storica?
Non è anch’essa un “monumento” da salvaguardare?
Oggi invece cosa avviene?
In Umbria, ma anche altrove, i piani regolatori sono
sovradimensionati almeno del doppio delle oggettive
necessità edilizie della popolazione residente. È come
affermare, per il rapporto che ci deve essere tra volumetrie
edificate ed edificabili e la popolazione residente, che
l’Umbria, nell’arco di un decennio, debba raddoppiare i
suoi abitanti dagli attuali ottocentomila circa ad un milione
e seicentomila del 2020. Ipotesi assurda vista la stabilità
della popolazione residente nella totalità dei Comuni che,
con la sola eccezione di Perugia che conserva ancora una
buona capacità attrattiva, registrano saldi passivi o attivi
per poche unità solo grazie agli effetti migratori che ben
conosciamo.
Allora come spiegare questo consumo esagerato di territorio
se non per i motivi cui accennavo prima? Attraverso quella
subcultura, ormai logora, ma che non smette di procurare
guai, del Partito del Cemento, che ha molti adepti anche
nella pubblica amministrazione, nella politica, e purtroppo,
59
ANNO II
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SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
anche nella nostra categoria, che oggi rifiuta il Progetto per
la città, pretendendo di gestire il territorio solo in funzione
economica. In una regione come l’Umbria dove le case di
proprietà raggiungono una percentuale del 90-95% che
senso ha prevedere di raddoppiare l’edificato, quando non
c’è più popolazione che vi possa abitare?
Il solito criticone qualunquista potrebbe malignare che
è solo per l’ ICI e per tutti gli altri oneri che il Comune
introita dal settore urbanistico e delle costruzioni. Io non
voglio neanche pensarlo.
E’ invalso però il “nefasto” principio che, la ricchezza di una
comunità si debba misurare in funzione della volumetria
edificabile prevista nel PRG locale. E quindi una ricchezza
basata solo sullo sfruttamento del territorio, quasi fosse di
disponibilità illimitata, riproducibile, come del resto avviene
con l’aria, l’acqua ed i giacimenti petroliferi.
Tutto ciò può anche rappresentare una sorta di ricchezza
materiale di quel posto, ma rappresenta soprattutto la
povertà immateriale e culturale di quella comunità.
Analizzando a fondo la qualità di questa ricchezza materiale
capiremo poi quanto possa essere effimera, al verificarsi
di certe condizioni, tanto da poterla definire oggi, con un
termine di moda, una ricchezza “derivata”.
Infatti, raggiunto un punto di equilibrio, determinato da
una situazione del mercato immobiliare contraddistinto da
una condizione di quasi saturazione (quando la città non
cresce in termini di abitanti), chi potrà mai abitare le case
che continuiamo a costruire? Ci sarà solo una migrazione
tra zona a zona, tra quartiere e quartiere.
Infatti i centri storici si svuotano con il crescere
dell’espansione.
Analizziamo poi i danni che questa “miope” scelta procura:
• un consumo inutile di territorio, che invece deve
rappresentare la nostra vera ricchezza, essendo
irriproducibile;
• una città sfilacciata;
• urbanizzazioni avviate e non concluse;
ma soprattutto un centro storico pressoché svuotato dalla sua
funzione principale (quella residenziale), ma in larga misura
anche di uffici e di attività commerciali, e che non rappresenta
più il cuore pulsante della comunità cittadina, anche questa
sfilacciata perché non riconosce più i luoghi della sua memoria
e della sua storia e quindi della sua stessa identità.
Ecco perché parlavo prima di povertà culturale.
Il centro storico e la sua funzione ubbidiscono alla prima,
quasi banale, legge urbanistica che stabilisce che non ci può
essere recupero dell’esistente se non si dosa sapientemente
l’espansione.
Badate bene, il recupero di cui parlo non è solo quello fisico,
ma appunto e soprattutto, quello culturale. Dobbiamo cioè
pianificare con più cultura. Oggi la definizione di uno scenario
urbano non può essere determinata da una semplice azione
normativa (PRG, ambiti di trasformazione, perequazione o
60
progetti isolati di archistar famose). Progettare il futuro di una città
o di un territorio vuol dire piuttosto ricercare quei meccanismi
che possano trasformare “da dentro” la nostra collettività.
Un possibile cambiamento deve investire contemporaneamente
lo spazio fisico, quello delle attività, dell’economia e della
cultura. Insomma un’azione che arrivi alla compilazione di una
mappatura multidisciplinare della città esistente. Governare
un territorio significa mettere insieme urbanistica, paesaggio,
sviluppo locale, infrastrutture, ecosistemi, valorizzazione
dei beni culturali ed ambientali e le risorse economiche
complessive. Mettere insieme coinvolgimenti partecipativi di
tutta la città al fine di progettarne un ruolo in relazione alle sue
risorse culturali, produttive e morfologiche.
Governare questa complessità significa insomma riscoprire
“il motivo” per cui abitare quella città. Dovremo riuscire ad
emozionare gli abitanti, stabilire con loro una condizione
photo©shutterstock.com/InavanHateren
cerebrale e sentimentale di legame intimo con il territorio e
la sua storia, la cui percezione sia soprattutto “affettiva”.
Mi viene in mente la battuta che qualcuno fece dovendo
rispondere ad un caloroso elogio del marketing territoriale
toscano, “in effetti ci lavoriamo da molto tempo insieme a
Michelangelo, Leonardo, Giotto e molti altri”.
Ma, ahimé, credo che ci siano ancora in giro troppi
amministratori così cinici e miseri da pensare solamente
di mantenere in essere i carrozzoni che amministrano,
distruggendo il territorio dove sono nati, e con esso la loro
storia e la loro stessa identità.
Eppure, dall’analisi dei fenomeni urbani, è facile prevedere
ed auspicare che l’urbanistica, quella veramente moderna,
nel prossimo secolo, incominci a produrre seri progetti di
riqualificazione urbana, demolendo (fatta eccezione di
qualche brano da salvaguardare) le brutture edilizie prodotte
da tutti noi negli ultimi 30-40 anni.
Il Piano deve essere scritto prima di tutto dalla natura e
dalla storia del territorio e non solo dai bilanci economici
delle comunità colmi di sprechi e privilegi. Natura e storia,
sostiene ancora Cervellati, hanno riposte omogenee che
consentono di individuare gli elementi dell’integrità fisica e
la salvaguardia di quella culturale sui quali è possibile ancora
programmare una politica di sviluppo di un territorio.
Dobbiamo forse pensare a definizioni concettuali come
“campagne urbane” (Pierre Donadieu).
Un apparente ossimoro in cui il paesaggio viene interpretato
come luogo di nuove forme di spazialità urbana e dove vengono
sperimentate inedite proposte di sostenibilità ambientale.
Certo, l’espansione incondizionata è la via più breve.
Per attuarla non serve neppure porsi troppe domande. In
fondo, basta allungare una strada.
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APPROFONDIMENTI
Osservatorio
Nazionale
Innovazione
Edilizia Sostenibile
Intervista a Davide Maccarinelli
Imprenditore, Amministratore Unico della Società Cel.Mac.S,
attiva dal 1998 nei settori delle coperture, delle facciate e ora
anche degli impianti fotovoltaici, Davide Maccarinelli è Presidente del neonato Osservatorio Nazionale Innovazione Edilizia
Sostenibile (ONIES).
In questa intervista illustra contenuti e finalità dell’Osservatorio
alla cui presentazione pubblica, svoltasi di recente a Napoli, hanno partecipato numerosi rappresentanti del mondo dei progettisti,
dell’impresa delle costruzioni e della Pubblica Amministrazione.
Presidente Maccarinelli ci può spiegare cos’è
l’Osservatorio Nazionale Innovazione Edilizia
Sostenibile e quali sono le ragioni che vi hanno indotto
ad intraprendere questa iniziativa?
“Da tempo si assiste alla richiesta costante, da parte di
esperti e progettisti, di forme di innovazione tecnologica
da applicare alle costruzioni. Finora è mancato, però, uno
strumento nazionale che potesse soddisfare le necessità di
innovazione nel comparto immobiliare. L’Onies si prefigge
appunto l’obiettivo di rappresentare queste necessità,
generando un’aggregazione di esperienze e capacità che possa
portare alla costituzione di una nuova cultura nella quale
vengano a conciliarsi l’innovazione tecnologica e l’esigenza di
un miglioramento della vivibilità dell’ambiente. L’obiettivo
è rappresentare un punto di riferimento per offrire una
capillare informazione sulle più recenti innovazioni nel
mondo dell’edilizia sostenibile”.
Insieme alla sua Società quali sono gli altri soggetti
fondatori?
“L’Onies nasce dalla volontà e dalle esperienze di imprenditori
che negli ultimi anni hanno analizzato in maniera approfondita,
soprattutto all’estero, l’importanza di un modo di concepire
Davide Maccarinelli
una costruzione tenendo ben presenti le esigenze legate
all’ecosistema. Sfortunatamente, in Italia si sta iniziando
solamente in tempi recenti ad affrontare queste tematiche, che
in Europa sono invece all’ordine del giorno da molti anni. Si
tratta di dare vita a una rivoluzione culturale: un processo
molto lungo da completare, ma che può portare benefici
di grande rilievo. Abbiamo ricevuto adesioni sia dal nord
che da sud Italia ma per motivi procedurali e di correttezza
renderemo noti tutti i nomi solo dopo l’approvazione da
parte del consiglio direttivo”.
Quali sono i vostri principali interlocutori e quale ruolo
e funzione vi proponete di svolgere?
“Intendiamo coinvolgere nelle nostre iniziative tutti i soggetti
che intervengono sul processo di edificazione: progettisti,
ricercatori, costruttori, immobiliaristi. Ma dovremo anche
interfacciarci con la Pubblica Amministrazione, le istituzioni e
gli enti, con i quali intendiamo dare vita a un concreto rapporto
di collaborazione, proponendoci come organo consultivo e
facendo da supporto alle ipotesi normative che saranno proposte
nel tempo. Con le nuove tecnologie le città devono essere
ridisegnate, in alcune loro parti, secondo principi di vivibilità
urbana che favoriscano un maggiore benessere dei fruitori”.
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ANNO II
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SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Come è stata accolta e quali sono state le prime risposte
alla vostra proposta?
“L’idea dell’Osservatorio è nata in seguito agli incontri ed
ai seminari che si sono svolti a Napoli con esperti operatori
del settore, in particolare siamo rimasti particolarmente
affascinati dalle esperienze che abbiamo realizzato
con partners stranieri. Poi, non è stato un caso che la
presentazione dell’Osservatorio sia avvenuta proprio nel
capoluogo partenopeo, con un forum nazionale svoltosi
nel luglio scorso all’interno del Parco delle Colline,
all’Eremo dei Camaldoli, con la partecipazione del sindaco
di Napoli Rosa Russo Iervolino, dell’assessore regionale
all’Urbanistica, Marcello Taglialatela e di una nutrita
pattuglia di amministratori e dirigenti di enti locali che
hanno mostrato molto interesse all’argomento. Poi nella
sessione pomeridiana abbiamo registrato la presenza di
giovani architetti, ingegneri e geometri meridionali che
hanno reso possibile la realizzazione di una fattiva sinergia
tra l’imprenditoria del Nord e le realtà del Sud, che, per
ovvie ragioni legate a fattori climatici, rappresentano una
risorsa irrinunciabile. Basti pensare all’energia proveniente
da fonti rinnovabili quali il fotovoltaico”.
Dal vostro punto di osservazione qual è la situazione in
Italia riguardo all’edilizia sostenibile rispetto ad altri
Paesi europei ?
“In Italia sta iniziando a diffondersi una nuova concezione legata
alla costruzione di un edificio, orientando le scelte progettuali
al recupero energetico dell’immobile ed alla sua autosufficienza,
unita ai benefici per chi vi abita. La sensibilizzazione nel nostro
paese è piuttosto recente, e se guardiamo invece in Europa
possiamo ammirare facciate ventilate realizzate da oltre 30 anni
in grado di apportare benefici considerevoli. L’Osservatorio sta
divulgando queste nozioni e queste conoscenze, con un ottimo
riscontro da parte degli interlocutori”.
E dal punto di vista dell’offerta? Lei è un imprenditore,
64
come valuta l’attuale proposta e l’attività dei suoi
“colleghi” nel settore dell’edilizia sostenibile?
“Purtroppo l’offerta, come d’altra parte la domanda, non
raggiunge ancora valori apprezzabili. Però i dati rivelano
come le transazioni siano più numerose per chi ha puntato
sull’ecosostenibilità, vendendo i propri immobili a prezzi
ovviamente più alti ma garantendo nel tempo un numero
decisamente maggiore di benefici, piuttosto che per chi
costruisce con i metodi tradizionali, per i quali prevedo presto
un deprezzamento. Basti pensare alla recente introduzione
della Certificazione Energetica, che in fase di atto notarile
deve essere allegata agli atti come parte integrante della
documentazione delle caratteristiche dell’edificio”.
Quali sono, e perché, gli ambiti e i settori sui quali si deve
puntare maggiormente per vincere la sfida dell’edilizia
sostenibile?
“In base alle mie esperienze ritengo che l’attenzione debba
concentrarsi sul mondo delle pubbliche amministrazioni.
Abbiamo realizzato interventi di recupero energetico per
immobili Aler nel Nord Italia, dimostrando, con esempi di
realizzazioni estere in essere da oltre 30 anni, che un costo
iniziale maggiore degli interventi avrebbe significato nel
tempo enormi risparmi manutentivi, migliorando la qualità
della vita all’interno degli edifici stessi e apportando anche
sensibili cambiamenti estetici. Si tratta di tematiche che
vengono divulgate ogni giorno dall’Osservatorio”.
Quali sono le prossime iniziative che avete in programma?
“Gli ottimi riscontri ricevuti a Napoli ci hanno spinto a
programmare altri convegni e seminari nel Sud Italia, alcuni
direttamente presso le amministrazioni che hanno mostrato
interesse verso i progetti illustrati. L’Onies ha iniziato la
procedura per la costituzione di un comitato tecnico scientifico
e di un ufficio studi in grado di rispondere alle esigenze
tecnico-operative che verranno poste dagli enti pubblici e dalle
strutture private”.
