1-02-2007 216 16:41 Pagina 216 sezione 3 Gesù Cristo UdA 2 Il racconto dei Vangeli La figura di Maria nell’arte L’iconografia mariana SEZIONE 3 Dogmi Dal greco dogma, opinione. Sono le verità di fede alla base del credo cristiano. Quello della Madonna è il tema iconografico più ricco di tutta l’arte cristiana. Con l’espressione “iconografia mariana” si intende tutta quella serie di tipologie con cui l’immagine della Madonna è stata rappresentata nei secoli dalla storia dell’arte. La maggior produzione di opere figurative su Maria si è avuta tra il Medioevo e il secolo seguente a quello della Riforma cattolica, cioè tra il Duecento e il Seicento, secondo due filoni fondamentali di immagini: quelle legate alla descrizione di singoli episodio della sua vita e quelle con un intento più simbolico, intesa a rappresentare dei dogmi teologici o delle credenze legati alla figura mariana. Le prime rappresentazioni in Occidente Trionfo dell’Impero cristiano, particolare della porta lignea della basilica di Santa Sabina, Roma. In questo pannello ligneo vediamo in alto Gesù racchiuso nella caratteristica struttura a mandorla. La Madonna sta sotto, al centro, tra san Pietro e san Paolo, e tiene le braccia alzate nella posizione dell’orante. La più antica immagine conosciuta è quella della catacombe di Priscilla a Roma, risalente alla metà del III secolo: essa ritrae la Madonna seduta che tiene in braccio il Bambino Gesù. Le pitture murali delle catacombe poi si evolveranno anche sotto forma di mosaici, intagli lignei ecc. Maria viene rappresentata sotto due forme principali, una che deriva dall’arte romana, dalla cosiddetta figura dell’Orante, cioè di una persona in piedi che prega levando le braccia al cielo. La seconda tipologia, invece, è di derivazione orientale, e Maria vi appare reggendo in braccio il Bambino Gesù. Questi due tipi di figurazione, tuttavia, non vedono mai la Madonna rappresentata autonomamente, secondo un culto proprio, ma la inseriscono in rappresentazioni simboliche, o nel contesto di episodi narrativi. Ad esempio tipica è la rappresentazione della Madonna con il Bambino nella scena dell’adorazione dei Magi. Adorazione dei Magi, particolare del mosaico dell’arco trionfale, prima metà del V secolo, Santa Maria Maggiore, Roma. Vediamo Maria che mostra ai Magi il Bimbo sollevandolo sulle braccia. Benché inserito in un contesto narrativo, questo tipo di immagine ha anche un valore simbolico, poiché intende mettere in rilievo il ruolo di Maria nell’incarnazione di Cristo. 217 inserto iconografico 02-unità 2 lilla tris Madre di Dio orante, mosaico del X secolo, chiesa di Santa Sofia, Kiev. L’immagine della Madonna orante appare anche in Oriente, fin dal IV secolo, e si tramanda in quelli successivi, mantenendo uno schema rigido e fissato dalla tradizione, come è tipico per la produzione delle icone, per le quali l’abilità dell’artista non risiede nelle sue capacità inventive, bensì in quella di mantenersi fedele ad un modello originale. Joas van Cleve, L’adorazione dei Magi, pannello del trittico del 1515, chiesa di San Donato, Genova. 1-02-2007 16:41 Pagina 218 SEZIONE 3 218 sezione 3 Gesù Cristo inserto iconografico 02-unità 2 lilla tris Maria nelle Scritture: la tradizione orientale Viaggio a Betlemme, Santa Maria Foris. Portas, Castelseprio. Nelle prime rappresentazioni occidentali, come in questo affresco, che alcuni studiosi fanno risalire al VI secolo, e che mostra Giuseppe e Maria in viaggio per Betlemme, dove nascerà Gesù, non appare mai da sola, ma sempre inserita in un contesto di cui è soltanto partecipe. Il fatto che in questo periodo Maria non goda quasi mai di rappresentazioni esclusivamente proprie deriva dal fatto che nei Vangeli canonici la sua figura non ci appare mai come descritta autonomamente, ma appare sempre come personaggio che ha la propria ragione di esistere solo in funzione del farsi uomo di Dio, nell’incarnazione in Gesù Cristo. La prima menzione di Maria si trova nell’episodio dell’annunciazione narrato da Luca (1, 26-389, e poi successivamente in episodi quali la visitazione (Luca 1, 39-56), la natività (Luca 2, 1-7), l’adorazione dei pastori (Luca 2, 8-20) e dei Magi (Matteo 2, 9-12), la presentazione di Gesù al Tempio (Luca 2, 22-35), la fuga in Egitto (Matteo 2, 13-15), il ritrovamento di Gesù tra i dottori (Luca 2, 41-50), le nozze di Cana (Giovanni 2, 1-11), la crocifissione (Giovanni 19, 25-27), e poi negli Atti degli apostoli nell’episodio della pentecoste (1, 12-14). 