A Natale si accende una nuova luce piena di speranza

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AIL News
NOTIZIARIO AIL Sezione della Provincia di Padova ONLUS - VIA GABELLI 114, 35121 PADOVA TEL. 049 66.63.80 FAX 049 65.57.90 - POSTE ITALIANE SPA – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, NE PD
PERIODICO DELL’AIL SEZIONE DELLA PROVINCIA DI PADOVA
DELL’ ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE-LINFOMI E MIELOMA
ONLUS
Giorgia C., 13 anni
A Natale si accende
una nuova luce
piena di speranza
AIL NEWS RAGAZZI:
inserto staccabile al centro
n°3/2013
n°3/2016
2
AIL News
PERIODICO DELL’AIL SEZIONE DELLA PROVINCIA DI PADOVA
DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE-LINFOMI E MIELOMA
ONLUS
NOTIZIARIO n°3/2016
In questo numero
03
EDITORIALE
05 FILO DIRETTO
07 10
MALATTIA MINIMA RESIDUA
11 CHIRURGIA PEDIATRICA
RUBRICA DI BIBLIOGRAFIA
12 SEMINARIO EDUCAZIONE
NUTRIZIONALE
14
PROGETTO DREPANOCITOSI
COMPITINSIEME
16
RICORDO DI ANTONIO MARCUCCI
17 NEWS REPARTO
ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA
24
“A PARTIRE DA ZERO”
DI GIANNI BALLESTRIN
26
-VISITA SINDACO DI PADOVA
-PORCHETTA SPIN DAY
27 SCUOLA NIEVO DI MANTOVA
28 -L’AIL A SCUOLA A CADONEGHE
-STUDIO EMME SOCIAL CLUB
29 -7° MEMORIAL G. MARTIGNON
-DANCE FOR YLENIA
30
-IN MEMORIA DI FEDERICA
-ZUMBATHON AL PALAESTE
31
PRANZO DI BENEFICENZA DEL GRUPPO AIL “ANDREA PETRIN”
32
APPUNTAMENTI NATALIZI...
34
BOMBONIERE SOLIDALI
35
NOTE E NUMERI
AIL Sezione della Provincia di Padova dell’Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma
ONLUS: Via Gabelli, 114 - 35121 Padova
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7 scrivendo a: AIL Sezione della Provincia di Padova ONLUS, Via Gabelli,
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EDITORIALE
EDITORIALE DEL PRESIDENTE AIL
Sezione della Provincia di Padova ONLUS
PROF. LUIGI ZANESCO
La questione dei
“lungo-sopravviventi”
Negli studi statistici di oncoematologia pediatrica si è scelto di selezionare gruppi di pazienti che
dopo 5 anni hanno concluso il programma terapeutico iniziale. Quelli che sono in remissione completa (in maggioranza) vengono definiti “lungo sopravviventi”, tralasciando per il momento la definizione di “guariti”, poco appropriata nei pazienti colpiti da malattie per natura ondivaghe, non
sempre prevedibili.
L’esperienza ha dimostrato peraltro che la maggior parte dei “lungo sopravviventi” saranno dei veri
“guariti”. Essi dovranno aspettare, per attingere questo traguardo, alcuni anni, duranti i quali peraltro godranno di una vita perfettamente normale, e saranno soltanto sottoposti a periodici controlli.
Quali ostacoli esistono ancora per loro in questi anni?
1) Possibilità (non molte) di avere la ricomparsa di malattia maligna iniziale (recidive tardive);
2) comparsa di malattie oncologiche diverse da quelle iniziali (evento non frequente);
3) complicanze dovute al complesso delle cure eseguite contro la neoplasia iniziale (radioterapia,
chirurgia, compresa la terapia di supporto…) e designate sotto il nome di “late effects” (effetti tardivi).
I dati, raccolti durante i normali controlli “fuori terapia”, sono importanti non solo per confermare
una remissione stabile, obbiettivo principale e atteso con ansia dai genitori dei bambini, e dagli
stessi bambini (o ragazzi); ma sono indispensabili anche per stabilire l’effetto statisticamente più
rilevante possibile del programma iniziale (protocollo).
Lo studio dei sopravviventi, difficile e complicato per la loro dispersione (studio, lavoro, migrazioni …), ha prodotto un importante risultato con uno studio dei pazienti ed ex-pazienti eseguito da volenterosi centri di Stati Uniti e Canada.
Già negli anni 60 dopo l’inizio delle cure meno della metà dei bambini “oncologici” erano vivi dopo
5 anni.
Questi lunghi sopravviventi sono via via aumentati negli anni fino a raggiungere nel 2013 il rilevante
valore dell’83% di una popolazione di 420.000 (ripeto il concetto: si tratta dei sopravissuti di tutti i
bambini con malattie oncologiche non di “guariti” definitivi).
Riporto qui i risultati, probabilmente i più aggiornati e completi, condensati in un complesso (un po’
complicato) lavoro comparso nel New England Journal of Medicine del marzo 2016 (pag. 833), coordinato da Gregory Armstrong. Nel lavoro viene studiata la popolazione di pazienti pediatrici lungo
sopravviventi oltre i 5 anni ma deceduti dopo 15 anni dall’esordio della malattia.
L’autore riporta la mortalità in 34.033 di questi lunghi sopravviventi, che all’esordio avevano avuto
un’età fra 0 e 21 anni, diagnosticati e curati dal 1970 per tutte le varie malattie oncologiche pediatriche, raccolti in 3 gruppi a seconda degli anni di esordio: 1970, 1980, 1990.
3
4
Fra i 34.033 “lunghi sopravviventi” riscontra globalmente 3.958 decessi e registra le cause di decessi:
- 2002 recidive della malattia oncologica iniziale;
- 746 malattia oncologica diversa da quella iniziale;
- 872 “late effects” (conseguenze a distanza di anni delle cure fatte inizialmente).
La mortalità nei diversi gruppi è stata del
10% (gruppo curato negli anni ‘70)
7.9% (gruppo curato negli anni ‘80)
5.8% (gruppo curato negli anni ‘90)
Nel suo commento Armstrong spiega la diminuzione della mortalità nei lunghi sopravviventi più
recenti sia per una chemioterapia specifica via via negli anni più efficace e meno tossica, sia per una
terapia di supporto più corretta e più valida.
Nella casistica si evidenzia anche la differenza nella percentuale di lunghi sopravviventi dalla leucemia (che offre in tutti i gruppi un maggior numero di casi) rispetto a quello dei linfomi di Hodgkin, e
di molti tumori solidi (es. il neuroblastoma, gli astrocitomi ecc…), anche se negli anni più recenti si
nota anche in questi un chiaro miglioramento.
Nella valutazione dei dati di Armstrong occorre sottolineare che sono presi in considerazione soltanto i “Late effects” che hanno portato a morte pazienti curati. Si tratta, nella gran parte, delle complicazioni cardiache ed epatiche (in particolare per causa dei farmaci più efficaci nella cura dei tumori
solidi…). L’uso più oculato di questi farmaci, tuttavia, ne limitano gli effetti nelle terapie più recenti
ma sono ancora possibili “late effects” come cause di invalidità o di altri disturbi.
I “late effects” che non hanno effetto mortale, restano quindi un problema assillante per i pazienti
fuori terapia, in particolare quelli pediatrici. Infatti, l’obbiettivo di “guarire” la malattia oncologica è
diventato ormai più ambizioso: si vuole ottenere la sopravvivenza rispettando il più possibile l’integrità psicofisica, eliminando i danni di organi e apparati.
Gli oncoematologi pediatri aggiungono questo obbiettivo a quello della eliminazione del tumore,
fin dalla formulazione dei nuovi protocolli di cura, che si presentano sempre più efficaci ma con
ridotti, per quanto possibili, effetti tossici, immediati o futuri. A parte il numero dei lungo sopravviventi, va fortunatamente crescendo anche il numero dei guariti.
Pertanto i pazienti presi in cura da un Centro di Oncoematologia Pediatrica non devono essere a
un certo punto abbandonati ma, anche se conducono una vita normale, controllati a intervalli programmati (sia pure a lunga scadenza) coinvolgendo i medici di famiglia e, se occorre, utilizzando la
collaborazione di specialisti.
Il centro deve avere un costante aggiornamento della casistica, in modo da offrire, oltre un favorevole contatto con i pazienti, guariti o meno, la possibilità di valutare criticamente la significatività
statistica del lavoro fatto, per avere indicazioni sicure su possibili futuri miglioramenti.
Il Centro avrà così, anche, l’occasione di rispondere facilmente alle molte richieste di informazione
che gli ex-pazienti e i loro familiari richiedono circa l’inserimento sociale, lavorativo, scolastico, l’ereditarietà, le vaccinazioni, le gravidanze, lo sport ecc.
Occorre pertanto che ogni Centro di Oncoematologia Pediatrica sia organizzato per rendere possibile la raccolta aggiornata della casistica, a vantaggio della ricerca ma soprattutto degli ammalati e
degli ex-ammalati.
Il Servizio Sanitario dovrà offrire spazi e personale adeguati ed assumersi l’onere, che tuttavia non
appare insostenibile, considerando i vantaggi sociali che sicuramente offre.
L’Ail ha il compito di vigilare affinché l’impegno raccomandato venga rispettato senza remore.
Prof.Luigi Zanesco
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FILO
DIRETTO
CAPITOLO CURATO DA
PROF. GIUSEPPE BASSO
DOTT.SSA BARBARA BULDINI
DOTT.SSA MARTINA PIGAZZI
CLINICA DI ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA,
UNIVERSITÀ-AZIENDA OSPEDALIERA DI PADOVA.
IL MONITORAGGIO DELLA MALATTIA RESIDUA
MINIMA E’ UN FATTORE PROGNOSTICO NELLA
LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA DELL’ETA’PEDIATRICA
INTRODUZIONE
Le leucemie sono disordini proliferativi clonali della
cellula staminale emopoietica o di un progenitore
linfoide o mieloide arrestatosi ad un determinato
stadio maturativo. Le leucemie sono caratterizzate
da un'anomala capacità proliferativa e apoptotica
che comportano un progressivo accumulo di cellule maligne nel midollo osseo. Le leucemie sono
la più frequente forma tumorale nella popolazione
pediatrica coprendo il 35-40 % di tutte le neoplasie
infantili. Si dividono in linfatiche e mieloidi, distinte
a loro volta in acute e croniche in base alla rapidità
del decorso, al grado di invasione midollare e allo
stadio maturativo dei blasti. In ambito pediatrico
onco-ematologico, il 77 % delle leucemie acute è di
tipo linfatico (LAL), il rimanente identifica un gruppo eterogeneo di neoplasie ematologiche dette
leucemie non linfoblastiche (LAnL) con connotazioni biologiche e cliniche peculiari tali da comportare
un approccio diagnostico e terapeutico specifico. Le
LAnL del bambino sono una malattia rara, rappresentando approssimativamente il 15-20% delle leucemie acute dell’età pediatrica; sono il risultato di
una trasformazione neoplastica in grado di alterare
i meccanismi proliferativi e differenziativi di un progenitore emopoietico orientato in senso mieloide.
Di queste, oltre il 90% è rappresentato dalla Leucemia Acuta Mieloide (LAM): in Italia, ogni anno, si ammalano di LAM circa 70 bambini d’età compresa tra
0 e 15 anni. In rapporto al tipo e al grado di differenziazione del clone cellulare interessato si possono
riconoscere diverse forme di LAM: leucemie mieloidi propriamente dette, leucemie monocitiche, mielomonocitiche, eritroidi e megacariocitiche. Sotto il
profilo patogenetico, le LAnL si distinguono in forme primarie (LAM), che compaiono acutamente in
soggetti per i quali non è dimostrabile una pregressa Sindrome mielodisplastica (MDS) o una patologia onco-ematologica che abbia richiesto un trattamento con agenti leucemogeni e forme secondarie
che rappresentano l’evoluzione neoplastica di una
precedente MDS o correlate all’esposizione ad
agenti leucemogeni (therapy-related AML).
La prognosi di questo disordine mieloproliferativo
è migliorata grazie ad una più precisa stratificazione dei pazienti in differenti gruppi di rischio, ad un
miglioramento della terapia di supporto e all’utiliz-
zo di una chemioterapia intensiva, in associazione, in
taluni casi, al trapianto di cellule staminali emopoietiche (TCSE). Più in particolare, una moderna chemioterapia di induzione è in grado di assicurare a circa
l’85% dei bambini con LAM il raggiungimento di una
RC; una terapia postremissionale adeguata permette
di ottenere una Event-Free Survival (EFS) a 5 anni mediamente pari al 64 % a 8 anni con l’ultimo protocollo
AIEOP concluso (AIEOP-AML 2002/01).
