religioni orientali che, con il loro fascino misterioso, esercitano una vera forza d'attrazione su di loro. Stiamo assistendo in questi anni ad un fenomeno abbastanza curioso che investe il mondo occidentale, tradizionalmente cristiano: l'interesse, specie da parte della gioventù, per le religioni orientali che, con il loro fascino misterioso, esercitano una vera forza d'attrazione su di loro. Ciò suggerisce alcune considerazioni piuttosto ovvie, la prima delle quali è che il Cristianesimo ufficiale non è stato in grado di rispondere adeguatamente agli intimi bisogni della coscienza individuale. Come è noto, nelle parrocchie tradizionali viene sviluppato al massimo l'aspetto liturgico del culto, il cerimonialismo, le formalità ed altre cose del genere, mentre vengono messe da parte le esigenze insopprimibili della coscienza individuale, che non si accontenta più di rimanere nel vago, nell'indeterminato. La gioventù del nostro tempo si pone dei precisi interrogativi ai quali vuole trovare delle risposte soddisfacenti, risposte che quasi sempre non vengono o se vengono sono del tutto insoddisfacenti. In altri termini, se si facesse loro comprendere che essi passano da una esperienza religiosa negativa ad un 'altra senza avere approfondito adeguatamente il messaggio cristiano, noi pensiamo che offriremmo loro più di un motivo di riflessione e di ripensamento. Essi ignorano, infatti, che l'Eterno Iddio ha un proponimento eterno di salvezza e di restaurazione non solo dell'uomo in sé e per sé, ma anche del mondo in cui vive e dell'intero creato, e che questo proponimento è stato rivelato per mezzo dei santi profeti dell'Antico Testamento, di Gesù Cristo e degli Apostoli! Perciò bisogna interessarli in questa vera e propria riscoperta delle verità di Dio, del Vangelo di Cristo, che apre alla coscienza umana orizzonti infiniti! Il quadro religioso del mondo Orientale, come quello Cristiano, è diviso in alcune grandi confessioni religiose ognuna delle quali a sua volta è suddivisa in numerose sette. Ma a differenza della Società cristiana, queste sette non si combattono, non entrano in conflitto tra loro, perché considerano come valida ogni esperienza religiosa. Esse non fanno distinzione tra fede vera e fede falsa: tutte le vie sono buone, ogni religione, sia pure attraverso le diversità di dottrine e di culto, costituisce una via per ottenere la liberazione dalla carne e dalla sua schiavitù. I fondatori di queste religioni, come Mose, Buddha, Confucio, Zarathustra, Muhammad, a loro avviso sarebbero stati tutti dei Buddha (ossia dei risvegliati), inviati quaggiù in momenti in cui l'umanità aveva particolare bisogno di loro. In futuro, altri Buddha verranno ancora sulla terra, con altri messaggi particolari, per aiutare l'umanità, e così indefinitamente. Questa tesi è del tutto inaccettabile al pensiero Cristiano per il quale il Signore Gesù Cristo è l'unica via che conduce al Padre, anzi, è "la via, la verità e la vita" (Giovanni 14: 6). Questo vero e proprio monopolio della verità, della conoscenza dell'unico e vero Dio, che per noi è più che giusto, non deve però costituire un 'arma a doppio taglio, nel senso che può portare al fanatismo, al settarismo, alla intolleranza, come sta avvenendo ad esempio negli Stati Uniti d'America nei riguardi del movimento induista Hare Krishna, la cui progressiva espansione viene contrastata da cristiani affiliati all'organizzazione terroristica "Klu-Klux-Klan" (le tre ".K"), con azioni violente. Ciò è oltremodo controproducente, specie se si pensa che le religioni indiane conquistano la gioventù ed anche gli adulti, con la dolcezza, la tolleranza, quella pacata esposizione che a noi cristiani molto spesso manca. Noi abbiamo degli argomenti ben più validi ed efficaci di quello sterile fanatismo per aiutare coloro che desiderano ricercare la verità. D'altra parte, ciò dev'essere fatto per un semplice motivo: dimostrare quanto sia assurdo abbandonare la fede cristiana senza averla mai, non diciamo approfondita, ma nemmeno sfiorata! Molti, infatti, dopo il rituale battesimo, ricevuto nell'incoscienza a pochi giorni di vita, si rivolgono alla Chiesa ufficiale in occasione del matrimonio e per i funerali. Tutto qui. Lasciare il vecchio per il nuovo: d'accordo, in qualche caso ciò può essere anche utile; ma conoscere bene ciò che si lascia per confrontarlo con ciò che si vuole accettare, questo, sì, è indispensabile. Noi vorremmo fare ciò, tanto più che queste sette orientali stanno conseguendo un discreto successo in occidente. In Italia, ad esempio, la setta Hare Krishna, fondata dal Guru (Maestro spirituale) Rajneesh, conta parecchie migliaia di adepti, già entrati nell'ordine, distribuiti in particolare tra la Lombardia ed il Piemonte. In provincia di Alessandria, a Villabella di Valenza Po, essi stanno edificandola "cittàsanta", già inaugurata, che porta il nome del "Maestro". Negli Stati Uniti d'America, nell'Oregon, nei pressi di Portland, è sorta una città chiamata Rajneeshpuram, completamente autosufficiente. Conta circa cinquantamila abitanti, tutti seguaci del santone indiano, con amministrazione comunale ed i servizi amministrativi, sociali ecc., più sviluppati e sofisticati di una città moderna. Costoro sono conosciuti, anche in Italia, come gli "arancioni"perchè indossano una tunica di questo colore. Lavorano tutti, hanno tutto in comune, non vi sono iniziative individuali. In pratica però tutti lavorano per accumulare la ricchezza al loro maestro spirituale, che ogni pomeriggio, alle 15, si fa vedere dai suoi adoratori schierati in due fitte ali, sfilando davanti a loro in Rolls-Royce. Questa passeggiata pomeridiana dura due ore! Quanto poi al culto, all'adorazione del dio Krishna, esso avviene cantando e ballando, essendo questa la più accettevole forma di adorazione da parte di quel dio. Perchè voi possiate avere una idea dello spirito e dei metodi di queste sette, mettiamo in evidenza questo particolare: il santone o maestro spirituale, Bhagwan Shree Rajneesh, dal novembre 1981 è entrato nel silenzio, non parla più. "I suoi discepoli leggeranno 'heart-to-heart', cuore a cuore". 20/8/1983). Ci accingiamo perciò ad esporre in modo sommario, i contenuti e gli insegnamenti principali del mondo religioso orientale ed in particolare dell'India, nell'intento di poter fornire ai nostri cari lettori degli utili, anche se modesti strumenti, per poter testimoniare la verità e portare a ravvedimento tante anime che manifestano segni di disorientamento spirituale. Esamineremo nell'ordine (non di importanza, ma cronologico) le seguenti religioni: Bramanesimo, Induismo, Giainismo, Buddismo. Tratteremo, poi, in un articolo, la filosofia Yoga che, insieme ad altre filosofie del genere, costituisce lo strumento per raggiungere quella condizione di estasi, di rapimento e la Religione BahaT, una setta dell'Islanismo. Con un ultimo articolo, trarremo poi le considerazioni finali. I nostri cari lettori abbiano la benignità di seguirci, comportando eventuali punti non molto chiari della trattazione. La materia che trattiamo, infatti, è quanto mai complessa e darne un quadro organico e chiaro è quanto mai difficile. La pace e l'amore di Gesù Cristo, siano e rimangano con essi tutti! IL BRAMANESIMO Le credenze religiose di questo sistema sono contenute nei Veda, (scienza), considerati come libri sacri dagli indiani. La loro redazione si colloca tra il 1200 e l'800 a.C Essi sono costituiti da un complesso di quattro libri tra cui il più noto è il Rigveda, che è una raccolta di componimenti poetici, inni e preghiere. Verso l'anno 1000 a.C, si aggiunsero nel canone i Brahmana, che sono dei trattati liturgici. Dall'anno V1 in poi furono composti anche questi altri libri sacri: gli Aranyaka ( = testi della selva); le Upanishad ( = dottrine arcane), che sono più che altro dei testi di filosofia. Il Bramanesimo primitivo poggiava sul sacrificio, che aveva valore universale. Il concetto era il seguente: l'uomo può raggiungere la salvezza con le buone opere e con l'adempimento di alcuni atti rituali. Il male, infatti, viene sia dagli uomini che dai demoni; questi ultimi si allontanano con riti sacrificali (anche l'uccisione di animali) che fanno deviare il male e quindi rendono propizi gli dèi. V'è una specie di cerimonia un po' simile a quella del capro espiatorio del Giudaismo (Levitico 16 : 20-22), che porta lontano nel deserto il male dell'individuo come della comunità. In seguito, vi è stato in questo movimento una profonda evoluzione teologica in cui, da una moltitudine di divinità maggiori e minori, si è passato alla preminenza di alcune di queste sulle altre. Inizialmente Brahma era l'Assoluto, il dio creatore del tutto. In seguito, a Brahma si sono aggiunti anche Visnù e Siva, (trinità che Costantino portò