219 UdA 2 Il racconto dei Vangeli Tuttavia, in un contesto come quello del bacino del Mediterraneo, le cui diverse culture e religioni avevano sempre avuto la figura di una dea-madre di notevole rilievo, anche i cristiani dei primi secoli ereditarono quest’esigenza, trasferendola appunto in un culto mariano a se stante, che andò sviluppandosi nel II e III secolo. L’ampia diffusione di questo culto rendeva insufficienti agli occhi dei fedeli le scarse notizie fornite dagli scritti canonici: Rogyer van der Weiden, 1435-1438, Museum of Fine Arts, Boston. Secondo una leggenda sorta in Oriente nei primi secoli del cristianesimo san Luca avrebbe dipinto un ritratto della Madonna. così in Oriente, in quegli stessi secoli, apparvero una serie di testi incentrati specificamente su Maria. Si tratta di testi che fanno parte dei cosiddetti Vangeli apocrifi dal carattere aneddotico e fiabesco, cui la Chiesa ha negato qualsiasi origine divina, ma che tanta parte hanno avuto nel formarsi dell’immaginario, anche iconografico, che riguarda la figura di Maria. Proprio riguardo all’iconografia gli scritti più importanti sono il Proto-vangelo di Giacomo, scritto in greco intorno al 200, e il Vangelo dello PseudoMatteo, redatto in la- tino nel VII-VIII secolo. Possiamo così leggere che Maria nacque a Gerusalemme, da Gioacchino e Anna, coppia rimasta prima a lungo sterile, tanto da meritare la condanna dei sacerdoti del Tempio; vediamo poi un angelo che annuncia contemporaneamente ai due coniugi, l’uno nel deserto l’altra in città, la nascita di una figlia, la quale passa con i genitori i primi tre anni della sua vita, ed è successivamente accolta nel Tempio, dove vive fino ai dodici anni, nutrita da un angelo. Esce dal Tempio solo per sposare l’anziano Giuseppe, prescelto tra gli scapoli della comunità in seguito a un miracolo: tutti i pretendenti avevano infatti portato ai sacerdoti del Tempio una verga, cioè un ramo secco, ma solo quello offerto da Giuseppe era fiorito. Un’altra serie di testi trattò specificamente della morte e dell’assunzione in cielo di Maria; si tratta di testi che ebbero un certo peso anche per l’elaborazione della dottrina mariana da parte dei Padri della Chiesa : ci limitiamo a ricordare il Transitus sive Dormitio beatae Mariae Virginis dello pseudo- Vangeli apocrifi Vedi a p. 83. Padri della Chiesa È un titolo che a partire dal IV secolo la Chiesa attribuì ad alcuni pensatori e scrittori di materia religiosa, le cui dottrine erano ritenute conformi alla retta interpretazione dei testi sacri. La letteratura che essi produssero, la cosiddetta “patristica”, rispose anche alla necessità della Chiesa di confrontarsi con la tradizione filosofica che si ereditava dai classici dell’antichità, provando a rileggere il pensiero greco, come quello platonico, in modo da rintracciarvi un senso cristiano. Eutichio e Michele Astrapas, Natività di Maria, 1295 ca., chiesa di San Clemente, Ochrida (Grecia). Gli episodi rimastici in Oriente dell’infanzia di Maria risalgono a partire dal IX secolo, poiché i dipinti precedenti erano stati cancellati dalla furia dell’eresia iconoclasta, condannata definitivamente nel Concilio di Nicea del 385. Vedi a p. 288. 16:43 Pagina 220 SEZIONE 3 220 sezione 3 Gesù Cristo Giovanni, del 400 ca. Tratti dalla Dormitio, sempre in Oriente, e a partire dall’XI secolo, si affermano due tipi di rappresentazioni pittoriche. In primo luogo la scena della morte della Vergine, detta Dormitio Virginis. Questa scena unica verrà via via affian- 221 UdA 2 Il racconto dei Vangeli cata da altre scene degli ultimi giorni di Maria (come l’Annuncio di morte, la Preghiera, la Morte, il Funerale, la Deposizione nel sepolcro) fino a costituire nel XIII secolo dei veri e propri cicli pittorici che prendono il nome di Kòimesis. Le Storie di Maria nell’arte occidentale In Occidente l’attenzione al carattere narrativo della vita di Maria si afferma a partire dal IX secolo, sotto la dinastia dei carolingi, che dedicarono ad essa numerosi edifici di culto. Ma grande diffusione ebbero gli episodi mariani anche nella produzione di libri miniati, come nel Graduale di Prüm e nell’Evangeliario di Artois. Altri momenti attenzione agli aspetti più