La classificazione delle LAM largamente utilizzata nel
corso degli ultimi 3 decenni, fu stabilita nel 1976 dal
gruppo FAB (Francese-Americano-Britannico). Questa
classificazione, che si basa su criteri morfologici (osservazione microscopica di strisci di sangue periferico e di midollo osseo) e citochimici, ha trovato largo
impiego in tutto il mondo permettendo per la prima
volta una classificazione uniforme di queste patologie. Un ruolo chiave svolge la caratterizzazione citogenetica e molecolare che identificando aberrazioni
cromosomiche (monosomie) e mutazioni somatiche
(per lo più traslocazioni) sono cardine della stratificazione del rischio di ciascun paziente alla diagnosi guidandone le scelte terapeutiche.
Lo studio in immunofenotipo è fondamentale per la
conferma diagnostica. Tale tecnica si basa sull'uso di
anticorpi rivolti verso antigeni cellulari di superficie
ed intracitoplasmatici.
Lo studio immunofenotipico, eseguito con metodiche multiparametriche differenzia con alta sensibilità e specificità le LAM dalle LAL e riconosce forme a
difficile definizione morfologica. Solamente con l’immunofenotipo è possibile riconoscere forme mieloidi
più indifferenziate, perossidasi negative, come le LAM
M0, e forme miste ovvero le leucemie bifenotipiche
e biclonali. Valutare la presenza di glicoproteina Ib o
glicoproteina IIB/IIIa (CD41a, 61) è fondamentale per
porre diagnosi di LAM M7. L'espressione di Glicoforina A contribuisce al riconoscimento delle forme LAM
M6. La caratterizzazione fenotipica alla diagnosi identifica per ciascun paziente alla diagnosi un pannello di
anticorpi che possa essere usato durante il corso della
terapia per riconoscere con alta sensibilità le cellule
malate dalle sane e monitorare pertanto la risposta al
trattamento. In particolare, identificare il numero residuo di cellule malate durante il follow-up del paziente costituisce un fattore prognostico chiave per comprendere meglio l’andamento clinico del paziente.
6
LO STUDIO DELLA MALATTIA RESIDUA
MINIMA (MRM) IN CITOMETRIA A FLUSSO.
Negli ultimi anni lo studio della MRM dopo i primi
cicli di terapia nei pazienti affetti da LAM ha suscitato grande interesse in virtù del suo significato prognostico. Tra i pazienti in remissione completa (RC),
il 35% ricade verosimilmente per la persistenza di
una quota di cellule resistenti alla terapia. La valutazione morfologica non è in grado di individuare
con certezza i blasti residui, specialmente se inferiori al 5% sul totale delle cellule midollari. Da qui nasce l’esigenza di utilizzare nuove metodiche dotate
di maggior sensibilità per ricercare e quantificare la
MRM durante le fasi della terapia. Fino ad oggi, la
maggior parte degli studi sulla MRM nelle LAM si è
basato sulla ricerca in RT-PCR nelle varie fasi di malattia di aberrazioni citogenetiche eventualmente
espresse all’esordio di malattia. L’unico sottotipo di
LAM in cui è stata dimostrata l’utilità della MRM molecolare è la Leucemia Acuta promielocitica, positiva
per t(15;17) (PML-RARA): la persistenza del trascritto
in PCR è risultata associata ad elevatissimo rischio di
recidiva; interventi terapeutici precoci hanno portato al miglioramento dell’outcome.
Recentemente anche i livelli di espressione di alcuni
tra i più frequenti trascritti di fusione presenti all'esordio di malattia, quali la t(8;21), l'inv(16) e la mutazione FLT3ITD sono stati studiati mediante metodiche di biologia molecolare dopo il ciclo di induzione
dimostrando che livelli più alti di trascritto indicano
un più alto rischio di recidiva di malattia, rivelandoli
buoni markers per la valutazione della malattia residua minima.
Ad oggi solo la metà dei pazienti con LAM ha un
marcatore molecolare utile al monitoraggio della
MRM.
L’uso della citometria a flusso (CFM), per la valutazione della MRM nelle LAM si basa sull’identificazione di fenotipi aberranti su cellule leucemiche.
Allo scopo di estendere l’utilizzo della MRM a tutti i
pazienti affetti da LAM e non solo a quelli con specifiche aberrazioni citogenetiche all’esordio, alcuni
studi hanno analizzato l’utilità della CFM, che presenta potenzialmente una serie di vantaggi (rapidità dell’analisi, costo ridotto della metodica e applicabilità superiore rispetto alla biologia molecolare),
nell’individuare la presenza di malattia occulta in
pazienti in remissione morfologica e il suo impatto
prognostico.
In uno studio condotto su 126 adulti con LAM in RC,
San Miguel et al. hanno dimostrato che la presenza
di MRM individuata tramite CFM correla con un rischio molto più elevato di recidiva rispetto a quello
dei soggetti con MRM negativa. Successivamente,
in uno studio del Children’s Cancer Group su 252
pazienti pediatrici con LAM in remissione morfologica, il 16% dei pazienti in RC presentava malattia
occulta alla CFM con un rischio 4.8 volte superiore
di recidivare rispetto a quello dei pazienti con CFMMRM negativa e una EFS a 3 anni del 41% rispetto
al 69%. Anche il tempo medio di recidiva è risultato
essere significativamente più breve nei soggetti con
MRM positiva.
I risultati su casistica pediatrica dell’I-BFM evidenziano come la CFM-MRM, eseguita a time points precoci rappresenta un indice predittivo significativo
dell’outcome in termini di EFS a 3 anni, differenziando pazienti pediatrici a buona o a cattiva prognosi.
L’utilità della CFM-MRM è stata valutata prospetticamente solo in nel trial clinico AML02 del St Jude
Children’s Research Hospital su 230 pazienti pediatrici affetti da LAM. La positività della CFM-MRM, definita dalla presenza di 1 o più cellule leucemiche ogni
1000 cellule mononucleate midollari (>0.1%), è stata
valutata sia al termine dell’Induzione I che al termine
dell’Induzione II: in base a tale dato i pazienti sono
stati sottoposti o meno ad intensificazione del trattamento. I risultati dello studio hanno evidenziato
una stretta correlazione tra CFM-MRM e prognosi:
il rischio di recidiva è significativamente più elevato nei soggetti con CFM-MRM >1% (49.2%) rispetto
a quelli con livelli inferiori di MRM (16.7%). L’analisi
multivariata ha permesso di riconoscere nella CFMMRM >1% del giorno +22 fattore prognostico indipendente in grado di influenzare negativamente
sia l’EFS che l’OS. Analoghi risultati sono stati ottenuti su 94 pazienti pediatrici affetti da LAM arruolati in un singolo trial (DCOG ANLL97/MRC AML12). I
livelli di CFM-MRM su aspirato midollare eseguito
dopo il primo ciclo di chemioterapia, si sono dimostrati correlati all’outcome (Relapse Free Survival a 3
anni: 85%±8% se MRM negativa, 64%±10% se MRM
positiva-bassa e 14±9% se MRM positiva alta). Anche
lo studio AAML03P1 del Children's Oncology Group
su 249 pazienti conferma il valore prognostico dell’MRM al termine del I ciclo di induzione: la positività
dell’MRM si associa a Relapse-Risk (RR) a tre anni del
60%, rispetto al 29% dei pazienti con MRM negativa.
Gli studi sopracitati suggeriscono l’utilizzo della
CFM-MRM nei protocolli terapeutici, in associazione
ai fattori di rischio clinici, citogenetici e molecolari.
Lo studio italiano eseguito su una coorte di 142 pazienti arruolati al protocollo AIEOP-LAM 2002 ha evidenziato un’ importante correlazione tra la malattia
minima residua, valutata mediante citofluorimetria
al termine del primo ciclo di induzione, e l’outcome
di pazienti. Il riscontro di una MRM positivo (≥0.1%)
precocemente nel corso della terapia (termine del
primo ciclo di induzione, ICE1) correla con una prognosi sfavorevole. In particolare, pazienti con MRM
≥ 0,1% hanno una sopravvivenza libera da malattia
a 6 anni del 35,29% + 7,23% (vs una DFS a 6 anni del
73,16% + 5,62% nei pazienti con MRM <0,1%).
La significatività dell’analisi (p<0,01) per DFS, secondo i due livelli di positività della MRM (<0,1% e ≥
0,1%), conferma un importante impatto della CFMMRM sulla prognosi dei pazienti pediatrici affetti da
LMA. I risultati di tale studio verranno a breve pubblicati su British Journal of Haematology
Alla luce di tale studio, l’attuale protocollo di terapia
AIEOP-LAM-2013 ha introdotto la MRM citofluorimetrica, in associazione ai fattori citogenetici e molecolari, e di risposta morfologia alla terapia per la stratificazione dei pazienti arruolati nel nuovo protocollo.
Valutazione della
malattia minima residua
A CURA DEL PROF. GIANPIETRO SEMENZATO
EMATOLOGIA E IMMUNOLOGIA CLINICA,
DIPARTIMENTO DI MEDICINA,
UNIVERSITÀ-AZIENDA OSPEDALIERA DI PADOVA.
La serie di contributi dedicata alla ricerca svolta
nell’Unità Operativa di Ematologia e Immunologia
Clinica dell’Università-Azienda Ospedaliera di Padova, continua prendendo in esame in questo numero
il tema della malattia minima residua nelle leucemie. Si tratta di una problematica molto attuale che
affronta una delle sfide più importanti nella gestione del trattamento di una leucemia: la possibilità di
distinguere i pazienti che hanno necessità di un trattamento meno intensivo, e quindi meno tossico, da
quelli che hanno invece necessità di trattamenti più
aggressivi e quindi anche maggiormente a rischio
di effetti collaterali. La presenza o assenza di malattia minima residua rappresenta un modo per poter
definire queste due diverse tipologie di pazienti e di
conseguenza una guida per trattarli nel modo più
adeguato. Lo studio della malattia minima residua
consente una diretta quantizzazione, con metodologie diverse, della persistenza di malattia che la
chemioterapia riesce ad eliminare ovvero di quella
che residua. Prendendo come esempio la leucemia
a grandi cellule granulate di tipo T, il contributo allegato, redatto dalla Dott.ssa Giulia Calabretto, affronterà questa problematica.
Giulia si è Laureata a Padova con laurea triennale in Biologia Molecolare nel 2012 e nel 2014 ha
conseguito la laurea magistrale in Biologia Sanitaria
con 110/110 e la lode .
Dopo l’abilitazione all’esercizio della professione di
Biologo con Esame di Stato Giulia ha continuato il
suo percorso con una Laurea triennale in Tecniche
di Laboratorio Biomedico sempre all’Università degli
studi di Padova.
Durante tale esperienza la Dott.ssa Calabretto si è
aggregata ai laboratori della Clinica Ematologica
dell’adulto e, più specificatamente, si è inserita nel
nostro gruppo di ricerca che si occupa della leucemia a grandi cellule granulate (Dott. Renato Zambello, Dott.ssa Antonella Teramo, Dott.ssa Chiara Ercolin,
Dott. Gregorio Barilà, Dott.ssa Monica Facco).
Dopo aver usufruito di una Borsa di studio finanziata
dall’AIL di Padova dal titolo “Valutazione a livello molecolare della malattia minima residua in pazienti con
leucemie T” che appunto rappresenta l’argomento
dell’articolo che segue, Giulia attualmente frequenta
la Scuola di Dottorato in Oncologia, proseguendo le
ricerche presso il nostro laboratorio di Ematologia.
Valutazione a livello
molecolare della malattia
minima residua in pazienti
con leucemie di tipo T
GIULIA CALABRETTO
EMATOLOGIA E IMMUNOLOGIA CLINICA,
DIPARTIMENTO DI MEDICINA,
UNIVERSITÀ-AZIENDA OSPEDALIERA DI PADOVA.
Con il termine “malattia minima residua” si intende la presenza di cellule tumorali residue al
termine di una terapia, ovvero di cellule maligne
sopravvissute al trattamento con i farmaci utiliz-
zati per curare la patologia. L’importanza di valutare la persistenza di cellule tumorali, al termine
di una terapia, è dovuta al fatto che la loro presenza può essere fonte di ricadute, in quanto esse
7
8
potrebbero iniziare a moltiplicarsi ripristinando in
breve tempo lo stato di malattia. Queste cellule,
inoltre, poiché già una volta sono riuscite a sfuggire all’azione dei farmaci utilizzati per debellarle,
qualora dovessero nuovamente dare origine ad
uno stato di malattia sarebbero probabilmente
più difficili da eliminare e costringerebbero a ricorrere a farmaci nuovi, diversi da quelli già utilizzati inizialmente.
