religioni orientali che, con il loro fascino misterioso,
esercitano una vera forza d'attrazione su di loro.
Stiamo assistendo in questi anni ad un fenomeno abbastanza curioso che investe il
mondo occidentale, tradizionalmente cristiano: l'interesse, specie da parte della
gioventù, per le religioni orientali che, con il loro fascino misterioso, esercitano una
vera forza d'attrazione su di loro.
Ciò suggerisce alcune considerazioni piuttosto ovvie, la prima delle quali è che il
Cristianesimo ufficiale non è stato in grado di rispondere adeguatamente agli intimi
bisogni della coscienza individuale. Come è noto, nelle parrocchie tradizionali viene
sviluppato al massimo l'aspetto liturgico del culto, il cerimonialismo, le formalità ed
altre cose del genere, mentre vengono messe da parte le esigenze insopprimibili della
coscienza individuale, che non si accontenta più di rimanere nel vago, nell'indeterminato. La gioventù del nostro tempo si pone dei precisi interrogativi ai quali vuole
trovare delle risposte soddisfacenti, risposte che quasi sempre non vengono o se
vengono sono del tutto insoddisfacenti.
In altri termini, se si facesse loro comprendere che essi passano da una esperienza
religiosa negativa ad un 'altra senza avere approfondito adeguatamente il messaggio
cristiano, noi pensiamo che offriremmo loro più di un motivo di riflessione e di
ripensamento. Essi ignorano, infatti, che l'Eterno Iddio ha un proponimento eterno di
salvezza e di restaurazione non solo dell'uomo in sé e per sé, ma anche del mondo in
cui vive e dell'intero creato, e che questo proponimento è stato rivelato per mezzo dei
santi profeti dell'Antico Testamento, di Gesù Cristo e degli Apostoli! Perciò bisogna
interessarli in questa vera e propria riscoperta delle verità di Dio, del Vangelo di
Cristo, che apre alla coscienza umana orizzonti infiniti!
Il quadro religioso del mondo Orientale, come quello Cristiano, è diviso in alcune
grandi confessioni religiose ognuna delle quali a sua volta è suddivisa in numerose
sette. Ma a differenza della Società cristiana, queste sette non si combattono, non
entrano in conflitto tra loro, perché considerano come valida ogni esperienza religiosa.
Esse non fanno distinzione tra fede vera e fede falsa: tutte le vie sono buone, ogni
religione, sia pure attraverso le diversità di dottrine e di culto, costituisce una via per
ottenere la liberazione dalla carne e dalla sua schiavitù. I fondatori di queste religioni,
come Mose, Buddha, Confucio, Zarathustra, Muhammad, a loro avviso sarebbero stati
tutti dei Buddha (ossia dei risvegliati), inviati quaggiù in momenti in cui l'umanità
aveva particolare bisogno di loro. In futuro, altri Buddha verranno ancora sulla terra,
con altri messaggi particolari, per aiutare l'umanità, e così indefinitamente.
Questa tesi è del tutto inaccettabile al pensiero Cristiano per il quale il Signore Gesù
Cristo è l'unica via che conduce al Padre, anzi, è "la via, la verità e la vita" (Giovanni
14: 6).
Questo vero e proprio monopolio della verità, della conoscenza dell'unico e vero Dio,
che per noi è più che giusto, non deve però costituire un 'arma a doppio taglio, nel
senso che può portare al fanatismo, al settarismo, alla intolleranza, come sta
avvenendo ad esempio negli Stati Uniti d'America nei riguardi del movimento induista
Hare Krishna, la cui progressiva espansione viene contrastata da cristiani affiliati
all'organizzazione terroristica "Klu-Klux-Klan" (le tre ".K"), con azioni violente. Ciò è
oltremodo controproducente, specie se si pensa che le religioni indiane conquistano la
gioventù ed anche gli adulti, con la dolcezza, la tolleranza, quella pacata esposizione
che a noi cristiani molto spesso manca.
Noi abbiamo degli argomenti ben più validi ed efficaci di quello sterile fanatismo per
aiutare coloro che desiderano ricercare la verità.
D'altra parte, ciò dev'essere fatto per un semplice motivo: dimostrare quanto sia
assurdo abbandonare la fede cristiana senza averla mai, non diciamo approfondita, ma
nemmeno sfiorata! Molti, infatti, dopo il rituale battesimo, ricevuto nell'incoscienza a
pochi giorni di vita, si rivolgono alla Chiesa ufficiale in occasione del matrimonio e per
i funerali. Tutto qui. Lasciare il vecchio per il nuovo: d'accordo, in qualche caso ciò può
essere anche utile; ma conoscere bene ciò che si lascia per confrontarlo con ciò che si
vuole accettare, questo, sì, è indispensabile.
Noi vorremmo fare ciò, tanto più che queste sette orientali stanno conseguendo un
discreto successo in occidente.
In Italia, ad esempio, la setta Hare Krishna, fondata dal Guru (Maestro spirituale)
Rajneesh, conta parecchie migliaia di adepti, già entrati nell'ordine, distribuiti in
particolare tra la Lombardia ed il Piemonte.
In provincia di Alessandria, a Villabella di Valenza Po, essi stanno edificandola
"cittàsanta", già inaugurata, che porta il nome del "Maestro". Negli Stati Uniti
d'America, nell'Oregon, nei pressi di Portland, è sorta una città chiamata
Rajneeshpuram, completamente autosufficiente. Conta circa cinquantamila abitanti,
tutti seguaci del santone indiano, con amministrazione comunale ed i servizi
amministrativi, sociali ecc., più sviluppati e sofisticati di una città moderna. Costoro
sono conosciuti, anche in Italia, come gli "arancioni"perchè indossano una tunica di
questo colore. Lavorano tutti, hanno tutto in comune, non vi sono iniziative individuali. In pratica però tutti lavorano per accumulare la ricchezza al loro maestro
spirituale, che ogni pomeriggio, alle 15, si fa vedere dai suoi adoratori schierati in due
fitte ali, sfilando davanti a loro in Rolls-Royce.
Questa passeggiata pomeridiana dura due ore!
Quanto poi al culto, all'adorazione del dio Krishna, esso avviene cantando e ballando,
essendo questa la più accettevole forma di adorazione da parte di quel dio. Perchè voi
possiate avere una idea dello spirito e dei metodi di queste sette, mettiamo in evidenza
questo particolare: il santone o maestro spirituale, Bhagwan Shree Rajneesh, dal
novembre 1981 è entrato nel silenzio, non parla più. "I suoi discepoli leggeranno
'heart-to-heart', cuore a cuore". 20/8/1983).
Ci accingiamo perciò ad esporre in modo sommario, i contenuti e gli insegnamenti
principali del mondo religioso orientale ed in particolare dell'India, nell'intento di
poter fornire ai nostri cari lettori degli utili, anche se modesti strumenti, per poter
testimoniare la verità e portare a ravvedimento tante anime che manifestano segni di
disorientamento spirituale.
Esamineremo nell'ordine (non di importanza, ma cronologico) le seguenti religioni:
Bramanesimo,
Induismo,
Giainismo,
Buddismo.
Tratteremo, poi, in un articolo, la filosofia Yoga che, insieme ad altre filosofie del
genere, costituisce lo strumento per raggiungere quella condizione di estasi, di
rapimento e la Religione BahaT, una setta dell'Islanismo. Con un ultimo articolo,
trarremo poi le considerazioni finali.
I nostri cari lettori abbiano la benignità di seguirci, comportando eventuali punti non
molto chiari della trattazione. La materia che trattiamo, infatti, è quanto mai
complessa e darne un quadro organico e chiaro è quanto mai difficile.
La pace e l'amore di Gesù Cristo, siano e rimangano con essi tutti!
IL BRAMANESIMO
Le credenze religiose di questo sistema sono contenute nei Veda, (scienza), considerati
come libri sacri dagli indiani. La loro redazione si colloca tra il 1200 e l'800 a.C Essi
sono costituiti da un complesso di quattro libri tra cui il più noto è il Rigveda, che è
una raccolta di componimenti poetici, inni e preghiere. Verso l'anno 1000 a.C, si
aggiunsero nel canone i Brahmana, che sono dei trattati liturgici. Dall'anno V1 in poi
furono composti anche questi altri libri sacri: gli Aranyaka ( = testi della selva); le
Upanishad ( = dottrine arcane), che sono più che altro dei testi di filosofia.
Il Bramanesimo primitivo poggiava sul sacrificio, che aveva valore universale. Il
concetto era il seguente: l'uomo può raggiungere la salvezza con le buone opere e con
l'adempimento di alcuni atti rituali. Il male, infatti, viene sia dagli uomini che dai
demoni; questi ultimi si allontanano con riti sacrificali (anche l'uccisione di animali)
che fanno deviare il male e quindi rendono propizi gli dèi. V'è una specie di cerimonia
un po' simile a quella del capro espiatorio del Giudaismo (Levitico 16 : 20-22), che porta lontano nel deserto il male dell'individuo come della comunità.
In seguito, vi è stato in questo movimento una profonda evoluzione teologica in cui, da
una moltitudine di divinità maggiori e minori, si è passato alla preminenza di alcune
di queste sulle altre. Inizialmente Brahma era l'Assoluto, il dio creatore del tutto. In
seguito, a Brahma si sono aggiunti anche Visnù e Siva, (trinità che Costantino portò a
Roma)come accenneremo nelle note relative all'Induismo.
