11 SET - OTT 2010 FONDAZIONE GEOMETRI ITALIANI Poste Italiane Spedizione in a.p. -45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 aut. n. DCB/CZ/17/2004 valida dal 19/01/04 anno II SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 numero In caso di mancato recapito restituire al CMP di Lamezia Terme. Il mittente si impegna a pagare la relativa tariffa. COSTRUIRE Nel cielo di Londra la “scheggia di vetro” di Renzo Piano Sarà la torre più alta d’Europa INTERVENTI UMG Unione Mediterranea Geometri AMBIENTE E TERRITORIO Salemi, Progetto Sgarbi “Case a 1 euro” Il rilievo svolto dai Geometri PROGETTI Il labirinto di bambù più grande del mondo Utopia in stile Franco Maria Ricci nella Pianura Padana RESTAURO “Il più piccolo teatro all’italiana del mondo” “Il lavoro è di due tipi: il primo, alterare la posizione della materia rispetto ad altra materia sulla (o nei pressi della) superficie terrestre; il secondo, dire ad altri di farlo. Il primo tipo è spiacevole e mal pagato; il secondo è gradevole e altamente retribuito” Bertrand Russell 11 SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 11 GEOCENTRO/magazine Periodico bimestrale Anno II N. 11 Settembre - Ottobre 2010 DIRETTORE RESPONSABILE Franco Mazzoccoli COMITATO Fausto Amadasi Carmelo Garofalo Leo Momi Bruno Razza Mauro Cappello Gianfranco Dioguardi Stig Enemark Franco Laner Norbert Lantschner Pier Luigi Maffei Franco Minucci Elisabetta Savoldi Marco Simonotti COORDINAMENTO REDAZIONE GMPRgroup - Claudio Giannasi Luca Caprara Tel. 051 2913901 [email protected] A.D. e IMPAGINAZIONE Filippo Stecconi Francesca Bossini www.spaziolandau.it EDITORE Fondazione Geometri Italiani Via Barberini, 68 00187 Roma Tel. 06 42744180 06 485463 Fax: 06 42005441 www.fondazionegeometri.it PER QUESTO NUMERO SI RINGRAZIA Alberto Chiariotti Gian Luigi Sylos Labini I Collegi dei Geometri e Geometri Laureati delle Province di Perugia e Trapani EDICIT Editrice Centro Italia 7 INTERVENTI Edifici come grandi Finestre di Franco Mazzoccoli UMG Unione Mediterranea Geometri 15 COSTRUIRE Nel cielo di Londra la “scheggia di vetro” di Renzo Piano Sarà la torre più alta d’Europa 22 AMBIENTE E TERRITORIO Salemi, Progetto Sgarbi “Case a 1 euro” Il rilievo svolto dai Geometri 34 PROGETTI Il labirinto di bambù più grande del mondo Utopia in stile Franco Maria Ricci nella Pianura Padana 15 22 STAMPA Rubbettino Industrie grafiche ed editoriali Finito di stampare nel mese di ottobre 2010 Carta interni: riciclata Cyclus Print gr. 115 www.polyedra.com 40 PERCORSI D’ARCHITETTURA Luoghi di culto e di spettacolo in Umbria 1815 - 1860 46 MATERIALI Vetro, motore di sperimentazione e immancabile presenzialista RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI Franco Mazzoccoli PUBBLICITÀ Plusservice Srl Tel. 051 2913911 [email protected] di Franco Laner 34 VARIAZIONE INDIRIZZO DI SPEDIZIONE Per richiedere la modifica del proprio indirizzo di spedizione della rivista telefonare al numero: 06 42744180 ONLINE La rivista è consultabile all’indirizzo web: www.fondazionegeometri.it Sezione “Geocentro” RESTAURO “Il più piccolo teatro all’italiana del mondo” 58 CITTÀ La perduta bellezza delle città 40 COPYRIGHT È vietata la riproduzione, anche parziale, di articoli, fotografie e disegni senza la preventiva autorizzazione di Alberto Chiariotti 63 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 250 del 29 maggio 2003 Foto di copertina Rpbw, Renzo Piano Building Workshop 50 46 APPROFONDIMENTI Osservatorio Nazionale Innovazione Edilizia Sostenibile Intervista a Davide Maccarinelli 66 PROFESSIONI Consulenza tecnico-legislativa nei rapporti Impresa-PA in materia di Opere Pubbliche 50 Intervista a Franco Cotza 70 AVVENIMENTI “Integrare per costruire” A Saie 2010 idee e proposte per il futuro dell’edilizia 72 CATASTO “Rendita catastale presunta” delle unità immobiliari Il calcolo corretto 63 di Bruno Razza 76 80 70 Corpo Nazionale Vigili del Fuoco 91 PFCAD MOBILE Finalmente Windows sul treppiede FORMAZIONE Il sistema edificio-impianto: il concetto di rendimento e la sua applicazione negli impianti termici Software: Fotus – Rilievi fotografici Novità software per la gestione completa delle imprese edili 76 Samoter 2011 Dal 2 al 6 marzo a Veronafiere REDAZIONALI Progettazione strutturale Significato e prassi della nuova normativa antisismica Mapelastic AQUADEFENSE La difesa rapida contro l’acqua pronta all’uso Luca Ponticelli - Mauro Caciolai Claudio de Angelis il Premio Speciale della Giuria di Mauro Cappello ANTINCENDIO E SICUREZZA 1 a cura di RECENSIONI “Antincendio e sicurezza” Da Utet, l’unica collana realizzata in collaborazione con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco CasaClima Award 2010 A Wolf Haus 84 MEDIATECA 87 NEWS INTERVENTI Edifici come grandi Finestre La costruzione realizzata unicamente da acciaio e vetro è senza alcun dubbio una delle più importanti e caratteristiche della moderna edilizia. Negli edifici a più piani si è imposta molto tardi, circa 100 anni dopo il “Palazzo di Cristallo” realizzato nel 1851 in Hyde Park a Londra. Una struttura lunga 550 metri a coprire un’area di 75.000 metri quadrati, in metallo coperta da semplici lastre di vetro, progettata dal Maestro Giardiniere Joseph Paxton, che Franco Laner racconta nel suo articolo. Il vetro è il materiale protagonista di questo numero che vede in copertina la foto della “London Bridge Tower”, nota anche con il soprannome “scheggia di vetro”, progettata da Renzo Piano e in fase di realizzazione, della quale pubblichiamo una completa descrizione. Fin dal 1950 le invenzioni e le innovazioni dell’industria del vetro hanno superato le debolezze intrinseche di questo materiale (fragilità, insufficiente protezione termica, irraggiamento solare) offrendo una possibilità di impiego ed utilizzo molto ampio: a sopportare carichi, alle vetrate strutturate, allo stratificato, per il controllo della conducibilità termica, dell’isolamento acustico, alla sicurezza ed al comportamento al fuoco. Queste facciate in vetro si contraddistinguono da un’apparente immaterialità non confinando l’esterno dall’interno. Creando con gli effetti diurni e notturni un edificio sul quale si riflettono il cielo e tutto il contesto urbano circostante. In sostanza un edificio come un’unica grande finestra. Vojteh Ravnikar, uno dei maestri riconosciuti dell’architettura contemporanea slovena, scomparso di recente in Lubiana, ha scritto sulla “Finestra”: “Guardo la finestra; il che vuol dire che potrei guardarci attraverso. Il vuoto della finestra è il punto di collegamento che connette il “costruito”- l’architettura - con la natura, ovvero con il “noncostruito”- il vuoto. Cos’è che mi detta la distanza dalla finestra e dallo sguardo attraverso di essa? Guardare dalla finestra con la piena coscienza di cosa questo sguardo significa è un atto di coraggio. Lo sguardo dalla finestra è un fatto di distanza verso tutto quello che ci circonda, e allo stesso tempo il nostro punto di vista sul generale, oltre il privato. Tra me e la finestra c’è il mio mondo, il mondo che posso controllare. Se il tuo sguardo arriva fino alla finestra, quando la finestra è solo un elemento nel tuo campo visivo, non rischi niente ,niente può succederti. La finestra è sul bordo dello spazio che tu controlli e rappresenta una lacuna nella parete che ti circonda. Approfittare di questa lacuna come una possibile perforazione del tuo mondo è una opportunità o per salvarsi oppure per perdersi in esso. Quando attraversi la cornice della finestra o diventi più grande oppure sei distrutto e assorbito del mondo esterno sconosciuto. La finestra perde importanza con il buio della sera. Allora si manifesta solo come la cornice del possibile. Con il buio ci sembra che il mondo esterno entri nell’intimità del nostro spazio interno. Quando il giorno avanza, la finestra tende a collegare il nostro spazio con l’universo” ... ...“Le finestre possono quindi essere parte della facciata oppure la facciata stessa; possono essere il mezzo oppure l’intenzione. La finestra è lo strumento con il quale puoi zoomare la tua filosofia del mondo”. “Finestra” particolare è anche questo numero di GEOCENTRO che ci lascia guardare: il labirinto di bambù più grande del mondo, progettato da Franco Maria Ricci nella Pianura Padana; e, lungo i “Percorsi d’architettura in Umbria”, un testo di Francesco Quinterio e Ferruccio Canali curato da Raffaele Avellino, continuare a guardare i “Luoghi di Culto e di Spettacolo dal 1815 al 1860”. Un guardare che ci porta a conoscere l’attività svolta dai Geometri nel “Progetto Case ad un Euro per il recupero dell’Antica Alicia”. Continuando a “guardare” con Alberto Chiarotti ci accorgiamo delle città che hanno perduto la loro bellezza, ma in compenso, anche ad iniziative, come quella dell’Osservatorio Nazionale Innovazione Edilizia Sostenibile, per concepire costruzioni ed interventi sul territorio che tengano conto dell’ecosistema. In ultimo la pubblicazione dello Statuto della Unione Mediterranea dei Geometri “UMG” con le precise finalità, tra le altre, di sviluppare temi di interesse tecnico ecologico scientifico per l’intera area mediterranea. L’augurio di Buona Lettura e che GEOCENTRO/magazine continui a suscitare l’interesse dei lettori e che contribuisca a diffondere conoscenza e spunti di riflessione. Franco Mazzoccoli (Direttore di GEOCENTRO/magazine) 7 INTERVENTI UMG Unione Mediterranea Geometri 8 Nel 40° Congresso dei Geometri Francesi, svoltosi in Marsiglia, che ha visto partecipare la Delegazione italiana del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, composta dal Presidente Fausto Savoldi e dal Segretario Enrico Rispoli, è stato trattato il Tema dello “sviluppo sostenibile” sul quale la categoria professionale dei Geometri è interessata e pronta a fornire a tutti i protagonisti pubblici e privati le risposte alle domande inerenti al problema, nel rispetto di un quadro normativo che va evolvendosi verso un crescente rispetto dell’ambiente e dell’utilizzo delle risorse. In questo evento si è costituita l’Unione Mediterranea dei Geometri, UMG, sulla volontà espressa da parte delle Organizzazioni dei Geometri dell’area Mediterranea di creare una struttura professionale con comuni finalità a consolidare i legami tra Paesi che fanno parte del bacino del Mar Mediterraneo. Erano presenti: per la Francia: Pierre Bibollet Presidente OGE; per il Marocco: Aziz Hilali, Presidente Associazione Geometri Marocco; per il Libano: Sarkis Fadous, Presidente Associazione Geometri del Libano, per l’Italia: Fausto Savoldi, Presidente CNG/GL. Rappresentanti, che hanno proceduto all’approvazione dello Statuto UMG. STATUTO UNIONE MEDITERRANEA DEI GEOMETRI (UMG) Paragrafo I: Obbiettivo - Lingue - Sede - Durata Articolo 1 – Finalità L’Unione mira a rafforzare i legami di scambio culturale e professionale già esistenti fra i Geometri operanti nel bacino del Mediterraneo, nel quadro di una piattaforma di scambio, di cooperazione e di partenariato. A tal fine, l’Unione si prefigge di: 1. rafforzare l’organizzazione professionale dei Geometri; 2. incrementare l’influenza della Professione sia a livello della politica nazionale, sia di fronte alle Autorità Internazionali; 3. promuovere un elevato livello di formazione di base e continua; 4. facilitare lo scambio di persone/servizi e sviluppare il partenariato sul piano del mercato professionale; 5. organizzare ogni anno, in occasione dell’Assemblea Generale, un incontro riguardante temi di interesse tecnico, ecologico o scientifico per l’area mediterranea, incontro aperto a tutti i membri dell’Unione; 6. promuovere l’organizzazione di corsi di formazione all’attività professionale e lo scambio tra professionisti appartenenti agli Stati membri, con un’attenzione particolare verso i giovani. Articolo 2 – Lingue Le lingue ufficiali dell’Unione sono l’Inglese ed il Francese. Articolo 3 – Sede sociale La Sede ufficiale dell’UMG è situata nel Paese dove risiede l’Organismo ufficiale del Presidente eletto. Articolo 4 – Durata La durata dell’Associazione è illimitata. (a titolo privato o, in quanto libera professione, all’interno di una società o di un’impresa, oppure nel contesto della Pubblica Amministrazione o di un qualsiasi Ente Pubblico). b) Membri Associati: Qualsivoglia Organismo Nazionale che rappresenti i Geometri che esercitino la loro professione in un determinato Paese appartenente al bacino del Mediterraneo (a titolo privato o, in quanto libera professione, all’interno di una società o di un’impresa, oppure nel contesto della Pubblica Amministrazione o di un qualsiasi Ente Pubblico) può essere ammesso come Membro Associato ad un anno di distanza dall’Assemblea Generale Costituente. c) Osservatori: Qualsiasi Organizzazione internazionale che rappresenti la Professione può essere ammessa come Osservatore dopo un anno a partire dell’Assemblea Generale Costituente. d) Membri Onorari: L’Assemblea Generale può, a maggioranza semplice, assegnare il titolo di Membro Onorario dell’Unione a qualsivoglia persona fisica o giuridica selezionata in base ai meriti resi all’Unione. Articolo 6 – Autorità decisionali Le competenze sulle decisioni dell’Unione spettano a: a) l’Assemblea Generale; b) il Comitato Esecutivo. Paragrafo III: Funzionamento Articolo 7 : Assemblea Generale a) Definizione L’Assemblea Generale è composta unicamente dai Membri Effettivi. Essi hanno diritto ad un unico voto per ciascun Paese di appartenenza, a prescindere dal numero di Associazioni Professionali ivi esistenti e dal numero di aderenti a queste ultime. I Membri Associati, gli Osservatori ed i Membri Onorari possono assistere alle Assemblee Generali, ma senza alcun diritto di voto. Ogni Membro Effettivo, Associato, Osservatore o Membro Onorario può essere rappresentato al massimo da tre delegati. Paragrafo II: Composizione Articolo 5 – Membri L’UMG è composta da membri effettivi, membri associati, osservatori e, nel caso, membri onorari. a) Membri Effettivi: Possono essere Membri Effettivi dell’associazione solo gli iscritti ad Organizzazioni Nazionali all’interno dell’area del Mediterraneo, Organizzazioni riconosciute per Legge e che rappresentino i Geometri che esercitano la Professione b) Incontri L’Assemblea Generale si riunisce almeno un volta l’anno, su convocazione del Presidente dell’Unione (convocazione inviata, al più tardi, due mesi prima della data stabilita per l’incontro e recante l’indicazione del luogo, cose entrambe stabilite dal Comitato Esecutivo ed approvate dall’Assemblea Generale). La convocazione deve essere inviata al più tardi con due mesi di anticipo rispetto alla riunione e deve comprendere l’oggetto e l’ordine del giorno dell’incontro annuale organizzato in occasione 9 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 dell’Assemblea Generale (cfr. art.1, punto 5). L’Assemblea Generale può essere convocata in sessione straordinaria sulla base di una delibera del Comitato Esecutivo e di una convocazione del Presidente, con un preavviso di almeno due mesi. Luogo e data sono decisi dal Comitato Esecutivo. Il Comitato Esecutivo propone l’ordine del giorno dell’Assemblea Generale e lo invia ai suoi Membri, unitamente alla notifica di convocazione. Tale ordine del giorno è stabilito in modo definitivo dall’Assemblea Generale. L’Assemblea Generale è presieduta dal Presidente o, qualora egli non fosse disponibile, dal Vice-Presidente. L’Assemblea Generale delibera a maggioranza assoluta solamente se almeno la metà dei Membri Effettivi sono presenti alla data indicata nella convocazione. Nel caso in cui questo quorum non venga raggiunto ed a condizione che almeno tre Paesi siano rappresentati nelle due ore che seguono il termine ultimo definito dalla convocazione, l’Assemblea Generale è convocata una seconda volta ed è autorizzata a deliberare a maggioranza semplice, quale che sia il numero dei Membri Effettivi presenti. c) Competenze Sono compito esclusivo dell’Assemblea Generale: • l’approvazione delle norme statutarie, su proposta del Comitato Esecutivo; • la ripartizione dei costi di partecipazione e dei diritti di voto; • l’approvazione del budget e del bilancio annuale; • l’approvazione della data e del luogo dell’Assemblea Generale (su proposta del Comitato Esecutivo); • la presa in carico delle attività del Comitato Esecutivo, anche tramite la creazione di Gruppi di Lavoro; • l’elezione del Presidente e dei membri del Comitato Esecutivo; • l’approvazione del Regolamento interno; • l’ammissione e l’esclusione di un membro (su proposta del Comitato Esecutivo); • la nomina di Membri Onorari; • lo scioglimento volontario dell’associazione. Articolo 8 : Comitato Esecutivo a) Definizione Il Comitato Esecutivo è composto dal Presidente e da otto membri eletti dall’Assemblea Generale. Il Comitato Esecutivo elegge tra i suoi componenti (designati dall’Assemblea Generale): • Uno o più Vice-Presidenti; • Il Segretario Generale; • Il Tesoriere e un “Tesoriere Aggiunto” residente nel medesimo Paese di appartenenza del Presidente; • Cinque membri le cui funzioni verranno definite dal Regolamento interno. Il Comitato Esecutivo è eletto con un mandato rinnovabile 10 di quattro anni. Ciascun membro non può essere eletto per più di due volte consecutive. Per poter essere candidato, un membro deve appartenere ad un’Organizzazione nazionale in regola col pagamento della quota d’iscrizione. b) Incontri Il Comitato Esecutivo si riunisce almeno due volte l’anno, su convocazione del Presidente. Il Comitato può anche riunirsi a seguito di una convocazione su domanda della maggioranza dei membri del Comitato Esecutivo. Il quorum nelle riunioni del Comitato Esecutivo è di quattro membri, Presidente incluso. Le delibere del Comitato Esecutivo sono adottate a maggioranza dai membri presenti o rappresentati. In caso di parità dei voti, il voto del Presidente è preponderante. c) Prerogative Il Comitato Esecutivo ha le seguenti prerogative: • Pianificare data e luogo in cui tenere l’Assemblea Generale (su proposta di uno dei Paesi membri che si incarichi dell’organizzazione). In caso di mancanza di candidature, l’Assemblea Generale ha luogo nel Paese in cui si trova la Sede Sociale; • Abbozzare l’ordine del giorno dell’Assemblea Generale; • Proporre all’esame dell’Assemblea Generale l’adesione di nuovi membri e la sospensione o l’esclusione di uno dei membri; • • • • • • • Controllare che le decisioni e le raccomandazioni dell’Assemblea Generale vengano messe in atto; Presentare all’Assemblea generale i progetti ed i piani di lavoro dell’Unione; Sottoporre all’Assemblea Generale la relazione delle attività svolte dal Comitato Esecutivo; Redigere il budget provvisorio e presentarlo all’Assemblea Generale; Sottoporre all’Assemblea Generale il bilancio annuale; Costituire Gruppi di Lavoro (le cui prerogative ed il cui funzionamento sono definiti dal Regolamento interno); Compiere ogni azione necessaria al raggiungimento dei fini che l’Unione si prefigge. Articolo 9 : Presidente • Nel quadro delle sue funzioni, il Presidente: • Rappresenta l’Unione presso tutte le Organizzazioni nazionali ed internazionali ed è il responsabile legale in ogni azione giuridica civile. Egli conclude gli accordi ed i contratti in conformità ai programmi di attività dell’Unione. Il Presidente uscente resta per un intero anno a disposizione del Comitato Esecutivo per assicurare la continuità nell’operato dell’Associazione. A tale titolo, il Comitato Esecutivo può conferirgli incarichi specifici. • Convoca le sessioni, ordinarie e straordinarie, dell’Assemblea Generale e del Comitato Esecutivo. • • • • • Presiede l’Assemblea Generale e le riunioni del Comitato Esecutivo. Cura la messa in atto delle decisioni e delle raccomandazioni dell’Assemblea Generale e del Comitato Esecutivo. Può delegare parte dei suoi compiti al Vice-Presidente (o ai Vice-Presidenti) o al Segretario Generale. Nomina il “Tesoriere Aggiunto”. Nel caso di parità nei voti dell’Assemblea Generale o del Comitato esecutivo, prevale il voto del Presidente. Paragrafo IV: Risorse finanziarie dell’Associazione - Budget Articolo 10 : Risorse finanziarie Le risorse finanziarie dell’Unione derivano da: I pagamenti annuali dei Membri Effettivi. Tali pagamenti annuali sono proposti dal Comitato Esecutivo all’interno del budget provvisorio che viene votato dall’Assemblea Generale. Le quote annuali sono così composte: da una parte, un montante fisso per tutti i Paesi membri; dall’altra parte, un montante calcolato in proporzione al numero degli iscritti rappresentati in ciascun Paese, fino ad un massimo di 5000 iscritti. Per quanto riguarda i pagamenti annuali dei Membri Associati e degli Osservatori, il montante è proposto dal Comitato Esecutivo nel budget provvisorio che deve essere approvato dall’Assemblea Generale. Il montante annuale corrisponde a quello fisso pagato dai Paesi membri. 11 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Donazioni, sovvenzioni e contributi. Entrate derivanti dai servizi e dalle attività svolte dall’Unione. Articolo 11 : Budget preventivo La previsione del budget viene avanzata dal Comitato Esecutivo ed è votata dall’Assemblea Generale. Essa comporta due voci: Budget funzionale: comprende i costi generali del Segretariato e del Comitato Esecutivo; Budget operativo: ogni operazione inclusa nel budget delle azioni dell’Unione comporta un suo budget operativo. Paragrafo V: Dimissioni - Espulsione - Scioglimento Articolo 12 : Dimissioni Ogni membro può presentare le sue dimissioni. Esse vanno notificate per iscritto al Presidente dell’UMG con tre mesi di preavviso. Le dimissioni di un membro non danno alcun diritto al rimborso anche solo di parte della quota di partecipazione dell’anno in corso. Articolo 13 : Espulsione Un membro può perdere la propria posizione a seguito di un provvedimento di espulsione da parte del Comitato Esecutivo, a causa del mancato pagamento della quota di partecipazione annuale per più di tre mesi consecutivi o a causa di gravi motivazioni. L’espulsione va confermata dall’Assemblea Generale. Articolo 14 : Scioglimento Lo scioglimento dell’UMG può essere pronunciato solo da un’Assemblea Generale convocata allo scopo e che riunisca almeno i due terzi dei Membri Effettivi. In caso di scioglimento i fondi possono essere attribuiti ad una qualsiasi Associazione che presenti nel suo Statuto finalità simili, o ad una società pubblica o privata a scelta, riconosciuta di pubblica utilità. Paragrafo VI: Modifica dello Statuto e regolamento interno Articolo 15 : Modifica dello Statuto Il presente Statuto può essere modificato solo tramite una decisione dell’Assemblea Generale presa a maggioranza semplice. Articolo 16 : Regolamento interno Per l’attuazione del presente Statuto va stabilito un Regolamento interno. Esso deve essere predisposto dal Comitato Esecutivo ed approvato, con voto a maggioranza semplice, dall’Assemblea Generale. Articolo 17 : Norme transitorie I Membri Fondatori incoraggiano il maggior numero possibile di Paesi dell’area mediterranea ad aderire all’Unione tramite: 12 1. L’elezione di un Comitato Esecutivo composto dal Presidente, da due Vice-Presidenti, da un Segretario Generale/Tesoriere, con un mandato d’incarico di un anno. Il compito principale di tale Comitato è quello di organizzare l’Unione e coinvolgere nuovi membri tramite contatti diretti ed indiretti. 2. L’ammissione di nuovi Membri in qualità di Membri Fondatori dell’Unione (con la facoltà di proporre cambiamenti allo Statuto) fino al 30 aprile 2011. 3. La previsione di una data nel corso del mese di maggio 2011 a Marrakech (Marocco) per la riunione dell’Assemblea Generale Costituente. Tale Assemblea approverà lo Statuto a nome dei nuovi Membri e dei precedenti Membri Fondatori. Nel corso dell’incontro a Marrakech (Marocco) nel 2011 e dopo l’approvazione dello Statuto, i Paesi membri eleggeranno il Comitato Esecutivo. Le cariche istituzionali previste dal presente Statuto saranno assegnate al fine di consentire alle persone designate di adempiere ai compiti previsti, nel pieno delle loro funzioni. A Marsiglia (FR), il 22 giugno 2010, i Membri Fondatori concordano sul fatto che il Presidente dell’UMG, eletto con mandato di un anno, resti in carica di fatto per cinque anni: • Un anno a partire dal 22 giugno 2010 a Marsiglia (FR) fino al mese di maggio 2011 a Marrakech (Marocco); • Quattro anni a partire dal maggio 2011 a Marrakech (Marocco) fino alla prossima elezione del Comitato Esecutivo e del Presidente nel 2015. Così come da Statuto, si è svolta la nomina del Consiglio Esecutivo: Presidente: Aziz Hilali/Marocco (con il mandato di 5 anni) Vice Presidente: Fausto Savoldi/Italia (con il mandato di 1 anno) Vice Presidente: Antoine Mansour/Libano (con il mandato di 1 anno ) Segretario Generale/Tesoriere: Pierre Bibollet/Francia (con il mandato di 1 anno) L’Assemblea Generale ha programmato le prime azioni UMG, tra le quali: • • Procedere,conuncomunicatostampa,adivulgarel’iniziativa verso gli altri Paesi del Bacino del Mediterraneo Promuovere l’UMG nei prossimi eventi “FIG Working Week” (Marocco 2011, Roma 2012) L’iniziale idea di costituire un’Associazione di Geometri dei Paesi dell’Area Mediterranea nasce nell’incontro organizzato dal Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati tenutosi in Roma nel febbraio 2005 con l’obiettivo di favorire e promuovere lo scambio di formazione ed esperienze. Idea che trova nella UMG, oggi, la sua realtà. Copyright by Sellar Group COSTRUIRE Vista area del progetto (rendering) Nel cielo di Londra la “scheggia di vetro” di Renzo Piano Sarà la torre più alta d’Europa Si dice che debba il suo soprannome, “Shard of glass”, letteralmente “scheggia di vetro”, ad un commento, non proprio lusinghiero, fatto, a suo tempo, da un membro di un’istituzione inglese il quale intendeva così alludere al “taglio” o la “ferita” che, a suo dire, la nuova costruzione progettata dall’architetto Renzo Piano, data la forma “acuminata” e lo stile avveniristico, andava ad infliggere alla Londra storica. Di acqua sotto i ponti (è proprio il caso di dirlo, vista la collocazione della Torre, nei pressi dello storico London Bridge, il più antico ponte sul Tamigi) da allora ne è passata davvero tanta e, ironia della sorte, “Shard of glass”, anzi “The Shard” è diventato il “nickname” più gettonato dalla corposa pubblicistica che celebra ed accompagna la costruzione dell’edificio probabilmente più atteso di questo primo scorcio di secolo. La “London Bridge Tower”, questo il nome ufficiale, sorgerà nel quartiere di Southwark, a sud del più grande fiume di 15 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Londra, nell’area adiacente alla stazione di London Bridge, uno dei principali punti di snodo della mobilità cittadina che l’Amministrazione londinese, con la costruzione dell’edificio, intende rendere più densa in termini di popolazione. Secondo la tabella di marcia dei lavori (che sono iniziati nel marzo del 2009, a seguito della demolizione dell’edificio denominato Southwark Towers che occupava il sito dagli anni ’70) verrà completata nel 2012, in tempo per diventare uno dei “simboli” della Londra “olimpica” oltre che, naturalmente, la torre più alta d’Europa. La città verticale Vera e propria “città verticale” di 72 piani (in realtà 87 contando i 15 della “guglia”) dove abiteranno e lavoreranno fino a 7.000 persone, a cui si aggiungeranno centinaia di migliaia di visitatori, la Torre si caratterizza come edificio ad uso misto con un forte carattere pubblico. Ospiterà nella parte bassa uffici con accesso diretto alle linee dei trasporti. Gallerie d’arte, teatri e sale pubbliche, bar e ristoranti, che la faranno vivere 24 ore al giorno contribuendo alla socialità della comunità che risiede nell’area e nei dintorni. Poi un hotel a 5 stelle dello Shangri-La Hotel & Resorts Group e residenze di lusso posizionate tra il 53mo e il 65mo piano che godranno di suggestive terrazze panoramiche. Infine, nella parte superiore della guglia troverà posto una “galleria” panoramica aperta al pubblico che, posizionata al doppio dell’altezza della “London Eye” (una ruota panoramica costruita nel 1999 ed alta circa 135 metri), offrirà una vista mozzafiato della città. Una “presenza nitida e leggera” di vetro rilucente Nonostante i 305 metri di altezza le assicurino il prestigioso primato continentale, la Torre progettata da Piano su incarico dell’imprenditore londinese Irvine Sellar (sostenuto nell’investimento corposo da un consorzio di banche del Qatar), deve la sua notorietà (e l’attenzione quasi maniacale con la quale, in tutto il mondo, anche via internet, si stanno seguendo le varie fasi realizzative) principalmente alla forma, di “piramide” fortemente affusolata, e al materiale, una particolare tipologia di vetro, che ne riveste la struttura interna, (“the core”) rendendola ineguagliabile nella skyline di Londra. Riguardo alla forma, a determinarne le caratteristiche è stato, in primo luogo, il desiderio di “armonizzarsi” con il profilo tipico della città. Convinto che non fosse possibile costruire a Londra un edificio alto “estrudendo” semplicemente la stessa forma dal basso all’alto (la Torre sarebbe stata troppo piccola alla base e troppo grossa all’estremità) l’architetto ha individuato la soluzione concependo la torre “generosa alla base, senza toccare il suolo con arroganza, e sottile all’estremità”, sino a perdersi “nell’aria come un pinnacolo delle chiese del 16 sedicesimo secolo o come l’estremità dell’albero delle navi che all’epoca solcavano il Tamigi”. Una presenza “nitida e leggera” la cui altezza è determinata “più dal desiderio e della necessità di creare una torre elegantemente proporzionata piuttosto che dell’ambizione di realizzare il più alto edificio d’Europa”. Poi si è affidato, come detto, al vetro. Un materiale che ben conosce e che ha accompagnato alcune delle sue principali opere. Per i pannelli che ricoprono le facciate della Torre ne è stato scelto un tipo particolarmente innovativo. A basso contenuto di ferro, consente di mantenere un colore chiaro, nitido, con un effetto simile al cristallo, molto differente dal tono “verdastro” che caratterizza molte delle architetture contemporanee in vetro. Ennesimo esempio di architettura “globalizzata”, il vetro, come ha detto lo stesso Piano, destinato ad un’opera in Inghilterra, è stato realizzato nel nord Europa e provato a Genova “perché lì ho la mia fabbrica, gli artigiani. E perché la cultura sperimentale, esplorativa, del provare e riprovare, è profondamente italiana”. L’attenzione alla sostenibilità Come in tutte le realizzazioni di Renzo Piano anche in questo progetto è stata posta grande attenzione alla sostenibilità. Da tutti i punti di vista: umano, tecnologico, energetico ed economico. In primo luogo la Torre, grazie all’uso estensivo delle tecniche più moderne per la conservazione e il riciclaggio dei materiali, consumerà 30% in meno di energia rispetto ad un edificio convenzionale. La facciata con un doppio strato ventilato consentirà di ridurre considerevolmente l’eccesso di calore aumentando il comfort negli spazi adiacenti. Il calore in eccesso proveniente dagli uffici verrà utilizzato per riscaldare l’hotel e gli appartamenti ed ogni ulteriore eccedenza verrà dissipata naturalmente mediante un radiatore piazzato in cima all’edificio. Giardini d’inverno con persiane azionabili verranno posti ad ogni piano, offrendo agli occupanti un collegamento con il mondo esterno. Al centro della mobilità cittadina Un altro aspetto importante riguarda la funzione che la Torre, insieme all’adiacente London Bridge Palace e alla nuova stazione della metropolitana (parte del progetto), svolgeranno nell’ambito della mobilità cittadina. L’edificio, che ospiterà anche la nuova sede del “Trasport for London” (l’Ente responsabile dei trasporti di Londra), è stato, infatti, pensato per integrarsi con uno fra i nodi più importanti della mobilità cittadina, coincidente con la London Bridge station, una delle più trafficate della City (circa 200.000 persone ogni giorno), dove convergono oltre a sei linee ferroviarie, due linee della metropolitana e ben 14 del bus. Delicatamente rialzato rispetto al terreno soltanto il nucleo centrale lo “ancora” al sito, permettendo che il massimo dello spazio disponibile sia adibito a funzioni pubbliche e alle sale d’aspetto della stazione e degli autobus. © Rpbw, Renzo Piano Building Workshop La torre, progettata in modo da non creare problemi di ombra alle strade adiacenti (la sua esposizione principale è, infatti, sul Tamigi), avrà anche un’altra caratteristica che contribuirà al suo fascino: il suo “colore”, infatti, cambierà a seconda dell’ora del giorno, della luce e della posizione del sole. 17 photo by Hays Davidson, John Mclean © Rpbw, Renzo Piano Building Workshop ANNO II 18 | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Una leggera tettoia di vetro protegge dalle intemperie servendo da collegamento tra l’adiacente stazione ferroviaria, la stazione degli autobus e il Guy’s Hospital. “Un palazzo democratico dedicato a chi usa il mezzo pubblico” Per quanto riguarda i parcheggi, con soli 60 posti auto e riservati interamente ai diversamente abili Piano, aderisce, oltre che alle indicazioni progettuali, alla “filosofia” di Londra dove la dotazione di parcheggi e di strade carrabili pro-capite è tra le più basse tra le grandi città occidentali, e il sistema di trasporti pubblici tra i più efficienti. Chi vorrà vedere da vicino “The Shard” farà bene a studiarsi la mappa della metropolitana londinese. La storia del progetto 2000 Renzo Piano, su richiesta dell’imprenditore londinese Irvine Sellar elabora il primo progetto della London Bridge Tower. di circa 143 metri. Ottobre: Secondo il programma dei lavori entro il mese il “Core” raggiungerà all’incirca il 70° piano. 