umani di Maria si ebbero nell’arte italiana del XII secolo, ma una specifica iconografia dell’intero ciclo della vita della Vergine si afferma solo al partire dal XIII secolo, quando, tramite le crociate, furono maggiormente conosciuti in Occidente i Vangeli apocrifi , sulla base dei quali vennero prodotti molti testi che raccontavano la vita di Maria, come la Legenda aurea, di Jacopo da Varagine , della metà del XIII secolo. Sulla scia di queste opere letterarie nacquero una serie di cicli di affreschi dedicati appunto alle Storie della Vergine, da quello di inserto iconografico 1-02-2007 inserto iconografico 02-unità 2 lilla tris Pietro Cavallini in Santa Maria in Trastevere a Roma, del 1291, a quelli di Paolo Uccello nel duomo di Prato (1440 ca), di Filippo Lippi nella cattedrale di Spoleto (1469), di Domenico Ghirlandaio in Santa Maria Novella a Firenze (1486-1490), fino a quello di Federico Zuccari nella basilica della Santa Casa a Loreto (1582-83), senza tralasciare la splendida vetrata a forma di rosone di Duccio di Buoninsegna nel duomo di Siena, del 1288. Giotto, La presentazione di Maria al Tempio, 1303-1305, Cappella degli Scrovegni, Padova. Si deve a Giotto il primo grande ciclo di affreschi con le storie complete della vita di Maria, che nei diversi riquadri della cappella degli Scrovegni propone prima gli episodi della vita di Gioacchino e sant’Anna, fino al loro matrimonio, e poi la nascita della Vergine con gli episodi della sua giovinezza seguiti dalla nascita di Gesù e dalle Storie di Cristo. Qui vediamo il momento in cui Maria bambina viene presentata da Gioacchino e Anna ai sacerdoti del Tempio. Vangeli apocrifi Vedi a p. 83. Bottega di Vittore Carpaccio, La morte della Vergine, 1502-1507, Ca’ d’oro, Venezia. Venezia, per via dei suoi traffici commerciali col Mediterraneo orientale, ha fatto da ponte tra la cultura figurativa bizantina e quella europea, trasportando in questa numerose figurazioni tipiche dell’arte orientale. Questo dipinto, ad esempio, fa parte di un ciclo con Storie della vita di Maria realizzato per la scuola degli albanesi di Venezia. Nella scena sono presenti tutti gli elementi costitutivi tipici della Dormitio Virginis vera e propria. Maria è raffigurata distesa, in mezzo agli Apostoli, tra cui hanno posizione di rilievo Pietro e Paolo. Accanto stanno anche gli angeli, mentre in cielo volteggiano piccoli cherubini, sopra i quali, nella tipica struttura a mandorla, è posto Gesù, che reca l’anima della madre, raffigurata nelle sembianze di un neonato rivestito di fasce bianche. 16:43 Pagina 222 SEZIONE 3 222 sezione 3 Gesù Cristo L’annunciazione Lo sposalizio della Vergine L’arte occidentale predilige comunque la rappresentazione di singoli episodi di vita mariana, raffigurati in prevalenza sui grandi dipinti su tavola o su tela che sovrastano l’altare (le cosiddette pale). Vediamo così in prevalenza la nascita di Maria, ma soprattutto l’annunciazione, in cui l’angelo appare a Maria impugnando un bastone, simbolo di autorità, che nel XIV secolo si trasformerà nel giglio, simbolo di purezza. Maria è ritratta in compagnia di un libro, segno della sua vita intenta alla preghiera. Ulteriore elemento dell’iconografia dell’annunciazione è il Verbo divino, simboleggiato da una colomba o da un fascio di luce che si dirige verso l’orecchio della Vergine, in quanto si riteneva che ella avesse concepito Gesù per aver ascoltato l’annunzio divino. Le nozze di Maria non sono menzionate nei Vangeli, ma appaiono per la prima volta nel Libro di Giovanni (uno degli apocrifi) e poi nella Legenda Aurea. La scena si svolge solitamente dinanzi al Tempio presso il quale la Vergine fu allevata, col sacerdote che congiunge le mani dei due sposi. Giuseppe è rappresentato come un uomo di età matura, ma non vecchio e con la barba bianca come appare di solito nella scena della natività. Spesso alle spalle di Maria si trovano le vergini sue compagne di giovinezza, mentre Giuseppe è accompagnato dagli altri pretendenti sconfitti. UdA 2 Il racconto dei Vangeli Annibale Carracci, Pietà, 1599-1600, Museo di Capodimonte, Napoli. A differenza della famosa statua di Michelangelo in San Pietro, del 1500, e quindi precedente la Riforma cattolica (vedi a p. 345), col corpo di Gesù in braccio alla Madonna, questo dipinto, successivo alla Riforma, vede in braccio a Maria soltanto il capo del cadavere del Cristo. Filippo Lippi, Annunciazione, 1445, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Roma. In questo dipinto è presente una variante singolare: Gabriele porge direttamente il giglio a Maria. La pietà Dante Gabriel Rossetti, Ecce Ancilla Domini, 1850, Tate Gallery, Londra. L’iconografia dell’Annunciazione si mantiene pressoché costante nei secoli, come ci dimostra questo dipinto ottocentesco. 