Nel Bramanesimo v'è la divisione della società in caste: il corpo di Brahma è costituito
dal capo, i brahmani, che sono la casta sacerdotale; dalle braccia, le tribù militari; dal
ventre, gli agricoltori ed i trafficanti; dai piedi, i servi. Tutti gli altri non compresi nel
corpo sono pària, veri e propri esseri immondi. Ancora oggi in India sussiste questa
crudele ed iniqua divisione, malgrado gli sforzi compiuti per eliminarla. Il bramanesimo, e l'Induismo che è una sua derivazione, contano oggi in India circa 350 milioni di
fedeli.
Origine nel Bramanesimo l'anima era identificato con l'Atmàn, spirito che risiede
nell'individuo e dà forma al suo corpo materiale fino alla morte di esso. In senso più
vasto, l'Atmàn, è l'anima o spirito universale che vitalizza tutta la materia , il
coordinatore degli atti fisici e psichici dell'uomo, una parte infinitesimale del
Brahman, realtà delle realtà, energia cosmica. In un secondo tempo si inserì nel
bramanesimo il concetto di anima e la dottrina della sua trasmigrazione, concepita
come un fiume che scorre ininterrotto, per cui nascita e morte non solo non
costituiscono interruzione, ma la salvezza viene affidata anche e soprattutto alla
conoscenza, non solo agli atti rituali ed ai sacrifici. C'è naturalmente l'ascesi, la contemplazione mistica. Il fine ultimo è il Nirvana. Di tutto ciò parleremo più
diffusamente negli articoli che seguiranno. Ci sono infatti molte affinità tra queste
religioni e noi cercheremo di evidenziare gli aspetti dottrinali più importanti che le
accomunano, facendo dei raffronti comparativi con la fede Cristiana Cattolica.
L'INDUISMO
L'induismo crede in un Essere Superiore, Verità Assoluta, Signore Supremo: Sri
Krishna, le cui emanazioni plenarie sono: Brahma, il dio creatore; Visnù, sostegno di
tutto ciò che esiste; Siva, incaricato della distruzione dell'universo. A questo Dio
Supremo nella sua manifestazione triadica, sono subordinati altri dèi che si
identificano con lui o costituiscono una sua manifestazione. In realtà essi vennero
recepiti ed inclusi nel nuovo culto, dalle numerose religioni locali. Si ha così questa
situazione assurda: che il monoteismo di principio (sia pure nella sua forma trinitaria)
viene annullato di fatto da un politeismo con una moltitudine di dèi. Le sette induisti,
poi, sono centinaia, tutte dirette da maestri spirituali che si attribuiscono titoli e nomi
altisonanti, oggetto di una specie di adorazione da parte dei loro seguaci.
I libri sacri sono molti come le ramificazioni o sette. I più importanti sono il Veda e il
Rig-Veda, di cui parlavamo nel Bramanesimo; c'è poi il Bhagavad-Gita, stampato in
centinaia di edizioni e diffuso anche gratuitamente in tutto il mondo. In Italia circola
ad esempio lo Shimad-Bahagavatan, in sanscrito originale con traduzione e
spiegazioni di Sua Divina Grazia (quanta modestia, però!) Bhaktivedanta Swami
Prabhupada, fondatore dell'Associazione Internazionale per la coscienza di Krishna.
In questi libri cosiddetti "sacri" si parla, naturalmente, anche di cose edificanti e la
loro lettura esercita un certo fascino per quel senso di mistero, di espressioni da
"addetti ai lavori"; ma quanti concetti eterogenei tra loro, quante contraddizioni,
soprattutto quante leggende! Essi divergono in modo abissale dal pensiero biblico
dell'Antico e del Nuovo Testamento. Lì si parla del continuo di Dio, lo si definisce
Onnipotente e Supremo, ma dalle espressioni usate si deduce che Esso è più l'energia
universale, che il Dio-Persona. E' difficile, infatti, distinguere Krishna dalla sua
"Anima Suprema" o "Emanazione plenaria" (Paramatma), da cui sono scaturite le
anime individuali non solo degli uomini, ma anche degli animali, delle piante, della
materia, dal macrocosmo al microcosmo. Si afferma, infatti, che "Da Lui tutto emana,
da Lui tutto è sostenuto, in Lui tutto si assorbe e riposa al tempo dell'annientamento"
(Prefazione all'op. cit.) Nel Dio unico della Bibbia, questa distinzione è invece
nettissima: l'energia cosmica per Lui non è altro che solo l'esercizio della sua potenza,
mentre la sua Persona trascende il tempo e lo spazio.
Le sette induiste si dividono in due grandi correnti: il
Vishnuismo e il Silvaismo.
Il Dio Krishna è l'incarnazione di Vishnu. Questa dottrina dell'incarnazione è molto
importante per l'Induismo perchè in essa il vero Dio non assume una vera forma
umana, ma si fa vero Dio e vero uomo, non solo, ma questa unione delle due nature (è
qui sta anche l'assurdo) continua per l'eternità. Questa incarnazione ha luogo ogni
volta che il male sta per trionfare sul bene ed ha lo scopo di togliere l'iniquità e ristabilire la giustizia. E' strano però che per queste incarnazioni si scelgono sempre casate
e dimore regali. La misera stalla di Bethleem, in cui risuonarono i primi vagiti del
Figlio Unigenito di Dio, che si fa carne una volta per sempre onde vincere il male e la
morte, muore una sola volta e risuscita in gloria, è un caso unico. Le azioni dell'Eterno
Iddio sono sempre irripetibili perchè infallibili (Isaia 45 : 21-25; Ebrei 7 : 27; 9 : 24-28).
La concezione di Dio dell'induismo e delle religioni affini, è molto simile a quella del
Deismo occidentale, sorto nel clima dell'Illuminismo, per il quale la religione è un
fenomeno del tutto naturale, non fondata cioè su una rivelazione storica, ma sulla
manifestazione naturale della divinità alla ragione umana. Una specie di panteismo,
dunque. Ciò spiega le simpatie dei deisti o teisti verso queste religioni. Il motivo è
facilmente comprensibile: Un Dio-Persona impone una adorazione, l'osservanza di
comandamenti, un impegno della coscienza, la conoscenza del suo proponimento di
salvezza, l'impegno ecclesiale, una limitazione della libertà personale.
Il tempo e la creazione.
Per l'Induismo l'universo materiale è creato per un tempo prestabilito e poi distrutto,
per far luogo ad un altro universo. Una serie di creazioni seguite da altrettante
distruzioni.
Ecco dunque un'altra sostanziale differenza tra l'Induismo e il Cristianesimo: la
concezione del tempo.
Per l'Induismo il tempo è ciclico, ossia circolare, per cui la liberazione consiste nello
spezzare quel cerchio ed uscirne fuori.
Un ciclo è costituito da quattro ere e dura complessivamente 4.320.000 anni.
Mille di questi cicli costituiscono un solo giorno di Brahma! Per l'Eterno Iddio, il
paragone tra l'eternità e la temporalità prende come punto di riferimento un giornomille anni (2 Pietro 3:8; Salmo 90:4).
Per Brahma invece il riferimento è un giorno -quattromiliarditrecentoventimilioni di
anni! Che fantasia però questi popoli orientali!
Per il Cristianesimo il tempo Creativo è una linea retta, indefinita, una linea cioè che
si sviluppa in senso orizzontale. Essa reca una cesura o taglio, costituita
dall'intervento di Dio nella storia umana; intervento che si attua con la
manifestazione in carne del suo Figliuolo (Giovanni 1 : 1-14), atto del suo infinito
amore per l'intera umanità (Giovanni 3 : 16).
Il tempo, misura lineare, viene così diviso in a.C. (avanti Cristo) e d.C. (dopo Cristo).
La salvezza. La concezione del tempo ciclico, caratteristica delle religioni orientali,
porta inevitabilmente all'immortalità dell'anima e quindi alla sua eterna preesistenza,
come parte infinitesimale di Dio.
Il corpo è una prigione per l'anima che, per essere liberata, deve spezzare quell'involucro che la opprime; ciò ha luogo con la sua morte.
Ciò era anche la concezione della filosofia greca.
Con la morte quella prigione dev'essere distrutta e ciò ha luogo con la cremazione. Non
avviene ciò per i piccoli fanciulli e per i grandi santi.
Il tempo biblico, come misura lineare, porta alla risurrezione dei morti (dottrina
questa nuova, unica, non riscontrabile in nessuna altra religione); ciò ha luogo con il
secondo Avvento di Cristo, alla fine dell'Età del Vangelo. Tra la morte e la risurrezione
i morti dormono (Giovanni 11 : 11-13; 1 Corinzi 15 : 13-21; 1 Tessalonicesi 4 : 13-17).
Inoltre il corpo non è una miserabile prigione dell'anima, ma il capolavoro creativo di
Dio che, al principio, creò l'uomo alla propria immagine e somiglianza (Genesi 1 : 26).
Quel corpo, con la redenzione di Cristo, ha valore immenso perché è "tempio di Dio" in
quanto ospita lo Spirito suo Santo (1 Corinzi 3 : 16).
Per il cristiano perciò è grave peccato ricorrere alla
cremazione
Per il cristiano perciò è grave peccato ricorrere alla cremazione, poiché gli elementi
costitutivi del corpo carnale devono essere dissolti per processo naturale, riassorbiti
dalla terra che, come una buona madre, conserva amorevolmente (Genesi 3:19;
1 Corinzi 15: 35-38).
Ma v'è una diversità di fondo sulla salvezza tra le religioni orientali in generale e
l'induismo in particolare, da un lato, e il Cristianesimo, dall'altro. Krishna, ad esempio, che è l'Essere Supremo, Vishnu incarnato, è l'ottavo figlio di due coniugi indiani
che devono sbarazzarsi del bambino perché il re dei Yadava, zio di Krishna, era stato
avvertito da un oracolo, che il nipote lo avrebbe ucciso. Divenuto grande Krishna non
disdegnava nemmeno l'amore delle fanciulle, divenendo una specie di Don Giovanni!