2003 La procedura si conclude con l’approvazione del progetto. 2007 Settembre. Iniziano le attività preparatorie per i lavori di demolizione dell’edificio Southwark Towers che si fermano a causa dello scoppio della crisi del mercato immobiliare. Novembre. La società Mace Group si aggiudica la gara per la costruzione della Torre. 2008 Gennaio. Un Consorzio formato da quattro banche del Qatar acquista la maggioranza delle azioni del progetto e finanzia la prima tranche dei lavori che possono così partire. Aprile. Riprendono i lavori di demolizione che si concludono a gennaio 2009. photo by Fréderic Terraux © Rpbw, Renzo Piano Building Workshop 2002 Il Governo inglese, dopo le osservazioni mosse dalle autorità locali ed altre istituzioni a seguito della presentazione del Piano di sviluppo del progetto, dispone l’apertura di una “planning inquiry”. 2009 Febbraio. Firma del contratto con Mace Group per l’avvio dei lavori di costruzione. Marzo. Avvio dei lavori. 2010 Marzo. La costruzione della struttura centrale delle torre (il “core”) comincia a procedere al ritmo di circa 3 metri in altezza al giorno. Maggio. Istallazione del primo pannello di vetro Giugno. La costruzione del “Core” arriva al 33° piano, ad un altezza 19 ANNO II | n. 10 | LUGLIO - AGOSTO 2010 Numeri e credits del progetto Altezza: 305 m (72 piani + 15 della “guglia”) Superficie lorda di pavimento: 127.137 mq Uffici: (Piani 4 - 28): 55.247 mq Ristoranti: (Piani 31-33) 2.838 mq Hotel: (Piani 34-52) 17.842 mq (175 camere) Residenze: (Piani 53-65) 5.814 mq (12 appartamenti) Galleria panoramica: (Piani 68-72) Parcheggi: 60 posti auto, riservati alle persone diversamente abili Ascensori: 44 + 8 elevatori Termine lavori: giugno 2012 Credits 2000 – in progress The London Bridge tower London, UK Cliente: Sellar Property Group Renzo Piano Building Workshop, architects in collaborazione con Adamson Associates (Toronto, London) Photo: Hais Davidson, © Rpbw, Renzo Piano Building Workshop • • • • • • • • • • Gli appartamenti, interno (rendering) 20 AMBIENTE E TERRITORIO Salemi Progetto Sgarbi “Case a 1 euro” Il rilievo svolto dai Geometri L’idea del recupero dell’antica “Alicia” Dall’idea del sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi e dell’assessore alla creatività Oliviero Toscani che ha portato al progetto “Case a 1 euro”, ritenuto interessante dalla Fondazione Geometri Italiani per la peculiarità e per la rilevanza tecnica, in occasione di una riunione nella città di Salemi, alla presenza del Sindaco Sgarbi e dell’Amministrazione di Salemi, del presidente del CNG/GL Geom. Fausto Savoldi e del direttivo del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Trapani, fu preannunciata la possibilità di offrire una collaborazione tecnica di un gruppo di geometri, supportati da strumentazioni adeguate messe a disposizione da Leica Geosystem e Miduel Informatica S.r.l., al fine di procedere al rilevamento e la preparazione degli elaborati grafici necessari per il recupero del centro storico dell’antica “Alicia”. Il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Trapani, forte del supporto tecnico operativo dei propri geometri sparsi sul territorio e principalmente di quelli operanti nel territorio di Salemi, nella consapevolezza di saper offrire un bagaglio di esperienza amministrativo–catastale– urbanistico, ha aderito a tale iniziativa della Fondazione Geometri, con l’intento di collaborare con l’ufficio tecnico e l’Amministrazione comunale di Salemi e anche nell’idea di una migliore promozione della figura del geometra, vista in un contesto anche di tipo urbanistico e nella fattispecie in un piano di recupero. 22 Obiettivi ed interventi Obiettivo dell’Amministrazione è quello di recuperare gli immobili del centro storico trasferendoli ad un prezzo politico di 1 euro a soggetti privati con capitali, rispettando quella che è l’architettura dell’immobile oltre a migliorare i servizi presenti, consentendo la vivibilità di detti spazi, pur considerando che la città rappresenta un borgo storico con viabilità ridotta e molto spesso non è consentito il transito delle autovetture. La Fondazione Geometri Italiani e il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della provincia di Trapani sono gli attori protagonisti del progetto d’intervento su una parte dei fabbricati esistenti, circa 100, offrendo una progettualità all’Amministrazione di Salemi per recuperare questo patrimonio edilizio e renderlo fruibile alla cittadinanza e alla collettività, beneficiando quei soggetti interessati all’acquisto degli immobili. Obiettivo comune del progetto è quello di far rivivere il centro storico di Salemi e dare una spinta all’economia della città, per dare corso a processi di sviluppo locale attraverso idee-progetto tradizionali, caratterizzate da soluzioni che prevedono l’utilizzo di strumenti consolidati nell’ambito della pianificazione urbanistica, attraverso la nascita di case-vacanze a gestione immobiliare o singola, di attività commerciali di nicchia, di attività artigianali di prodotti tipici, di servizi in genere e servizi per i giovani; oppure, attraverso idee-progetto innovative che coniugano la pianificazione con la programmazione economica e il marketing del territorio. Tutto questo per valorizzare la piccola realtà culturale di Salemi, facendone emergere tutte le componenti sopite e dimenticate, capaci di innescare un processo di vitalizzazione. Il lavoro svolto dai geometri sarà utile all’Amministrazione, sia nella fase preliminare ove è necessario individuare e descrivere in modo particolareggiato l’immobile oggetto di trasferimento, sia nelle fase successiva di esecuzione degli interventi edili, seguendo uno studio progettuale, risparmiando risorse temporali ed economiche da parte del nuovo acquirente e della stessa Amministrazione e all’impresa che opererà nel recupero e nella ristrutturazione dell’edificio. Oggi alcuni di questi immobili li troviamo solo come ruderi, in quanto il tempo e le avversità dei luoghi hanno portato alla completa demolizione delle strutture portanti e in questi si ravvisa la necessità di recuperali integralmente nel loro stato originario, riferendosi agli archivi storici che possono dimostrarne la conformazione, la testimonianza costruttiva e architettonica. Al fine di rispondere a quella che è l’idea proposta e rendere il tutto eseguibile e progettualmente fattibile è stato necessario eseguire uno studio del territorio ove gli immobili sono ubicati che ha visto svolgere: • una ricerca storica catastale delle singole unità immobiliari, intesa come individuazione di particelle, ditte intestatarie, planimetrie, eseguendo eventuali rettifiche o passaggi mancanti, anche al fine di ricostruire la storia della titolarità degli edifici interessati; • l’acquisizione di visure catastali, carte tematiche e stralci catastali della zona d’intervento e di recupero progettuale, ciò al fine di avere una chiara identificazione della zona e dell’immobile, confrontando lo stato dei luoghi con la cartografia catastale d’impianto, e ove necessario eseguire le dovute correzioni e/o allineamenti; • la compilazione di un’apposita scheda tecnica dell’immobile oggetto di rilievo, ove all’interno sono riportati i dati dell’immobile intesi come catastali, titolarità attuale e cronistoria dei passaggi di proprietà, tipologia strutturale, descrizione delle rifiniture, descrizione di tutti gli impianti, consistenza di vani e servizi con relativo calcolo di superfici e volumi, descrizioni di particolari pregi storico-achitettonici, descrizione dei materiali costruttivi e relativa tipologia; • corredo fotografico dell’immobile sia interno che esterno con particolare attenzione ai pregi architettonici presenti; • redazione di elaborati grafici quali piante, sezioni, prospetti dell’immobile interessato; • valutazione sommaria dei costi d’intervento per il recupero e la ristrutturazione dell’edificio rapportato al metro quadrato e/o metro cubo; • redazione di profilo prospettico delle facciate degli immobili oggetto di rilievo nello stato attuale e post intervento; • elaborato progettuale specifico per gli immobili già diruti o • • semi-diruti, per i quali è necessario determinare la sagoma, la consistenza dei vani e degli accessori, il volume di origine, il tutto con il supporto delle schede planimetriche catastali presenti negli archivi dell’Agenzia del Territorio di Trapani; planimetria generale di tutti i servizi presenti nell’area ove sono ubicati gli immobili (impianto fognario, condotta idrica comunale, condotta di gas, illuminazione pubblica, rete elettrica e telefonica) tutti dettagliatamente rappresentati con grafica e simbologia, individuando i punti di adduzione e derivazione; elaborato plano-altimetrico dell’area d’intervento. Rilevamento ed operatività Le operazioni di censimento e rilevamento attuate in questa fase sono state funzionali al raggiungimento degli obiettivi fissati nel progetto. Poiché lo stato dei luoghi è tale da non permettere una normale attività di rilevamento casa per casa, in quanto si tratta, nella maggior parte dei casi, di immobili completamente distrutti e lasciati all’incuria del tempo, è stato necessario programmare una serie di interventi tendenti a raccogliere dati, metrici, qualitativi, censuari, organizzati in una banca dati geografica ossia in un Sistema Informativo Geografico, facilmente consultabile e un valido strumento d’analisi per chiunque avesse necessità di intervenire su questi immobili: dall’Ufficio Tecnico 23 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Comunale al possibile acquirente dell’immobile, dal tecnico progettista incaricato del progetto di recupero all’impresa che deve eseguire i lavori di restauro. Le fasi programmate hanno riguardato nell’ordine: 1. una ricerca statica documentale delle singole unità immobiliari individuando, quindi, le particelle, le ditte, le eventuali planimetrie presenti presso la banca dati dell’Agenzia del Territorio (AT) di Trapani; 2. una ricerca storico-documentale presso gli archivi dell’Ufficio Tecnico Comunale (UTC) per acquisire eventuali elaborati progettuali, relazioni tecniche, atti di acquisizione delle unità immobiliari al patrimonio del Comune; 3. rilievi topografici, sia con metodologie tradizionali che con tecniche innovative, per la raccolta di tutti i possibili dati metrici che il contesto ambientale permetteva; 4. una raccolta di dati metrici e qualitativi dell’unità immobiliare direttamente in situ con la compilazione di un’apposita scheda tecnica; 5. operazioni di laboratorio finalizzate alla conversione di dati analogici (documenti cartacei) in digitali (file di disegno, dati numerici e alfanumerici); 6. realizzazione di un Sistema Informativo Geografico (GIS) sia in locale che sul Web per la raccolta ordinata di tutti i dati e la successiva consultazione; Tutto ciò ha permesso di ottenere un patrimonio di conoscenza, che sicuramente non è esaustivo, anche per la portata del progetto che era limitata soltanto a un centinaio di unità immobiliari, ma che indubbiamente costituisce un elemento essenziale e un presupposto importante per un progetto di recupero del centro storico di Salemi. L’area d’intervento Concordata assieme all’Ufficio Tecnico Comunale l’area d’intervento si estende su una superficie di 5.000 mq circa e interessa la zona compresa tra la via San Biagio e la via Giuliano Passalacqua a monte e la via Catusano e la Via Ferro a valle. La perimetrazione dell’area d’intervento è stata inserita nel Sistema Informativo Geografico messo a punto nei locali che il Comune ha reso disponibili alle squadre del Collegio dei Geometri. La possibilità di poter operare con un GIS consente di mettere a confronto, in un unico sistema di riferimento georeferenziato, dati cartografici di provenienza diversa e inquadrati in diversi sistemi di riferimento cartografici. Infatti, in questo modo, acquisendo presso l’AT di Trapani il file numerico del foglio di mappa catastale della zona, sebbene fosse inquadrato nel sistema cartografico Cassini Soldner, è stato possibile sovrapporlo alla cartografia aerofotogrammetrica, inquadrata nel sistema cartografico Gauss-Boaga, e quindi alla perimetrazione dell’area d’intervento. Ciò ha permesso di avere in tempo reale un quadro chiaro delle particelle catastali interessate nel progetto. 24 I fabbricati rientranti nella perimetrazione concordata sono 46 e sono tutti in condizioni di assoluto abbandono e degrado. Individuata l’area di intervento, e soprattutto i fabbricati sui quali operare, si è subito iniziato un lavoro di rilevazione di dati sia presso l’Agenzia del Territorio di Trapani che presso lo stesso Ufficio Tecnico Comunale. La ricerca storico catastale delle singole unità immobiliari ha comportato l’individuazione delle particelle e dei subalterni, delle ditte intestatarie e delle planimetrie catastali, acquisendo visure dalla banca dati censuaria e cartografica del catasto, ciò al fine di avere una chiara identificazione della zona e dell’immobile. Questo lavoro ha permesso di quantificare 104 unità immobiliari che sarebbero stati oggetto di acquisizione di informazioni e rilievi diretti. La ricerca storico-documentale presso gli archivi dell’Ufficio Tecnico Comunale ha permesso, invece, di acquisire, ove possibile, eventuali elaborati progettuali, relazioni tecniche, atti di acquisizione delle unità immobiliari al patrimonio del Comune. Ogni fabbricato è stato codificato all’interno del database del GIS affinché si potessero costruire delle tabelle di dati relative a tutte le informazioni che da questo momento in poi sarebbero state raccolte per ogni singolo fabbricato (dati metrici, qualitativi, catastali, foto, planimetrie, etc.). Creato l’elenco dei fabbricati che dovevano essere sottoposti ad operazioni di rilievo si è proceduto a sopralluoghi per potere programmare e progettare tutte le successive fasi di rilevamento: dall’inquadramento al rilievo celerimetrico, dal rilievo laser scanner 3D al rilievo di dettaglio. L’area d’intervento è situata nella zona sud del centro storico di Salemi ad una quota di circa 400 m s.l.m., ed è costituita da un gruppo di abitazioni arroccate su un costone che degrada verso valle e che gode di una posizione invidiabile per gli ampi panorami sulla vallata e sulla pianura verso l’autostrada Mazara - Palermo. Nella zona si trovano una serie di case strette le une alle altre che si affacciano sulle vie principali poste a contornare il costone alle varie quote che vanno da 410 m a 380 m s.l.m. e sono collegate fra loro da un sali e scendi di stradine e scalinate che delimitano i vari isolati. Le case sono oggi in condizioni alquanto precarie e si alternano qua e là a fabbricati che sono già stati oggetto di restauro e sono attualmente abitati. I fabbricati vanno da un minimo di un piano fuori terra fino a due, tre, quattro o cinque piani fuori terra in relazione al dislivello presente fra due strade e quindi spesso sono prospicienti due strade poste a quota diversa. Le case sono in pietra, i tetti in coppi, le scale interne per salire ai piani superiori in pietra o legno. L’accesso alle abitazioni non sempre è possibile, infatti molte unità immobiliari, in condizioni di crollo imminente, presentano gli ingressi murati per ragioni di sicurezza. La maggior parte dei fabbricati presentano i prospetti in buone condizioni ma gli interni danneggiati. Alcuni fabbricati presentano le coperture completamente demolite e rimangono solo le mura perimetrali. Altri fabbricati presentano demolizioni parziali delle unità immobiliari presenti nei piani più alti; altri, infine, sono completamente demoliti ed è presente solamente l’area di sedime dove insisteva il vecchio fabbricato. La situazione generale dell’area oggetto d’intervento ha determinato un modo di operare che mettesse in sicurezza i colleghi durante i rilievi di dettaglio e i rilievi con i laser a scansione 3D, necessari quest’ultimi nella misura in cui non era possibile avvicinarsi a un fabbricato per pericoli di crolli. Le operazioni di rilievo Prima di effettuare il rilievo del dettaglio, si è proceduto a materializzare una rete di punti stabili di riferimento (PSR) di coordinate note, a cui appoggiare appunto il successivo rilievo di dettaglio. La rete composta da 13 punti, materializzati da chiodi di acciaio piantati nella pavimentazione stradale, è stata misurata con metodologia GPS in modalità Fast Static (statico veloce) che permette, rispetto alla modalità Statica dove bisogna stazionare sul punto da 1 a 4 ore, di ridurre i tempi di occupazione a 8 - 20 minuti per punto. La precisione ottenibile (centimetrica), è sicuramente inferiore a quella del rilievo statico (sub-centimetrica) e la lunghezza delle basi deve essere inferiore a 15/20 chilometri. 25 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 I dati acquisiti con i ricevitori GPS in modalità statica veloce sono stati elaborati mediante un idoneo software di postelaborazione per ottenere le coordinate dei punti rilevati. Il software elabora i dati registrati dai vari ricevitori ed ottiene le coordinate dei punti rilevati riferite al sistema WGS84. È stato quindi necessario convertire le coordinate ottenute nel sistema Gauss-Boaga che è il sistema cartografico prescelto utilizzato nel GIS. Per ogni punto misurato è stata realizzata un’accurata monografia all’interno del GIS, indicante le coordinate WGS84 e Gauss-Boaga del punto, nonché la quota ortometrica ed ellissoidica, una descrizione riguardo alla materializzazione del punto, una foto e uno stralcio cartografico rappresentante l’ubicazione del punto. I punti materializzati, le cui monografie sono consultabili in qualsiasi momento all’interno del GIS, costituiscono una rete utile per chiunque voglia, in futuro, effettuare ulteriori rilievi di dettaglio. La fase successiva alla creazione della rete di inquadramento è stata la realizzazione del “rilievo celerimetrico” per poter determinare le coordinate di tutti i punti che costituiscono i vertici dei fabbricati ricadenti all’interno dell’area di intervento. La Stazione Totale utilizzata, Leica FlexLine TS02 è uno strumento dotato di un distanziamento che permette di misurare: • con prisma fino a 3.500 m, precisione 1 mm • senza prisma fino a 1.000 m E’ munita anche di un registratore dati che permette la registrazione automatica dei dati misurati e calcolati e la trasmissione degli stessi nel personal computer del laboratorio per la elaborazione dei dati finali, attraverso un software applicativo, specifico per la soluzione di problemi topografici. Il “rilievo celerimetrico”, ha permesso di determinare tutti i punti esterni di contorno dei prospetti, nonché i punti quota utili per individuare le linee di sezione, sulle quali poi è stato possibile montare i prospetti dei fabbricati e inoltre tutta una serie di punti quota, quindi punti 3D, tutti riferiti 26 ai punti della rete di inquadramento, utili per la restituzione plano-altimetrica del sito. Contestualmente al rilievo degli spigoli dei fabbricati sono stati rilevati i servizi di urbanizzazione: • rete fognaria (tombini, caditoie) • rete idrica (tombini, valvole) • illuminazione pubblica (punti luce, tombini) Questo rilievo dell’intera area ha prodotto la materializzazione di 20 stazioni e la misura di 373 punti quota. Il “rilievo con tecnologia Laser Scanner 3D” permette di rilevare a distanza la morfologia di una struttura architettonica, attraverso un pennello di luce (laser) che scivola sulle superfici da rilevare. Attraverso un maggiore o minore raffittimento della maglia di scansione è possibile effettuare sia rilievi generali che di dettaglio in corrispondenza di elementi architettonici particolarmente complessi o significativi. Il raggio laser restituisce, per ciascun punto reale della maglia “distesa” sull’oggetto, un punto virtuale dotato delle 3 coordinate spaziali. L’insieme di tutti i punti rilevati costituisce una “nuvola di punti” (cloud of points), ovvero la “immagine solida” fedele del fabbricato. Questi punti oltre a descrivere spazialmente l’oggetto sono in grado di dare informazioni circa la riflettanza dell’oggetto e l’RGB (immagine) della superficie. Lo strumento utilizzato per il rilievo Laser Scanner 3D è il Leica Scanstation 2, uno scanner laser a impulsi ad altissima velocità con compensatore bi-assiale e con videocamera integrata digitale ad alta risoluzione, e presenta le seguenti caratteristiche di misure singole: • Posizione* 6 mm • Distanza* 4 mm A* una portata di 100 m • Angolo (orizzontale/verticale) 60 mrad/60mrad (3.8 mgon/3.8mgon) Ha un campo visivo (per scansione): • orizzontale 360° (max.) • verticale 270° (max.) • velocità fino a 50.000 punti/sec. Per effettuare il rilievo laser scanner 3D sono state materializzate otto stazioni tra la via Marino e la via Catusano e quindi sono stati elaborati otto modelli separati che successivamente sono stati orientati, rototraslati e fusi in un unico modello. La fusione degli otto modelli è stata resa possibile dal contestuale rilievo con la stazione totale delle coordinate dei target, riferiti alla rete di inquadramento, materializzati e utilizzati per unire le varie scansioni e quindi utili a creare un unico sistema di riferimento. I vari modelli vengono gestiti all’interno del software Cyclone che permette di effettuare varie operazioni; misure dirette sull’oggetto del rilievo, sezioni orizzontali e verticali dell’oggetto, ortofoto, e ovviamente la creazione di un unico modello georeferenziato. Complessivamente sono stati rilevati circa 180 m lineari di prospetti per una superficie di mq 1.400 circa. Le elaborazioni ottenute con le scansioni laser 3D hanno poi permesso, in ufficio, di estrapolare tutti quei dati necessari alla redazione di sezioni, prospetti e piante dei fabbricati, ma anche la realizzazione del modello 3D. Un’ulteriore fase di rilievo, stavolta finalizzata alla raccolta di dati dettagliati dei fabbricati e quindi delle singole unità immobiliari, ha portato le varie squadre all’interno dei fabbricati, ove possibile, nella raccolta di dati metrici con distanziometri laser Leica Disto e nella raccolta di dati qualitativi e fotografici. Questo lavoro certosino e allo stesso tempo abbastanza pericoloso per le condizioni in cui si era costretti ad operare ha portato alla compilazione di una apposita scheda tecnica dell’immobile oggetto di rilievo. In questa scheda sono stati riportati i dati dell’immobile intesi come catastali, tipologia strutturale, descrizione delle rifiniture, descrizione di tutti gli impianti, consistenza di vani e servizi, descrizioni di particolari pregi storico-archittenonici, descrizione dei materiali costruttivi e relativa tipologia. Inoltre è stato redatto un eidotipo con riportati tutti i dati metrici dell’oggetto rilevato. Tutti questi dati sono stati poi riportati in ufficio per la conversione in file di disegno e dati alfanumerici all’interno del GIS. Le operazioni di laboratorio La raccolta di dati all’esterno ha avuto come destinazione i PC, collegati in rete, presenti nella Sede Operativa messa a disposizione dal Comune di Salemi, dove tutti i dati sono stati archiviati, lavorati e trasformati. In particolare tutti i dati metrici raccolti, per ogni singolo fabbricato, hanno contribuito a creare dei file di disegno con l’ausilio di software CAD: piante, sezioni, prospetti e successivo calcolo di superfici e volumi. I disegni sono stati impaginati e stampati in formato pdf per essere integrati nelle tabelle di database del Sistema Informativo Geografico. Ogni operatore ha seguito un flusso di lavoro ben preciso e codificato che ha avuto come risultato la conversione di dati analogici (dati cartacei) in dati digitali (file) riguardanti il fabbricato e le singole unità immobiliari. Gli strumenti Lo strumento GIS ha consentito di gestire ed elaborare una grande quantità di dati riferiti ad elementi posizionati sulla terra, 27 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 cioè georeferenziati, ossia definiti da coordinate geografiche; generalmente è composto da un software cartografico CAD e da una componente database, consentendo di effettuare analisi di dati e analisi territoriali, di gestire e nello stesso tempo produrre immagini che hanno origini diverse: carte topografiche, fotografie aeree, immagini da satellite, etc. Questo è uno degli aspetti innovativi della gestione di dati territoriali, poiché finalizzare la raccolta di dati alla realizzazione di un Sistema Informativo Geografico permette di conseguire enormi vantaggi. Il dato geografico rispetto ad altri tipi di dati presenta caratteristiche specifiche perché contiene una informazione legata allo spazio. Esso è costituito dalle coordinate geografiche, dalla posizione che occupa nel tempo, dagli attributi. Se associamo ad una coppia di coordinate valori numerici, statistici, otteniamo una informazione che, grazie ai GIS, rappresentata su una mappa risulta avere potenzialità enormi. I GIS permettono di conoscere aspetti del territorio che in una rappresentazione statica, quale è il classico supporto cartaceo, sarebbero rimasti nascosti. Quindi i GIS per le loro caratteristiche e peculiarità sono diventati strumenti indispensabili nei processi decisionali e di grande utilità per tutti coloro che operano sul territorio. 28 Per questi motivi si è ritenuto indispensabile nella realizzazione di questo progetto realizzare un Sistema Informativo Geografico. La piattaforma utilizzata per la acquisizione dei dati rilevati a Salemi è il GIS KARTO® della Miduell Informatika di Belluno. Il GIS KARTO® è un sistema integrato di moduli grafici e alfanumerici, dedicati alla gestione del territorio ed è strutturato su due moduli base e da una serie di moduli applicativi integrati, che offrono soluzioni specifiche in funzione delle esigenze e necessità dell’utente. I moduli base sono: • la componente grafico interattiva, modulo grafico CAD-GIS che consente la creazione, l’editing e la stampa delle basi cartografiche (aereofotogrammetiche, catastali, ortofoto, etc.); • la componente database, modulo per la generazione di applicazioni database personalizzate (archivi alfanumerici). Il CAD è specificatamente realizzato per gestioni di tipo cartografico e lavora in coordinate reali (per ogni foglio digitato vengono date le coordinate di riferimento), permette l’individualizzazione univoca di ogni elemento, garantendo la congruenza con qualsiasi sistema di riferimento. Gestisce file raster che possono essere sovrapposti ai file vettoriali per un utilizzo continuato raster-vector. KARTO® permette, inoltre, di collegare dati alfanumerici a elementi grafici. Una prerogativa del pacchetto è che le due banche dati (grafica e database) possono essere create in fasi diverse. L’associazione dei dati alfanumerici viene fatta selezionando in grafica gli elementi a cui sono associati. La componente database permette all’utente di definire liberamente una serie di variabili numeriche, alfanumeriche, immagine, etc. da associare a qualsiasi elemento grafico precedentemente digitalizzato. E’ possibile generare delle schede differenziate per ogni tipologia di elementi. La creazione delle schede avviene in un ambiente graficointerattivo che consente all’utente di organizzare a piacere le tabelle di inserimento dati. Tutte le variabili definite dall’utente diventano chiavi di ricerca per la generazione di stampe riepilogative o di carte tematiche. Il modulo consente la gestione dinamica degli archivi, dando la possibilità di aggiungere o togliere campi, anche se sono già stati inseriti dati. Altra importante caratteristica è rappresentata dalla possibilità di inserire nelle schede campi di visualizzazione, immagini e di aggiungere alle stesse dei pulsanti che, se premuti, possono aprire ulteriori immagini di dettaglio. La cartografia I dati rilevati a Salemi sono stati digitalizzati prevalentemente su una base raster della cartografia aerofotogrammetrica, creata attraverso scansione e georeferenziazione nel sistema Gauss-Boaga della cartografia cartacea messa a disposizione dal Comune di Salemi: • n. 6 tavole aerofotogrammetriche scala 1:500 • n. 6 tavole aerofotogrammetriche scala 1:2.000 • n. 2 tavole aerofotogrammetriche scala 1:5.000 ma anche su cartografia vettoriale: • Limite Comunale • Quadro d’unione cartografia aerofotogrammetrica • Quadro d’unione cartografia catastale • Foglio di mappa 99 del Comune di Salemi • n. 12 tavole aerofotogrammetriche scala 1:10.000 Tutte le cartografie sono state inquadrate nel datum Roma40 sistema cartografico Gauss-Boaga fuso Est. A seguito delle operazioni di rilevamento ed elaborazione dati sono stati creati i seguenti layer vettoriali GIS: • PSRmappa dei Punti Stabili di Riferimento • Edificimappa dei fabbricati rilevati • Idricamappa della rete idrica • Fognaturamappa della rete fognaria • Lucemappa della illuminazione pubblica A ogni layer o meglio a ogni elemento grafico sono stati associati degli attributi che hanno contribuito a creare il database del GIS. molto bene in quanto non esiste omogeneità nei dati. Per l’utilizzo abbiamo due informazioni: • come l’immobile è classificato al Catasto • come l’immobile è realmente utilizzato Per quanto riguarda la consistenza dell’immobile, anche in questo caso, abbiamo due modalità di acquisizione dei dati: • il metodo catastale, basato sul concetto di vano e di categoria; • il metodo comunale, basato sulla superficie suddivisa normalmente in utile e accessoria Poiché molti dati numerici sono stati desunti dalle planimetrie catastali, dove presenti, si è avuto un mix di due metodi per cercare di determinare la consistenza nel modo più esatto possibile. Alla maschera fabbricato è collegata una maschera Unità Immobiliare, alla quale viene assegnato un sotto codice del Codice Fabbricato, chiamato codice ecografico. Il codice ecografico è un codice che fa e potrà fare, in futuro, da chiave di accesso a tutti i dati che possono essere riferiti all’immobile, dati di qualsiasi provenienza: pratiche edilizie, anagrafe, tributi, catasto, toponomastica, etc. L’unità immobiliare può essere relazionata a tutti gli altri archivi presenti negli uffici comunali, creando un flusso Il database Il GIS KARTO® possiede una database aperto che permette di creare tabelle e maschere di inserimento dati completamente personalizzabili, per cui in funzione dei dati raccolti sono state create maschere di inserimento dati a misura di progetto, associando ad ogni elemento grafico svariati tipi di dati: alfanumerici, foto, disegni, etc. La gestione del database e la gestione CAD sono tra loro indipendenti ma completamente interfacciati. Quindi in ogni momento è possibile interrogare il data base dal CAD cliccando sull’oggetto posizionato in cartografia. Questa funzionalità consente di creare e aggiornare il data base visualizzando contestualmente la cartografia e facilitando così l’associazione di un dato attributo ad un dato oggetto grafico. Bisogna dire che, data la struttura aperta del database, in qualsiasi momento è possibile implementarlo, quindi per esempio con disegni di progetto e qualsiasi altro tipo di dato. Ad ogni fabbricato censito è stato assegnato un codice principale detto Codice Fabbricato poiché l’oggetto fabbricato deve essere identificato in maniera univoca e una serie di attributi dell’immobile che riguardano fondamentalmente tre aspetti: • l’identificazione sul territorio • l’utilizzo dell’immobile • la consistenza dell’immobile Per l’identificazione sul territorio i sistemi utilizzati sono due: • il sistema catastale (foglio, mappale, subalterno) • il sistema comunale (via, numero civico, scala, interno) Bisogna ricordare che i due sistemi però non dialogano 29 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 d’informazioni che accresce la conoscenza del territorio comunale e valorizza maggiormente le risorse a disposizione dell’Ente Comune. Alla maschera Unità Immobiliare sono collegate due maschere, una relativa alla consistenza dell’U.I., l’altra ai dati del proprietario. Il database è stato implementato immettendo ulteriori dati relativi alle reti tecnologiche presenti nell’area oggetto dell’intervento: tombini, caditoie, valvole acqua, punti luce, etc. Il modello 3D Al di là degli obiettivi fissati nel progetto, in corso d’opera ci si è resi conto di avere in mano una serie di dati che potevano essere utili a sviluppare un modello tridimensionale attraverso il quale l’utente potrà sperimentare, in una simulazione realistica, la percorrenza degli spazi. Il modello tridimensionale realizzato, che potrà essere fruito dall’utente anche via Web, è il risultato di un accurato lavoro di elaborazione e modellazione dei dati acquisiti con sistemi integrati laser scanning, rilievi topografici e dati provenienti da cartografia numerica. Attraverso l’Animazione 3D si può vivere in prima persona il progetto come fosse reale. Lo si può navigare virtualmente ed esplorare secondo diverse prospettive. L’animazione 3D offre la possibilità di dar vita a qualsiasi rendering, aumentando la comprensione e la percezione degli spazi e offrendo un’esperienza altamente suggestiva e avvincente attraverso il semplice movimento di una telecamera virtuale. È essenziale per la valutazione dell’impatto visivo e ambientale di un’opera finita all’interno del paesaggio reale, prima della sua effettiva costruzione o ristrutturazione. http://geometritp.anticalicia.it È il portale che oltre a rappresentare una vetrina di tutto il lavoro svolto dai Geometri nel centro storico di Salemi, contiene al suo interno una componente WebGIS realizzata con il programma KARTO®Web che permette la consultazione dinamica di mappe cartografiche e archivi alfanumerici creati appunto con il GIS KARTO®. L’utente di un WebGIS ha la possibilità di navigare su di un sito dove non vengono visualizzate delle pagine predeterminate, bensì delle pagine elaborate sulla base di specifiche ricerche richieste. Unire GIS e Internet permette di diffondere l’informazione territoriale ad un pubblico potenzialmente illimitato: il GIS si libera della fisicità del contenitore e si espande a livello planetario. Affinché questo obiettivo possa essere raggiunto è necessario che i WebGIS siano fruibili anche senza una particolare preparazione o conoscenza delle tecnologie che stanno dietro all’interfaccia visualizzata sullo schermo. L’interfaccia di KARTO®Web è una interfaccia amichevole e intuitiva. L’utente Web, che può essere l’acquirente interessato all’immobile, il progettista incaricato del restauro, l’UTC, potrà estrapolare 30 tutte quelle informazioni utili riguardanti il fabbricato e il suo contesto. L’analisi dei costi Uno degli obiettivi del progetto è stato di valutare i costi e analizzare gli interventi volti alla conservazione e al riuso del patrimonio edilizio e finalizzati al miglioramento della qualità di vita del centro storico. Dalla raccolta dei dati e informazioni nell’area d’intervento, si è arrivati alla conclusione che si dovrà fare diffusamente ricorso sia ad interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, che di ristrutturazione, restauro e risanamento conservativo. In termini operativi per ogni fabbricato analizzato si è proceduto alla classificazione tipo-morfologica dell’edificio. Ovviamente questo ha richiesto una ricognizione accurata dei luoghi, degli edifici accessibili, dove sono stati individuate le scelte compositive, tecnologicamente in funzione di sistemi, impianti, servizi e forniture di materiali, allo scopo di ottenere le prestazioni essenziali a un costo compatibile con i richiesti livelli di funzionalità, affidabilità, qualità e sicurezza. Gli interventi previsti sono mirati a riportare gli edifici al loro antico splendore e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dei fabbricati stessi. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti tecnologici richiesti dalle esigenze dell’uso. Per determinare i costi dell’intervento per singola unità immobiliare (rapportati al metro quadrato), si è reso necessario approntare un preventivo particolareggiato scaturito dalla redazione di un computo metrico estimativo “tipo”. Il computo metrico “tipo” è stato dettagliatamente sviluppato e redatto sul progetto di recupero di un edificio “tipo”, individuato all’interno dell’area oggetto del progetto, che racchiudeva in sé tutti gli interventi descritti in precedenza. Questo lavoro ha portato alla determinazione del più probabile valore del costo d’intervento rapportato al mq dell’unità immobiliare che sarà oggetto del trasferimento. Per completezza d’informazione anche i suddetti dati sono stati inseriti nel GIS. Per cui alla maschera Scheda Superfici Unità Immobiliare, esaminata prima, è stata collegata una Maschera Progetto che riporta: il tipo di intervento previsto (ricostruzione o ristrutturazione), la superficie lorda dell’unità immobiliare e il costo complessivo dell’intervento in funzione del costo al mq che è scaturito dal computo metrico “tipo”. È stata poi prevista la possibilità di consultare lo stesso computo metrico “tipo” in formato pdf come attributo associato all’unità immobiliare. Il progetto “tipo” redatto, che riguarda l’immobile identificato in Catasto dalla particella 1275 del foglio di mappa 99, racchiude in sé contemporaneamente interventi di ristrutturazione, ricostruzione e restauro conservativo; si è giunti, quindi, alla conclusione di assimilare gli interventi di ricostruzione e ristrutturazione e ricondurre tutti e due gli interventi allo stesso costo al mq. Piano di Sicurezza e Coordinamento Generale Il Piano di Sicurezza e Coordinamento Generale da redigersi per gli interventi edilizi necessari per il recupero del centro storico di Salemi dovrà tenere conto: • della contemporaneità dei lavori da svolgere; • della natura del sito oggetto dei lavori; • della caratteristica viaria dell’antico borgo rurale che presenta strade e cortili molto stretti; Tutto ciò al fine di una corretta gestione della sicurezza individuale, pubblica e collettiva. Nello specifico un Piano esaustivo dovrà valutare e attenzionare i seguenti punti: 1. Studio della percorribilità del centro storico per i mezzi di soccorso e di pronto intervento per la gestione delle emergenze, anche attraverso l’utilizzo di percorsi alternativi a quelli usuali, munendo di segnaletica adeguata le vie di fuga e/o di evacuazione, tenendo ulteriormente conto della tipologia dell’intervento (ristrutturazione e/o ricostruzione), nonché della data di 31 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 rilascio della concessione e della presenza di altri cantieri similari nel comparto d’intervento; 2. Apertura dei cantieri, al fine di non creare situazioni compromissorie per la viabilità dei mezzi di soccorso, concessa previa verifica di altre concessioni rilasciate lungo lo stesso percorso e subordinata all’approvazione di un Piano di Sicurezza e Coordinamento del cantiere che tenga conto della gestione dei lavori, dei tempi di attuazione e della viabilità. Detta autorizzazione potrebbe essere concessa anche in modo alternato da altri cantieri. 3. In quei tratti di vie con larghezze minime, che non permetterebbero la viabilità a eventuali mezzi di soccorso, l’occupazione di suolo pubblico per la collocazione dei ponteggi o di aree di cantiere potrà essere concessa solamente previa messa in opera di apposita impalcatura di altezza non inferiore a ml 3,00/3,50. Nella fase d’intervento nelle facciate prospicienti le strade di cui sopra, potrebbe essere consentito solo l’utilizzo di cavalletti mobili, in quanto, all’occorrenza, immediatamente asportabili. 4. Nello studio della percorribilità, gli itinerari da comunicare agli enti interessati alla gestione delle emergenze, dovrebbero prevedere l’utilizzo di apposita cartellonistica per la numerazione degli stessi, il tutto previsto sempre nei PSC. Il progetto «Case a 1 euro» Un modello per tutta l’Italia di Vittorio Sgarbi, Sindaco di Salemi L’idea di dire non «ti regalo la casa» ma «te la do al costo di 1 euro», ha presto determinato l’interesse di questo progetto in tutto il mondo. E così «Case a 1 euro» è stato un marchio che ha avuto un successo straordinario. Ne hanno scritto e parlato giornali e televisioni di tutto il mondo, con il risultato che sono pervenute al Comune migliaia di richieste da parte di acquirenti. Il progetto «Case a 1 euro» non è un regalo, ma una occasione. Ed è anche il simbolo di un diverso modo di pensare all’edilizia abitativa. A cosa serve, per esempio, il «Piano Casa», quando in tutto il territorio nazionale abbiamo paesi pieni di case inabitate? Non è necessario continuare a riversare colate di cemento sulle nostre città, ma di utilizzare le case che ci sono. Quello che sta accadendo a Salemi si è già verificato a Civita di Bagnoregio, nel Lazio, per anni conosciuta come «la città che muore», alludendo all’abbandono dell’antico borgo da parte dei suoi cittadini. Ma quel marchio apparentemente nefasto («la città che muore») ha creato un sorta di panico, a tal punto che, per salvarla dallo spopolamento, molti personaggi del mondo dell’arte, della cultura, dell’imprenditoria e delle istituzioni, hanno comprato casa, trasformandola in una sorta di «buen retiro». 32 Lo scorso marzo nel corso di una conferenza stampa a Roma con il ministro Bondi e il sottosegretario Giro, il Ministero dei Beni Culturali ha proposto di estendere il progetto delle «Case a 1 euro» in altri posti d’Italia. Il progetto «Case a 1 euro» di Salemi può diventare dunque modello per tutta l’Italia. Le verifiche e gli studi condotti dal Collegio dei Geometri sono un prezioso contributo alla concreta attuazione di questo progetto, il cui scopo è quello di fare di Salemi un albergo diffuso. Dalla Prefazione dell’Architetto Lelio Oriano Di Zio al volume “Il recupero dell’antica Alicia – Il contributo dei Geometri italiani al progetto ‘Case a 1 euro’ del Sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi” “ ... Ci si accorge, così, che oggetto di condivisione diffusa è il verbo e non le azioni e mentre una piccola parte di cultori si interessa delle povere pietre, ne indaga la maniera del fare antico svelandone il valore delle tecniche premoderne, le Amministrazioni locali, detentrici del potere di disciplina dell’uso di questi patrimoni, sembrano distratte, costrette a farsi carico di fastidiosi piani di recupero, funzionali più ad aspettative di finanziamenti, che a consapevoli scelte di tutela. In questo contesto pochi sono i segnali che si sollevano al di sopra della linea buia dell’incuria e prefigurano nuovi scenari possibili per le “umili pietre”, tra questi certamente spicca la straordinaria, geniale, idea lanciata dal sindaco On. Vittorio Sgarbi a Salemi, con il progetto “Case a 1 euro”. Oltre ai concreti e sostanziali risvolti socioeconomici, l’idea riafferma un principio importantissimo troppo spesso dimenticato e cioè che il centro storico è patrimonio economico per chi lo possiede e patrimonio culturale per la collettività tutta e pertanto non può essere detenuto da chi non ne fa uso, non lo cura, non lo conserva. A sostegno di questa idea è necessario promuovere azioni che colgano, nella straordinaria bellezza del patrimonio antico, una sana convenienza imprenditoriale, coniugata in modo indissolubile a criteri di rigorosa tutela. Derogare da rigorosi criteri di conservazione, per assecondare sterili funzionalismi o effimeri modernismi, produce un duplice errore: perdere la bellezza di tali patrimoni e conseguentemente perderne ogni valore. Per conservare e recuperare correttamente occorre innanzitutto conoscere i segreti di quella cultura materiale tramandata di generazione in generazione, mediante l’apprendimento pratico di tecniche e processi, tanto consolidati ed efficaci quanto estranei alla cultura contemporanea. La conoscenza ci aiuta a eliminare il bisogno d’interventi autoreferenziali tanto invasivi quanto inefficaci, a stimolare la consapevolezza che protagoniste della scena sono le pietre, di cui oggi siamo solo i temporanei fruitori e custodi, così come, più o meno consapevolmente, altri lo sono stati prima di noi. In questo contesto appare davvero singolare, per bontà, la scelta della Fondazione Geometri Italiani e del Consiglio Nazionale Geometri, attraverso il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Trapani e il coinvolgimento anche di giovani professionisti, di promuovere un’azione a sostegno dei principi sopra richiamati mediante l’avvio del censimento e rilevamento del patrimonio edilizio storico ed antico di Salemi. D’altro canto non è superfluo richiamare che nel processo di conservazione e recupero del patrimonio edilizio il rilevamento si pone alla base delle azioni finalizzate alla conoscenza; conoscenza della condizione giuridica, dell’origine storica, delle trasformazioni, della configurazione dimensionale, dello stato attuale. La manifesta volontà espressa più volte dal sindaco Vittorio Sgarbi per una chiara politica a sostegno della bellezza del centro storico di Salemi, impone il recupero e la conservazione dei caratteri architettonici e urbanistici di tale patrimonio e pone questa azione promossa dalla Fondazione Geometri Italiani alla base di tutto il processo. Le recenti normative per le costruzioni in zona sismica hanno ribadito l’importanza del livello di conoscenza della geometria, dei dettagli costruttivi e delle proprietà dei materiali ai fini della valutazione della vulnerabilità sismica del manufatto edilizio. Analogamente, il Ministero dei Beni Culturali, nell’applicazione delle linee guida per gli interventi sul patrimonio culturale, nelle zone a rischio sismico, richiama l’importanza del modello di conoscenza del comportamento strutturale, del degrado e dei dissesti. L’attività svolta può essere letta non solo come un immediato contributo all’avvio del processo di dismissione del patrimonio edilizio nel rispetto del regolamento approvato dal Consiglio comunale di Salemi, ma soprattutto come una verifica sul campo delle potenzialità e possibilità concrete di supporto alla redazione delle linee guida e piano di recupero, strumenti fondamentali a governare il processo di recupero del patrimonio edilizio. L’auspicio è che l’iniziativa possa rappresentare, insieme alle altre buone pratiche richiamate, una chiara inversione di tendenza nell’approccio al recupero e alla conservazione del patrimonio architettonico storico e antico, consapevoli della responsabilità degli Amministratori e dei professionisti nei confronti delle attuali future generazioni”. 33 PROGETTI Il labirinto di bambù più grande del mondo Utopia in stile Franco Maria Ricci nella Pianura Padana 34 Qualcuno, incuriosito, viene già a guardarlo. Dall’alto, come lo vedono gli storni che nella stagione estiva lo sorvolano in formazione sparsa per poi posarsi fra le lunghe canne di bambù. Dall’elicottero il labirinto si staglia netto, fra la campagna piana di Fontanellato, nel Parmense. Una stella a otto “punte” che cita senza timori la pianta della “città ideale” rinascimentale i cui modelli più celebri si ritrovano a Palmanova e Sabbioneta. Oltre sette ettari di estensione tracciati e disegnati interamente con il bambù. Una geometria esotica ed esoterica. L’ennesima sfida di Franco Maria Ricci che con questa opera affascinante sembra apporre la sua originale firma, che ha accompagnato tra le più eleganti e qualificate pubblicazioni editoriali degli ultimi trent’anni, anche sulla terra padana in cui è nato e a cui, come lui stesso dice, tanto deve. Editore, designer, studioso e collezionista d’arte, Ricci, 72enne, dopo aver lasciato (anche se non del tutto, pubblica pochissimi volumi all’anno con il marchio Ricci Editore) la professione che abbracciò nel 1963 stampando e pubblicando il “Manuale Tipografico” di Giambattista Bodoni (per lui un Maestro e punto di riferimento) e interpretò, in seguito, dando vita a numerose e prestigiose collane di arte e letteratura e alla raffinata rivista FMR, vive oggi, insieme alla moglie Laura Canalis, nella tenuta di famiglia (“impreziosita” da alcune rovine mantenute ed integrate all’abitazione nella fase di restauro) dove sta ultimando di forgiare la sua nuova creatura: il labirinto più grande del mondo fatto interamente di bambù. Duecentocinquanta metri per lato, un percorso di circa tre chilometri, il labirinto è già praticamente ultimato nella sua parte “arborea”. Le specie di bambù presenti sono una trentina e le piante oltre sessantamila. Provenienti in gran parte dal più grande vivaio di bambù d’Europa che si trova in Francia ad Anduze, vicino a Nimes. Passeggiare al suo interno (guidati, perché altrimenti ci si perde davvero) è già un piacere nonostante il caldo estivo riesca a penetrare fra i fusti che, per le varietà più slanciate, arriveranno a raggiungere l’altezza di quindici metri, formando, in certi tratti del labirinto, delle suggestive gallerie verdi. Ma il momento più affascinante è quando se ne varca l’ingresso. L’attimo nel quale ci si lascia alle spalle il “noto”, con i pioppi e i campi coltivati a fieno, per secoli dominatori incontrastati del paesaggio, per entrare nell’ “ignoto”, fra forme, colori e odori d’altre terre. Fruscii e dolci ondeggiamenti. L’Oriente nella Pianura Padana. Poteva, probabilmente, essere solo così il labirinto in “stile Franco Maria Ricci”. Eccentrico e utopistico, ma, allo stesso tempo, elegante, romantico. Figlio di un parto intellettuale lungo oltre trent’anni, da quando, dice, “confidai all’amico Jorge Luis Borges il mio desiderio di costruire il labirinto più grande del mondo e lui, che sul tema aveva riflettuto e scritto tanto, mi rispose che esisteva già ed era il deserto”. Il progetto, però, comincia a prendere definitivamente corpo nel 2004 grazie all’incontro con il bambù. “Una folgorazione”, ricorda. “Ne cogliemmo prima il fascino ammirando, insieme a mia moglie, un boschetto di bambù che adornava il cortile di un ristorante di Milano. E poi più da vicino quando ne piantammo alcuni esemplari nel giardino. Una pianta straordinaria, bella, forte, facile da coltivarsi. E con tempi di crescita incredibili, anche di venti centimetri al giorno”. Perfetta per realizzare il desiderio di sempre. Il labirinto sarebbe stato fatto con siepi di bambù. Libero dagli impegni editoriali Ricci indirizza la sua energia creativa sul nuovo progetto. E lì convergono citazioni e rimandi di una vita. Le geometrie del Rinascimento nel profilo. I labirinti raffigurati in antichi mosaici romani per il percorso. Il cui disegno è stato realizzato da Ricci in collaborazione con l’architetto Davide Dutto, autore di un volume contenente le immagini ricostruite al computer del “giardino di Polifilo” una creazione immaginifica raccontata all’interno dell’“Hypnerotomachia Poliphili”, incunabolo stampato da Aldo Manuzio a Venezia nel 1499. Fra i libri che hanno influenzato maggiormente le scelte architettoniche, ma soprattutto simboliche del giardino cinquecentesco. Poi i simboli massonici e l’architettura del tardo Settecento per gli edifici che andranno a completare il labirinto, integrandolo all’interno di un progetto più ampio che punta a fare dell’area un spazio dedicato alla natura, alla cultura, ma anche al divertimento, al relax. “Per gli edifici in muratura – spiega Ricci – abbiamo da subito pensato ad un incontro fra le forme e lo stile della Rivoluzione francese, in particolare alle linee di ÉtienneLouis Boullée, e i materiali e i colori tipici delle costruzioni locali. Quindi mattoni rosa di cotto. Ci stiamo avvalendo della collaborazione di Pier Carlo Bontempi, uno dei pochi architetti che, al di là delle mode, continua ad usare il sistema di costruzione tradizionale con i mattoni a vista. Ed è capace di vedere la bellezza nello stile antico progettando in modo semplice e contenuto, senza minimamente cadere nel kitsch”. Franco Maria Ricci 35 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Il progetto Gli edifici, i cui lavori di costruzione partiranno nell’autunno, si dividono in due gruppi, entrambi di notevoli dimensioni. Nel primo, collocato all’ingresso del labirinto, oltre ad un ristorante e ad un bookshop, troveranno posto la biblioteca con la collezione di volumi di Ricci, tra i quali spiccano le opere di Bodoni e il Museo che ospiterà la collezione d’arte dell’editore parmense. Oltre 450 opere tra sculture e dipinti prevalentemente del Settecento e del periodo primo Impero. Capolavori raccolti nel corso di una vita la cui fruizione verrà impreziosita dall’arredo neoclassico delle sale. Il secondo gruppo di edifici sorgerà, invece, nella piazza centrale del labirinto al cui centro si staglierà una chiesa (consacrata e dove sarà possibile celebrare matrimoni) a forma di piramide. “Simbolo della Trinità cattolica ma anche della massoneria e più in generale del mistero”. Raggiungibile direttamente dall’ingresso sarà anche la meta d’arrivo dei visitatori che riusciranno a terminare il percorso del labirinto (presumibilmente, non più di cento, centocinquanta per volta, in modo da preservare 36 un’atmosfera improntata alla riflessione). Come “premio”, dopo l’ultima siepe di bambù, una volta attraversata una galleria, risalendo dalla cripta della chiesa, troveranno la piazza racchiusa, alle ali, da un porticato a forma di chiostro dove sarà possibile visitare esposizioni d’arte, partecipare ad iniziative e convegni di carattere culturale. Sono innumerevoli, dunque, le attività culturali (e in parte ludico-meditative) che si potranno svolgere nel complesso che sarà gestito da un’apposita Fondazione, probabilmente prenderà il nome di Parco della Masone e sarà inaugurato nel 2013, anno di grande significato per Franco Maria Ricci e la città di Parma in quanto ricorrono il duecentesimo anniversario della morte di Bodoni e il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. Insieme alla realizzazione del suo sogno, la scommessa di Ricci è che la formula scelta, oltre all’indubbio fascino attrattivo del labirinto, possa contribuire ad avvicinare, in un contesto naturale, all’arte e alla cultura anche una fascia di persone che, in genere, rinunciano a spostarsi per Planimetria La corte d’ingresso La corte della Piazza centrale 37 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 visitare i Musei tradizionali. Strutture ricche di capolavori ma caratterizzate da codici e modalità di fruizione non facili per un pubblico esteso. C’è, infine, un’ulteriore sfida che Franco Maria Ricci, prima di tutto amante della bellezza, lancia con il labirinto. “Nei locali d’ingresso – spiega – apriremo un punto di informazioni dove, in collaborazione con l’Associazione Italiana Bambù, forniremo un servizio di consulenza per i privati e gli amministratori pubblici interessati all’utilizzo di queste piante per interventi di riqualificazione di porzioni del territorio abbruttite dal degrado. Svolgeremo corsi e seminari per fare conoscere le potenzialità di questa pianta ancora poco nota nelle nostre zone ed invece molto adatta, viste le sue caratteristiche, a schermare, con spese molto contenute e in sicurezza (nessuno è mai morto perché gli era caduta addosso una pianta di bambù), le ‘brutture’ che troppo spesso segnano il paesaggio. Sarei felice – conclude – se, fra qualche anno, anche grazie al labirinto, il bambù diventasse un elemento importante del paesaggio padano, e i nostri imprenditori prendessero l’abitudine di mascherare con le delicate cortine verdi delle mie canne certi disadorni capannoni industriali che sfilano ai lati di strade e autostrade”. Alcuni dei bambù del Labirinto Giganti • Phyllostachys viridiglaucescens Canna spoglia, che raggiunge i 10 cm di diametro, chioma folta. Ha un’altezza di 6-8 m. • Phyllostachys Pubescens (Phyllostachys edulis) È il classico bambù gigante fra cui volano i personaggi nei film epici cinesi (“La foresta dei pugnali volanti”, “La tigre e il dragone” ecc.). Ha una crescita più lenta e fa più fatica degli altri ma si trasformerà prima o poi in una vera foresta di grandi canne d’organo. • Phyllostachys viridis “Sulfurea” Bambù gigante dalla canna di un delicato giallo con pennellate verticali di verdi diversi. È una meraviglia, sembra uscito da un dipinto giapponese. Medi e nani • Phyllostachys bissetii Ha canna sottile, cresce fittissimo, ha portamento eretto ma flessuoso e arriva a circa 5 m di altezza. Si riproduce ad una velocità incredibile. È il bambù maggiormente usato per il labirinto. • Hibanoubambusa tranquillans “Shiroshima” Portamento a cespuglio con grandi foglie verde brillante striate di giallo chiaro. • Pleioblastus pumilus” Bambù basso e fitto, sostituisce il prato nelle zone ombrose. Si rade con il tagliaerba una o due volte l’anno. Phyllostachys viridis “Sulfurea” 38 PERCORSI D'ARCHITETTURA Luoghi di culto e di spettacolo in Umbria 1815 - 1860 (Dal volume “Percorsi d’architettura in Umbria” di Francesco Quinterio e Ferruccio Canali, a cura di Raffaele Avellino. EDICIT Editrice Centro Italia, in collaborazione con il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Perugia) Norcia, pianta prospettica della città pontificia Con il definitivo ritorno del Governo Pontificio, nel 1815, le vecchie strutture politico-amministrative pre-napoleoniche vennero ripristinate, alla ricerca di un ‘buon tempo perduto’ che favorisse la coesione sociale e consolidasse lo status quo. Nella realtà l’area umbra era caratterizzata da un’economia in decadenza, con una struttura manifatturiera fragile, nella quale ogni dinamica rimandava all’agricoltura e non si vedevano sistemi in grado di spezzare i vecchi temi. Oltretutto mancavano certamente imprenditori e capitali in grado di favorire un processo di separazione tra agricoltura e sistema proto-industriale, tale da innescare uno sviluppo di tipo moderno. La borghesia urbana si mostrava particolarmente avversa al Governo pontificio e attraverso moti insurrezionali e società segrete fomentava la disgregazione dello Stato della Chiesa, nonostante le aperture verso la modernità che i diversi Papi avrebbero più o meno tentato. Per ovviare ad una tale situazione, l’Amministrazione pontificia cercò di imprimere alla situazione artistica e culturale un grande dinamismo, non solo promuovendo una serie di iniziative, ma anche diffondendo capillarmente l’istituto dei teatri comunali, luoghi di ritrovo borghese, di veicolo di ideali comuni, ma anche di più facile controllo sociale. A Roma come nelle province il panorama artistico venne in gran parte coordinato dal Canova, riconfermato «Commissario ai Monumenti» (fin dal 1802): anche a Perugia egli divenne arbitro dell’Accademia di Belle Arti facendone nominare Direttore un suo protetto, Tommaso 40 Minardi. Giunto in Umbria per tre anni, Minardi restò impressionato dalla pittura medievale e del Quattrocento, dando origine ad una sterzata Neo-primitivista (Purista) in senso medievale, e fece arrivare a Perugia i pittori Nazareni tedeschi, ospitati nella villa di Marianna Florenzi e a casa Zanetti. Ma Minardi fu anche un vero e proprio precursore, nello Stato della Chiesa, della perlustrazione del patrimonio artistico; il suo Purismo non solo contribuì alla rivalutazione dell’arte e dei monumenti medievali, ma ebbe anche la sensibilità, pur fino ad oggi in gran parte misconosciuta dalla Critica, di porre l’attenzione su artisti del Manierismo e del Seicento, dei quali Winckelmann e Mengs avevano decretato la condanna a causa di presunte, gravi deviazioni stilistiche e, in qualche caso, perfino etiche. L’Accademia di Belle Arti di Perugia, insomma, già negli anni Venti dell’Ottocento stava preparando nuove leve di artisti e architetti che avrebbero, nel giro di pochi decenni, profondamente trasformato il gusto e la produzione dell’Arte locale, allontanandosi sempre più dal Neoclassicismo per approdare ad un Classicismo neo-rinascimentale se non addirittura al Neo-medievalismo. Il cambiamento del gusto e dell’interesse – un importante fattore in grado di determinare nel volgere di pochi decenni la trasformazione di attenzioni e di dinamiche politiche, sociali e artistiche – viene testimoniato dalle preferenze dei viaggiatori nei confronti di città e monumenti: l’Umbria viene a lungo ignorata dai viaggiatori stranieri che sono disinteressati al suo aspetto medievale (così Stendhal, così Goethe che si reca ad Assisi per visitare il Tempio di Minerva ma osserva con «antipatia le enormi costruzioni della babelica sovrapposizione di chiese in cui riposa San Francesco»). La situazione si mostra radicalmente mutata dopo la metà del secolo (salvo qualche caso sporadico giustamente segnalato a suo tempo da Giovanni Previtali), quando ad esempio Ippolite Taine, nel 1865, dedica parole entusiastiche all’arte medievale di Assisi e al complesso francescano. È cambiata la percezione delle gerarchie e, con essa, mutano le attenzioni conservative e i modelli sui quali esemplarsi per le nuove architetture. Una grande fluidità vede, insomma, nel giro di un trentennio (tra il 1820 e il 1850), mutare la situazione, nonostante un clima politico apparentemente immobile. Già dopo la morte di Pio VII Chiaramonti il clima politico ‘conciliatorio’ era mutato radicalmente e, nel tentativo estremo di «restaurazione» e «cristianizzazione», Roma era divenuta «immobile» in una sorta di «irrigidimento sacrale» dove «niuna innovazione» doveva smuovere una situazione che si andava profilando sempre più complessa a fronte degli inevitabili processi di modernizzazione e democratizzazione. Il “Chirografo” di Leone XII del 1825, per la ricostruzione della basilica di San Paolo fuori le mura a Roma, era divenuto una sorta di riferimento per l’architettura e le città dello Stato degli anni a venire: «niuna innovazione … nella forma e proporzioni … niuna negli ornamenti». I modelli architettonici dovevano essere quelli dell’Antichità e del Rinascimento maturo (entro il 1530) e da essi non ci si poteva discostare almeno nelle opere pubbliche. Dopo la breve parentesi della Repubblica Romana (1849, con Perugia “seconda capitale” dei moti), Pio IX procedeva, poi, ad un ulteriore irrigidimento «religioso e sacrale», alla luce di un “rigore controriformista” che, dal punto di vista Luigi Poletti, "Spaccato per traverso della basilica di Santa Maria degli Angeli" Assisi 1836 (Modena, Archivio Poletti) artistico, si voleva riconnettere all’attivismo cinquecentesco di papa Sisto V. Ma il clima si mostrava socialmente complesso e ormai la Modernizzazione, tecnica ma anche politica, andava imponendosi. Il 20 giugno 1859 una nuova grave sommossa scoppiò a Perugia dove venne instaurato un Governo provvisorio, ben presto represso dalle truppe svizzere pontificie (che saccheggiarono la città come nella calata dei Lanzichenecchi, dando così avvio ad una vera e propria epopea pre-risorgimentale fatta anche, nei decenni successivi, di celebrazioni monumentalistiche). Nuovamente, Arte e Architettura venivano chiamate a svolgere un ruolo fondamentale per il rafforzamento e la coesione sociale, sia dal punto di vista visivo e comunicativo, sia, specie per le opere architettoniche, per procurare lavoro in una situazione economicamente stagnante e volutamente conservatrice per non turbare gli antichi equilibri. Fondamentale venne dunque ritenuto promuovere una serie di iniziative di costruzione di nuovi edifici religiosi parrocchiali o di veri e propri santuari che, in clima di dilagante giacobinismo, potessero contribuire ad una nuova evangelizzazione delle campagne, specie attraverso la devozione santuariale. Il tentativo politico di consolidamento e rivitalizzazione del Potere pontificio passò attraverso il recupero delle chiese, specie di quelle più antiche legate ai primi secoli della Cristianità (in nome di una “purezza” delle Origini, che venne perseguita specie nel ventennio 1850-1870). Gli interventi si diffusero dunque nella provincia umbra con capillarità. Ad Assisi già dai primi anni venti venne messa a punto una politica, poi sistematicamente perseguita negli anni a venire, di recupero e celebrazione delle antiche origini francescane dell’Umbria, che puntava alla rivitalizzazione dell’Ordine dei Minori, “offuscato” in Italia, nei secoli precedenti, dagli ordini controriformati, e ora invece “riscoperto” nel suo valore di evangelizzazione grazie alla sua presa popolare. Nonostante le ricerche delle spoglie mortali del Santo fossero durate secoli, soltanto nel 1818 il pontefice Pio VII dette l’annuncio dell’avvenuto ritrovamento, richiamando così ad Assisi folle numerose. Si decise allora di scavare la terza chiesa, che non era mai stata realizzata, per adibirla a cripta del complesso. Vennero chiamati ad elaborare una loro proposta sia l’architetto assisiate Giuseppe Brizi, sia il romano Pasquale Belli: con un verdetto salomonico fu scelta l’idea di Belli, ma a Brizi venne dato l’incarico di realizzarla. Nel 1824 la nuova cripta venne inaugurata, dopo che per il ritrovamento della salma di San Francesco, sei anni prima, si era scavato ininterrottamente per più di cinquanta giorni, ma il risultato non venne ritenuto soddisfacente per il contrasto stridente tra il gusto neoclassico che era stato adottato nel nuovo invaso e le chiese superiori romanicogotiche. Anni dopo veniva rinvenuta anche la salma di Santa Chiara, dando così rinnovato impulso alla devozione verso entrambi i Santi assisani. 