223 inserto iconografico 1-02-2007 inserto iconografico 02-unità 2 lilla tris Si tratta di un’immagine che deriva da quella del Compianto sul Cristo morto (celebre quello di Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova), in cui una serie di figure, principalmente la Madonna, la Maddalena e san Giovanni piangono sul corpo di Cristo appena deposto dalla croce e disteso per terra. Nella scena della Pietà resta soltanto più Maria, che regge in grembo il corpo del figlio morto. Il soggetto non ha riscontro nei Vangeli, ma deriva dalla letteratura bizantina e da quella mistica dei secoli XIII e XIV, come le Revelationes di santa Brigida di Svezia. Durante la Riforma cattolica l’immagine si trasforma: Cristo ha il corpo steso a terra sul sudario e solo il suo capo è in grembo alla Madonna. Perugino, Sposalizio della Vergine, 15001504, Musee des BeauxArts, Caen. In ambito italiano si rappresenta il momento in cui Giuseppe infila la fede al dito di Maria, poiché si riteneva che l’anello fosse conservato come reliquia nella cappella del Sacro Anello della cattedrale di Perugia, in cui originariamente si trovava anche questo dipinto, di cui, negli stessi anni, diede una celebre versione Raffaello, ora conservata a Milano, nella Pinacoteca di Brera. 16:45 Pagina 224 SEZIONE 3 224 sezione 3 Gesù Cristo La morte e l’assunzione UdA 2 Il racconto dei Vangeli Caravaggio, Morte della Vergine, 1606, Museo del Louvre, Parigi. Caravaggio ci dà qui una rappresentazione di estremo ed emozionante realismo. Per meglio descrivere le fattezze di una moribonda, infatti, egli aveva sottratto il cadavere di una popolana annegata nel Tevere, passando la notte a ritrarla, episodio che fece molto scandalo. Il catafalco sul quale è riversa la Vergine è circondato dagli apostoli, di cui è descritto mirabilmente l’intenso dolore, in particolare quello di san Giovanni, che porta la mano alla guancia, secondo un gesto tipico di dolore che era già proprio dell’arte antica. Relativamente meno frequente nelle pale d’altare è la scena della Morte della Vergine Questo tema viene anche definito della Dormitio Virginis, poiché secondo la tradizione Maria non era realmente morta, ma dormì per tre giorni prima della sua assunzione in cielo, effettuata sotto forma di rapimento di anima e corpo. Il termine di assunzione, infatti, indica che ella fu portata in cielo, a differenza di Gesù, che vi salì da solo. Celebrata per molti secoli come festa della Chiesa, l’assunzione venne proclamata articolo di fede da Pio XII nel 1950. Tale credenza, tuttavia, non trova riscontro nei Vangeli canonici, ma solo in quelli apocrifi e nei testi ad essi ispirati. Nelle Legenda aurea, ad esempio, si legge che mentre gli apostoli sedevano presso il sepolcro di Maria, il terzo giorno dopo la sua morte, Gesù apparve loro insieme a san Michele, che reggeva l’anima della Vergine: “Ed ecco l’anima tornò al corpo di Maria, e uscì gloriosamente dalla tomba, e così fu ricevuta nella camera celeste, e una grande compagnia di angeli con lei.” Beato Angelico, Incoronazione della Vergine, 14341435, Convento di San Marco, Firenze. L’Incoronazione è l’atto finale che segue all’assunzione. Nella versione più comune la Vergine siede accanto a Cristo che le pone in capo una corona; talvolta ella è inginocchiata, e, insieme a Gesù, è presente anche Dio padre. La variante della Madonna da sola con l’attributo della corona (Regina Coeli) appare nel XIII secolo nelle sculture delle cattedrali francesi, e costituisce la personificazione della Chiesa. L’evoluzione simbolica: Maria, madre della Chiesa Tiziano, Assunzione, 1516-1518, basilica di Santa Maria dei Frari, Venezia. Nel Rinascimento la scena viene rappresentata su tre livelli: in quello superiore Dio attende l’arrivo in cielo della Vergine, che sta al centro sollevata verso l’alto su una nuvola dagli angeli. Nel livello inferiore gli apostoli circondano il sepolcro