Le leggi della meccanica newtoniana La meccanica si pone l’obiettivo di studiare il moto dei corpi materiali. Essa, pertanto, deve dapprima individuare le grandezze fisiche rilevanti con le quali costruire, sulla base di esperimenti, relazioni capaci di descrivere i fenomeni osservati ovvero le leggi del moto (metodo sperimentale). a (t ) Le grandezze fisiche rilevanti che essa individua sono: il vettore posizione r (t ) che fornisce la posizione del punto materiale al tempo t rispetto al riferimento Oxyz (terna d’assi cartesiana ortogonale destrorsa) z il vettore velocità v(t ) che descrive la direzione il verso e la rapidità del moto del punto materiale al tempo t rispetto al riferimento Oxyz r (t ) O v (t ) y x il vettore accelerazione a (t ) che descrive la direzione il verso e la rapidità con cui varia la velocità del punto materiale al tempo t rispetto al riferimento Oxyz F (t ) il vettore forza F (t ) che descrive la direzione il verso e la intensità dell’ente fisico che nelle diverse situazioni produce il moto del punto materiale (causa del moto) anch’esso espresso al tempo t e rispetto al riferimento Oxyz Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 19 Nella formulazione newtoniana queste grandezze soddisfano tre leggi di natura empirica note con il nome di v z Principi della Dinamica I) in un dato riferimento, un corpo materiale non soggetto ad alcuna forza o permane in quiete o si muove di moto rettilineo uniforme; O z F ma dove m è una costante positiva indipendente dal luogo e dal tempo che esprime una proprietà intrinseca del corpo materiale detta massa inerziale; III) due corpi materiali in mutua interazione, indipendentemente dalla natura della interazione, applicano l’uno sull’altro forze dirette lungo la congiungente e di verso contrario. a (t ) x II) in un dato riferimento, un corpo materiale che sia soggetto ad una forza complessiva F si muove con una accelerazione a che soddisfa la relazione O x z F 21 (t ) y F (t ) y F 12 (t ) O y x Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 20 Le grandezze fisiche della meccanica sono relative La posizione nello spazio di un corpo materiale può essere descritta solo riferendosi ad un altro corpo materiale assunto come sistema di riferimento (solitamente una terna d’assi cartesiana). Come conseguenza anche la velocità, l’accelerazione e la forza possono essere descritte solo in relazione ad un sistema di riferimento. Dunque il sistema di riferimento è necessario per descrivere le grandezze fisiche della meccanica per cui la domanda è… • • Con quale criterio deve essere scelto il SdR ? I Principi della Dinamica valgono in tutti i possibili SdR ? NOTA: quando una grandezza fisiche assume significato solo in relazione ad un riferimento viene detta relativa (dal lat. tardo relativus, der. di relatus, p. pass. di referre ‘riportare’). Quando invece è indipendente dal riferimento viene detta assoluta (dal lat. absolutus ‘libero da qualsiasi vincolo’). Dunque posizione, velocità e accelerazione sono grandezze fisiche relative. NOTA: In un sistema di assi cartesiano la posizione del corpo materiale risulta descritta da una vettore rappresentato da una terna ordinata di numeri reali (dette componenti cartesiane del vettore posizione). Cambiando sistema di riferimento le coordinate cartesiane del vettore posizione cambiano indicando il carattere relativo della grandezza. Prof. Nicola Semprini Cesari r ( x0 , y0 , z0 ) z z0 O x Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 y0 y x0 21 Riferimenti inerziali e non inerziali Sperimentalmente si verifica che i Principi della Dinamica (PdD) valgono in alcuni sistemi di riferimento (SdR) ma non in altri. Un esempio semplice che può chiarire questo punto è dato dal seguente esperimento. Esperimento della piattaforma E’ data una piattaforma che a comando può ruotare attorno all’asse centrale. Sul piano della piattaforma e sul pavimento del piazzale sono tracciati due riferimenti O’ ed O. Dal punto centrale della piattaforma l’osservatore O’, ad essa solidale, spinge un corpo materiale verso l’esterno (radialmente). Il piano della piattaforma ed