41 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Analogamente, a partire dal 1831 veniva realizzata la sistemazione della basilica di Santa Maria degli Angeli a cura di Luigi Poletti, progettista e Direttore dei Lavori (1831-1841), con il rifacimento delle volte e della facciata che erano state ulteriormente demolite dal sisma del 1832. Certamente l’intervento più aulico e importante del periodo per l’attualizzazione e il recupero degli antichi luoghi di culto che versavano in pessime condizioni conservative. Il recupero degli antichi complessi andava però realizzato con sistematicità e a tale scopo si operò a Trevi dove, a seguito della soppressione napoleonica dei conventi del 1810, i frati francescani avevano lasciato l’antica struttura del loro monastero, in pochi decenni divenuta fatiscente. Nel 1833 il complesso venne acquistato dal cardinale Emanuele de Gregorio, a sue spese, per trasferirvi il collegio Lucarini di cui era protettore. Della ristrutturazione venne incaricato Giuseppe Valadier che «con eleganza e magnificenza di Orvieto, chiesa dei Servi di Maria, planimetria della sistemazione di Vespignani 42 disegno» neoclassico lo rese agibile in soli diciotto mesi. Della chiesa rimane ancora oggi parte della facciata ovest, inglobata nella costruzione dell’attuale parete di fondo progettata dal Valadier, il quale fornì anche all’antica fabbrica un nuovo scalone, ampio e disteso, pieno di luce e spazioso. Nel chiostro l’architetto volle una fronte ritmata da una serrata fuga di finestre, mentre un forte spirito decorativo pervade la volta del corridoio del secondo piano, sul quale si aprono alcune celle cinquecentesche, conservate invece nella loro essenziale struttura originale. Come ad Assisi e a Trevi si puntava al recupero dei luoghi francescani, all’insegna di un loro aggiornamento neoclassico, così anche a Perugia Giovanni Santini scandiva, alla luce dello stesso gusto corrente, la neoclassica chiesa di Sant’Anna (già monastero di Santa Maria degli Angeli e poi Educatorio femminile). A Castiglione del Lago, sempre in forme neoclassiche, venne ricostruita la parrocchiale di Luigi Poletti "Progetto del nuovo cimitero di Terni", planimetria 1840 (Modena, Archivio Poletti) Santa Maria Maddalena da Giovanni Caproni, cui venne aggiunto il pronao nel 1867; a Sanfatucchio sul Trasimeno sempre Caproni elevò, nel 1850, la parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, sua opera; a Panicarola, il santuario della Madonna della Carraia edificato nel 1686 ebbe la sua cupola completata, sempre da Caproni, nel 1857; il santuario della Madonna del Busso, sempre presso Panicarola, venne eretto nel 1842 e poi ampliato nel 1885 su disegno di Carlo Baiocchi; su progetto di Giovanni Santini venne rifatto il campanile della parrocchiale di Marsciano e la parrocchiale di Fratta Todina. Anche a Orvieto, a causa dell’abbandono conseguente alla soppressione napoleonica, si decise la ricostruzione della medievale chiesa dei Servi di Maria, dopo che nel 1830 era crollata la parete sinistra presso l’altare maggiore, insieme a due capriate del tetto. Il degrado venne però accentuandosi negli anni seguenti tanto che nel 1854 e poi nel 1857 la completa ricostruzione, secondo il moderno gusto neoclassico, veniva affidata all’architetto romano Virginio Vespignani (la chiesa venne poi consacrata solo nel 1875). La facciata risulta scandita da classicistiche paraste, da nicchie e da una cornice marcapiano che ripartisce il prospetto in due registri; in basso spicca il portale d’ingresso. Internamente la nuova chiesa, più articolata della precedente nonostante ne riprendesse la perimetrazione dei muri, si struttura su tre navate, con quella centrale coperta da volta a botte mentre le due laterali, molto ristrette, presentano otto cappelle collegate tra loro da un corridoio, scandito da quattro colonne, da cui si accede alla tribuna, antico coro adattato a sagrestia. Vespignani riprendeva, dunque, la tipologia del Templum controriformato vignolesco sulla base di un gusto di attenzione storicista, anche per il Manierismo che, in contemporanea, vedeva realizzare dal pittore Angelini, reduce dalla decorazione del vespignaneo Teatro Nuovo, affreschi neo-manieristi e neobarocchi per le sale di Palazzo Pandolfi. A Giovanni Santini va invece riferito il progetto del santuario di Santa Maria della Stella presso Montefalco iniziato nel 1862 e terminato nel 1881 a seguito di un evento ritenuto miracoloso. Si tratta di un ampio complesso costituito dalla chiesa e dall’annesso convento, ispirato a forme rinascimentali quattrocentesche (brunelleschiane) e dunque perfettamente inserito nel recupero Neo-primitivista, che ormai andava sempre più affermandosi nella cultura accademica umbra della metà del secolo («l’architettura neo-rinascimentale costituisce una testimonianza unitaria e certo la più significativa della salda fortuna del Purismo in Umbria»). Un altro importante santuario, iniziato durante il periodo della Restaurazione e poi terminato successivamente al 1860, fu anche quello di Canoscio, non lontano da Città di Castello, sorto a partire da una pieve romanica e poi ricostruito dal fiorentino Emilio De Fabris tra il 1855 e il 43 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 1878, a tre navate, utilizzando, come Vespignani a Orvieto, forme neo-cinquecentesche e anticipando l’entrata con un porticato dorico-toscano con fregi in terracotta. Il riferimento non era casuale e senza dubbio, rispetto ai “modelli romani” diffusi nella parte meridionale dell’Umbria, occhieggiava alla storia “tutta fiorentina” di Città di Castello, alla sua corte filo-medicea e ad una collocazione “in Tuscis” che rimontava all’Antichità. A Foligno la settecentesca chiesa del Suffragio venne dotata, nel 1826, della facciata su progetto di Vincenzo Vitali, a costituire una quinta che facesse da fondale per chi proviene dalla porta di San Felicianetto (via Umberto I). Del resto, in quegli stessi anni, venne ampliato anche l’Oratorio della Nunziatella, a pianta rettangolare; oltre alla ricostruzione della chiesa di San Francesco e a quella di Santa Maria in Campis, dopo il terremoto del 1832, come del resto avvenne anche per la chiesa di San Francesco di Monte Ripido, imponente convento fortificato, dell’Osservanza francescana, risalente al 1290 circa. Frattanto erano rimasti sulla carta alcuni progetti di uno dei più importanti architetti della Restaurazione pontificia, Luigi Poletti, che in Umbria aveva progettato l’ampliamento della chiesa abbaziale della Magione a Perugia (nel 1836), e probabilmente anche la cappella del casino Manasei in Piedimonti a Terni, oltre che la cappella di San Benedetto a Gualdo Tadino. Ma il sisma del 1832 aveva duramente colpito anche la chiesa di Santa Maria di Rivotorto presso Assisi. A fronte di numerosi dubbi gli eruditi assisiati ribadirono come il sito francescano si trovasse dove sorge oggi questo santuario, per cui con la ricostruzione nel 1853, avanzata da fra’ Bernardo Tini, si vuole riproporre l’aspetto dei principali edifici religiosi dell’Assisi del Duecento e, in particolare, per la fronte principale la strutturazione della cattedrale di San Rufino, mentre per il lato quella della basilica di Santa Chiara con i suoi contrafforti (si noti l’erto frontone triangolare in alto, con al centro l’arcone; poi la suddivisione in due registri orizzontali con la precisa gerarchia tra i rosoni e le lesene verticali, che denunciano all’esterno la scansione dello spazio interno). Il Purismo aveva ormai segnato l’immaginario collettivo e il gusto neo-medievale poteva ergersi a linguaggio per quel ripristino dei luoghi francescani che avrebbe avuto tanta fortuna fino alla prima metà del secolo a venire. Durante la restaurazione pontificia, però, anche gli edifici teatrali risultavano di primaria importanza nei confronti della politica di promozione e di coinvolgimento borghese: così nel 1827 veniva realizzato a Foligno il «Teatro Apollo» (ne resta la facciata e parte del foyer essendo stato distrutto da un bombardamento nel 1944). Nel 1836 Luigi Poletti progettava il nuovo teatro di Terni, che doveva occupare lo spazio lasciato dal vecchio Palazzo dei Priori. Venne indetto un Concorso al quale presentò un proprio progetto anche 44 Luigi Santini, appoggiato dall’Accademia di Belle Arti di Perugia, ma il verdetto del 1839, favorevole a Poletti, scatenò in città una serie di polemiche che solo il Governo pontificio riuscì a sedare. Quello che doveva essere un omaggio alla borghesia cittadina, si era trasformato in un boomerang per l’Amministrazione pontificia. I lavori presero avvio nel 1840 e nel 1844 si poté procedere al collaudo dell’opera che, rispetto al progetto iniziale, aveva comunque visto la soppressione della “Sala dei Pittori” e la riduzione dell’altezza del quarto ordine, mentre gli originari capitelli tuscanici erano stati sostituiti dai più ricchi ionici. Il 12 agosto 1849 l’edificio poté essere inaugurato. Nel 1838 intanto Poletti aveva proceduto anche al progetto per il teatro di Todi (1838), ma l’operazione non andò in porto. Ancora nel 1856 veniva realizzato da Giovanni Santini il teatro comunale di Narni, mentre nel 1844 ebbe la prima commissione del teatro di Orvieto. La promozione di architetture teatrali si diffuse comunque in tutta l’area regionale: a Orvieto il teatro comunale di gusto neoclassico, iniziato nel 1844 e completato nel 1866, venne progettato dall’architetto romano Virginio Vespignani (fu decorato all’interno da pregevoli stucchi dorati, oltre ad ospitare dipinti di Cesare Fracassini e di Annibale Angelini). Verso il 1850 era quindi la volta dei restauri del Teatro Comunale di Gubbio (costruito e decorato già nel 1713-1736); a Spoleto, nel Teatro Nuovo o Massimo (1854-1864), realizzato con l’abbattimento dell’antico monastero di Sant’Andrea, Ireneo Aleandri proponeva un linguaggio classicistico, «stemperato però nel gusto Purista della Scuola Romana», con l’ampia sala scandita da cinque ordini di palchi (decorata da Giuseppe Masella e Vincenzo Galassi); nel 1858 da Giovanni Caproni veniva rifatto, con tre ordini di palchi, il teatro «C. Caporali» di Panicale, già elevato nel XVII secolo. Spoleto, teatro Nuovo, la sala (Ireneo Aleardi, 1853) MATERIALI Vetro, motore di sperimentazione e immancabile presenzialista di Franco Laner Il disegno dello straordinario Crystal Palace, realizzato a Londra per la prima Esposizione universale in poco più di quattro mesi! Architetto, Laner è professore ordinario diTecnologia dell’architettura ed insegna presso l’Università Iuav di Venezia. La sua attività di ricerca riguarda la storia della tecnologia, sistemi costruttivi antisismici, sperimentazione di materiali edili, in particolare legno e laterizio, in quanto è sperimentatore del Laboratorio Ufficiale prove dell’Iuav. In quarant’anni di attività di ricerca, ha pubblicato memorie ed articoli, circa 400, fra cui diversi libri. Nel titolo ho cercato di sintetizzare due caratteristiche, di cui il vetro in architettura è evocatore. La prima. Le sue molteplici proprietà e tipologie hanno sempre scatenato una miriade di applicazioni ed anche oggi è il materiale che induce ad applicazioni innovative e all’invenzione. La seconda, che non vi è costruzione dove il vetro non ci sia e con cui il progettista non si debba confrontare. Esagerando, la storia dell’architettura, a partire dal 1200 ad oggi, coincide con la storia del vetro. Si capisce subito come sia difficile, se non impossibile, ridurre a poche cartelle un discorso su questo materiale: sarebbe come voler condensare in poche righe la storia stessa dell’architettura! La capacità di stirare questa materia amorfa, che è la pasta di vetro (silice fusa), ha segnato un vero e proprio cambio di paradigma architettonico, a cominciare dalle vetrate delle cattedrali gotiche. Un altro epocale cambio è identificabile nel Crystal Palace, realizzato in occasione dell’Esposizione universale di Londra del 1851. 46 Ho scelto, non senza incertezza, questi due momenti, perché per me, appunto, epocali. Altre strade potevano essere seguite, come l’impiego del vetro nell’opera di un architetto contemporaneo. Ad esempio Renzo Piano, nelle cui realizzazioni il vetro è stato coniugato in modi sempre nuovi e caratterizzanti le sue architetture. Oppure si potrebbero analizzare le ultime grandi performance costruttive. L’Expo di Shanghai letta attraverso gli involucri e le trasparenze, a cominciare proprio dal Padiglione Italia, avrebbe potuto ben illustrare l’attualità dell’impiego del vetro. Pensando al carattere di GEOCENTRO/magazine, che, tra l’altro, ha in sé l’obiettivo di pedagogia tecnica e strumento di aggiornamento professionale, mi ero altresì concentrato nell’intento di evidenziare come le grandi potenzialità del vetro potessero indurre a compiere errori, con la speranza che la bellezza del vetro li occultasse! L’argomento lo riservo per un discorso più generale sul concetto di sostenibilità in architettura e per ora mi limito solo ad una semplice constatazione: il vetro per mantenere il requisito della trasparenza, deve essere pulito. È infatti impossibile non prevedere la semplice e necessaria operazione di pulizia periodica. È ben vero che la tecnologia è in grado oggi di offrire soluzioni ad ogni difficoltà, ma i costi di manutenzione sono decisivi. La pulizia delle cuspidi della Fiera di Milano, a Rho, di Massimiliano Fuksas è paradigmatica di questo aspetto e di come sia necessario prevedere la manutenzione in fase progettuale. Altrimenti i costi di pulizia salgono alle stelle! Per il risparmio energetico, ricordiamoci che il nostro è pur sempre un Paese mediterraneo e la relazione sole/involucro edilizio è sempre stata risolta con la riduzione all’indispensabile del rapporto superfici vetrate/area stanza. Le grandi vetrate lasciamole all’edilizia nordica, dove c’è fame di luce e sole e cerchiamo di non trasformare i nostri edifici in serre, tal che già ad aprile bisogna accendere i condizionatori! Occupiamoci dunque dei due argomenti scelti. Tutti noi abbiamo negli occhi i colori vivaci e magici delle vetrate gotiche, trapassate dalla luce, dalla verità. L’impatto emotivo è forte e si ha la sensazione di trovarci al cospetto della manifestazione del divino. Dietro questa applicazione del vetro c’è arte e sapienza mirabile, come ci spiega Vasari nell’introduzione a “Le vite dei più celebri pittori, scultori e architetti”, precisamente nel capitolo XVIII (Del dipingere le finestre di vetro e come elle si conduchino co’ piombi e co’ ferri, da sostenerle senza impedimento delle figure). Riprendo qualche riga per illustrare il difficile magistero tecnico che la realizzazione di una vetrata policroma comporta. ... A condurre questa opera, bisogna avere un cartone disegnato, con profili, dove siano i contorni delle pieghe dei panni e delle figure, i quali dimostrano dove si hanno a commettere i vetri. Di poi si pigliano i pezzi de vetri rossi, gialli, azzurri e bianchi, e si compartiscano secondo il disegno per panni o per carnagioni, come ricerca il bisogno. E per ridurre ciascuna piastra di essi vetri alle misure disegnate sopra il cartone, si segnano detti pezzi in dette piastre posate sopra il detto cartone con un pennello di biacca. E a ciascun pezzo s’assegna il suo numero, per ritrovargli più facilmente nel commettergli… Fatto questo per tagliarli a misura, si piglia un ferro appuntito affocato, con la punta del quale avendo prima con una punta di smeriglio intaccato alquanto la superficie dove si vuole cominciare, e con un poco di sputo bagnatovi, si va con esso ferro lungo què dintorni, ma alquanto discosto ed a poco a poco, movendo il predetto ferro, il vetro si inclina e si spicca dalla piastra… Dipinti che sono i vetri, vogliono essere messi in una tegghia di ferro, con un suolo di cenere stacciata e calcina cotta mescolata; ed a suolo a suolo i vetri parimenti distesi e ricoperti dalla cenere istessa, poi posti nel fornello, il quale a fuoco lento poco da Renzo Piano,“Giornale di bordo”, 1997 Renzo Piano. La sua produzione architettonica è caratterizzata da innovativi impieghi del vetro. Nel 2001 realizzò al porto di Genova la “Biosfera”, bolla di acciaio e vetro di 20m di diametro. 47 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Samuel Wantman Il carrello ideato da Paxton per la posa delle lastre di vetro del Crystal Palace: 80 operai riuscirono a posarne 18.900 in una settimana. Vetrata della Cappella Schwarzenberg della Cattedrale gotica di Praga. Progettata da Max Svabinsky, artista ceco del Novecento per completare le parti incompiute della cattedrale, è stata eseguita con le tecniche che ebbero inizio con le Cattedrali francesi di Saint Denis e Chartre, inserendo felicemente l'art noveau nel contesto gotico. 48 e completamente nuovo nella funzione e nella forma inconsueta, ha anticipato l’architettura del Novecento e la chiarezza formale dei progetti dell’International Style. L’apprezzamento degli aspetti estetici ha messo in ombra le innovazioni strutturali, che di fatto furono allora adottate. Furono messi in opera 83.610 mq di lastre di cristallo. Per agevolare la loro posa in opera, Paxton progettò dei carrelli mobili che si muovevano lungo le linee di gronda di legno. Con questo sistema 80 uomini poterono mettere in opera 18.900 pannelli di vetro in una settimana! Alcuni elementi strutturali furono presollecitati fuori opera, anticipando il principio della precompressione attuato a metà novecento da Eugene Freyssinet. Un bellissimo articolo di Folke T. Kihlsted su Le Scienze del dicembre 1984 evidenzia le tante innovazioni tecniche del Crystal Palace a cui siamo debitori. All’interno del Crystal Palace furono esposte meraviglie botaniche, provenienti dalle colonie inglesi. Anche un gigantesco baobab ed ancor oggi c’è da chiedersi come riuscirono a sradicarlo, trasportalo e ripiantarlo! Il suo contributo all’architettura fu analogo – come ricorda lo storico H.R. Hitchcock – a quello fondamentale dato da Henry Ford ai moderni metodi industriali. Per la sua importanza metterei il Crystal Palace di Paxton accanto all’Abbazia di Saint Denis voluta dall’abate Suger. Edifici epocali caratterizzati, appunto, dal vetro. Dave Cameron a poco riscaldati, venga ad infocarsi la cenere e i vetri, perché i colori che vi sono su infocati, irruginiscono e scorrono e fanno la presa sui vetri… Fatto ciò si buttano i piombi in certe forme di pietra o di ferro, i quali hanno due canali cioè da ogni lato uno, dentro al quale si commette e serra il vetro… Di quest’arte – prosegue Vasari – hanno lavorato meglio i Fiamminghi e i Franzesi. Prototipo e modello dell’architettura gotica, periodo di massimo splendore delle vetrate, è la cattedrale di Saint Denis e la più famosa è quella di Chartres, entrambe costruite all’inizio del 1200. Seicento anni dopo, Londra 1851, un’altra innovativa applicazione del vetro segnerà l’architettura fino ai nostri giorni. Per la prima Esposizione universale e per iniziativa del principe Alberto, fu indetto un concorso per la realizzazione del Palazzo delle Esposizioni ad Hyde Park. Vinse il progetto di Joseph Paxton, giardiniere e progettista di serre. Egli ideò un sistema di prefabbricazione modulare di telai di ferro e vetro e coprì un’area di 71.800 mq in sole 17 settimane! Il Crystal Palace, così denominato, dopo alcuni anni dall’Esposizione fu smontato e rimontato sulle pendici orientali di Sydenham Hill. Fu distrutto da un incendio nel 1936. L’edificio non fu solo l’archetipo dell’architettura di ferro e vetro, bensì è fra gli edifici di tutti i tempi che hanno esercitato la maggior influenza. Innovativo nella struttura Il salotto di Milano: la Galleria Vittorio Emanuele II progettata dall’architetto Giuseppe Mengoni. La copertura è figlia del Crystal Palace. 49 RESTAURO “Il più piccolo teatro all’italiana del mondo” La definizione è dell’Architetto Gian Luigi Sylos Labini, autore del progetto preliminare per il recupero del Teatro Cittadino di Noicattaro oggi in stato d’abbandono. Progetto commissionatogli dalla delegazione di Bari del Fai (Fondo Ambiente Italiano) e da questa donato all’Amministrazione comunale del piccolo centro pugliese quale contributo per favorire gli interventi di restauro del Teatro il cui valore storico e architettonico è chiaramente documentato nell’illustrazione del progetto che proponiamo. Noicattaro, Teatro Cittadino: vista interna del palcoscenico Il Teatro Cittadino trova origine all’interno di un ex “Trappeto” detto “del Carmine”, che il Comune di Noja incamera nei primi anni dell’800 dai Duchi Carafa, a seguito della legge napoleonica sull’abolizione della feudalità. Nel 1850 il Trappeto, fra l’altro detto del Carmine in quanto ubicato lungo la via che portava al Convento dei Frati Carmelitani, era tenuto in gestione dal Sig. Bari, daziere per il consumo del vino; nel 1862 viene affidato al Sindaco, a seguito dei mancati pagamenti del canone di affitto da parte del Bari. Le prime notizie locali riguardanti un ambiente adibito a Teatro risalgono al 1828, quando viene concesso ad un gruppo di giovani del ceto colto la possibilità di mettere in scena alcune produzioni in una sala del refettorio del Carmine. Il primo documento in cui compare il Teatro Cittadino risale invece al 15 novembre 1867, quando il primicerio De Mattia e i canonici De Donna e Locoppola chiedono al Comune di acquistare il “trappeto” o “teatro cittadino”, sul quale insistevano le loro abitazioni. Già un anno prima, nel 1866, si era fatta richiesta per lavori di consolidamento della volta del trappeto; in quella occasione erano state realizzate sottovolte e piedritti di rafforzamento, secondo la proposta del tecnico comunale Architetto Francesco Paolo Nitti. La riconversione del trappeto a teatro cittadino si colloca all’interno di un vasto panorama di interventi pubblici, fra 50 i quali la sistemazione del Comune nell’ex Convento dei Carmelitani (Arch. Nicola Carelli, 1850) e la realizzazione di nuove strade. La proposta viene accolta all’unanimità dal Consiglio Comunale, “mancando questo municipio” si legge testualmente “di Teatro e di una sala conveniente per i comizi”. Con la delibera consiliare del 20 marzo 1869 si istituisce ufficialmente il Teatro Cittadino; due anni prima l’Esattore Fondiario Francesco Positano aveva elargito a favore del Municipio la somma di £ 1.700,00 per i lavori di riconversione del trappeto in teatro. Fu allora deliberato (30 Novembre 1867) che l’opera sarebbe stata compiuta con quelle somme, in economia, e sotto la direzione del Nitti; si legge infatti testualmente del mandato conferito alla Giunta Municipale “a procedere a tutte quelle innovazioni e restauri che saranno creduti necessari ed opportuni sotto la direzione dell’ingegnere Municipale signor Nitti”. Nella corrispondenza dell’epoca tra il Sindaco e il Prefetto si descrive il trappeto come “un vasto pianterreno con volta a tufi e muri laterali di antichissima e solida costruzione” e si fa cenno di lavori che avrebbero caratterizzato l’intervento e che sarebbero consistiti nell’approfondimento del locale e nella costruzione del palcoscenico e dei palchetti, i quali sarebbero poi stati decorati con carta da parato e pittura. L’apertura del teatro portò a Noicattaro numerose compagnie e artisti di varie regioni. Nel 1881 vennero effettuati lavori per assicurare la pubblica incolumità e, in questa occasione, venne fornita una descrizione del teatro fatta dai muratori incaricati: un locale composto da un piano terreno con platea e palcoscenico, doppio ordine di palchi (prima fila con 10 palchi, seconda fila con 9 palchi) e piccionaia; due scale in pietra di collegamento fra la platea e i palchi, una scala in legno di accesso esclusivo al palco di rappresentanza del sindaco, due finestre per l’illuminazione della sala. A partire dal 1885 la sala venne chiusa al pubblico e destinata alla banda cittadina. Il comune lamentava lo scarso numero di abbonamenti e la mancanza di pubblico, più attratto da funzioni “chiesastiche” che da rappresentazioni “profane”. Agli inizi del ‘900 il teatro viene definitivamente interdetto; risulta infatti privo delle adeguate condizioni di sicurezza, così come emerge dalle ispezioni della Questura. Successivamente la struttura, affidata al Signor Giacomo Di Pierro, viene utilizzata come cinematografo. Risale al 1912 il verbale della visita effettuata da una commissione di vigilanza per verificarne le condizioni di sicurezza; a questo proposito viene fornita una più circostanziata e preziosa descrizione del teatro: • il portone di ingresso dà accesso ad un ballatoio precedente la scala che scende nella platea, ampia e in pietra tufacea; • lateralmente si apre, a destra di chi entra, un’altra porta che va dal palcoscenico tutto in fabbrica con ampia finestra posta a circa due metri di altezza e che affaccia sul giardino dei sigg. Bari e Didonna; • dal palcoscenico, a destra di chi guarda in platea, un’altra porta è stata aperta per comunicare con la prima fila dei palchi, e dal palco n. 1 di rappresentanza, una scala di tufo dà libero transito a coloro che salgono e scendono in platea; • dalla platea circondata da un corridoio largo circa un metro, ove sono appena situate 60 sedie fra le quali può liberamente circolarsi, con una scala in tufo si accede ai palchi di 1° fila da un lato e 2° fila dall’altro in modo che le persone non possano agglomerarsi; • ai palchi a ridosso del palco n.5 si apre una larga uscita di sicurezza e la porta da accesso nel giardino del sig. Bari e sull’atrio del gran portone del sig. Didonna; • la volta e il pavimento del teatro sono tutte in muratura, come anche di muratura sono rivestite il palcoscenico ed i palchi che sono tutti aperti e comunicanti tra loro, in modo che si ha una liberissima circolazione tra gli spettatori; • il sistema della illuminazione da gas acetilene è stato riformato a luce elettrica. I primi susseguenti restauri sono da ascriversi al clima culturale diffuso dalle autorità fasciste, che consideravano il cinema e il teatro strumenti per “educare” le masse, anche attraverso la proiezione di filmati dell’Istituto Luce o svolgendo comizi. Il restauro, in seguito al deperimento causato dall’utilizzo del teatro come cinematografo, viene patrocinato dall’Opera Nazionale del Dopolavoro e terminato nel 1935. Risale a questi anni il nome di “Sala dell’Opera Nazionale Balilla”; si tratta di interventi di miglioramento strutturale dei solai del primo ordine, consistenti nell’adozione di travetti e mensole integrative in acciaio e nel cerchiaggio dei nodi candela traverso al secondo ordine. Il Presidente del Comitato Balilla, che promosse il restauro, forniva una oculata descrizione del teatro (Bollettino della Madonna della Lama n.1 anno 1976 – Il “Teatro Cittadino” di Sebastiano Tagarelli): “ il teatrino – sufficiente a quell’epoca a contenere 150 spettatori..., progettato a ferro di cavallo, fu realizzato con posti di platea dal palcoscenico al corridoio in giro, sotto i palchi, e fu occupato, per un buon terzo dell’area totale, da adatto palcoscenico, alto circa un metro dalla cavea, e chiuso da un telone in velluto nella cornice tra i due palchi estremi del ferro di cavallo. I quali furono costruiti in due ordini, in forte struttura di legno, con accesso distinto per due scalinate con gradini di pietra: l’uno per la prima fila, composta dal palco centrale, di due laterali e di tre ordinati contigui sull’ala sinistra, con quattro sulla destra, poiché l’ultimo di questi, riservato alle Autorità n’era separato, con una scaletta in ferro, a chiocciola, dalla platea – e l’altr’ ordine, sovrastante al primo, ad uso esclusivo dalla “piccionaia”. I palchi s’affacciavano in platea a mezzo d’avancorpi a balconate, divisi da colonne, come rispettati, e tutti estremamente rivestiti allora di vernici policrome e di fregi indorati, con poggiali imbottiti di crine in manicotti di cuoio. Il palcoscenico, proporzionato all’ampiezza del teatro, aveva sul tavolato di pavimentazione tre botole, una delle quali immetteva da una estremità extra telone di fondo, a mezzo scala di pietra, nel vano sottostante, in cui erano sistemati gli spogliatoi distinti, per attori ed attrici, da quelli ricavati nello spessore delle pareti del palcoscenico stesso, e la pedana con conchiglia in legno, avanti per il posto del suggeritore; le altre due botole, di dimensioni ridotte, servivano sul palco ad eventualità di sceniche rappresentazioni. Si scendeva al teatro per alcuni scalini e sul pianerottolo superiore era sistemato il botteghino dei biglietti e su quello inferiore erano: sulla destra l’accesso riservato al palcoscenico – sulla sinistra l’ingresso alla sala ed ai palchi; l’uno con porta a chiave e l’altro con adatta tenda di velluto”. Noicattaro, Teatro Cittadino: tracce dei cromatismi originali 51 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Fino al 1940 il teatro ospita il frutto del fervore culturale fascista, ma lo scoppio della II Guerra Mondiale interrompe qualunque attività, innescando un immediato processo di deperimento delle strutture sceniche. Il dopoguerra vede la sala ospitare sporadiche produzioni teatrali, peraltro concesse con difficoltà in quanto il teatro, come attesta un documento del sindaco Guarnieri del 1944, è privo delle uscite di sicurezza prescritte dalla legge. Con l’inaugurazione, nel 1948, del nuovo Cinema Teatro “Adriatico” in via Principe Umberto, la storica struttura viene definitivamente declassata, utilizzata per ospitare funzioni improprie come sala per la banda cittadina o sede per la squadra di calcio U.S. Noicattaro. Si ricomincia a parlare del teatro solo negli anni ‘70, con le prime amministrazioni di sinistra e grazie al contributo di personalità sensibili alla cultura e al rinnovamento sociale, ma soprattutto grazie alla costituzione del Consorzio Teatrale Pugliese, volto alla valorizzazione, anche attraverso incentivi di tipo finanziario, degli stabili teatrali ottocenteschi. In quest’ottica l’amministrazione affida all’Architetto barese Mauro Scionti il progetto di restauro e ripristino del teatro cittadino, con la motivazione che “mancano locali adibiti a pubbliche riunioni e manifestazioni oggi tanto sentite in modo particolare dai giovani”. Il progetto viene presentato nel 1977 e prevede: • l’utilizzo di una delle due finestre come uscita di sicurezza verso il cortile adiacente; • di collegare teatro, cortile e gli ambienti coperti utilizzati come bar per realizzare un’unica grande struttura polivalente; • di recuperare l’architettura della sala e le strutture lignee; • di coprire il cortile con una struttura spaziale e suddividerlo secondo le necessità con pareti mobili; • di ubicare negli ambienti del bar la hall e i servizi igienici. La realizzazione, che sarebbe stata subordinata all’acquisizione di ambienti non appartenenti al Comune, non ebbe seguito a causa delle difficoltà concernenti le connesse procedure di esproprio ed allo scarso interesse della politica nei confronti dei problemi sociali e culturali della città. L’analisi tipologico - comparativa Il teatro cosiddetto “all’italiana” è il prodotto di un tipo specifico di rappresentazione, il melodramma, affermatosi in Italia tra il Settecento e l’Ottocento. La sala all’italiana viene ad affermarsi tipologicamente dopo la metà del Settecento, seguendo un processo iniziato intorno alla metà del XVII secolo: la cavea o sala, destinata al pubblico, inizia a distinguersi nettamente dal palcoscenico e un arco di proscenio separa le due aree. Esempi paradigmatici di questo significativo passaggio sono i teatri Apollo e Argentina di Roma, ma già agli inizi del Seicento, quando nel teatro Farnese di Parma viene definita la netta contrapposizione tra cavea e palcoscenico tramite l’arco scenico, il prototipo prende corpo. 