Quantificare la malattia minima residua, dunque,
consente di individuare i pazienti maggiormente
a rischio di ricadute o resistenti ai farmaci, che
dovranno essere seguiti nel tempo con control-
li più frequenti e ravvicinati rispetto a coloro che
presentano una remissione completa.
La patologia su cui ho lavorato per la messa a punto di nuove metodiche per la valutazione della
malattia minima residua è la leucemia a grandi linfociti granulati. Questo tipo di leucemia è caratterizzato dall’accumulo nel sangue di un particolare
tipo di cellule appartenenti al nostro sistema immunitario, i “grandi linfociti granulati”. La funzione
di queste cellule è quella di difendere l’organismo
dagli agenti patogeni (ad esempio virus e batteri)
che superano le barriere di difesa del nostro corpo
ed entrano nel circolo sanguigno.
Figura 1. Un grande linfocita granulato osservato al microscopio ottico. Queste cellule sono
caratterizzate da dimensioni di 15-18 micrometri
(un micrometro corrisponde ad un millesimo di
millimetro), possiedono un nucleo rotondo o reniforme (in viola scuro) ed un ampio citoplasma
(in viola chiaro) contenente i tipici granuli.
I grandi linfociti granulati, in un adulto sano, rappresentano circa il 10-15% di tutte le cellule circolanti nel sangue. Nei pazienti affetti da leucemia
a grandi linfociti granulati, invece, si riscontra la
presenza di un elevato numero di queste cellule,
identiche tra di loro, che costituiscono ciò che in
termini medici viene definito “clone patologico”.
L’aumento di queste cellule compromette e sbilancia la presenza delle altre tipologie cellulari
circolanti nel sangue e utili al benessere dell’organismo. Ad esempio, una popolazione cellulare
che spesso diminuisce drasticamente è quella dei
neutrofili, cellule impegnate principalmente nella
difesa in prima linea contro i batteri. La loro riduzione, che in termini clinici viene indicata con il
termine “neutropenia”, espone i pazienti ad un ri-
schio più elevato di contrarre infezioni, sviluppando polmoniti o ascessi.
Nel caso della leucemia a grandi linfociti granulati
esistono già delle metodiche che permettono di
valutare la persistenza di cellule maligne residue.
Una di queste si basa sull’analisi di una proteina
chiamata “recettore per l'antigene dei linfociti T" (o
TCR), una struttura deputata al riconoscimento di
specifiche molecole, dette antigeni, appartenenti a virus e batteri. In condizioni normali, essa ha
la caratteristica di essere diversa da linfocita granulato a linfocita granulato a livello di una zona
chiamata, per l'appunto, regione variabile. La variabilità di questa regione è fondamentale per l’identificazione, da parte dei linfociti, di una grande
molteplicità di agenti patogeni (Figura 2).
Figura 2. Rappresentazione schematica del recettore per l’antigene dei linfociti T. Questa proteina è costituita da due catene, chiamate catena
α e catena β. Ogni catena è a sua volta formata
da una regione costante, identica in tutti i tipi di
recettore per l’antigene dei linfociti T, e da una regione variabile, deputata al legame con l’antigene dell’agente estraneo. All’interno della regione
variabile vi è una particolare sequenza, chiamata
CDR3, che viene analizzata per valutare la malattia minima residua.
Nei pazienti affetti da leucemia a grandi linfociti
granulati, diversamente dagli individui sani, i recettori per l'antigene dei linfociti T presenti sulle
cellule leucemiche hanno tutti la stessa identica
regione variabile. Questa regione può essere caratterizzata al punto da diventare la "firma" delle cellule leucemiche: questo significa che tutte le cellule che presentano sulla loro superficie il recettore
con la regione variabile incriminata sono cellule
leucemiche.
La caratterizzazione della regione variabile del recettore dei linfociti T viene effettuata a livello di
una specifica sequenza contenuta al suo interno,
chiamata “CDR3”. L’analisi viene eseguita applicando alle cellule, prelevate dal sangue dei pazienti,
una metodica chiamata real time polymerase chain
reaction (o rt-PCR), basata sull’utilizzo di specifiche
sonde di DNA che permettono sia di identificare la
regione CDR3, sia di quantificarla. Nei pazienti che
rispondono alla terapia, la regione CDR3 che contraddistingue le cellule leucemiche cala nel tempo fino a scomparire, poiché calano e spariscono
anche le cellule leucemiche che la contengono. Al
contrario, se la regione CDR3 delle cellule leucemiche persiste, significa che sono ancora presenti
cellule tumorali nel sangue del paziente.
L’importanza di investire nello studio di nuove metodiche si deve all’esigenza di riconoscere più facilmente le cellule maligne resistenti alla terapia, e
soprattutto di identificarle in tempi brevi, in modo
da permettere interventi rapidi prima che la malattia abbia il tempo di svilupparsi nuovamente. La mia
attività di ricerca è dunque orientata allo sviluppo di
metodi sempre più accurati per individuare e quantificare la presenza residua di cellule maligne nei pazienti.
Nel nostro laboratorio abbiamo recentemente messo a punto una tecnica che sfrutta la scoperta che
alcuni pazienti, affetti da leucemia a grandi linfociti
granulati, presentano caratteristiche mutazioni nel
DNA delle cellule tumorali. Il DNA rappresenta il
linguaggio universale con il quale vengono costruiti i “mattoni” del nostro organismo, ossia le proteine. Quando si sviluppa una mutazione a livello del
DNA, cambiano le istruzioni per la costruzione delle
proteine, che vengono quindi prodotte in maniera
alterata. La tecnica utilizzata per leggere le singole
lettere (A, T, G, C) che costituiscono il DNA è detta
sequenziamento: attraverso questa metodica è possibile individuare le mutazioni, cioè i punti in cui le
istruzioni per le proteine sono state scritte in modo
sbagliato (Figura 3).
Figura 3. Nella figura sono rappresentate
le immagini ottenute da analisi di sequenze
di DNA mediante la tecnica del sequenziamento. Nel pannello A è rappresentata una
sequenza priva di mutazioni: ad ogni lettera
che compone la sequenza di DNA corrisponde un picchetto colorato. Nel pannello B è
invece rappresentata la medesima sequenza
di DNA, contenente però una mutazione in
corrispondenza del punto in cui vengono visualizzati due picchetti sovrapposti di colore
diverso.
Attualmente, stiamo valutando la presenza di mutazioni nel gene responsabile della produzione di
una proteina chiamata STAT3, importante per la
sopravvivenza dei grandi linfociti granulati. Normalmente, l’attività di questa proteina è strettamente controllata in modo che vi sia un equilibrio
tra il segnale di sopravvivenza che quest’ultima
può trasmettere alla cellula e quello di morte cellulare. Quando il gene che produce STAT3 presenta una mutazione, lo spegnimento della proteina
risultante è più difficile, per cui prevale il segnale
di sopravvivenza e le cellule, di conseguenza, non
muoiono più, accumulandosi nel sangue. Le mutazioni più frequentemente riscontrate nel gene di
STAT3 sono state chiamate “Y640F” e “D661Y”. Dal
momento che queste mutazioni interessano soltanto le cellule “malate”, esse non dovrebbero essere più trovate nelle cellule del sangue dei pazienti
che guariscono. La loro individuazione, invece, funge da sentinella di allarme e permette ai medici di
capire che non tutte le cellule tumorali sono state
eradicate.
Sebbene il sequenziamento del DNA sia una tecnica
molto sensibile per valutare la malattia minima residua, essa presenta però un limite, dato dal fatto che
può essere utilizzata soltanto nei pazienti che possiedono le mutazioni appena descritte. Sarà pertanto necessario approfondire lo studio di nuove metodiche, finalizzato alla ricerca di marker specifici e
caratteristici di questa patologia, utili a monitorare
nel tempo l’evoluzione della malattia.
Da oltre 45 anni, AIL promuove e sostiene la ricerca
scientifica per la cura delle leucemie, dei linfomi e
del mieloma. Tale sostegno si traduce concretamente nell’erogazione di un gran numero di borse di
studio, volte a finanziare l’attività di giovani medici
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e ricercatori, che si dedicano con grande impegno
e passione allo studio di queste patologie. Anch’io,
come altri miei colleghi, ho potuto beneficiare del
sostegno di questa associazione e i fondi devoluti
per la mia borsa di studio hanno sostenuto il progetto che ho illustrato.
Sostenere i progetti di ricerca come fa AIL rappresenta un investimento per il nostro futuro e per
quello delle prossime generazioni, in quanto è sulla
ricerca che si fondano l’innovazione e il progresso,
ed è grazie ad essa che è possibile sviluppare nuovi approcci per la diagnosi delle leucemie e trattamenti innovativi per la cura dei pazienti. Gli importanti miglioramenti conseguiti negli ultimi anni nel
campo clinico sono il risultato del fatto che “si cura
meglio dove si fa ricerca”.
RUBRICA DI BIBLIOGRAFIA
A CURA DEL PROF.LUIGI ZANESCO
EMERITO DI PEDIATRIA - UNIVERSITÀ DI PADOVA
David C. Dale, Now I diagnose and treat neutropenia, Curr. Opin. Hematol 2016, 23, pag. 1
Straordinaria sintesi dell’intero capitolo della neutropenia. In 4 pagine vengono riportati i principali dati
clinici, gli esami utili per una necessaria prima sospetta diagnosi e il primo approccio terapeutico, per arrivare alla diagnosi finale.
L’intero “spettro” della neutropenia è racchiuso in 7 capitoletti, che comprendono anche recenti dati sulla
patogenesi delle emopatie, con una breve e interessante discussione sulle complesse questioni delle neutropenie croniche.
Un clinico può considerare sufficiente riferirsi completamente a questo sommario per ritenere risolto il
problema della diagnosi e del trattamento della neutropenia nella maggior parte dei casi.
Per le situazioni dubbie o difficili sono indicate 6 voci bibliografiche di riferimento sul modo di procedere.
Consiglio l’articolo (un vero “bignami”) a tutti i clinici, medici di medicina generale e ai pediatri; e sarà utilissimo agli studenti e agli specializzandi.
Se non riescono a trovare la rivista, ancora poco diffusa, possono richiedere il lavoro direttamente all’autore, di cui riporto l’indirizzo:
David C. Dale – How I diagnose and treat neutropenia
Department of Medicine
University of Washington
BOX 356422
1959 BE Pacific St.
Seattle WA 98195 USA
Prof. Luigi Zanesco
LA CHIRURGIA PEDIATRICA
DI PADOVA
A CURA DEL PROF. PIERGIORGIO GAMBA
U.O. DI CHIRURGIA PEDIATRICA
UNIVERSITÀ-AZIENDA OSPEDALIERA DI PADOVA.
La Chirurgia Pediatrica di Padova oramai da
anni collabora in maniera multidisciplinare con
il reparto di Oncoematologia Pediatrica per curare e migliorare la qualità di vita dei piccoli
pazienti affetti da tumore che vengono trattati
quotidianamente presso il nostro dipartimento.
I chirurghi padovani sono da tempo dedicati al
trattamento dei tumori solidi con ottimi risultati riconosciuti in ambito nazionale e internazionale: dal neuroblastoma al tumore di Wilms,
dai tumori dell’ovaio ai sarcomi delle parti molli, sono ancora molte le malattie che richiedono interventi anche invasivi al fine di portare a
buon fine la battaglia di questi bambini e ragazzi.
Inoltre la competenza e l’impegno del reparto
di Chirurgia Pediatrica scende in campo a fianco dei piccoli malati anche quando sono affetti
da leucemie e linfomi. I nostri specialisti se ne
occupano sin dalla diagnosi: quando è necessaria una biopsia, il posizionamento di un catetere venoso centrale per somministrare con
efficacia la chemioterapia necessaria o altre
procedure ancillari; chirurghi, anestesisti e infermieri sono pronti e mettono a disposizione
le loro competenze al fine di mettere i malati
nella migliore condizione possibile per l’inizio
del loro impegnativo trattamento. Ma l’impegno del reparto non si ferma qui e anzi prosegue a fianco dei piccoli affetti da leucemia per
tutta la durata del loro trattamento. Varie complicanze infatti possono funestarne il decorso e
ogni volta che sia necessario, la chirurgia viene
utilizzata per permettere che il cammino verso la guarigione continui senza discontinuità e
che i pazienti possano sempre avvalersi di una
buona qualità di vita nonostante le pesanti terapie a cui sono sottoposti.
Questa sinergia di intenti si estrinseca in varie
forme, non ultima quella della ricerca clinica e
sperimentale. Un esempio è la borsa di studio
che l’AIL ha con generosità concesso ad uno dei
nostri giovani specialisti che oramai da anni si
impegna nel campo della chirurgia oncologica
pediatrica con buoni risultati clinici e di ricerca.