vuoto e levano sgomenti gli occhi al cielo. Abbiamo già detto come accanto a quello delle immagini di taglio narrativo l’iconologia mariana sviluppi nel corso dei secoli un filone più funzionale a esigenze devozionali, alla necessità della Chiesa e dei fedeli di venerare una figura materna. L’evoluzione della teologia mariana accompagnò quella cristologica: il concilio di Nicea (325) assunse a dogma la divinità della maternità mariana, mentre il concilio di Efeso (431) e quello di Calcedonia (451) ribadirono il ruolo di Theotókos, cioè “madre di Dio” (già evidenziato peraltro nei Vangeli canonici) della Madonna, la cui verginità venne affermata invece nel concilio di Costantinopoli, del 553. Contemporaneamente i Padri della Chiesa svilupparono la riflessione su Maria come madre dell’umanità, al pari di Eva, e nel contempo madre della Chiesa. A seguito di questi impulsi teologici nacquero sul piano delle immagini delle rappresentazioni simboliche di Maria, che si fissarono in tipologie particolari. Vediamone alcune. La Vergine sul portale della facciata ovest della cattedrale di Reims. Bernardo di Chiaravalle, che riprese con vigore l’identificazione di Maria con la sposa del Cantico dei Cantici, diede impulso fortissimo a una devozione mariana che, per la sua intensità, fu definita “mariolatria”. Egli pose l’accento anche sul carattere della Madonna come “sede di sapienza”, simboleggiata dal libro che ella tiene in mano. Questa rinascita del culto mariano si tradusse nella ricca serie di immagini scultoree della Madonna che decorano le cattedrali gotiche francesi. Padri della Chiesa Vedi a p. 219. 225 inserto iconografico 1-02-2007 inserto iconografico 02-unità 2 lilla tris 1-02-2007 16:45 Pagina 226 SEZIONE 3 226 sezione 3 Gesù Cristo inserto iconografico 02-unità 2 lilla tris La Madonna con il Bambino La Vergine Maria circondata dagli angeli, VI secolo, Sant’Apollinare Nuovo, Ravenna. Questa interpretazione dell’Odighitria è la più fedele al dettato proprio del monastero degli Hodigoi: infatti si tratta della Vergine che indica il bimbo il quale a sua volta indica con la manina la via da seguire all’umanità. Come spesso accade la Madonna non appare sola: in questo caso è accompagnata dagli angeli. Dopo la definizione del dogma della Vergine Theotókos (madre di Dio) tale immagine domina nelle absidi delle chiese bizantine e si diffonde nelle icone, dove, a partire dal VI secolo, si fissa in alcune tipologie, come quella dell’Odighitria, che prende il nome dal monastero degli Hodigoi (“coloro che indicano la via”), presso Costantinopoli, in cui si venerava fin dal VI secolo il prototipo di questa icona, ritrovata in Palestina, attribuita dalla tradizione a san Luca e distrutta dai turchi nel 1453, a seguito della conquista della città. L’Odighitria rappresenta la Vergine che regge sul braccio La Madre di Dio tra i Santi Teodoro e Giorgio, VI secolo, Monastero di Santa Caterina del Sinai. Questa è in assoluto una delle icone più antiche che ci siano rimaste. Notiamo il rotolo di pergamena tenuto nella manina sinistra dal Bambino, a simbolo della sua sapienza divina; la destra è atteggiata a benedire l’umanità. UdA 2 Il racconto dei Vangeli sinistro il bambino, indicandolo con la mano libera. Il bimbo regge nella manina destra un rotolo di pergamena, simbolo di sapienza, mentre con la sinistra benedice gli astanti. Evoluzione dell’Odighitria è la Eleusa, cioè la Madonna “della tenerezza”, caratterizzata dalla Vergine e il Bambino coi volti accostati, in seguito dal Bambino che accarezza la guancia della madre in un gesto di intensa tenerezza. Questo motivo passò direttamente dall’area bizantina a quella italiana, dove inizialmente fu reso mantenendo l’impostazione rigida e frontale delle icone, ma, a partire dal Duecento, l’immagine, pur mantenendo stilemi orientali, si fece più mossa e commovente, come nelle Madonne col Bimbo di Coppo di Marcovaldo, Cimabue, Duccio di Boninsegna, Pietro Lorenzetti, fino a Raffaello. Madre di Dio della tenerezza, XV secolo, Galleria di Palazzo Leoni Montanari, Vicenza. Le icone orientali (questa proviene da Novgorod) mantengono inalterato fino ai nostri giorni lo schema del bimbo che bacia la guancia della Madonna. Anche gli atteggiamenti rimangono rigidi, fissati nel tempo. 