52 Noicattaro, Teatro Cittadino: scorcio della piccionaia La successiva definizione della sala a palchetti è “figlia del suo tempo e specchio di una società rigorosamente suddivisa in classi” (Battistelli, 1983). Agli occhi dell’osservatore si materializza un autentico spettacolo che si articola nelle splendide architetture in legno dei palchetti, distribuiti su due o più ordini, negli stucchi e negli affreschi che decorano i plafoni di copertura della platea. Il teatro è lo spazio del confronto, della relazione tra le classi nobili ma anche destinato a borghesia e plebe, opportunamente separati dall’apparato dei palchi. Ogni teatro racchiude in sé una propria bellezza, indipendentemente dalla dimensione: si passa da teatri maestosi a strutture dalle dimensioni contenute, che possono essere descritti come dei veri e propri gioielli che, in proporzione, riproducono le caratteristiche peculiari della meravigliosa architettura dei teatri all’italiana, le stesse attenzioni estetiche, i medesimi accorgimenti acustico-strutturali (cfr. ad es. il teatrino della Villa Giustiniano Odescalchi a Bassano Romano). È il caso del Teatro Cittadino di Noicattaro che, nei suoi 120 metriquadrati circa di superficie e nei due ordini di palchi, si colloca all’interno di un vasto panorama architettonico che vede protagoniste piccole sale, molte recuperate nel loro splendore originario nei territori umbro e marchigiano e che costituiscono, nel nostro percorso, un efficace termine di paragone. La principale difficoltà nel recuperare un’architettura di queste caratteristiche sta nel trovare una sintesi ottimale tra conservazione ed esigenze di sicurezza dettate dalla normativa vigente. La soluzione non può comunque prescindere da un’attenta conoscenza del manufatto e dunque, a tale scopo, risulta essenziale un raffronto storico - tipologico con esempi di sale all’italiana diffuse sul nostro territorio. La fabbrica teatrale può essere scomposta in tre sottosistemi costruttivi: un involucro esterno in muratura (laterizia o pietra), la chiusura orizzontale dell’involucro con un sistema di plafoni per la maggior parte dei casi a cameracanna, il sottosistema in legno dei palchi, della platea e del palcoscenico. La struttura dei palchi è definita da un sistema intelaiato di pilastrini (candele) e traverse di legno che ne determinano la forma; gli orizzontamenti e il calpestio sono costituiti da solai in legno e tavolato. Alcuni teatri in legno, a causa del posizionamento spesso casuale di travi e travicelli, promanano un’immagine di provvisorietà, in contrasto con la ricchezza dell’apparato decorativo; nel nostro caso, ogni travetto è invece ordinatamente posato in corrispondenza delle mensole della cornice del primo ordine e dei dentelli del secondo. Dall’osservazione dell’ordine architettonico, benchè oggi mutilo in corrispondenza del proscenio, si può affermare che il teatro in esame non ricadrebbe nella tipologia definita dal trattato del Carini Motta (1676) a “palchetti congionti al proscenio”. I pilastri, a base esagonale, che sorreggono il primo ordine non seguono la stesura dell’ordine architettonico convenzionale. Questo carattere, che potremmo definire “eclettico”, è probabilmente da attribuire alla scuola napoletana dove l’Architetto Nitti, progettista del teatro, si forma verso la metà dell’Ottocento (si laurea presso la Regia Università di Napoli nel giugno 1851); sono anni in cui viene promossa l’idea di “varietà” del Milizia, si intensificano i viaggi verso mete esotiche, si riconsiderano tutti i modelli stilistici storici. Il disegno della sala è strettamente subordinato alla preesistenza dell’involucro, appunto il Trappeto del Carmine; in relazione alle proporzioni tra gli assi geometrici, si può ricondurre la pianta allo schema a U, che, nella casistica iconografica, è quello che maggiormente aderisce alle pareti di ambito. Insieme alla pianta a U, fino a che l’edificio teatrale non raggiunse la sua autonomia tipologica, la pianta a V (aperta verso la scena) e quella a campana, inventata dai Bibiena, erano le tipologie più ricorrenti. Solo dalla metà del Settecento avrebbero cominciato a diffondersi le piante a ferro di cavallo, ellittica, ovale e semicircolare. Il teatro di Noicattaro costituisce pertanto un’eccezione in questo panorama, dal momento che conserva ancora la pianta a U di vecchia concezione, sebbene intenda forse accennare alla disposizione a ferro di cavallo, della quale non segue affatto la costruzione geometrica, attraverso il profilo di una spezzata leggermente convergente verso l’arco di proscenio. I palchi, della larghezza di metri 1,50 circa, sono raffrontabili con le tipologie originariamente dimensionate per 4-6 spettatori, con una larghezza che varia da metri 1,30 a 2 metri; l’altezza degli ordini si riduce progressivamente dal primo (2,25 m), al secondo (2 m), fino al terzo (1,70 m). Il sistema dei palchetti può essere considerato un sottosistema una propria identità tipologico - costruttiva. Da un raffronto con altre sale teatrali dai connotati simili (es. il Teatro Pergolesi di Jesi), l’ordine dei pilastri potrebbe poggiare su un corrente a sua volta posato su di un muretto di pietrame, per preservare il legno dall’umidità; questo sistema, detto della “trave posata in piedi”, consente al tempo stesso di distribuire i carichi in maniera più omogenea e non solo puntualmente. Le candele salgono ininterrotte fino all’ultimo ordine dei palchetti, secondo la raccomandazione del Breymann; ad ogni ordine di palchetto le candele sono collegate tra loro dalle traverse, dotate di supporti intermedi costituiti da mensole. Sempre in virtù di ragionamenti analogici, è probabile che nel nostro caso il nodo candela-traversa sia realizzato a “dente e mortisa”. I travetti dei palchi al momento sono incassati nel muro d’ambito, ma le prescrizioni del Rondelet consigliano l’adozione di “filarole”, ovvero di dormienti su cui poggiare i travetti, ed anche di fare respirare il legno con alloggiamenti a camera d’aria. Il plafone di copertura è portato dal sistema ligneo dei palchetti, coerentemente alla tipologia con loggione a galleria, che consente ai pilastrini di vincolarsi alle centine del soffitto; si differenzia perciò dallo schema con loggione a balconata, che vede il plafone vincolato alla muratura perimetrale e i pilastrini che si interrompono all’altezza del piano di calpestio. Le candele, nel nostro caso, proseguono oltre il punto di collegamento con le centine di plafonatura. Queste ultime sono conformate ad arco e disposte a raggiera; all’intradosso sono chiodate stuoie di canne intrecciate intonacate. Il soffitto ha una grande importanza a livello acustico e la sua conformazione non è affatto casuale; rispetta infatti la manualistica del Patte (1792), secondo la quale “… perché le volte siano veramente vantaggiose all’armonia, bisogna che abbiano poca concavità, o per lo meno che siano disposte in modo da rimandare il suono direttamente verso gli uditori, e senza che esso possa riflettere più volte nel loro interno avanti d’arrivare ai loro orecchi”…”che il soffitto rimanga sospeso… studiando di lasciare un vuoto di circa 1 piede tra il soffitto superiore e inferiore”…”si abbia la mira di non ammettere in un soffitto figure od ornati in rilievo”. Anche l’arco scenico, in legno, che conchiude il soffitto della sala, pare seguire le prescrizioni del Carini Motta, secondo le quali sarebbe opportuno, per espandere meglio la voce, un arrotondamento degli angoli della bocca d’opera e un’altezza della bocca del proscenio maggiore di quella della bocca d’opera. La sua superficie deve essere quindi opportunamente inclinata per garantire le adeguate riflessioni. Importanti sono Noicattaro, Teatro Cittadino: apertura esistente verso l'esterno, dal palcoscenico 53 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Il Teatro della Concordia sembra essere il gemello del teatro nojano, in termini di proporzioni, superfici, numero di palchi, struttura lignea; diventa chiaramente un modello efficace di riferimento non solo a livello architettonico ma anche per il recupero funzionale. Noicattaro, Teatro Cittadino: schema costruttivo dell'apparato ligneo i palchi al di sotto dell’arco, in quanto assorbono le prime riflessioni laterali e ne minimizzano l’effetto. Si evince come l’architettura di questo piccolo gioiello teatrale nojano sia stata attentamente studiata secondo le prescrizioni della manualistica del tempo; questa costituisce una prima basilare motivazione per procedere con un intervento di conservazione di un manufatto di indiscutibile valore, che racchiude nelle sue piccole dimensioni, la storia del teatro all’italiana. Numerosi sono i casi di recupero e ripristino di antiche sale teatrali; basti pensare, in Puglia, al Teatro Van Westerhout a Mola di Bari o al Traetta di Bitonto; si tratta di piccole realtà ma al contempo solido riferimento sociale e culturale per quelle comunità. Sorprendente però è stato il raffronto con il Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio (PG), definito con lo slogan “il più piccolo del mondo” in quanto fedele e riuscita riproduzione in miniatura dei grandi teatri italiani ed europei: una intelligente via di mezzo fra gli allestimenti teatrali cinquecenteschi in ambienti preesistenti ed il tipico teatro all’italiana. Inaugurato nel 1808, è dedicato alla concordia tra i popoli dell’ Europa post rivoluzionaria; i caratteri distintivi sono: • la struttura dei palchi interamente lignea, la cui cassa armonica rende alla sala la musicalità acustica; • la spazialità della platea, che mantiene la forma rettangolare della sala negando la perimetrazione a ferro di cavallo; • la poligonale ansata dei palchetti; • la mancanza del loggione. A seguito dei restauri il teatro conta un atrio di 29 metriquadrati, una sala di 68 metriquadrati, una scena di 50 metriquadrati e vi è stabilita una capienza massima di 99 posti. 54 Il recupero e le sue finalità La consapevolezza di attraversare un momento esistenziale e culturale in cui “le identità, pur in un contesto generale sempre più allargato, si caratterizzano e diventano sempre più distinte” (Principi per la conservazione ed il restauro del patrimonio costruito Carta di Cracovia 2000, Preambolo), attribuisce ad ogni comunità la responsabilità diretta “dell’identificazione e della gestione del proprio patrimonio”, individuato lungo i percorsi di una memoria collettiva e, primariamente, attraverso processi conoscitivi utili all’acquisizione del proprio passato alla coscienza comune. I “singoli elementi del costruito”, a qualunque scala e negli ingranaggi della dialettica dei tempi, si fanno così “portatori” dei valori di quel patrimonio comune, assumono il ruolo di monumento ovvero di testimonianza di una specificità, sono rappresentazione icastica di una storia: divengono oggetti di identificazione collettiva e, come tali, vanno tutelati. Il Teatro Cittadino di Noicattaro costituisce certamente una espressione ragguardevole del patrimonio culturale locale, un “supporto della memoria” ricco non solo di valenze architettoniche ed artistiche intrinseche ma anche strumento evocativo di una identità collettiva, richiamo di valori passati che costituiscono “comune riferimento di valori presenti.” A proposito di valori passati, da reperirsi “nell’autenticità del monumento”, ove per autenticità si intende “la somma dei suoi caratteri sostanziali, storicamente accertati, dall’impianto originario fino alla situazione attuale” (Carta di Cracovia 2000, Definizioni) e di valori presenti, quaranta e più anni fa Roberto Pane così scriveva: “Esiste un’antichità che è stratificata in noi stessi e che va considerata come premessa e condizione di ogni nostro divenire. Ora, si può dire che la nostra stratificazione psicologica trovi la sua testimonianza o, se si preferisce, il suo riflesso, in quella del centro antico. Così la vera e più intima ragione del nostro amore per le testimonianze del passato nasce proprio da questa immedesimazione e non da un estrinseco compiacimento verso immagini irripetibili. Perciò è stato giustamente detto che la città ha bisogno di conservare la memoria di se stessa, allo stesso modo che ne ha bisogno il singolo uomo” (L’antico dentro e fuori di noi, 1966). Centro Antico o ambiente naturale, entità architettonica o urbanistica o paesaggistica oppure singolo manufatto che sia, è indubbio che un processo evolutivo che risulti culturalmente e socialmente significativo debba passare attraverso il recupero della memoria del luogo, che è spazio fisico e mentale - ed anche spazio del cuore - e che la sopravvivenza di ogni racconto non possa prescindere innanzitutto dalla conservazione materiale del contestuale patrimonio culturale, da concepirsi in modo che ogni elemento, riconosciuto come appartenente un bene culturale in risorsa materiale, senza snaturarne i contenuti, intrecciando i processi innovativi al patrimonio storico-architettonico, artistico, all’ambiente, alla qualità del paesaggio: in generale, alle specificità dei luoghi (soft economy). Noicattaro, Teatro Cittadino: il palco di rappresentanza a quel patrimonio, non perda il suo valore testimoniale e le sue espressioni di vissuto. Estendendo perciò il concetto di “bene infungibile” oltre gli aspetti strettamente “tecnici” di tipo economico e sociale, si può affermare che il patrimonio culturale è un “complesso di opere dell’uomo”, che presentano interessi artistici, storici, archeologici o etnoantropologici, non sostituibile da altri beni simili; per questa ragione il vigente Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ne impone la conservazione: “Lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico hanno l’obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza” (Art. 30, comma 1). Inoltre: “I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione (Art. 20, comma 1). Ma al di là degli obblighi e dei divieti, delle cogenze normative che pure impongono un’attenzione amministrativa ed una programmazione mirata, un patrimonio monumentale ben conservato e soprattutto fruito costituisce un efficace parametro di lettura del livello socio-culturale di una comunità, un’occasione di miglioramento della qualità collettiva della vita ed anche di sviluppo economico, là dove si riesca a commutare Analisi descrittiva dello stato dei luoghi e del degrado Al momento la struttura risulta in stato di abbandono. Riguardo ai locali da acquisire, il cortile adiacente contiene una sottoposta cisterna, mentre gli ambienti che dovrebbero costituire l’indispensabile collegamento fra l’area del cortile e l’atrio del Palazzo Antonelli-Santoro, sono attualmente utilizzati come deposito di una contigua attività commerciale. L’intero impianto soffre di mancata manutenzione e le strutture residue sono in generale obsolete e parzialmente minate da manomissioni e guasti; l’area più compromessa è quella del palcoscenico, che è completamente distrutto in ogni sua parte, fino a comprendere la zona congiunta dell’arco scenico. In particolare, a seguito di quest’ultima mutilazione, il nodo quinta di proscenio-pianerottolo di accesso alla sala dalla scala principale risulta illeggibile ed alterato. Resta però individuata la quota di imposta del palcoscenico (alloggiamenti delle travi portanti nei muri d’ambito), cosa che, unitamente alla documentazione d’epoca, rende possibile la ricostituzione delle caratteristiche strutturali originali ed il rapporto con gli altri ambienti. Il pavimento della sala, costituito da basole di piccolo taglio, e la ringhiera del ballatoio verso la scala al I Ordine sono ancora in sito. Due aperture, a mo’ di bocche di lupo, si aprono verso il citato cortile con ampi strombi e/o imbotti: una in corrispondenza del I Ordine, una dalla zona palcoscenico. Relativamente agli apparati lignei, è stata condotta una rapida ispezione in situ dei manufatti, nella consapevolezza dell’incertezza diagnostica relativa a tale procedura, incertezza principalmente dovuta all’inaccessibilità degli elementi e delle connessioni dell’opera, soprattutto per la valutazione dei requisiti prestazionali di ordine meccanico dei singoli componenti lignei, nonché all’impossibilità di stabilire l’esatta entità del degrado derivante da aggressioni biologiche. Una prima valutazione può essere comunque orientata verso la conferma di una buona durabilità del legno o dei legni presenti, mentre il particolare microclima dell’ambiente semi-ipogeo, relativamente ventilato, potrebbe aver garantito un accumulo di umidità interna tale da non favorire la formazione di muffe, funghi e la creazione di un ambiente ideale per altri tipi di aggressione; non si sono infatti rilevati segni significativi di patologie da biodegradazione, ma solo osservati sporadici e contenuti attacchi pregressi di insetti xilofagi. Si sono infine rilevate tracce di cromatismi, presumibilmente originari, comunque da analizzare nella eventuale successione stratigrafica. L’ambiente si presenta in uno stato di degrado generale in progressiva accelerazione. Questo fenomeno è causato sia dallo stato di abbandono per inadeguatezza funzionale degli ambienti che dalla contiguità del locale con ambienti esterni in cui si accumula acqua. 55 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Non si sono ancora determinate condizioni atte a causare fenomeni di crisi di elementi strutturali del corpo di fabbrica dell’involucro e i lavori di rafforzamento della volta in muratura, documentati nel 1866 e ben visibili nella loro localizzazione e tecnologia, appaiono ben eseguiti ed ancora validi. Riguardo a situazioni di degrado localizzato queste sono originate da presenza di una contigua cisterna per la raccolta dell’acqua che ha determinato una discreta diffusione capillare soprattutto nella parte basamentale della muratura a nord, quella appunto verso il cortile con sottostante cisterna, causa di degrado igienico e di un ancor più grave degrado delle malte interstiziali. Non si rilevano quadri fessurativi significativi. Il progetto L’approccio metodologico al progetto di recupero del teatro è orientato verso una conservazione tipologica, architettonica e strutturale, del manufatto ed alla sostanziale conferma della destinazione d’uso originaria. Si sono pertanto ipotizzate operazioni di restauro non solo finalizzate a preservare “l’integrità materiale” del bene medesimo, ma anche a proteggere e a trasmettere i valori culturali, intrinseci ed estrinseci, dell’opera. Per quel che riguarda il riuso dell’organismo architettonico, alla sua conservazione sono connessi interventi che, nel rispetto dei caratteri sostanziali dell’insieme, garantiscono una rinnovata fruizione; tali interventi comprenderanno i necessari miglioramenti strutturali degli apparati lignei e l’inserimento degli elementi accessori ed impiantistici necessari alle esigenze dell’uso prefigurato. La proposta progettuale tiene conto di alcune necessarie acquisizioni immobiliari da parte del Comune di Noicattaro e precisamente l’area del cortile esterno a Nord ed alcuni vani pianterreni di collegamento fra detto cortile e l’atrio del contiguo Palazzo Antonelli-Santoro. Misure di sicurezza e numero di persone ammissibili Per quel che riguarda le problematiche afferenti la sicurezza degli ambienti storici, definendo il complesso come “locale di spettacolo e di intrattenimento in genere” e stabilendo per esso una capienza non superiore a 100 posti, lo si esclude dall’elenco delle attività soggette al controllo di prevenzione incendi, ai sensi della L. 966/1965 - D.M. 16/02/1982 - D.M. 05/05/1998; per gli apprestamenti delle misure di sicurezza ed antincendio si è fatto riferimento al D.M. 19/08/1996. In particolare, in merito all’esodo, considerando una densità di affollamento di 0,7 persone al metroquadrato (D.M. 06/03/2001, art. 2), si prevede che: • la sala, in progetto di metriquadrati 52 circa, ospiti n. 36 posti a sedere, di cui due per diversamente abili; • il I Ordine, di metriquadrati 49, possa ospitare comodamente 19 posti a sedere, di cui 6 su sgabelli ed, al massimo, altri 15 posti in piedi. E’comunque consigliabile, 56 ai fini di una agevole fruizione, stabilire non più di 6 posti in piedi, oltre i 19 a sedere; • il II Ordine, di metriquadrati 31, possa ospitare comodamente 6 posti a sedere ed, al massimo, altri 15 posti in piedi. E’ comunque consigliabile, ai fini di una agevole fruizione, stabilire non più di 4 posti in piedi, oltre i 6 a sedere. La capienza del teatro avrebbe pertanto un limite massimo ammissibile di 91 persone, comunque al di sotto dei 100; nell’ipotesi progettuale sono stati individuati per gli spettatori 71 posti (61 a sedere + 10 in piedi), eventualmente incrementabili, tenendo però conto dell’ipotetica presenza aggiuntiva di personale tecnico. Essendo inoltre il locale con capienza inferiore a 150 persone, sono sufficienti due sole vie di uscita; nella fattispecie la struttura avrà 5 vie di esodo, tutte di larghezza pari a due moduli, delle quali una è costituita dall’ingresso storico (larghezza 140 cm), mentre le altre quattro sono ricavate nella sezione muraria a ridosso dell’area esterna del cortile, attualmente di proprietà privata. In particolare, la sala e il palcoscenico saranno collegati direttamente agli ambienti ipogei di progetto nell’area del predetto cortile, mentre le altre due uscite, una per ciascun ordine di palchi, daranno direttamente all’esterno, in quota o tramite una scala esterna di raccordo al sistema dei percorsi di esodo. Le scale, dimensionate a norma, saranno in muratura (come quelle esistenti), dunque con i requisiti di resistenza al fuoco tali da non costituire oggetto di controllo prevenzione incendi (D.M. 9 Marzo 2007). La struttura portante dell’involucro, costituita da blocchi pieni di pietra squadrata di sezione al rustico superiore ai 170 mm, garantisce una resistenza al fuoco superiore a REI 60 (altezza antincendio < 12 m); non sono perciò necessarie misure di prevenzione incendio per le murature portanti (Circolare Ministero Interno 15 Febbraio 2008 n. 1968). Ai fini della prevenzione incendi saranno inoltre impiegati materiali omologati per le loro caratteristiche di resistenza al fuoco ai sensi del D.M. 26 Giugno 1984, generalmente di classe 0 o di classe 1 (p. es. eventuali tendaggi) ovvero di classe Modello virtuale del ripristino architettonico degli interni: vista dal palco 1 IM (poltrone, sgabelli, mobili, ecc…se imbottiti); inoltre potrà essere previsto un trattamento dei manufatti lignei con prodotti vernicianti ignifughi di classe 1, omologati ai sensi del D.M. 6 Marzo 1992. Tutte le necessarie misure antincendio saranno similmente impiegate negli ambienti di nuova realizzazione. Miglioramenti strutturali Come accennato, l’involucro murario degli ambienti storici non presenta situazioni di degrado tali da dover ipotizzare interventi di consolidamento;gliinterventistrutturaliinprogettoriguarderanno la realizzazione dei varchi per l’esodo e dell’orizzontamento ligneo per il ripristino del piano del palcoscenico. In particolare, il nuovo palcoscenico avrà struttura portante costituita da travi in legno lamellare, di idonea sezione, alloggiate nei fori esistenti e quindi con tessitura ortogonale all’asse della sala; le testate delle travi saranno pretattate con impregnanti protettivi traspiranti, appoggiate su piastre in acciaio zincato presagomato con funzione di dormienti e di tenuta, incamerate in vano aerato. Ricostruzioni e/o integrazioni di carattere strutturale dovranno invece riguardare l’apparato ligneo, che, come si accennava, risulta mutilo in alcune parti; dovranno condursi indagini specialistiche per determinare analiticamente la durabilità dei legni e i requisiti di tipo meccanico, anche alla luce di eventuali compromissioni di carattere biologico. Ai sensi inoltre dell’art. 28 della Circolare Ministero dell’Interno 15 Febbraio 1951 n. 16, il sovraccarico al quale dovranno essere calcolati i solai di tutti i locali ed ambienti destinati al passaggio del pubblico (p. es. gli orizzontamenti dei palchi) non dovrà essere inferiore a kg 600 (seicento) per metroquadrato. Nuove strutture Le strutture di nuova realizzazione saranno in c.a. Impianti Anche per le dotazioni impiantistiche si dovrà fare riferimento al D.M. 19/08/1996; in particolare, al Titolo XIII per gli impianti elettrici, al Titolo XIV per i sistemi di allarme, al Titolo XV per le attrezzature di estinzione degli incendi sia a mezzo di estintori portatili che di naspi DN 20 (capienza non superiore a 150 persone); detti naspi, in numero presuntivo di due e comunque installati in modo da poter raggiungere con il getto ogni punto dell’ambiente, saranno alimentati da serbatoi di accumulazione di acqua ubicati nella centrale tecnologica di nuova realizzazione. Si propone anche la realizzazione di un impianto di condizionamento e ventilazione, la cui U.T.A. sarà allocata nella predetta centrale tecnologica; le condotte e i dispositivi di controllo dell’impianto saranno predisposti ai sensi del Titolo XII del succitato decreto. Vi saranno terminali a bocchetta, opportunamente collocati a pavimento lungo il deambulatorio della sala. Ricomposizione architettonica della sala Come già detto, le strutture superstiti appaiono mutilate nelle parti riguardanti il palcoscenico, la parte basamentale dell’arco scenico e la parte terminale del I Ordine in corrispondenza dell’ingresso alla sala, dove manca il decimo palco. La documentazione d’archivio e le prime osservazioni dirette, con il sussidio di una accurata ricerca tipologica e quindi anche di ragionamenti di tipo analogico, hanno consentito una prima ricomposizione degli apparati lignei; in tale contesto, il palcoscenico appare architettonicamente e funzionalmente definito, mentre saranno necessari ulteriori approfondimenti, sostanzialmente indagini conoscitive in corso d’opera, per risolvere, soprattutto sotto il profilo funzionale, la ricostruzione del decimo palco di I Ordine. La riproposizione infine della decorazione degli apparati lignei si fonderà sull’analisi delle stratigrafie cromatiche rinvenute. Ambienti di nuova realizzazione I nuovi ambienti saranno realizzati in corrispondenza del cortile a Nord, ora di proprietà privata. Qui, su un primo livello interrato, alla medesima quota della sala, saranno realizzati i servizi igienici al servizio della sala, due camerini con servizi igienici di pertinenza, ubicata la centrale tecnologica e completati i percorsi di esodo. In superficie, lo spazio sarà allestito a giardino pensile con pergolati, mentre i vani di raccordo fra il cortile e l’atrio di Palazzo Antonelli-Santoro, anche questi da acquisire, potranno fungere da hall. Barriere architettoniche Un dispositivo elevatore, ubicato nello spazio-cortile, consentirà ai fruitori con ridotte capacità motorie o su sedia a ruote di accedere alla sala, dove sono riservate due postazioni per diversamente abili. Il Team di Progetto Per la predisposizione del Progetto preliminare l'architetto Sylos Labini si è avvalso della collaborazione degli architetti Germana Genchi, Gianfranco Todisco, Rosa Pecorella e del geometra Gianfranco Minervini. 57 CITTÀ La perduta bellezza delle città di Alberto Chiariotti (Presidente del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Perugia) Se fossi un esteta potrei anche restringere il campo di osservazione; limitare la mia indagine alla sola analisi di alcuni parametri estetizzanti per poi concludere con un giudizio soggettivo di “bello o brutto”. La bellezza a cui voglio riferirmi, invece, ha un valore quasi “metafisico” ed intende analizzare il complesso di relazioni che intercorrono tra il territorio e la nostra società. Vorrei cioè approfondire percorsi concettuali e progettuali attraverso i quali si costruiscono oggi i territori delle città contemporanee segnalando i passaggi che, secondo me, le hanno rese brutte e caotiche, perché antepongono alla bellezza, nella eccezione prima enunciata, altri valori relativi e pratiche ormai inaffidabili. I concetti e le pratiche dello zoning, 58 del funzionalismo, delle aree attrezzate si richiamano ad una concezione del territorio ristretta al solo profilo della “utilità”. La dispersione insediativa, per esempio, non determina solo case che si aggiungono a case, magazzini che si sommano a magazzini, centri commerciali che si aggregano ad altri centri, ma è una scelta pianificatoria che rifiuta il piano come progetto unificante della città. Immaginiamo di percorrere la dorsale che va da Spoleto fino alla Val di Chiana, passando per Foligno, Assisi, Perugia, e percepiremo un edificato, quasi senza soluzione di continuità, privo di qualsiasi identità legata al luogo ed alla sua storia (questo scenario è sovrapponibile, purtroppo, photo©shutterstock.com/dinadesign in molte altre parti d’Italia). Un “non luogo” lungo quasi 100 chilometri fatto di svincoli, agglomerati abitativi, parcheggi, super ed ipermercati, aree industriali, discoteche e quant’altro che potremmo ritrovare, in termini quasi identici, in ogni parte del mondo occidentale e, tra breve, anche in quello orientale. Un ritorno alla bellezza è allora possibile solo se si dà prevalenza al progetto che si fonda sul riconoscimento e sul mantenimento dell’identità storica e culturale del luogo. Una cultura del progetto che abbia come obiettivo la cura della città e del territorio e che rinneghi la pratica dell’espansione incondizionata. Individuare le radici della storia significa scoprirlo, interpretando i segni ancora percepibili della relazione antica dell’uomo con il suo ambiente. In tal modo sarà anche possibile ristabilire lo statuto di quel luogo e cioè quel complesso di elementi fisici e storici la cui perdita rappresenta l’alienazione dei caratteri e dell’identità culturale del territorio e dei suoi abitanti. Private della loro misura, a causa dell’espansione incondizionata, le città hanno perso anche il loro valore simbolico, il limite della città è stato abbattuto, non esiste più una porta, l’attraversamento di una soglia che ti faccia percepire l’ingresso alla città. Tutto è diventato una campagna urbanizzata. I terreni agricoli non più produttivi sono stati destinati all’espansione che si sovrappone ad altra espansione, determinando la saldatura dei tessuti edilizi e la negazione del limite, della percezione delle “mura”, dello spazio, della campagna, che devi attraversare prima di arrivare in città. Le campagne intorno alle città sono diventate i luoghi più instabili del territorio. Sono vuoti in attesa di volumi che, via via, scendono dalla città e che determinano svincoli ed aree interstiziali senza connotazione, veri e propri rifiuti spaziali dell’inurbamento. Più oltre la campagna, il territorio agricolo non più rappresentativo di una civiltà agricola, né di una economia agricola è abitato da cittadini che non si sentono più contadini, quasi che questo mestiere sia diventato disdicevole e non più necessario. Questo territorio, considerato ormai solo spazio connettivo, privo di ogni interesse progettuale perché privo di ogni valenza economica, chiede invece di partecipare alla definizione dello spazio urbano in una nuova definizione di paesaggio inteso nel senso globalizzante e cumulativo, oltre la cultura urbana ed industriale. Una nuova relazione è auspicabile, quella tra città e spazi periurbani, che si oppone alla saldatura dei tessuti edilizi e dà forma, dignità, significato ai vuoti, riconoscendoli parte integrante della città edificata. Pierluigi Cervellati sostiene l’idea che mantenere ciò che resta ancora integro, restaurare e ripristinare ciò che è stato alterato, ristabilendo le condizioni originarie dei luoghi deturpati, dovrebbe essere la nostra legge. Paesaggio e città storica sono parte integrante di noi stessi, ma mentre per il restauro dei centri storici esistono manuali ed esempi per il loro recupero, per quello ambientale è ancora tutto da codificare. Ma poi il centro storico dove finisce? Esso non può essere avulso dal territorio circostante. La campagna intorno, almeno quella che rimane, non è altrettanto storica? Non è anch’essa un “monumento” da salvaguardare? Oggi invece cosa avviene? In Umbria, ma anche altrove, i piani regolatori sono sovradimensionati almeno del doppio delle oggettive necessità edilizie della popolazione residente. È come affermare, per il rapporto che ci deve essere tra volumetrie edificate ed edificabili e la popolazione residente, che l’Umbria, nell’arco di un decennio, debba raddoppiare i suoi abitanti dagli attuali ottocentomila circa ad un milione e seicentomila del 2020. Ipotesi assurda vista la stabilità della popolazione residente nella totalità dei Comuni che, con la sola eccezione di Perugia che conserva ancora una buona capacità attrattiva, registrano saldi passivi o attivi per poche unità solo grazie agli effetti migratori che ben conosciamo. Allora come spiegare questo consumo esagerato di territorio se non per i motivi cui accennavo prima? Attraverso quella subcultura, ormai logora, ma che non smette di procurare guai, del Partito del Cemento, che ha molti adepti anche nella pubblica amministrazione, nella politica, e purtroppo, 59 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 anche nella nostra categoria, che oggi rifiuta il Progetto per la città, pretendendo di gestire il territorio solo in funzione economica. In una regione come l’Umbria dove le case di proprietà raggiungono una percentuale del 90-95% che senso ha prevedere di raddoppiare l’edificato, quando non c’è più popolazione che vi possa abitare? Il solito criticone qualunquista potrebbe malignare che è solo per l’ ICI e per tutti gli altri oneri che il Comune introita dal settore urbanistico e delle costruzioni. Io non voglio neanche pensarlo. E’ invalso però il “nefasto” principio che, la ricchezza di una comunità si debba misurare in funzione della volumetria edificabile prevista nel PRG locale. E quindi una ricchezza basata solo sullo sfruttamento del territorio, quasi fosse di disponibilità illimitata, riproducibile, come del resto avviene con l’aria, l’acqua ed i giacimenti petroliferi. Tutto ciò può anche rappresentare una sorta di ricchezza materiale di quel posto, ma rappresenta soprattutto la povertà immateriale e culturale di quella comunità. Analizzando a fondo la qualità di questa ricchezza materiale capiremo poi quanto possa essere effimera, al verificarsi di certe condizioni, tanto da poterla definire oggi, con un termine di moda, una ricchezza “derivata”. Infatti, raggiunto un punto di equilibrio, determinato da una situazione del mercato immobiliare contraddistinto da una condizione di quasi saturazione (quando la città non cresce in termini di abitanti), chi potrà mai abitare le case che continuiamo a costruire? Ci sarà solo una migrazione tra zona a zona, tra quartiere e quartiere. Infatti i centri storici si svuotano con il crescere dell’espansione. Analizziamo poi i danni che questa “miope” scelta procura: • un consumo inutile di territorio, che invece deve rappresentare la nostra vera ricchezza, essendo irriproducibile; • una città sfilacciata; • urbanizzazioni avviate e non concluse; ma soprattutto un centro storico pressoché svuotato dalla sua funzione principale (quella residenziale), ma in larga misura anche di uffici e di attività commerciali, e che non rappresenta più il cuore pulsante della comunità cittadina, anche questa sfilacciata perché non riconosce più i luoghi della sua memoria e della sua storia e quindi della sua stessa identità. Ecco perché parlavo prima di povertà culturale. Il centro storico e la sua funzione ubbidiscono alla prima, quasi banale, legge urbanistica che stabilisce che non ci può essere recupero dell’esistente se non si dosa sapientemente l’espansione. Badate bene, il recupero di cui parlo non è solo quello fisico, ma appunto e soprattutto, quello culturale. Dobbiamo cioè pianificare con più cultura. Oggi la definizione di uno scenario urbano non può essere determinata da una semplice azione normativa (PRG, ambiti di trasformazione, perequazione o 60 progetti isolati di archistar famose). Progettare il futuro di una città o di un territorio vuol dire piuttosto ricercare quei meccanismi che possano trasformare “da dentro” la nostra collettività. Un possibile cambiamento deve investire contemporaneamente lo spazio fisico, quello delle attività, dell’economia e della cultura. Insomma un’azione che arrivi alla compilazione di una mappatura multidisciplinare della città esistente. Governare un territorio significa mettere insieme urbanistica, paesaggio, sviluppo locale, infrastrutture, ecosistemi, valorizzazione dei beni culturali ed ambientali e le risorse economiche complessive. Mettere insieme coinvolgimenti partecipativi di tutta la città al fine di progettarne un ruolo in relazione alle sue risorse culturali, produttive e morfologiche. Governare questa complessità significa insomma riscoprire “il motivo” per cui abitare quella città. Dovremo riuscire ad emozionare gli abitanti, stabilire con loro una condizione photo©shutterstock.com/InavanHateren cerebrale e sentimentale di legame intimo con il territorio e la sua storia, la cui percezione sia soprattutto “affettiva”. Mi viene in mente la battuta che qualcuno fece dovendo rispondere ad un caloroso elogio del marketing territoriale toscano, “in effetti ci lavoriamo da molto tempo insieme a Michelangelo, Leonardo, Giotto e molti altri”. Ma, ahimé, credo che ci siano ancora in giro troppi amministratori così cinici e miseri da pensare solamente di mantenere in essere i carrozzoni che amministrano, distruggendo il territorio dove sono nati, e con esso la loro storia e la loro stessa identità. Eppure, dall’analisi dei fenomeni urbani, è facile prevedere ed auspicare che l’urbanistica, quella veramente moderna, nel prossimo secolo, incominci a produrre seri progetti di riqualificazione urbana, demolendo (fatta eccezione di qualche brano da salvaguardare) le brutture edilizie prodotte da tutti noi negli ultimi 30-40 anni. Il Piano deve essere scritto prima di tutto dalla natura e dalla storia del territorio e non solo dai bilanci economici delle comunità colmi di sprechi e privilegi. Natura e storia, sostiene ancora Cervellati, hanno riposte omogenee che consentono di individuare gli elementi dell’integrità fisica e la salvaguardia di quella culturale sui quali è possibile ancora programmare una politica di sviluppo di un territorio. Dobbiamo forse pensare a definizioni concettuali come “campagne urbane” (Pierre Donadieu). Un apparente ossimoro in cui il paesaggio viene interpretato come luogo di nuove forme di spazialità urbana e dove vengono sperimentate inedite proposte di sostenibilità ambientale. Certo, l’espansione incondizionata è la via più breve. Per attuarla non serve neppure porsi troppe domande. In fondo, basta allungare una strada. 