PROFESSIONI
Consulenza
tecnico-legislativa
nei rapporti
Impresa-PA
in materia
di Opere Pubbliche
Intervista a Franco Cotza
Franco Cotza
Geometra, 52 anni, attualmente Segretario del Collegio di Cagliari, Franco Cotza è consulente in materia tecnico-legislativa nei rapporti tra Imprese operanti nelle Opere Pubbliche e la Pubblica Amministrazione. E’ Relatore in seminari e convegni di settore, docente
nella disciplina all’interno della propria categoria professionale.
Ha studio in Cagliari, e assiste Imprese su tutto il territorio nazionale. (Mail: [email protected])
66
Lei esercita la professione di geometra, specificatamente nel
particolare ambito della consulenza relativa agli appalti delle
Opere Pubbliche, la cui normativa non è delle più semplici,
attività questa di grande impegno. Com’è iniziata?
“L’interesse è stato stimolato dal Docente scolastico, eminente
professore di Diritto, che riuscì a trasferirmi passione per le
materie giuridiche in ambito tecnico. L’intensa dialettica su
tematiche quali ‘il contratto d’appalto’; la ‘contabilità dei
lavori’; ‘le obbligazioni’; il ‘progetto esecutivo’, ‘la Direzione
dei Lavori’, ‘la responsabilità del professionista’ per citarne
alcune, che sorgeva non solo durante le lezioni scolastiche, mi
affascinò lasciandomi intravedere un profilo professionale, pur
con la visione di chi all’epoca era studente, potenzialmente di
supporto funzionale all’attività più tradizionale del geometra
applicata al cantiere.
La fortuna ha poi voluto che, iniziato a lavorare presso un
grosso gruppo imprenditoriale cagliaritano, operante proprio
nel settore dei pubblici appalti, per via dell’entità del lavoro
e conseguentemente anche delle problematiche connesse,
nel tempo, con studio costante ed applicazione, riuscii
a convincere con buone soluzioni risultate vincenti, che
lo studio della normativa poteva sopperire alle anomalie e
rallentamenti dell’attività produttiva d’impresa, soprattutto
laddove il ricorso al ‘diritto’ o meglio alla normativa, si
tramutava in un vantaggio per l’imprenditore.
Questo accadeva nel 1983 e da allora, necessariamente, con
costanza e grande impegno, studiando continuamente per
colmare un vuoto di formazione non propriamente giuridica,
ma sopratutto credendoci appassionatamente, oggi non
rimpiango la scelta fatta all’epoca, ovvero di aver creduto che
il geometra per propria formazione potesse dedicarsi a questa
specializzazione.
Ho sempre ritenuto che dalla formazione didattica, se
affrontata con serietà, si potessero trarre le basi per cimentarsi
su più qualificazioni. Sovente però si tende a seguire un profilo
professionale consuetudinario, trascurando o accantonando
le varie opportunità per mancanza di ‘curiosità’ intellettuale,
visione prospettica o peggio, perché si ignorano taluni sbocchi
professionali che si ripercuotono in perdita di chance.
Fra queste c’è indubbiamente quella legata allo studio del
diritto tecnico, come quello fondiario, successorio, estimativo
che offrono grandi potenzialità e sbocchi”.
Gli studi del corso di Geometra sono stati la base per questa
scelta, quanto hanno contribuito alla Sua formazione
professionale?
“Ritengo proprio di sì. Come ho anticipato è stato in ambito
scolastico che ho iniziato a coltivare l’interesse e la curiosità
per la disciplina. Tuttavia credo, che si debba avere un pizzico
di attitudine. Ma questa è una considerazione che posso fare
a posteriori, avendo superato i 50 anni e maturato tante
esperienze sul campo.
Ma il vero motore trainante è stata la passione per la materia
e la voglia di migliorare. Da ciò ho tratto le risorse per
approfondire la conoscenza ed affrontare le continue sfide con
figure professionali di più specifica formazione giuridica”.
Il rapporto delle Imprese con le Pubbliche Amministrazioni
è molto complesso per la confusione nella normativa, qual
è il Suo impegno nel cercare chiarezza e soluzioni?
“Notevole. Risulta infatti assai complesso gestire le diversità
geografiche e le regionalità, poiché le culture locali, come
la formazione dei professionisti coi quali si interloquisce,
influenzano la individuazione delle soluzioni, anche se
semplici, quindi gli esiti finali.
È consueto cogliere diffidenza e fastidio fra i Tecnici delle
Pubbliche Amministrazioni, come nei professionisti esterni,
laddove vengano appunto chiamati a rispondere, non già
della conduzione come di aspetti del loro progetto o della
esecuzione in senso tecnico, ma di cosa comporti non aver
adempiuto alla redazione del progetto di un Opera Pubblica –
che implica l’osservanza di un complesso iter procedimentale
– nel rispetto del Quadro normativo.
Queste tematiche investono, ed oggi sopratutto, anche chi è
preposto per conto dell’Amministrazione Pubblica a ricoprire
il ruolo di Responsabile dell’appalto, quindi tenuto a conoscere
la normativa nonché a risponderne.
Contrapporsi con efficienza e competenza introducendo
concetti di diritto per sopperire a carenze od imprevisioni,
sempre all’ordine del giorno, crea apprensioni.
L’impegno iniziale è prevalentemente profuso a trasferire le
norme di diritto ‘violate’, nella speranza che il buon senso
prevalga rispetto alla suscettibilità di chi vive una ‘osservazione’
come un affronto personale.
Gli imprenditori, che oggi più che mai devono programmare
e pianificare con grande attenzione per assicurarsi un agio dai
lavori e non rimetterci, sono molto sensibilizzati all’esercizio
dell’autotutela, ampiamente trattato dal legislatore nella
disciplina di settore, che ha previsto molte soluzioni per
evitare il ricorso al Giudice”.
Quali sono i Committenti che hanno necessità della Sua
consulenza e quali i casi più interessanti?
“Tutti gli Imprenditori ed i professionisti che operano nel settore
dei lavori pubblici, ma anche privati se a questi equipollenti.
La specializzazione mi ha anche permesso di avere una costante
collaborazione col Tribunale di Cagliari e con la Sezione
Fallimentare sempre in ordine a tematiche d’appalto.
I casi più interessanti generalmente, hanno come oggetto
anomalie contrattuali che impediscono un razionale decorso
di esecuzione causativo di danni economico-finanziari per
i quali debba studiarsi un percorso per l’ottenimento di un
risarcimento dalla Pubblica Amministrazione. L’impegno è
quindi volto alla ricerca di soluzioni efficaci”.
Con quali altre figure professionali collabora nella Sua
attività?
“Con quanti operano nell’orbita dei Lavori Pubblici, quali
amministratori; ruoli della politica che si occupano del
settore; funzionari di assessorati; tecnici comunali e regionali
etc., sono in genere gli interlocutori-contrappositori.
Quando poi l’azione posta in essere con la consulenza non
approda a soluzioni come previste dalla normativa, esiste
una sinergia con studi legali anch’essi specializzati nel settore
dei contratti d’appalto”.
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| n. 10 |
LUGLIO - AGOSTO 2010
È necessario uno specifico DNA per l’attività che svolge
o l’amore per la “tecnica” unita al “diritto” ?
“Non posso negare che occorra una certa predisposizione ad
affrontare aspetti tecnici dalla prospettiva del ‘diritto’.
E’ evidente che la passione per la materia unita alla esigenza
di ottenere risultati professionali utili, spinga tuttora a non
trascurare l’approfondimento della materia.
E’ tuttavia fondamentale una formazione costante e
continua, come lo studio della giurisprudenza di settore,
basilare anche per conoscere l’indirizzo dei Giudicanti nel
merito di una materia non semplice”.
Ritiene necessari speciali Corsi di Formazione a giovani
abilitati Geometri per svolgere la Sua attività di Consulenza?
“Sì. Coltivo in me sempre il forte convincimento che l’attività
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professionale di cui mi occupo da oltre un ventennio sia una
delle peculiarità dei Geometri e che sempre più Colleghi se
ne possano occupare.
Credo che debbano emergere con forza tutti gli sbocchi
professionali che rientrino nelle “competenze” dei
Geometri, anche quelle poco note ma che offrano una
opportunità per tutti.
Rinnovarsi proponendo sul mercato del lavoro, qualificate ed
autorevoli professionalità, formate sotto il severo controllo
dell’Ordine Nazionale, pone i presupposti perché chi
deve scegliere un percorso formativo per la vita, lo faccia
conoscendo opportunità e prospettive.
I Corsi di Formazione pertanto risultano basilari, non soltanto
per divulgare l’esistenza di un settore che non conosce crisi, ma
per indirizzare ad una disciplina affascinante e qualificante”.
www.shutterstock.com/Racheal Grazias
ANNO II
AVVENIMENTI
“Integrare per costruire”
A Saie 2010
idee e proposte
per il futuro dell’edilizia
Un momento dell’edizione 2009
Quarantaseiesima edizione all’insegna del cambiamento per
il Salone Internazionale per l’Edilizia che si propone agli
operatori del mondo delle costruzioni (alla Fiera di Bologna
dal 27 al 30 ottobre) con un format rinnovato e uno slogan,
“Integrare per costruire”, che sintetizza il principale obiettivo
di SAIE 2010: fornire un contributo di eccellenza per arrivare
a una piena ed efficace integrazione di saperi, competenze e
tecnologie, allo scopo di spingere l’edilizia verso quel salto di
qualità tanto atteso da tutti gli operatori di settore.
La principale novità proposta ai 170.000 visitatori e ai 1.700
espositori che abitualmente convergono nei 235.000 metri
quadri della fiera, è l’inedito “format” della manifestazione che,
quest’anno, si articola in tre grandi aree tematiche: Sostenibilità,
Produzione e Servizi da intendersi anche come tre aspetti
complementari e integrati di un’unica attività, il costruire. Tre
aree nelle quali si innestano i già esistenti saloni tematici e che
propongono un programma articolato di iniziative offrendo
a visitatori ed espositori un quadro globale ed esaustivo delle
tendenze più attuali.
Saienergia & Sostenibilità: integrare con energia
Dopo le due fortunate edizioni del 2008 e 2009, Saienergia
cresce e diventa Saienergia & Sostenibilità, riunendo gli
spazi dedicati alle energie rinnovabili con quelli riservati a
materiali, sistemi e componenti finalizzati a un costruire
sostenibile e sicuro. All’interno di questa area troveranno
posto i saloni SAIEnergia (energie rinnovabili e tecnologie a
basso consumo); LaterSAIE (ospiterà i produttori del settore
laterizi); SAIELegno (edilizia, strutture e componenti in
legno); SAIECet (chiusure edili tecniche); SAIE New stone
age design che tratterà, anche attraverso una mostra i diversi
aspetti che riguardano l’integrazione tra pietra e verde nelle
nuove soluzioni per l’urban design.
Com’è ormai tradizione, nel padiglione 14 prenderà corpo la
Piazza dell’Energia, fulcro durante tutta la manifestazione di
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convegni, workshop, esposizioni, incontri, dibattiti e conferenze,
coordinati direttamente dall’architetto Mario Cucinella, alla
quale si affiancano quest’anno altre piazze tematiche dedicate
ai diversi aspetti del costruire energeticamente sostenibile.
Saiecantiere & Produzione: il cantiere evoluto
La consueta e consolidata attenzione che la manifestazione
offre ai produttori di attrezzature da cantiere, si evolve in
Saiecantiere, la seconda area tematica dedicata alla produzione
in-site e off-site, e arricchita da una serie di eventi, iniziative
e spazi dimostrativi pensati appositamente per presentare nel
modo migliore la produzione nazionale e internazionale.
Saieservizi: l’edilizia immateriale
Con i suoi 20.000 metri quadri dedicati ai servizi tecnici per le
costruzioni e l’architettura, la terza area, Saieservizi, rappresenta
il più grande salone tematico in Europa di software e hardware
tecnico e di strumenti finalizzati al progettare, costruire e
manutenere. Propone una serie di forum e spazi finalizzati al
confronto tra operatori caratterizzandosi come luogo ideale
dove reperire e scambiare le informazioni più aggiornate in
materia. Integra l’area tematica il salone SAIEBIT dedicato ai
Sistemi informatici e alle Società di servizi (padiglioni 32 e 33),
una piattaforma espositiva in cui software-houses e Società di
servizi per imprese di costruzione/architettura propongono le
ultimissime novità in campo informatico.
D’interesse, come ogni anno, il programma di iniziative del
“Cuore Mostra” (padiglione 25), l’evento culturale più antico
e rappresentativo del Salone che modifica la sua struttura
tradizionale e si inserisce nel rinnovato progetto espositivo
del SAIE declinando il tema della Fiera rispetto ad alcune
significative parole chiave: competenze, tecnologie, produzioni,
sistemi e persone.
Accanto ai numerosi seminari proposti, spicca il convegno
internazionale “DAL VISIBILE ALL’INVISIBILE - Forma
Tecnologia Performance” (29 Ottobre 2010, ore 10 – 13, Sala Link
pad. 15/20) al quale, in veste di “testimonial” parteciperanno progettisti
di fama internazionale che, con la loro opera, unendo e armonizzando
nuove tecnologie, materiali e sistemi energetici, contribuiscono a
realizzare architetture innovative che grazie all’integrazione diventano
vere e proprie “milestone” per l’intero mondo delle costruzioni. Opere
nelle quali abbandonata la “fase muscolare”, in cui gli edifici volevano a
tutti i costi assomigliare al frullatore elettrico e/o alla navicella spaziale,
si preferiscono soluzioni più pacate, ma che incorporano quote
assai maggiori di innovazione. Un cambio di mentalità progettuale,
dall’“High-Tech” al “Right-Tech”.