Com'era stato predetto, uccise suo zio, impossessandosi del trono; indi combatté delle
guerre fino a quando il suo popolo, i Yadava, non si massacrarono a vicenda, uccidendo
anche lui. Un curriculum, come vedete, che si addice poco all'Essere Supremo!
Quanto a noi, temiamo finanche di peccare con il solo accostare la figura di Gesù a
quella di Krishna. Il suo concepimento, per virtù ed opera dello Spirito Santo, la sua
vita purissima, immacolata, il suo sublime insegnamento, la sua morte sulla croce, la
sua risurrezione, il suo sovrano innalzamento alla destra del Padre, sono eventi unici
ed irripetibili del proponimento di Salvezza dell'Iddio unico!
Nel trattare il Giainismo, il Buddismo e la Filosofia Yoga, ci soffermeremo
sull'insegnamento relativo all'anima.
A differenza del Cristianesimo, l'Induismo non riconosce alcuna forza o entità
malvagia principale come il Diavolo in opposizione a Dio.
L'Induismo riconosce però che esseri ed entità differenti (ad esempio, gli Asura)
possano compiere atti malvagi, sotto il dominio temporaneo del guna chiamato tamas,
e causare sofferenze agli uomini.
IL GIAINISMO
Questa setta fu fondata nella seconda metà del sesto secolo a.C. da Vardhamana, un
contemporaneo di Buddha, ed è denominata dei Nirgrantha, ossia degli emancipati.
Giainismo viene da Jina, che significa vincitore, uno degli attributi dati al fondatore
dai suoi seguaci. A detta di costoro, il Giainismo avrebbe una storia ben più antica
perché Vardhamana, figlio di un principe, che abbandonò la famiglia per darsi all'ascetismo e alla meditazione, sarebbe stato solo l'ultimo dei 24 maestri della setta.
Come per il Buddismo e le altre sette orientali, anche il Giainismo è costituito da un
ordine di monaci e di monache, strettamente vincolati da una regola monastica che
impone una vita austera, e da laici che vivono nel mondo.
La dottrina giainista rifiuta i Veda, libri sacri del Bramanesimo e dell'Induismo e la
loro autorità sacerdotale.
Non ammette l'esistenza di un Dio creatore e regolatore dell'universo, come il
Buddismo; ammette però l'esistenza di una classe di dèi o deva, tutti vincolati però ad
una serie di rinascite.
Le anime sono incorporee ed eterne ed avvolte da una materia grossolana oppure più
sottile ed eterea, che è eterna, ma sempre mutevole.
Le anime non ancora emancipate, si reincarnano senza fine. Questo processo può
essere affrettato fino alla sua conclusione mortificando la propria carne con esercizi
spirituali, fino a che l'anima non raggiunga il Nirvana.
Nel Giainismo l'anima non è inattiva e quindi non passa dal sonno al risveglio. Le
passioni come l'avidità, l'odio, l'irascibilità, la violenza si alloggiano nell'anima e
agiscono su essa come una sostanza adesiva, per cui l'anima stessa è costretta alla
legge del Karma, che costituisce come un corpo di materia sottile tra il corpo fisico e
l'anima.
Si può pervenire alla salvazione con l'acquisizione dei "tre gioielli" che sono: retta fede,
retta conoscenza, retta vita.
La prima consiste nel credere fermamente che Jina (Vardhamana), ha vinto il mondo,
ha trovato la via della salvezza ed è divenuto rifugio dei credenti.
La seconda è la conoscenza metafisica e psicologica della religione insegnata dal suo
fondatore.
La terza via consiste nel vivere secondo i precetti del fondatore in modo da liberare
l'anima dalla legge del Karma.
Come vediamo, c'è un solo terreno comune a tutte le religioni orientali, le cui diversità
in taluni casi sono più di forma che di sostanza.
La divisione in sette delle varie religioni non sono infatti motivo di contrasto perché,
secondo una mentalità comune, ogni professione di fede e quindi ogni fondatore
costituisce una via della salvazione.
Tante vie, dunque, tutte buone, anche se quella propria eccelle sulle altre.
Oh, quale differenza sostanziale tra queste fedi e la fede Cristiana! Per questa v'è una
sola fede: la santissima fede tramandata una volta per tutte ai santi, per la quale
bisogna combattere strenuamente (Giuda 3,20); v'è inoltre una sola via che conduce al
Padre: Cristo Gesù. "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non
per mezzo di me" (Giovanni 14 : 6). "In nessun altro è la salvezza; poiché non v'è sotto
il cielo alcun altro nome che sia dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere
salvati" (Atti degli Apostoli 4 : 12).
In virtù dell'influsso potente che il nostro Salvatore e Signore esercita sulla nostra
esistenza terrena, non c'è legge del Karma che possa condizionare la creatura
spirituale, l'uomo interiore che è in noi. Ogni seguace di Gesù è un morto (alla carne,
al peccato, al mondo, al diavolo) risuscitato e che perciò cammina in novità di vita.
Tutto ciò però, è bene sottolinearlo con vigore, non per capacità propria, ma per l'aiuto
che viene dall'alto: "Se dunque, siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra
dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate l'animo alle cose di sopra, non a quelle
che son sulla terra; poiché voi moriste, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio.
Quando Cristo, la vita vostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui
manifestati in gloria" (Colossesi 3 : 1-4).
Oh, "santissima fede"! Oh, santa e benedetta certezza!
IL Buddismo
Buddha visse tra il 560 e il 480 a.C. . Questo nome viene da "bodhi" che denota l'atto
del risvegliarsi dal sonno;
Buddha significa perciò "colui che si è risvegliato". Il suo nome era Siddhartha, ma fu
chiamato anche Sakyamuni (ossia: Asceta dei potenti). Si sposò ed ebbe un figlio di
nome Rahula; a 29 anni abbandonò la famiglia e la casa e andò, come tanti altri del
suo tempo, in cerca della via della salvazione. Postosi sotto la guida dei bramani
(sacerdoti di Brahma) non rimase soddisfatto del loro insegnamento; si macerò con
rinunzie di ogni genere ed estenuanti digiuni fino a rasentare la morte.
Ma capì che questa non era la via per ottenere la luce, e dopo sette anni di tali
sacrifici, mentre sedeva sotto un albero, la luce della verità folgorò il suo spirito,
togliendolo dal sonno dell'ignoranza.
L'insegnamento di Buddha è molto complesso e più che una religione il Buddismo è
una vera e propria filosofia. Egli perciò ebbe seguito tra la gente colta perché il
popolino non poteva essere in grado di recepire il suo insegnamento.
Ecco in sintesi il pensiero di Buddha.
La causa di tutta la sofferenza umana è il desiderio, fonte di ogni male; estirpare la
causa, dunque: ecco la soluzione; ciò può aver luogo solo con l'estinzione, ossia con la
liberazione dai legami restrittivi della materia, da realizzare con la vita mistica
interiore e mediante l'esperienza della realtà, una realtà non oggettiva, ma soggettiva,
cioè come l'uomo la concepisce.
Il Buddismo agisce sulla coscienza più che sul pensiero, perché rifiuta l'interpreta
zione razionale delle cose e realizza tutto ciò escludendo categoricamente qualsiasi
aiuto dall'Alto; esso rifiuta perciò qualsiasi rivelazione, qualsiasi intervento divino
nella storia degli uomini. Tutti gli eventi storici sono frutto dell'arbitrio umano .E'
importante però sottolineare che per il buddismo l'ascesi non consiste nell'esercizio
delle qualità morali, nella santificazione, come per il Cristianesimo e l'Ebraismo, ma
nel raggiungimento di stati psichici più o meno intensi, da ottenere con lo Yoga, come
per l'Induismo e il Giainismo. La meditazione consiste nello svuotamento progressivo
della propria coscienza, del proprio "Io". In sostanza il Buddismo guarda
amorevolmente alle sofferenze altrui, ma con un senso di distacco; manca cioè di
quella partecipazione attiva, o comunione, verso di esse (una specie di atarassia o
imperturbabilità degli epicurei e degli stoici della filosofia greca). La sofferenza e
quindi il male che è nel mondo, è un fatto naturale e non può essere superata fino a
quando non si raggiunge l'estinzione, non si perviene cioè al Nirvana, che è la suprema
beatitudine.
Per il Cristianesimo il male che è nel mondo è una anomalia, frutto della caduta
dell'uomo nel peccato e con l'uomo di tutto il creato. Da ciò la necessità, da parte di
Dio, di una redenzione e di una restaurazione.
L'estinzione viene raggiunta attraverso una serie di esistenze che servono a far
constatare la transitorietà di tutte le forme di esistenza e ciò ha luogo col "risveglio"
che è una particolare presa di coscienza. Al termine di una esistenza terrena si passa
in una condizione di morte, che è una condizione intermedia, in cui si decide il destino,
che dipende da ciò che si è operato nella esistenza precedente: ciò è noto come "la legge
del Karma".