61 APPROFONDIMENTI Osservatorio Nazionale Innovazione Edilizia Sostenibile Intervista a Davide Maccarinelli Imprenditore, Amministratore Unico della Società Cel.Mac.S, attiva dal 1998 nei settori delle coperture, delle facciate e ora anche degli impianti fotovoltaici, Davide Maccarinelli è Presidente del neonato Osservatorio Nazionale Innovazione Edilizia Sostenibile (ONIES). In questa intervista illustra contenuti e finalità dell’Osservatorio alla cui presentazione pubblica, svoltasi di recente a Napoli, hanno partecipato numerosi rappresentanti del mondo dei progettisti, dell’impresa delle costruzioni e della Pubblica Amministrazione. Presidente Maccarinelli ci può spiegare cos’è l’Osservatorio Nazionale Innovazione Edilizia Sostenibile e quali sono le ragioni che vi hanno indotto ad intraprendere questa iniziativa? “Da tempo si assiste alla richiesta costante, da parte di esperti e progettisti, di forme di innovazione tecnologica da applicare alle costruzioni. Finora è mancato, però, uno strumento nazionale che potesse soddisfare le necessità di innovazione nel comparto immobiliare. L’Onies si prefigge appunto l’obiettivo di rappresentare queste necessità, generando un’aggregazione di esperienze e capacità che possa portare alla costituzione di una nuova cultura nella quale vengano a conciliarsi l’innovazione tecnologica e l’esigenza di un miglioramento della vivibilità dell’ambiente. L’obiettivo è rappresentare un punto di riferimento per offrire una capillare informazione sulle più recenti innovazioni nel mondo dell’edilizia sostenibile”. Insieme alla sua Società quali sono gli altri soggetti fondatori? “L’Onies nasce dalla volontà e dalle esperienze di imprenditori che negli ultimi anni hanno analizzato in maniera approfondita, soprattutto all’estero, l’importanza di un modo di concepire Davide Maccarinelli una costruzione tenendo ben presenti le esigenze legate all’ecosistema. Sfortunatamente, in Italia si sta iniziando solamente in tempi recenti ad affrontare queste tematiche, che in Europa sono invece all’ordine del giorno da molti anni. Si tratta di dare vita a una rivoluzione culturale: un processo molto lungo da completare, ma che può portare benefici di grande rilievo. Abbiamo ricevuto adesioni sia dal nord che da sud Italia ma per motivi procedurali e di correttezza renderemo noti tutti i nomi solo dopo l’approvazione da parte del consiglio direttivo”. Quali sono i vostri principali interlocutori e quale ruolo e funzione vi proponete di svolgere? “Intendiamo coinvolgere nelle nostre iniziative tutti i soggetti che intervengono sul processo di edificazione: progettisti, ricercatori, costruttori, immobiliaristi. Ma dovremo anche interfacciarci con la Pubblica Amministrazione, le istituzioni e gli enti, con i quali intendiamo dare vita a un concreto rapporto di collaborazione, proponendoci come organo consultivo e facendo da supporto alle ipotesi normative che saranno proposte nel tempo. Con le nuove tecnologie le città devono essere ridisegnate, in alcune loro parti, secondo principi di vivibilità urbana che favoriscano un maggiore benessere dei fruitori”. 63 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Come è stata accolta e quali sono state le prime risposte alla vostra proposta? “L’idea dell’Osservatorio è nata in seguito agli incontri ed ai seminari che si sono svolti a Napoli con esperti operatori del settore, in particolare siamo rimasti particolarmente affascinati dalle esperienze che abbiamo realizzato con partners stranieri. Poi, non è stato un caso che la presentazione dell’Osservatorio sia avvenuta proprio nel capoluogo partenopeo, con un forum nazionale svoltosi nel luglio scorso all’interno del Parco delle Colline, all’Eremo dei Camaldoli, con la partecipazione del sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, dell’assessore regionale all’Urbanistica, Marcello Taglialatela e di una nutrita pattuglia di amministratori e dirigenti di enti locali che hanno mostrato molto interesse all’argomento. Poi nella sessione pomeridiana abbiamo registrato la presenza di giovani architetti, ingegneri e geometri meridionali che hanno reso possibile la realizzazione di una fattiva sinergia tra l’imprenditoria del Nord e le realtà del Sud, che, per ovvie ragioni legate a fattori climatici, rappresentano una risorsa irrinunciabile. Basti pensare all’energia proveniente da fonti rinnovabili quali il fotovoltaico”. Dal vostro punto di osservazione qual è la situazione in Italia riguardo all’edilizia sostenibile rispetto ad altri Paesi europei ? “In Italia sta iniziando a diffondersi una nuova concezione legata alla costruzione di un edificio, orientando le scelte progettuali al recupero energetico dell’immobile ed alla sua autosufficienza, unita ai benefici per chi vi abita. La sensibilizzazione nel nostro paese è piuttosto recente, e se guardiamo invece in Europa possiamo ammirare facciate ventilate realizzate da oltre 30 anni in grado di apportare benefici considerevoli. L’Osservatorio sta divulgando queste nozioni e queste conoscenze, con un ottimo riscontro da parte degli interlocutori”. E dal punto di vista dell’offerta? Lei è un imprenditore, 64 come valuta l’attuale proposta e l’attività dei suoi “colleghi” nel settore dell’edilizia sostenibile? “Purtroppo l’offerta, come d’altra parte la domanda, non raggiunge ancora valori apprezzabili. Però i dati rivelano come le transazioni siano più numerose per chi ha puntato sull’ecosostenibilità, vendendo i propri immobili a prezzi ovviamente più alti ma garantendo nel tempo un numero decisamente maggiore di benefici, piuttosto che per chi costruisce con i metodi tradizionali, per i quali prevedo presto un deprezzamento. Basti pensare alla recente introduzione della Certificazione Energetica, che in fase di atto notarile deve essere allegata agli atti come parte integrante della documentazione delle caratteristiche dell’edificio”. Quali sono, e perché, gli ambiti e i settori sui quali si deve puntare maggiormente per vincere la sfida dell’edilizia sostenibile? “In base alle mie esperienze ritengo che l’attenzione debba concentrarsi sul mondo delle pubbliche amministrazioni. Abbiamo realizzato interventi di recupero energetico per immobili Aler nel Nord Italia, dimostrando, con esempi di realizzazioni estere in essere da oltre 30 anni, che un costo iniziale maggiore degli interventi avrebbe significato nel tempo enormi risparmi manutentivi, migliorando la qualità della vita all’interno degli edifici stessi e apportando anche sensibili cambiamenti estetici. Si tratta di tematiche che vengono divulgate ogni giorno dall’Osservatorio”. Quali sono le prossime iniziative che avete in programma? “Gli ottimi riscontri ricevuti a Napoli ci hanno spinto a programmare altri convegni e seminari nel Sud Italia, alcuni direttamente presso le amministrazioni che hanno mostrato interesse verso i progetti illustrati. L’Onies ha iniziato la procedura per la costituzione di un comitato tecnico scientifico e di un ufficio studi in grado di rispondere alle esigenze tecnico-operative che verranno poste dagli enti pubblici e dalle strutture private”. PROFESSIONI Consulenza tecnico-legislativa nei rapporti Impresa-PA in materia di Opere Pubbliche Intervista a Franco Cotza Franco Cotza Geometra, 52 anni, attualmente Segretario del Collegio di Cagliari, Franco Cotza è consulente in materia tecnico-legislativa nei rapporti tra Imprese operanti nelle Opere Pubbliche e la Pubblica Amministrazione. E’ Relatore in seminari e convegni di settore, docente nella disciplina all’interno della propria categoria professionale. Ha studio in Cagliari, e assiste Imprese su tutto il territorio nazionale. (Mail: [email protected]) 66 Lei esercita la professione di geometra, specificatamente nel particolare ambito della consulenza relativa agli appalti delle Opere Pubbliche, la cui normativa non è delle più semplici, attività questa di grande impegno. Com’è iniziata? “L’interesse è stato stimolato dal Docente scolastico, eminente professore di Diritto, che riuscì a trasferirmi passione per le materie giuridiche in ambito tecnico. L’intensa dialettica su tematiche quali ‘il contratto d’appalto’; la ‘contabilità dei lavori’; ‘le obbligazioni’; il ‘progetto esecutivo’, ‘la Direzione dei Lavori’, ‘la responsabilità del professionista’ per citarne alcune, che sorgeva non solo durante le lezioni scolastiche, mi affascinò lasciandomi intravedere un profilo professionale, pur con la visione di chi all’epoca era studente, potenzialmente di supporto funzionale all’attività più tradizionale del geometra applicata al cantiere. La fortuna ha poi voluto che, iniziato a lavorare presso un grosso gruppo imprenditoriale cagliaritano, operante proprio nel settore dei pubblici appalti, per via dell’entità del lavoro e conseguentemente anche delle problematiche connesse, nel tempo, con studio costante ed applicazione, riuscii a convincere con buone soluzioni risultate vincenti, che lo studio della normativa poteva sopperire alle anomalie e rallentamenti dell’attività produttiva d’impresa, soprattutto laddove il ricorso al ‘diritto’ o meglio alla normativa, si tramutava in un vantaggio per l’imprenditore. Questo accadeva nel 1983 e da allora, necessariamente, con costanza e grande impegno, studiando continuamente per colmare un vuoto di formazione non propriamente giuridica, ma sopratutto credendoci appassionatamente, oggi non rimpiango la scelta fatta all’epoca, ovvero di aver creduto che il geometra per propria formazione potesse dedicarsi a questa specializzazione. Ho sempre ritenuto che dalla formazione didattica, se affrontata con serietà, si potessero trarre le basi per cimentarsi su più qualificazioni. Sovente però si tende a seguire un profilo professionale consuetudinario, trascurando o accantonando le varie opportunità per mancanza di ‘curiosità’ intellettuale, visione prospettica o peggio, perché si ignorano taluni sbocchi professionali che si ripercuotono in perdita di chance. Fra queste c’è indubbiamente quella legata allo studio del diritto tecnico, come quello fondiario, successorio, estimativo che offrono grandi potenzialità e sbocchi”. Gli studi del corso di Geometra sono stati la base per questa scelta, quanto hanno contribuito alla Sua formazione professionale? “Ritengo proprio di sì. Come ho anticipato è stato in ambito scolastico che ho iniziato a coltivare l’interesse e la curiosità per la disciplina. Tuttavia credo, che si debba avere un pizzico di attitudine. Ma questa è una considerazione che posso fare a posteriori, avendo superato i 50 anni e maturato tante esperienze sul campo. Ma il vero motore trainante è stata la passione per la materia e la voglia di migliorare. Da ciò ho tratto le risorse per approfondire la conoscenza ed affrontare le continue sfide con figure professionali di più specifica formazione giuridica”. Il rapporto delle Imprese con le Pubbliche Amministrazioni è molto complesso per la confusione nella normativa, qual è il Suo impegno nel cercare chiarezza e soluzioni? “Notevole. Risulta infatti assai complesso gestire le diversità geografiche e le regionalità, poiché le culture locali, come la formazione dei professionisti coi quali si interloquisce, influenzano la individuazione delle soluzioni, anche se semplici, quindi gli esiti finali. È consueto cogliere diffidenza e fastidio fra i Tecnici delle Pubbliche Amministrazioni, come nei professionisti esterni, laddove vengano appunto chiamati a rispondere, non già della conduzione come di aspetti del loro progetto o della esecuzione in senso tecnico, ma di cosa comporti non aver adempiuto alla redazione del progetto di un Opera Pubblica – che implica l’osservanza di un complesso iter procedimentale – nel rispetto del Quadro normativo. Queste tematiche investono, ed oggi sopratutto, anche chi è preposto per conto dell’Amministrazione Pubblica a ricoprire il ruolo di Responsabile dell’appalto, quindi tenuto a conoscere la normativa nonché a risponderne. Contrapporsi con efficienza e competenza introducendo concetti di diritto per sopperire a carenze od imprevisioni, sempre all’ordine del giorno, crea apprensioni. L’impegno iniziale è prevalentemente profuso a trasferire le norme di diritto ‘violate’, nella speranza che il buon senso prevalga rispetto alla suscettibilità di chi vive una ‘osservazione’ come un affronto personale. Gli imprenditori, che oggi più che mai devono programmare e pianificare con grande attenzione per assicurarsi un agio dai lavori e non rimetterci, sono molto sensibilizzati all’esercizio dell’autotutela, ampiamente trattato dal legislatore nella disciplina di settore, che ha previsto molte soluzioni per evitare il ricorso al Giudice”. Quali sono i Committenti che hanno necessità della Sua consulenza e quali i casi più interessanti? “Tutti gli Imprenditori ed i professionisti che operano nel settore dei lavori pubblici, ma anche privati se a questi equipollenti. La specializzazione mi ha anche permesso di avere una costante collaborazione col Tribunale di Cagliari e con la Sezione Fallimentare sempre in ordine a tematiche d’appalto. I casi più interessanti generalmente, hanno come oggetto anomalie contrattuali che impediscono un razionale decorso di esecuzione causativo di danni economico-finanziari per i quali debba studiarsi un percorso per l’ottenimento di un risarcimento dalla Pubblica Amministrazione. L’impegno è quindi volto alla ricerca di soluzioni efficaci”. Con quali altre figure professionali collabora nella Sua attività? “Con quanti operano nell’orbita dei Lavori Pubblici, quali amministratori; ruoli della politica che si occupano del settore; funzionari di assessorati; tecnici comunali e regionali etc., sono in genere gli interlocutori-contrappositori. Quando poi l’azione posta in essere con la consulenza non approda a soluzioni come previste dalla normativa, esiste una sinergia con studi legali anch’essi specializzati nel settore dei contratti d’appalto”. 67 | n. 10 | LUGLIO - AGOSTO 2010 È necessario uno specifico DNA per l’attività che svolge o l’amore per la “tecnica” unita al “diritto” ? “Non posso negare che occorra una certa predisposizione ad affrontare aspetti tecnici dalla prospettiva del ‘diritto’. E’ evidente che la passione per la materia unita alla esigenza di ottenere risultati professionali utili, spinga tuttora a non trascurare l’approfondimento della materia. E’ tuttavia fondamentale una formazione costante e continua, come lo studio della giurisprudenza di settore, basilare anche per conoscere l’indirizzo dei Giudicanti nel merito di una materia non semplice”. Ritiene necessari speciali Corsi di Formazione a giovani abilitati Geometri per svolgere la Sua attività di Consulenza? “Sì. Coltivo in me sempre il forte convincimento che l’attività 68 professionale di cui mi occupo da oltre un ventennio sia una delle peculiarità dei Geometri e che sempre più Colleghi se ne possano occupare. Credo che debbano emergere con forza tutti gli sbocchi professionali che rientrino nelle “competenze” dei Geometri, anche quelle poco note ma che offrano una opportunità per tutti. Rinnovarsi proponendo sul mercato del lavoro, qualificate ed autorevoli professionalità, formate sotto il severo controllo dell’Ordine Nazionale, pone i presupposti perché chi deve scegliere un percorso formativo per la vita, lo faccia conoscendo opportunità e prospettive. I Corsi di Formazione pertanto risultano basilari, non soltanto per divulgare l’esistenza di un settore che non conosce crisi, ma per indirizzare ad una disciplina affascinante e qualificante”. www.shutterstock.com/Racheal Grazias ANNO II AVVENIMENTI “Integrare per costruire” A Saie 2010 idee e proposte per il futuro dell’edilizia Un momento dell’edizione 2009 Quarantaseiesima edizione all’insegna del cambiamento per il Salone Internazionale per l’Edilizia che si propone agli operatori del mondo delle costruzioni (alla Fiera di Bologna dal 27 al 30 ottobre) con un format rinnovato e uno slogan, “Integrare per costruire”, che sintetizza il principale obiettivo di SAIE 2010: fornire un contributo di eccellenza per arrivare a una piena ed efficace integrazione di saperi, competenze e tecnologie, allo scopo di spingere l’edilizia verso quel salto di qualità tanto atteso da tutti gli operatori di settore. La principale novità proposta ai 170.000 visitatori e ai 1.700 espositori che abitualmente convergono nei 235.000 metri quadri della fiera, è l’inedito “format” della manifestazione che, quest’anno, si articola in tre grandi aree tematiche: Sostenibilità, Produzione e Servizi da intendersi anche come tre aspetti complementari e integrati di un’unica attività, il costruire. Tre aree nelle quali si innestano i già esistenti saloni tematici e che propongono un programma articolato di iniziative offrendo a visitatori ed espositori un quadro globale ed esaustivo delle tendenze più attuali. Saienergia & Sostenibilità: integrare con energia Dopo le due fortunate edizioni del 2008 e 2009, Saienergia cresce e diventa Saienergia & Sostenibilità, riunendo gli spazi dedicati alle energie rinnovabili con quelli riservati a materiali, sistemi e componenti finalizzati a un costruire sostenibile e sicuro. All’interno di questa area troveranno posto i saloni SAIEnergia (energie rinnovabili e tecnologie a basso consumo); LaterSAIE (ospiterà i produttori del settore laterizi); SAIELegno (edilizia, strutture e componenti in legno); SAIECet (chiusure edili tecniche); SAIE New stone age design che tratterà, anche attraverso una mostra i diversi aspetti che riguardano l’integrazione tra pietra e verde nelle nuove soluzioni per l’urban design. Com’è ormai tradizione, nel padiglione 14 prenderà corpo la Piazza dell’Energia, fulcro durante tutta la manifestazione di 70 convegni, workshop, esposizioni, incontri, dibattiti e conferenze, coordinati direttamente dall’architetto Mario Cucinella, alla quale si affiancano quest’anno altre piazze tematiche dedicate ai diversi aspetti del costruire energeticamente sostenibile. Saiecantiere & Produzione: il cantiere evoluto La consueta e consolidata attenzione che la manifestazione offre ai produttori di attrezzature da cantiere, si evolve in Saiecantiere, la seconda area tematica dedicata alla produzione in-site e off-site, e arricchita da una serie di eventi, iniziative e spazi dimostrativi pensati appositamente per presentare nel modo migliore la produzione nazionale e internazionale. Saieservizi: l’edilizia immateriale Con i suoi 20.000 metri quadri dedicati ai servizi tecnici per le costruzioni e l’architettura, la terza area, Saieservizi, rappresenta il più grande salone tematico in Europa di software e hardware tecnico e di strumenti finalizzati al progettare, costruire e manutenere. Propone una serie di forum e spazi finalizzati al confronto tra operatori caratterizzandosi come luogo ideale dove reperire e scambiare le informazioni più aggiornate in materia. Integra l’area tematica il salone SAIEBIT dedicato ai Sistemi informatici e alle Società di servizi (padiglioni 32 e 33), una piattaforma espositiva in cui software-houses e Società di servizi per imprese di costruzione/architettura propongono le ultimissime novità in campo informatico. D’interesse, come ogni anno, il programma di iniziative del “Cuore Mostra” (padiglione 25), l’evento culturale più antico e rappresentativo del Salone che modifica la sua struttura tradizionale e si inserisce nel rinnovato progetto espositivo del SAIE declinando il tema della Fiera rispetto ad alcune significative parole chiave: competenze, tecnologie, produzioni, sistemi e persone. Accanto ai numerosi seminari proposti, spicca il convegno internazionale “DAL VISIBILE ALL’INVISIBILE - Forma Tecnologia Performance” (29 Ottobre 2010, ore 10 – 13, Sala Link pad. 15/20) al quale, in veste di “testimonial” parteciperanno progettisti di fama internazionale che, con la loro opera, unendo e armonizzando nuove tecnologie, materiali e sistemi energetici, contribuiscono a realizzare architetture innovative che grazie all’integrazione diventano vere e proprie “milestone” per l’intero mondo delle costruzioni. Opere nelle quali abbandonata la “fase muscolare”, in cui gli edifici volevano a tutti i costi assomigliare al frullatore elettrico e/o alla navicella spaziale, si preferiscono soluzioni più pacate, ma che incorporano quote assai maggiori di innovazione. Un cambio di mentalità progettuale, dall’“High-Tech” al “Right-Tech”. Dai grandi architetti ai giovani progettisti. Durante i giorni della manifestazione si terrà, infatti, la selezione e la premiazione dei progetti partecipanti alla seconda edizione di Saieselection, concorso riservato a studenti e progettisti “under 40” che, dopo il successo della prima esperienza (160 i progetti presentati dai partecipanti provenienti da 18 Paesi del Mondo), quest’anno sono stati chiamati a cimentarsi sul tema: “Integrare per costruire – Soluzioni innovative sostenibili ad elevata integrazione architettonica”. Gli autori dei progetti premiati saranno invitati a presentare il loro lavoro all’interno di apposite iniziative mentre i 24 progetti selezionati verranno esposti presso il Centro Servizi e raccolti in un cd-rom. Sempre al Centro Servizi saranno presentati, con un allestimento, anche i 15 prodotti selezionati (da Saie 2009) da un’apposita giuria in quanto ritenuti emblematici delle quattro tendenze che segneranno il futuro delle costruzioni nei prossimi anni: Recupero: le specificità di lavorare sul “vecchio”; Velocità e facilità di montaggio in cantiere; Progetto sostenibile; Progetto integrato. Un “assaggio” di quanto si potrà trovare e leggere sulla settima edizione della “Guida alle Novità” (curata da Artec, dell’Università IUAV di Venezia) che, dal 2004, raccoglie le principali novità presentate nel corso della manifestazione. Confermata anche per quest’anno “Ediltrophy” la simpatica gara di arte muraria che premia la qualità del costruire e che vedrà sabato 30 ottobre sfidarsi in finale le migliori squadre di mastri e apprendisti muratori selezionate a livello regionale. I seminari di “Cuore Mostra” “La nuova prefabbricazione - Non più i ‘massimi sistemi’ degli anni ‘80: ma flessibilità, nuove tecnologie, cantiere facilitato. E ovviamente sostenibilità” ( 27 ottobre, ore 10–13. A cura di BEMA Editrice) “Integrare per costruire: nella città disintegrata” (27 Ottobre, ore 15–18. A cura di Carlo Monti, Facoltà di Ingegneria - Università di Bologna e Maria Rosa Ronzoni, Facoltà di Ingegneria - Università di Bergamo) “Strategie sostenibili per l’edilizia scolastica: integrare efficienza energetica e qualità ambientale” (28 ottobre, ore 10 – 13. A cura di Andrea Boeri, Facoltà di Architettura - Università di Bologna) “Sostenibilità: fra pratica e innovazione” (28 Ottobre, ore 15–18. A cura di Marco Visconti, Aedas Visconti – Torino) “Innovazione: SAIE e dintorni” (29 Ottobre, ore 15–18. A cura di Valeria Tatano e Massimo Rossetti, Università IUAV – Venezia) 71 CATASTO “Rendita catastale presunta” delle unità immobiliari Il calcolo corretto L’articolo 19 (Aggiornamento del Catasto) della legge n° 122 del 30 luglio 2010 (conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 31 maggio 2010 n° 78, recante “misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica”), ha differito al 31 dicembre 2010, il termine per gli accatastamenti dei fabbricati cosiddetti “nascosti” al Catasto (quindi mai censiti) e di quelli che pur censiti o censiti parzialmente, sono stati oggetto di interventi edilizi che ne hanno modificato la consistenza e/o la destinazione d’uso. Per altro rimangono operative, le disposizioni previgenti che impongono di accatastare anche i fabbricati ex rurali, per i quali siano venuti meno i requisiti per il riconoscimento della ruralità ai fini fiscali; si tratta di accatastare un numero enorme di fabbricati, operazione che, come i geometri facevano notare, non sarebbe stato possibile effettuare correttamente entro i termini prefissati. Questo principalmente a causa delle problematiche criticità che condizionano negativamente tali fabbricati, i loro proprietari ed il lavoro dei tecnici che devono eseguire le operazioni. Si tratta di costruzioni abusive, incomplete, difficilmente sanabili dal punto di vista edilizio urbanistico, di fabbricati vecchi intestati a ditte non corrispondenti, con proprietari sconosciuti od emigrati, oppure con situazioni ed anomalie tali, che i titolari di diritti reali su di loro, non possono o non vogliono intervenire con spese che ritengono superflue. Questi immobili è evidente, evadono così la fiscalità a loro correlata, in quanto manca l’elemento fondamentale di calcolo, che è la rendita catastale. Per questo, il comma 10 dell’articolo 19 della norma in parola, prevede che una volta scaduto il termine del 31 dicembre 2010, all’immobile non accatastato o non accatastato correttamente, 72 possa venire attribuita, ai fini fiscali, una rendita presunta. Questa rendita catastale provvisoria può essere determinata dall’Agenzia del Territorio oppure da tecnici esterni, appositamente incaricati, per cui è indispensabile ricordare quale sia la corretta procedura e gli elementi da conoscere, per determinare la rendita catastale degli immobili. La “rendita catastale presunta” viene calcolata in via provvisoria, per permettere di applicare immediatamente la fiscalità dovuta dall’unità immobiliare non censita o non censita correttamente, in attesa della rendita definitiva che verrà attribuita in seguito alla presentazione dell’accatastamento (redatto con le corrette procedure tecniche previste) della stessa unità immobiliare, al Catasto Urbano. È necessario che venga calcolata all’attualità con molta attenzione e professionalità, sia debitamente sottoscritta dal tecnico redattore e che la procedura adottata ed il risultato ottenuto, vengano archiviati e conservati (anche provvisoriamente) dall’Ufficio e dalla parte interessata, almeno fino al definitivo classamento. È indispensabile che la “rendita presunta” sia determinata nella misura più probabilmente vicina (se non addirittura identica) a quella che sarà la “rendita catastale definitiva”, in modo da evitare che si riscontrino in futuro delle differenze con la “rendita definitiva”, che potrebbero portare a contenziosi di carattere amministrativo e fiscale, in danno dell’intestatario dell’immobile e dell’Amministrazione. A tutela del tecnico redattore e nell’interesse del proprietario dell’immobile, nel rilievo e nel calcolo della consistenza immobiliare e della conseguente “rendita catastale presunta”, è consigliabile l’arrotondamento in eccesso delle cifre decimali risultanti, anche in considerazione della modesta influenza dell’arrotondamento stesso nella fiscalità conseguente. www.shutterstock.com/javarman di Bruno Razza (Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati) QUALIFICAZIONE, CLASSIFICAZIONE ED UNITÀ TIPO (UNITÀ IMMOBILIARI COMPRESE NEI GRUPPI A, B e C) Qualificazione La qualificazione viene distinta con riferimento alle u.i. esistenti nel Comune Amministrativo e nelle Zone Censuarie. Categorie Di categorie ne esistono tante e sono distinte secondo le differenti caratteristiche intrinseche che determinano le destinazioni d’uso ordinarie e permanenti delle unità immobiliari stesse. Il relativo elenco è pubblico. Classificazione La classificazione è la suddivisione di ogni categoria delle u.i. in tante classi di merito, secondo i gradi di notevole diversità di reddito delle unità, comprese nella stessa categoria. (La classificazione non si esegue per le categorie comprese nei gruppi “D” ed “E”). Il numero delle classi, all’interno di ogni categoria, è determinato tenendo conto dello scarto qualitativo e di reddito esistente tra le varie u.i. Quindi con la classificazione, si va da quelle più produttive a quelle meno produttive, considerando in linea di massima, che tra una classe e quella successiva, debba esserci (in termini di redditività unitaria) una differenza significativa che normalmente, si aggira attorno al 20%. Unità Tipo Le Unità Tipo sono scelte per ogni categoria e classe, in modo da poter disporre di un termine reale di identificazione, di ciò che rappresenta materialmente e fisicamente, una determinata categoria e classe. Tali unità tipo, rappresentano il merito medio delle u.i. comprese in ogni categoria e classe. Le unità tipo sono servite anche come elemento di studio per la determinazione delle tariffe di reddito catastale e servono tuttora, come termine di paragone per attribuire il classamento delle nuove costruzioni. Quindi l’attribuzione ad una unità immobiliare di una categoria piuttosto che un’altra, è fondamentalmente originata dal confronto tra questa e le unità tipo che caratterizzano le diverse categorie e classi del gruppo cui l’unità stessa appartiene. Tariffe di reddito catastale delle u.i. urbane a destinazione ordinaria (gruppi A, B e C) Le Tariffe di reddito catastale sono state determinate (e sono conservate in ogni Ufficio provinciale del Catasto Urbano) per ogni categoria e classe delle u.i. comprese nei gruppi A, B e C e sono riferite al vano utile (per il gruppo A), al metro cubo (per il Gruppo B) ed al metro quadrato (per il gruppo C). Rendita Catastale delle u.i. urbane censibili nei gruppi D ed E Per le unità immobiliari a destinazione speciale o particolare, la rendita catastale si calcola a stima diretta, moltiplicando la consistenza per valori di locazione unitari di unità comparabilmente simili. In mancanza di questi elementi, la consistenza immobiliare si moltiplica per i valori di mercato, identificati stimando per comparazione dell’immobile in oggetto con beni di caratteristiche simili di valore noto, applicando poi un saggio di fruttuosità al valore fondiario così determinato. I valori stimati debbono essere riferiti al biennio 1988/89 e devono comprendere l’edificato (secondo la destinazione d’uso), l’area di pertinenza e le impiantistiche fisse. Applicando al valore così ottenuto il saggio del 2%, si ottiene la rendita catastale degli immobili di Categoria “D”. La rendita catastale delle unità immobiliari di Categoria “E”, viene determinata applicando al valore di cui sopra il saggio del 3%. CALCOLO DELLA CONSISTENZA DELLE UNITÀ IMMOBILIARI A DESTINAZIONE ORDINARIA (GRUPPI A, B e C) Gruppo A: Abitazioni in genere – unità di misura: il vano Vano utile: stanza, cucina, camera da letto, studio e simili. Si tiene conto della categoria in cui è classificata l’unità immobiliare, per Comune Amministrativo: mq. massimi e minimi (ogni Ufficio ha la propria tabella). Quando la superficie di calpestio di una stanza è inferiore alla superficie minima tabellare, si computa per quella, 1/3 di vano utile (accessorio diretto). Se invece la superficie di calpestio di una stanza, è superiore alla superficie massima tabellare, si calcola l’eccedenza rispetto ad 1 vano, applicando la formula (Sr – SM): SM, in cui Sr sta per Superficie rilevata ed SM sta per superficie massima tabellare. La cucina, purché sia funzionale e dotata di tutti gli impianti tipici della sua destinazione d’uso, è sempre considerata come un vano utile. Accessori diretti: (sono pari ad 1/3 di vano) Si tratta di quei locali strettamente necessari alla funzionalità dell’alloggio, quali bagno, dispensa, ingresso, disimpegno, ecc. Accessori complementari: (sono pari ad 1/4 di vano) Si tratta di quei locali, che pur essendo necessari all’utilizzazione dei vani principali, ne completano la funzionalità (cantine, soffitte, stenditoi, legnaie, locali di sgombero, ecc., anche esterni al fabbricato principale). Dipendenze comuni: Sono le aree di pertinenza esclusiva dell’unità immobiliare (cortili, stenditoi, bucatoi, depositi, salette condominiali, ecc.). In questi casi è consentito aumentare la consistenza dell’unità immobiliare fino ad un massimo del 10% di quella effettiva (fino a quando questi agiamenti non siano significativamente tali da 73 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 influire in maniera determinante all’innalzamento di una classe). La consistenza delle unità immobiliari comprese nel gruppo A, si arrotonda al 1/2 vano. Gruppo B: abitazioni collettive, uffici pubblici, scuole, musei, ecc. La consistenza delle u.i.u. è data dal volume dell’immobile. Qualora si tratti di fabbricato intero, il volume si calcola vuoto per pieno sopra e sotto il livello del suolo. Qualora si tratti di una parte di fabbricato, il volume si calcola moltiplicando la superficie utile di ciascun vano per l’altezza media dello stesso, da pavimento a soffitto. Per eventuale presenza di agiamenti scoperti o dipendenze comuni, si possono computare, incrementando la consistenza volumetrica, fino ad un massimo del 10%. La rendita catastale delle unità immobiliari urbane (Gruppi A, B e C) si calcola moltiplicando la consistenza calcolata come sopra, per la tariffa d’estimo della categoria e classe che si attribuiscono alla stessa, vigenti nello specifico Comune o Zona Censuaria. www.shutterstock.com/Mares Lucian Gruppo C: locali ad uso commerciale o artigianale, magazzini, stalle, autorimesse, tettoie, ecc. La consistenza delle u.i.u. è data dalla superficie libera utile interna, cioè di quella di calpestio. Per il locale principale od accessorio, si calcola la superficie di calpestio di ciascun locale facente parte dell’unità immobiliare. È possibile un incremento della consistenza per agiamenti fino al massimo del 10%. Per la categoria C/1 (negozi e botteghe) vige un’eccezione alla regola di cui sopra. I locali accessori di queste u.i.u. (retro bottega, depositi, servizi, ecc.) vanno computati con una superficie ragguagliata alla loro minore redditività rispetto al locale principale, con riferimento al rapporto tra la superficie degli accessori e quella del locale principale. Il coefficiente di ragguaglio normalmente applicato è del 50%. Per le C/1 è possibile un incremento della consistenza per agiamenti, fino ad un massimo del 20%. 