Dai grandi architetti ai giovani progettisti. Durante i giorni della
manifestazione si terrà, infatti, la selezione e la premiazione dei
progetti partecipanti alla seconda edizione di Saieselection,
concorso riservato a studenti e progettisti “under 40” che, dopo
il successo della prima esperienza (160 i progetti presentati dai
partecipanti provenienti da 18 Paesi del Mondo), quest’anno
sono stati chiamati a cimentarsi sul tema: “Integrare per costruire
– Soluzioni innovative sostenibili ad elevata integrazione
architettonica”. Gli autori dei progetti premiati saranno invitati a
presentare il loro lavoro all’interno di apposite iniziative mentre i
24 progetti selezionati verranno esposti presso il Centro Servizi e
raccolti in un cd-rom.
Sempre al Centro Servizi saranno presentati, con un allestimento,
anche i 15 prodotti selezionati (da Saie 2009) da un’apposita
giuria in quanto ritenuti emblematici delle quattro tendenze che
segneranno il futuro delle costruzioni nei prossimi anni: Recupero:
le specificità di lavorare sul “vecchio”; Velocità e facilità di
montaggio in cantiere; Progetto sostenibile; Progetto integrato.
Un “assaggio” di quanto si potrà trovare e leggere sulla settima
edizione della “Guida alle Novità” (curata da Artec, dell’Università
IUAV di Venezia) che, dal 2004, raccoglie le principali novità
presentate nel corso della manifestazione.
Confermata anche per quest’anno “Ediltrophy” la simpatica
gara di arte muraria che premia la qualità del costruire e che
vedrà sabato 30 ottobre sfidarsi in finale le migliori squadre di
mastri e apprendisti muratori selezionate a livello regionale.
I seminari
di “Cuore Mostra”
“La nuova prefabbricazione - Non più i ‘massimi sistemi’ degli
anni ‘80: ma flessibilità, nuove tecnologie, cantiere facilitato.
E ovviamente sostenibilità”
( 27 ottobre, ore 10–13. A cura di BEMA Editrice)
“Integrare per costruire: nella città disintegrata”
(27 Ottobre, ore 15–18. A cura di Carlo Monti, Facoltà di Ingegneria
- Università di Bologna e Maria Rosa Ronzoni, Facoltà di Ingegneria
- Università di Bergamo)
“Strategie sostenibili per l’edilizia scolastica: integrare efficienza
energetica e qualità ambientale”
(28 ottobre, ore 10 – 13. A cura di Andrea Boeri, Facoltà di
Architettura - Università di Bologna)
“Sostenibilità: fra pratica e innovazione”
(28 Ottobre, ore 15–18. A cura di Marco Visconti, Aedas Visconti
– Torino)
“Innovazione: SAIE e dintorni”
(29 Ottobre, ore 15–18. A cura di Valeria Tatano e Massimo
Rossetti, Università IUAV – Venezia)
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CATASTO
“Rendita catastale
presunta”
delle unità immobiliari
Il calcolo corretto
L’articolo 19 (Aggiornamento del Catasto) della legge n° 122
del 30 luglio 2010 (conversione in legge, con modificazioni,
del decreto legge 31 maggio 2010 n° 78, recante “misure
urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di
competitività economica”), ha differito al 31 dicembre 2010,
il termine per gli accatastamenti dei fabbricati cosiddetti
“nascosti” al Catasto (quindi mai censiti) e di quelli che
pur censiti o censiti parzialmente, sono stati oggetto di
interventi edilizi che ne hanno modificato la consistenza e/o
la destinazione d’uso.
Per altro rimangono operative, le disposizioni previgenti che
impongono di accatastare anche i fabbricati ex rurali, per i
quali siano venuti meno i requisiti per il riconoscimento della
ruralità ai fini fiscali; si tratta di accatastare un numero enorme
di fabbricati, operazione che, come i geometri facevano
notare, non sarebbe stato possibile effettuare correttamente
entro i termini prefissati.
Questo principalmente a causa delle problematiche criticità che
condizionano negativamente tali fabbricati, i loro proprietari
ed il lavoro dei tecnici che devono eseguire le operazioni.
Si tratta di costruzioni abusive, incomplete, difficilmente
sanabili dal punto di vista edilizio urbanistico, di fabbricati
vecchi intestati a ditte non corrispondenti, con proprietari
sconosciuti od emigrati, oppure con situazioni ed anomalie
tali, che i titolari di diritti reali su di loro, non possono o non
vogliono intervenire con spese che ritengono superflue.
Questi immobili è evidente, evadono così la fiscalità a loro
correlata, in quanto manca l’elemento fondamentale di
calcolo, che è la rendita catastale.
Per questo, il comma 10 dell’articolo 19 della norma in parola,
prevede che una volta scaduto il termine del 31 dicembre 2010,
all’immobile non accatastato o non accatastato correttamente,
72
possa venire attribuita, ai fini fiscali, una rendita presunta.
Questa rendita catastale provvisoria può essere determinata
dall’Agenzia del Territorio oppure da tecnici esterni,
appositamente incaricati, per cui è indispensabile ricordare
quale sia la corretta procedura e gli elementi da conoscere, per
determinare la rendita catastale degli immobili.
La “rendita catastale presunta” viene calcolata in via provvisoria,
per permettere di applicare immediatamente la fiscalità
dovuta dall’unità immobiliare non censita o non censita
correttamente, in attesa della rendita definitiva che verrà
attribuita in seguito alla presentazione dell’accatastamento
(redatto con le corrette procedure tecniche previste) della
stessa unità immobiliare, al Catasto Urbano.
È necessario che venga calcolata all’attualità con molta
attenzione e professionalità, sia debitamente sottoscritta
dal tecnico redattore e che la procedura adottata ed il
risultato ottenuto, vengano archiviati e conservati (anche
provvisoriamente) dall’Ufficio e dalla parte interessata, almeno
fino al definitivo classamento.
È indispensabile che la “rendita presunta” sia determinata nella
misura più probabilmente vicina (se non addirittura identica)
a quella che sarà la “rendita catastale definitiva”, in modo
da evitare che si riscontrino in futuro delle differenze con la
“rendita definitiva”, che potrebbero portare a contenziosi di
carattere amministrativo e fiscale, in danno dell’intestatario
dell’immobile e dell’Amministrazione.
A tutela del tecnico redattore e nell’interesse del proprietario
dell’immobile, nel rilievo e nel calcolo della consistenza
immobiliare e della conseguente “rendita catastale presunta”,
è consigliabile l’arrotondamento in eccesso delle cifre decimali
risultanti, anche in considerazione della modesta influenza
dell’arrotondamento stesso nella fiscalità conseguente.
www.shutterstock.com/javarman
di Bruno Razza
(Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati)
QUALIFICAZIONE, CLASSIFICAZIONE ED UNITÀ TIPO
(UNITÀ IMMOBILIARI COMPRESE NEI GRUPPI A, B e C)
Qualificazione
La qualificazione viene distinta con riferimento alle u.i. esistenti
nel Comune Amministrativo e nelle Zone Censuarie.
Categorie
Di categorie ne esistono tante e sono distinte secondo le differenti
caratteristiche intrinseche che determinano le destinazioni d’uso
ordinarie e permanenti delle unità immobiliari stesse. Il relativo
elenco è pubblico.
Classificazione
La classificazione è la suddivisione di ogni categoria delle u.i.
in tante classi di merito, secondo i gradi di notevole diversità di
reddito delle unità, comprese nella stessa categoria.
(La classificazione non si esegue per le categorie comprese nei
gruppi “D” ed “E”).
Il numero delle classi, all’interno di ogni categoria, è determinato
tenendo conto dello scarto qualitativo e di reddito esistente tra
le varie u.i.
Quindi con la classificazione, si va da quelle più produttive a quelle
meno produttive, considerando in linea di massima, che tra una
classe e quella successiva, debba esserci (in termini di redditività
unitaria) una differenza significativa che normalmente, si aggira
attorno al 20%.
Unità Tipo
Le Unità Tipo sono scelte per ogni categoria e classe, in modo
da poter disporre di un termine reale di identificazione, di ciò
che rappresenta materialmente e fisicamente, una determinata
categoria e classe.
Tali unità tipo, rappresentano il merito medio delle u.i. comprese
in ogni categoria e classe.
Le unità tipo sono servite anche come elemento di studio per
la determinazione delle tariffe di reddito catastale e servono
tuttora, come termine di paragone per attribuire il classamento
delle nuove costruzioni.
Quindi l’attribuzione ad una unità immobiliare di una
categoria piuttosto che un’altra, è fondamentalmente originata
dal confronto tra questa e le unità tipo che caratterizzano
le diverse categorie e classi del gruppo cui l’unità stessa
appartiene.
Tariffe di reddito catastale delle u.i. urbane a destinazione
ordinaria (gruppi A, B e C)
Le Tariffe di reddito catastale sono state determinate (e sono
conservate in ogni Ufficio provinciale del Catasto Urbano)
per ogni categoria e classe delle u.i. comprese nei gruppi
A, B e C e sono riferite al vano utile (per il gruppo A), al
metro cubo (per il Gruppo B) ed al metro quadrato (per il
gruppo C).
Rendita Catastale delle u.i. urbane censibili nei gruppi D ed E
Per le unità immobiliari a destinazione speciale o particolare,
la rendita catastale si calcola a stima diretta, moltiplicando
la consistenza per valori di locazione unitari di unità
comparabilmente simili.
In mancanza di questi elementi, la consistenza immobiliare
si moltiplica per i valori di mercato, identificati stimando
per comparazione dell’immobile in oggetto con beni di
caratteristiche simili di valore noto, applicando poi un saggio
di fruttuosità al valore fondiario così determinato.
I valori stimati debbono essere riferiti al biennio 1988/89
e devono comprendere l’edificato (secondo la destinazione
d’uso), l’area di pertinenza e le impiantistiche fisse.
Applicando al valore così ottenuto il saggio del 2%, si ottiene
la rendita catastale degli immobili di Categoria “D”.
La rendita catastale delle unità immobiliari di Categoria
“E”, viene determinata applicando al valore di cui sopra il
saggio del 3%.
CALCOLO
DELLA CONSISTENZA DELLE UNITÀ IMMOBILIARI A DESTINAZIONE
ORDINARIA (GRUPPI
A, B e C)
Gruppo A: Abitazioni in genere – unità di misura: il vano
Vano utile: stanza, cucina, camera da letto, studio e simili.
Si tiene conto della categoria in cui è classificata l’unità
immobiliare, per Comune Amministrativo: mq. massimi e
minimi (ogni Ufficio ha la propria tabella).
Quando la superficie di calpestio di una stanza è inferiore
alla superficie minima tabellare, si computa per quella, 1/3 di
vano utile (accessorio diretto).
Se invece la superficie di calpestio di una stanza, è superiore
alla superficie massima tabellare, si calcola l’eccedenza
rispetto ad 1 vano, applicando la formula (Sr – SM): SM,
in cui Sr sta per Superficie rilevata ed SM sta per superficie
massima tabellare.
La cucina, purché sia funzionale e dotata di tutti gli impianti
tipici della sua destinazione d’uso, è sempre considerata come
un vano utile.
Accessori diretti: (sono pari ad 1/3 di vano)
Si tratta di quei locali strettamente necessari alla funzionalità
dell’alloggio, quali bagno, dispensa, ingresso, disimpegno,
ecc.
Accessori complementari: (sono pari ad 1/4 di vano)
Si tratta di quei locali, che pur essendo necessari all’utilizzazione
dei vani principali, ne completano la funzionalità (cantine,
soffitte, stenditoi, legnaie, locali di sgombero, ecc., anche
esterni al fabbricato principale).
Dipendenze comuni:
Sono le aree di pertinenza esclusiva dell’unità immobiliare
(cortili, stenditoi, bucatoi, depositi, salette condominiali, ecc.).
In questi casi è consentito aumentare la consistenza dell’unità
immobiliare fino ad un massimo del 10% di quella effettiva (fino
a quando questi agiamenti non siano significativamente tali da
73
ANNO II
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
influire in maniera determinante all’innalzamento di una classe).
La consistenza delle unità immobiliari comprese nel gruppo
A, si arrotonda al 1/2 vano.
Gruppo B: abitazioni collettive, uffici pubblici, scuole,
musei, ecc.
La consistenza delle u.i.u. è data dal volume dell’immobile.
Qualora si tratti di fabbricato intero, il volume si calcola
vuoto per pieno sopra e sotto il livello del suolo.
Qualora si tratti di una parte di fabbricato, il volume si calcola
moltiplicando la superficie utile di ciascun vano per l’altezza
media dello stesso, da pavimento a soffitto.
Per eventuale presenza di agiamenti scoperti o dipendenze
comuni, si possono computare, incrementando la consistenza
volumetrica, fino ad un massimo del 10%.
La rendita catastale delle unità immobiliari urbane
(Gruppi A, B e C) si calcola moltiplicando la consistenza
calcolata come sopra, per la tariffa d’estimo della
categoria e classe che si attribuiscono alla stessa, vigenti
nello specifico Comune o Zona Censuaria.
www.shutterstock.com/Mares Lucian
Gruppo C: locali ad uso commerciale o artigianale, magazzini,
stalle, autorimesse, tettoie, ecc.
La consistenza delle u.i.u. è data dalla superficie libera utile
interna, cioè di quella di calpestio. Per il locale principale
od accessorio, si calcola la superficie di calpestio di ciascun
locale facente parte dell’unità immobiliare. È possibile un
incremento della consistenza per agiamenti fino al massimo
del 10%.
Per la categoria C/1 (negozi e botteghe) vige un’eccezione alla
regola di cui sopra.
I locali accessori di queste u.i.u. (retro bottega, depositi,
servizi, ecc.) vanno computati con una superficie
ragguagliata alla loro minore redditività rispetto al locale
principale, con riferimento al rapporto tra la superficie
degli accessori e quella del locale principale. Il coefficiente
di ragguaglio normalmente applicato è del 50%.
Per le C/1 è possibile un incremento della consistenza per
agiamenti, fino ad un massimo del 20%.
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www.shutterstock.com/carroteater
RECENSIONI
“Antincendio
e sicurezza”
Da Utet, l’unica
collana realizzata
in collaborazione
con il Corpo Nazionale
dei Vigili del Fuoco
La nuova collana edita da UTET Scienze Tecniche si propone
come punto di riferimento per gli operatori del settore sicurezza e prevenzione incendi e ha come obiettivo di fornire ai
professionisti tecnici (architetti, ingegneri, geometri) una serie
completa di titoli, che affrontino con taglio pratico-operativo
tutti i principali temi relativi alla Sicurezza e all’Antincendio
nella progettazione e nella fase di cantiere. La collana, che si
compone di cinque volumi, rappresenta, inoltre, un importante ed aggiornato strumento di formazione.
