Il mito di Archimede per Leon Battista Alberti

Il mito di Archimede per Leon Battista Alberti
Nell’opera Della tranquillità dell’animo, l’artista e matematico
rinascimentale Leon Battista Alberti esalta l’intima gratificazione
derivante dalla pratica della matematica, che egli dice di aver provato
su di sé, ma che egli crede di vedere soprattutto nella figura di
Archimede. Dello scienziato greco ricorda due episodi leggendari: la
distruzione con gli specchi ustori e con le catapulte della flotta
romana di Marcello, giunta per invadere la Sicilia, e la sua morte per
mano di un soldato romano; immerso nei suoi calcoli, non avrebbe
fatto nulla per farsi riconoscere, e sarebbe stato ucciso come tanti
suoi concittadini.
“M. Marcello presso a Siracusa comandò a’ suoi armati che in tanto
eccidio di sì nobil terra servassono quello Archimede matematico, quale,
defendendo la patria sua con varie e in prima non vedute macchine ed
istrumenti bellici, aveva una e un’altra volta perturbato ogni ordine suo,
e rotto l’impeto di tanta sua ossidione e espugnazione. Trovaronlo
investigare cose geometriche, quali e’ disegnava in sul pavimento in
casa sua; e trovaronlo sì occupato coll’animo e tanto astratto da ogni
altro senso, che lo strepito dell’armi e’l gemito dei cittadini, quali
cadeano sotto le ferite, le strida della moltitudine, quali periano
oppressi dalle fiamme e dalle ruine de’ tetti e de’ templi, nulla’l
commoveano. Cosa per certo mirabile che tanto fracasso, tanta caligine
del fumo e del polverio non lo stogliesse da questa una sua
investigazione e ragione matematica, a quale egli era tanto occupato e
aggiudicato.”
Curiosità Leggendo un racconto simile a questo, la giovanissima
Marie-Sophie Germain si commosse a tal punto che decise di
dedicare la sua vita alla matematica.