a Roma)come accenneremo nelle note relative all'Induismo. Nel Bramanesimo v'è la divisione della società in caste: il corpo di Brahma è costituito dal capo, i brahmani, che sono la casta sacerdotale; dalle braccia, le tribù militari; dal ventre, gli agricoltori ed i trafficanti; dai piedi, i servi. Tutti gli altri non compresi nel corpo sono pària, veri e propri esseri immondi. Ancora oggi in India sussiste questa crudele ed iniqua divisione, malgrado gli sforzi compiuti per eliminarla. Il bramanesimo, e l'Induismo che è una sua derivazione, contano oggi in India circa 350 milioni di fedeli. Origine nel Bramanesimo l'anima era identificato con l'Atmàn, spirito che risiede nell'individuo e dà forma al suo corpo materiale fino alla morte di esso. In senso più vasto, l'Atmàn, è l'anima o spirito universale che vitalizza tutta la materia , il coordinatore degli atti fisici e psichici dell'uomo, una parte infinitesimale del Brahman, realtà delle realtà, energia cosmica. In un secondo tempo si inserì nel bramanesimo il concetto di anima e la dottrina della sua trasmigrazione, concepita come un fiume che scorre ininterrotto, per cui nascita e morte non solo non costituiscono interruzione, ma la salvezza viene affidata anche e soprattutto alla conoscenza, non solo agli atti rituali ed ai sacrifici. C'è naturalmente l'ascesi, la contemplazione mistica. Il fine ultimo è il Nirvana. Di tutto ciò parleremo più diffusamente negli articoli che seguiranno. Ci sono infatti molte affinità tra queste religioni e noi cercheremo di evidenziare gli aspetti dottrinali più importanti che le accomunano, facendo dei raffronti comparativi con la fede Cristiana Cattolica. L'INDUISMO L'induismo crede in un Essere Superiore, Verità Assoluta, Signore Supremo: Sri Krishna, le cui emanazioni plenarie sono: Brahma, il dio creatore; Visnù, sostegno di tutto ciò che esiste; Siva, incaricato della distruzione dell'universo. A questo Dio Supremo nella sua manifestazione triadica, sono subordinati altri dèi che si identificano con lui o costituiscono una sua manifestazione. In realtà essi vennero recepiti ed inclusi nel nuovo culto, dalle numerose religioni locali. Si ha così questa situazione assurda: che il monoteismo di principio (sia pure nella sua forma trinitaria) viene annullato di fatto da un politeismo con una moltitudine di dèi. Le sette induisti, poi, sono centinaia, tutte dirette da maestri spirituali che si attribuiscono titoli e nomi altisonanti, oggetto di una specie di adorazione da parte dei loro seguaci. I libri sacri sono molti come le ramificazioni o sette. I più importanti sono il Veda e il Rig-Veda, di cui parlavamo nel Bramanesimo; c'è poi il Bhagavad-Gita, stampato in centinaia di edizioni e diffuso anche gratuitamente in tutto il mondo. In Italia circola ad esempio lo Shimad-Bahagavatan, in sanscrito originale con traduzione e spiegazioni di Sua Divina Grazia (quanta modestia, però!) Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatore dell'Associazione Internazionale per la coscienza di Krishna. In questi libri cosiddetti "sacri" si parla, naturalmente, anche di cose edificanti e la loro lettura esercita un certo fascino per quel senso di mistero, di espressioni da "addetti ai lavori"; ma quanti concetti eterogenei tra loro, quante contraddizioni, soprattutto quante leggende! Essi divergono in modo abissale dal pensiero biblico dell'Antico e del Nuovo Testamento. Lì si parla del continuo di Dio, lo si definisce Onnipotente e Supremo, ma dalle espressioni usate si deduce che Esso è più l'energia universale, che il Dio-Persona. E' difficile, infatti, distinguere Krishna dalla sua "Anima Suprema" o "Emanazione plenaria" (Paramatma), da cui sono scaturite le anime individuali non solo degli uomini, ma anche degli animali, delle piante, della materia, dal macrocosmo al microcosmo. Si afferma, infatti, che "Da Lui tutto emana, da Lui tutto è sostenuto, in Lui tutto si assorbe e riposa al tempo dell'annientamento" (Prefazione all'op. cit.) Nel Dio unico della Bibbia, questa distinzione è invece nettissima: l'energia cosmica per Lui non è altro che solo l'esercizio della sua potenza, mentre la sua Persona trascende il tempo e lo spazio. Le sette induiste si dividono in due grandi correnti: il Vishnuismo e il Silvaismo. Il Dio Krishna è l'incarnazione di Vishnu. Questa dottrina dell'incarnazione è molto importante per l'Induismo perchè in essa il vero Dio non assume una vera forma umana, ma si fa vero Dio e vero uomo, non solo, ma questa unione delle due nature (è qui sta anche l'assurdo) continua per l'eternità. Questa incarnazione ha luogo ogni volta che il male sta per trionfare sul bene ed ha lo scopo di togliere l'iniquità e ristabilire la giustizia. E' strano però che per queste incarnazioni si scelgono sempre casate e dimore regali. La misera stalla di Bethleem, in cui risuonarono i primi vagiti del Figlio Unigenito di Dio, che si fa carne una volta per sempre onde vincere il male e la morte, muore una sola volta e risuscita in gloria, è un caso unico. Le azioni dell'Eterno Iddio sono sempre irripetibili perchè infallibili (Isaia 45 : 21-25; Ebrei 7 : 27; 9 : 24-28). La concezione di Dio dell'induismo e delle religioni affini, è molto simile a quella del Deismo occidentale, sorto nel clima dell'Illuminismo, per il quale la religione è un fenomeno del tutto naturale, non fondata cioè su una rivelazione storica, ma sulla manifestazione naturale della divinità alla ragione umana. Una specie di panteismo, dunque. Ciò spiega le simpatie dei deisti o teisti verso queste religioni. Il motivo è facilmente comprensibile: Un Dio-Persona impone una adorazione, l'osservanza di comandamenti, un impegno della coscienza, la conoscenza del suo proponimento di salvezza, l'impegno ecclesiale, una limitazione della libertà personale. Il tempo e la creazione. Per l'Induismo l'universo materiale è creato per un tempo prestabilito e poi distrutto, per far luogo ad un altro universo. Una serie di creazioni seguite da altrettante distruzioni. Ecco dunque un'altra sostanziale differenza tra l'Induismo e il Cristianesimo: la concezione del tempo. Per l'Induismo il tempo è ciclico, ossia circolare, per cui la liberazione consiste nello spezzare quel cerchio ed uscirne fuori. Un ciclo è costituito da quattro ere e dura complessivamente 4.320.000 anni. Mille di questi cicli costituiscono un solo giorno di Brahma! Per l'Eterno Iddio, il paragone tra l'eternità e la temporalità prende come punto di riferimento un giornomille anni (2 Pietro 3:8; Salmo 90:4). Per Brahma invece il riferimento è un giorno -quattromiliarditrecentoventimilioni di anni! Che fantasia però questi popoli orientali! Per il Cristianesimo il tempo Creativo è una linea retta, indefinita, una linea cioè che si sviluppa in senso orizzontale. Essa reca una cesura o taglio, costituita dall'intervento di Dio nella storia umana; intervento che si attua con la manifestazione in carne del suo Figliuolo (Giovanni 1 : 1-14), atto del suo infinito amore per l'intera umanità (Giovanni 3 : 16). Il tempo, misura lineare, viene così diviso in a.C. (avanti Cristo) e d.C. (dopo Cristo). La salvezza. La concezione del tempo ciclico, caratteristica delle religioni orientali, porta inevitabilmente all'immortalità dell'anima e quindi alla sua eterna preesistenza, come parte infinitesimale di Dio. Il corpo è una prigione per l'anima che, per essere liberata, deve spezzare quell'involucro che la opprime; ciò ha luogo con la sua morte. Ciò era anche la concezione della filosofia greca. Con la morte quella prigione dev'essere distrutta e ciò ha luogo con la cremazione. Non avviene ciò per i piccoli fanciulli e per i grandi santi. Il tempo biblico, come misura lineare, porta alla risurrezione dei morti (dottrina questa nuova, unica, non riscontrabile in nessuna altra religione); ciò ha luogo con il secondo Avvento di Cristo, alla fine dell'Età del Vangelo. Tra la morte e la risurrezione i morti dormono (Giovanni 11 : 11-13; 1 Corinzi 15 : 13-21; 1 Tessalonicesi 4 : 13-17). Inoltre il corpo non è una miserabile prigione dell'anima, ma il capolavoro creativo di Dio che, al principio, creò l'uomo alla propria immagine e somiglianza (Genesi 1 : 26). Quel corpo, con la redenzione di Cristo, ha valore immenso perché è "tempio di Dio" in quanto ospita lo Spirito suo Santo (1 Corinzi 3 : 16). Per il cristiano perciò è grave peccato ricorrere alla cremazione Per il cristiano perciò è grave peccato ricorrere alla cremazione, poiché gli elementi costitutivi del corpo carnale devono essere dissolti per processo naturale, riassorbiti dalla terra che, come una buona madre, conserva amorevolmente (Genesi 3:19; 1 Corinzi 15: 35-38). Ma v'è una diversità di fondo sulla salvezza tra le religioni orientali in generale e l'induismo in