“RESISTENZA AL FUOCO DELLE COSTRUZIONI”
(Primo vol.)
Questo volume raccoglie contributi finalizzati alla conoscenza
di base necessaria per avvicinarsi al problema della
progettazione di costruzioni resistenti al fuoco. Si inquadra
il tema in un contesto più ampio di regolamenti e norme
tecniche in forte evoluzione dai quali trae spunto per fornire
esemplificazioni, approfondimenti e momenti di riflessione
con l’intento di razionalizzare l’approccio progettuale e quello
legato all’iter autorizzativo vigente.
• Normativa aggiornata e commentata
• Visualizzazione dei contenuti tramite un apparato
iconografico ricco di disegni schematici e tabelle
riassuntive a colori.
Piano dell’opera
• La progettazione al fuoco delle costruzioni
• Azioni sulle strutture in caso di incendio
• La modellazione dell’incendio
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•
•
•
•
•
L’analisi strutturale in condizioni di incendio
Strutture di cemento armato
Strutture di acciaio
Strutture di legno
I prodotti che conferiscono requisiti di resistenza al fuoco
alle opere
Autori
Luca Ponticelli - Mauro Caciolai. A cura di Claudio de Angelis
“PIANIFICAZIONE DELLE EMERGENZE NEI LUOGHI DI LAVORO”
(Secondo vol.)
Piano dell’opera
• Le situazioni di emergenza nei luoghi di lavoro
• Impiego delle attrezzature
• Lo studio dei fattori finalizzati alla definizione del piano
di emergenza
• Il comportamento in emergenza
• La redazione del piano di emergenza
ANTINCENDIO
E SICUREZZA 1
Corpo Nazionale Vigili del Fuoco
Luca Ponticelli - Mauro Caciolai
ANTINCENDIO
E SICUREZZA 4
Corpo Nazionale Vigili del Fuoco
a cura di
Claudio de Angelis
Michele Mazzaro - Calogero Turturici - Giuseppe M. Veca
ANTINCENDIO
E SICUREZZA 2
Corpo Nazionale Vigili del Fuoco
a cura di
Michele Di Grezia
Alessandro Paola - Gianfrancesco Monopoli
ANTINCENDIO
E SICUREZZA 5
Corpo Nazionale Vigili del Fuoco
a cura di
Guido Parisi
ANTINCENDIO
E SICUREZZA 3
Stefano Marsella - Pierpaolo Gentile - Stefano Zanut
Corpo Nazionale Vigili del Fuoco
a cura di
Stefano Marsella
Baldassare Genova - Michele Genova - Massimo Silvestrini
a cura di
Claudio De Angelis
77
ANNO II
•
•
| n. 10 |
LUGLIO - AGOSTO 2010
L’attuazione e la verifica del piano di emergenza
Le esercitazioni antincendio
•
•
Autori
Alessandro Paola - Gianfrancesco Monopoli.
A cura di Guido Parisi
“SICUREZZA DEGLI EDIFICI NEI RIGUARDI DI FENOMENI
ESPLOSIVI” (Terzo vol.)
Piano dell’opera
• Generalità sulle esplosioni
• Quadro normativo
• Sostanze che possono dar luogo a fenomeni di esplosione
• Azione delle esplosioni interne
• Esplosioni esterne
• Azione delle esplosioni esterne sulle costruzioni
• Generalità sulle misure di prevenzione e protezione dalle
esplosioni nelle costruzioni
• Codici numerici
• Collasso progressivo
Autori
Baldassare Genova - Michele Genova - Massimo Silvestrini.
A cura di Claudio de Angelis
“ELETTROTECNICA E PREVENZIONE INCENDI” (Quarto Vol.)
In questo testo, parallelamente ad un richiamo approfondito
delle nozioni di base di elettrotecnica anche con alcune
esposizioni teoriche destinate agli addetti ai lavori, si propone
un insieme di studi che consentono un approccio alla
progettazione elettrica in termini di sicurezza con particolare
riferimento a quella antincendi.
I numerosi esempi aiutano a comprendere l’effettiva importanza
delle applicazioni elettriche, sul come e perché possono
originarsi eventi dannosi dagli impianti e dalle macchine
elettriche. Inoltre è stata data pari importanza ai confronti con
i disposti dalla legge 46/90, recentemente aggiornata.
78
•
•
•
•
La normativa di prevenzione incendi e gli impianti
elettrici
Classificazione del rischio elettrico, requisiti generali
degli impianti, impianti nei luoghi a maggior rischio in
caso di incendio
Luoghi con pericolo di esplosione
Alimentazione dei servizi di sicurezza
Verifiche e manutenzioni
Esempio progettazione impianti elettrici
Autori
Michele Mazzaro - Calogero Turturici - Giuseppe M. Veca.
A cura di Michele Di Grezia
“PROGETTAZIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO DEGLI
EDIFICI CIVILI” (Quinto vol.)
Illustra
come
impostare
la
progettazione
antincendio in edilizia civile, tenendo conto delle
norme generali e delle norme specifiche vigenti.
In particolare - accanto all’illustrazione del contenuto delle
norme vigenti per l’edilizia civile (scuole, ospedali, uffici,
edifici commerciali ecc.) - la trattazione si concentra sulla
progettazione della sicurezza antincendio per obiettivi,
secondo lo schema adottato dall’Unione Europea nella
Direttiva 89/106/CE Ravvicinamento delle disposizioni
legislative, regolamentari e amministrative degli stati
membri concernenti i prodotti da costruzione, esplicitato
nel Documento Interpretativo al Requisito Essenziale n.
2 Sicurezza in caso di incendio (commentato in dettaglio
per la rilevanza che ha assunto in questa disciplina).
Negli esempi si illustrano le opzioni che i progettisti devono
valutare nella progettazione degli edifici.
Contenuto
Parte I
Elettrotecnica
• Introduzione all’elettrotecnica: dall’elettromagnetismo
ai circuiti
• Analisi dei circuiti sinusoidali permanenti
• Il campo magnetico nel vuoto e nella materia
• Il campo elettrico in mezzi isolanti e conduttori
• Impianti elettrici
• Le macchine elettriche rotanti
• L’elettronica di potenza
Piano dell’opera
Norme generali
Obiettivi:
• Principi generali
• Obiettivo 1 Capacità portante della costruzione
• Obiettivo 2 Limitazione dello sviluppo e della
propagazione del fuoco e del fumo all’interno delle
opere di costruzione
• Obiettivo 3 Limitazione della propagazione del fuoco
alle opere di costruzioni attigue
• Obiettivo 4 Evacuazione degli occupanti
• Obiettivo 5 Sicurezza delle squadre di soccorso
Luoghi di lavoro
Le norme di prevenzione incendi sugli edifici civili
Appendici: La valutazione del rischio /Modulistica / Fire
engineering / Glossario
Parte II
Impianti elettrici nei luoghi soggetti a controlli di
prevenzione incendi
Autori
Stefano Marsella - Pierpaolo Gentile - Stefano Zanut.
A cura di Stefano Marsella
FORMAZIONE
Il sistema
edificio-impianto:
il concetto di
rendimento
e la sua applicazione
negli impianti termici
Prosegue con questo quinto articolo la pubblicazione del corso
curato dall’Ingegnere Mauro Cappello, sul tema degli Impianti
termici nell’edilizia. Il corso ha l’obiettivo di fornire gli elementi
utili ai tecnici che lavorano nel settore dell’edilizia (in particolar
modo nella Direzione Lavori) e si articola in sei lezioni.
Mauro Cappello attualmente ispettore presso l’Unità di
Verifica degli Investimenti Pubblici del Ministero dello
Sviluppo Economico è stato consulente del Ministro dei lavori
pubblici e del Vice Ministro delle Infrastrutture e Trasporti e ha
organizzato la 1ª Conferenza Nazionale sui lavori pubblici. È
autore di diverse pubblicazioni specialistiche.
quella immessa nel sistema E1, ne consegue che il valore del
rendimento è sempre minore di 1!
La figura 1 reca la schematizzazione di un sistema energetico
e dei relativi flussi di energia, in particolare il sistema si
alimenta con l’energia E1, funziona e produce in uscita
energia E2 in quantità minore di E1.
E1= energia immessa nel sistema
per farlo funzionare
Il rendimento: generalità
E1-E2= perdite del
Uno degli aspetti più interessanti nello studio degli impianti
tecnologici e delle loro prestazioni riguarda il concetto di
rendimento.
Il rendimento in generale viene sovente indicato con la
lettera greca h (pronuncia “età”) ed è un parametro molto
importante per valutare la prestazione di un sistema, sia esso
meccanico, termico, elettrico, ecc.
In estrema sintesi un qualunque sistema può essere
schematizzato come una sorta di scatola nera nella quale viene
introdotta energia o lavoro, nel naturale funzionamento
del sistema, viene prodotta in uscita una certa quantità di
lavoro che rappresenta la prestazione del sistema.
Per esempio nel sistema “autovettura” viene introdotta
l’energia chimica della combustione della benzina (che
chiameremo E1) e viene prodotta “in uscita” l’energia
meccanica che muove il mezzo (definita E2<E1).
Il rendimento del sistema, è un parametro adimensionale
e viene calcolato come rapporto tra l’energia prodotta E2 e
80
sistema, rappresenta
l’energia necessaria
al sistema per potere
h = E2
E1
<1
funzionare
E2= energia prodotta dal sistema
durante il funzionamento
Figura 1 - schema generale di un sistema e dei relativi flussi energetici
La differenza tra l’energia in entrata E1 e quella in uscita
E2, rappresenta la quota parte di energia che “serve a fare
funzionare” il sistema e tale differenza rappresenta quelle che
sono definite “perdite del sistema”.
www.shutterstock.com/Hamik
di Mauro Cappello
Il rendimento dei sistemi termici
Regolazione
Lo studio della prestazione energetica degli edifici viene
effettuato analizzando il sistema edificio-impianto nel suo
insieme, ne consegue che la prestazione impiantistica (sistemi
di riscaldamento invernale) definita dal rendimento dei
sistemi termici può incidere pesantemente sulla prestazione
energetica finale dell’edificio, ovvero sulla sua classificazione
finale in termini di fascia e targa energetica.
Il sistema termico generalmente a servizio degli edifici per
garantire il riscaldamento invernale, può essere schematizzato
in quattro blocchi:
Da qualche anno a questa parte, per migliorare l’efficienza
energetica degli impianti termici, è stata introdotta la pratica di
installare una centralina di regolazione a monte dell’impianto
che garantisce un livello costante di temperatura ambiente.
La regolazione può assumere diverse forme, da quella
semplice acceso-spento a forme via via più complesse che
inseguono il valore di temperatura.
L’effetto del sistema di regolazione sulla prestazione
dell’impianto viene portato in conto tramite la definizione
del parametro hreg, “rendimento di regolazione” che assume
diversi valori in funzione della tipologia di regolazione che
viene impostata.
•
•
•
•
generazione
regolazione
distribuzione
emissione
Distribuzione
centrale
di regolazione
emissione emissione
caldaia
distribuzione
Figura 2 – Schema di un impianto termico per appartamento (caldaia
autonoma)
L’afflusso del fluido termovettore (caldo) dalla caldaia
ai corpi emettitori di calore avviene tramite un sistema
di doppia tubazione che allaccia ogni singolo elemento
radiante alla caldaia. In una delle tubazioni il flusso va
dalla caldaia al radiatore e per questo motivo essa viene
definita “mandata”, mentre l’altra tubazione garantisce
il flusso in direzione opposta e viene quindi denominata
“ritorno”.
La scelta delle tubazioni, ovvero il tipo di materiale e la
presenza o meno di uno strato isolante intorno alla tubazione,
incide sulla prestazione termica.
Chiaramente una tubazione isolata termicamente manterrà
la temperatura del fluido termovettore meglio di una
tubazione non isolata, come anche la stessa presenza di
materiali termo riflettenti, contribuisce al miglioramento
della prestazione termica.
Il tutto viene calcolato tramite il parametro hdist definito
“rendimento di distribuzione”.
Emissione
Generazione
Nella figura 2 è stato schematizzato un semplice impianto
termico di tipo autonomo a servizio di una unità abitativa.
Il punto di partenza dell’impianto è la centrale termica o
caldaia, dove a mezzo della combustione viene prodotta
energia termica.
L’energia termica prodotta viene quindi trasferita al fluido
termovettore (acqua), che scorrendo nella tubazione giungerà
ai corpi emettitori di calore (radiatore) che provvederanno
al riscaldamento dell’ambiente.
La prestazione del sistema di generazione viene stimata dal
parametro hgen, “rendimento di generazione” che dipende
dalla prestazione della singola caldaia.
I corpi emettitori di calore rappresentano la parte terminale
dell’impianto, essi generalmente sono costituiti da radiatori
ma possono anche essere bocchette ad aria (negli impianti
ad aria) o di altra tipologia.
A sinistra, radiatore. Al centro bocchetta aria calda. A destra
ventilconvettore.
81
ANNO II
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Essi garantiscono il vero e proprio riscaldamento operando
la necessaria cessione di calore tra l’impianto termico e
l’ambiente circostante.
Un ruolo molto importante nella prestazione dell’impianto è
giocato quindi anche dalla tipologia di sistema di emissione
che viene impiegato, come nei precedenti tre casi, anche
in questa situazione viene impostato un parametro he
“rendimento di emissione” da introdurre nel calcolo.
Il rendimento globale dell’impianto
La prestazione generale dell’edificio in termini di efficienza
energetica risente fortemente della prestazione globale
dell’impianto, la quale a sua volta risente delle prestazioni
energetiche delle singole parti componenti il sistema.