74 www.shutterstock.com/carroteater RECENSIONI “Antincendio e sicurezza” Da Utet, l’unica collana realizzata in collaborazione con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco La nuova collana edita da UTET Scienze Tecniche si propone come punto di riferimento per gli operatori del settore sicurezza e prevenzione incendi e ha come obiettivo di fornire ai professionisti tecnici (architetti, ingegneri, geometri) una serie completa di titoli, che affrontino con taglio pratico-operativo tutti i principali temi relativi alla Sicurezza e all’Antincendio nella progettazione e nella fase di cantiere. La collana, che si compone di cinque volumi, rappresenta, inoltre, un importante ed aggiornato strumento di formazione. “RESISTENZA AL FUOCO DELLE COSTRUZIONI” (Primo vol.) Questo volume raccoglie contributi finalizzati alla conoscenza di base necessaria per avvicinarsi al problema della progettazione di costruzioni resistenti al fuoco. Si inquadra il tema in un contesto più ampio di regolamenti e norme tecniche in forte evoluzione dai quali trae spunto per fornire esemplificazioni, approfondimenti e momenti di riflessione con l’intento di razionalizzare l’approccio progettuale e quello legato all’iter autorizzativo vigente. • Normativa aggiornata e commentata • Visualizzazione dei contenuti tramite un apparato iconografico ricco di disegni schematici e tabelle riassuntive a colori. Piano dell’opera • La progettazione al fuoco delle costruzioni • Azioni sulle strutture in caso di incendio • La modellazione dell’incendio 76 • • • • • L’analisi strutturale in condizioni di incendio Strutture di cemento armato Strutture di acciaio Strutture di legno I prodotti che conferiscono requisiti di resistenza al fuoco alle opere Autori Luca Ponticelli - Mauro Caciolai. A cura di Claudio de Angelis “PIANIFICAZIONE DELLE EMERGENZE NEI LUOGHI DI LAVORO” (Secondo vol.) Piano dell’opera • Le situazioni di emergenza nei luoghi di lavoro • Impiego delle attrezzature • Lo studio dei fattori finalizzati alla definizione del piano di emergenza • Il comportamento in emergenza • La redazione del piano di emergenza ANTINCENDIO E SICUREZZA 1 Corpo Nazionale Vigili del Fuoco Luca Ponticelli - Mauro Caciolai ANTINCENDIO E SICUREZZA 4 Corpo Nazionale Vigili del Fuoco a cura di Claudio de Angelis Michele Mazzaro - Calogero Turturici - Giuseppe M. Veca ANTINCENDIO E SICUREZZA 2 Corpo Nazionale Vigili del Fuoco a cura di Michele Di Grezia Alessandro Paola - Gianfrancesco Monopoli ANTINCENDIO E SICUREZZA 5 Corpo Nazionale Vigili del Fuoco a cura di Guido Parisi ANTINCENDIO E SICUREZZA 3 Stefano Marsella - Pierpaolo Gentile - Stefano Zanut Corpo Nazionale Vigili del Fuoco a cura di Stefano Marsella Baldassare Genova - Michele Genova - Massimo Silvestrini a cura di Claudio De Angelis 77 ANNO II • • | n. 10 | LUGLIO - AGOSTO 2010 L’attuazione e la verifica del piano di emergenza Le esercitazioni antincendio • • Autori Alessandro Paola - Gianfrancesco Monopoli. A cura di Guido Parisi “SICUREZZA DEGLI EDIFICI NEI RIGUARDI DI FENOMENI ESPLOSIVI” (Terzo vol.) Piano dell’opera • Generalità sulle esplosioni • Quadro normativo • Sostanze che possono dar luogo a fenomeni di esplosione • Azione delle esplosioni interne • Esplosioni esterne • Azione delle esplosioni esterne sulle costruzioni • Generalità sulle misure di prevenzione e protezione dalle esplosioni nelle costruzioni • Codici numerici • Collasso progressivo Autori Baldassare Genova - Michele Genova - Massimo Silvestrini. A cura di Claudio de Angelis “ELETTROTECNICA E PREVENZIONE INCENDI” (Quarto Vol.) In questo testo, parallelamente ad un richiamo approfondito delle nozioni di base di elettrotecnica anche con alcune esposizioni teoriche destinate agli addetti ai lavori, si propone un insieme di studi che consentono un approccio alla progettazione elettrica in termini di sicurezza con particolare riferimento a quella antincendi. I numerosi esempi aiutano a comprendere l’effettiva importanza delle applicazioni elettriche, sul come e perché possono originarsi eventi dannosi dagli impianti e dalle macchine elettriche. Inoltre è stata data pari importanza ai confronti con i disposti dalla legge 46/90, recentemente aggiornata. 78 • • • • La normativa di prevenzione incendi e gli impianti elettrici Classificazione del rischio elettrico, requisiti generali degli impianti, impianti nei luoghi a maggior rischio in caso di incendio Luoghi con pericolo di esplosione Alimentazione dei servizi di sicurezza Verifiche e manutenzioni Esempio progettazione impianti elettrici Autori Michele Mazzaro - Calogero Turturici - Giuseppe M. Veca. A cura di Michele Di Grezia “PROGETTAZIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO DEGLI EDIFICI CIVILI” (Quinto vol.) Illustra come impostare la progettazione antincendio in edilizia civile, tenendo conto delle norme generali e delle norme specifiche vigenti. In particolare - accanto all’illustrazione del contenuto delle norme vigenti per l’edilizia civile (scuole, ospedali, uffici, edifici commerciali ecc.) - la trattazione si concentra sulla progettazione della sicurezza antincendio per obiettivi, secondo lo schema adottato dall’Unione Europea nella Direttiva 89/106/CE Ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli stati membri concernenti i prodotti da costruzione, esplicitato nel Documento Interpretativo al Requisito Essenziale n. 2 Sicurezza in caso di incendio (commentato in dettaglio per la rilevanza che ha assunto in questa disciplina). Negli esempi si illustrano le opzioni che i progettisti devono valutare nella progettazione degli edifici. Contenuto Parte I Elettrotecnica • Introduzione all’elettrotecnica: dall’elettromagnetismo ai circuiti • Analisi dei circuiti sinusoidali permanenti • Il campo magnetico nel vuoto e nella materia • Il campo elettrico in mezzi isolanti e conduttori • Impianti elettrici • Le macchine elettriche rotanti • L’elettronica di potenza Piano dell’opera Norme generali Obiettivi: • Principi generali • Obiettivo 1 Capacità portante della costruzione • Obiettivo 2 Limitazione dello sviluppo e della propagazione del fuoco e del fumo all’interno delle opere di costruzione • Obiettivo 3 Limitazione della propagazione del fuoco alle opere di costruzioni attigue • Obiettivo 4 Evacuazione degli occupanti • Obiettivo 5 Sicurezza delle squadre di soccorso Luoghi di lavoro Le norme di prevenzione incendi sugli edifici civili Appendici: La valutazione del rischio /Modulistica / Fire engineering / Glossario Parte II Impianti elettrici nei luoghi soggetti a controlli di prevenzione incendi Autori Stefano Marsella - Pierpaolo Gentile - Stefano Zanut. A cura di Stefano Marsella FORMAZIONE Il sistema edificio-impianto: il concetto di rendimento e la sua applicazione negli impianti termici Prosegue con questo quinto articolo la pubblicazione del corso curato dall’Ingegnere Mauro Cappello, sul tema degli Impianti termici nell’edilizia. Il corso ha l’obiettivo di fornire gli elementi utili ai tecnici che lavorano nel settore dell’edilizia (in particolar modo nella Direzione Lavori) e si articola in sei lezioni. Mauro Cappello attualmente ispettore presso l’Unità di Verifica degli Investimenti Pubblici del Ministero dello Sviluppo Economico è stato consulente del Ministro dei lavori pubblici e del Vice Ministro delle Infrastrutture e Trasporti e ha organizzato la 1ª Conferenza Nazionale sui lavori pubblici. È autore di diverse pubblicazioni specialistiche. quella immessa nel sistema E1, ne consegue che il valore del rendimento è sempre minore di 1! La figura 1 reca la schematizzazione di un sistema energetico e dei relativi flussi di energia, in particolare il sistema si alimenta con l’energia E1, funziona e produce in uscita energia E2 in quantità minore di E1. E1= energia immessa nel sistema per farlo funzionare Il rendimento: generalità E1-E2= perdite del Uno degli aspetti più interessanti nello studio degli impianti tecnologici e delle loro prestazioni riguarda il concetto di rendimento. Il rendimento in generale viene sovente indicato con la lettera greca h (pronuncia “età”) ed è un parametro molto importante per valutare la prestazione di un sistema, sia esso meccanico, termico, elettrico, ecc. In estrema sintesi un qualunque sistema può essere schematizzato come una sorta di scatola nera nella quale viene introdotta energia o lavoro, nel naturale funzionamento del sistema, viene prodotta in uscita una certa quantità di lavoro che rappresenta la prestazione del sistema. Per esempio nel sistema “autovettura” viene introdotta l’energia chimica della combustione della benzina (che chiameremo E1) e viene prodotta “in uscita” l’energia meccanica che muove il mezzo (definita E2<E1). Il rendimento del sistema, è un parametro adimensionale e viene calcolato come rapporto tra l’energia prodotta E2 e 80 sistema, rappresenta l’energia necessaria al sistema per potere h = E2 E1 <1 funzionare E2= energia prodotta dal sistema durante il funzionamento Figura 1 - schema generale di un sistema e dei relativi flussi energetici La differenza tra l’energia in entrata E1 e quella in uscita E2, rappresenta la quota parte di energia che “serve a fare funzionare” il sistema e tale differenza rappresenta quelle che sono definite “perdite del sistema”. www.shutterstock.com/Hamik di Mauro Cappello Il rendimento dei sistemi termici Regolazione Lo studio della prestazione energetica degli edifici viene effettuato analizzando il sistema edificio-impianto nel suo insieme, ne consegue che la prestazione impiantistica (sistemi di riscaldamento invernale) definita dal rendimento dei sistemi termici può incidere pesantemente sulla prestazione energetica finale dell’edificio, ovvero sulla sua classificazione finale in termini di fascia e targa energetica. Il sistema termico generalmente a servizio degli edifici per garantire il riscaldamento invernale, può essere schematizzato in quattro blocchi: Da qualche anno a questa parte, per migliorare l’efficienza energetica degli impianti termici, è stata introdotta la pratica di installare una centralina di regolazione a monte dell’impianto che garantisce un livello costante di temperatura ambiente. La regolazione può assumere diverse forme, da quella semplice acceso-spento a forme via via più complesse che inseguono il valore di temperatura. L’effetto del sistema di regolazione sulla prestazione dell’impianto viene portato in conto tramite la definizione del parametro hreg, “rendimento di regolazione” che assume diversi valori in funzione della tipologia di regolazione che viene impostata. • • • • generazione regolazione distribuzione emissione Distribuzione centrale di regolazione emissione emissione caldaia distribuzione Figura 2 – Schema di un impianto termico per appartamento (caldaia autonoma) L’afflusso del fluido termovettore (caldo) dalla caldaia ai corpi emettitori di calore avviene tramite un sistema di doppia tubazione che allaccia ogni singolo elemento radiante alla caldaia. In una delle tubazioni il flusso va dalla caldaia al radiatore e per questo motivo essa viene definita “mandata”, mentre l’altra tubazione garantisce il flusso in direzione opposta e viene quindi denominata “ritorno”. La scelta delle tubazioni, ovvero il tipo di materiale e la presenza o meno di uno strato isolante intorno alla tubazione, incide sulla prestazione termica. Chiaramente una tubazione isolata termicamente manterrà la temperatura del fluido termovettore meglio di una tubazione non isolata, come anche la stessa presenza di materiali termo riflettenti, contribuisce al miglioramento della prestazione termica. Il tutto viene calcolato tramite il parametro hdist definito “rendimento di distribuzione”. Emissione Generazione Nella figura 2 è stato schematizzato un semplice impianto termico di tipo autonomo a servizio di una unità abitativa. Il punto di partenza dell’impianto è la centrale termica o caldaia, dove a mezzo della combustione viene prodotta energia termica. L’energia termica prodotta viene quindi trasferita al fluido termovettore (acqua), che scorrendo nella tubazione giungerà ai corpi emettitori di calore (radiatore) che provvederanno al riscaldamento dell’ambiente. La prestazione del sistema di generazione viene stimata dal parametro hgen, “rendimento di generazione” che dipende dalla prestazione della singola caldaia. I corpi emettitori di calore rappresentano la parte terminale dell’impianto, essi generalmente sono costituiti da radiatori ma possono anche essere bocchette ad aria (negli impianti ad aria) o di altra tipologia. A sinistra, radiatore. Al centro bocchetta aria calda. A destra ventilconvettore. 81 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Essi garantiscono il vero e proprio riscaldamento operando la necessaria cessione di calore tra l’impianto termico e l’ambiente circostante. Un ruolo molto importante nella prestazione dell’impianto è giocato quindi anche dalla tipologia di sistema di emissione che viene impiegato, come nei precedenti tre casi, anche in questa situazione viene impostato un parametro he “rendimento di emissione” da introdurre nel calcolo. Il rendimento globale dell’impianto La prestazione generale dell’edificio in termini di efficienza energetica risente fortemente della prestazione globale dell’impianto, la quale a sua volta risente delle prestazioni energetiche delle singole parti componenti il sistema. Per conoscere la prestazione globale dell’intero impianto termico, è necessario calcolare il rendimento globale dell’impianto, indicato come hglobale ed ottenuto come prodotto dei vari sotto rendimenti, ovvero: Carico termico medio annuo W/m3 Tipo di terminale di erogazione <4 4-10 >10 he Radiatori su parete esterna isolata 0,95 0,94 0,92 Radiatori su parete interna 0,96 0,95 0,92 Ventilconvettori valori riferiti a tmedia acqua 45 °C 0,96 0,95 0,94 Termoconvettori 0,94 0,93 0,92 Figura 3 – tabella dei rendimenti di emissione fonte norma UNI 11300 Il calcolo del rendimento globale dell’impianto è necessario anche ai fini delle verifiche che sono state introdotte dalle Linee guida nazionali sulla certificazione energetica degli edifici. Di seguito si riporta la tabella (scaricata dal sito www.filotecna.it) recante le verifiche da svolgere in funzione di ogni singola tipologia di interventi come previsti dalle norme vigenti. hglobale = hgen x hreg x hdist x he Per determinare numericamente i valori dei quattro rendimenti costituenti il rendimento globale d’impianto, occorre fare riferimento alla norma UNI 11300 parte seconda, precisamente al punto 6.6 “Rendimenti e perdite dei sottosistemi degli impianti di riscaldamento”. La determinazione dei rendimenti è stata molto semplificata rispetto alla prima formulazione che ne veniva data qualche anno fa, in particolare oggi il tecnico deve scegliere in base alle condizioni di impianto, tra una serie di valori proposti dalla norma UNI in forma tabellare. A titolo di esempio, nella figura 3 viene riportata una parte del prospetto 17 “Rendimenti di emissione (...) in locali di altezza minore di 4 m”. Dispositivo di regolazione impianto LE PROSSIME LEZIONI DEL CORSO Dimensionamento di un impianto A sinistra tubazioni coibentate. A destra materiale isolante termo riflettente sotto tubazione 82 N. Rif. D.Lgs. 192/2005 1 ristrutturazione integrale degli elementi ediArt. 3 c. 2 lizi costituenti l'involucro di edifici esistenti lettera a) di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati; E1,E2,E3; E4,E5,E6 E7,E8 2 demolizione e ricostruzione in manutenzione Art. 3 c. 2 straordinaria di edifici esistenti di superficie lettera a) utile superiore a 1000 metri quadrati; E1,E2,E3; E4,E5,E6 E7,E8 ampliamento dell'edificio, nel caso che lo Art. 3 c. 2 stesso ampliamento risulti volumetricamente 3 lettera b) superiore al 20 per cento dell'intero edificio esistente; E1,E2,E3; E4,E5,E6, E7, E8 4 E1,E2,E3; E4,E5,E6, E7,E8 DESCRIZIONE nuova costruzione CLASSE EDIFICIO Rif. D.P.R. 59/2009 VERIFICHE EPi < EPi(lim) ed inoltre EPe <EPe(lim); se S(trasparente tot)/S(utile tot)<0,18 è possibile ometArt.4 c.2 tere il calcolo del fabbisogno energia primaria a condizione di: • installare generatori che abbiano rendimento termico utile a carico totale (100% della potenza termica) maggiore o uguale a X+2logPn – per Pn<400 kW si applica tale limite alla formula (X=90 per zone climatiche A,B,C mentre X=93 per zone D,E,F); Art.4 c.3 • temperatura media del fluido termovettore in corrsipondenza delle condizioni di progetto sia non superiore a 60 °C; • siano installati almeno una centralina di termoregolazione programmabile in ogni unità immobiliare e dispositivi modulanti per la regolazione automatica della temperatura ambiente; • nel caso di installazione di pompe di calore elettriche od a gas, esse abbiano un rendimento utile in condizioni nominali, I*u, riferito all’energia primaria, maggiore o uguale 90+3logPn. Limitatamente alle ristrutturazioni totali, solamente in caso sia prevista l’installazione Art.4 c.2 di impianto di riscaldamento a biomasse, in sede progettuale si procede alla verifica e c.3 che la trasmittanza termica U (elementi edilizi che delimitano zone scaldate da esterno e da zone non scaldate) sia minore della relativa trasmittanza limite Ulimite. ristrutturazioni totali o parziali, manutenArt. 3 c. 2 zione straordinaria dell’involucro edilizio e 5 lettera c) ampliamenti volumetrici all’infuori di quanto n. 1 già previsto alle lettere a) e b). E1,E2,E3; E4,E5,E6, E7,E8 U(sup.opache verticali)<Ulim; U(sup.opache orizzontali/inclinate)<Ulim; U(chiusure apribili/assimilabili)< Ulim; Limitatamente alle ristrutturazioni totali, solamente in caso sia prevista l’installazione Art.4 c.4 di impianto di riscaldamento a biomasse, in sede progettuale si procede alla verifica che la trasmittanza termica U (elementi edilizi che delimitano zone scaldate da esterno e da zone non scaldate) sia minore della relativa trasmittanza limite Ulimite. Art. 3 c. 2 nuova installazione di impianti termici in 6 lettera c) edifici esistenti o ristrutturazione degli stessi n. 2 impianti; E1,E2,E3; E4,E5,E6, E7,E8 Art.4 c.5 E1,E2,E3; E4,E5,E6; E7,E8 hglobale medio stagionale > hlimite Nel caso di installazioni di potenza P>100 kW obbligo di relazione tecnica (art. 8c.1) Si intendono rispettate tutte le indicazioni in materia di efficienza energetica: • qualora i nuovi generatori abbiano rendimento termico utile a carico totale (100% della potenza termica) maggiore o uguale a 90+2logPn – per Pn<400 kW si applica Art.4 c.5 tale limite alla formula (X=90 per zone climatiche A,B,C mentre X=93 per zone D,E,F); • se le nuove pompe di calore elettriche od a gas, esse abbiano un rendimento utile in condizioni nominali, I*u, riferito all’energia primaria, maggiore o uguale 90+3logPn • se è presente, salvo che ne sia dimostrata inequivocabilmente la non fattibilità tecnica, almeno una centralina di termoregolazione programmabile per ogni generatore di calore e dispositivi modulanti per la regolazione automatica della temperatura ambiente. in tutti gli edifici esistenti con numero di unità abitative superiore a 4, ed in ogni caso per potenze nominali del generatore ≥ a 100 kW, E1 ed E2 Mantenere gli impianti termici centralizzati qualora esistenti, le eventuali cause tecArt.4 c.9 niche o di forza maggiore per le quali si ricorre alla installazione di impianti autonomi debbono essere dichiarate nella relazione di cui al comma 25. • ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l'involucro di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati; • demolizione e ricostruzione in manutenzione straordinaria di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati; Art.3 c.2 • ampliamento dell'edificio, nel caso che lo stesso 9 lettere ampliamento risulti volumetricamente superiore a)b)c) n. 1 al 20 per cento dell'intero edificio esistente; • ristrutturazioni totali o parziali, manutenzione straordinaria dell’involucro edilizio e ampliamenti volumetrici all’infuori di quanto già previsto alle lettere a) e b); • nuova costruzione E1,E2,E3; E4,E5,E6; E7 Art.4 c.17 Art.3 c.2 7 lettere sostituzione di generatori di calore. a)b)c) n. 3 8 Art.3 c.2 lettere 10 a) b) c) n. 1 • ristrutturazione integrale degli elementi edilizi costituenti l’involucro di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati; • demolizione e ricostruzione in manutenzione straordinaria di edifici esistenti di superficie utile superiore a 1000 metri quadrati; • ampliamento dell’edificio, nel caso che lo stesso ampliamento risulti volumetricamente superiore al 20 per cento dell’intero edificio esistente; • ristrutturazioni totali o parziali, manutenzione straordinaria dell’involucro edilizio e ampliamenti volumetrici all’infuori di quanto già previsto alle lettere a) e b); • nuova costruzione E1,E2,E3; E4,E5,E6; E7, E8 Art.4 c.18 hglobale medio stagionale >hlimite Nel caso di installazioni di potenza P>100 kW obbligo di relazione tecnica (art.8c.1) Verifica dell’assenza delle condensazioni superficiali e che le condensazioni interstiziali delle pareti opache siano limitate alla quantità rievaporabile. Qualora non esista un sistema di controllo dell’umidità relativa interna, per i calcoli necessari questa verrà assunta pari al 65% alla temperatura di 20°C. • valuta puntualmente e documenta l’efficacia di sistemi schermanti delle superfici vetrate, interni o esterni, tali da ridurre l’apporto di irraggiamento solare; • esegue in tutte le zone climatiche (esclusi edifici E5,E6,E7 edE8), ad eccezione della zona F, per le località nelle quali il valore della irradianza solare sul piano orizzontale nel mese di massima insolazione estiva, sia maggiore o uguale a 290 W/m2 i seguenti controlli: - relativamente a tutte le pareti opache, con eccezione di quelle appartenenti al quadrante nord-nordovest-nordest verifica almeno una delle due seguenti condizioni: Massa superficiale maggiore di 230 kg/m2 e valore del modulo della trsmittanza termica periodica YIE minore di 0,12 [W/m2K]. - relativamente a tutte le pareti opache orizzontali ed inclinate il valore del modulo della trasmittanza termica periodica YIE minore di 0,20 [W/m2K] . 83 MEDIATECA “Colore e materia” Alla scoperta di uno straordinario rapporto dialettico Il colore è un elemento essenziale del processo adattativo ed evolutivo. Un attributo della materia che ci circonda e di cui siamo anche parte, che nella reazione alla luce produce effetti che sono spesso alla base della prima valutazione qualitativa dello spazio e dei luoghi in cui abitiamo. Il colore è alla base della formazione delle mappe mentali e dei processi di selezione e di riconoscibilità degli spazi. Nell’architettura – come illustrano, anche con esempi, gli autori del volume edito da Maggioli, Marcello Balzani e Federica Maietti – il colore ha consentito la costruzione di codici di comunicazione e di comportamento, di surrogare morfologie naturali, conservare, attraverso il metamorfismo decorativo, molti aspetti della tradizione culturale; ma anche di adattare un rapporto con l’artificiale, ibridando i progetti, e sperimentando nuovi percorsi di produzione industriale, nuovi materiali integrati, nuove prestazioni. Sono state scelte, queste, che hanno contribuito a mantenere vivo uno straordinario rapporto dialettico: tra antico e moderno, tra città storica e città contemporanea, tra natura e artificio, tra bisogno di conservazione e desiderio di innovazione, tra salvaguardia-recupero e riqualificazione-valorizzazione, innovazione di produzione e nanotecnologie, processi costruttivi e tecnologie per l’efficienza energetica. “Nella spirale del clima Culture e società mediterranee di fronte ai mutamenti climatici” Questo libro, a cura di Emanuela Guidoboni, Antonio Navarra ed Enzo Boschi (edito da Bononia University Press) è nato da uno scambio di osservazioni e di suggestioni “lanciate” fra due versanti, quello storico e quello scientifico, all’inizio quasi un gioco di idee. È cominciato così un viaggio nel tempo, seguendo il filo rosso del clima. Mutamenti climatici e previsioni del tempo non sono problemi solo di oggi: da alcuni millenni le civiltà mediterranee si sono interrogate sul clima e sul suo rapporto con le attività umane, su come prevedere il tempo e difendersi dagli eventi estremi. Cosa pensavano gli antichi dei cambiamenti climatici che li avevano preceduti, di cui tramandano ricordi e riflessioni? In che modo le teorie sulla forma della Terra e le sue rappresentazioni influivano sulla 84 conoscenza dei climi terrestri? Le modificazioni ambientali indotte dalle attività umane del passato potevano influire sul clima? E ancora: come sono stati superati in passato i periodi caldi e quelli freddi, fino al riscaldamento globale attuale? Da pochi anni è aumentata la sensibilità a questi temi e, benché per l’area del Mediterraneo rimanga ancora molto lavoro da fare, questo libro vuole aprire qualche spiraglio sulla storia delle risposte umane ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi. La fatica di adattarsi alle variazioni, di subire le bizzarrie del tempo, con i danni e i rischi che ciò ha sempre comportato, non riguarda solo la storia contemporanea. Una riflessione sul passato per comprendere meglio la grande sfida ambientale che ci attende. “Percorsi d'architettura in Umbria” L’interessante volume “Percorsi d’architettura in Umbria”di Francesco Quinterio e Ferruccio Canali, a cura di Raffaele Avellino (EDICIT Editrice Centro Italia), come spiega nella premessa Alberto Chiariotti, Presidente del Collegio dei Geometri della Provincia di Perugia “non è nato ‘propriamente libro’, già concepito come tale, ma lo è ‘divenuto’ quando l’iniziale idea di tradurre in schede le lezioni di un corso di restauro promosso dal Collegio dei Geometri e condotto dagli stessi Autori è stata trasformata nella volontà espressa coralmente di realizzare un vero e proprio testo di storia dell’architettura umbra, che in effetti mancava nel panorama editoriale del settore”. I percorsi tracciati nel libro, pur non prefiggendosi “di essere una guida esaustiva del patrimonio architettonico della regione, com’è venuto a strutturarsi nel lungo periodo di almeno venticinque secoli”, non sono solo degli itinerari, bensì “un tentativo di ripercorrerne la Storia nei momenti significativi della loro estrinsecazione nelle vesti architettoniche a noi giunte”. Il testo, ordinato per epoche a partire dalle radici etrusche e romane, approda attraverso i secoli ai giorni nostri consegnandoci un’immagine dell’Umbria “anche inconsueta, diversa dal luogo comune che caratterizza questa regione soprattutto in epoca medioevale con i piccoli e piccolissimi centri storici e per i borghi agricoli”. Racconta una terra che è “protagonista assoluta anche della stagione rinascimentale con numerose emergenze che anticipano addirittura le prime esperienze fiorentine”. Gli apporti contenuti nel libro, dalla storia sociale alla pittura, alle relazioni umane, descrivono (anche grazie alle preziose schede di approfondimento) un luogo fisico intriso di stratificazioni identitarie e culturali fortemente intrecciate di vite umane. La lettura si trasforma in un viaggio “che ci svela anche, attraverso tappe introspettive più profonde che potrebbero apparire anche estranee all’architettura, l’anima più intima di pe rcorsi d’architettura in Umbria Francesco Quinterio Ferruccio Canali a cura di Raffaele Avellino questa regione e ci accompagna alla comprensione dei luoghi descrivendoci come gli elementi strutturanti primari sono cosi legati e profondamente fusi nel paesaggio a tal punto da risultare un unico ed irripetibile fenomeno compositivo”. Francesco Quinterio è Professore ordinario presso la Facoltà di Architettura di Ascoli Piceno, Università di Camerino, dove è titolare delle cattedre di Storia dell’Architettura e di Teorie e Storia del Restauro. È autore di saggi su alcuni dei protagonisti dell’architettura del Quattrocento e su figure minori legate all’ambiente del cantiere (allievi della scuola di Brunelleschi). Ferruccio Canali è attualmente ricercatore presso la Facoltà di Architettura di Firenze. Tra i suoi ambiti di studio e di ricerca: l’architettura del Quattrocento, in particolare Leon Battista Alberti e gli stati malatestiani; la storia del restauro e della tutela e la storia della fortuna architettonica classica nel Novecento. “Il gusto. Come convenzione storica in arte, architettura e design” Il saggio, a cura di Renato De Fusco ed edito da Alinea, è articolato in tre parti: la prima che studia il concetto di gusto nelle sue definizioni filosofiche; la seconda che applica la “critica del gusto” alle arti, all’architettura e al design; la terza che descrive i “Comportamenti”. Si passa così da una concezione alta del concetto a una operativa da critica “militante” per giungere a descrivere usi e costumi attuali. Ogni sezione è accompagnata dall’illustrazione di temi e problemi pertinenti, offrendo così al lettore un quadro completo e inclusivo, dalle sentenze di Hume e di Kant ai pareri dei maggiori critici d’arte fino ai commenti dei sociologi relativi a fenomeni quali il kitsch, il graffitismo, il tatuaggio e il piercing. Renato De Fusco è professore emerito di Storia dell’architettura; ha fondato e diretto la rivista «Op. cit.» di selezione della critica d’arte contemporanea, che si pubblica dal 1964. Compasso d’Oro alla carriera nel 2008 è autore di una vasta bibliografia. 85 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 “Le mie città Mezzo secolo di urbanistica in Italia” Diabasis presenta in questo libro i racconti e le riflessioni di un urbanista, Vezio De Lucia, da sempre impegnato nel progettare le città e nel dialogare con gli uomini che le abitano. Dalla frana di Agrigento del luglio 1966 alla rovinosa ricostruzione dell’Aquila dopo il terremoto dell’aprile 2009. Dai sogni del primo Centro sinistra al Piano casa di Silvio Berlusconi. Dalla salvaguardia di Venezia all’impegno contro l’abusivismo nel Mezzogiorno. Quasi mezzo secolo di storia della condizione urbana e del paesaggio italiano raccontata fra cronaca e autobiografia. Con un approccio sobrio, puntiglioso, documentato. Ma anche tormentato, soprattutto quando tratta dell’armonia cha pareva ritrovata, e poi nuovamente perduta, della patria napoletana. Vezio De Lucia (Napoli, 1938), già direttore generale dell’urbanistica del Ministero Lavori pubblici e membro del Consiglio superiore dei Lavori pubblici è Consigliere nazionale di Italia Nostra, Premio Cederna 2006 per l’urbanistica della provincia di Roma e progettista di piani territoriali e autore di diverse pubblicazioni tra le quali: “Se questa è una città” e “Napoli. Cronache urbanistiche”. “Italia segreta Viaggio nel sottosuolo da Torino a Palermo” Esiste un mondo affascinante incredibilmente vicino a noi, ma di cui non conosciamo i segreti: è il sottosuolo, un regno misterioso nel quale il nostro presente affonda le sue radici non solo metaforicamente. Se Jules Verne ci ha condotto in un immaginario “Viaggio al centro della terra”, Mario Tozzi, l’autore del libro (edizioni Rizzoli) ci accompagna in un incredibile ma realissimo “viaggio agli inferi” del Bel Paese, mostrandoci un’Italia millenaria che quasi non conosciamo, fatta di catacombe, cunicoli, acquedotti e antiche città. Dalle viscere del Vesuvio alle profondità occulte di Torino e di Bologna - che ha addirittura una rete di canali nascosti -, dai cunicoli arabi per l’acqua di Palermo all’universo sommerso degli etruschi, passando per quella città unica - Matera - in cui la gente ha abitato per centinaia di secoli allo stesso tempo in superficie e sottoterra. 