particolare, da un lato, e il Cristianesimo, dall'altro. Krishna, ad esempio, che è l'Essere Supremo, Vishnu incarnato, è l'ottavo figlio di due coniugi indiani che devono sbarazzarsi del bambino perché il re dei Yadava, zio di Krishna, era stato avvertito da un oracolo, che il nipote lo avrebbe ucciso. Divenuto grande Krishna non disdegnava nemmeno l'amore delle fanciulle, divenendo una specie di Don Giovanni! Com'era stato predetto, uccise suo zio, impossessandosi del trono; indi combatté delle guerre fino a quando il suo popolo, i Yadava, non si massacrarono a vicenda, uccidendo anche lui. Un curriculum, come vedete, che si addice poco all'Essere Supremo! Quanto a noi, temiamo finanche di peccare con il solo accostare la figura di Gesù a quella di Krishna. Il suo concepimento, per virtù ed opera dello Spirito Santo, la sua vita purissima, immacolata, il suo sublime insegnamento, la sua morte sulla croce, la sua risurrezione, il suo sovrano innalzamento alla destra del Padre, sono eventi unici ed irripetibili del proponimento di Salvezza dell'Iddio unico! Nel trattare il Giainismo, il Buddismo e la Filosofia Yoga, ci soffermeremo sull'insegnamento relativo all'anima. A differenza del Cristianesimo, l'Induismo non riconosce alcuna forza o entità malvagia principale come il Diavolo in opposizione a Dio. L'Induismo riconosce però che esseri ed entità differenti (ad esempio, gli Asura) possano compiere atti malvagi, sotto il dominio temporaneo del guna chiamato tamas, e causare sofferenze agli uomini. IL GIAINISMO Questa setta fu fondata nella seconda metà del sesto secolo a.C. da Vardhamana, un contemporaneo di Buddha, ed è denominata dei Nirgrantha, ossia degli emancipati. Giainismo viene da Jina, che significa vincitore, uno degli attributi dati al fondatore dai suoi seguaci. A detta di costoro, il Giainismo avrebbe una storia ben più antica perché Vardhamana, figlio di un principe, che abbandonò la famiglia per darsi all'ascetismo e alla meditazione, sarebbe stato solo l'ultimo dei 24 maestri della setta. Come per il Buddismo e le altre sette orientali, anche il Giainismo è costituito da un ordine di monaci e di monache, strettamente vincolati da una regola monastica che impone una vita austera, e da laici che vivono nel mondo. La dottrina giainista rifiuta i Veda, libri sacri del Bramanesimo e dell'Induismo e la loro autorità sacerdotale. Non ammette l'esistenza di un Dio creatore e regolatore dell'universo, come il Buddismo; ammette però l'esistenza di una classe di dèi o deva, tutti vincolati però ad una serie di rinascite. Le anime sono incorporee ed eterne ed avvolte da una materia grossolana oppure più sottile ed eterea, che è eterna, ma sempre mutevole. Le anime non ancora emancipate, si reincarnano senza fine. Questo processo può essere affrettato fino alla sua conclusione mortificando la propria carne con esercizi spirituali, fino a che l'anima non raggiunga il Nirvana. Nel Giainismo l'anima non è inattiva e quindi non passa dal sonno al risveglio. Le passioni come l'avidità, l'odio, l'irascibilità, la violenza si alloggiano nell'anima e agiscono su essa come una sostanza adesiva, per cui l'anima stessa è costretta alla legge del Karma, che costituisce come un corpo di materia sottile tra il corpo fisico e l'anima. Si può pervenire alla salvazione con l'acquisizione dei "tre gioielli" che sono: retta fede, retta conoscenza, retta vita. La prima consiste nel credere fermamente che Jina (Vardhamana), ha vinto il mondo, ha trovato la via della salvezza ed è divenuto rifugio dei credenti. La seconda è la conoscenza metafisica e psicologica della religione insegnata dal suo fondatore. La terza via consiste nel vivere secondo i precetti del fondatore in modo da liberare l'anima dalla legge del Karma. Come vediamo, c'è un solo terreno comune a tutte le religioni orientali, le cui diversità in taluni casi sono più di forma che di sostanza. La divisione in sette delle varie religioni non sono infatti motivo di contrasto perché, secondo una mentalità comune, ogni professione di fede e quindi ogni fondatore costituisce una via della salvazione. Tante vie, dunque, tutte buone, anche se quella propria eccelle sulle altre. Oh, quale differenza sostanziale tra queste fedi e la fede Cristiana! Per questa v'è una sola fede: la santissima fede tramandata una volta per tutte ai santi, per la quale bisogna combattere strenuamente (Giuda 3,20); v'è inoltre una sola via che conduce al Padre: Cristo Gesù. "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14 : 6). "In nessun altro è la salvezza; poiché non v'è sotto il cielo alcun altro nome che sia dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati" (Atti degli Apostoli 4 : 12). In virtù dell'influsso potente che il nostro Salvatore e Signore esercita sulla nostra esistenza terrena, non c'è legge del Karma che possa condizionare la creatura spirituale, l'uomo interiore che è in noi. Ogni seguace di Gesù è un morto (alla carne, al peccato, al mondo, al diavolo) risuscitato e che perciò cammina in novità di vita. Tutto ciò però, è bene sottolinearlo con vigore, non per capacità propria, ma per l'aiuto che viene dall'alto: "Se dunque, siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate l'animo alle cose di sopra, non a quelle che son sulla terra; poiché voi moriste, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, la vita vostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria" (Colossesi 3 : 1-4). Oh, "santissima fede"! Oh, santa e benedetta certezza! IL Buddismo Buddha visse tra il 560 e il 480 a.C. . Questo nome viene da "bodhi" che denota l'atto del risvegliarsi dal sonno; Buddha significa perciò "colui che si è risvegliato". Il suo nome era Siddhartha, ma fu chiamato anche Sakyamuni (ossia: Asceta dei potenti). Si sposò ed ebbe un figlio di nome Rahula; a 29 anni abbandonò la famiglia e la casa e andò, come tanti altri del suo tempo, in cerca della via della salvazione. Postosi sotto la guida dei bramani (sacerdoti di Brahma) non rimase soddisfatto del loro insegnamento; si macerò con rinunzie di ogni genere ed estenuanti digiuni fino a rasentare la morte. Ma capì che questa non era la via per ottenere la luce, e dopo sette anni di tali sacrifici, mentre sedeva sotto un albero, la luce della verità folgorò il suo spirito, togliendolo dal sonno dell'ignoranza. L'insegnamento di Buddha è molto complesso e più che una religione il Buddismo è una vera e propria filosofia. Egli perciò ebbe seguito tra la gente colta perché il popolino non poteva essere in grado di recepire il suo insegnamento. Ecco in sintesi il pensiero di Buddha. La causa di tutta la sofferenza umana è il desiderio, fonte di ogni male; estirpare la causa, dunque: ecco la soluzione; ciò può aver luogo solo con l'estinzione, ossia con la liberazione dai legami restrittivi della materia, da realizzare con la vita mistica interiore e mediante l'esperienza della realtà, una realtà non oggettiva, ma soggettiva, cioè come l'uomo la concepisce. Il Buddismo agisce sulla coscienza più che sul pensiero, perché rifiuta l'interpreta zione razionale delle cose e realizza tutto ciò escludendo categoricamente qualsiasi aiuto dall'Alto; esso rifiuta perciò qualsiasi rivelazione, qualsiasi intervento divino nella storia degli uomini. Tutti gli eventi storici sono frutto dell'arbitrio umano .E' importante però sottolineare che per il buddismo l'ascesi non consiste nell'esercizio delle qualità morali, nella santificazione, come per il Cristianesimo e l'Ebraismo, ma nel raggiungimento di stati psichici più o meno intensi, da ottenere con lo Yoga, come per l'Induismo e il Giainismo. La meditazione consiste nello svuotamento progressivo della propria coscienza, del proprio "Io". In sostanza il Buddismo guarda amorevolmente alle sofferenze altrui, ma con un senso di distacco; manca cioè di quella partecipazione attiva, o comunione, verso di esse (una specie di atarassia o imperturbabilità degli epicurei e degli stoici della filosofia greca). La sofferenza e quindi il male che è nel mondo, è un fatto naturale e non può essere superata fino a quando non si raggiunge l'estinzione, non si perviene cioè al Nirvana, che è la suprema beatitudine. Per il Cristianesimo il male che è nel mondo è una anomalia, frutto della caduta dell'uomo nel peccato e con l'uomo di tutto il creato. Da ciò la necessità, da parte di Dio, di una redenzione e di una restaurazione. L'estinzione viene raggiunta attraverso una serie di esistenze che servono a far constatare la transitorietà di tutte le forme di esistenza e ciò ha luogo col "risveglio" che è una particolare presa di coscienza. Al termine di una esistenza terrena si passa in una condizione di morte, che è una condizione intermedia, in cui si decide il destino, che dipende da ciò