Per conoscere la prestazione globale dell’intero impianto termico,
è necessario calcolare il rendimento globale dell’impianto,
indicato come hglobale ed ottenuto come prodotto dei vari sotto
rendimenti, ovvero:
Carico termico medio annuo W/m3
Tipo di terminale
di erogazione
<4
4-10
>10
he
Radiatori su parete esterna isolata
0,95
0,94
0,92
Radiatori su parete interna
0,96
0,95
0,92
Ventilconvettori valori riferiti a tmedia
acqua 45 °C
0,96
0,95
0,94
Termoconvettori
0,94
0,93
0,92
Figura 3 – tabella dei rendimenti di emissione fonte norma UNI 11300
Il calcolo del rendimento globale dell’impianto è necessario
anche ai fini delle verifiche che sono state introdotte dalle
Linee guida nazionali sulla certificazione energetica degli
edifici.
Di seguito si riporta la tabella (scaricata dal sito www.filotecna.it)
recante le verifiche da svolgere in funzione di ogni singola
tipologia di interventi come previsti dalle norme vigenti.
hglobale = hgen x hreg x hdist x he
Per determinare numericamente i valori dei quattro
rendimenti costituenti il rendimento globale d’impianto,
occorre fare riferimento alla norma UNI 11300 parte
seconda, precisamente al punto 6.6 “Rendimenti e perdite
dei sottosistemi degli impianti di riscaldamento”.
La determinazione dei rendimenti è stata molto semplificata
rispetto alla prima formulazione che ne veniva data qualche
anno fa, in particolare oggi il tecnico deve scegliere in base
alle condizioni di impianto, tra una serie di valori proposti
dalla norma UNI in forma tabellare.
A titolo di esempio, nella figura 3 viene riportata una parte
del prospetto 17 “Rendimenti di emissione (...) in locali di
altezza minore di 4 m”.
Dispositivo di regolazione impianto
LE PROSSIME LEZIONI DEL CORSO
Dimensionamento di un impianto
A sinistra tubazioni
coibentate.
A destra materiale
isolante termo
riflettente sotto
tubazione
82
N.
Rif.
D.Lgs.
192/2005
1
ristrutturazione integrale degli elementi ediArt. 3 c. 2 lizi costituenti l'involucro di edifici esistenti
lettera a) di superficie utile superiore a 1000 metri
quadrati;
E1,E2,E3;
E4,E5,E6
E7,E8
2
demolizione e ricostruzione in manutenzione
Art. 3 c. 2
straordinaria di edifici esistenti di superficie
lettera a)
utile superiore a 1000 metri quadrati;
E1,E2,E3;
E4,E5,E6
E7,E8
ampliamento dell'edificio, nel caso che lo
Art. 3 c. 2 stesso ampliamento risulti volumetricamente
3
lettera b) superiore al 20 per cento dell'intero edificio
esistente;
E1,E2,E3;
E4,E5,E6,
E7, E8
4
E1,E2,E3;
E4,E5,E6,
E7,E8
DESCRIZIONE
nuova costruzione
CLASSE
EDIFICIO
Rif.
D.P.R.
59/2009
VERIFICHE
EPi < EPi(lim) ed inoltre EPe <EPe(lim); se S(trasparente tot)/S(utile tot)<0,18 è possibile ometArt.4 c.2 tere il calcolo del fabbisogno energia primaria a condizione di:
• installare generatori che abbiano rendimento termico utile a carico totale (100% della
potenza termica) maggiore o uguale a X+2logPn – per Pn<400 kW si applica tale
limite alla formula (X=90 per zone climatiche A,B,C mentre X=93 per zone D,E,F);
Art.4 c.3 • temperatura media del fluido termovettore in corrsipondenza delle condizioni di
progetto sia non superiore a 60 °C;
• siano installati almeno una centralina di termoregolazione programmabile in ogni
unità immobiliare e dispositivi modulanti per la regolazione automatica della temperatura ambiente;
• nel caso di installazione di pompe di calore elettriche od a gas, esse abbiano un
rendimento utile in condizioni nominali, I*u, riferito all’energia primaria, maggiore o
uguale 90+3logPn.
Limitatamente alle ristrutturazioni totali, solamente in caso sia prevista l’installazione
Art.4 c.2 di impianto di riscaldamento a biomasse, in sede progettuale si procede alla verifica
e c.3
che la trasmittanza termica U (elementi edilizi che delimitano zone scaldate da esterno e da zone non scaldate) sia minore della relativa trasmittanza limite Ulimite.
ristrutturazioni totali o parziali, manutenArt. 3 c. 2
zione straordinaria dell’involucro edilizio e
5 lettera c)
ampliamenti volumetrici all’infuori di quanto
n. 1
già previsto alle lettere a) e b).
E1,E2,E3;
E4,E5,E6,
E7,E8
U(sup.opache verticali)<Ulim; U(sup.opache orizzontali/inclinate)<Ulim;
U(chiusure apribili/assimilabili)< Ulim;
Limitatamente alle ristrutturazioni totali, solamente in caso sia prevista l’installazione
Art.4 c.4
di impianto di riscaldamento a biomasse, in sede progettuale si procede alla verifica
che la trasmittanza termica U (elementi edilizi che delimitano zone scaldate da esterno e da zone non scaldate) sia minore della relativa trasmittanza limite Ulimite.
Art. 3 c. 2 nuova installazione di impianti termici in
6 lettera c) edifici esistenti o ristrutturazione degli stessi
n. 2
impianti;
E1,E2,E3;
E4,E5,E6,
E7,E8
Art.4 c.5
E1,E2,E3;
E4,E5,E6;
E7,E8
hglobale medio stagionale > hlimite
Nel caso di installazioni di potenza P>100 kW obbligo di relazione tecnica (art. 8c.1)
Si intendono rispettate tutte le indicazioni in materia di efficienza energetica:
• qualora i nuovi generatori abbiano rendimento termico utile a carico totale (100%
della potenza termica) maggiore o uguale a 90+2logPn – per Pn<400 kW si applica
Art.4 c.5 tale limite alla formula (X=90 per zone climatiche A,B,C mentre X=93 per zone D,E,F);
• se le nuove pompe di calore elettriche od a gas, esse abbiano un rendimento utile in
condizioni nominali, I*u, riferito all’energia primaria, maggiore o uguale 90+3logPn
• se è presente, salvo che ne sia dimostrata inequivocabilmente la non fattibilità tecnica,
almeno una centralina di termoregolazione programmabile per ogni generatore di calore
e dispositivi modulanti per la regolazione automatica della temperatura ambiente.
in tutti gli edifici esistenti con numero di unità abitative superiore a 4, ed in ogni caso per
potenze nominali del generatore ≥ a 100 kW,
E1 ed E2
Mantenere gli impianti termici centralizzati qualora esistenti, le eventuali cause tecArt.4 c.9 niche o di forza maggiore per le quali si ricorre alla installazione di impianti autonomi
debbono essere dichiarate nella relazione di cui al comma 25.
• ristrutturazione integrale degli elementi edilizi
costituenti l'involucro di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati;
• demolizione e ricostruzione in manutenzione
straordinaria di edifici esistenti di superficie
utile superiore a 1000 metri quadrati;
Art.3 c.2
• ampliamento dell'edificio, nel caso che lo stesso
9 lettere
ampliamento risulti volumetricamente superiore
a)b)c) n. 1
al 20 per cento dell'intero edificio esistente;
• ristrutturazioni totali o parziali, manutenzione straordinaria dell’involucro edilizio e
ampliamenti volumetrici all’infuori di quanto
già previsto alle lettere a) e b);
• nuova costruzione
E1,E2,E3;
E4,E5,E6;
E7
Art.4
c.17
Art.3 c.2
7 lettere
sostituzione di generatori di calore.
a)b)c) n. 3
8
Art.3 c.2
lettere
10
a) b) c)
n. 1
• ristrutturazione integrale degli elementi edilizi
costituenti l’involucro di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati;
• demolizione e ricostruzione in manutenzione
straordinaria di edifici esistenti di superficie
utile superiore a 1000 metri quadrati;
• ampliamento dell’edificio, nel caso che lo
stesso ampliamento risulti volumetricamente
superiore al 20 per cento dell’intero edificio
esistente;
• ristrutturazioni totali o parziali, manutenzione straordinaria dell’involucro edilizio e
ampliamenti volumetrici all’infuori di quanto
già previsto alle lettere a) e b);
• nuova costruzione
E1,E2,E3;
E4,E5,E6;
E7, E8
Art.4
c.18
hglobale medio stagionale >hlimite
Nel caso di installazioni di potenza P>100 kW obbligo di relazione tecnica (art.8c.1)
Verifica dell’assenza delle condensazioni superficiali e che le condensazioni interstiziali delle pareti opache siano limitate alla quantità rievaporabile. Qualora non esista
un sistema di controllo dell’umidità relativa interna, per i calcoli necessari questa
verrà assunta pari al 65% alla temperatura di 20°C.
• valuta puntualmente e documenta l’efficacia di sistemi schermanti delle superfici
vetrate, interni o esterni, tali da ridurre l’apporto di irraggiamento solare;
• esegue in tutte le zone climatiche (esclusi edifici E5,E6,E7 edE8), ad eccezione della
zona F, per le località nelle quali il valore della irradianza solare sul piano orizzontale nel mese di massima insolazione estiva, sia maggiore o uguale a 290 W/m2 i
seguenti controlli:
- relativamente a tutte le pareti opache, con eccezione di quelle appartenenti al quadrante nord-nordovest-nordest verifica almeno una delle due seguenti condizioni:
Massa superficiale maggiore di 230 kg/m2 e valore del modulo della trsmittanza
termica periodica YIE minore di 0,12 [W/m2K].
- relativamente a tutte le pareti opache orizzontali ed inclinate il valore del modulo
della trasmittanza termica periodica YIE minore di 0,20 [W/m2K] .
83
MEDIATECA
“Colore e materia”
Alla scoperta di uno straordinario
rapporto dialettico
Il colore è un elemento essenziale del processo adattativo ed
evolutivo. Un attributo della materia che ci circonda e di
cui siamo anche parte, che nella reazione alla luce produce
effetti che sono spesso alla base della prima valutazione
qualitativa dello spazio e dei luoghi in cui abitiamo.
Il colore è alla base della formazione delle mappe mentali
e dei processi di selezione e di riconoscibilità degli spazi.
Nell’architettura – come illustrano, anche con esempi, gli
autori del volume edito da Maggioli, Marcello Balzani e
Federica Maietti – il colore ha consentito la costruzione di
codici di comunicazione e di comportamento, di surrogare
morfologie naturali, conservare, attraverso il metamorfismo
decorativo, molti aspetti della tradizione culturale; ma anche
di adattare un rapporto con l’artificiale, ibridando i progetti,
e sperimentando nuovi percorsi di produzione industriale,
nuovi materiali integrati, nuove prestazioni. Sono state
scelte, queste, che hanno contribuito a mantenere vivo uno
straordinario rapporto dialettico: tra antico e moderno, tra
città storica e città contemporanea, tra natura e artificio,
tra bisogno di conservazione e desiderio di innovazione,
tra salvaguardia-recupero e riqualificazione-valorizzazione,
innovazione di produzione e nanotecnologie, processi
costruttivi e tecnologie per l’efficienza energetica.
“Nella spirale del clima
Culture e società mediterranee
di fronte ai mutamenti climatici”
Questo libro, a cura di Emanuela Guidoboni, Antonio
Navarra ed Enzo Boschi (edito da Bononia University
Press) è nato da uno scambio di osservazioni e di suggestioni
“lanciate” fra due versanti, quello storico e quello scientifico,
all’inizio quasi un gioco di idee. È cominciato così un viaggio
nel tempo, seguendo il filo rosso del clima.
Mutamenti climatici e previsioni del tempo non sono
problemi solo di oggi: da alcuni millenni le civiltà
mediterranee si sono interrogate sul clima e sul suo
rapporto con le attività umane, su come prevedere il tempo
e difendersi dagli eventi estremi. Cosa pensavano gli antichi
dei cambiamenti climatici che li avevano preceduti, di cui
tramandano ricordi e riflessioni? In che modo le teorie sulla
forma della Terra e le sue rappresentazioni influivano sulla
84
conoscenza dei climi terrestri? Le modificazioni ambientali
indotte dalle attività umane del passato potevano influire
sul clima? E ancora: come sono stati superati in passato i
periodi caldi e quelli freddi, fino al riscaldamento globale
attuale? Da pochi anni è aumentata la sensibilità a questi
temi e, benché per l’area del Mediterraneo rimanga ancora
molto lavoro da fare, questo libro vuole aprire qualche
spiraglio sulla storia delle risposte umane ai cambiamenti
climatici e agli eventi estremi. La fatica di adattarsi alle
variazioni, di subire le bizzarrie del tempo, con i danni e
i rischi che ciò ha sempre comportato, non riguarda solo
la storia contemporanea. Una riflessione sul passato per
comprendere meglio la grande sfida ambientale che ci
attende.
“Percorsi d'architettura
in Umbria”
L’interessante volume “Percorsi d’architettura in Umbria”di
Francesco Quinterio e Ferruccio Canali, a cura di Raffaele
Avellino (EDICIT Editrice Centro Italia), come spiega
nella premessa Alberto Chiariotti, Presidente del Collegio
dei Geometri della Provincia di Perugia “non è nato
‘propriamente libro’, già concepito come tale, ma lo è
‘divenuto’ quando l’iniziale idea di tradurre in schede le
lezioni di un corso di restauro promosso dal Collegio dei
Geometri e condotto dagli stessi Autori è stata trasformata
nella volontà espressa coralmente di realizzare un vero e
proprio testo di storia dell’architettura umbra, che in effetti
mancava nel panorama editoriale del settore”.
I percorsi tracciati nel libro, pur non prefiggendosi “di essere
una guida esaustiva del patrimonio architettonico della regione,
com’è venuto a strutturarsi nel lungo periodo di almeno
venticinque secoli”, non sono solo degli itinerari, bensì “un
tentativo di ripercorrerne la Storia nei momenti significativi della
loro estrinsecazione nelle vesti architettoniche a noi giunte”.