Il dottor Calogero Virgone sta portando avanti,
grazie anche all’AIL, il suo progetto di ricerca dal
titolo: “IDENTIFICATION OF TUMOR STEM CELLS
AND THEIR POTENTIAL ROLE IN PROGRESSION
AND PROGNOSIS OF PEDIATRIC TRANSLOCATION NEGATIVE RHABDOMYOSARCOMAS (ERMS
AND t- ARMS).”
I rabdomiosarcomi dell’età pediatrica sono un
gruppo di tumori con diverse caratteristiche
istologiche e cliniche. La prognosi di alcuni pazienti è ancora oggi infausta, in special modo
quella dei pazienti con malattia metastatica alla
diagnosi o con recidiva dopo trattamento di prima linea.
Alcune recenti evidenze nel campo dell’oncologia portano a pensare che le cellule staminali
tumorali possano essere responsabili della diffusione sistemica dei tumori, della comparsa di
recidive e della resistenza al trattamento chemioterapico. L’identificazione quindi di queste
cellule tumorali con caratteristiche di staminalità potrebbe portare a comprendere meglio quali caratteristiche innate o acquisite del tumore
siano alla base del comportamento più o meno
aggressivo di queste malattie. Inoltre una più
precisa conoscenza dei meccanismi molecolari
di metastatizzazione e diffusione di tali tumori
inoltre potrebbe portare, in un prossimo futuro,
allo sviluppo di nuove terapie (target therapy)
di prima linea o di salvataggio. Identificare a livello cellulare e molecolare i tumori con carat-
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teristiche aggressive potrebbe permettere una
migliore stratificazione di tale patologie con
terapie più mirate e, conseguentemente, ottenere un miglior outcome e qualità di vita nei
pazienti affetti da rabomiosarcoma.
Nell’ambito dei rabdomiosarcomi pediatrici, lo
studio delle cellule tumorali staminali è ancora all’inizio; sono pochi i dati finora raccolti che
possano fare luce sui meccanismi che rendono
un tumore, piuttosto che un altro, più aggressivo e letale. Alcune ricerche eseguite per altre
forme tumorali di pertinenza dell’oncologia
dell’adulto hanno già indicato nelle cellule staminali tumorali le responsabili di alcune caratteristiche: diffusione metastatica, alta incidenza di recidive locali e a distanza, resistenza al
trattamento chemioterapico.
Uno sforzo maggiore nella ricerca in questo ambito anche nell’oncologia pediatrica è più che
auspicabile: il miglioramento delle cure oncologiche e chirurgiche nei tumori solidi pediatrici
a cui abbiamo assistito negli ultimi anni sembra
essersi fermato e questo è particolarmente vero
per i sarcomi dell’infanzia e dell’adolescenza.
Il progetto del dottor Virgone, tuttora in corso,
è focalizzato sull’identificazione e definizione
delle cellule staminali tumorali di un particolare sottogruppo di sarcomi: i rabdomiosarcomi
embrionali e i rabdomiosarcomi alveolari che
non presentano alcun riarrangiamento cromosomico. Sono un gruppo eterogeneo di sarcomi, con prognosi infausta ancora in troppi casi,
la cui diagnosi con tecniche classiche è a volte
difficile. Rimane dunque fondamentale ridefinire le categorie diagnostiche dei RMS basate solo sulla morfologia e definire la relazione
potenziale tra l’eterogenicità morfologica di
questi tumori e la variabilità delle alterazioni
molecolari responsabili dell’attivazione o inattivazione delle differenti pathway cellulari.
Attualmente il dottor Virgone ha portato a termine un side project (tale lavoro è stato edito a
stampa su una autorevole rivista scientifica) che
prevedeva la valutazione immunoistochimica
(basate dunque su tecniche diagnostiche “classiche”) di alcuni noti marker tumorali (DAX-1, Ap2β
e Myf4) e del loro ruolo nella diagnosi differenziale tra rabdomiosarcomi con traslocazione e
rabdomiosarcomi senza traslocazione (questi
ultimi oggetto della ricerca). Tale studio è stato
condotto su una casistica di 71 rabdomiosarcomi alveolari e 23 rabdomiosarcomi embrionali,
questi ultimi utilizzati come controllo. La nostra
ipotesi è che i rabdomiosarcomi alveolari senza
traslocazione siano un gruppo a sé stante anche
se attualmente vengono considerati insieme a
quelli che presentano una traslocazione. In questo lavoro i rabdomiosarcomi alveolari senza traslocazione sono stati riclassificati, in alcuni casi
cambiandone la diagnosi, e studiati con metodiche di immunoistochimica; tutto questo per cercare di definire il potenziale diagnostico di alcuni
markers (Ap2β e DAX-1) che sembrano associarsi
ad una traslocazione, ovvero a un riarrangiamento cromosomico.
Tali markers sono risultati positivi entrambi nel
78% dei casi di rabdmiosarcoma alveolare con
traslocazione mentre gli embrionali (privi di traslocazione) non li esprimevano nel 76% dei casi.
Inoltre entrambi Ap2β da solo era positivo nel
3.9% dei tumori senza traslocazione and DAX-1
nel 25%.
La determinazione di questi markers sembra
poter essere promettente nel distinguere con la
sola immunoistochimica i rabdomiosarcomi con
traslocazione. In particolare il loro utilizzo in associazione permetterebbe di diminuire il numero
di falsi positivi e di falsi negativi rispetto all’analisi del singolo marker (DAX-1 da solo o Ap2β da
solo).
EDUCAZIONE NUTRIZIONALE PER
PERSONE IN CHEMIOTERAPIA
Giovedi' 6 ottobre 2016 presso l’aula Castellino del
Policlinico ha avuto luogo il Seminario di “Educazione Nutrizionale per persone in Chemioterapia”.
Come si evince dal titolo l’evento era rivolto principalmente ai malati che si sottopongono a cure
a base di chemioterapici ed
ai loro familiari. Il progetto ha
preso avvio da quesiti posti
sempre più frequentemente
da chi transita presso il Day
Hospital di Ematologia. Non vi
è dubbio che negli ultimi anni
l’interesse sull’alimentazione
nella nostra società ha avuto un aumento esponenziale
tanto che Expo 2015 svoltosi
Milano era dedicato esclusivamente a questo tema con tutte le sue sfaccettature. Basta vedere nelle edicole
e nelle librerie per rendersi conto di quante pubblicazioni trattino l’argomento cibo. Non da meno
tutti gli altri mezzi di comunicazione di massa vi dedicano spazio con trasmissioni televisive ed interi
canali dedicati, con siti web e blog. Ma spesso tanta
informazione rischia di creare confusione in coloro
che il più delle volte con uno stato di ansia e con un
forte desiderio di riconquistare la salute cercano informazioni su quale regime alimentare sia più adatto per poter stare meglio e in tempi brevi. Uno dei
principali scopi dell'incontro è stato proprio quello
di portare chiarezza e creare consapevolezza.
I relatori che hanno partecipato sono stati la Dott.
ssa Teresa Nardi medico nutrizionista dello IOV, il
Prof. Livio Trentin medico ematologo, la Dott.ssa
Micaela Fergnani psicologa.
Il pomeriggio ha avuto inizio con l'intervento del
ragionier Giuseppe Cavaliere in veste di rappresentante di A.I.L. che, dopo aver portato i saluti
del Professor Luigi Zanesco, ha riassunto gli anni
di attività dell'Associazione a Padova e i contributi
importanti sia per l 'oncoematologia pediatrica che
per l'ematologia adulti. Ha inoltre informato la platea su progetti futuri che AIL intende portare avanti
grazie anche al sostegno dei privati che ne colgono
l'utilità.
A seguire è intervenuto il Prof. Trentin che, dopo
aver salutato a nome del Direttore dell' UOC di
Ematologia e Immunologia professor Gianpietro
Semenzato, si è soffermato sull'importanza dell'iniziativa in corso letta in un percorso più ampio di attenzione al paziente e alla relazione che il medico
deve instaurare con esso. Con gli effetti collaterali
della chemioterapia sull'apparato gastrointestinale
e sulle mucose ci si è poi addentrati nel tema centrale del seminario andando a sondare come un'attività fondamentale e ricca di significati quale è l'atto di mangiare possa venire influenzata ed in parte
compromessa dalle terapie farmacologiche.
Le aspettative sul cibo e i significati simbolici che
esso può assumere per ognuno di noi è stato il tema
brevemente trattato da me in qualità di Psicologa
presso l'UOC di Ematologia. Sono state inoltre girate alla Nutrizionista alcune domande e curiosità che
nelle settimane precedenti all'appuntamento erano state raccolte
tra i pazienti in trattamento presso
il day hospital.
La Dott.ssa Nardi ha esordito sottolineando l'importanza di un corretto apporto nutrizionale anche
in persone che affrontano una chemioterapia. Il rischio di malnutrizione risulta essere alto ma talvolta è
sottovalutato ed é fondamentale
contrastarlo. L'uso di un linguaggio
non riservato ad addetti ai lavori e
l'utilizzo di esempi pratici e realisticamente attuabili
nella quotidianità ha reso l'intervento molto gradito
e stimolante. Domande e curiosità poste dalle persone presenti hanno trovato subito risposta grazie
alla competenza della relatrice.
Tra le tante informazioni emerse vi sono state le raccomandazioni su un fabbisogno proteico e calorico
che nel soggetto malato aumenta rispetto ad uno
sano e soprattutto è stato messo in rilievo che non
esistono diete che curano il cancro. Una alimentazione corretta ed equilibrata può invece essere
molto utile nella prevenzione di tante patologie,
neoplastiche comprese. In corso di chemioterapia
si possono avere disturbi quali nausea, vomito, diarrea, stipsi, mucosite, xerostomia (secchezza della
bocca) e disgeusia (alterazione del senso del gusto).
Per ognuno di questi effetti collaterali sono state fornite indicazioni pratiche su comportamenti alimentari corretti per limitare i disagi. Infine si è sottolineato come, al di là di consigli generici per i pazienti,
sarebbe bene effettuare valutazioni individuali per
fornire strumenti ad hoc per ogni malato.
Durante il seminario è stato offerto da AIL un coffee
break.
Micaela Fergnani
Psicologa AIL
UOC Ematologia e Immunologia Clinica
Azienda Ospedaliera Universitaria Padova
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PROGETTO
DREPANOCITOSI
COMPITINSIEME
Supporto psico-sociale a famiglie con bambini
affetti da malattie emato-oncologiche ed ematologiche presso la Clinica di Oncoematologia
Pediatrica di Padova, diretta dal Prof. Giuseppe
Basso.
Progetto finanziato dall’Associazione Italiana
contro le Leucemie-linfomi e mieloma Sezione
di Padova ONLUS grazie al sostegno economico
della Fondazione Antonveneta di Padova.
L’incontro con una malattia grave è un evento
stressante per ogni famiglia. Quando malattie
emato-oncologiche o ematologiche congenite
colpiscono un bambino, i genitori sono ancor più
assaliti da sentimenti di angoscia, confusione, rabbia e impotenza. Molto spesso le famiglie in forte
difficoltà economica (in particolare i nuclei stranieri) non hanno punti di riferimento e si sentono abbandonate a loro stesse. Una situazione che condiziona negativamente il futuro del figlio: il bambino
rischia di non seguire correttamente le terapie e di
essere tagliato fuori dalla vita sociale/scolastica. Per
rispondere a questi bisogni l’Associazione Italiana
contro le Leucemie-linfomi e mieloma Sezione di
Padova ha dato il via ad un importante progetto
di supporto psicologico e sociale a famiglie con
bambini affetti da malattie emato-oncologiche ed
ematologiche congenite presso la Clinica di Oncoematologia pediatrica dell’Azienda ospedaliera di
Padova, diretta
dal prof. Giuseppe Basso. L’iniziativa, iniziata nel
2014 attraverso
un progetto pilota, ora aspira
ad ampliarsi e
aiutare ancora
più pazienti. «La
malattia si porta
dietro un carico
di paura che causa disequilibrio
all’interno delle
famiglie», spiega
la dottoressa Serena Zaccaria, referente del progetto per gli aspetti sociali, «Soprattutto nel caso delle
famiglie straniere, è una causa di vulnerabilità che
si aggiunge a già altre. Basti pensare che queste
persone si devono scontrare non solo con problemi economici, ma anche con difficoltà sociali e con
barriere linguistiche e culturali. Lo scopo del progetto è la presa in carico della famiglia a 360 gradi.