che si è operato nella esistenza precedente: ciò è noto come "la legge del Karma". C'è però una sostanziale differenza tra il Buddismo attuale e quello originale: Buddha, infatti, non ammetteva l'immortalità dell'anima, non accettava cioè l'esistenza di un'anima. Perciò non era il caso di parlare di reincarnazione o trasmigrazione, ma di un rinascere vero e proprio da una esistenza all'altra. Rinascere di volta in volta è doloroso: è come costruire una casa e vedersela crollare (Canone Buddista, Dhammapada, XI: 153, 154). Il Buddismo considera il mondo come qualcosa da cui il credente deve fuggire perché esso è immerso nelle tenebre (Canone Buddista, Dhammapada XIII: 174/175). Questo pensiero sembra simile a quello Cristiano, ma in effetti non lo è affatto; l'insegnamento di Gesù e degli apostoli si riferiva alle concupiscenze, alle degenerazioni della società umana, da cui bisognava operare una netta separazione, pur vivendo però in essa. In sostanza non si trattava di una fuga dalla realtà della vita, ma il vivere in essa senza esserne contaminati. E' importante per il Buddismo il dominio delle passioni. L'uomo che si sa dominare, che sa soggiogare i propri sensi, è invidiato perfino dagli dèi (Ibidem cap. VII:94). La mente è il tutto dell'uomo: l'autocontrollo è frutto di una mente calma ed un tale che l'ha conseguito ha raggiunto la liberazione (Ibidem VII:96). Il cuore, i sentimenti non hanno parte alcuna in tale processo. Per la Bibbia invece, all'acquisizione intellettuale della verità deve corrispondere anche una adesione del cuore. Così, all'invito: "Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente" (Romani 12:2) si aggiunge anche l'esortazione: "Figliuol mio, dammi il tuo cuore, e gli occhi tuoi prendano piacere nelle mie vie" (Proverbi 23 : 26). Infatti, "l'uomo dabbene dal buon tesoro (del suo cuore) trae cose buone" (Matteo 12 : 35). La meditazione buddhica (o svuotamento progressivo della coscienza) si attua in quattro stadi o fasi: 1°) l'esclusione, che consiste nella semplificazione del pensiero e nella sua liberazione dai complessi emotivi; 2°) placare l'attività mentale fino a pervenire ad una condizione di serenità e di estasi; 3°) raggiungimento di una condizione di imperturbabilità e di presenza di spirito; 4°) assenza di dolore o di gioia, purità totale in virtù di quella imperturbabilità e di presenza di spirito. Queste sono comunque le tecniche caratteristiche della filosofia Yoga, di cui parleremo nell'articolo successivo. La meditazione estatica prende il posto della preghiera delle altre religioni e si realizza attraverso una serie di 40 esercizi spirituali ripartiti in quattro stadi o vie alla santificazione. Le pratiche meditative sono comunque numerose nel Buddismo data l'alta importanza che viene attribuita alla concentrazione mentale. Nel Buddismo c'è il monachesimo diviso in due ordini: uno maschile ed uno femminile, quest'ultimo con regole più severe. Con la predicazione del Buddha sorse l'ordine dei monaci, che era costituito a principio da 60 persone, che si sparsero per tutta l'India a predicare. I seguaci cominciarono così a moltiplicarsi. Ecco le parole con le quali il Buddha inviò i suoi apostoli: "Andate, o discepoli, e girate, per la salvazione e la gioia di molti, spinti dalla compassione per il mondo, portate benedizioni, salvazione e gioia agli dèi ed agli uomini. Non andate a due a due per la stessa strada. Predicate o discepoli la dottrina che è salutare nel suo principio, nel suo corso, nella sua consumazione, e nella lettera; proclamate la pura via della santità...".(idolatria agli dei) Notate la sostanziale diversità con lo spirito e la lettera della missione affidata da Gesù ai suoi apostoli: essi non danno la salvezza, ma annunziano la via della salvazione, predicano il Regno, non la instaurano. Essi vanno non isolatamente, ma "a due a due" (Luca 10 : 1 ss.; Matteo 24 : 14). Fanno ciò guidati non dallo spirito proprio, ma dallo Spirito di Dio, guida e consolatore degli eletti (Giovanni 16 : 12-14; Atti degli Apostoli 1 :8). Per il Buddismo la salvezza l'uomo deve raggiungerla da se stesso perché nessun dio può aiutarlo e tanto meno salvarlo. Per il Cristiano, invece, la salvezza sta in Cristo Gesù: "In nessun altro è la salvezza; poiché non v'è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati" (Atti degli Apostoli 4 : 12). Il problema del male. Tutto il male dell'esistenza viene dal desiderio di vivere, che determina rinascite e quindi vecchiaia e morte. "Cessando elementi dell'esistenza, cessa (lo stato) di coscienza: cessando lo stato di coscienza, cessano nome e forma... cessa l'esistenza ... cessa la nascita, cessano la vecchiaia e la morte, dolore e lamento, sofferenza, tormento. Così avviene la cessazione di tutto questo insieme di male" (Canone Buddista, Udana, I : 1,2). Così, "per il monaco che ha troncato la sete di vivere, il cui spirito è placato, in cui è annientato l'errare di nascita in nascita, per costui n o n e s i s t e p i ù a l t r o divenire!" (Ibidem, IV : 9). C'è perciò il Nirvana, la meta finale. Di che cosa si tratta? Il Nirvana è una condizione "ove non è né terra, né acqua, né fuoco, né aria, ove non è la sede dello spazio infinito né quella dell'infinita coscienza, né quella della nullità, né quella propria a 'né coscienza né non coscienza', ove non è né questo mondo né un mondo di là da questo...né luna, né sole. Da là o monaci, non si muove, non è fondata su cosa alcuna. Quella è invero la fine del dolore" (Ibidem, Vili : 1). Tutto questo giro di parole e di espressioni vuole corrispondere al nostro concetto di mondo spirituale o Regno di Dio, che è al di fuori del tempo e dello spazio. Ma c'è qualche cosa di sostanziale che non possiamo assolutamente accettare: il concetto di Nirvana o di Estinzione che viene raggiunto da colui che ha la virtù di distruggere dentro di sé la sete di vivere e pertanto tornerà a rinascere (Ibidem II : 9, 11, 12). Si ha infatti la netta impressione che con l'estinzione l'uomo perda la propria personalità, il suo stato cosciente, il ricordo del suo passato, e questo vale anche per le altre religioni che abbiamo esaminato. La Bibbia afferma invece decisamente che l'uomo conserva integra la propria personalità, il proprio io, con tutti i ricordi del passato (Matteo 12 : 36). L'esistenza del Dio unico. Il Buddismo anche oggi non crede all'esistenza di un Dio unico, creatore, conservatore e restauratore dell'uomo e dell'intero universo. Esso è pertanto una religione ateistica. Questa affermazione potrà sembrare un paradosso, ma è verace. Esso infatti crede alla esistenza dei Deva o dèi, che sono creature umane che hanno raggiunta l'estinzione e si trovano perciò nel Nirvana. Essi sono dei Buddha, ossia dei risvegliati e di tempo in tempo possono rinascere qui sulla terra per compiere una missione particolare. I buddisti affermano ad esempio che Gesù Cristo fu un Buddha, un risvegliato. Ecco le dichiarazioni del Dalai Lama, rese ad un convegno interconfessionale tenuto nell'ottobre 1979 a Houston, negli Stati Uniti d'America, a chi gli parlava della necessità di rendere presente agli uomini il Dio sconosciuto: "Siamo franchi, il buddismo non accetta né un Dio creatore, onnipotente ed eterno, né l'esistenza dell'anima. Secondo Buddha tutto dipende dall'uomo. Spetta all'uomo ottenere la propria salvezza o liberazione. Per questo motivo Buddha insiste: 'Tu devi essere buono, praticare la compassione verso tutti i viventi' . . Il Dio di Gesù Cristo e di noi Cristiani è così interessato al destino dell'uomo, al punto da offrire il suo Figliuolo unigenito in sacrificio: "Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo Unigenito Figliuolo" (Giovanni 3 : 16). Per il pensiero biblico l'uomo venne originariamente creato perfetto, ad immagine di Dio, secondo la sua somiglianza (Genesi 1 : 26, 27). Con la sua caduta perciò si rendeva necessario la sua salvezza e la sua restaurazione (Atti 3:21); Romani 5 : 12 ss.). La morte, nemica dell'uomo, introdottasi come una anomalia nell'armonia dell'universo, dev'essere distrutta per sempre (Isaia 25 : 8; I Corinzi 15 : 26; Apocalisse 21 : 4). L'Eterno Iddio ha perciò un Piano o Proponimento di salvezza che realizza per mezzo del suo Figliuolo (Efesini 3 : 1 1 ) . La cura amorevole che Dio ha per noi è tale che Egli ha contato finanche tutti i capelli del nostro capo e nemmeno uno di essi cade senza il suo volere (Luca 21 : 18; Matteo 10 : 30). Ciò è motivo di pace, di tranquillità interiore, di gioia ineffabile! Una figura simile a quella del diavolo nel Buddismo è Mara. Egli è un tentatore, che ha tentato anche Gautama Buddha cercando di sedurlo con la visione di bellissime donne che, in varie leggende, sono spesso riconosciute come le figlie di Mara. Mara personifica