il corpo materiale sono lavorati in modo tale da eliminare gli attriti per cui, una volta lanciato, la risultante delle forze agenti sul corpo materiale è nulla (la reazione vincolare della piattaforma equilibra la forza peso). La piattaforma è ferma caso A La piattaforma O’ non ruota. L’osservatore O’ lancia radialmente il corpo materiale che ha risultante nulla delle forze applicate. Esito dell’esperimento: il corpo materiale si muove di moto rettilineo uniforme rispetto ad entrambi i riferimenti. Dunque vale per entrambi il primo principio della dinamica per cui concludiamo che O ed O’ sono riferimenti inerziali. caso B La piattaforma O’ ruota. L’osservatore O’ lancia radialmente il corpo materiale che ha risultante nulla delle forze applicate. Esito dell’esperimento: il corpo materiale si muove di moto rettilineo uniforme rispetto ad O e di moto curvilineo rispetto ad O’. Dunque il primo principio della dinamica vale per O e non per O’ per cui concludiamo che O è inerziale e O’ è non inerziale. Prof. Nicola Semprini Cesari O’ O La piattaforma ruota O’ O Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 22 Dati questi fatti è utile allora distinguere i sistemi di riferimento (SdR) in due categorie: quella dei riferimenti inerziali i SdR dove valgono i principi della dinamica e dei riferimenti non inerziali i SdR dove non valgono i principi della dinamica. Naturalmente per stabilire se un SdR è inerziale o meno si deve saggiare in quel riferimento la validità delle leggi meccaniche (di solito si saggia la validità del solo primo principio della dinamica) per cui giungiamo al seguente Criterio per stabilire se un riferimento è inerziale dato un corpo materiale sul quale non siano applicate forze oppure, se applicate, abbiano risultante nulla • se il corpo materiale permane in quiete o si muove di moto rettilineo uniforme rispetto al riferimento allora il riferimento è inerziale • se il corpo materiale non permane in quiete e non si muove di moto rettilineo uniforme rispetto al riferimento (ovvero si muove di moto accelerato) allora il riferimento è non inerziale NOTA: sulla base di questo criterio concludiamo che nel caso A sia O che O’ sono inerziali mentre, nel caso B, O è inerziale e O’ è non inerziale. ES: Un’altra situazione è la seguente: un corpo materiale è appoggiato sul tavolino di un treno che si muove di moto rettilineo uniforme rispetto a terra. L’analisi delle forze mostra che la risultante delle forze applicate è nulla. Dato che il corpo materiale rimane fermo concludiamo che il riferimento è inerziale. Avvicinandosi in stazione il treno decelera rispetto a terra. Le forze applicate al corpo materiale sono sempre le stesse e dunque nulle tuttavia questo schizza in avanti. Concludiamo che il riferimento, ora, è non inerziale. Si verifica anche: dato un riferimento inerziale S tutti i SdR in moto rettilineo uniforme rispetto ad S sono inerziali e tutti SdR in moto accelerato rispetto ad S sono non inerziali. Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 23 Le cause fisiche della non inerzialità Tralasciando alcune sottili difficoltà di ordine logico, il criterio appena discusso permette senz’altro di stabilire la eventuale inerzialità di un riferimento ma, con tutta evidenza, non dice nulla sulle cause fisiche che determinano la inerzialità o meno del riferimento: nell’esempio della piattaforma, ad esempio, non viene spiegato per quale motivo O è un riferimento inerziale mentre O’ non lo è (caso B). D’altra parte affermare che O’ è non inerziale perché ruota rispetto ad O non ha senso poiché è chiaro che questa non può essere la causa fisica (il riferimento O non può essere causa fisica di nulla). Fatte queste osservazioni, si pone allora il problema di individuare quali siano le cause fisiche che determinano l’inerzialità o non inerzialità di un riferimento. Un suggerimento sulle possibili risposte a questo quesito può essere ottenuto compiere l’esperimento della piattaforma nello spazio immaginando di Esperimento della piattaforma nello spazio In questo caso l’esperimento potrebbe essere il seguente: ci sono due piattaforme O e O’ ferme tra loro e regolate in modo tale che il corpo materiale, ora certamente senza forze applicate, si muova di moto rettilineo uniforme rispetto ad O e O’. Con tale regolazione i riferimenti O e O’ sono inerziali. Poi si mette in rotazione O’ rispetto ad O per mezzo di razzi contrapposti. Ora il corpo materiale si muove di moto rettilineo uniforme rispetto ad O e di moto curvilineo rispetto ad O’. Dunque O rimane inerziale ma O’ diventa non inerziale. In questo caso qual’è la causa fisica della non inerzialità del riferimento O’? La rotazione di O’ rispetto ad O appare ora completamente assurda poiché nello spazio ciò che si può davvero stabilire è solo il moto relativo di O rispetto ad O’. Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 24 Da un punto di vista logico, rimangono allora solo due possibilità: i) ii) la rotazione del riferimento rispetto allo ‘spazio’ in cui la piattaforma è immersa la rotazione del riferimento rispetto alla ‘materia’ che circonda la piattaforma Benchè logicamente possibili, è inevitabile sottolineare che una prova sperimentale diretta tesa a selezionare una delle due opzioni è impossibile: potremo mai svuotare il cosmo di tutta la materia (oppure mettere in rotazione tutta la materia del cosmo) per farvi poi un esperimento del tipo di quello della piattaforma? Nonostante questo, storicamente il dibattito è stato accanito ed ha condotto ad uno di quei problemi tormentati che pur accompagnando la fisica nel corso della sua evoluzione sembrano non trovare mai una soluzione. Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 25 Newton, Mach ed Einstein Il primo a porsi in modo chiaro questo problema fu Newton in un celebre passo: L’esperimento della secchia rotante, da Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, I. Newton 1687: Se si fa girare su se stesso un vaso appeso ad una corda, fino a che la corda a forza di essere girata non si possa quasi più piegare, e si mette poi in questo vaso dell'acqua e, dopo aver permesso all'acqua e al vaso di acquistare lo stato di riposo, si lascia che la corda si srotoli, il vaso acquisterà un moto che durerà molto a lungo; all'inizio la superficie dell'acqua contenuta nel vaso resterà piana, come era prima che la corda si srotolasse, ma in seguito, il moto del vaso comunicandosi poco a poco nell'acqua contenuta, quest'acqua comincerà a girare, a elevarsi verso i bordi ed a diventare concava, come ho esperimentato; quindi con l'aumentare del moto il livello dell'acqua crescerà sempre più fino a che, concludendosi le sue rivoluzioni, in tempi uguali ai tempi impiegati dal vaso per fare un giro completo, l'acqua sarà in riposo relativo rispetto al vaso. Inizialmente si osserva il moto rotatorio del secchio mentre l’acqua, che tale movimento non ancora acquisito, rimane in quiete con la superficie perfettamente piana. Gradualmente il moto viene comunicato dal secchio all’acqua la quale, ruotando, comincia a salire lungo i bordi del secchio formando una superficie concava. La forza di questo esempio sta nel fatto che, istintivamente, tendiamo ad interpretare il fenomeno assumendo il riferimento solidale con il liquido il quale, essendo rotante e quindi non inerziale, è soggetto all’azione delle forze inerziali (forza centrifuga) che tendono a fare risalire l’acqua lungo le pareti: le forze inerziali in questo esempio sono terribilmente reali e presenti! Chiaramente la causa di questo effetto risiede nel moto rotatorio dell’acqua ma la domanda è: moto dell’acqua rispetto a chi? A quale riferimento ? Notiamo subito che la causa non può essere il moto relativo dell’acqua rispetto al secchio dato che tale moto, pur esistendo all’inizio, non produce alcun effetto. Newton si rese lucidamente conto che la causa andava ricercata nel moto relativo dell’acqua rispetto a qualcosa d’altro. La soluzione che propose Newton fu nella direzione dello spazio e non della materia. Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 26 Per comprendere la soluzione proposta da Newton dobbiamo immaginare di ripetere l’esperimento della secchia togliendo un poco alla volta la materia dal cosmo fino a svuotarlo completamente. Quale sarebbe in questo caso l’esito dell’esperimento? L’acqua, una volta in rotazione, salirebbe ancora lungo le pareti del recipiente? Come si è detto nessuno lo può sapere, tuttavia Newton immaginò che la risposta fosse affermativa per cui dedusse che la causa del fenomeno doveva risiedere nel moto rotatorio dell’acqua, non rispetto alla materia del cosmo, ma rispetto allo spazio vuoto del cosmo! Lo spazio vuoto dunque acquisiva proprietà fisiche indipendenti dalla materia in esso contenuta e addirittura indipendenti da tutto e da tutti: Lo spazio Assoluto, da Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, I. Newton 1687: Lo spazio assoluto, per sua natura senza relazione ad alcunché di esterno, rimane sempre uguale ed immobile; lo spazio relativo è una dimensione mobile o misura dello spazio assoluto, che i nostri sensi definiscono in relazione alla sua posizione rispetto ai corpi, ed è comunemente preso come lo spazio immobile; cosí la dimensione di uno spazio sotterraneo o aereo o celeste viene determinata dalla sua posizione rispetto alla terra. Lo spazio assoluto e lo spazio relativo sono identici per grandezza e specie, ma non sempre permangono identici quanto al numero. Infatti se la Terra, per esempio, si muove, lo spazio della nostra aria, che relativamente alla Terra rimane sempre identico, sarà ora una parte dello spazio assoluto attraverso cui l’aria passa, ora un’altra parte di esso; e cosí muterà assolutamente in perpetuo. In sostanza la posizione newtoniana si può riassumere dicendo che egli vedeva nelle forze inerziali la prova della esistenza di uno spazio assoluto. Il problema è che, essendo impensabile una prova sperimentale di quanto affermava, la sua finiva per essere una posizione a priori non verificabile, come tale esposta alle critiche più dure. Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 27 Nella stessa direzione va un altro celebre esperimento concettuale proposto da Newton nei principia Le sfere rotanti, da Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, I. Newton 1687: ... if two globes kept at a given distance one from the other, by means of a cord that connects them, were revolved about their common center of gravity; we might, from the tension of the cord, discover the endeavor of the globes to recede from the axis of their motion. ... And thus we might find both the quantity and the determination of this circular motion, even in an immense vacuum, where there was nothing external or sensible with which the globes could be compared L’idea è semplice: nel vuoto del cosmo, si immaginano due sfere di massa M ai capi di una funicella di lunghezza 2R poste in rotazione attorno al centro di massa in modo tale che la funicella venga tesa. Come fa un osservatore a capire se sta ruotando oppure no? Facile: basta che misuri i) la tensione della funicella, ii) la velocità di rotazione della funicella nel suo riferimento. Se la relazione tra forza e velocità di rotazione è data da F=M 2 R allora, valendo il secondo principio della dinamica si deduce che il riferimento è inerziale e dunque non rotante. In caso contrario il sistema è rotante e si può stabilire anche la velocità di tale rotazione. Il criterio è ineccepibile e fornisce un principio empirico chiaro per stabilire se un riferimento sia inerziale o meno. Tuttavia è evidente che anche potendo stabilire senza alcun riferimento ad altri corpi lo stato di rotazione del proprio riferimento questo non significa che gli altri corpi non abbiano un ruolo: ancora una volta, per dirimere la questione, sarebbe necessario ripetere l’esperimento dopo avere svuotato il cosmo di tutta la sua materia. Con questi soli elementi in gioco la posizione newtoniana rimane a priori e non verificabile. Per questo motivo numerosi fisici assunsero posizioni critiche che culminarono nell’attacco decisivo del fisico-filosofo E. Mach (1838-1916), autore di in una fondamentale opera di revisione critica dell’intera meccanica: Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 28 La critica dell’esperimento del secchio rotante, da La meccanica nel suo sviluppo