227 Sandro Botticelli, Madonna col Bambino, XV secolo, Gemäldegalerie der Akademie der Bildenkunst, Vienna. Passando al Rinascimento il tema della Madonna con il bimbo si umanizza sempre di più, gli atteggiamenti si fanno più naturali, più commoventi: lo spettatore partecipa alla scena come avesse sotto gli occhi una qualsiasi madre del suo tempo con il braccio il figlioletto. Duccio di Buoninsegna, Madonna di Crevole, XIII secolo, Museo dell’Opera del Duomo, Siena. Nel passaggio all’arte occidentale gli atteggiamenti si fanno più sciolti e naturali, col bimbo che accarezza, anziché baciare, la madre. 02-unità 2 lilla tris 228 1-02-2007 16:47 Pagina 228 sezione 3 Gesù Cristo Le variazioni sul tema della Vergine con il Bambino sono infinite, spesso accompagnate nel Cinquecento e nel Seicento da oggetti simbolici sorretti dai protagonisti, come la mela. che allude all’albero del bene e del male e dunque al mistero della Raffaello, Madonna del Cardellino, 1506, Galleria degli Uffizi, Firenze. Questa è forse la più famosa delle Madonne con il bimbo provviste di un senso allusivo: la ciotola legata alla cintola si san Giovannino allude al futuro battesimo di Gesù, mentre il cardellino tenuto dai due bimbi ne prefigura la passione. UdA 2 Il racconto dei Vangeli redenzione; le spighe di grano; l’uva o la brocca che contiene il vino, simbolo eucaristico; la ciliegia, frutto del paradiso, la melograna, simbolo della risurrezione; la noce, che allude alla doppia natura di Cristo; il cardellino, simbolo della passione. SEZIONE 3 Giovanni Pisano, Madonna col Bambino, 1298-1299, Museo dell’Opera del Duomo, Pisa. In questa scultura il Bambino Gesù tiene in mano il globo terracqueo sormontato dalla croce, a simbolo della redenzione da Lui compiuta del mondo e del dominio universale della Chiesa. La Madonna in trono L’immagine della Madonna assisa sul trono passa dall’arte bizantina a quella europea, dove, a partire dal IX secolo, acquista una propria peculiarità, venendo denominata “Maria in Maestà” (Majestas Mariae) a similitudine dell’immagine già diffusa del Cristo in trono (Majestas Domini) che appariva nelle absidi delle chiese e che ricalcava l’immagine romana dell’imperatore seduto in trono. La Majestas Mariae nasce in Francia, nella regione dell’Alvernia: prototipo ne sarebbe stata una statua dorata della Vergine fatta realizzare dal vescovo di Clermont sul modello di un’icona bizantina. Simone Martini, Maestà, 1312-1315, Palazzo Pubblico, Siena. Le prime semplici immagini della Madonna in trono si arricchiscono col tempo dell’accompagnamento di angeli e santi. Il trono viene inoltre posto sotto una struttura a baldacchino, simbolo della Chiesa come edificio e come Ecclesia universale. 229 16:47 Pagina 230 SEZIONE 3 230 sezione 3 Gesù Cristo La Madonna del latte Tra i vari tipi di icona che i crociati portarono dall’Oriente, particolare fortuna ebbe in Occidente il tipo della Galaktotrophousa, cioè della Madonna che nutre col suo latte il Bambino, un tema diffuso dal XII a tutto il XVIII secolo. Viene rappresentata la Madonna che, appunto, talvolta in compagnia di angeli. allatta il Bambino, il quale è ritratto in modo del tutto naturalistico mentre succhia il latte, oppure è rivolto verso lo spettatore sulle ginocchia della Madre col seno scoperto. Nicola Pisano, Madonna del latte, 1260 ca., Museo Nazionale di San Matteo, Pisa. Questa scultura appartiene alla variante in cui il Bambino succhia direttamente il latte da Maria. Jean Fouquet, Madonna col Bambino, 1450, Musee Royal des Beaux Arts, Anversa. UdA 2 Il racconto dei Vangeli A sinistra: Masolino da Panicale, Madonna dell’umiltà, 1415-1420, Galleria degli Uffizi, Firenze. Ulteriore versione della Madonna del latte è la Madonna dell’umiltà, figurazione particolarmente venerata nel periodo della “cattività avignonese” dei papi (vedi a p. 331), e che mostra la Vergine mentre allatta il Bambino non assisa in trono, ma umilmente in terra, con o senza cuscino. La Déesis La Déesis (intercessione, preghiera) si sviluppò in ambito bizantino a seguito del concilio di Nicea del 787, che approvò la dottrina dell’intercessione dei santi e degli angeli. In questo tipo di immagine Cristo, al centro, è affiancato da Maria a sinistra e da san Giovanni Battista a destra, i quali intercedono a favore dell’umanità. A partire dal XII secolo questo gruppo, in virtù del suo significato misericordioso, divenne