l'incapacità, la "morte" della vita spirituale. Egli cerca di distrarre gli uomini dal praticare una vita spirituale rendendo il noioso allettante o facendo sì che il negativo sembri positivo. Un'altra interpretazione di Mara è che lui rappresenti i desideri che sono nella mente di un uomo impedendo che questo veda la verità. In un certo senso quindi Mara non è un essere indipendente ma una parte dello stesso essere di una persona che deve essere sconfitta. Nella vita quotidiana del Buddha ,il ruolo del diavolo è stato dato a Devatta. La FILOSOFIA YOGA Lo Yoga è uno dei sei sistemi filosofici delle religioni orientali che abbiamo trattato nei precedenti articoli, il più noto in occidente, che viene investito da una vera e propria valanga di trattati su tale filosofia. Essa è Lo strumento per raggiungere, non per le vie razionali, ma con pratiche ascetiche, esercizi fisici e la meditazione, quella contemplazione del trascendente, l'estasi, il pieno controllo del proprio corpo. Avendo accennato perciò alle varie religioni orientali, pensiamo sia utile dare dei brevi cenni anche a quella parte che la filosofia Yoga svolge nella vita religiosa di quei popoli. L'uomo e la sua personalità. Tutti gli uomini sono uguali, tutti sono figli di Dio, non vi sono buoni e cattivi, giusti ed ingiusti. Dio non disprezza e tanto meno condanna alcuno, ma ogni singolo individuo segue la legge del Karma, ossia la legge di causa ed effetto: i desideri bassi portano ad una vita relativa fino a quando l'anima non proverà disgusto per la vita precedente. Per questa via dell'ascesa, la filosofia Yoga propone all'uomo tre sentieri o metodi: -1) Ragia Yoga, che sviluppa i poteri nascosti dell'uomo, la completa padronanza delle proprie facoltà mentali. -2) Karma Yoga, per l'uomo d'azione, che ama cioè la vita attiva, il progresso sociale, ecc.. Il lavoro viene comunque concepito non come strumento di sfruttamento e di illeciti arricchimenti, ma come servizio sociale, come atto d'amore verso il prossimo. E' il sentiero più facile da percorrere. -3) Gnami Yoga, che sviluppa la predisposizione dell'intelletto agli studi metafisici, alla conoscenza occulta. C'è poi un sentiero a parte, diverso da questi tre, ed è il più importante, chiamato: "Bhakti Yoga" (bhakti significa "devozione" perché pone al centro della propria esistenza Dio e l'amore verso il prossimo). La filosofia Yoga coltiva così l'occultismo, l'ipnotismo, la chiaroveggenza, la cosiddetta magia bianca, ossia le scienze occulte, onde consentire lo sviluppo dei poteri nascosti nell'uomo, il dominio sulle sue passioni, 11 pieno sfruttamento delle proprie facoltà mentali, della volontà per ridare al proprio corpo l'armonia, la salute, il pieno equilibrio, una direttivaunica, quella volontà ferrea in cui c'è la chiave del successo in tutte le attività, specie nel mondo politico e finanziario, in quello scientifico, nella speculazione intellettuale ed in tutto ciò che ha attinenza con L"Io" materiale. Per la filosofia Yoga, sette sono i principi caratteristici dell'uomo: corpo fisico, corpo astrale, prana o forza vitale, mente istintiva, intelletto, mente spirituale, spirito. L'uomo comune si ferma ai principi inferiori e non ha consapevolezza di ciò che esiste in lui. Molti raggiungono il quinto principio, pochi il sesto, quasi nessuno in quest'epoca. Il nostro vero "IO" è spirito puro, scintilla divina, l'anima della nostra anima. Il corpo astrale è composto di una materia più sottile di quella del corpo fisico, di cui è la controparte; è l'involucro provvisorio dell'anima nella fase di passaggio, che poi si dissolve. Ciò spiega le apparizioni di fantasmi. Il prana è una energia vitale che tutti gli uomini possiedono in misura diversa; chi ne possiede di più e lo sa sfruttare, guarisce tutte le malattie, imponendo le mani sulla parte malata (la pranoterapia). L'anima dell'uomo nella filosofia Yoga. Dopo la morte del corpo, l'anima è racchiusa per poco tempo nel corpo astrale, ma poi si libera anche di esso. Vi sono piani sovrapposti per le anime: piani più bassi per le anime più grossolane e piani superiori per le anime più nobili, purificate dalle precedenti reincarnazioni. La gloria dei piani superiori è progressiva. Le anime del piano inferiore non possono accedere a quello superiore; quelle dei piani superiori possono accedere ai piani inferiori. Queste anime lasciano la gloria dei piani superiori per portare aiuto e conforto alle anime dei piani inferiori. C'è poi un piano speciale dove si trovano le anime non risvegliate, accessibile solo a quelle anime che hanno raggiunto un alto grado di sviluppo. Al risveglio ogni anima va al piano corrispondente ai propri desideri, al grado di maturità raggiunto nella esistenza terrena. Vi sono sette piani di esistenza delle anime nel mondo astrale. Le anime più grossolane, non sviluppate cioè spiritualmente, sono ancora attaccate alla loro vita terrena fatta di vizi e di desideri carnali e quando possono reincarnarsi, rinascere, attirate dalla vita terrena, scelgono un corpo per vivere la condizione precedente. C'è però il fattore dell'esperienza, che determina in loro sempre un miglioramento. Le anime dei piani inferiori, nel reincarnarsi, hanno un ricordo molto vago delle passate esistenze. Infatti, noi spesso sentiamo ripetere frasi come queste: mi sembra di aver già visto ciò, di avere già ascoltato questo discorso, di avere già fatto questa esperienza. Ciò si spiega solo se teniamo conto del fatto che l'anima ha vissuto precedenti reincarnazioni. Le anime risvegliate dei piani superiori, quindi quasi al termine della loro evoluzione, ricordano invece le esperienze delle passate esistenze in modo più chiaro. Quando l'anima lascia il corpo, alla morte di quest'ultimo, con il loro pianto, grida, manifestazioni di dolore incontrollato, i loro familiari, parenti ed amici la fanno sentire come disturbata, frastornata, confusa, mentre un dolore composto, silenzioso e controllato facilita il suo grande trapasso verso il nuovo regno. Essa cade così più facilmente in quello stato di semi-incoscienza, di sonno, di riposo da cui sarà al proprio tempo risvegliata. Ciò ha luogo quando si è liberata dalle scorie della mentalità inferiore. Questo processo è progressivo fino a quando l'anima non avrà raggiunto il suo sviluppo spirituale, la condizione di puro spirito. Allora essa è simile ad un dio. Il sonno dell'anima è molto simile a quello di un feto nel seno materno. E' ovvio che più l'anima raggiunge i piani superiori e tanto meno desidera reincarnarsi o meglio rinascere. La nostra esistenza attuale è pertanto una delle innumerevoli esistenze precedenti della nostra anima. Nella sua esistenza terrena, l'anima ha bisogno di uno strumento fisico di pensiero costituito dal cervello umano con i suoi milioni di cellule, ognuna delle quali possiede la memoria di un atto, un pensiero, un sentimento che al tempo opportuno riporta in luce. Lo stesso avviene nella memoria universale che registra tutto degli uomini. Vi sono anime che pur avendo raggiunto piani superiori a seguito di un rapido sviluppo, sacrificano volontariamente la loro gloria scegliendo un corpo quaggiù per amore del prossimo e per servire i fratelli. Vi sono molti pericoli nelle tecniche di respirazione yoga. Perfino gli scrittori ed i sostenitori di questi esercizi yoga sono solleciti nell'avvertire che queste cose non solo scatenano disturbi emozionali e mentali che hanno portato in cliniche psichiatriche persone per il resto della loro vita; ma riconoscono anche che questi esercizi possono aprire l'anima, la mente e l'intera persona alla possessione da parte di forze demoniache! I seguaci stessi dei guru si sono visti costretti a creare una rete di emergenza di 4500 medici e psichiatri per curare coloro che hanno avuto questi gravi problemi col misticismo orientale. Come vedete, cari lettori, la fantasia galoppa velocemente in una specie di fantascienza spirituale! La Bibbia, che è la verace Parola di Dio, spazza via queste cervellotiche ricostruzioni della fantasia umana, come dimostreremo in un ultimo articolo, che riassume l'intera materia trattata. LA RELIGIONE BAHA’ I Quattro sono le principali divisioni dell'Islamismo: a) Sciiti, divisi a loro volta in innumerevoli gruppi; b) Ismailiti; c) Drusi; d) Sunniti o tradizionalisti. Il bahaismo è un movimento religioso scaturito dallo sciitismo, fondato nel 1863, o secondo altri tra il 1866 e il 1867, da Baha'u'llah (nome che significa "lo splendore di Dio"), al secolo Ali Nuri, nato a Teheran nel 1817, morto ad Acri, in Palestina, nel 1892. A differenza di tutte le altre sette islamiche questi sosteneva che la religione non bisogna imporla con la spada ma con la persuasione; bisogna cioè parlare al cuore degli uomini e conquistarli alla