86 Itinerari che i giovani del XVIII e XIX secolo, da Goethe a Dickens a Twain, percorsero durante i loro Grand Tours, imparando a conoscere forse meglio e più di quanto non ne sanno molti di noi oggi, non solo le arti e la storia in superficie, ma anche segreti della natura e fenomeni geologici. Perché c’è un filo rosso che lega la storia del pianeta Terra a quella degli uomini e tiene insieme le grotte naturali (non siamo stati forse ‘cavernicoli’) con le catacombe, gli acquedotti con i fiumi sotterranei: è lo studio della terra, la geologia, che ha sempre condizionato lo sviluppo delle civiltà antiche e continua ad avere un ruolo fondamentale per quelle moderne. Mario Tozzi è geologo e primo ricercatore del Cnr. Documentarista, autore e conduttore televisivo (Gaia – Il pianeta che vive e Terzo Pianeta su RaiTre, La Gaia Scienza su La7), collabora con vari quotidiani e periodici. ESA–AOES Medialab NEWS GEODESIA Dall’ESA la prima mappa della gravità terrestre realizzata grazie al satellite GOCE La gravità sulla Terra non è sempre uguale in tutti i punti del pianeta. La misura di questo dato non è di interesse solo per scienziati specialisti di geodesia, ma è altresì determinante per decifrare numerosi fenomeni atmosferici, come il più che mai attuale cambiamento climatico. Recentemente, grazie al satellite GOCE (Gravity Field and Steady-State Ocean Circulation Explorer), sviluppato e messo in orbita dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea) per analizzare le variazioni del campo di gravità terrestre, è stato possibile realizzare la prima mappa gravitazionale globale della Terra. La mappa è frutto di un progetto ambizioso, “Living Planet”, il cui obiettivo è la misurazione ad alta risoluzione della forza gravitazionale terrestre, dato variabile nelle diverse zone dell’emisfero poiché dipende dalla concentrazione delle masse interne la cui distribuzione esatta non si conosce. Il satellite GOCE, dotato di una strumentazione specifica, l’Electrostatic Gravity Gradiometer (EGG), in grado di cogliere anche le minime variazioni della forza di gravità, è stato lanciato in orbita a bassa quota. In questo modo i ricercatori sono riusciti a mettere insieme la forma più corretta del “geoide” terrestre secondo un’altezza di riferimento media riferita alla forza di gravità. Entrambi i componenti, satellite e gradiometro, sono stati assemblati in buona parte presso le strutture di Thales Alenia Space a Torino. La mappa realizzata è di particolare importanza in quanto rende disponibile una descrizione precisa di grandi aeree del nostro pianeta riguardanti il Sudamerica, l’Africa, l’Himalaya, il Sud Est dell’Asia e l’Antartide, di cui si possedevano sommarie descrizioni. L’aspetto che più fa capire l’importanza di GOCE, come anticipato, è connesso al cambiamento climatico. I suoi dati sono essenziali per misurare la circolazione delle correnti oceaniche, le variazioni dei mari e la dinamica dei ghiacciai, cioè tutti elementi che entrano nel gioco dell’ancora complicata analisi del processo di cambiamento climatico. L’ESA è ora intenzionata a integrare le informazioni raccolte, che permettono la compilazione di modelli teorici essenziali per spiegare i mutamenti del pianeta, con altri dati riguardanti l’ambiente (dall’acqua, all’umidità dei suoli, all’atmosfera) forniti da vari satelliti lanciati proprio nell’ambito del programma Living Planet al fine di decifrare una realtà ambientale determinante per capire come affrontare e risolvere i problemi e la tutela del pianeta stesso. TECNOLOGIE Dalla ricerca per scoprire le mine antiuomo nuovo radar olografico utile anche per la diagnostica in edilizia Un gruppo di ricercatori dell’Università di Firenze ha sviluppato, in collaborazione con un team internazionale, un radar olografico a microonde, che permette di superare i limiti dei metal detector attualmente utilizzati per rilevare la presenza delle mine antiuomo nel suolo. Lo strumento, denominato Rascan, è stato selezionato fra i progetti innovativi della scienza e della tecnica che hanno un’utilità sociale, presentati a Londra in occasione della Summer Science Exhibition 2010, la manifestazione per i 350 anni della Royal Society. Rascan offrirà anche numerose applicazioni nel settore edilizio. Può essere infatti impiegato per la diagnostica non distruttiva di elementi strutturali di opere murarie o in legno, per le indagini sui beni culturali e sulle strutture in cemento armato. 87 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 Programma delle gare e della manifestazione Mercoledì 26/01/2011 18.00 Incontro per apertura manifestazione presso la sala Convegni dell’hotel Mirella a Ponte di Legno Giovedì 27/01/2011 10.00 Gara di fondo tecnica libera 10 km 14.00 Gara di slalom gigante (per combinata) 18.00 Premiazione gare hotel Mirella 19.30 Cena rifugio Valbione Venerdì 28/01/2011 09.30 1° manche slalom speciale 11.30 2° manche slalom speciale 14.00 Gara fondo tecnica classica 5 km 16.00 Convegno professionale 17.30 Premiazioni gare presso hotel Mirella 20.00 Sciata in notturna a Ponte e festa sulla neve Sabato 29/01/2011 09.00 Slalom gigante l° manche 11.30 Slalom gigante 2° manche 12.30 Gara di snowboard (unica manche) 14.30 Gara di fondo TL 2.5 km per combinata 18.00 Sfilata e aperitivo in piazza a Ponte di Legno 19.00 Premiazione gare presso hotel Mirella 20.00 Cena di chiusura del campionato Per informazioni rivolgersi a: geom. Piotti Dario via J. F. Kennedy, 22/A - 25060 Tavernole s/m (Brescia) tel. 030 920233 - fax 030 920364 [email protected] - [email protected] BIOGAS Inaugurato in Piemonte un impianto innovativo per la valorizzazione delle biomasse zootecniche È stato recentemente inaugurato a Vignolo, in provincia di Cuneo, un nuovo impianto bioelettrico del tutto particolare: rappresenta infatti il primo esempio al mondo di centrale di valorizzazione delle biomasse zootecniche di filiera a ciclo chiuso. Si basa sul recupero delle biomasse zootecniche in surplus degli allevamenti e sul reimpiego delle stesse evitando così, secondo quanto previsto dalla nuova Normativa Nitrati, l’inquinamento atmosferico e terrestre. L’impianto garantisce il totale abbattimento delle componenti inquinanti, in parte trasformate in energia rinnovabile e in parte trattate microbiologicamente per diventare un fertilizzante completamente naturale. 88 Secondo Marcopolo Environmental Group, società responsabile del progetto e attiva da oltre trent’anni nella produzione di energia verde da biogas derivante dalla messa in sicurezza delle discariche, la struttura è concepita per “assorbire” 30.000 ton/anno di letame/liquame bovino e pollina, con un recupero di 8.200 m3/g di biogas che verranno depurati e distrutti all’interno di quattro digestori mediante un processo di digestione anaerobica. Al termine del processo, il biogas depurato passerà al gruppo di cogenerazione per una produzione totale di energia pari a 7.000 MWh/anno, che alimenterà 2.500 famiglie, evitando la dispersione nell’atmosfera di 3.500 ton CO2/anno. CLIMA L’Onu verso la prossima Conferenza sul Clima in Messico Obiettivi limitati ma raggiungibili Memori del flop del Summit di Copenhagen dello scorso anno, al prossimo vertice Onu sul clima che si terrà in Messico (Cancún, 29 novembre - 10 dicembre 2010) i rappresentanti dei 190 Paesi Onu sono determinati a cambiare rotta. Non si divideranno più (a quanto sembra) tra sostenitori della governance mondiale sui beni comuni dell’umanità (Europa) e difensori della sovranità degli Stati (Usa, Cina, India). Si cercherà invece un accordo più limitato ma più probabile, un accordo economico che tenga comunque assieme varie esigenze: evitare il caos climatico, agevolare lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, dare ossigeno alle imprese che hanno scommesso sulla green economy. E’ un’intesa che nell’immediato suona molto limitata rispetto alle ambizioni nate dal ben più stringente protocollo di Kyoto, ma lascia aperta la porta a successivi progressi e radica la questione ambientale in un gioco economico di ampio respiro. Di fronte alla possibilità di uno stallo infinito, è prevalsa quindi la linea che punta a ottenere subito qualche passo avanti concreto in direzione di una diminuzione/rallentamento delle emissioni serra. Dal punto di vista scientifico questa posizione è abissalmente lontana da quella necessaria a bloccare la crescita della temperatura entro un tetto di due gradi a fine secolo, ma dal punto di vista pragmatico può mettere in moto un processo di trasformazione economica capace magari di produrre uno sprint improvviso. PREVENZIONE Roghi in calo, anche grazie all’adozione del Catasto aree incendiate Migliora in Italia il sistema capillare di prevenzione e controllo contro gli incendi. A confermarlo sono i dati relativi alla diminuzione dei roghi contenuti nel Dossier di Legambiente e Protezione Civile denominato “Ecosistema Incendi” secondo il quale nello scorso anno i “roghi” sono passati dai 6.479 del 2008 a 5.422. Il rapporto, che monitora il comportamento dei comuni italiani nell’applicazione della normativa, rileva inoltre che, sebbene sul patrimonio forestale italiano permanga una situazione da “allarme rosso”, soprattutto al sud e nelle isole, moltissimi sono i Comuni che hanno adottato le misure preventive necessarie, in particolare l’aggiornamento del catasto delle aree bruciate. Il catasto delle aree percorse dal fuoco è istituito, infatti, nell’86% dei comuni colpiti da incendi nell’ultimo biennio (dopo la terribile estate del 2007, quando fu proprio la Protezione civile nazionale ad affiancare gli enti locali nell’istituzione del catasto delle aree percorse dal fuoco) ma solo il 56% lo ha aggiornato nell’ultimo anno. Eppure questo strumento risulta fondamentale per battere gli incendi perché permette di vincolare per decine di anni le aree bruciate proteggendole da chi usa le fiamme per ottenere terre da edificare, adibire ad aree di pascolo o fare affari con l’indotto del rimboschimento. EDILIZIA Fenomeno “green building” Crescita record negli USA stimato un +20% annuo Il mercato delle costruzioni “verdi” è in costante crescita. Ne è la conferma una recente ricerca effettuata da Environmental Leader, testata che si occupa di energia e sostenibilità ambientale, sulla situazione in America. Secondo le previsioni, il mercato “green building” negli Stati Uniti è destinato a salire a 173,5 miliardi di dollari nel 2015 (attualmente si attesta a 71), con una crescita annua media del 19,5%. Questo trend sarebbe favorito dalle prospettive di risparmio sui costi di esercizio e dagli incentivi governativi, come il programma di riqualificazione degli edifici federali Recovery through Retrofit, per il quale sono stati stanziati 80 miliardi di dollari. Con la crescita del green market crescerà, sempre secondo le stime di Environmental Leader, il tasso di qualificazione professionale degli addetti del settore delle costruzioni; aumenteranno gli investimenti privati in ricerca e sviluppo e gli edifici sostenibili diventeranno i più competitivi del mercato immobiliare. 89 ANNO II | n. 11 | SETTEMBRE - OTTOBRE 2010 ENERGIA SOLARE Bologna Solar City Innovativa mappa online per scoprire i valori energetici dei tetti Il Comune di Bologna ha recentemente messo a disposizione di cittadini e navigatori della rete un servizio che consente l’analisi dell’energia solare potenziale di tutti i tetti della città. Il sistema, denominato “Bologna Solar City”, è basato sulla Carta Tecnica Comunale ed è stato realizzato dal SIT (Sistema Informativo Territoriale) del Comune di Bologna. All’indirizzo http://sitmappe.comune.bologna.it/BolognaSolarCity/ è a disposizione una vera e propria mappa del sole della città con la quale è estremamente facile analizzare l’energia solare potenzialmente prodotta su ogni tetto e valutare i rendimenti degli impianti fotovoltaici già istallati. L’idea “Bologna Solar City” è quindi semplice, quanto efficace: mettere a disposizione di tutti i cittadini una vera e propria mappa interattiva per analizzare l’energia solare che potenzialmente potrebbe essere prodotta sul tetto di ogni edificio, inoltre dare a tutti la possibilità di conoscere con grande facilità le principali caratteristiche tecniche degli impianti già installati su molti dei tetti della città. Un sistema innovativo ed intelligente che, attraverso le nuove tecnologie di navigazione territoriale, consente di valutare i benefici ambientali di potenziali installazioni su ogni singolo edificio preso in esame. RICERCA Realizzata la mappa che misura l’altezza degli alberi del mondo far capire meglio il ciclo del carbonio. Dai dati raccolti si nota che le foreste più alte nel mondo sono nella parte ovest del Nord America e nel sud est dell’Asia, mentre quelle europee e asiatiche sono più basse. Le foreste di sequoie detengono il primato con circa 40 metri di altezza media, mentre quelle di querce e faggi più comuni in Europa si fermano a 25, così come le foreste tropicali. Il programma continuerà ora combinando questi dati con quelli sul volume delle foreste, per ottenere un inventario delle biomasse mondiali e poter così verificare la partecipazione degli alberi al ciclo del carbonio (capire quanto ne è imprigionato nelle foreste, quanto velocemente circola nell’ecosistema e viene immesso in atmosfera). La mappa potrà inoltre avere un ruolo molto importante per capire che effetto avranno sul pianeta i cambiamenti climatici, nonché per studiare modelli in grado di prevedere le modalità di propagazione degli incendi. Jesse Allen and Robert Simmon Grazie a tre satelliti della Nasa e al lavoro di un team di ricercatori della Colorado State University, è stata realizzata la prima mappa dell’altezza degli alberi del mondo. Utilizzando una particolare tecnologia di rilevamento a distanza, il LIDAR (Laser Imaging Detection and Ranging), in grado di determinare la distanza di un oggetto o di una particolare superficie, è stata assemblata una mappa partendo dai dati ricavati da circa 250 milioni di impulsi laser raccolti durante un periodo di sette anni. Essendo questi 250 milioni di impulsi in grado di coprire solo il 2,4% della superficie terrestre, i dati ricavati usando il LIDAR sono stati combinati con altre informazioni inviate da altre strumentazioni a bordo di tre satelliti (ICESat, Terra e Aqua), in grado di coprire aree più ampie anche se non con la stessa profondità. Le indicazioni ottenute, oltre a dare stime precise della distribuzione e della salute delle foreste, potrebbero inoltre 90 REDAZIONALE Progettazione strutturale Significato e prassi della nuova normativa antisismica L’entrata in vigore del DM 14.01.09 ha introdotto numerose novità nella normativa tecnica italiana nel settore della progettazione strutturale: per la prima volta il Metodo Semiprobabilistico agli Stati Limite diviene obbligatorio a scapito del Metodo delle Tensioni Ammissibili; l’Italia viene praticamente dichiarata tutta zona sismica in ordine a una definizione probabilistica di accelerazione attesa al suolo; i modelli di calcolo diventano più complessi; i materiali e i prodotti da costruzione devono ottenere una certificazione prima di essere immessi nel mercato e non possono essere utilizzati prodotti non conformi; gli impianti, ancorché elementi non strutturali, devono essere sottoposti a verifica; anche negli interventi non soggetti a deposito di progetto delle strutture il progettista deve effettuare una verifica in relazione alle possibili interazioni con lo Stato Limite Ultimo e lo Stato Limite di Esercizio. Il volume “Progettazione Strutturale. Significato e prassi della nuova normativa antisismica - Guida Pratica all’applicazione del DM 14.01.08 e Circ. CSLLPP 617/09” di Marco Boscolo Bielo (Legislazione Tecnica Editrice, pagg. 512, euro 48,00) è un interessante e utile compendio di nozioni mutuate in primo luogo dal DM 14.01.2008, quindi dalla Circolare applicativa del CSLLPP n° 617/09, dagli Eurocodici, da cui il complesso della norma deriva, da Istruzioni Ministeriali e infine dagli elementi teorici utili alla comprensione dei contenuti fondamentali. La materia viene proposta in maniera ragionata, anche per rendere il professionista consapevole di quello che i numerosi software di calcolo presenti sul mercato forniscono per la soluzione delle problematiche di progettazione e nel rispetto delle norme tecniche obbligatorie al fine della sicurezza delle costruzioni. Marco Boscolo Bielo, architetto, oltre all’attività di libero professionista, ha svolto attività didattica sulla progettazione strutturale presso l’Università di Venezia e per conto di altre istituzioni del settore edilizio, realizzando numerosi progetti e studi per diverse tipologie costruttive (c.a., c.a.p., acciaio, legno, murature in laterizio). È autore di diversi libri ed articoli su riviste specializzate. Contenuti principali dell’opera Progetto, direzione lavori e collaudo statico – Azioni sulle costruzioni – Azioni sismiche – Modellazione Strutturale Sismica – Il Metodo Semiprobabilistico agli Stati Limite – Il Calcestruzzo Armato – Resistenze e verifiche nelle costruzioni in calcestruzzo armato normale – Criteri di calcolo specifici per le azioni sismiche nelle strutture in calcestruzzo armato normale – Dettagli costruttivi per il calcestruzzo armato normale – Fondazioni – Interventi su costruzioni esistenti con particolare riguardo alle strutture in c. a. – 80 Esempi svolti e oltre 300 Tabelle e Figure illustrative. Per informazioni: www.legislazionetecnica.it 91 REDAZIONALE Mapelastic AQUADEFENSE La difesa rapida contro l’acqua pronta all’uso La leadership internazionale di Mapei nel settore degli adesivi e dei prodotti complementari per la posa di pavimenti e rivestimenti di ogni tipo, vede nell’impermeabilizzazione una delle aree dove l’elevata tecnologia e affidabilità dei prodotti dell’azienda fa davvero la differenza. L’impermeabilizzazione delle piccole, così come delle grandi opere (dai balconi ai terrazzi, dalle fondazioni alle piscine, dai viadotti ai canali idraulici), viene eseguita attraverso l’impiego di speciali membrane cementizie a elasticità permanente, da applicare a spatola o a pennello. L’impermeabilizzazione è un settore che Mapei, forte di decine di anni di esperienza internazionale, affronta con grandi risultati e offrendo una vasta gamma di soluzioni specifiche, sicure e durature. Ma l’evoluzione di Mapei nel settore delle impermeabilizzazioni non si ferma qui: il costante investimento che Mapei dedica allo Sviluppo e alla Ricerca e la continua voglia di ampliare la propria gamma di prodotti per proporre una soluzione ad ogni tipo di problema, anche nel campo delle impermeabilizzazioni fa, ancora una volta, la differenza. Dopo il successo ottenuto nelle Americhe - dove è stato lanciato 2 anni fa - arriva anche in Europa Mapelastic AQUADEFENSE, il nuovo prodotto Mapei che amplia la gamma degli impermeabilizzanti Mapelastic. Ad asciugamento rapido, Mapelastic AQUADEFENSE 92 è una membrana liquida elastica pronta all’uso per l’impermeabilizzazione rapida di balconi e terrazze, bagni, docce, saune e ambienti umidi in genere, da applicare sotto ceramica, marmo e mosaico, in interni ed esterni. Mapelastic AQUADEFENSE, si presenta come una pasta monocomponente di colore celeste. Pensato per grandi e piccoli lavori, Mapelastic AQUADEFENSE ha nella rapidità il suo principale vantaggio. Grazie alla sua asciugatura estremamente veloce, assicura un fuori pioggia dopo sole 3 ore, con posa delle piastrelle dopo 4 ore e con il riutilizzo dell’ambiente dopo 1 solo giorno. Mapelastic AQUADEFENSE non necessita di armatura, è applicabile a pennello e anche a rullo, ed è pertanto pratico, facile da usare e economico. Un fustino da 15 kg permette di impermeabilizzare una superficie di oltre 15 m2 e, anche se non viene utilizzato tutto il contenuto della confezione, il prodotto che rimane è sempre riutilizzabile in quanto mantiene le stesse caratteristiche. Mapelastic AQUADEFENSE, è stato testato a lungo in laboratorio e in cantiere e risponde alle più severe normative internazionali; infatti consente anche di acquisire fino a 2 punti come materiali regionali per il “Credit LEED Italia”. Per maggiori dettagli www.mapei.it REDAZIONALE CasaClima Award 2010 A Wolf Haus il Premio Speciale della Giuria CasaClima Award 2010: Peter Lamprecht, capo cantiere Wolf Haus progetto L'Aquila, Johann Waldner, Resp. Marketing, Michl Laimer, Assessore all'Ambiente ed Energia, Provincia di Bolzano, Kurt Schöpfer, Amm. delegato Wolf Haus Nell’ambito dell’assegnazione del CasaClima Award 2010, l’oscar per le case realizzate secondo i principi dell’efficienza energetica, l’altoatesina Wolf Haus è stata l’unica azienda ad essere insignita del prestigioso Premio Speciale della Giuria, per 536 abitazioni ad alta efficienza energetica realizzate in CasaClima A nelle zone terremotate in Abruzzo. I riconoscimenti sono stati consegnati il 2 settembre dall’assessore all’ambiente ed energia della provincia di Bolzano Michl Laimer assieme al direttore dell’Agenzia CasaClima, Norbert Lantschner, durante una cerimonia svoltasi a Bolzano, che ha premiato l’azienda altoatesina per gli edifici che meglio rappresentano i modelli da seguire per un nuovo concetto edilizio legato all’efficienza energetica. “Ormai Casaclima è diventata un modo di vivere, espressione di qualità di vita e di responsabilità verso il futuro e nei confronti dei nostri figli. Il premio vuole mettere in risalto i progetti che più di altri esprimono il significato di questa filosofia del costruire sostenibile”, commenta così Norbert Lantschner, direttore dell’Agenzia CasaClima, l’importanza acquisita da questo premio su tutto il territorio nazionale, visto che ormai la maggior parte dei premi stessi viene assegnata ad edifici costruiti fuori dall’Alto Adige, dove CasaClima e questo premio sono nati. “Il modello CasaClima è un modello vincente” sottolinea l’assessore provinciale Laimer, “e costituisce un’enorme opportunità per lo sviluppo sostenibile dell’edilizia su tutto il territorio italiano”. Per la Wolf Haus è il terzo premio vinto quest’anno per lo straordinario lavoro svolto anche nell’ambito della ricostruzione delle case per migliaia di famiglie colpite dal terremoto dell’anno scorso a L’Aquila. Infatti già a gennaio l’azienda era stata insignita a Roma con il Premio Internazionale Un Bosco per Kyoto, patrocinato dalla Presidenza della Repubblica, e assegnato ogni anno ad aziende, associazioni, personalità scientifiche e politiche (lo scorso anno era andato al Presidente degli Stati Uniti Barack Obama) che più delle altre si sono distinte nella difesa dell’ambiente nel loro Paese. Inoltre a giugno sempre la Wolf Haus era stata la protagonista dei Real Estate Awards, l’evento che ogni anno premia le migliori aziende e i migliori progetti nel campo dell’edilizia in tutto il mondo, ricevendo il premio come Miglior Progetto Sostenibile ed Antisismico. L’ing. Kurt Schoepfer, amministratore delegato di Wolf Haus, esprime così la sua felicità per questi premi: “Questi prestigiosi premi costituiscono un importante riconoscimento alla nostra azienda per la qualità, la professionalità e l’impegno che abbiamo riversato sul mercato e nel Progetto C.a.s.e. in Abruzzo, e allo stesso tempo sono un attestato di responsabilità a fare ancora meglio per il futuro, e ad investire sempre di più nel campo della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico. È ora di aprire una pagina nuova nell’architettura, più rispettosa delle reali esigenze abitative dell’individuo”. 93 REDAZIONALE PFCAD MOBILE Finalmente Windows sul treppiede S.C.S. survey CAD system srl di Verona ha lanciato la nuova versione di PFCAD MOBILE per Windows XP Seven in grado di connettersi con tutte le Stazioni Totali, tutti i modelli, di tutte le marche presenti nel mercato del surveying. Ora il sogno di avere la grafica con schermo di grandi dimensioni collegato alla Stazione Totale diventa realtà con un investimento economico contenuto. La soluzione hardware e software proposta da S.C.S. permette di portare anche le Stazioni Totali più vecchie al massimo delle performance, anche superiori a quelle delle costose Stazioni Totali di ultima generazione. La soluzione adottata sfrutta un piccolo computer con schermo Touch Screen da 7”, fornito con apposito supporto per il treppiede e specifico parasole. Il sistema operativo è Windows XP o Seven, e quindi tutti i software che normalmente usiamo in ufficio, possono essere utilizzati in campagna. Elaborazione diretta con Pregeo, AutoCAD, e tutti i programmi di Topografia e Office possono essere tenuti a portata di Touch Screen. Nelle porte USB è possibile inserire anche la chiavetta Internet per rimanere sempre collegati con l’ufficio. Il software PFCAD MOBILE, dotato di innumerevoli funzioni topografiche, permette di usare la stazione in tempo reale con le mappe, sia in formato raster che vettoriale. Questa è una funzione fondamentale per velocizzare le operazioni di riconfinazione e tracciamento. Le prestazioni Software di PFCAD MOBILE sono elevate. Il menu Registra Punti, lancia in automatico il comando di lettura angolo e distanza e lo memorizza direttamente nel computer, visualizzando all’operatore tutti i dati. Nell’area CAD sono disponibili tutti i comandi ZOOM, PAN, AREA e DISTANZA per il controllo grafico dei punti che si stanno rilevando. 94 Tramite il menu NUOVI PUNTI, in tempo reale possiamo ricostruire nuovi punti ed appenderli subito nel libretto corrente ed eventualmente tracciarli. Di fondamentale importanza l’importazione di immagini Raster e DXF già georiferite o da georiferire direttamente durante le fasi di rilievo. PFCAD MOBILE permette infine di esportare già direttamente nei formati PREGEO e DXF. Ulteriori info su www.pfcad.it e su www.gpskit.it o direttamente presso S.C.S. srl Tel 045 7971883 REDAZIONALE Software: Fotus Rilievi fotografici Fotus nasce dall’esperienza e dal know how di ACCA, azienda leader in Italia nel software tecnico per l’edilizia. Questo straordinario software è in grado di effettuare il rilievo dei dati metrici operando su immagini fotografiche raddrizzate e ripulite da imperfezioni prospettiche. L’edificio, in questo modo, viene definito e rappresentato graficamente nella sua dimensione reale. Grazie a specifiche funzioni di disegno è inoltre in grado di vettorializzare l’immagine per produrre esecutivi in formato sia DXF che DWG per un utilizzo CAD. Vantaggi • Utilizzo di strumenti economici (fotocamera digitale) • Velocità di esecuzione del rilievo (è sufficiente scattare alcune foto e prendere poche misure reali) • • • Possibilità di effettuare misurazioni accurate di particolari non accessibili (finestre, portali, cornicioni, etc.) Integrazione con altri software ACCA Prezzo molto aggressivo. Tecnologia Fotus è dotato di particolari algoritmi che consentono di effettuare operazioni evolute come: • la calibrazione ottica della facciata nella scala corretta; • la correzione automatica delle distorsioni legate alle lenti focali della fotocamera; • l’individuazione dei piani prospettici di lavoro; • la rettificazione della fotografia (totale o parziale) in relazione al piano prospettico individuato; • l’estrazione del prospetto tramite funzioni di disegno sull’immagine fotografica rettificata; • l’esportazione del disegno nei formati DXF e DWG. Non ci sono limiti sulle viste prospettiche individuate e sui fogli da misura da creare. Ambiti di impiego Fotus è uno strumento utilissimo a ingegneri, architetti, geometri e periti per rilievi di facciate o misurazioni di elementi non particolarmente accessibili e rilievi di tipo architettonico. È utile anche agli uffici tecnici dei comuni per ristrutturazioni patrimoniali o per ispezioni e verifiche sugli abusi edilizi. L’uso del programma è, inoltre, consigliato per lavori di restauro ed archiviazione storica e per studi di impatto ambientale. Per informazioni: www.acca.it 95 REDAZIONALE Novità software per la gestione completa delle imprese edili In occasione della Fiera SAIE 2010, la primaria software house Geo Network presenta il suo nuovo software per la gestione completa delle imprese edili: “EUCLIDE IMPRESA EDILE”. Questo software si differenzia da tutti gli altri perché oltre a permettere la gestione di tutti i costi e ricavi per un numero illimitato di cantieri ed imprese, è un completo E.R.P. (Enterprise Resource Planning) ovvero, uno strumento che consente di applicare i più moderni concetti di gestione manageriale all’impresa, conseguendo maggiore efficienza nelle seguenti attività: • Organizzazione e gestione generale dell’impresa • Gestione dei magazzini e dei stoccaggi • Rivelazione ed analisi dei costi di cantiere • Contabilità aziendale e scadenzari Riportiamo le caratteristiche principali: ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELL’IMPRESA EUCLIDE IMPRESA EDILE permette il coordinamento delle attività assegnate a dipendenti e collaboratori attraverso una agenda multi-utente completamente integrata con le altre funzionalità del software. Le scadenze verranno tempestivamente segnalate ai soggetti interessati che potranno in ogni momento visualizzare o stampare la propria “to do list”. Il registro dei protocolli permette la gestione digitale di tutti i documenti di qualunque natura, in entrata ed in uscita. Il software permette una gestione multi aziendale e la condivisione in rete degli archivi. Ad ogni utente possono essere associati diversi permessi di accesso agli archivi. GESTIONE DEI MAGAZZINI E DEGLI STOCCAGGI Il software consente di gestire un numero illimitato di magazzini e, tramite la registrazione delle entrate e delle uscite dei materiali, individua le risorse disponibili nei singoli magazzini e l’eventuale stoccaggio delle stesse nei diversi cantieri (o quello globale dell’intera azienda). 96 RILEVAZIONE ED ANALISI DEI COSTI DI CANTIERE Il software registra l’impiego e la movimentazione delle risorse nei vari centri di costo mediante l’imputazione di fatture di acquisto, documenti di trasporto da fornitore, fatture di vendita, documenti di trasporto per trasferimento e rapportini di cantiere. Per ogni cantiere possono essere specificate le singole lavorazioni e l’importo preventivato per le stesse. Anche le risorse indicate nei rapportini di cantiere possono essere raggruppate per lavorazione, ottenendo così una accurata analisi per verificare la correttezza dell’offerta. Le lavorazioni e le risorse sono prelevabili da EUCLIDE 2010 o da altri computi e contabilità dei lavori in formato PWE, XPWE, XML o Excel. CONTABILITÀ AZIENDALE E SCADENZARI Il programma gestisce i registri IVA ed un registro di Prima nota in cui vengono annotate anche le spese generali (non direttamente imputabili ai singoli cantieri). Le registrazioni consentono di stampare un bilancio dei costi e dei ricavi (conto economico), di ottenere la liquidazione IVA periodica e di tenere sotto controllo le scadenze contabili (incassi clienti e pagamenti fornitori). EUCLIDE IMPRESA EDILE è in offerta ad € 399,00 più IVA fino al 31/12/2010 con la garanzia “soddisfatto o rimborsato” entro 30 gg. dall’attivazione della relativa licenza. Per ulteriori informazioni contattare Geo Network tel. 0187-622.198 email: [email protected] REDAZIONALE Samoter 2011 Dal 2 al 6 marzo a Veronafiere Sostenibilità è il leit motiv dell’edizione 2011 di Samoter, il Salone Internazionale Triennale delle Macchine Movimento Terra, da Cantiere e per l’Edilizia (www. samoter.com) in programma la prossima primavera dal 2 al 6 marzo a Veronafiere. L’obiettivo è fornire un’occasione di conoscenza, formazione e approfondimento sull’argomento analizzandone i vari aspetti: la sicurezza e l’attenzione al processo edilizio, il rapporto tra ambiente ed economia, le normative tecniche, i prodotti, gli strumenti e l’innovazione, l’etica e la progettazione. Il convegno di apertura, sul tema “Sustainable Design & Construction: Explorations in Trends and Best Practices” coinvolgerà in una tavola rotonda esperienze nazionali ed internazionali in due sessioni di confronto tra il mercato nord americano ed europeo. Continuano anche in questa edizione i SAMOTER SPECIAL: percorsi dedicati ai singoli settori merceologici di movimento terra, calcestruzzo, stradale, perforazione, frantumazione, sollevamento, veicoli, componenti, rental. Ogni ambito è differenziato per facilitare il visitatore e a ciascuno dei nove settori corrisponde un'icona ed un colore di riconoscimento. Alcune giornate a tema affiancano i percorsi tramite eventi, seminari e convegni, grazie alla collaborazione di Veronafiere con le principali associazioni italiane ed internazionali. Il tema della sostenibilità sarà trasversale a tutti i settori della manifestazione, tra cui il calcestruzzo con incontri dedicati e organizzati in partnership con Atecap (Associazione tecnico economica del calcestruzzo preconfezionato), le gallerie e i lavori in sotterraneo con SIG (Società Italiana Gallerie), il mondo del mezzi movimento terra e infine i veicoli in collaborazione con Anfia (Associazione Nazionale Fra Industrie Automobilistiche). Per il settore frantumazione e cave, in collaborazione con Anepla (Associazione Nazionale Produttori Estrattori Lapidei e Affini), verranno organizzati seminari specifici, mentre per il sollevamento sono in calendario una serie di iniziative in partnership con IPAF (International Powered Access Federation). Nel settore del rental il convegno si svolge in collaborazione con ASSODIMI (Associazione distributori e noleggiatori di macchine industriali per le costruzioni), ASSONOLO ed ERA (European Rental Association), e infine SITEB (Associazione Italiana Bitume Asfalto Strade) organizzerà per il settore stradale un seminario. Il Concorso Internazionale Novità Samoter Il Concorso premia l’industria mondiale delle macchine movimento terra e da cantiere che risultino di nuova concezione e/o presentino innovazioni di pratico impiego o di fondamentale miglioramento delle macchine esistenti. Il premio viene assegnato tenendo conto delle innovazioni e/o dei miglioramenti relativi al risparmio energetico, alla produttività, all'ergonomia, alla sicurezza nell’utilizzo ma anche ad altri aspetti che conferiscano un valore aggiunto. In occasione del proprio ventennale il Concorso Novità Tecniche ospita una nuova sezione dedicata alla sostenibilità. Per partecipare: inviare il modulo d’iscrizione all’indirizzo [email protected] allegando tutto il materiale necessario e scaricando i form da www.samoter.com 97 Nel prossimo numero MATERIALI Costruire con l’acciaio RESTAURO Torre del palazzo-castello Orsini Barberini a Monterotondo Progetto di restauro e tecniche di intervento COSTRUIRE Incontro con Mario Botta PERCORSI D’ARCHITETTURA Le realizzazioni della modernità e delle avanguardie in Umbria Futurismo e Razionalismo INTERVENTI Come dobbiamo “motivare” i giovani? Risponde Paolo Crepet … e tanti altri interessanti articoli sui temi e sulle novità più significative per la categoria dei geometri. Per la pubblicità su Geocentro Magazine Plusservice Srl - Ufficio commerciale di Bologna Telefono: 051 2913911 E-mail: [email protected] TIRATURA E DIFFUSIONE MEDIA: 130.000 copie DIFFUSIONE COPIE PER AREE: Nord Ovest: 33.800; Nord Est: 28.600; Centro: 28.730; Sud e Isole: 38.350