C'è però una sostanziale differenza tra il Buddismo attuale e quello originale: Buddha,
infatti, non ammetteva l'immortalità dell'anima, non accettava cioè l'esistenza di
un'anima. Perciò non era il caso di parlare di reincarnazione o trasmigrazione, ma di
un rinascere vero e proprio da una esistenza all'altra. Rinascere di volta in volta è
doloroso: è come costruire una casa e vedersela crollare (Canone Buddista,
Dhammapada, XI: 153, 154).
Il Buddismo considera il mondo come qualcosa da cui il credente deve fuggire perché
esso è immerso nelle tenebre (Canone Buddista, Dhammapada XIII: 174/175).
Questo pensiero sembra simile a quello Cristiano, ma in effetti non lo è affatto;
l'insegnamento di Gesù e degli apostoli si riferiva alle concupiscenze, alle
degenerazioni della società umana, da cui bisognava operare una netta separazione,
pur vivendo però in essa. In sostanza non si trattava di una fuga dalla realtà della
vita, ma il vivere in essa senza esserne contaminati.
E' importante per il Buddismo il dominio delle passioni. L'uomo che si sa dominare,
che sa soggiogare i propri sensi, è invidiato perfino dagli dèi (Ibidem cap. VII:94).
La mente è il tutto dell'uomo: l'autocontrollo è frutto di una mente calma ed un tale
che l'ha conseguito ha raggiunto la liberazione (Ibidem VII:96).
Il cuore, i sentimenti non hanno parte alcuna in tale processo. Per la Bibbia invece,
all'acquisizione intellettuale della verità deve corrispondere anche una adesione del
cuore. Così, all'invito: "Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente"
(Romani 12:2) si aggiunge anche l'esortazione: "Figliuol mio, dammi il tuo cuore, e gli
occhi tuoi prendano piacere nelle mie vie" (Proverbi 23 : 26). Infatti, "l'uomo dabbene
dal buon tesoro (del suo cuore) trae cose buone" (Matteo 12 : 35).
La meditazione buddhica (o svuotamento progressivo della coscienza) si attua in
quattro stadi o fasi:
1°) l'esclusione, che consiste nella semplificazione del pensiero e nella sua liberazione
dai complessi emotivi;
2°) placare l'attività mentale fino a pervenire ad una condizione di serenità e di estasi;
3°) raggiungimento di una condizione di imperturbabilità e di presenza di spirito;
4°) assenza di dolore o di gioia, purità totale in virtù di quella imperturbabilità e di
presenza di spirito.
Queste sono comunque le tecniche caratteristiche della filosofia Yoga, di cui parleremo
nell'articolo successivo.
La meditazione estatica prende il posto della preghiera delle altre religioni e si
realizza attraverso una serie di 40 esercizi spirituali ripartiti in quattro stadi o vie alla
santificazione. Le pratiche meditative sono comunque numerose nel Buddismo data
l'alta importanza che viene attribuita alla concentrazione mentale.
Nel Buddismo c'è il monachesimo diviso in due ordini: uno maschile ed uno femminile,
quest'ultimo con regole più severe.
Con la predicazione del Buddha sorse l'ordine dei monaci, che era costituito a principio
da 60 persone, che si sparsero per tutta l'India a predicare. I seguaci cominciarono così
a moltiplicarsi. Ecco le parole con le quali il Buddha inviò i suoi apostoli:
"Andate, o discepoli, e girate, per la salvazione e la gioia di molti, spinti dalla
compassione per il mondo, portate benedizioni, salvazione e gioia agli dèi ed agli
uomini. Non andate a due a due per la stessa strada. Predicate o discepoli la dottrina
che è salutare nel suo principio, nel suo corso, nella sua consumazione, e nella lettera;
proclamate la pura via della santità...".(idolatria agli dei)
Notate la sostanziale diversità con lo spirito e la lettera della missione affidata da
Gesù ai suoi apostoli: essi non danno la salvezza, ma annunziano la via della
salvazione, predicano il Regno, non la instaurano. Essi vanno non isolatamente, ma "a
due a due" (Luca 10 : 1 ss.; Matteo 24 : 14). Fanno ciò guidati non dallo spirito proprio,
ma dallo Spirito di Dio, guida e consolatore degli eletti (Giovanni 16 : 12-14; Atti degli
Apostoli 1 :8).
Per il Buddismo la salvezza l'uomo deve raggiungerla da se stesso perché nessun dio
può aiutarlo e tanto meno salvarlo.
Per il Cristiano, invece, la salvezza sta in Cristo Gesù: "In nessun altro è la salvezza;
poiché non v'è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale
noi abbiamo ad essere salvati" (Atti degli Apostoli 4 : 12). Il problema del male. Tutto
il male dell'esistenza viene dal desiderio di vivere, che determina rinascite e quindi
vecchiaia e morte. "Cessando elementi dell'esistenza, cessa (lo stato) di coscienza: cessando lo stato di coscienza, cessano nome e forma... cessa l'esistenza ... cessa la nascita, cessano la vecchiaia e la morte, dolore e lamento, sofferenza, tormento. Così avviene la cessazione di tutto questo insieme di male" (Canone Buddista, Udana, I : 1,2).
Così, "per il monaco che ha troncato la sete di vivere, il cui spirito è placato, in cui è
annientato l'errare di nascita in nascita, per costui n o n e s i s t e p i ù a l t r o divenire!"
(Ibidem, IV : 9). C'è perciò il Nirvana, la meta finale. Di che cosa si tratta? Il Nirvana è
una condizione "ove non è né terra, né acqua, né fuoco, né aria, ove non è la sede dello
spazio infinito né quella dell'infinita coscienza, né quella della nullità, né quella
propria a 'né coscienza né non coscienza', ove non è né questo mondo né un mondo di là
da questo...né luna, né sole. Da là o monaci, non si muove, non è fondata su cosa
alcuna. Quella è invero la fine del dolore" (Ibidem, Vili : 1).
Tutto questo giro di parole e di espressioni vuole corrispondere al nostro concetto di
mondo spirituale o Regno di Dio, che è al di fuori del tempo e dello spazio. Ma c'è
qualche cosa di sostanziale che non possiamo assolutamente accettare: il concetto di
Nirvana o di Estinzione che viene raggiunto da colui che ha la virtù di distruggere
dentro di sé la sete di vivere e pertanto tornerà a rinascere (Ibidem II : 9, 11, 12). Si ha
infatti la netta impressione che con l'estinzione l'uomo perda la propria personalità, il
suo stato cosciente, il ricordo del suo passato, e questo vale anche per le altre religioni
che abbiamo esaminato.
La Bibbia afferma invece decisamente che l'uomo conserva integra la propria
personalità, il proprio io, con tutti i ricordi del passato (Matteo 12 : 36).
L'esistenza del Dio unico. Il Buddismo anche oggi non crede all'esistenza di un Dio
unico, creatore, conservatore e restauratore dell'uomo e dell'intero universo. Esso è
pertanto una religione ateistica. Questa affermazione potrà sembrare un paradosso,
ma è verace. Esso infatti crede alla esistenza dei Deva o dèi, che sono creature umane
che hanno raggiunta l'estinzione e si trovano perciò nel Nirvana.
Essi sono dei Buddha, ossia dei risvegliati e di tempo in tempo possono rinascere qui
sulla terra per compiere una missione particolare.
I buddisti affermano ad esempio che Gesù Cristo fu un Buddha, un risvegliato.
Ecco le dichiarazioni del Dalai Lama, rese ad un convegno interconfessionale tenuto
nell'ottobre 1979 a Houston, negli Stati Uniti d'America, a chi gli parlava della
necessità di rendere presente agli uomini il Dio sconosciuto: "Siamo franchi, il
buddismo non accetta né un Dio creatore, onnipotente ed eterno, né l'esistenza
dell'anima.
Secondo Buddha tutto dipende dall'uomo. Spetta all'uomo ottenere la propria salvezza
o liberazione.
Per questo motivo Buddha insiste: 'Tu devi essere buono, praticare la compassione
verso tutti i viventi' .
. Il Dio di Gesù Cristo e di noi Cristiani è così interessato al destino dell'uomo, al
punto da offrire il suo Figliuolo unigenito in sacrificio: "Iddio ha tanto amato il mondo
che ha dato il suo Unigenito Figliuolo" (Giovanni 3 : 16). Per il pensiero biblico l'uomo
venne originariamente creato perfetto, ad immagine di Dio, secondo la sua
somiglianza (Genesi 1 : 26, 27). Con la sua caduta perciò si rendeva necessario la sua
salvezza e la sua restaurazione (Atti 3:21); Romani 5 : 12 ss.). La morte, nemica
dell'uomo, introdottasi come una anomalia nell'armonia dell'universo, dev'essere
distrutta per sempre (Isaia 25 : 8; I Corinzi 15 : 26; Apocalisse 21 : 4).
L'Eterno Iddio ha perciò un Piano o Proponimento di salvezza che realizza per mezzo
del suo Figliuolo (Efesini 3 : 1 1 ) . La cura amorevole che Dio ha per noi è tale che Egli
ha contato finanche tutti i capelli del nostro capo e nemmeno uno di essi cade senza il
suo volere (Luca 21 : 18; Matteo 10 : 30). Ciò è motivo di pace, di tranquillità interiore,
di gioia ineffabile!