Il testo, ordinato per epoche a partire dalle radici etrusche e
romane, approda attraverso i secoli ai giorni nostri consegnandoci
un’immagine dell’Umbria “anche inconsueta, diversa dal luogo
comune che caratterizza questa regione soprattutto in epoca
medioevale con i piccoli e piccolissimi centri storici e per i borghi
agricoli”. Racconta una terra che è “protagonista assoluta anche
della stagione rinascimentale con numerose emergenze che
anticipano addirittura le prime esperienze fiorentine”.
Gli apporti contenuti nel libro, dalla storia sociale alla pittura, alle
relazioni umane, descrivono (anche grazie alle preziose schede
di approfondimento) un luogo fisico intriso di stratificazioni
identitarie e culturali fortemente intrecciate di vite umane.
La lettura si trasforma in un viaggio “che ci svela anche,
attraverso tappe introspettive più profonde che potrebbero
apparire anche estranee all’architettura, l’anima più intima di
pe rcorsi
d’architettura in Umbria
Francesco Quinterio Ferruccio Canali
a cura di Raffaele Avellino
questa regione e ci accompagna alla comprensione dei luoghi
descrivendoci come gli elementi strutturanti primari sono
cosi legati e profondamente fusi nel paesaggio a tal punto da
risultare un unico ed irripetibile fenomeno compositivo”.
Francesco Quinterio è Professore ordinario presso la Facoltà
di Architettura di Ascoli Piceno, Università di Camerino,
dove è titolare delle cattedre di Storia dell’Architettura e di
Teorie e Storia del Restauro.
È autore di saggi su alcuni dei protagonisti dell’architettura
del Quattrocento e su figure minori legate all’ambiente del
cantiere (allievi della scuola di Brunelleschi).
Ferruccio Canali è attualmente ricercatore presso la Facoltà di
Architettura di Firenze. Tra i suoi ambiti di studio e di ricerca:
l’architettura del Quattrocento, in particolare Leon Battista
Alberti e gli stati malatestiani; la storia del restauro e della tutela
e la storia della fortuna architettonica classica nel Novecento.
“Il gusto. Come convenzione
storica in arte, architettura e design”
Il saggio, a cura di Renato De Fusco ed edito da Alinea,
è articolato in tre parti: la prima che studia il concetto di
gusto nelle sue definizioni filosofiche; la seconda che applica
la “critica del gusto” alle arti, all’architettura e al design; la
terza che descrive i “Comportamenti”.
Si passa così da una concezione alta del concetto a una operativa
da critica “militante” per giungere a descrivere usi e costumi
attuali. Ogni sezione è accompagnata dall’illustrazione di
temi e problemi pertinenti, offrendo così al lettore un quadro
completo e inclusivo, dalle sentenze di Hume e di Kant ai
pareri dei maggiori critici d’arte fino ai commenti dei sociologi
relativi a fenomeni quali il kitsch, il graffitismo, il tatuaggio e
il piercing.
Renato De Fusco è professore emerito di Storia
dell’architettura; ha fondato e diretto la rivista «Op. cit.» di
selezione della critica d’arte contemporanea, che si pubblica
dal 1964. Compasso d’Oro alla carriera nel 2008 è autore di
una vasta bibliografia.
85
ANNO II
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
“Le mie città
Mezzo secolo
di urbanistica in Italia”
Diabasis presenta in questo libro i racconti e le riflessioni
di un urbanista, Vezio De Lucia, da sempre impegnato
nel progettare le città e nel dialogare con gli uomini che
le abitano.
Dalla frana di Agrigento del luglio 1966 alla rovinosa
ricostruzione dell’Aquila dopo il terremoto dell’aprile
2009. Dai sogni del primo Centro sinistra al Piano casa di
Silvio Berlusconi. Dalla salvaguardia di Venezia all’impegno
contro l’abusivismo nel Mezzogiorno. Quasi mezzo secolo
di storia della condizione urbana e del paesaggio italiano
raccontata fra cronaca e autobiografia. Con un approccio
sobrio, puntiglioso, documentato. Ma anche tormentato,
soprattutto quando tratta dell’armonia cha pareva ritrovata,
e poi nuovamente perduta, della patria napoletana.
Vezio De Lucia (Napoli, 1938), già direttore generale
dell’urbanistica del Ministero Lavori pubblici e membro
del Consiglio superiore dei Lavori pubblici è Consigliere
nazionale di Italia Nostra, Premio Cederna 2006 per
l’urbanistica della provincia di Roma e progettista di piani
territoriali e autore di diverse pubblicazioni tra le quali: “Se
questa è una città” e “Napoli. Cronache urbanistiche”.
“Italia segreta
Viaggio nel sottosuolo
da Torino a Palermo”
Esiste un mondo affascinante incredibilmente vicino a
noi, ma di cui non conosciamo i segreti: è il sottosuolo,
un regno misterioso nel quale il nostro presente affonda
le sue radici non solo metaforicamente. Se Jules Verne ci
ha condotto in un immaginario “Viaggio al centro della
terra”, Mario Tozzi, l’autore del libro (edizioni Rizzoli)
ci accompagna in un incredibile ma realissimo “viaggio
agli inferi” del Bel Paese, mostrandoci un’Italia millenaria
che quasi non conosciamo, fatta di catacombe, cunicoli,
acquedotti e antiche città. Dalle viscere del Vesuvio
alle profondità occulte di Torino e di Bologna - che ha
addirittura una rete di canali nascosti -, dai cunicoli
arabi per l’acqua di Palermo all’universo sommerso degli
etruschi, passando per quella città unica - Matera - in cui
la gente ha abitato per centinaia di secoli allo stesso tempo
in superficie e sottoterra.
86
Itinerari che i giovani del XVIII e XIX secolo, da Goethe
a Dickens a Twain, percorsero durante i loro Grand Tours,
imparando a conoscere forse meglio e più di quanto non
ne sanno molti di noi oggi, non solo le arti e la storia
in superficie, ma anche segreti della natura e fenomeni
geologici. Perché c’è un filo rosso che lega la storia del pianeta
Terra a quella degli uomini e tiene insieme le grotte naturali
(non siamo stati forse ‘cavernicoli’) con le catacombe, gli
acquedotti con i fiumi sotterranei: è lo studio della terra,
la geologia, che ha sempre condizionato lo sviluppo delle
civiltà antiche e continua ad avere un ruolo fondamentale
per quelle moderne.
Mario Tozzi è geologo e primo ricercatore del Cnr.
Documentarista, autore e conduttore televisivo (Gaia – Il
pianeta che vive e Terzo Pianeta su RaiTre, La Gaia Scienza
su La7), collabora con vari quotidiani e periodici.
ESA–AOES Medialab
NEWS
GEODESIA
Dall’ESA la prima mappa
della gravità terrestre
realizzata grazie al satellite GOCE
La gravità sulla Terra non è sempre uguale in tutti i punti del
pianeta. La misura di questo dato non è di interesse solo per
scienziati specialisti di geodesia, ma è altresì determinante
per decifrare numerosi fenomeni atmosferici, come il più
che mai attuale cambiamento climatico.
Recentemente, grazie al satellite GOCE (Gravity Field
and Steady-State Ocean Circulation Explorer), sviluppato
e messo in orbita dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea) per
analizzare le variazioni del campo di gravità terrestre, è stato
possibile realizzare la prima mappa gravitazionale globale
della Terra.
La mappa è frutto di un progetto ambizioso, “Living Planet”,
il cui obiettivo è la misurazione ad alta risoluzione della forza
gravitazionale terrestre, dato variabile nelle diverse zone
dell’emisfero poiché dipende dalla concentrazione delle
masse interne la cui distribuzione esatta non si conosce.
Il satellite GOCE, dotato di una strumentazione specifica,
l’Electrostatic Gravity Gradiometer (EGG), in grado di
cogliere anche le minime variazioni della forza di gravità,
è stato lanciato in orbita a bassa quota. In questo modo i
ricercatori sono riusciti a mettere insieme la forma più corretta
del “geoide” terrestre secondo un’altezza di riferimento media
riferita alla forza di gravità. Entrambi i componenti, satellite
e gradiometro, sono stati assemblati in buona parte presso le
strutture di Thales Alenia Space a Torino.
La mappa realizzata è di particolare importanza in quanto
rende disponibile una descrizione precisa di grandi aeree
del nostro pianeta riguardanti il Sudamerica, l’Africa,
l’Himalaya, il Sud Est dell’Asia e l’Antartide, di cui si
possedevano sommarie descrizioni.
L’aspetto che più fa capire l’importanza di GOCE, come
anticipato, è connesso al cambiamento climatico. I suoi dati
sono essenziali per misurare la circolazione delle correnti
oceaniche, le variazioni dei mari e la dinamica dei ghiacciai,
cioè tutti elementi che entrano nel gioco dell’ancora
complicata analisi del processo di cambiamento climatico.
L’ESA è ora intenzionata a integrare le informazioni raccolte,
che permettono la compilazione di modelli teorici essenziali
per spiegare i mutamenti del pianeta, con altri dati riguardanti
l’ambiente (dall’acqua, all’umidità dei suoli, all’atmosfera)
forniti da vari satelliti lanciati proprio nell’ambito del
programma Living Planet al fine di decifrare una realtà
ambientale determinante per capire come affrontare e
risolvere i problemi e la tutela del pianeta stesso.
TECNOLOGIE
Dalla ricerca per scoprire le mine
antiuomo nuovo radar olografico
utile anche per la diagnostica in
edilizia
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Firenze ha
sviluppato, in collaborazione con un team internazionale, un
radar olografico a microonde, che permette di superare i limiti
dei metal detector attualmente utilizzati per rilevare la presenza
delle mine antiuomo nel suolo. Lo strumento, denominato
Rascan, è stato selezionato fra i progetti innovativi della
scienza e della tecnica che hanno un’utilità sociale, presentati a
Londra in occasione della Summer Science Exhibition 2010, la
manifestazione per i 350 anni della Royal Society.
Rascan offrirà anche numerose applicazioni nel settore
edilizio. Può essere infatti impiegato per la diagnostica non
distruttiva di elementi strutturali di opere murarie o in
legno, per le indagini sui beni culturali e sulle strutture in
cemento armato.
87
ANNO II
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
Programma delle gare e della manifestazione
Mercoledì 26/01/2011
18.00 Incontro per apertura manifestazione presso la sala
Convegni dell’hotel Mirella a Ponte di Legno
Giovedì 27/01/2011
10.00 Gara di fondo tecnica libera 10 km
14.00 Gara di slalom gigante (per combinata)
18.00 Premiazione gare hotel Mirella
19.30 Cena rifugio Valbione
Venerdì 28/01/2011
09.30 1° manche slalom speciale
11.30 2° manche slalom speciale
14.00 Gara fondo tecnica classica 5 km
16.00 Convegno professionale
17.30 Premiazioni gare presso hotel Mirella
20.00 Sciata in notturna a Ponte e festa sulla neve
Sabato 29/01/2011
09.00 Slalom gigante l° manche
11.30 Slalom gigante 2° manche
12.30 Gara di snowboard (unica manche)
14.30 Gara di fondo TL 2.5 km per combinata
18.00 Sfilata e aperitivo in piazza a Ponte di Legno
19.00 Premiazione gare presso hotel Mirella
20.00 Cena di chiusura del campionato
Per informazioni rivolgersi a:
geom. Piotti Dario
via J. F. Kennedy, 22/A - 25060 Tavernole s/m (Brescia)
tel. 030 920233 - fax 030 920364
[email protected] - [email protected]
BIOGAS
Inaugurato in Piemonte
un impianto innovativo
per la valorizzazione
delle biomasse zootecniche
È stato recentemente inaugurato a Vignolo, in provincia di
Cuneo, un nuovo impianto bioelettrico del tutto particolare:
rappresenta infatti il primo esempio al mondo di centrale di
valorizzazione delle biomasse zootecniche di filiera a ciclo
chiuso. Si basa sul recupero delle biomasse zootecniche in
surplus degli allevamenti e sul reimpiego delle stesse evitando
così, secondo quanto previsto dalla nuova Normativa Nitrati,
l’inquinamento atmosferico e terrestre.
L’impianto garantisce il totale abbattimento delle componenti
inquinanti, in parte trasformate in energia rinnovabile e
in parte trattate microbiologicamente per diventare un
fertilizzante completamente naturale.
88
Secondo Marcopolo Environmental Group, società
responsabile del progetto e attiva da oltre trent’anni nella
produzione di energia verde da biogas derivante dalla messa
in sicurezza delle discariche, la struttura è concepita per
“assorbire” 30.000 ton/anno di letame/liquame bovino e
pollina, con un recupero di 8.200 m3/g di biogas che verranno
depurati e distrutti all’interno di quattro digestori mediante
un processo di digestione anaerobica. Al termine del processo,
il biogas depurato passerà al gruppo di cogenerazione per
una produzione totale di energia pari a 7.000 MWh/anno,
che alimenterà 2.500 famiglie, evitando la dispersione
nell’atmosfera di 3.500 ton CO2/anno.
CLIMA
L’Onu verso la prossima
Conferenza sul Clima in Messico
Obiettivi limitati ma raggiungibili
Memori del flop del Summit di Copenhagen dello scorso
anno, al prossimo vertice Onu sul clima che si terrà in
Messico (Cancún, 29 novembre - 10 dicembre 2010)
i rappresentanti dei 190 Paesi Onu sono determinati a
cambiare rotta. Non si divideranno più (a quanto sembra)
tra sostenitori della governance mondiale sui beni comuni
dell’umanità (Europa) e difensori della sovranità degli Stati
(Usa, Cina, India).
Si cercherà invece un accordo più limitato ma più probabile,
un accordo economico che tenga comunque assieme varie
esigenze: evitare il caos climatico, agevolare lo sviluppo
sostenibile dei Paesi più poveri, dare ossigeno alle imprese
che hanno scommesso sulla green economy. E’ un’intesa che
nell’immediato suona molto limitata rispetto alle ambizioni
nate dal ben più stringente protocollo di Kyoto, ma lascia
aperta la porta a successivi progressi e radica la questione
ambientale in un gioco economico di ampio respiro.