Garantiamo sostegno dal punto di vista pratico, informando i genitori sul percorso per arrivare ad ottenere l’invalidità o altri benefici di loro diritto. Facciamo rete con tutti i soggetti che entrano in gioco
nella vita di un bambino che soffre di una patologia
grave e cronica, come: i servizi sociali, le scuole, gli
insegnanti di sostegno, i pediatri di base, i Caf e non
solo. Assume particolare
importanza il “Progetto
Compitiinsieme”: un servizio pomeridiano di doposcuola gratuito, offerto
due volte a settimana,
che si svolge un giorno
all’interno del Day hospital della Clinica di Oncoematologia pediatrica e un
altro pomeriggio presso le
aule di una scuola media
all’Arcella. Noi insegnanti siamo tutti volontari e
garantiamo un sostegno
individualizzato, in costan-
te coordinamento con le scuole frequentate dai
bambini. In estate il servizio non si ferma perché
portiamo i bambini ad iniziative culturali proposte
dalla città, come mostre o proiezioni al cinema».
L’iniziativa è possibile anche grazie al sostegno
economico dell’importo di 10.000 euro della
Fondazione Antonveneta. L’investimento è diretto a sostenere il lavoro di tre figure fondamentali:
uno psicologo a tempo pieno, un esperto di servizi
sociali e uno psicologo part time. Inoltre, copre i costi di un pulmino AIL utilizzato per accompagnare i
bambini al doposcuola
Serena Zaccaria
Rosanna Bodon
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RICORDO DI
ANTONIO MARCUCCI
Il 9 Ottobre è mancato improvvisamente Antonio Marcucci, co-fondatore nel 1975 della sezione di Padova
(allora Sezione di tutto il Triveneto) dell’Associazione Italiana contro le leucemie, personaggio basilare nello
sviluppo del volontariato assistenziale dell’Associazione.
Antonio Marcucci ha operato ininterrottamente per lunghi anni, sempre con incredibile disponibilità, con
lungimiranza e intelligenza, nell’organizzazione degli eventi che hanno consentito all’AIL di trovare il sostegno economico necessario per realizzare il suo programma assistenziale.
Partecipò con entusiasmo all’attività pionieristica dell’AIL, indirizzata soprattutto al miglioramento dell’assistenza all’interno del Reparto delle leucemie. Citiamo gli interventi strutturali per rendere “più vivibile” la vita
dei bambini in reparto; gli aiuti alle famiglie bisognose; l’acquisto di farmaci essenziali per le cure oncologiche all’estero (anni ’70); aiuti ai medici e alle infermiere per fini assistenziali o per iniziare una seria ricerca
clinica (o anche “di base”).
Negli anni seguenti si distinse nella realizzazione delle numerose iniziative “esterne” all’ospedale: le case di
accoglienza, i soggiorni estivi in montagna per bambini fuori terapia o convalescenti (ognuno accompagnato
da un parente), il potenziamento dell’offerta natalizia di Stelle di Natale, la fantasiosa festa della Befana. In
ognuno di questi eventi c’era un decisivo e cospicuo intervento di Marcucci!
La sua automobile è stata per molti anni la prima auto a disposizione per i molti servizi dell’AIL, finché non
giunse la donazione di un furgone da parte di volontari.
A un certo punto egli divenne il gestore amministrativo ed economico dell’AIL. La sua attività fu sempre caratterizzata da una inossidabile onestà morale e da un severo controllo economico, che pretendeva vivacemente da tutti. Antonio lavorava sempre nascosto umilmente nelle “retrovie” delle manifestazioni, in ombra, per
così dire, ma non riusciva a nascondersi; la sua presenza era sempre riconoscibile: lavorava con perseveranza
e decisione, e nulla riusciva a togliergli quella calma e serenità, qualità che lo ha sempre accompagnato, mentre la disponibilità e la gentilezza faceva accorrere a lui moltissime famiglie di Oncoematologia bisognose di
aiuto.
L’AIL rimpiange una persona come Marcucci, e si augura che il suo esempio non sia dimenticato e possa favorire l’arrivo di nuovi personaggi ispirati al suo comportamento.
Il CD e tutti i soci dell’AIL
NEWS DAL REPARTO DI
ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA:
tanti modi per fare solidarietà
Rubrica di grandi o piccole cronache della solidarietà.
Riservata ai bambini
A CURA DI : STEFANIA GALLO
SEGRETERIA AIL PRESSO LA CLINICA
DI ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA
LA SOLIDARIETA’ DEI BAMBINI
Il grande cuore di Pieve di Bono-Prezzo,
Valle di Daone e Sella Giudicarie (TN)
“Quando una brutta malattia colpisce
un figlio il mondo ti crolla addosso. Ma
per fortuna ci sono tante persone che
ti stanno vicino. Specialmente i bambini”….
E’ con queste parole che inizia la lettera
scritta dai genitori del piccolo Claudio V.,
in cura presso la Clinica di Oncoematologia Pediatrica, e così prosegue:
….“In occasione della Prima Confessione i bambini di Pieve di Bono-Prezzo
e Valle di Daone hanno promosso una
raccolta di offerte spontanee. La somma
(400 euro) è stata donata a Claudio, che
a sua volta ha deciso di destinarla all’Associazione A.I.L. di Padova”…..
25 maggio 2016
“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano,
ma se non la facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.
I Bambini Prima Confessione Pieve di Bono-Prezzo, Valle di Daone
Padre Artemio e le catechiste Martina, Bruna, Luciana e Valeria
“Anche i bambini della Prima Comunione di Sella Giudicarie (dove Claudio
vive) hanno voluto donare le offerte raccolte (627 euro) all’A.I.L. di Padova”…..
“Con l’occasione vogliamo ringraziare
tutti i medici, le bravissime infermiere
del Day Hospital e della Radioterapia e
soprattutto i volontari che ci hanno tenuto tanta compagnia e dato sostegno
morale.
Grazie mille da
Claudio, mamma e papà.”
Quest’anno i nostri bambini della Prima Comunione, in questa giornata così importante e piena di
gioia, hanno deciso di raccogliere dei soldi e donarli all’Associazione AIL di Padova.
Con questo gesto i nostri bambini hanno voluto ricordare e stare vicino
al loro amico Claudio V. (al centro nella foto).
Un grazie di cuore a tutti i bambini
e alle loro famiglie per l’entusiasmo e la generosità che hanno dimostrato.
Don Celestino e le catechiste Doris, Ida, Flavia e Edy.
La solidarietà non ha confini e, soprattutto, non ha età.
Ce lo conferma questa bellissima testimonianza di speranza e solidarietà.
Ringraziamo di cuore Claudio e i suoi genitori, i bambini e le famiglie di Pieve di Bono-Prezzo,
Valle di Daone e Sella Giudicarie, Don Artemio, Don Celestino e le loro bravissime catechiste.
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Luca M.: mercatino solidale in piazza
Luca è un simpatico ragazzo di 13 anni. Insieme
alla sua classe si è reso protagonista di una importante iniziativa per raccogliere offerte a sostegno
della Clinica di Oncoematologia Pediatrica.
Sabato 9, 16 e 23 luglio, in occasione del mercato
settimanale, hanno deciso di allestire un banchetto solidale nella piazza del loro paese.
Con grande entusiasmo hanno esposto i loro lavoretti . Molte persone incuriosite si sono fermate ad
ammirare questi insoliti “prodotti artigianali”.
L’iniziativa ha riscosso un notevole successo (come
resistere alla simpatia di questi due giovanotti?) e
alla nostra Associazione sono stati versati ben 120
euro.
Grazie a Luca e ai suoi compagni,
e a quanti hanno lasciato volentieri un’offerta.
Buon anno scolastico!
LA SCUOLA portatrice e promotrice
del valore della solidarietà
SCUOLA DELL’INFANZIA “G. Rodari”
di Olmo di Martellago
E’ aria di grande festa quella che si respira alla Scuola dell’Infanzia “G. Rodari” di Olmo di Martellago in
occasione del mercatino solidale che ogni anno viene organizzato dagli alunni con l’aiuto degli insegnanti.
Molti sono i genitori che hanno collaborato alla realizzazione di questo importante evento e hanno voluto
dare anche un contributo personale con un’offerta.
Tanta la curiosità e grande il fervore attorno agli allegri banchetti ricolmi delle coloratissime creazioni. Una
bellissima giornata per grandi e piccini!
Le aspettative non sono state deluse e l’iniziativa ha portato i
suoi frutti: sono stati raccolti 830 euro!
La Scuola “G. Rodari” è una scuola dove si insegna la cultura
del dare per ricevere in cambio un sorriso, in questo caso, il
sorriso di tutti i bambini che frequentano la Clinica di Oncoematologia Pediatrica di Padova.
La somma infatti è stata interamente versata alla nostra Associazione e verrà utilizzata per delle iniziative di intrattenimento,
così da allietare le giornate dei nostri piccoli pazienti in Day Hospital e nella Sezione Degenze-TMO.
La nostra più profonda riconoscenza va al:
alla Dirigente Scolastica, prof.ssa Maria Cavezzali, per aver sostenuto l’iniziativa;
a tutto il personale, docente e non docente;
a tutti i genitori coinvolti nell’organizzazione dell’evento;
a tutte le persone che hanno partecipato con un’offerta,
ma soprattutto,
un carissimo saluto e un sacco di complimenti a tutti i bambini!
Cogliamo l’occasione per ringraziare la prof.ssa Monica Cuzzolin,
nuova Dirigente Scolastica, per la preziosa collaborazione.
Le inviamo l’augurio sincero di un proficuo lavoro!
Buon NATALE A TUTTI e buon 2017 !!!!
Nella foto: la segreteria AIL, l’ufficio
più colorato della Clinica di Oncoematologia Pediatrica, e i bellissimi disegni
dell’Angolo degli Artisti, Poeti e Viaggiatori, che quest’anno compie 8 anni!
LA SOLIDARIETA’ DEI GRANDI
Nuove apparecchiature mediche
ed elettrodomestici per la
Clinica di Oncoematologia Pediatrica
Ne avevamo già donato uno alcuni anni fa, ma per la Sezione Degenze era fondamentale disporne di uno
di riserva. E così è arrivato un nuovo umidificatore attivo per ossigenoterapia umidificata e ventilazione non invasiva, uno strumento che permette di ridurre la secchezza e l’infiammazione delle vie aeree nei
bambini con problemi respiratori.
Alla Sezione Trapianto di Midollo Osseo, invece, serviva urgentemente una lavatrice. La Sezione Trapianto è un’area “isolata”, a bassa carica batterica, dove i bambini trascorrono lungo tempo dopo il trapianto e
necessitano di assistenza continua da parte dei genitori. Ecco che in questi casi una lavatrice è davvero utile!
Qui in ospedale non sono molti i reparti in cui i genitori possono usufruire di questo pratico “servizio”.
La lavatrice è stata consegnata lunedì 9 maggio e messa subito in funzione con grande gioia di tutti!
Ci è arrivata anche la segnalazione che il televisore di una delle stanze di degenza era fuori uso.
I bambini non hanno dovuto aspettare molto. In pochi giorni è arrivato un nuovo TV Samsung.
Lo sappiamo che la TV è il loro passatempo preferito!
In arrivo nuove POMPE INFUSIONALI
Da tempo desideravamo esaudire questo desiderio e tanti di voi erano in attesa di buone notizie.
Quest’anno sotto l’albero di Natale i piccoli pazienti e il personale medico ed infermieristico della Clinica di Oncoematologia Pediatrica troveranno 10 nuove
pompe infusionali mod. Agilia Injectomat, utilizzate per infondere farmaci
e soluzioni a velocità controllata.
Le pratiche sono attualmente in corso e
siamo in attesa di poter procedere con
l’acquisto, reso possibile grazie all’entusiasmo di tante persone.
Molti sono genitori di bambini seguiti
presso l’Oncoematologia Pediatrica che, avendo avuto modo di constatare di persona le necessità del reparto degenze, hanno dato un contributo personale e hanno anche sensibilizzato amici e ditte. Molti bambini ci hanno donato i loro risparmi, come la piccola Emma e la sorella Anna, o hanno rinunciato ai doni
in occasione del loro compleanno, come Maddalena. Non è mancato poi il contributo delle tante persone
che ci sostengono con affetto da molti anni.
Il valore totale delle donazioni liberali finalizzate
all’acquisto di queste apparecchiature è di euro 14.169,99
I nostri ringraziamenti e i migliori auguri per le prossime festività:
a Emma e Anna T., alla piccola Maddalena B. e ai suoi genitori, ai genitori di Luca F., ai genitori di Filippo
C., ai genitori di Simone B., ai genitori e ai nonni e Emanuele F., alla signora Maria F., al signor Giancarlo B.
e signora, ai signori Ivana e Antonio V., ai signori Narciso M. e Gianni B., alla famiglia della signora Liliana
Z., al Gruppo teatrale “Carramba che sosia”, alle ditte CMSR, IGLASS e CO.MET.Fer, alla FIDAS sez. Cave
Chiesanuova.