Una figura simile a quella del diavolo nel Buddismo è Mara. Egli è un tentatore, che
ha tentato anche Gautama Buddha cercando di sedurlo con la visione di bellissime
donne che, in varie leggende, sono spesso riconosciute come le figlie di Mara. Mara
personifica l'incapacità, la "morte" della vita spirituale. Egli cerca di distrarre gli
uomini dal praticare una vita spirituale rendendo il noioso allettante o facendo sì che
il negativo sembri positivo. Un'altra interpretazione di Mara è che lui rappresenti i
desideri che sono nella mente di un uomo impedendo che questo veda la verità. In un
certo senso quindi Mara non è un essere indipendente ma una parte dello stesso essere
di una persona che deve essere sconfitta. Nella vita quotidiana del Buddha ,il ruolo del
diavolo è stato dato a Devatta.
La FILOSOFIA YOGA
Lo Yoga è uno dei sei sistemi filosofici delle religioni orientali che abbiamo trattato nei
precedenti articoli, il più noto in occidente, che viene investito da una vera e propria
valanga di trattati su tale filosofia. Essa è
Lo strumento per raggiungere, non per le vie razionali, ma con pratiche ascetiche,
esercizi fisici e la meditazione, quella contemplazione del trascendente, l'estasi, il
pieno controllo del proprio corpo.
Avendo accennato perciò alle varie religioni orientali, pensiamo sia utile dare dei brevi
cenni anche a quella parte che la filosofia Yoga svolge nella vita religiosa di quei
popoli.
L'uomo e la sua personalità. Tutti gli uomini sono uguali, tutti sono figli di Dio, non vi
sono buoni e cattivi, giusti ed ingiusti. Dio non disprezza e tanto meno condanna
alcuno, ma ogni singolo individuo segue la legge del Karma, ossia la legge di causa ed
effetto: i desideri bassi portano ad una vita relativa fino a quando l'anima non proverà
disgusto per la vita precedente. Per questa via dell'ascesa, la filosofia Yoga propone
all'uomo tre sentieri o metodi:
-1) Ragia Yoga, che sviluppa i poteri nascosti dell'uomo, la completa padronanza delle
proprie facoltà mentali.
-2) Karma Yoga, per l'uomo d'azione, che ama cioè la vita attiva, il progresso sociale,
ecc.. Il lavoro viene comunque concepito non come strumento di sfruttamento e di
illeciti arricchimenti, ma come servizio sociale, come atto d'amore verso il prossimo. E'
il sentiero più facile da percorrere.
-3) Gnami Yoga, che sviluppa la predisposizione dell'intelletto agli studi metafisici,
alla conoscenza occulta.
C'è poi un sentiero a parte, diverso da questi tre, ed è il più importante, chiamato:
"Bhakti Yoga" (bhakti significa "devozione" perché pone al centro della propria
esistenza Dio e l'amore verso il prossimo).
La filosofia Yoga coltiva così l'occultismo, l'ipnotismo, la chiaroveggenza, la cosiddetta
magia bianca, ossia le scienze occulte, onde consentire lo sviluppo dei poteri nascosti
nell'uomo, il dominio sulle sue passioni,
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pieno sfruttamento delle proprie facoltà mentali, della volontà per ridare al
proprio corpo l'armonia, la salute, il pieno equilibrio, una direttivaunica, quella
volontà ferrea in cui c'è la chiave del successo in tutte le attività, specie nel mondo
politico e finanziario, in quello scientifico, nella speculazione intellettuale ed in tutto
ciò che ha attinenza con L"Io" materiale.
Per la filosofia Yoga, sette sono i principi caratteristici dell'uomo: corpo fisico, corpo
astrale, prana o forza vitale, mente istintiva, intelletto, mente spirituale, spirito.
L'uomo comune si ferma ai principi inferiori e non ha consapevolezza di ciò che esiste
in lui. Molti raggiungono il quinto principio, pochi il sesto, quasi nessuno in
quest'epoca. Il nostro vero "IO" è spirito puro, scintilla divina, l'anima della nostra
anima.
Il corpo astrale è composto di una materia più sottile di quella del corpo fisico, di cui è
la controparte; è l'involucro provvisorio dell'anima nella fase di passaggio, che poi si
dissolve. Ciò spiega le apparizioni di fantasmi.
Il prana è una energia vitale che tutti gli uomini possiedono in misura diversa; chi ne
possiede di più e lo sa sfruttare, guarisce tutte le malattie, imponendo le mani sulla
parte malata (la pranoterapia).
L'anima dell'uomo nella filosofia Yoga. Dopo la morte del corpo, l'anima è racchiusa
per poco tempo nel corpo astrale, ma poi si libera anche di esso. Vi sono piani
sovrapposti per le anime: piani più bassi per le anime più grossolane e piani superiori
per le anime più nobili, purificate dalle precedenti reincarnazioni. La gloria dei piani
superiori è progressiva. Le anime del piano inferiore non possono accedere a quello
superiore; quelle dei piani superiori possono accedere ai piani inferiori. Queste anime
lasciano la gloria dei piani superiori per portare aiuto e conforto alle anime dei piani
inferiori. C'è poi un piano speciale dove si trovano le anime non risvegliate, accessibile
solo a quelle anime che hanno raggiunto un alto grado di sviluppo. Al risveglio ogni
anima va al piano corrispondente ai propri desideri, al grado di maturità raggiunto
nella esistenza terrena. Vi sono sette piani di esistenza delle anime nel mondo astrale.
Le anime più grossolane, non sviluppate cioè spiritualmente, sono ancora attaccate
alla loro vita terrena fatta di vizi e di desideri carnali e quando possono reincarnarsi,
rinascere, attirate dalla vita terrena, scelgono un corpo per vivere la condizione
precedente. C'è però il fattore dell'esperienza, che determina in loro sempre un
miglioramento. Le anime dei piani inferiori, nel reincarnarsi, hanno un ricordo molto
vago delle passate esistenze. Infatti, noi spesso sentiamo ripetere frasi come queste:
mi sembra di aver già visto ciò, di avere già ascoltato questo discorso, di avere già fatto
questa esperienza. Ciò si spiega solo se teniamo conto del fatto che l'anima ha vissuto
precedenti reincarnazioni. Le anime risvegliate dei piani superiori, quindi quasi al
termine della loro evoluzione, ricordano invece le esperienze delle passate esistenze in
modo più chiaro.
Quando l'anima lascia il corpo, alla morte di quest'ultimo, con il loro pianto, grida,
manifestazioni di dolore incontrollato, i loro familiari, parenti ed amici la fanno sentire
come disturbata, frastornata, confusa, mentre un dolore composto, silenzioso e
controllato facilita il suo grande trapasso verso il nuovo regno. Essa cade così più
facilmente in quello stato di semi-incoscienza, di sonno, di riposo da cui sarà al proprio
tempo risvegliata. Ciò ha luogo quando si è liberata dalle scorie della mentalità inferiore. Questo processo è progressivo fino a quando l'anima non avrà raggiunto il suo
sviluppo spirituale, la condizione di puro spirito. Allora essa è simile ad un dio. Il
sonno dell'anima è molto simile a quello di un feto nel seno materno. E' ovvio che più
l'anima raggiunge i piani superiori e tanto meno desidera reincarnarsi o meglio
rinascere. La nostra esistenza attuale è pertanto una delle innumerevoli esistenze
precedenti della nostra anima.
Nella sua esistenza terrena, l'anima ha bisogno di uno strumento fisico di pensiero
costituito dal cervello umano con i suoi milioni di cellule, ognuna delle quali possiede
la memoria di un atto, un pensiero, un sentimento che al tempo opportuno riporta in
luce. Lo stesso avviene nella memoria universale che registra tutto degli uomini.
Vi sono anime che pur avendo raggiunto piani superiori a seguito di un rapido
sviluppo, sacrificano volontariamente la loro gloria scegliendo un corpo quaggiù per
amore del prossimo e per servire i fratelli.
Vi sono molti pericoli nelle tecniche di respirazione yoga.
Perfino gli scrittori ed i sostenitori di questi esercizi yoga sono solleciti nell'avvertire
che queste cose non solo scatenano disturbi emozionali e mentali che hanno portato in
cliniche psichiatriche persone per il resto della loro vita; ma riconoscono anche che
questi esercizi possono aprire l'anima, la mente e l'intera persona alla possessione da
parte di forze demoniache! I seguaci stessi dei guru si sono visti costretti a creare una
rete di emergenza di 4500 medici e psichiatri per curare coloro che hanno avuto questi
gravi problemi col misticismo orientale.
Come vedete, cari lettori, la fantasia galoppa velocemente in una specie di
fantascienza spirituale!
La Bibbia, che è la verace Parola di Dio, spazza via queste cervellotiche ricostruzioni
della fantasia umana, come dimostreremo in un ultimo articolo, che riassume l'intera
materia trattata.
LA RELIGIONE BAHA’ I
Quattro sono le principali divisioni dell'Islamismo: a) Sciiti, divisi a loro volta in
innumerevoli gruppi; b) Ismailiti; c) Drusi; d) Sunniti o tradizionalisti.
Il bahaismo è un movimento religioso scaturito dallo sciitismo, fondato nel 1863, o
secondo altri tra il 1866 e il 1867, da Baha'u'llah (nome che significa "lo splendore di
Dio"), al secolo Ali Nuri, nato a Teheran nel 1817, morto ad Acri, in Palestina, nel
1892. A differenza di tutte le altre sette islamiche questi sosteneva che la religione non
bisogna imporla con la spada ma con la persuasione; bisogna cioè parlare al cuore degli
uomini e conquistarli alla verità. Baha'u'llah non fondava il suo insegnamento solo sul
Corano, ma anche sulle Scritture Giudaiche e Cristiane, ossìa sull'Antico e il Nuovo
Testamento. Il Bahaismo perciò, quale religione, rivendica il suo carattere ed il suo
ruolo universali. Oltre a questi libri sacri ha il cosiddetto "Libro Santissimo" scritto
solo in Arabo e perciò non accessibile ai convertiti del mondo occidentale a questa
religione, i quali ignorano la lingua araba.