Di fronte alla possibilità di uno stallo infinito, è prevalsa
quindi la linea che punta a ottenere subito qualche passo avanti
concreto in direzione di una diminuzione/rallentamento
delle emissioni serra. Dal punto di vista scientifico questa
posizione è abissalmente lontana da quella necessaria a
bloccare la crescita della temperatura entro un tetto di due
gradi a fine secolo, ma dal punto di vista pragmatico può
mettere in moto un processo di trasformazione economica
capace magari di produrre uno sprint improvviso.
PREVENZIONE
Roghi in calo, anche
grazie all’adozione
del Catasto aree incendiate
Migliora in Italia il sistema capillare di prevenzione e controllo
contro gli incendi. A confermarlo sono i dati relativi alla
diminuzione dei roghi contenuti nel Dossier di Legambiente
e Protezione Civile denominato “Ecosistema Incendi” secondo
il quale nello scorso anno i “roghi” sono passati dai 6.479 del
2008 a 5.422.
Il rapporto, che monitora il comportamento dei comuni italiani
nell’applicazione della normativa, rileva inoltre che, sebbene
sul patrimonio forestale italiano permanga una situazione da
“allarme rosso”, soprattutto al sud e nelle isole, moltissimi sono
i Comuni che hanno adottato le misure preventive necessarie,
in particolare l’aggiornamento del catasto delle aree bruciate.
Il catasto delle aree percorse dal fuoco è istituito, infatti, nell’86%
dei comuni colpiti da incendi nell’ultimo biennio (dopo
la terribile estate del 2007, quando fu proprio la Protezione
civile nazionale ad affiancare gli enti locali nell’istituzione
del catasto delle aree percorse dal fuoco) ma solo il 56% lo
ha aggiornato nell’ultimo anno. Eppure questo strumento
risulta fondamentale per battere gli incendi perché permette di
vincolare per decine di anni le aree bruciate proteggendole da
chi usa le fiamme per ottenere terre da edificare, adibire ad aree
di pascolo o fare affari con l’indotto del rimboschimento.
EDILIZIA
Fenomeno “green building”
Crescita record negli USA
stimato un +20% annuo
Il mercato delle costruzioni “verdi” è in costante crescita. Ne
è la conferma una recente ricerca effettuata da Environmental
Leader, testata che si occupa di energia e sostenibilità
ambientale, sulla situazione in America.
Secondo le previsioni, il mercato “green building” negli Stati
Uniti è destinato a salire a 173,5 miliardi di dollari nel 2015
(attualmente si attesta a 71), con una crescita annua media
del 19,5%. Questo trend sarebbe favorito dalle prospettive di
risparmio sui costi di esercizio e dagli incentivi governativi,
come il programma di riqualificazione degli edifici federali
Recovery through Retrofit, per il quale sono stati stanziati
80 miliardi di dollari. Con la crescita del green market
crescerà, sempre secondo le stime di Environmental Leader,
il tasso di qualificazione professionale degli addetti del settore
delle costruzioni; aumenteranno gli investimenti privati in
ricerca e sviluppo e gli edifici sostenibili diventeranno i più
competitivi del mercato immobiliare.
89
ANNO II
| n. 11 |
SETTEMBRE - OTTOBRE 2010
ENERGIA SOLARE
Bologna Solar City
Innovativa mappa online
per scoprire i valori energetici dei tetti
Il Comune di Bologna ha recentemente messo a disposizione di
cittadini e navigatori della rete un servizio che consente l’analisi
dell’energia solare potenziale di tutti i tetti della città.
Il sistema, denominato “Bologna Solar City”, è basato sulla
Carta Tecnica Comunale ed è stato realizzato dal SIT (Sistema
Informativo Territoriale) del Comune di Bologna.
All’indirizzo http://sitmappe.comune.bologna.it/BolognaSolarCity/
è a disposizione una vera e propria mappa del sole della città
con la quale è estremamente facile analizzare l’energia solare
potenzialmente prodotta su ogni tetto e valutare i rendimenti
degli impianti fotovoltaici già istallati.
L’idea “Bologna Solar City” è quindi semplice, quanto
efficace: mettere a disposizione di tutti i cittadini una vera
e propria mappa interattiva per analizzare l’energia solare
che potenzialmente potrebbe essere prodotta sul tetto di
ogni edificio, inoltre dare a tutti la possibilità di conoscere
con grande facilità le principali caratteristiche tecniche degli
impianti già installati su molti dei tetti della città.
Un sistema innovativo ed intelligente che, attraverso le nuove
tecnologie di navigazione territoriale, consente di valutare i
benefici ambientali di potenziali installazioni su ogni singolo
edificio preso in esame.
RICERCA
Realizzata la mappa
che misura l’altezza
degli alberi del mondo
far capire meglio il ciclo del carbonio.
Dai dati raccolti si nota che le foreste più alte nel mondo sono
nella parte ovest del Nord America e nel sud est dell’Asia, mentre
quelle europee e asiatiche sono più basse. Le foreste di sequoie
detengono il primato con circa 40 metri di altezza media, mentre
quelle di querce e faggi più comuni in Europa si fermano a 25,
così come le foreste tropicali. Il programma continuerà ora
combinando questi dati con quelli sul volume delle foreste,
per ottenere un inventario delle biomasse mondiali e poter così
verificare la partecipazione degli alberi al ciclo del carbonio (capire
quanto ne è imprigionato nelle foreste, quanto velocemente
circola nell’ecosistema e viene immesso in atmosfera).
La mappa potrà inoltre avere un ruolo molto importante
per capire che effetto avranno sul pianeta i cambiamenti
climatici, nonché per studiare modelli in grado di prevedere
le modalità di propagazione degli incendi.
Jesse Allen and Robert Simmon
Grazie a tre satelliti della Nasa e al lavoro di un team di
ricercatori della Colorado State University, è stata realizzata la
prima mappa dell’altezza degli alberi del mondo.
Utilizzando una particolare tecnologia di rilevamento a
distanza, il LIDAR (Laser Imaging Detection and Ranging),
in grado di determinare la distanza di un oggetto o di una
particolare superficie, è stata assemblata una mappa partendo
dai dati ricavati da circa 250 milioni di impulsi laser raccolti
durante un periodo di sette anni. Essendo questi 250 milioni
di impulsi in grado di coprire solo il 2,4% della superficie
terrestre, i dati ricavati usando il LIDAR sono stati combinati
con altre informazioni inviate da altre strumentazioni a bordo
di tre satelliti (ICESat, Terra e Aqua), in grado di coprire aree
più ampie anche se non con la stessa profondità.
Le indicazioni ottenute, oltre a dare stime precise della
distribuzione e della salute delle foreste, potrebbero inoltre
90
REDAZIONALE
Progettazione
strutturale
Significato e prassi
della nuova normativa
antisismica
L’entrata in vigore del DM 14.01.09 ha introdotto numerose
novità nella normativa tecnica italiana nel settore della
progettazione strutturale: per la prima volta il Metodo
Semiprobabilistico agli Stati Limite diviene obbligatorio a
scapito del Metodo delle Tensioni Ammissibili; l’Italia viene
praticamente dichiarata tutta zona sismica in ordine a una
definizione probabilistica di accelerazione attesa al suolo; i
modelli di calcolo diventano più complessi; i materiali e i
prodotti da costruzione devono ottenere una certificazione
prima di essere immessi nel mercato e non possono essere
utilizzati prodotti non conformi; gli impianti, ancorché
elementi non strutturali, devono essere sottoposti a verifica;
anche negli interventi non soggetti a deposito di progetto
delle strutture il progettista deve effettuare una verifica in
relazione alle possibili interazioni con lo Stato Limite Ultimo
e lo Stato Limite di Esercizio.
Il volume “Progettazione Strutturale. Significato e prassi della
nuova normativa antisismica - Guida Pratica all’applicazione
del DM 14.01.08 e Circ. CSLLPP 617/09” di Marco Boscolo
Bielo (Legislazione Tecnica Editrice, pagg. 512, euro 48,00) è
un interessante e utile compendio di nozioni mutuate in primo
luogo dal DM 14.01.2008, quindi dalla Circolare applicativa del
CSLLPP n° 617/09, dagli Eurocodici, da cui il complesso della
norma deriva, da Istruzioni Ministeriali e infine dagli elementi
teorici utili alla comprensione dei contenuti fondamentali.
La materia viene proposta in maniera ragionata, anche
per rendere il professionista consapevole di quello che i
numerosi software di calcolo presenti sul mercato forniscono
per la soluzione delle problematiche di progettazione e nel
rispetto delle norme tecniche obbligatorie al fine della
sicurezza delle costruzioni.
Marco Boscolo Bielo, architetto, oltre all’attività di libero
professionista, ha svolto attività didattica sulla progettazione
strutturale presso l’Università di Venezia e per conto di altre
istituzioni del settore edilizio, realizzando numerosi progetti
e studi per diverse tipologie costruttive (c.a., c.a.p., acciaio,
legno, murature in laterizio). È autore di diversi libri ed
articoli su riviste specializzate.
Contenuti principali dell’opera
Progetto, direzione lavori e collaudo statico – Azioni sulle
costruzioni – Azioni sismiche – Modellazione Strutturale
Sismica – Il Metodo Semiprobabilistico agli Stati Limite – Il
Calcestruzzo Armato – Resistenze e verifiche nelle costruzioni
in calcestruzzo armato normale – Criteri di calcolo specifici
per le azioni sismiche nelle strutture in calcestruzzo armato
normale – Dettagli costruttivi per il calcestruzzo armato
normale – Fondazioni – Interventi su costruzioni esistenti
con particolare riguardo alle strutture in c. a. – 80 Esempi
svolti e oltre 300 Tabelle e Figure illustrative.
Per informazioni: www.legislazionetecnica.it
91
REDAZIONALE
Mapelastic
AQUADEFENSE
La difesa rapida contro
l’acqua pronta all’uso
La leadership internazionale di Mapei nel settore degli adesivi
e dei prodotti complementari per la posa di pavimenti e
rivestimenti di ogni tipo, vede nell’impermeabilizzazione una
delle aree dove l’elevata tecnologia e affidabilità dei prodotti
dell’azienda fa davvero la differenza.
L’impermeabilizzazione delle piccole, così come delle grandi
opere (dai balconi ai terrazzi, dalle fondazioni alle piscine, dai
viadotti ai canali idraulici), viene eseguita attraverso l’impiego
di speciali membrane cementizie a elasticità permanente, da
applicare a spatola o a pennello.
L’impermeabilizzazione è un settore che Mapei, forte di
decine di anni di esperienza internazionale, affronta con
grandi risultati e offrendo una vasta gamma di soluzioni
specifiche, sicure e durature. Ma l’evoluzione di Mapei
nel settore delle impermeabilizzazioni non si ferma qui: il
costante investimento che Mapei dedica allo Sviluppo e alla
Ricerca e la continua voglia di ampliare la propria gamma
di prodotti per proporre una soluzione ad ogni tipo di
problema, anche nel campo delle impermeabilizzazioni fa,
ancora una volta, la differenza.
Dopo il successo ottenuto nelle Americhe - dove è stato
lanciato 2 anni fa - arriva anche in Europa Mapelastic
AQUADEFENSE, il nuovo prodotto Mapei che amplia la
gamma degli impermeabilizzanti Mapelastic.
Ad asciugamento rapido, Mapelastic AQUADEFENSE
92
è una membrana liquida elastica pronta all’uso per
l’impermeabilizzazione rapida di balconi e terrazze, bagni,
docce, saune e ambienti umidi in genere, da applicare sotto
ceramica, marmo e mosaico, in interni ed esterni.
Mapelastic AQUADEFENSE, si presenta come una pasta
monocomponente di colore celeste.
Pensato per grandi e piccoli lavori, Mapelastic
AQUADEFENSE ha nella rapidità il suo principale
vantaggio.
Grazie alla sua asciugatura estremamente veloce, assicura un
fuori pioggia dopo sole 3 ore, con posa delle piastrelle dopo
4 ore e con il riutilizzo dell’ambiente dopo 1 solo giorno.
Mapelastic AQUADEFENSE non necessita di armatura,
è applicabile a pennello e anche a rullo, ed è pertanto
pratico, facile da usare e economico.
Un fustino da 15 kg permette di impermeabilizzare una
superficie di oltre 15 m2 e, anche se non viene utilizzato tutto
il contenuto della confezione, il prodotto che rimane è sempre
riutilizzabile in quanto mantiene le stesse caratteristiche.
Mapelastic AQUADEFENSE, è stato testato a lungo in
laboratorio e in cantiere e risponde alle più severe normative
internazionali; infatti consente anche di acquisire fino a 2
punti come materiali regionali per il “Credit LEED Italia”.
Per maggiori dettagli www.mapei.it
REDAZIONALE
CasaClima
Award 2010
A Wolf Haus
il Premio Speciale
della Giuria
CasaClima Award 2010:
Peter Lamprecht, capo cantiere Wolf Haus progetto L'Aquila,
Johann Waldner, Resp. Marketing,
Michl Laimer, Assessore all'Ambiente ed Energia, Provincia di Bolzano,
Kurt Schöpfer, Amm. delegato Wolf Haus
Nell’ambito dell’assegnazione del CasaClima Award 2010,
l’oscar per le case realizzate secondo i principi dell’efficienza
energetica, l’altoatesina Wolf Haus è stata l’unica azienda ad
essere insignita del prestigioso Premio Speciale della Giuria,
per 536 abitazioni ad alta efficienza energetica realizzate in
CasaClima A nelle zone terremotate in Abruzzo.
I riconoscimenti sono stati consegnati il 2 settembre
dall’assessore all’ambiente ed energia della provincia di
Bolzano Michl Laimer assieme al direttore dell’Agenzia
CasaClima, Norbert Lantschner, durante una cerimonia
svoltasi a Bolzano, che ha premiato l’azienda altoatesina per
gli edifici che meglio rappresentano i modelli da seguire per
un nuovo concetto edilizio legato all’efficienza energetica.
“Ormai Casaclima è diventata un modo di vivere, espressione di
qualità di vita e di responsabilità verso il futuro e nei confronti
dei nostri figli. Il premio vuole mettere in risalto i progetti che
più di altri esprimono il significato di questa filosofia del costruire
sostenibile”, commenta così Norbert Lantschner, direttore
dell’Agenzia CasaClima, l’importanza acquisita da questo premio
su tutto il territorio nazionale, visto che ormai la maggior parte
dei premi stessi viene assegnata ad edifici costruiti fuori dall’Alto
Adige, dove CasaClima e questo premio sono nati.