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NONNI: un amore impagabile
e insostituibile
Con alcuni ci si incontra spesso nei corridoi del day hospital, si scambiano due parole o ci si saluta con un
cenno della mano. Di altri abbiamo sentito parlare così tanto che è come se li conoscessimo di persona. Sono
gli straordinari nonni dei piccoli pazienti della Clinica di Oncoematologia Pediatrica !!!
Sempre affettuosi, sempre sorridenti, perché é così che i loro nipotini li vogliono vedere.
Dei veri SUPEREROI, a volte autisti, altre volte baby-sitter o insegnanti. Loro i nipotini li adorano, li coccolano
e talvolta li viziano ...
In questo nuovo appuntamento di “News dal reparto di Oncoematologia Pediatrica” vi presentiamo tre straordinarie nonne (di altrettante straordinarie nipoti) e vi raccontiamo la loro instancabile operosità a sostegno
della Clinica di Oncoematologia Pediatrica.
A tutti i nonni GRAZIE e i nostri più cari auguri!
Nonna FERNANDA
Vi ricordate Giorgia C., 13 anni?
Nel precedente numero di AIL NEWS, oltre a essere l’autrice della bellissima
copertina che raffigurava un campo di papaveri, abbiamo dedicato un articolo ai suoi lavoretti in pasta di fimo. Inoltre, è una delle vincitrici del concorso di disegno “Cercasi giovani artisti di talento” (articolo a pag. 11 dell’inserto) .
Ebbene, è venuta a trovarci anche durante l’estate!
Questa volta ci ha portato dei simpaticissimi cuccioli di lana.
Per tanti bambini è stato amore a prima vista e la campagna “Amici a 4 zampe”
si è conclusa in poche ore!
Ma non è tutto, con la sua energia travolgente è riuscita a
coinvolgere anche nonna Fernanda,
che con l’uncinetto fa davvero delle
opere d’arte. Anche zia Roberta non
ha potuto fare a meno di contribuire offrendo la sua “consulenza creativa”. A mamma Meris e a papà
Alessandro il compito di portarci le preziose creazioni.
Così la nostra vetrinetta si
è arricchita di tante nuove
idee regalo solidali: orecchini, collane, cappellini e
cestini di ogni genere...
Ora nonna Fernanda
sta realizzando delle
meravigliose decorazioni natalizie.
Carissima Giorgia,
è sempre un grande piacere vederti!
Grazie per aver realizzato la copertina di questo
appuntamento natalizio del nostro periodico.
Grazie per il tuo impegno e la tua simpatia.
Tanti auguri per le prossime festività a te e a tutta la tua famiglia.
Nonna MARIA PIERINA
Francesca D.N., 9 anni, è una bambina molto gentile,
sensibile, sempre pronta a regalare un sorriso a chi la
incontra. In diverse occasioni abbiamo avuto modo di
apprezzare la sua bravura e quella di mamma Angela.
Tutti ricorderanno le eleganti Stelle di Natale in pannolenci che per alcuni giorni hanno impreziosito l’albero di Natale della nostra segreteria.
Non sapevamo però che in famiglia ci fosse un’altra
abilissima artista: la signora Maria Pierina.
Di lei sappiamo che è una nonna SPRINT, molto attiva e di gran cuore.
Alcuni mesi fa ci ha donato dei coloratissimi braccialetti. Ne erano rimasti quattro quando un pomeriggio la piccola Eva, 5 anni, (una bambina graziosissima che viene sempre a salutarci) li ha visti.
Purtroppo erano tutti troppo larghi.
Così, timidamente, abbiamo scritto a Francesca
chiedendole se la nonna fosse disponibile a realizzarne uno di misura
più piccola.
Ebbene, mamma Angela ha subito ordinato altre perline e nonna Maria Pierina si è messa all’opera, accontentando non solo la nostra piccola amica ma facendo anche altri braccialetti di misure diverse.
E’ stata una bella sorpresa riceverli per posta!
Carissima nonna Maria Pierina,
Grazie di cuore. Inviamo a lei e a tutta la sua famiglia (con un pensiero particolare a Francesca) i nostri più cari
auguri e complimenti per il tocco artistico dei braccialetti!
Nonna LUCIANA
Di nonna Luciana abbiamo sentito parlare
spesso dalla piccola Marta.
E’ molto brava tra pentole e fornelli (pare
prepari degli ottimi tortellini) ma è anche
abilissima nel ricamo e nei lavori all’uncinetto (predilige i punti più complessi) .
E naturalmente da bravissima nonna sa dare
sempre buoni consigli!
Sono tante le creazioni che ci ha donato
negli anni: simpatici animaletti di spugna,
bellissimi canovacci con laboriose bordure,
asciugamani con disegni floreali a “micro”
punto croce (davvero incredibili), centrini e
bavaglini. Tutti lavori che con grande orgoglio Marta, a volte da sola, a volte accompagnata da mamma Sandra, ci ha portato per raccogliere offerte a sostegno della Clinica di Oncoematologia Pediatrica.
Carissima nonna Lucy,
di cuore, le mandiamo i nostri più affettuosi saluti e la ringraziamo di tutto.
Un abbraccio a tutta la sua famiglia e un saluto speciale a Matilde.
Non si dimentichi di salutare per noi le sue amiche Martina e Valeria.
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Cessalto (TV) saluta la cara bisnonna Paola
“Ha dedicato la sua vita totalmente alla famiglia, con uno sguardo preferito verso i nipoti. A tutti ha trasmesso i
valori fondamentali della vita, assieme ad una fede autentica e incrollabile.” Così i figli Carla, Milena, Adriano e
Luciano ricordano la signora Paola, bisnonna del piccolo Emanuele.
“Non fiori ma opere di bene a favore della Clinica di Oncoematologia Pediatrica di Padova”. Questo è il modo in
cui Lei avrebbe voluto essere ricordata, pensando ai bambini che soffrono.
E così i suoi cari hanno invitato quanti l’avevano conosciuta a devolvere un’offerta all’AIL di Padova.
Grande è stata la partecipazione di tutta la comunità di Cessalto. In totale sono stati raccolti 655 euro.
Ci uniamo alla famiglia nel ringraziare parenti ed amici, nonché i colleghi di lavoro dei figli Adriano e Luciano, la
compagnia teatrale “Dietro le quinte, teatro per l’AIL” di Cessalto e tutte le persone che hanno voluto assecondare
questo desiderio di solidarietà.
RUBRICA “Notizie flash”
DOPOSCUOLA “COMPITINSIEME”
Martedì 11 ottobre è ripresa la regolare attività del
doposcuola “Compitinsieme”, il servizio gratuito di
supporto nello svolgimento dei compiti a casa, offerto
ai bambini seguiti presso la Clinica di Oncoematologia
Pediatrica.
Anche quest’anno il mitico Giancarlo, alla guida del
pulmino AIL , va a prendere tutti gli alunni per poi riaccompagnarli a casa al termine delle lezioni.
Ad accoglierli al loro arrivo c’erano gli insegnanti volontari di “Compitinsieme”: Rosanna, Paolo, Umberto, Bruna, Giovanna, Alessandro, Giorgio, Maria e
Serena ….
A sorpresa, grazie al sostegno degli amici della cartolibreria “La Tecnica Service” di Padova, abbiamo consegnato ai bambini un piccolo pensiero, un modo per
dare un caloroso “BEN TORNATI A COMPITINSIEME”.
Sarebbe bello poter offrire a tutti (in totale 8 bambini) una piccola merenda (brioche + succo di frutta). Chi volesse
sostenere questa iniziativa può contattarci telefonicamente.
MASCHERINE PER USO A DOMICILIO
Alcuni genitori ci hanno segnalato di non riuscire
a trovare (o di trovare con difficoltà) le mascherine
per i loro bimbi.
Con la collaborazione del personale medico della
Clinica di Oncoematologia Pediatrica, siamo riusciti
a trovare confezioni da 50 unità di mascherine con
elastici. Sono disponibili in tre misure, per bambini
piccoli, ragazzi e adulti.
I genitori dei bambini ricoverati in Sezione Degenze, se impossibilitati ad allontanarsi dalle stanze,
possono contattarci telefonicamente. Ve le consegneremo direttamente in reparto.
Vi ricordiamo che vanno indossate assicurandosi di
coprire bene naso e bocca, così come ci mostra la piccola Eva (nella foto).
Segreteria AIL Padova ONLUS
c/o la Clinica di Oncoematologia Pediatrica - 1° piano
tel. 049 8211461 email: [email protected]
News dal reparto di Oncoematologia
Pediatrica termina qui.
Buone Feste a tutti i nostri carissimi lettori!
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“A PARTIRE DA ZERO”
UN NUOVO LIBRO CHE CI
RIGUARDA TUTTI DA VICINO
Finalmente, dopo un lungo lavoro, esce un libro
pensato anni fa per raccontare una storia preziosa,
quella dell’oncoematologia pediatrica padovana.
Il suo autore, Gianni Ballestrin, con la pubblicazione di Alunni pazienti (Ed. Erickson, 2007), sentiva
di aver raccontato solo una parte di una storia ricca
e nobile. Da qui l’idea di una scrittura che abbracciasse un po’ tutti i racconti, le cronache, gli sforzi, i
successi di quel mondo che si era formato attorno
alla cura del bambino oncologico. “Ho passato gli
ultimi undici anni di lavoro a fare scuola ai ragazzi
ricoverati, un’esperienza fortunata, devo dire, per
quanto la cosa possa sembrare paradossale. Fortunata perché mi ha permesso di condividere la
vita del reparto, in molta parte caratterizzata da
umanità e solidarietà, ma anche perché ho potuto
conoscere la realtà della cura dal di dentro. Molto
presto ho cominciato a pensare che questa fortuna dovesse essere condivisa, è così che è maturata
in me l’idea di provare a scrivere questo secondo
libro.”
Ma per un non medico non era possibile ricostruire
una storia che gli apparteneva solo marginalmente se non ricorrendo all’aiuto di un protagonista
come il Prof. Zanesco che ne fu subito entusiasta
tanto che il lavoro, si può dire, iniziò quel giorno
stesso, nel suo studio, con i primi appunti. “Ricordo il fascino personale che avevo dell’angolo di un
caffè (ora ahimè scomparso), nel quale ci trovavamo una o due volte alla settimana. Il caffè aveva
piccoli tavolini appartati e un bancone con esposizione e vendita di libri ed era poco rumoroso.
Mi vedevo nei panni di uno dei molti scrittori che
amano ritrovarsi in un caffè e parlare di arte e letteratura anche se i miei argomenti erano ben diversi, soprattutto quelli che emergevano dalla mia
memoria cui accedevo spesso con qualche difficoltà. Fu anche un’occasione di bilanci, di qualche
considerazione possibile grazie alla distanza dalla
professione che si era stabilita da quando ero in
pensione.”
Alla sua voce se ne aggiunsero successivamente
tante altre di medici, infermiere, insegnanti, psicologi, genitori, volontari e persino allievi. Tanti
soggetti diversi perché furono e sono tante le storie che tutte insieme si tennero nel reparto di oncoematologia pediatrica di Padova negli anni che
vanno dal 1968 ad oggi. Come quella che l’AIL ha
vissuto in prima fila contribuendo concretamente a costruirla con un apporto che non si è mai
esaurito come dimostra la capacità di progettare
nuove iniziative, in primis quella dell’assistenza
domiciliare. Ed è stato proprio a sostegno di questo importante progetto che l’autore ha voluto
devolvere i proventi del libro all’AIL.
Il libro ha uno sviluppo cronologico sostenuto dai
grafici che riportano, a scadenza decennale, le curve di sopravvivenza. Seguirne lo sviluppo, vedere
come queste curve risalgono la montagna delle
zero sopravvivenze di inizio storia (da qui il titolo),
ha un effetto entusiasmante e insieme commovente. Come sempre quando si scopre quanta capacità
di dono per l’altro possa celarsi in un essere umano.
Per concludere, ancora alcune parole del prof. Zanesco: “Questo è un libro di memorie, di ricordi e di fatti
in cui chi ha vissuto quegli anni può ritrovarsi in una
specie di amarcord. Ma, per chi non ha partecipato
agli eventi di cui si parla, la lettura di questo libro
può rappresentare un’occasione di conoscenza e di
confronto, come sempre quando si legge un libro di
storia, per quanto modesto come questo. Tutto quello che capita oggi ha un fondamento specifico nel
passato e io mi auguro che quelli che vengono dopo
abbiano l’utile modestia di voler conoscere quelli che
sono venuti prima, le loro opere, i loro intenti. Me lo
auguro soprattutto perché sono convinto che quel
che si è realizzato nello specifico ambito dell’oncoematologia pediatrica padovana, è stato possibile
soprattutto grazie all’insieme. C’era una percezione
forte di identità comune tra tutti noi che lavoravamo
lì, fatta di obiettivi condivisi, di rispetto e di capacità
di ascolto. Erano i nostri criteri fondativi, quelli che
ci facevano sentire di fare parte. Spero che queste
pagine possano essere di stimolo a dare continuità
all’idea di una struttura con un fondo umano, l’unica
che possa garantire risultati come quelli che abbiamo
raggiunto noi.”