Dalla sua sede originaria di Acri (l'attuale 'Akko in Israele), il Bahaismo si indirizzò ai
cristiani dell'Europa ed alle nazioni del continente americano, specialmente agli Stati
Uniti.
Baha'u'llah ebbe tre mogli ed una concubina e sette figli: quattro maschi e tre
femmine. Dopo la sua morte sorse così una contesa tra i quattro fratelli su chi dovesse
essere il capo della comunità, contesa generata anche dal fatto che il loro genitore si
era proclamato "l'ultima e più grande manifestazione della divinità" (quanta
modestia!) e perciò chiunque avesse preteso di sostituirlo alla sua morte sarebbe stato
un falsario.
Il figlio primogenito 'Abbas Effendi gli successe infatti solo come capo della comunità
modello, come "custode della causa" e non come manifestazione del Divino. Nel 1921,
anno della sua morte gli successe a sua volta suo figlio Shoghi Effendi Rabbani, morto
nel 1957. Dalla morte dell'ultimo "custode" l'opera è stata coordinata da una specie di
comitato chiamato "Mani della Causa" fino al 1963, quando la direzione del movimento
ed il potere di interpretare i libri sacri passarono ad una specie di Concilio chiamato
"Bet al-Adl" o "Casa Universale di Giustizia" che è divinamente ispirata e perciò le sue
decisioni sono infallibili.
Il Bahaismo, fin dal suo sorgere, dichiarò come decaduta la religione islamica,
ponendosi come religione universale dei tempi nuovi. In particolare esso nega la
risurrezione dei corpi e crede alla sopravvivenza delle anime con corpi eterici. Ritiene
che l'universo materiale è eterno nel tempo e Dio non ne è il Creatore, ossia non è la
causa diretta. Egli crea i mondi, ossia coordina la materia per mezzo della ragione
universale, identificata con Muhammad, e dell'anima universale, identificata con 'Ali.
La matrice del Bahaismo è il Babismo, da Bab che significa "porta". Bab per alcuni fu
un personaggio religioso, per altri un ideale, lo sciita perfetto. Per l'uno e per l'altro,
alla fine fisica del mondo si sostituì la dottrina della fine ciclica di un'era o una
dispensazione storico-profetica; ad ogni chiusura di era c'è la manifestazione divina
per mezzo di un profeta.
Nel Bahaismo non c'è dunque una dottrina escatologica come nel Cristianesimo per cui
il "presente secolo malvagio" dovrà cedere il posto ai nuovi cieli e ad una nuova terra
nei quali abiterà la giustizia, ossia il Millennio del Regno Messianico e della
restaurazione di tutte le cose. Appunto per questo il Bahaismo nega la risurrezione dei
morti e individua l'immortalità dell'anima in un progressivo perfezionamento oltre mondano
che non significa essere con Dio, che rimane per sempre una meta irraggiungibile. Il
paradiso è un avvicinarsi progressivo a Dio senza mai realizzarsi, mentre l'inferno è
mancanza di Dio.
Al centro della teologia Baha'i sta l'inconoscibilità di Dio e della sua essenza. Per il
Cristianesimo invece la conoscenza di Dio è al centro del messaggio evangelico. Gesù
disse: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai
mandato, Gesù Cristo" (Giovanni 17 : 3). I "puri di cuore" sono beati perché "essi
vedranno Iddio" (Matteo 5 : 8 ) . Tutti i membri del corpo di Cristo avranno questo
privilegio perchè saranno partecipi della natura divina, come il loro Maestro,
Salvatore e Sposo (2 Pietro 1 : 4 ) .
Come per l'Induismo e le altre religioni orientali, anche per il Bahaismo la venuta di
Budda, di Krisna, di Gesù, di Muhammad sono vere e proprie manifestazioni del
Divino, anche se cronologicamente superate dalla manifestazione di Baha'u'llah,
fondatore della setta. Tutte le religioni con i rispettivi libri sacri hanno un fondamento
di verità; le diversità sono semplici adattamenti al tempo ed alle circostanze.
Ma proprio quando il Bahaismo rivendica la propria prerogativa e privilegio di vera ed
unica religione universale, in quanto riassume in sé i va lori, i caratteri, le verità
(trasformate ovvero deformate) delle tre grandi fedi religiose: l'Ebraica, la Cristiana e
l'Islamica, esso dimostra che non ha una fisionomia propria, un proprio volto, una
peculiare caratteristica, assumendo tutto l'aspetto del sincretismo religioso, di
mescolanza cioè di concetti e dottrine eterogenee, che non possono non costituire un
vero e proprio ibridismo.
Attualmente il centro mondiale dell'Organizzazione Baha'i è ad Haifa, in Israele; esso
è per i suoi seguaci di tutto il mondo un modello del futuro governo universale Baha'i.
I Baha'i non hanno infatti una patria perchè la loro coscienza è cosmopolita (e questa è
la caratteristica del vero Cristianesimo - Filippesi 3 : 20; Colossesi 3 : 1-3; Ebrei 11 :
13-14).
La sua struttura organizzativa si basa su Assemblee Locali (di nove membri ciascuna),
Assemblee Nazionali, e la Casa Universale di Giustizia ad Haifa.
I Baha'i sono presenti in 115 nazioni tra cui anche l'Italia; il numero dei suoi seguaci è
in continua espansione. Sono diffusi in quasi centomila località, contano
venticinquemila assemblee locali e 134 assemblee nazionali. Sono numerosi in Iran,
dove contano alcuni milioni di fedeli.
Qui però con l'avvento del regime di Khomeini stanno subendo delle terribili persecuzioni.
Le accuse sono le seguenti: appoggio al Sionismo ed agli interessi imperialistici,
simpatia per il precedente regime dello Scià, violazione dell'etica islamica. L'accusa di
simpatia ed appoggio al Sionismo viene dal fatto che la loro sede mondiale trovasi in
Israele. Fatto è che in Persia il Bahaismo è stato sempre perseguitato, malgrado
l'amore per la pace ed il profondo rispetto per tutte le idee, che i suoi seguaci
professano. Essi amano la Persia che considerano come la culla della loro fede. Il 29
agosto 1983 c'è stato un Decreto di messa al bando della fede Baha'i, e quindi arresti,
internamenti in campi di concentramento. Una specie di genocidio è in atto sotto lo
sguardo indifferente dell'O.N.U. Qualche tempo dopo, saltava in aria la loro sede a
Shiraz!
I Baha'i si astengono da ogni bevanda alcoolica; i loro culti sono quanto mai semplici,
non hanno sacramenti, praticano un digiuno dall'alba al tramonto per 19 giorni (dal 2
al 21 marzo di ogni anno). Il loro calendario, infatti, è costituito da 19 mesi di 19 giorni
cadauno. Ai loro templi sono uniti un ospedale, scuole, un ospizio per orfani e vecchi,
con giardini ampi. Di tali templi ce ne sono cinque situati rispettivamente negli Stati
Uniti d'America, in Uganda, in Germania, in Australia ed a Panama. La sede di Akka
in Israele è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo perchè conserva la tomba del
fondatore. Praticamente tutte queste sette Islamiche, o scaturite dall'Islamismo, hanno come centro
del loro insegnamento l'unicità assoluta di Dio, ed i vari profeti come manifestazione terrena della
divinità. Ed è proprio a questo punto che quel rigido monoteismo si affievolisce di fatto. Solo un
cieco non può non rilevare la differenza abissale tra la dottrina biblica che presenta
Gesù Cristo come l'uomo incorruttibile, perfetto, esente dal peccato, come
l'Emmanuele, ossia "Dio con noi" (Isaia 7 : 14; Matteo 1 : 23) e queste religioni che
presentano i loro fondatori come manifestazione della divinità, pur essendo uomini
imperfetti, con mogli e concubine, vittime di passioni come tutti gli altri uomini. Anche
nella religione Baha'i manca una dottrina della salvezza; v'è la concezione del tempo
ciclico con il perpetuo, anzi l'eterno dominio del peccato e della morte; manca
l'aspettazione messianica, manca la visione dei nuovi cieli e della nuova terra, la
restaurazione di tutte le cose, il trionfo finale dell'amore di Dio.
Non affermiamo ciò per spirito di parte, ma il pensiero Cristiano, con le sue dottrine
meravigliose e ben coordinate, è l'unico che può soddisfare appieno le intime esigenze
dello spirito umano, la sua sete di verità. Nel Cristianesimo c'è la rivelazione del
proponimento eterno di salvezza Che l'Eterno Iddio manda ad effetto per mezzo del
suo Figliuolo (Efesini 3 : 11). Tutte verità queste che mancano nel Bahaismo come
anche nelle altre religioni orientali, che sedicenti cristiani abbracciano per curiosità o
per hobby, così come si cinge un nuovo modellino di abbigliamento, allo scopo di
seguire la moda, mettersi bene in mostra, apparire eccentrici.
Per concludere, non possiamo passare sotto silenzio un aspetto importante che fa del
Cristianesimo l'Opera di Dio per eccellenza in questo periodo della storia dell'umanità
che chiamiamo Era Evangelica o Era Cristiana. Il Fondatore della Fede Cristiana,
come abbiamo visto, è stato l'Essere perfetto, puro, immacolato; Egli ha dato la vita
sua, il proprio sangue per il riscatto della sua Chiesa e dell'intera umanità. Gesù
manifestò al mondo tutta la potenza che aveva ricevuto dal Padre suo e che
manifestava con opere mai compiute in passato da nessun uomo. Egli apriva gli occhi
ai ciechi » guariva i malati, risuscitava i morti!