verità. Baha'u'llah non fondava il suo insegnamento solo sul Corano, ma anche sulle Scritture Giudaiche e Cristiane, ossìa sull'Antico e il Nuovo Testamento. Il Bahaismo perciò, quale religione, rivendica il suo carattere ed il suo ruolo universali. Oltre a questi libri sacri ha il cosiddetto "Libro Santissimo" scritto solo in Arabo e perciò non accessibile ai convertiti del mondo occidentale a questa religione, i quali ignorano la lingua araba. Dalla sua sede originaria di Acri (l'attuale 'Akko in Israele), il Bahaismo si indirizzò ai cristiani dell'Europa ed alle nazioni del continente americano, specialmente agli Stati Uniti. Baha'u'llah ebbe tre mogli ed una concubina e sette figli: quattro maschi e tre femmine. Dopo la sua morte sorse così una contesa tra i quattro fratelli su chi dovesse essere il capo della comunità, contesa generata anche dal fatto che il loro genitore si era proclamato "l'ultima e più grande manifestazione della divinità" (quanta modestia!) e perciò chiunque avesse preteso di sostituirlo alla sua morte sarebbe stato un falsario. Il figlio primogenito 'Abbas Effendi gli successe infatti solo come capo della comunità modello, come "custode della causa" e non come manifestazione del Divino. Nel 1921, anno della sua morte gli successe a sua volta suo figlio Shoghi Effendi Rabbani, morto nel 1957. Dalla morte dell'ultimo "custode" l'opera è stata coordinata da una specie di comitato chiamato "Mani della Causa" fino al 1963, quando la direzione del movimento ed il potere di interpretare i libri sacri passarono ad una specie di Concilio chiamato "Bet al-Adl" o "Casa Universale di Giustizia" che è divinamente ispirata e perciò le sue decisioni sono infallibili. Il Bahaismo, fin dal suo sorgere, dichiarò come decaduta la religione islamica, ponendosi come religione universale dei tempi nuovi. In particolare esso nega la risurrezione dei corpi e crede alla sopravvivenza delle anime con corpi eterici. Ritiene che l'universo materiale è eterno nel tempo e Dio non ne è il Creatore, ossia non è la causa diretta. Egli crea i mondi, ossia coordina la materia per mezzo della ragione universale, identificata con Muhammad, e dell'anima universale, identificata con 'Ali. La matrice del Bahaismo è il Babismo, da Bab che significa "porta". Bab per alcuni fu un personaggio religioso, per altri un ideale, lo sciita perfetto. Per l'uno e per l'altro, alla fine fisica del mondo si sostituì la dottrina della fine ciclica di un'era o una dispensazione storico-profetica; ad ogni chiusura di era c'è la manifestazione divina per mezzo di un profeta. Nel Bahaismo non c'è dunque una dottrina escatologica come nel Cristianesimo per cui il "presente secolo malvagio" dovrà cedere il posto ai nuovi cieli e ad una nuova terra nei quali abiterà la giustizia, ossia il Millennio del Regno Messianico e della restaurazione di tutte le cose. Appunto per questo il Bahaismo nega la risurrezione dei morti e individua l'immortalità dell'anima in un progressivo perfezionamento oltre mondano che non significa essere con Dio, che rimane per sempre una meta irraggiungibile. Il paradiso è un avvicinarsi progressivo a Dio senza mai realizzarsi, mentre l'inferno è mancanza di Dio. Al centro della teologia Baha'i sta l'inconoscibilità di Dio e della sua essenza. Per il Cristianesimo invece la conoscenza di Dio è al centro del messaggio evangelico. Gesù disse: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo" (Giovanni 17 : 3). I "puri di cuore" sono beati perché "essi vedranno Iddio" (Matteo 5 : 8 ) . Tutti i membri del corpo di Cristo avranno questo privilegio perchè saranno partecipi della natura divina, come il loro Maestro, Salvatore e Sposo (2 Pietro 1 : 4 ) . Come per l'Induismo e le altre religioni orientali, anche per il Bahaismo la venuta di Budda, di Krisna, di Gesù, di Muhammad sono vere e proprie manifestazioni del Divino, anche se cronologicamente superate dalla manifestazione di Baha'u'llah, fondatore della setta. Tutte le religioni con i rispettivi libri sacri hanno un fondamento di verità; le diversità sono semplici adattamenti al tempo ed alle circostanze. Ma proprio quando il Bahaismo rivendica la propria prerogativa e privilegio di vera ed unica religione universale, in quanto riassume in sé i va lori, i caratteri, le verità (trasformate ovvero deformate) delle tre grandi fedi religiose: l'Ebraica, la Cristiana e l'Islamica, esso dimostra che non ha una fisionomia propria, un proprio volto, una peculiare caratteristica, assumendo tutto l'aspetto del sincretismo religioso, di mescolanza cioè di concetti e dottrine eterogenee, che non possono non costituire un vero e proprio ibridismo. Attualmente il centro mondiale dell'Organizzazione Baha'i è ad Haifa, in Israele; esso è per i suoi seguaci di tutto il mondo un modello del futuro governo universale Baha'i. I Baha'i non hanno infatti una patria perchè la loro coscienza è cosmopolita (e questa è la caratteristica del vero Cristianesimo - Filippesi 3 : 20; Colossesi 3 : 1-3; Ebrei 11 : 13-14). La sua struttura organizzativa si basa su Assemblee Locali (di nove membri ciascuna), Assemblee Nazionali, e la Casa Universale di Giustizia ad Haifa. I Baha'i sono presenti in 115 nazioni tra cui anche l'Italia; il numero dei suoi seguaci è in continua espansione. Sono diffusi in quasi centomila località, contano venticinquemila assemblee locali e 134 assemblee nazionali. Sono numerosi in Iran, dove contano alcuni milioni di fedeli. Qui però con l'avvento del regime di Khomeini stanno subendo delle terribili persecuzioni. Le accuse sono le seguenti: appoggio al Sionismo ed agli interessi imperialistici, simpatia per il precedente regime dello Scià, violazione dell'etica islamica. L'accusa di simpatia ed appoggio al Sionismo viene dal fatto che la loro sede mondiale trovasi in Israele. Fatto è che in Persia il Bahaismo è stato sempre perseguitato, malgrado l'amore per la pace ed il profondo rispetto per tutte le idee, che i suoi seguaci professano. Essi amano la Persia che considerano come la culla della loro fede. Il 29 agosto 1983 c'è stato un Decreto di messa al bando della fede Baha'i, e quindi arresti, internamenti in campi di concentramento. Una specie di genocidio è in atto sotto lo sguardo indifferente dell'O.N.U. Qualche tempo dopo, saltava in aria la loro sede a Shiraz! I Baha'i si astengono da ogni bevanda alcoolica; i loro culti sono quanto mai semplici, non hanno sacramenti, praticano un digiuno dall'alba al tramonto per 19 giorni (dal 2 al 21 marzo di ogni anno). Il loro calendario, infatti, è costituito da 19 mesi di 19 giorni cadauno. Ai loro templi sono uniti un ospedale, scuole, un ospizio per orfani e vecchi, con giardini ampi. Di tali templi ce ne sono cinque situati rispettivamente negli Stati Uniti d'America, in Uganda, in Germania, in Australia ed a Panama. La sede di Akka in Israele è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo perchè conserva la tomba del fondatore. Praticamente tutte queste sette Islamiche, o scaturite dall'Islamismo, hanno come centro del loro insegnamento l'unicità assoluta di Dio, ed i vari profeti come manifestazione terrena della divinità. Ed è proprio a questo punto che quel rigido monoteismo si affievolisce di fatto. Solo un cieco non può non rilevare la differenza abissale tra la dottrina biblica che presenta Gesù Cristo come l'uomo incorruttibile, perfetto, esente dal peccato, come l'Emmanuele, ossia "Dio con noi" (Isaia 7 : 14; Matteo 1 : 23) e queste religioni che presentano i loro fondatori come manifestazione della divinità, pur essendo uomini imperfetti, con mogli e concubine, vittime di passioni come tutti gli altri uomini. Anche nella religione Baha'i manca una dottrina della salvezza; v'è la concezione del tempo ciclico con il perpetuo, anzi l'eterno dominio del peccato e della morte; manca l'aspettazione messianica, manca la visione dei nuovi cieli e della nuova terra, la restaurazione di tutte le cose, il trionfo finale dell'amore di Dio. Non affermiamo ciò per spirito di parte, ma il pensiero Cristiano, con le sue dottrine meravigliose e ben coordinate, è l'unico che può soddisfare appieno le intime esigenze dello spirito umano, la sua sete di verità. Nel Cristianesimo c'è la rivelazione del proponimento eterno di salvezza Che l'Eterno Iddio manda ad effetto per mezzo del suo Figliuolo (Efesini 3 : 11). Tutte verità queste che mancano nel Bahaismo come anche nelle altre religioni orientali, che sedicenti cristiani abbracciano per curiosità o per hobby, così come si cinge un nuovo modellino di abbigliamento, allo scopo di seguire la moda, mettersi bene in mostra, apparire eccentrici. Per concludere, non possiamo passare sotto silenzio un aspetto importante che fa del Cristianesimo l'Opera di Dio per eccellenza in questo periodo