parte integrante delle raffigurazioni del Giudizio universale, con la figura del Battista spesso sostituita da quella di san Giovanni evangelista. Fin dal Medioevo il latte aveva una valenza simbolica di dispensa delle grazie, essendo visto come elemento di mediazione tra la sfera divina e quella terrena. Nacquero così raffigurazioni della Vergine intenta a far sgorgare dal seno rivoli di latte, talvolta con l’aiuto del Bambino stresso: sono le cosiddette Madonne delle Grazie, che rientrano in quella famiglia di immagini della Madonna come mediatrice tra Dio e uomo, intercedendo per quest’ultimo. Si tratta di un’iconografia particolarmente diffusa dopo la Riforma cattolica, impegnata a ridare forza al ruolo della Vergine nella vicenda della redenzione anche attraverso al suo ruolo di dispensatrice di indulgenze nei confronti delle anime del purgatorio, per cui la Madonna del latte appare anche tra le anime purganti. Una variante ulteriore ne è la Madonna del suffragio, che appare ad assistere gli angeli i quali, a loro volta, sono intenti a liberare dalle fiamme le anime del purgatorio. Particolarmente venerato questo tipo di immagine fu nella prima metà del XIV secolo, in concomitanza dell’epidemia di peste che colpì l’Europa. 231 inserto iconografico 1-02-2007 inserto iconografico 02-unità 2 lilla tris Lorenzo Monaco, La doppia intercessione, inizi del XV secolo, Metropolitan Museum of Art New York. Qui la Vergine intercede per il gruppo di fedeli ai suoi piedi (raffigurati a scala ridotta, secondo la convenzione medievale) chiamando in causa l’intera Trinità. La scena si svolge secondo un andamento circolare: la Vergine, impugnando una mammella per ricordargli di averlo nutrito, si rivolge a Cristo, il quale a sua volta si rivolge al Dio Padre, con la colomba dello Santo a fare da legame tra Padre e Figlio. Stephan Lochner, Madonna del pergolato di rose, 1450 ca., WallrafRichartz-Museum, Colonia. La Madonna dell’umiltà nel XIV secolo diede vita a una variante particolare, quella della Madonna seduta su un prato fiorito o su un giardino chiuso, simbolo della Chiesa (L’“hortus conclusus” descritto nel Cantico del Cantici), per divenire poi la Madonna del roseto, frequente nel periodo rinascimentale, che raffigura la Madonna col Bambino sotto un roseto a forma di pergola. 16:53 Pagina 232 SEZIONE 3 232 sezione 3 Gesù Cristo La Madonna del parto La Madonna della misericordia Questo tipo di immagine esprime il concetto di Maria strumento della redenzione a partire già dal momento iniziale della vicenda terrena del Cristo. La Vergine è mostrata col ventre rigonfio, segno della gravidanza; talvolta tiene in grembo un libro, simbolo della sapienza divina del Bimbo che sta per nascere, oppure può essere posta sotto una struttura a tabernacolo, allusione alla Vergine come ricettacolo di Cristo. Questo tipo di immagine contempla la Vergine in piedi con le braccia allargate a sorreggere un ampio mantello sotto il quale trovano protezione i fedeli. Il mantello fin dall’antichità era simbolo di protezione, e già dal X secolo il culto della Vergine col mantello era diffuso in ambiente bizantino. I monaci cistercensi e quelli domenicani ne fecero in Occidente un’iconografia di grande successo, particolarmente amata dalle comunità dei fedeli. La Madonna è infatti Mater omnium, “madre di tutti” e sotto il suo mantello trova rifugio la comunità dei fedeli, distinti spesso per categorie: generalmente gli uomini e gli ecclesiastici stanno a destra e le donne e i laici a sinistra. Ma si può trattare anche di singole confraternite o corporazioni di mestieri, che spesso facevano dipingere a loro protezione degli stendardi con questa immagine. UdA 2 Il racconto dei Vangeli Domenico Ghirlandaio, Madonna della Misericordia, 1472-1473, Chiesa di Ognissanti, Firenze. In questo tipo di immagine le mani della Vergine, talvolta ingrandite, in modo innaturale giocano un ruolo fondamentale, poiché, come sostiene san Bernardo “nelle mani risiede la grazia della misericordia”. Spesso, come in questo caso, il mantello è sollevato da due angeli, proprio per mettere in rilievo la gestualità delle mani della Madonna. Piero della Francesca, La Madonna del Parto, 1476-1483, Museo della Madonna del Parto, Monterchi. Notiamo il carattere fortemente realistico con cui è descritta, come in tutta l’arte rinascimentale, la gravidanza della Madonna, in particolare il gesto popolaresco di portare la mano sopra il grembo, ad evidenziarne il rigonfiamento. La posizione di Maria sotto la tenda aperta dagli angeli allude anche al suo ruolo di Madre della Chiesa. 