storico critico, E. Mach 1883 : Nessuno, a nostro parere, è in grado di dire qualcosa sullo spazio assoluto e sul moto assoluto, che sono puri enti ideali non conoscibili sperimentalmente. […] tutti i principi fondamentali della meccanica sono conoscenze sperimentali su posizioni e moti relativi dei corpi. […] Nessuno è autorizzato a estendere questi principi al di là dei limiti dell'esperienza; […] L'esperimento newtoniano del vaso pieno d'acqua sottoposto a moto rotatorio ci insegna solo che la rotazione relativa dell'acqua rispetto alle pareti del vaso non produce forze centrifughe percettibili, ma che tali forze sono prodotte dal moto rotatorio relativo alla massa della terra e agli altri corpi celesti. Non ci insegna nulla di più. Mach dunque, rovescia la posizione newtoniana sottolineando che, nell’esperimento del secchio, ciò che davvero si osserva non è il moto dell’acqua rispetto allo spazio, ma il moto dell’acqua rispetto alle altre masse del cosmo per cui questa sola può essere la causa fisica che fa risalire l’acqua lungo le pareti del secchio stesso (in altri termini, se si fosse chiesto a Mach cosa sarebbe successo qualora si fosse ripetuto l’esperimento del secchio, togliendo un poco alla volta la materia dal cosmo fino a svuotarlo completamente, egli avrebbe risposto che alla fine non si sarebbe osservata più la risalita dell’acqua lungo le sue pareti). Risultato immediato di questa impostazione è il Principio di Mach : sono inerziali i riferimenti privi di accelerazioni rispetto alle stelle fisse. che attribuisce la causa delle forze inerziali alla materia invece che allo spazio. Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 29 E’ necessario precisare che il termine ‘stelle fisse’ può certamente indicare le stelle visibili della volta celeste le quali, a causa delle loro enormi distanze, si muovono in modo apprezzabile solo nel corso di lunghissimi intervalli temporali. Ma non solo, esso deve essere inteso in senso più ampio includendo qualunque sistema di corpi celesti distanti e tra loro indipendenti in modo tale che sia più semplice evidenziare, sullo sfondo di questi, il proprio moto (è in questo modo che viene definito l’ International Celestial Reference Frame). Fatta questa premessa si noterà allora come anche il principio di Mach costituisca un principio empirico chiaro per stabilire se un riferimento sia inerziale o meno (se un riferimento ruota rispetto alle stelle fisse, come ad esempio la terra rispetto alle stelle visibili, allora quel riferimento non è inerziale). Nonostante questo, è tuttavia è evidente che anche potendo riferire lo stato di rotazione del proprio riferimento alle stelle fisse questo non significa che le stelle fisse siano la causa fisica delle forze inerziali: siamo dunque in una posizione antitetica a quella newtoniana che però soffre delle stesse debolezze in quanto ancora una volta, per dirimere la questione, sarebbe necessario svuotare il cosmo di tutta la sua materia oppure mettere in rotazione la materia del cosmo. In realtà l’argomentazione machiana sembra più plausibile quella newtoniana poiché attribuisce la causa delle forze inerziali a qualcosa di osservabile, alla materia del cosmo appunto, e non allo spazio assoluto che non può essere osservato. Ad un esame più attento però risulta via via più chiaro che tale impressione è legata più a posizioni filosofiche di impronta positivista che a ragioni fisiche oggettive: senza l’introduzione di principi fisici nuovi risulta impossibile decidere tra le posizioni di Mach e di Newton. Di questo fatto si rese lucidamente conto A. Eistein il quale, affascinato dalla coerenza logica della posizione di Mach la sostenne entusiasticamente (la rigorosa aderenza ai fatti della critica machiana, scevra da tentazioni metafisiche, fu un esempio determinante per la creazione della teoria della relatività ristretta), per ritornare però, negli anni tardi, sui propri passi: Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 30 La critica alle idee di Mach, da Uber den Ather; Verh. d. Schweiz. Naturf. Ges. 105, 85-93; A Einstein 1924: Invece che di “etere” si