INTERNATIONAL ANTHROPOLOGICAL CONGRESS 2003 Museo di Antropologia 6 L’Antropologia è una disciplina quanto mai eterogenea proprio a causa della natura stessa del suo oggetto di studio: l’Uomo. E partecipare ad un congresso internazionale di Antropologia dà solo una minima idea di quanti e quali lavori siano incentrati sull’Uomo. Nei giorni 22-24 maggio 2003 ho avuto l’opportunità di partecipare all’International Anthropological Congress “Anthropology and Society” svoltosi a Praga nell’ambito del programma dell’European Anthropological Association (EAA). Il Congresso era suddiviso in dieci sessioni di lavoro con argomenti che spaziavano dalla crescita e sviluppo alla variabilità genetica umana, dall’ecologia umana alla paleoantropologia e primatologia, dalla paleopatologia all’antropologia forense. Proprio alla sessione di antropologia forense, assieme al Prof. Drusini e alle dott.sse De Conti e Giacon del Dipartimento di Biologia, è stato presentato un lavoro intitolato The Bioarchaelogy of cremated bones: a support for Forensic Anthropology. Lo studio dei resti ossei umani cremati è indubbiamente un’applicazione dei metodi antropologici classici che richiede una particolare esperienza, dato che la cremazione, intenzionale o meno, è un processo distruttivo che altera profondamente le ossa. In questo campo, oltre ad una fine conoscenza dell’anatomia scheletrica umana è necessario comprendere quali effetti il calore produca sull’osso a livello macroscopico, microscopico e molecolare. Nel contesto italiano, lo studio dei reperti ossei combusti è un supporto indispensabile all’Archeologia, visto che la pratica della cremazione era ampiamente diffusa sul nostro territorio nei periodi protostorici e romani. Nel laboratorio di Antropologia fisica del Prof. Drusini sono stati studiate, negli ultimi dieci anni, oltre 2000 cremazioni e i risultati dello studio antropologico sono stati sottoposti successivamente a confronto con i dati archeologici. Si è giunti ad una congruenza dell’ordine dell’80% fra la determinazione di sesso e dell’età ricavata mediante i metodi antropologici e quella desunta con i metodi archeologici in base al corredo funerario. Con questi presupposti, il 21 Giugno 2000, si è provveduto all’identificazione di ossa umane cremate su incarico del Tribunale di Padova, evidenziando come i metodi messi a punto per lo studio di cremazioni antiche - che comprendono l’identificazione anatomica, la diagnosi di sesso ed età, il riscontro di eventuali patologie e la ricostruzione del metodo di combustione (termotecnica) - possano essere usati con successo anche per l’identificazione personale applicata alle odierne cremazioni nel contesto forense. Paola Nicolazzi collaboratrice del Museo di Antropologia Notizie varie DONAZIONE SOLAZZI AL MUSEO BOTANICO Si è appena conclusa la donazione al Museo Botanico, da parte del Prof. Attilio Solazzi, di parte della sua collezione personale di alghe. Dall’elenco stilato sono risultate presenti soprattutto raccolte effettuate negli anni ’70 in Sardegna e lungo la Riviera del Conero. A questo materiale, quasi tutto determinato, si affiancano gruppi minori tra cui quello proveniente dalla Campania (una quarantina di specie comprendenti soprattutto feoficee e cloroficee raccolte da Tolomio nel 1971) e quello proveniente da Parenzo con alghe determinate da Draghicchio nei primi anni ‘70 (anche in questo caso una quarantina di specie tra cloroficee, rodoficee e feoficee). Un altro grosso gruppo (circa un’ottantina di specie) è costituito da alghe marine raccolte negli anni 1966-69 a Pantelleria, nelle Tremiti, in Sicilia e Calabria e determinati prevalentemente da Giaccone. Questa donazione si affianca a materiale algologico storico già presente in Museo tra cui spicca, per importanza e consistenza, la collezione Achille Forti (1878-1937).