233 inserto iconografico 1-02-2007 inserto iconografico 02-unità 2 lilla tris Madonna lignea di area germanica, XV secolo. Nell’Europa settentrionale, a partire dai secoli XIII e XIV, si scolpivano particolari statue di culto, che volevano definire la Vergine come mistero della redenzione. Si trattava di statue che sulla parte anteriore del corpo della Madonna avevano uno sportello, che, aprendosi, lasciava vedere ciò che era contenuto all’interno della statua, solitamente immagini scolpite o dipinte con la Trinità, oppure scene della passione o della vita di Maria. 16:53 Pagina 234 SEZIONE 3 234 sezione 3 Gesù Cristo La funzione soccorritrice della Vergine fu celebrata anche in altre iconografie, come quella della Madonna del rosario, affermatasi alla fine del XV secolo per opera dei domenicani, poiché la tradizione domenicana riteneva che il rosario, sotto forma di corona di rose bianche e rosse, fosse stata donato a san Domenico in una notte del 1208. La prima formulazione con le rose bianche e rosse venne poi sostituita dai grani del rosario, cui si attribuivano proprietà miracolose, in particolare contro le eresie e contro l’Iislam, tanto che a merito della Madonna del rosario venne ascritta la vittoria contro i turchi nella battaglia di Lepanto, nel 1571, in onore della quale papa Pio V istituì la festa del Rosario. Dogma Vedi a p. 216. L’immacolata concezione Questo tema presenta un’iconografia molto varia. Benché la relativa festa sia stata approvata da papa Sisto IV già nel 1476 (ma in Oriente veniva celebrata fin dal VII secolo), il dogma fu proclamato solo nel 1854 da Pio IX, con la bolla Ineffabilis Deus, a sostegno della tesi (punto di arrivo di dotte dispute teologi- Tiberio d’Assisi, Madonna del soccorso, 1510, Museo Comunale, Montefalco. Fra i tanti tipi di iconografie che si richiamano alla facoltà protettrice della Madonna particolarmente suggestiva è quella della Madonna del soccorso, protettrice dei bambini, che si richiama a uno dei tanti miracoli citati nelle raccolte medievali di episodi della vita della Vergine e di suoi successivi miracoli: in questo caso ella scaccia con un bastone un diavolo che cerca di rapire un bambino dopo che la madre, esasperata dalla sua vivacità, aveva esclamato “Che il diavolo ti porti”, vedendo poi arrivare davvero il Maligno. UdA 2 Il racconto dei Vangeli che sorte già nel Medioevo) che Maria sia stata concepita esente dal peccato originale. A causa delle difficoltà incontrate nel fissare uno schema iconografico apposito per un tema così astratto, esso venne reso dapprima ricorrendo ad altre scene mariane, come quelle dell’assunzione e dell’incoronazione. Alla metà del Seicento venne fissata un’iconografia specifica dallo spagnolo Francisco Pacheco (la Spagna era stata posta dall’inizio di quel secolo sotto la protezione dell’Immacolata), nel trattato El arte de Pintura, del 1649, in cui si traeva ispirazione da un passo dell’Apocalisse che parla di della donna incinta “vestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”. Un’infinità di immagini Oltre a quelle presentate qui sopra, la devozione mariana si è espressa in una serie infinita di immagini, da quelle legate ai culti locali, come quella di Loreto, o quelle nere di Oropa e Czestokowa, tanto cara a Giovanni Paolo II , fino a quelle di Fatima, di Lourdes, o in varianti come la Madonna della cintola, quella del Buon Consiglio, la Mater dolorosa, e, in ambito orientale, la Madre di Dio del Don, infine in ambito occidentale, la Madonna degli alberetti , di Giovanni Bellini (1487), la Madonna del lucherino, di Albrecht Dürer (1506), e così via in un elenco pressoché infinito. 235 inserto iconografico 1-02-2007 inserto iconografico 02-unità 2 lilla tris Bartolomé Esteban Murillo, L’Immacolata Concezione, 1678 ca., Museo del Prado, Madrid. In Spagna, a metà del Seicento, venne codificata l’immagine della Vergine vestita di bianco e azzurro, con il capo cinto da dodici stelle e la falce della luna sotto i piedi, le mani giunte sul petto o in preghiera, resa famosa dai pittori spagnoli del Seicento, come Murillo e Zurbaràn.