può parlare altrettanto bene di “qualità fisiche dello spazio”. […] ErnstMach […] tentò di evitare l’ipotesi dell’ ”etere della meccanica”, cercando di ridurre l’inerzia all’interazione immediata tra la massa considerata e tutte le restanti masse dell’universo. Questa concezione è logicamente possibile, ma come teoria dell’azione a distanza per noi oggi non si può più prendere seriamente in considerazione. L’ etere meccanico da Newton designato come “spazio assoluto”, dev’essere quindi da noi considerato come una realtà fisica. Il problema sollevato da Einstein, per quanto riguarda l’impostazione machiana, può essere facilmente compreso riprendendo l’esempio della piattaforma rotante. Quando lo sperimentatore aziona il pulsante e mette in rotazione la piattaforma rispetto a terra, da subito si osserva un moto curvilneo del corpo materiale lanciato radialmente rispetto a quel riferimento, da subito, quindi, quel riferimento cessa di essere inerziale. Ciò esclude che le stelle fisse possano aver un ruolo poichè sarebbe necessario un lungo tempo ad una qualche azione fisica per propagarsi dalle stelle fisse alla piattaforma. L’unica possibilità, dunque, sarebbe quella di una azione a istantanea (azione a distanza) la quale però, dopo la relatività ristretta, ‘non si può più prendere seriamente in considerazione’. Dunque, secondo l’ A.Einstein degli anni tardi, pur rappresentando un utile criterio empirico, l’ipotesi di Mach, che riconduce la causa dell’inerzia all’azione delle stelle fisse, non può essere accolta in quanto presuppone inaccettabile (almeno fino ad ora) azione a distanza. Come suggerì Newton, non rimane allora che attribuire tale causa allo ‘spazio’, magari ad uno spazio più fisico, capace di giocare un ruolo attivo nei processi, come il nome di ‘etere’ suggerisce: Una posizione contemporanea, da Relativismo ed etere di Lorentz, relazione su invito, F. Selleri : Che dire, oggi, dell’etere relativistico di Einstein? Beh, in primo luogo che il ritorno all’etere è un’operazione dettata dal buon senso: lo spazio vuoto dotato di proprietà fisiche può benissimo essere chiamato «etere», […] Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 31 Principio di relatività galileiano Nonostante non si siano ancora chiarite a fondo le circostanze fisiche che determinano l’inerzialità a meno di un riferimento, risulta essere un punto fermo acquisito che attraverso la validità delle leggi meccaniche possiamo solo distinguere tra sistemi di riferimento inerziali e non inerziali. Tale fatto a sua volta implica che tutti i riferimenti inerziali siano tra loro equivalenti una proprietà delle leggi meccaniche di grande rilevanza: Principio di Relatività Galileiano per mezzo delle leggi meccaniche non è possibile distinguere un sistema di riferimento inerziale tra gli infiniti possibili z r secondo le leggi meccaniche tutti i riferimenti inerziali sono equivalenti per mezzo di esperimenti meccanici non è possibile determinare lo stato di moto uniforme (ovvero la velocità) di un riferimento inerziale O r' V y x secondo le leggi meccaniche non esiste un riferimento inerziale privilegiato le leggi meccaniche sono simmetriche rispetto al cambiamento di riferimento inerziale Rimandando altre considerazioni al seguito, sottolineiamo che il principio dichiara l’equivalenza dei riferimenti inerziali limitatamente alle leggi meccaniche e non rispetto a tutte le leggi fisiche. Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 32 Poiché attraverso le leggi meccaniche non è possibile determinare lo stato di moto di un riferimento inerziale, ne consegue anche che non sia possibile determinare nemmeno la direzione del moto e la posizione nello spazio del riferimento. Possiamo allora affermare che devono valere le seguenti proprietà: Isotropia ed Omogeneità delle leggi meccaniche per mezzo delle leggi meccaniche non è possibile distinguere l’orientamento e la posizione nello spazio di un riferimento inerziale z secondo le leggi meccaniche tutti le orientazioni e le posizioni nello spazio dei riferimenti inerziali sono equivalenti attraverso esperimenti meccanici non è possibile determinare l’orientazione e la posizione nello spazio di un riferimento inerziale O r r' V y x secondo le leggi meccaniche non esiste una orientazione ed una posizione spaziale privilegiata del riferimento inerziale le leggi meccaniche sono simmetriche rispetto alle rotazioni e traslazioni del riferimento inerziale Come prima sottolineiamo che il principio dichiara la simmetria ed isotropia dello spazio limitatamente alle leggi meccaniche e non rispetto a tutte le leggi fisiche. Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 33 Il principio di relatività in meccanica Limitatamente all’ambito della meccanica, che allora comunque copriva tutto ciò che poteva definirsi realtà fisica, l’ impossibilità di stabilire lo stato di moto o di quiete di un osservatore (soggetto ad un moto tranquillo, ovvero inerziale) è sicuramente nota dall’antichità: La scuola alessandrina, in particolare Aristarco di Samo (310-230 a.C.), aveva anticipato molte delle conclusioni di Copernico compresa la centralità del sole ed il moto terrestre attorno ad esso. Dunque doveva avere chiaro che tale moto non provocava effetti osservabili per coloro che si trovavano sulla terra (non ne siamo certi poiché le opere originali sono perdute e conosciamo le idee di Aristarco solo attraverso le citazioni di altre opere posteriori quali l’Arenario di Archimede). Certamente tale concetto era molto chiaro a N. Copernico: La inosservabilità dello stato di moto, da De revolutionibus orbium coelestium, N. Copernico 1543: Fra cose che si muovono a uguale velocità verso il medesimo punto, non si percepisce alcun movimento […] quando una nave viaggia nella bonaccia, i naviganti vedono tutte le cose che sono fuori di essa muoversi ad immagine del suo movimento e, inversamente, credono se stessi e tutto ciò che hanno con sé in riposo […] Ma che potremo dire, dunque, delle nubi e di tutte le altre cose sospese nell'aria, sia di quelle che tendono al basso come di quelle che, invece, volgono verso l'alto ? Niente altro se non che non solo la Terra con l'elemento acqueo che le è unito si muove in tal modo, bensì anche una parte non trascurabile dell'aria […] E fu espresso in modo compiuto da Galileo: La inosservabilità dello stato di moto, dal Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, G. Galilei 1632: […] Rinserratevi nella maggiore stanza che sia sotto coperta di alcun gran navilio, e quivi fate d'aver mosche, farfalle e simili animaletti volanti; siavi anco un gran vaso d'acqua, e dentrovi dei pescetti; Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 34 sospendasi anco in alto qualche secchiello che a goccia a goccia vadia versando dell'acqua in un altro vaso di angusta bocca, che sia posto a basso: e stando ferma la nave, osservate diligentemente come quegli animaletti volanti con pari velocità vadano verso tutte le parti della stanza; i pesci si vedranno andar notando indifferentemente per tutti i versi; le stille cadenti entreranno tutte nel vaso sottoposto […] Osservate che avrete diligentemente tutte queste cose, benchè niun dubbio ci sia che mentre 'l vassello sta fermo non debbano succedere così, fate muover la nave con quanta si voglia velocità, chè (purchè il moto sia uniforme e non fluttuante […]) voi non riconoscerete una minima mutazione in tutti li nominati effetti, nè da alcuno di quelli potrete comprendere se la nave cammina oppure sta ferma […] Ancor prima che la meccanica ricevesse il suo assetto definitivo da parte di I. Newton, Galileo intuì con chiarezza una delle sue proprietà più profonde espressa oltretutto con un taglio concettuale assai moderno: i riferimenti inerziali in moto tra loro con velocità uniforme sono tutti ‘equivalenti’ nel senso che gli esperimenti meccanici forniscono, in tali riferimenti, gli stessi risultati e sono pertanto governati dalle stesse leggi. Non siamo molto lontani, come si vede, dalla affermazione che le leggi meccaniche sono simmetriche rispetto al cambiamento di riferimento inerziale, un modo assolutamente moderno di impostare il problema! Prof. Nicola Semprini Cesari Lezioni alla Fondazione Occhialini, Aprile-Maggio 2013 35