Il volume è disponibile presso:
•Segreteria Ail Padova - Via A. Gabelli,114
Tel. 049 666380
•Segreteria Ail presso Clinica di Oncoematologia
Pediatrica Tel. 049 8211461
Contattando per telefono le Segreterie sarà
possibile concordare la spedizione del volume.
CI HA LASCIATI GIANCARLO MURER:
IL RICORDO DELL’EX PRESIDENTE DELL’AIL
ARMENIO VETTORE
Ciao Giancarlo, ti saluto amico mio come fossi ancora assieme a noi. Sì, perché
io ho uno strano concetto della morte: la morte è una cosa naturale, è il prolungarsi delle vita terrena.
Mi è stato chiesto di dire qualcosa di Giancarlo Murer e voglio farlo come se
stessimo parlando durante uno dei tanti viaggi a seguito dei ciclisti del gruppo
di Franca, evento annuale per l’AIL, in giro per l’Europa e oltre, evento denominato “I mille colori per la vita”.
Giancarlo tu eri sempre disponibile a venire con me e a seguire il gruppo degli
intraprendenti ciclisti, con le tue inseparabili telecamera e macchina fotografica. A volte esponendoti a rischi, sporgendoti con il corpo fuori dal pulmino per
meglio riprendere certe azioni dei ciclisti o degli accompagnatori per immortalarle. Poi ritornati a casa consegnarle alle varie televisioni locali, perché eri
conosciuto nel settore in quanto nel tempo avevi svolto le funzioni di direttore in più gruppi televisivi.
Le esperienze insieme sono state molte e ne ricordo alcune: il gemellaggio con l’ospedale oncoematologico de
Il Cairo, in oltre 20 giorni attraversammo il deserto. La biciclettata Padova-Stoccarda dove, dopo essere arrivati
nella bella città tedesca, ci aspettata un illustre gruppo di personalità che si erano riunite per un congresso
mondiale di medicina oncoematologica; altro viaggio importate dal punto di vista umano e sociale effettuato
in Romania con lo scopo di conoscere e portare in Italia, per cure oncoematologiche, un bambino di Bucarest.
Altra grande esperienza che abbiamo fatto insieme attraverso l’Italia per celebrare il 25° anniversario della
vittoria del campione del mondo di ciclismo Maurizio Fondriest, mio carissimo amico, con tappe a Genova
presso la casa di Fausto Coppi, a Firenze presso la vedova e il figlio di Gino Bartali, a Maranello per visitare la
“Ferrari” ed infine arrivare in Vaticano per offrire a Papa Benedetto XVI la “bici” di Maurizio e la “rosa” autentica
di Sant’Antonio.
Quanti ricordi Giancarlo! E queste sono solo alcune avventure che abbiamo vissuto insieme sempre con lo
scopo di aiutare l’AIL e farla conoscere sotto tutti i suoi aspetti, non ultimo ricavare fondi per sostenere i due
reparti eccellenti padovani: l’oncoematologia pediatrica e il reparto di ematologia per adulti.
Giancarlo, ricordo che ci tenevi tanto a mettere il tuo prezioso tempo di operatore televisivo a disposizione
dell’AIL, perché credevi molto nelle diverse finalità dell’associazione e vivevi direttamente la realtà in onconematologia pediatrica nel riprendere le varie visite di illustri personaggi che si recavano in reparto, commentavi
i miei interventi affermando che erano troppo lunghi nell’esposizione e il servizio televisivo lungo non veniva
poi seguito dal pubblico. Tu volevi la notizia esplosiva dal punto di vista giornalistico, eri un critico positivo e
convincente. Eri tu che davi la possibilità a tanti spettatori di conoscere l’AIL, perché dicevi che la gente deve
sapere tutto dell’associazione e di quello che faceva e continua a fare per poter ricevere aiuto e sostegno indispensabili per proseguire e migliorare le cure degli ammalati.
Tu, amico mio, eri il portabandiera dell’AIL, tu eri la persona che continuamente mi spronava ad andare avanti e
a progredire. Giancarlo, mi mancano anche le tue visite nel mio studio, per sorseggiare un caffé e per programmare nuovi eventi, manchi a tutti noi dell’AIL con la tua inseparabile telecamera.
Ti saluto caro amico mio, perché sono certo che mi stai ascoltando.
Un abbraccio.
Armenio Vettore
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IL SINDACO DI PADOVA, MASSIMO BITONCI,
HA VISITATO LA CLINICA
DI ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA
Il sindaco di Padova Massimo Bitonci è stato invitato dal presidente dell’AIL Luigi Zanesco a visitare la
clinica di oncoematologia pediatrica: un’eccellenza
padovana conosciuta in tutta Italia e anche all’estero per la qualità dei servizi medici e dell’assistenza
ai bambini. Bitonci è stato accolto dal direttore prof.
Giuseppe Basso che gli ha fatto vedere tutti i reparti
dal day hospital fino alla parte dedicata ai trapianti.
“Questa clinica – ha detto il Sindaco – è una struttura all’avanguardia che fa onore alla nostra città.
E’ stata per me un’esperienza molto toccante Rin-
grazio il prof. Basso e tutta la sua équipe per la particolare dedizione e per la grande professionalità e
umanità con la quale si dedicano a questi bambini.
Un ringraziamento lo rivolgo anche all’AIL per il costante sostegno che da sempre rivolge alla clinica e
soprattutto ai familiari dei piccoli ammalati”.
Al termine della visita sono stati presentati al Sindaco i progetti che l’AIL sta promuovendo e in particolare quello dell’assistenza domiciliare per il quale
è stato chiesto un aiuto anche all’amministrazione
comunale di Padova
PORCHETTA SPIN DAY
PER AIL DI PADOVA
Nato qualche anno fa come ritrovo spontaneo di
alcuni amici appassionati di fitness e soprattutto
della bicicletta, il “Porchetta Spin Day” è diventato
un appuntamento immancabile per il gruppo di
amatori “Tortugas Team”.
La settima edizione, andata in scena nel maggio
scorso, ha contato la partecipazione libera di oltre
50 ciclisti-amici, che come sempre, con tanta spensieratezza e spirito goliardico, anche con mezzi improvvisati per l’occasione, hanno creato un lungo
serpentone che dal centro di Monselice si è spinto
sino al passo Roverello. La chiassosa pedalata, lungo un tracciato in prevalenza sterrato nella splendida cornice dei Colli Euganei, è giunta sino alla località di Galzignano Terme, dove una meritata pausa
ristoratrice ha permesso agli “atleti” di affrontare la
salita finale della Cingolina.
Il nome “Porchetta Spin Day” nasce dalla fantasia
del promotore dell’iniziativa, l’insegnante di spinning Andrea Zampieri, che ogni anno coinvolge
sempre più partecipanti e li incoraggia a sfidarsi in
un percorso all'aria aperta che tutti, con un po’ di
allenamento, possono facilmente affrontare.
Tutti infatti hanno conquistato la temuta Cingolina,
meritandosi gli applausi di una ventina di amici ad
attenderli in cima, risultando “vincitori” e merite-
voli del
premio
finale:
una birra
fresca e
un buon
p a n i n o,
possibilmente
con la porchetta: da qui il simpatico nome con cui è
stato battezzato l’evento.
Non si tratta solo di una bella giornata in compagnia,
ma di un modo diverso per mettersi alla prova dopo
mesi di allenamento in palestra e di un’esperienza
nuova per coniugare la passione per le due ruote,
senza fini agonistici o competitivi, e la voglia di stare
insieme per fare del bene. Quest’anno si è deciso, infatti, di unire la finalità del ritrovo e della pedalata a
quella ben più rilevante della beneficenza.
Tutti i ciclisti hanno contribuito con gioia a raccogliere fondi a favore di AIL di Padova, sostenendo
e supportando le iniziative che l’associazione promuove sul territorio.
L’appuntamento per tutti gli appassionati delle due
ruote è per l’anno prossimo, sempre nel mese di
maggio, per l’ottava edizione.
I BAMBINI DELLA NIEVO DI MANTOVA
IN FAVORE DELL’AIL DI PADOVA
Anche quest’anno la scuola primaria Ippolito Nievo di Mantova ha organizzato una manifestazione
a conclusione di un progetto, condiviso da tutte le
classi, di lettura espressiva e drammatizzazione corporeo-musicale: “Questa sera si gioca”.
Attraverso la tematica del gioco si è inteso sviluppare anche le relazioni sociali e la condivisione delle
regole che esistono in ogni gioco.
Hanno iniziato i bambini delle Terze, cercando di
rappresentare il primo e il più semplice dei giochi:
il Girotondo. A seguire il Campanone, lo Scarabeo e
una frizzante rappresentazione del gioco della Magia. Poi altre scene, tra cui il Gioco delle Carte, degli
Scacchi, del Biliardino … fino alla conclusione con
un particolare e dovuto omaggio alla maestra Alessandra Micheli, vero motore ispiratore del progetto,
che da quest’anno sarà in pensione.
All’evento hanno partecipato tutte le 21 classi (circa
500 alunni) e le relative famiglie che hanno supportato le insegnanti nell’organizzazione, nella realizzazione delle scenografie e, soprattutto, nella realizzazione dei costumi.
Come ogni anno, nel discorso introduttivo si è voluto ricordare un’ex alunna, Francesca, la cui vita si
concludeva 31 anni fa. Da quel momento, in tutte le
manifestazioni ufficiali, ci si è sempre ricordati di lei,
devolvendo una quota delle offerte raccolte all’AIL,
sezione di Padova.
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L’AIL A SCUOLA A CADONEGHE
In occasione della festa di fine anno, la scuola primaria Falcone Borsellino di Cadoneghe(PD) ha invitato
i rappresentanti dell’AIL, perché venissero spiegate
le iniziative e tutto ciò che fa l’associazione per aiutare sia le persone ammalate che per incentivare la
ricerca.
Per l’AIL erano presenti il volontari Giuseppe Cavaliere e Luigi Griggio che, dopo aver ringraziato
la scuola per il sostegno che da molti anni rivolge
all’associazione, hanno illustrato i nuovi progetti, i
mezzi acquistati e il nuovo centro di accoglienza.
Da molti anni la scuola Falcone Borsellino e l'Istituto comprensivo hanno iniziato un percorso di aiuto
che coinvolge gli alunni della scuola con lo scopo di
far crescere nei più piccoli la coscienza e la consapevolezza verso chi è stato meno fortunato. Il progetto
è nato alla fine degli anni 70, quando le insegnanti
Annalisa Pegoraro e Patrizia Moratti, portavano personalmente il contributo raccolto al professor Luigi
Zanesco allora direttore della clinica di oncoematologia pediatrica. Ancor oggi questo progetto di solidarietà continua e consiste nel far disegnare a tutti
i bambini di ogni classe il tema dell'anno, creando
poi con i disegni un calendario che va venduto dai
genitori. Le offerte raccolte vengo quindi devolute
all’AIL. È' stata una ottima opportunità per far capire
ai bambini quanto sia importante l'aiuto di tutti per
ottenere grandi risultati.
IL GRUPPO STUDIO EMME SOCIAL CLUB HA
TRASFORMATO L’AMICIZIA IN VOLONTARIATO
Il gruppo “Studio Emme social club” è sorto dalla
volontà del commercialista Salvatore Melilli che,
coinvolgendo amici e clienti, ha creato una serie
di iniziative aventi tutte scopo benefico. “Abbiamo
voluto dare un ulteriore senso alla nostra amicizia
– spiega Melilli - trasformando la convivialità in un
processo di condivisione comune rivolto al volontariato”.
L’ultima iniziativa è stata la gita in barca sulla Riviera del Brenta che ha visto la partecipazione di un
centinaio di persone. Al ritorno la numerosa compagnia si è fermata a Strà al Ristorante Da Caronte
dove ha terminato la giornata con la cena sotto al
gazebo, messo a disposizione dal gestore, allietati
dalla musica di un quartetto di archi. Alla fine, grazie anche al contributo concesso da Italo Collesei di
Mediolanum, sono stati raccolti circa 2000 euro che
il gruppo ha devoluto all’AIL.
7° MEMORIAL
GIACOMO MARTIGNON
Si è concluso domenica 12 giugno il 7° torneo di calcio a cinque, che si tiene a
Maerne di Martellago in
memoria di Giacomo Martignon, nato per promuovere la ricerca, per permettere di facilitare diagnosi,
per fare in modo di sperimentare nuove e più efficaci cure.