della storia dell'umanità che chiamiamo Era Evangelica o Era Cristiana. Il Fondatore della Fede Cristiana, come abbiamo visto, è stato l'Essere perfetto, puro, immacolato; Egli ha dato la vita sua, il proprio sangue per il riscatto della sua Chiesa e dell'intera umanità. Gesù manifestò al mondo tutta la potenza che aveva ricevuto dal Padre suo e che manifestava con opere mai compiute in passato da nessun uomo. Egli apriva gli occhi ai ciechi » guariva i malati, risuscitava i morti! Ma, fatto unico, mentre altri uomini che pretesero di essere manifestazioni o addirittura incarnazioni del Dio unico, terminarono i loro giorni da uomini peccatori senza lasciare traccia alcuna o prova alcuna che andasse al di là della realtà della tomba, il Signore Gesù Cristo aveva annunziato, mentr'era ancora in vita, non solo la sua morte, ma la sua risurrezione dai morti: "Da quell'ora Gesù cominciò a dichiarare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrir molte cose dagli anziani, dai capi sacerdoti e dagli scribi, ed esser ucciso e risuscitare il terzo giorno" (Matteo 16 : 21). "Disfate questo tempio, e in tre giorni lo farò risorgere (...) Ma egli parlava del tempio del suo corpo" (Giovanni 2 : 19/21). Ed il primo giorno della settimana, alle prime luci dell'alba, alcune pie donne che si erano recate al sepolcro, lo trovarono vuoto. Il loro Maestro era risorto e durante i quaranta giorni precedenti la sua assunzione al cielo, apparve ai suoi discepoli "ai quali si presentò vivente, con molte prove, facendosi vedere da loro per quaranta giorni" (Atti 1 : 3). Paolo afferma che il Signore Gesù "risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture (...) Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita" (I Corinzi 15 : 4-7). Prove certe, inequivocabili, uniche nella storia delle religioni, sulla risurrezione del Fondatore della Chiesa che porta il Suo Nome! Ecco le parole di un altro testimone, l'evangelista Giovanni: "Quel che abbiamo veduto con gli occhi nostri, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita (...) noi l'annunziamo anche a voi" (I Epistola 1 : 1-3). E l'apostolo Pietro: "Poiché non è coll'andar dietro a favole artificiosamente composte che vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signor Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della Sua maestà" (II Pietro 1 : 16). La potenza della risurrezione, manifestata da Dio in Gesù Cristo: ecco il fatto nuovo e sconvolgente del messaggio cristiano; potenza che opererà a suo tempo nei riguardi della Chiesa e di tutta l'umanità! Le varie religioni contengono, per usare una espressione di Pietro, solo favole artificiosamente composte dagli uomini. Nelle Scritture del Bahaismo, il "diavolo" o il "satanico" può assumere diversi significati. A volte viene usato per riferirsi all'interpretazione Bahá'í di Satana. Altre volte si riferisce a persone che sono comandate dalla loro stessa bassa natura. In questo senso, la fede Bahá'í pensa che alcune persone malvagie siano diavoli incarnati, non nel senso di essere governati da una forza malvagia esterna, ma dai propri desideri egoistici. Bab definisce i suoi persecutori come "i seguaci del diavolo". Considerazioni Finali Quali sono dunque le divergenze di fondo tra il Cristianesimo e il pensiero religioso esaminato nei precedenti articoli? Sono principalmente tre e le esponiamo nell'ordine. L'IDEA Di DIO Il Dio della Bibbia è il Dio unico ed è il Dio Personale. Non è dunque la forza o l'anima dell'universo, ma l'Essere Supremo, al di fuori del tempo e dello spazio, che permea però l'uno e l'altro con l'esercizio della sua potenza. Egli è sapienza, potenza, giustizia, amore; questi quattro divini attributi operano in una armonia perfetta nella storia dell'umanità. Ecco dunque un'altra caratteristica: il nostro Dio fa sentire la sua presenza nella storia degli uomini e nell'universo intero, controlla gli eventi tutti, li domina, li volge ai suoi fini, si rivela agli uomini, manifesta loro la Sua volontà. Questo è veramente importante ed è per l'essere umano motivo di tranquillità, di sicurezza. L'Eterno Iddio inoltre è il Dio creatore; Egli ha creato dal nulla tutto ciò che esiste per mezzo del suo Figliuolo unigenito, conosciuto come la Sapienza e la potenza di Dio (Proverbi 8 : 12-30; I Corinzi 1 : 24), la sua Parola rivelata o Verbo (Greco, Logos). Per mezzo di essa l'Eterno Iddio ha fatto ogni cosa (Giovanni 1 : 1-2; Colossesi 1 : 15-17). Poiché nell'opera creativa e in particolare nell'uomo vi è stata una caduta nel peccato e quindi nella morte, l'aspetto più importante dell'intervento di Dio nella storia dell'umanità è la sua opera di salvezza. Ciò che è caduto dev'essere risollevato, restaurato. Ciò ha luogo con l'offerta in Sacrificio del suo Unigenito Figliuolo, che morendo sulla croce come uomo perfetto, ha soddisfatto pienamente la perfetta giustizia di Dio. Cristo Gesù ha redento l'umanità con il suo sangue, ha cancellato la trasgressione adamica, ha riportato la vita là dove c'era la morte (Giovanni 1 : 29; I Timoteo 2 : 5/6; I Giovanni 2 : 2 ecc.). Dobbiamo riconoscere che nessuna religione al mondo ha dato, né potrà mai dare una spiegazione così logica, così perfetta, così armoniosa dell'uomo, della sua origine, del suo futuro, della creazione di tutte le cose. Perciò un altro intervento di Dio nella storia dell'umanità è il secondo Avvento di Cristo, in cui l'Eterno Iddio realizza il suo piano di redenzione e di restaurazione di tutto ciò che è caduto nella trasgressione, nell'imperfezione, nel peccato (Atti 3:19/22). Vi sarà perciò un tempo in cui lacrime, sofferenze, dolore e morte non saranno più (Isaia 11:9; 35:8/10; 65 : 17-25: Apocalisse 21:1-8: I Corinzi 15:25-28). Il Dio di queste religioni orientali non è il Dio personale e creatore; la sua esistenza è avvolta nel mistero, spesso sorge anzi il fondato dubbio che venga identificato con la natura, una specie di panteismo. Inoltre non è il Dio che si rivela, che fa conoscere la sua volontà agli uomini, non è il Dio creatore, e l'esistenza umana sulla terra è un fatto inspiegabile, accidentale; l'uomo si trova qui per sbaglio e perciò deve considerare questa esistenza come l'esilio per la sua anima, che è una parte eterna, anche se infinitesimale, di Dio. Non c'è caduta, non c'è redenzione, non c'è restaurazione! Le cose qui sulla terra sono sempre andate e sempre andranno così per il ciclo corrente; poi ci sarà una distruzione ad opera del dio Siva, per ripetere le cose sempre allo stesso modo. Peccato, sofferenze, morte, saranno la condizione perpetua degli esseri viventi. Un vero e proprio squallore! L'ANIMA La concezione che tali religioni hanno dell'anima, è del tutto inaccettabile col pensiero biblico e cristiano, secondo cui le anime non sono increate e quindi indistruttibili ed eterne! L'anima esiste con la creazione dell'uomo: "E l'Eterno Iddio formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale, e l'uomo divenne un'anima vivente" (Genesi 2 : 7 ) . Tre sono perciò gli elementi costitutivi dell'essere umano: corpo, spirito ed anima (I Tessalonicesi 5 : 23). E' comunque certo che l'anima, 1' "IO" o l'essere interiore, ha bisogno degli altri due elementi per potersi manifestare, mancando i quali, o venendo meno uno di essi, l'anima è spogliata e perciò dorme in attesa di essere sopravvestita con il nuovo corpo della risurrezione (I Corinzi 1 : 15 : 44; II Corinzi 5 : 2). E' assurdo pensare che l'anima sia costretta decine o centinaia di volte a trasmigrare di corpo in corpo per potersi purificare! Purificare poi da che cosa? Non era, prima di incarnarsi la prima volta una parte eterna di Dio? Non era dunque perfetta? E come e quando è caduta? Il Cristianesimo offre una prospettiva infinitamente migliore: Cristo è la nostra purificazione, "il purgamento per i nostri peccati; e non solo per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo" (I Giovanni 2 : 2). Ci si dirà: ma come rifiutare le prove ineccepibili che tale dottrina ci fornisce? Sì, le prove ci sono e noi stessi abbiamo messo da parte una ampia documentazione. Ma il fatto è questo: bisogna individuare quale è quella cosa che trasmigra di corpo in corpo, nel desiderio sfrenato di incarnarsi. Sono gli spiriti maligni, spiriti di demoni, già materializzatisi al tempo di Noè, prima del diluvio (Giuda vs. 6; II Pietro 2 : 4-5; Genesi 6 : 2) e non le anime dei trapassati. L'uomo dev'essere guidato dall'Alto: deve avere o lo spirito di Dio (Giovanni 6 : 13; I Corinzi 3 : 16) o uno spirito immondo. Quest'ultima affermazione è abbondantemente suffragata non solo dalla Bibbia, ma anche dai libri sacri di altre religioni. Il Cristianesimo però dà un contributo particolare e decisivo all'angelologia ed alla demonologia. L'episodio narrato in Matteo 