“Il modello CasaClima è un modello vincente” sottolinea
l’assessore provinciale Laimer, “e costituisce un’enorme
opportunità per lo sviluppo sostenibile dell’edilizia su tutto
il territorio italiano”.
Per la Wolf Haus è il terzo premio vinto quest’anno per lo
straordinario lavoro svolto anche nell’ambito della ricostruzione
delle case per migliaia di famiglie colpite dal terremoto
dell’anno scorso a L’Aquila. Infatti già a gennaio l’azienda
era stata insignita a Roma con il Premio Internazionale
Un Bosco per Kyoto, patrocinato dalla Presidenza della
Repubblica, e assegnato ogni anno ad aziende, associazioni,
personalità scientifiche e politiche (lo scorso anno era andato
al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama) che più delle
altre si sono distinte nella difesa dell’ambiente nel loro
Paese. Inoltre a giugno sempre la Wolf Haus era stata la
protagonista dei Real Estate Awards, l’evento che ogni anno
premia le migliori aziende e i migliori progetti nel campo
dell’edilizia in tutto il mondo, ricevendo il premio come
Miglior Progetto Sostenibile ed Antisismico.
L’ing. Kurt Schoepfer, amministratore delegato di
Wolf Haus, esprime così la sua felicità per questi premi:
“Questi prestigiosi premi costituiscono un importante
riconoscimento alla nostra azienda per la qualità, la
professionalità e l’impegno che abbiamo riversato sul mercato
e nel Progetto C.a.s.e. in Abruzzo, e allo stesso tempo
sono un attestato di responsabilità a fare ancora meglio
per il futuro, e ad investire sempre di più nel campo della
sostenibilità ambientale e del risparmio energetico. È ora
di aprire una pagina nuova nell’architettura, più rispettosa
delle reali esigenze abitative dell’individuo”.
93
REDAZIONALE
PFCAD MOBILE
Finalmente Windows
sul treppiede
S.C.S. survey CAD system srl di Verona ha lanciato la
nuova versione di PFCAD MOBILE per Windows XP Seven in grado di connettersi con tutte le Stazioni Totali,
tutti i modelli, di tutte le marche presenti nel mercato del
surveying.
Ora il sogno di avere la grafica con schermo di grandi
dimensioni collegato alla Stazione Totale diventa realtà
con un investimento economico contenuto. La soluzione
hardware e software proposta da S.C.S. permette di portare
anche le Stazioni Totali più vecchie al massimo delle
performance, anche superiori a quelle delle costose Stazioni
Totali di ultima generazione.
La soluzione adottata sfrutta un piccolo computer con
schermo Touch Screen da 7”, fornito con apposito supporto
per il treppiede e specifico parasole. Il sistema operativo
è Windows XP o Seven, e quindi tutti i software che
normalmente usiamo in ufficio, possono essere utilizzati
in campagna. Elaborazione diretta con Pregeo, AutoCAD,
e tutti i programmi di Topografia e Office possono essere
tenuti a portata di Touch Screen.
Nelle porte USB è possibile inserire anche la chiavetta
Internet per rimanere sempre collegati con l’ufficio.
Il software PFCAD MOBILE, dotato di innumerevoli
funzioni topografiche, permette di usare la stazione in tempo
reale con le mappe, sia in formato raster che vettoriale. Questa
è una funzione fondamentale per velocizzare le operazioni di
riconfinazione e tracciamento.
Le prestazioni Software di PFCAD MOBILE sono elevate.
Il menu Registra Punti, lancia in automatico il comando di
lettura angolo e distanza e lo memorizza direttamente nel
computer, visualizzando all’operatore tutti i dati.
Nell’area CAD sono disponibili tutti i comandi ZOOM,
PAN, AREA e DISTANZA per il controllo grafico dei punti
che si stanno rilevando.
94
Tramite il menu NUOVI PUNTI, in tempo reale possiamo
ricostruire nuovi punti ed appenderli subito nel libretto
corrente ed eventualmente tracciarli.
Di fondamentale importanza l’importazione di immagini
Raster e DXF già georiferite o da georiferire direttamente
durante le fasi di rilievo.
PFCAD MOBILE permette infine di esportare già
direttamente nei formati PREGEO e DXF.
Ulteriori info su www.pfcad.it e su www.gpskit.it o direttamente
presso S.C.S. srl Tel 045 7971883
REDAZIONALE
Software:
Fotus Rilievi fotografici
Fotus nasce dall’esperienza e dal know how di ACCA, azienda
leader in Italia nel software tecnico per l’edilizia. Questo
straordinario software è in grado di effettuare il rilievo dei
dati metrici operando su immagini fotografiche raddrizzate
e ripulite da imperfezioni prospettiche. L’edificio, in questo
modo, viene definito e rappresentato graficamente nella sua
dimensione reale. Grazie a specifiche funzioni di disegno è
inoltre in grado di vettorializzare l’immagine per produrre
esecutivi in formato sia DXF che DWG per un utilizzo CAD.
Vantaggi
• Utilizzo di strumenti economici (fotocamera digitale)
• Velocità di esecuzione del rilievo (è sufficiente scattare
alcune foto e prendere poche misure reali)
•
•
•
Possibilità di effettuare misurazioni accurate di particolari
non accessibili (finestre, portali, cornicioni, etc.)
Integrazione con altri software ACCA
Prezzo molto aggressivo.
Tecnologia
Fotus è dotato di particolari algoritmi che consentono di
effettuare operazioni evolute come:
• la calibrazione ottica della facciata nella scala corretta;
• la correzione automatica delle distorsioni legate alle lenti
focali della fotocamera;
• l’individuazione dei piani prospettici di lavoro;
• la rettificazione della fotografia (totale o parziale) in
relazione al piano prospettico individuato;
• l’estrazione del prospetto tramite funzioni di disegno
sull’immagine fotografica rettificata;
• l’esportazione del disegno nei formati DXF e DWG.
Non ci sono limiti sulle viste prospettiche individuate e sui
fogli da misura da creare.
Ambiti di impiego
Fotus è uno strumento utilissimo a ingegneri, architetti,
geometri e periti per rilievi di facciate o misurazioni di elementi
non particolarmente accessibili e rilievi di tipo architettonico.
È utile anche agli uffici tecnici dei comuni per ristrutturazioni
patrimoniali o per ispezioni e verifiche sugli abusi edilizi. L’uso
del programma è, inoltre, consigliato per lavori di restauro ed
archiviazione storica e per studi di impatto ambientale.
Per informazioni: www.acca.it
95
REDAZIONALE
Novità software
per la gestione
completa
delle imprese edili
In occasione della Fiera SAIE 2010, la primaria software
house Geo Network presenta il suo nuovo software per
la gestione completa delle imprese edili: “EUCLIDE
IMPRESA EDILE”. Questo software si differenzia da tutti
gli altri perché oltre a permettere la gestione di tutti i costi e
ricavi per un numero illimitato di cantieri ed imprese, è un
completo E.R.P. (Enterprise Resource Planning) ovvero, uno
strumento che consente di applicare i più moderni concetti
di gestione manageriale all’impresa, conseguendo maggiore
efficienza nelle seguenti attività:
• Organizzazione e gestione generale dell’impresa
• Gestione dei magazzini e dei stoccaggi
• Rivelazione ed analisi dei costi di cantiere
• Contabilità aziendale e scadenzari
Riportiamo le caratteristiche principali:
ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELL’IMPRESA
EUCLIDE IMPRESA EDILE permette il coordinamento
delle attività assegnate a dipendenti e collaboratori attraverso
una agenda multi-utente completamente integrata con
le altre funzionalità del software. Le scadenze verranno
tempestivamente segnalate ai soggetti interessati che potranno
in ogni momento visualizzare o stampare la propria “to do
list”. Il registro dei protocolli permette la gestione digitale
di tutti i documenti di qualunque natura, in entrata ed in
uscita. Il software permette una gestione multi aziendale e
la condivisione in rete degli archivi. Ad ogni utente possono
essere associati diversi permessi di accesso agli archivi.
GESTIONE DEI MAGAZZINI E DEGLI STOCCAGGI
Il software consente di gestire un numero illimitato di
magazzini e, tramite la registrazione delle entrate e delle
uscite dei materiali, individua le risorse disponibili nei
singoli magazzini e l’eventuale stoccaggio delle stesse nei
diversi cantieri (o quello globale dell’intera azienda).
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RILEVAZIONE ED ANALISI DEI COSTI DI
CANTIERE
Il software registra l’impiego e la movimentazione delle
risorse nei vari centri di costo mediante l’imputazione di
fatture di acquisto, documenti di trasporto da fornitore,
fatture di vendita, documenti di trasporto per trasferimento
e rapportini di cantiere. Per ogni cantiere possono essere
specificate le singole lavorazioni e l’importo preventivato per
le stesse. Anche le risorse indicate nei rapportini di cantiere
possono essere raggruppate per lavorazione, ottenendo così
una accurata analisi per verificare la correttezza dell’offerta.
Le lavorazioni e le risorse sono prelevabili da EUCLIDE
2010 o da altri computi e contabilità dei lavori in formato
PWE, XPWE, XML o Excel.
CONTABILITÀ AZIENDALE E SCADENZARI
Il programma gestisce i registri IVA ed un registro di Prima
nota in cui vengono annotate anche le spese generali (non
direttamente imputabili ai singoli cantieri). Le registrazioni
consentono di stampare un bilancio dei costi e dei ricavi
(conto economico), di ottenere la liquidazione IVA
periodica e di tenere sotto controllo le scadenze contabili
(incassi clienti e pagamenti fornitori).
EUCLIDE IMPRESA EDILE è in offerta ad € 399,00
più IVA fino al 31/12/2010 con la garanzia “soddisfatto
o rimborsato” entro 30 gg. dall’attivazione della relativa
licenza. Per ulteriori informazioni contattare Geo Network
tel. 0187-622.198 email: [email protected]
REDAZIONALE
Samoter 2011
Dal 2 al 6 marzo
a Veronafiere
Sostenibilità è il leit motiv dell’edizione 2011 di Samoter,
il Salone Internazionale Triennale delle Macchine
Movimento Terra, da Cantiere e per l’Edilizia (www.
samoter.com) in programma la prossima primavera dal 2 al
6 marzo a Veronafiere.
L’obiettivo è fornire un’occasione di conoscenza, formazione
e approfondimento sull’argomento analizzandone i vari
aspetti: la sicurezza e l’attenzione al processo edilizio, il
rapporto tra ambiente ed economia, le normative tecniche,
i prodotti, gli strumenti e l’innovazione, l’etica e la
progettazione.
Il convegno di apertura, sul tema “Sustainable Design &
Construction: Explorations in Trends and Best Practices”
coinvolgerà in una tavola rotonda esperienze nazionali ed
internazionali in due sessioni di confronto tra il mercato
nord americano ed europeo.
Continuano anche in questa edizione i SAMOTER
SPECIAL: percorsi dedicati ai singoli settori merceologici
di movimento terra, calcestruzzo, stradale, perforazione,
frantumazione, sollevamento, veicoli, componenti, rental.
Ogni ambito è differenziato per facilitare il visitatore
e a ciascuno dei nove settori corrisponde un'icona ed
un colore di riconoscimento. Alcune giornate a tema
affiancano i percorsi tramite eventi, seminari e convegni,
grazie alla collaborazione di Veronafiere con le principali
associazioni italiane ed internazionali.
Il tema della sostenibilità sarà trasversale a tutti i settori della
manifestazione, tra cui il calcestruzzo con incontri dedicati
e organizzati in partnership con Atecap (Associazione
tecnico economica del calcestruzzo preconfezionato), le
gallerie e i lavori in sotterraneo con SIG (Società Italiana
Gallerie), il mondo del mezzi movimento terra e infine i
veicoli in collaborazione con Anfia (Associazione Nazionale
Fra Industrie Automobilistiche).
Per il settore frantumazione e cave, in collaborazione
con Anepla (Associazione Nazionale Produttori Estrattori
Lapidei e Affini), verranno organizzati seminari specifici,
mentre per il sollevamento sono in calendario una serie di
iniziative in partnership con IPAF (International Powered
Access Federation).
Nel settore del rental il convegno si svolge in collaborazione
con ASSODIMI (Associazione distributori e noleggiatori
di macchine industriali per le costruzioni), ASSONOLO
ed ERA (European Rental Association), e infine SITEB
(Associazione Italiana Bitume Asfalto Strade) organizzerà
per il settore stradale un seminario.
Il Concorso Internazionale Novità Samoter
Il Concorso premia l’industria mondiale delle macchine
movimento terra e da cantiere che risultino di nuova
concezione e/o presentino innovazioni di pratico impiego o
di fondamentale miglioramento delle macchine esistenti.
Il premio viene assegnato tenendo conto delle innovazioni
e/o dei miglioramenti relativi al risparmio energetico, alla
produttività, all'ergonomia, alla sicurezza nell’utilizzo ma
anche ad altri aspetti che conferiscano un valore aggiunto.
In occasione del proprio ventennale il Concorso Novità
Tecniche ospita una nuova sezione dedicata alla
sostenibilità.
Per partecipare: inviare il modulo d’iscrizione all’indirizzo
[email protected] allegando tutto il materiale
necessario e scaricando i form da www.samoter.com
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Nel prossimo numero
MATERIALI
Costruire
con l’acciaio
RESTAURO
Torre
del palazzo-castello
Orsini Barberini
a Monterotondo
Progetto di restauro
e tecniche di intervento
COSTRUIRE
Incontro
con Mario Botta
PERCORSI D’ARCHITETTURA
Le realizzazioni
della modernità
e delle avanguardie
in Umbria
Futurismo e Razionalismo
INTERVENTI
Come dobbiamo
“motivare” i giovani?
Risponde Paolo Crepet
… e tanti altri interessanti articoli sui temi e
sulle novità più significative per la categoria dei
geometri.
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