Ma, fatto unico, mentre altri uomini che pretesero di essere manifestazioni o
addirittura incarnazioni del Dio unico, terminarono i loro giorni da uomini peccatori
senza lasciare traccia alcuna o prova alcuna che andasse al di là della realtà della
tomba, il Signore Gesù Cristo aveva annunziato, mentr'era ancora in vita, non solo la
sua morte, ma la sua risurrezione dai morti: "Da quell'ora Gesù cominciò a dichiarare
ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrir molte cose dagli anziani,
dai capi sacerdoti e dagli scribi, ed esser ucciso e risuscitare il terzo giorno" (Matteo 16
: 21). "Disfate questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere (...) Ma egli parlava del
tempio del suo corpo" (Giovanni 2 : 19/21).
Ed il primo giorno della settimana, alle prime luci dell'alba, alcune pie donne che si
erano recate al sepolcro, lo trovarono vuoto. Il loro Maestro era risorto e durante i
quaranta giorni precedenti la sua assunzione al cielo, apparve ai suoi discepoli "ai
quali si presentò vivente, con molte prove, facendosi vedere da loro per quaranta
giorni" (Atti 1 : 3). Paolo afferma che il Signore Gesù "risuscitò il terzo giorno, secondo
le Scritture (...) Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la
maggior parte rimane ancora in vita" (I Corinzi 15 : 4-7).
Prove certe, inequivocabili, uniche nella storia delle religioni, sulla risurrezione del
Fondatore della Chiesa che porta il Suo Nome! Ecco le parole di un altro testimone,
l'evangelista Giovanni: "Quel che abbiamo veduto con gli occhi nostri, quel che
abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita (...) noi
l'annunziamo anche a voi" (I Epistola 1 : 1-3). E l'apostolo Pietro: "Poiché non è
coll'andar dietro a favole artificiosamente composte che vi abbiamo fatto conoscere la
potenza e la venuta del nostro Signor Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni
oculari della Sua maestà" (II Pietro 1 : 16).
La potenza della risurrezione, manifestata da Dio in Gesù Cristo: ecco il fatto nuovo e
sconvolgente del messaggio cristiano; potenza che opererà a suo tempo nei riguardi
della Chiesa e di tutta l'umanità!
Le varie religioni contengono, per usare una espressione di Pietro, solo favole
artificiosamente composte dagli uomini.
Nelle Scritture del Bahaismo, il "diavolo" o il "satanico" può assumere diversi
significati.
A volte viene usato per riferirsi all'interpretazione Bahá'í di Satana.
Altre volte si riferisce a persone che sono comandate dalla loro stessa bassa natura. In
questo senso, la fede Bahá'í pensa che alcune persone malvagie siano diavoli incarnati,
non nel senso di essere governati da una forza malvagia esterna, ma dai propri
desideri egoistici. Bab definisce i suoi persecutori come "i seguaci del diavolo".
Considerazioni Finali
Quali sono dunque le divergenze di fondo tra il Cristianesimo e il pensiero religioso
esaminato nei precedenti articoli? Sono principalmente tre e le esponiamo nell'ordine.
L'IDEA Di DIO
Il Dio della Bibbia è il Dio unico ed è il Dio Personale. Non è dunque la forza o l'anima
dell'universo, ma l'Essere Supremo, al di fuori del tempo e dello spazio, che permea
però l'uno e l'altro con l'esercizio della sua potenza. Egli è sapienza, potenza, giustizia,
amore; questi quattro divini attributi operano in una armonia perfetta nella storia
dell'umanità. Ecco dunque un'altra caratteristica: il nostro Dio fa sentire la sua
presenza nella storia degli uomini e nell'universo intero, controlla gli eventi tutti, li
domina, li volge ai suoi fini, si rivela agli uomini, manifesta loro la Sua volontà.
Questo è veramente importante ed è per l'essere umano motivo di tranquillità, di
sicurezza.
L'Eterno Iddio inoltre è il Dio creatore; Egli ha creato dal nulla tutto ciò che esiste per
mezzo del suo Figliuolo unigenito, conosciuto come la Sapienza e la potenza di Dio
(Proverbi 8 : 12-30; I Corinzi 1 : 24), la sua Parola rivelata o Verbo (Greco, Logos). Per
mezzo di essa l'Eterno Iddio ha fatto ogni cosa (Giovanni 1 : 1-2; Colossesi 1 : 15-17).
Poiché nell'opera creativa e in particolare nell'uomo vi è stata una caduta nel peccato e
quindi nella morte, l'aspetto più importante dell'intervento di Dio nella storia
dell'umanità è la sua opera di salvezza. Ciò che è caduto dev'essere risollevato,
restaurato. Ciò ha luogo con l'offerta in Sacrificio del suo Unigenito Figliuolo, che
morendo sulla croce come uomo perfetto, ha soddisfatto pienamente la perfetta
giustizia di Dio. Cristo Gesù ha redento l'umanità con il suo sangue, ha cancellato la
trasgressione adamica, ha riportato la vita là dove c'era la morte (Giovanni 1 : 29; I
Timoteo 2 : 5/6; I Giovanni 2 : 2 ecc.).
Dobbiamo riconoscere che nessuna religione al mondo ha dato, né potrà mai dare una
spiegazione così logica, così perfetta, così armoniosa dell'uomo, della sua origine, del
suo futuro, della creazione di tutte le cose.
Perciò un altro intervento di Dio nella storia dell'umanità è il secondo Avvento di
Cristo, in cui l'Eterno Iddio realizza il suo piano di redenzione e di restaurazione di
tutto ciò che è caduto nella trasgressione, nell'imperfezione, nel peccato (Atti 3:19/22).
Vi sarà perciò un tempo in cui lacrime, sofferenze, dolore e morte non saranno più
(Isaia 11:9; 35:8/10; 65 : 17-25: Apocalisse 21:1-8: I Corinzi 15:25-28).
Il Dio di queste religioni orientali non è il Dio personale e creatore; la sua esistenza è
avvolta nel mistero, spesso sorge anzi il fondato dubbio che venga identificato con la
natura, una specie di panteismo. Inoltre non è il Dio che si rivela, che fa conoscere la
sua volontà agli uomini, non è il Dio creatore, e l'esistenza umana sulla terra è un
fatto inspiegabile, accidentale; l'uomo si trova qui per sbaglio e perciò deve considerare
questa esistenza come l'esilio per la sua anima, che è una parte eterna, anche se
infinitesimale, di Dio. Non c'è caduta, non c'è redenzione, non c'è restaurazione! Le
cose qui sulla terra sono sempre andate e sempre andranno così per il ciclo corrente;
poi ci sarà una distruzione ad opera del dio Siva, per ripetere le cose sempre allo stesso
modo. Peccato, sofferenze, morte, saranno la condizione perpetua degli esseri viventi.
Un vero e proprio squallore!
L'ANIMA
La concezione che tali religioni hanno dell'anima, è del tutto inaccettabile col pensiero
biblico e cristiano, secondo cui le anime non sono increate e quindi indistruttibili ed
eterne! L'anima esiste con la creazione dell'uomo: "E l'Eterno Iddio formò l'uomo dalla
polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale, e l'uomo divenne un'anima
vivente" (Genesi 2 : 7 ) .
Tre sono perciò gli elementi costitutivi dell'essere umano: corpo, spirito ed anima (I
Tessalonicesi 5 : 23).
E' comunque certo che l'anima, 1' "IO" o l'essere interiore, ha bisogno degli altri due
elementi per potersi manifestare, mancando i quali, o venendo meno uno di essi,
l'anima è spogliata e perciò dorme in attesa di essere sopravvestita con il nuovo corpo
della risurrezione (I Corinzi 1 : 15 : 44; II Corinzi 5 : 2).
E' assurdo pensare che l'anima sia costretta decine o centinaia di volte a trasmigrare
di corpo in corpo per potersi purificare! Purificare poi da che cosa? Non era, prima di
incarnarsi la prima volta una parte eterna di Dio? Non era dunque perfetta? E come e
quando è caduta? Il Cristianesimo offre una prospettiva infinitamente migliore: Cristo
è la nostra purificazione, "il purgamento per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma
anche per quelli di tutto il mondo" (I Giovanni 2 : 2).
Ci si dirà: ma come rifiutare le prove ineccepibili che tale dottrina ci fornisce? Sì, le
prove ci sono e noi stessi abbiamo messo da parte una ampia documentazione. Ma il
fatto è questo: bisogna individuare quale è quella cosa che trasmigra di corpo in corpo,
nel desiderio sfrenato di incarnarsi. Sono gli spiriti maligni, spiriti di demoni, già
materializzatisi al tempo di Noè, prima del diluvio (Giuda vs. 6; II Pietro 2 : 4-5;
Genesi 6 : 2) e non le anime dei trapassati. L'uomo dev'essere guidato dall'Alto: deve
avere o lo spirito di Dio (Giovanni 6 : 13; I Corinzi 3 : 16) o uno spirito immondo.