12 : 43-45 e Luca 11 : 24-26, è più che indicativo. Notate infatti questa espressione, riferita ad uno spirito immondo espulso dal corpo di un uomo: "va attorno per luoghi aridi, cercando riposo; e non trovandone, dice: ritornerò nella mia casa donde sono uscito..." Anche in Atti degli Apostoli si parla di spiriti immondi che scelgono come dimora i corpi di creature umane (Atti 19 : 11-16). Ma è indicativa questa espressione riferita a Saul, primo re di Israele: "Or lo spirito dell'Eterno s'era ritirato da Saul, ch'era turbato da un cattivo spirito suscitato dall'Eterno" (I Samuele 16 : 14). D'altra parte non crediate che tali spiriti maligni siano così ottusi e bestiali come comunemente si pensa, influenzati ancora da concezioni medioevali. Lo spirito maligno che dimorava in una donna, (il testo dice che si trattava di una serva che aveva "uno spirito indovino") per ben tre giorni così si esprimeva del continuo nei riguardi di Paolo e Sila; giunti a Filippi per l'annunzio dell'evangelo: "Questi uomini sono servitori dell'Iddio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza" (Atti 16 : 17). C'è da rimanere stupiti, di fronte ad uno spirito maligno che fa queste affermazioni pubbliche! Ed altri spiriti maligni non apostrofarono forse Gesù chiamandolo: "Figliuol di Dio"? (Luca 8 : 28-30). Vi sono spiriti maligni dunque che testimoniano di Dio e del suo Figliuolo Gesù Cristo, che operano miracoli, che amano le arti, le scienze, le/ lettere, la musica; vi sono spiriti burloni, pazzoidi. Essi manifestano queste loro tendenze servendosi in particolare dei corpi delle creature umane. Sono questi spiriti che trasmigrano, quando sono sloggiati dalla loro abitazione con la morte della persona, loro vittima! E questa è l'unica spiegazione possibile, suffragata dal buon senso comune e dalla Parola di' Dio. LA SANTIFICAZIONE V'è una differenza abissale tra l'ascetismo, la meditazione cosiddetta trascendentale, l'estasi, il controllo del proprio corpo delle religioni orientali da un lato e la santificazione cristiana dall'altro. Un "santone indiano" ad esempio si attribuisce titoli altisonanti, come "Sua Divina Grazia"; Un profeta: Isaia, uomo veramente ricco d'amore e di santità, macerandosi lo spirito, confessa: "Siamo diventati come l'uomo impuro e tutta la nostra giustizia come un abito lordato" (Isaia 64 : 6). Un Paolo, apostolo di Gesù Cristo, confessa che lui, era il primo di tutti i peccatori, ma un salvato da Gesù Cristo (I Timoteo 1:15). Egli diceva: "Io so che in me, vale a dire nella mia carne, non abita alcun bene" (Romani 7 : 1 8 ) . Egli giunse al punto da considerarsi 'la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti" (I Corinzi 4 : 13). Eppure anche il cristiano persegue lo stesso fine: tratta duramente il proprio corpo e lo riduce in servitù (I Corinzi 9 : 27) con la differenza che tutto ciò non è opera sua, ma di Cristo, che vive in lui (Galati 2 : 20). Questa ascesi cristiana non viene raggiunta con gli ausili forniti dalla filosofia Yoga o da altre filosofie del genere, servendosi della cosiddetta magia bianca, dell'ipnotismo, dello spiritismo, dell'occultismo, ma con la santificazione, lottando contro se stessi, contro la propria carne. Per la Parola di Dio le cosiddette scienze occulte ed il paranormale sono cose diaboliche e quindi da detestare come il peccato (Levitico 19:31; 20 : 27; Deuteronomio. 18 : 10/14, ecc.). Nelle religioni orientali la salvezza bisogna conseguirla confidando solo nelle proprie capacità e possibilità. Nel Cristianesimo la salvezza sta in Dio, per mezzo di Gesù Cristo. "Nessuno può in alcun modo redimere il fratello, né dare a Dio il prezzo del riscatto d'esso" (Salmo 49 : 7). Ma non vorremmo concludere questo esame con la tipica sentenza non scevra da una certa dose di fanatismo: il Cristianesimo è l'unica religione che viene da Dio, mentre tutte le altre sono opera del diavolo. No! Accettiamo naturalmente in pieno la prima affermazione, ma avanziamo qualche dubbio sulla seconda. Nei libri sacri di queste religioni orientali vi sono molte false dottrine e queste, logicamente, non possono venire dal vero ed unico Dio. Diciamo che mentre il Cristianesimo e quindi l'intera Bibbia su cui esso poggia la propria fede, è la rivelazione di Dio fatta agli uomini, queste religioni rappresentano lo sforzo umano di pervenire alla conoscenza di Dio. In queste ultime vi è molto spirito umano, ma vi è anche qualche barlume, qualche scintilla di verità, di illuminazione dall'alto. Quando ci si affida allo spirito dell'uomo, le potenze del male traggono profitto (Ebrei 1 : 1-2; I Corinzi 2 : 11/16). L'uomo in origine è stato creato perfetto da Dio; con la sua caduta nel peccato, quella primitiva perfezione (l'immagine e la somiglianza di Dio) è stata perduta, ma non totalmente; vi sono delle tenui reminiscenze, v'è una sete più o meno velata di conoscenza, un desiderio quasi struggente di conoscere le cose dello Spirito (Romani 8 : 20-23). Se l'uomo non si affida alla misericordia di Dio, egli cerca "come a tastoni" (Atti : 17 : 27). E per chiudere, come non parlare di un altro elemento che rende simpatiche queste religioni agli occhi degli occidentali, specie dei giovani? Vogliamo alludere al grande rispetto che un induista, ad esempio, nutre per la natura e per la vita; cosa che non si riscontra o si riscontra in misura assai inferiore, nella società Occidentale, tipicamente cristiana, dove il degrado della natura, la contaminazione dell'ambiente in cui si vive, sta raggiungendo livelli insopportabili e la vita stessa specie quella degli altri, non è tenuta in nessun conto! Vorremmo che ci fosse in noi un piccolo ritorno alle cose pure e semplici del passato, senza disconoscere o sminuire l'importanza delle conquiste sociali. Il Cristianesimo può far questo ed altro perchè ha molte, molte cose ancora da dire all'umanità del ventesimo secolo! È grande perciò la preoccupazione per il crescente interesse e l'applicazione delle pratiche indù all'interno di gruppi e Chiese cristiane. Avvertono un vuoto nella loro vita spirituale e cercano di colmarlo con esperienze religiose occulte. I profeti della New Age dichiarano falsamente che le esperienze spirituali indù sono compatibili col Cristianesimo. Niente di più falso! La cosa incredibile è che tanti leader cristiani attraverso i loro libri, conferenze, programmi radiotelevisivi incoraggiano i fedeli a cercare esperienze indù cristianizzate. È penoso, da parte cristiana, sentire affermazioni come questa: "Molti cristiani sono venuti da noi ed hanno vissuto un'esperienza più intensa della spiritualità e di Dio, in seguito alle nostre meditazioni trascendentali". È un'affermazione questa, tanto ad effetto quanto falsa, perché siamo entrati, purtroppo, in un meccanismo che ci fa basare le nostre credenze sull'esperienza. Se la nostra esperienza e le nostre sensazioni ci dicono che qualcosa è valido, autentico e buono, allora automaticamente siamo certi che quello sia il metro della verità assoluta. La pranoterapia Generalmente coloro che praticano questa terapia hanno nella loro storia personale o in quella dei loro genitori, collegamenti con la magia, lo spiritismo, etc. Per chi non lo sapesse, la pranoterapia è nata in seno al tantrismo come pratica magica per ottenere la guarigione dei malati tramite il prana che significa soffio vitale che il dio del vento Voyù della religione indù, avrebbe donato ai suoi seguaci. Il fatto che tanti credono a queste sciocchezze mitologiche è la prova dell'accecamento spirituale in cui tanti si trovano e profetizzato da San Paolo: "Verrà il tempo in cui gli uomini non sopporteranno più la sana dottrina, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole" (2 Timoteo 4,3-4). Questa concezione è poi giunta in Occidente per indicare una presunta energia cosmica che la scienza ha dimostrato inesistente. Purtroppo sono molte le persone che fanno ricorso alla pranoterapia, perché praticata da qualche sacerdote o raccomandata da qualche suora. Proprio attraverso questi religiosi è la Chiesa stessa che viene danneggiata. Il sottoporsi alla pranoterapia o il praticare questo tipo di guarigione diventa un sicuro ostacolo allo spirito di preghiera e al dialogo con Dio. Per tutti coloro che si sottopongono alle cure dei "guaritori" la preghiera diventa un'abitudine ed il rapporto con in guaritore diventa di dipendenza (che spesso gli frutta molto denaro!). La vera liberazione e guarigione è quella di Cristo al quale nulla è impossibile. Secondo la nostra fede è infatti Dio che guida l'uomo e guarisce. Secondo i guaritori è invece l'uomo a dirigere Dio e a guarire per mezzo dei propri doni. Per loro infatti il naturale deriva da una visione metafisica derivata da filosofie pagane. Dio ci benedica Leonardo Navarra