Quest'ultima affermazione è abbondantemente suffragata non solo dalla Bibbia, ma
anche dai libri sacri di altre religioni. Il Cristianesimo però dà un contributo
particolare e decisivo all'angelologia ed alla demonologia. L'episodio narrato in Matteo
12 : 43-45 e Luca 11 : 24-26, è più che indicativo. Notate infatti questa espressione,
riferita ad uno spirito immondo espulso dal corpo di un uomo: "va attorno per luoghi
aridi, cercando riposo; e non trovandone, dice: ritornerò nella mia casa donde sono
uscito..." Anche in Atti degli Apostoli si parla di spiriti immondi che scelgono come
dimora i corpi di creature umane (Atti 19 : 11-16).
Ma è indicativa questa espressione riferita a Saul, primo re di Israele: "Or lo spirito
dell'Eterno s'era ritirato da Saul, ch'era turbato da un cattivo spirito suscitato
dall'Eterno" (I Samuele 16 : 14).
D'altra parte non crediate che tali spiriti maligni siano così ottusi e bestiali come
comunemente si pensa, influenzati ancora da concezioni medioevali. Lo spirito
maligno che dimorava in una donna, (il testo dice che si trattava di una serva che
aveva "uno spirito indovino") per ben tre giorni così si esprimeva del continuo nei
riguardi di Paolo e Sila; giunti a Filippi per l'annunzio dell'evangelo: "Questi uomini
sono servitori dell'Iddio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza" (Atti 16 : 17).
C'è da rimanere stupiti, di fronte ad uno spirito maligno che fa queste affermazioni
pubbliche! Ed altri spiriti maligni non apostrofarono forse Gesù chiamandolo: "Figliuol
di Dio"? (Luca 8 : 28-30).
Vi sono spiriti maligni dunque che testimoniano di Dio e del suo Figliuolo Gesù Cristo,
che operano miracoli, che amano le arti, le scienze, le/ lettere, la musica; vi sono spiriti
burloni, pazzoidi.
Essi manifestano queste loro tendenze servendosi in particolare dei corpi delle
creature umane. Sono questi spiriti che trasmigrano, quando sono sloggiati dalla loro
abitazione con la morte della persona, loro vittima! E questa è l'unica spiegazione
possibile, suffragata dal buon senso comune e dalla Parola di' Dio.
LA SANTIFICAZIONE
V'è una differenza abissale tra l'ascetismo, la meditazione cosiddetta trascendentale,
l'estasi, il controllo del proprio corpo delle religioni orientali da un lato e la
santificazione cristiana dall'altro. Un "santone indiano" ad esempio si attribuisce titoli
altisonanti, come "Sua Divina Grazia";
Un profeta: Isaia, uomo veramente ricco d'amore e di santità, macerandosi lo spirito,
confessa: "Siamo diventati come l'uomo impuro e tutta la nostra giustizia come un
abito lordato" (Isaia 64 : 6).
Un Paolo, apostolo di Gesù Cristo, confessa che lui, era il primo di tutti i peccatori, ma
un salvato da Gesù Cristo (I Timoteo 1:15). Egli diceva: "Io so che in me, vale a dire
nella mia carne, non abita alcun bene" (Romani 7 : 1 8 ) . Egli giunse al punto da
considerarsi 'la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti" (I Corinzi 4 : 13).
Eppure anche il cristiano persegue lo stesso fine: tratta duramente il proprio corpo e lo
riduce in servitù (I Corinzi 9 : 27) con la differenza che tutto ciò non è opera sua, ma di
Cristo, che vive in lui (Galati 2 : 20).
Questa ascesi cristiana non viene raggiunta con gli ausili forniti dalla filosofia Yoga o
da altre filosofie del genere, servendosi della cosiddetta magia bianca, dell'ipnotismo,
dello spiritismo, dell'occultismo, ma con la santificazione, lottando contro se stessi,
contro la propria carne.
Per la Parola di Dio le cosiddette scienze occulte ed il paranormale sono cose
diaboliche e quindi da detestare come il peccato (Levitico 19:31; 20 : 27; Deuteronomio.
18 : 10/14, ecc.).
Nelle religioni orientali la salvezza bisogna conseguirla confidando solo nelle proprie
capacità e possibilità.
Nel Cristianesimo la salvezza sta in Dio, per mezzo di Gesù Cristo. "Nessuno può in
alcun modo redimere il fratello, né dare a Dio il prezzo del riscatto d'esso" (Salmo 49 :
7). Ma non vorremmo concludere questo esame con la tipica sentenza non scevra da
una certa dose di fanatismo: il Cristianesimo è l'unica religione che viene da Dio,
mentre tutte le altre sono opera del diavolo. No! Accettiamo naturalmente in pieno la
prima affermazione, ma avanziamo qualche dubbio sulla seconda. Nei libri sacri di
queste religioni orientali vi sono molte false dottrine e queste, logicamente, non
possono venire dal vero ed unico Dio. Diciamo che mentre il Cristianesimo e quindi
l'intera Bibbia su cui esso poggia la propria fede, è la rivelazione di Dio fatta agli
uomini, queste religioni rappresentano lo sforzo umano di pervenire alla conoscenza di
Dio. In queste ultime vi è molto spirito umano, ma vi è anche qualche barlume,
qualche scintilla di verità, di illuminazione dall'alto. Quando ci si affida allo spirito
dell'uomo, le potenze del male traggono profitto (Ebrei 1 : 1-2; I Corinzi 2 : 11/16).
L'uomo in origine è stato creato perfetto da Dio; con la sua caduta nel peccato, quella
primitiva perfezione (l'immagine e la somiglianza di Dio) è stata perduta, ma non
totalmente; vi sono delle tenui reminiscenze, v'è una sete più o meno velata di
conoscenza, un desiderio quasi struggente di conoscere le cose dello Spirito (Romani 8 :
20-23). Se l'uomo non si affida alla misericordia di Dio, egli cerca "come a tastoni" (Atti
: 17 : 27). E per chiudere, come non parlare di un altro elemento che rende simpatiche
queste religioni agli occhi degli occidentali, specie dei giovani? Vogliamo alludere al
grande rispetto che un induista, ad esempio, nutre per la natura e per la vita; cosa che
non si riscontra o si riscontra in misura assai inferiore, nella società Occidentale,
tipicamente cristiana, dove il degrado della natura, la contaminazione dell'ambiente in
cui si vive, sta raggiungendo livelli insopportabili e la vita stessa specie quella degli
altri, non è tenuta in nessun conto! Vorremmo che ci fosse in noi un piccolo ritorno alle
cose pure e semplici del passato, senza disconoscere o sminuire l'importanza delle
conquiste sociali. Il Cristianesimo può far questo ed altro perchè ha molte, molte cose
ancora da dire all'umanità del ventesimo secolo!
È grande perciò la preoccupazione per il crescente interesse e l'applicazione delle
pratiche indù all'interno di gruppi e Chiese cristiane.
Avvertono un vuoto nella loro vita spirituale e cercano di colmarlo con esperienze
religiose occulte. I profeti della New Age dichiarano falsamente che le esperienze
spirituali indù sono compatibili col Cristianesimo. Niente di più falso! La cosa
incredibile è che tanti leader cristiani attraverso i loro libri, conferenze, programmi
radiotelevisivi incoraggiano i fedeli a cercare esperienze indù cristianizzate. È penoso,
da parte cristiana, sentire affermazioni come questa: "Molti cristiani sono venuti da
noi ed hanno vissuto un'esperienza più intensa della spiritualità e di Dio, in seguito
alle nostre meditazioni trascendentali". È un'affermazione questa, tanto ad effetto
quanto falsa, perché siamo entrati, purtroppo, in un meccanismo che ci fa basare le
nostre credenze sull'esperienza. Se la nostra esperienza e le nostre sensazioni ci dicono
che qualcosa è valido, autentico e buono, allora automaticamente siamo certi che
quello sia il metro della verità assoluta.
La pranoterapia
Generalmente coloro che praticano questa terapia hanno nella loro storia personale o
in quella dei loro genitori, collegamenti con la magia, lo spiritismo, etc. Per chi non lo
sapesse, la pranoterapia è nata in seno al tantrismo come pratica magica per ottenere
la guarigione dei malati tramite il prana che significa soffio vitale che il dio del vento
Voyù della religione indù, avrebbe donato ai suoi seguaci. Il fatto che tanti credono a
queste sciocchezze mitologiche è la prova dell'accecamento spirituale in cui tanti si
trovano e profetizzato da San Paolo: "Verrà il tempo in cui gli uomini non
sopporteranno più la sana dottrina, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi
alle favole" (2 Timoteo 4,3-4). Questa concezione è poi giunta in Occidente per indicare
una presunta energia cosmica che la scienza ha dimostrato inesistente. Purtroppo sono
molte le persone che fanno ricorso alla pranoterapia, perché praticata da qualche
sacerdote o raccomandata da qualche suora. Proprio attraverso questi religiosi è la
Chiesa stessa che viene danneggiata. Il sottoporsi alla pranoterapia o il praticare questo tipo di guarigione diventa un sicuro ostacolo allo spirito di preghiera e al dialogo
con Dio. Per tutti coloro che si sottopongono alle cure dei "guaritori" la preghiera
diventa un'abitudine ed il rapporto con in guaritore diventa di dipendenza (che spesso
gli frutta molto denaro!).
La vera liberazione e guarigione è quella di Cristo al quale nulla è
impossibile.
Secondo la nostra fede è infatti Dio che guida l'uomo e guarisce. Secondo i guaritori è
invece l'uomo a dirigere Dio e a guarire per mezzo dei propri doni. Per loro infatti il
naturale deriva da una visione metafisica derivata da filosofie pagane.
Dio ci benedica
Leonardo Navarra