Le sedici squadre maschili e le sei femminili dal 16
maggio al 12 giugno hanno disputato un torneo
di buon livello tecnico,
accettando più o meno
sportivamente le sconfitte
mettendo però sempre in
primo piano lo scopo per
cui questo memorial si tiene.
Il terzo tempo, come lo staff lo definisce richiamando
quello del rugby, riesce a stemperare eventuali tensioni; fuori dal campo ci si trova tutti insieme a banchettare intorno allo stesso tavolo.
I genitori di Giacomo sono supportati da un gruppo
di persone che di anno in anno sta crescendo. Erica,
Thomas, Mauro e Francesco, che si occupano della
parte tecnico-sportiva, vengono affiancati da una
ventina di persone che provvedono alla parte ricreativa. Tutti insieme programmano, lavorano e si sostengono a vicenda, rafforzando così la motivazione.
Qui di seguito la classifica dei premiati:
torneo maschile - 1° I Pirati - 2° Gli Ignoranti - 3°
Q.A.N.L.
torneo femminile - 1° Atletico Saraitu - 2° W le polpette - 3° One lesa
Premi per i miglior portieri, Leonardo Bona e Elena
Orlando e per i capocannonieri Andrea Marani e Ilaria Scolaro. Il premio "Giusto spirito", alla squadra che
meglio ha interpretato lo spirito del torneo, è andato
ai Q.A.N.L.
In questa ultima edizione si è aggiunta un'altra iniziativa per poter incrementare le donazioni: una
sottoscrizione a premi con estrazione la serata delle
finali. Maglie e gadget di giocatori di calcio a 5 di
squadre nazionali gentilmente donate a cui si sono
andati ad aggiungersi oggetti raccolti tra amici e conoscenti. L'iniziativa ha avuto un notevole successo
infatti la cifra che si è potuta donare a favore della
borsa di studio in memoria di Giacomo Martignon è
stata di 8.340 euro.
La collaborazione del Comune di Martellago, che dà
la disponibilità degli impianti e il CSI (Centro Sportivo Italiano) che fornisce l'arbitraggio, è preziosa ma
il patrocinio e il sostegno della sezione AIL di Padova
che gestisce anche la borsa di studio in memoria di
Giacomo insieme al reparto del di Ematologia è indispensabile. A testimonianza di questa unità d'intenti alla cerimonia di premiazione erano presenti
il prof. Gianpietro Semenzato direttore della clinica
di Ematologia, il consigliere AIL Riccardo Casotto e
Antonio Loro assessore del Comune di Martellago.
DANCE FOR YLENIA
L’otto ottobre nel teatro parrocchiale di Susegana
(TV) si è svolto uno spettacolo di danze orientali e
tango argentino, organizzato da Alessandra Pinto
con il suo gruppo di danza Almee e la fantastica partecipazione di Daniela D’Argenio con le sue allieve,
Amira Halawi con Jessica e Jelena, Federica, Elisabetta, Sergio e Giorgio con il loro sensuale tango.
Passi di danze da opposti continenti per aiutare la
dolcissima Ylenia a realizzare un sogno: raccogliere fondi da destinare all’AIL ed in particolare ai suoi
amici del reparto di oncoematologia pediatrica di
Padova.
Una serata di allegria e diversa dal solito, per regalare
un sorriso.
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7° EDIZIONE DEL PRANZO SOLIDALE
IN MEMORIA DI FEDERICA.
Il 16 ottobre scorso si è tenuto nella parrocchia di Voltabrusegana a Padova l’ormai
tradizionale pranzo solidale
in memoria di Federica. Anche quest'anno la generosa
risposta di 280 tra amici e
parrocchiani ci ha riempito
il cuore di felicità , facendoci
dimenticare il grosso lavoro
che serve per preparare un
pranzo per un gruppo così
grande. Tra una portata e l'altra hanno fatto il loro intervento il professor Gianpietro Semenzato illustrandoci
i progetti per il reparto di
ematologia e per il servizio
di assistenza domiciliare e il tesoriere dell'AIL Giuseppe Cavaliere, che ha ricordato l'importanza di
iniziative come la nostra per sostenere la ricerca e
di altre attività a favore dei pazienti.
Alla fine del pranzo sono stati raccolti ben 5000
euro che sono stati consegnati da Alberto Rampazzo, fratello di Federica, al professor Semenzato per
destinarli a una borsa di studio per la ricerca.
Dopo pranzo c'è stata anche una sottoscrizione a
premi e il ricavato è stato devoluto a Casa Federica,
struttura gestita dall'AIL per ospitare pazienti e famigliare che li assistono.
Ringraziamo tutti i partecipanti per la buona riuscita
della giornata e diamo appuntamento all'anno prossimo.
Gli amici di Camminando con Federica
ZUMBATHON AL PALAESTE
Ancora una volta posso dire di
aver vinto, un sogno diventato realtà!
Il ballo, la mia passione di una
vita, ritrovata dopo aver sconfitto un maledetto linfoma di
hodgking, che mi aveva letteralmente piegata.
Il periodo più brutto della mia
vita, che sono riuscita a superare grazie alla mia forza di volontà e all’aiuto di medici a dir
poco fantastici….tanto odiati
in un primo momento, grandi
amici ora!!
Ed ora eccomi qui, più forte di
prima e con la tenacia
di fare finalmente io
qualcosa per questa
associazione, dove la
ricerca costante è al
primo posto.
Con questo evento ho
voluto far capire a tutte le persone che sono
colpite da questa malattia di non mollare
mai, combattere e credere in se stessi e nelle
cure, fino in fondo.
Per me è stato proprio così, infatti vedete
quello che sono riuscita a fare da sola?
Ci ho creduto, fatelo anche voi!!!!
Un grazie di cuore alla mia famiglia, a tutti i
partecipanti, a chi mi ha sostenuta, alla mia
Zumba family e non ultima all’Amministrazione comunale di Este.
Elisa Baldon
PRANZO DI BENEFICENZA A
FAVORE DELL’UOSD
EMATOLOGICA – ULSS 15
Domenica 23 ottobre si respirava un’atmosfera magica, al terzo pranzo di beneficenza organizzato dal
Gruppo AIL “Andrea Petrin” Camposampiero-Cittadella a favore dell’UOSD di Ematologia dell’Ulss
n. 15. Come nelle precedenti edizioni, anche in
quest’occasione gli ospiti sono rimasti contenti e
soddisfatti dell’accoglienza e dello spirito di tutto il
Gruppo.
Con questo evento si è voluto ricordare la fondazione del Gruppo AIL “Andrea Petrin”, nato nel novembre 2012. Il più importante obiettivo raggiunto in
questi quattro anni è stato l’ampliamento dell’équipe medica: da un anno e mezzo, infatti, il Gruppo
AIL contribuisce alla remunerazione di un terzo medico ematologo, la dott.ssa Maide MariaCavalli.
Al pranzo erano presenti oltre alla dott.ssa Maide
Maria Cavalli e al dott. Ercole De Biasi, la Capo Sala
Susanna, tutto il corpo infermieristico composto da
Michela, Rosanna, Valeria, Camilla, Michela e l’operatrice sanitaria Natalia. Queste persone lavorano
e collaborano assieme componendo una fantastica squadra che, con professionalità e dedizione, fa
sentire il paziente come in famiglia.
In rappresentanza delle categorie economiche era
presente Thomas Amadio, Presidente del mandamento del Camposampierese di Confesercenti che,
piacevolmente sorpreso dall’energia del Gruppo e
dei suoi sostenitori, appoggerà i progetti futuri a favore dell’UOSD Ematologica.
Inoltre, la presenza di Riccardo Casotto, Consigliere
della Sezione AIL di Padova, è stata come sempre di
fondamentale importanza per esprimere al meglio
cosa rappresenti l’Associazione Italiana contro le
Lucemie-Linfomi e Mieloma e cosa significhi essere
volontario AIL.
Infine, il Gruppo Ail ringrazia calorosamente tutte
le persone che hanno contribuito alla realizzazione
dell’evento, tutti gli sponsor che hanno donato i loro
prodotti e articoli per la composizione della ricca
sottoscrizione a premi e in modo particolare tutto il
personale del Ristorante Al Leone di Villa del Conte
per la professionalità e cortesia.
Gruppo AIL “Andrea Petrin”
Camposampiero-Cittadella
#insiemeèpiùfacile
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Appuntamenti Natalizi...
L’Ensemble Vocale Emozioni InCanto
organizza la VII rassegna
Cantiamo il Natale per AIL
SABATO 10 DICEMBRE 2016, ore 20.45
Chiesa Parrocchiale San Marco Evangelista
Ponte di Brenta - Padova
Con la partecipazione:
- Ensemble Vocale Emozioni InCanto di Padova
- Coro Edi Forza di Staranzano (Go)
- Gruppo Vocale Nonet di Primorsko di Caresana (TS)
- Coro Femminile Col Di Lana di Livinallongo (Bl)
Ingresso libero
CONCERTO DI NATALE
“ASPETTANDO IL NATALE”
MARTEDI’ 13 DICEMBRE 2016 ORE 20:45
TEATRO SOCIALE DI CITTADELLA (PD)
OSPITI:
ELISANNA (VOCE EMERGENTE)
WeЯEvolution (Vocal Orchestral Ensemble )
Organizzazione E-Vent di Franca Lovisetto
Ingresso Gratuito
Per info e prenotazioni
[email protected]
392/2711969 – 349/1199696
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Pergamene
e sacchetti solidali:
una festa diventa un’occasione
per aiutare il prossimo
In occasione di matrimoni, battesimi, comunioni,
cresime, lauree e ogni altra ricorrenza, festeggia
con un prodotto solidale AIL, realizzato dalle
nostre Volontarie.
Scegliendo di legare un momento di gioia ad una
scelta d’amore per gli altri, si unisce alla solidarietà un oggetto elegante, raffinato e di qualità che
renderà ancora più speciale la festa. Un piccolo
gesto di grande solidarietà per sostenere chi,
ogni giorno, combatte la malattia e spera in un
futuro migliore.
Un vantaggio in più per festeggiare con noi è che
ogni contributo è deducibile, ad esclusione degli
importi versati in contanti.
E’ possibile scegliere tra diversi modelli di bomboniere e pergamene, che possono essere personalizzati ed arricchiti da gadget.
Naviga sul sito www.ailpadova.it per scoprire tutti
i nostri prodotti solidali. Contattaci, invece, se vuoi
rendere il tuo evento ancora più unico e personale,
siamo in grado di rendere solidale ogni desiderio.
Per qualsiasi richiesta di informazione chiama la
nostra segreteria al n° 049.666380 - Sig.ra Anna
Boldrin - il martedì e il giovedì dalle 9.30 alle 12.30
oppure compila il modulo on line che troverai su
www.ailpadova.it cliccando su “contatti”.
Qui sotto alcune delle creazioni realizzate dalle
nostre volontarie.
L’AIL Sezione della Provincia di Padova ONLUS
ha bisogno anche del tuo aiuto!
Fai conoscere le nostre“bomboniere”solidali a parenti ed amici!
Sostituisci le tue bomboniere con le nostre pergamene solidali!
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Note e numeri
Avvisiamo quanti effettuano un versamento a mezzo bonifico bancario che, a causa della
legislazione sulla privacy, sempre più spesso ci arrivano dalle banche gli estratti conti privi degli
indirizzi completi: per questo motivo ci diventa impossibile inviare la lettera di ringraziamento.
Pertanto, se non vi viene recapitato il ringraziamento, Vi preghiamo, se lo desiderate, di contattare la
segreteria per comunicare i vostri dati. Grazie.
Deducibilità fiscale
Le donazioni effettuate in favore di una Onlus - organizzazione non lucrativa di utilità sociale - rappresentano ai sensi dell’art. 13 del. D.Lgs 460-97 un risparmio fiscale per il donatore sempreché vengano
effettuate a mezzo bonifico bancario, carta di credito, bollettino postale o assegno bancario o circolare. L’art. 14 del d.l. dell’ 11/03/05 stabilisce che le liberalità in denaro o in natura erogate da persone
fisiche o da enti soggetti all’imposta sul reddito delle società in favore delle Onlus sono deducibili dal
reddito complessivo del soggetto erogatore nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato e
comunque nella misura massima di 70 mila euro annui.
Come aiutare AIL
Per i versamenti tramite bollettino postale o
bonifico bancario, preghiamo di indicare in
maniera chiara i dati di chi effettua il versamento oltre che alla causale. In caso di versamenti in memoria di una persona deceduta, al
fine di poter avvisare la famiglia dell’intenzione, sarebbe gradito fosse indicato l’indirizzo
a cui mandare la comunicazione di avvenuto
versamento.
c/c Postale
(Ufficio Piazza Zanellato 9 35131 - Padova)
14659353
Codice Bancoposta
IBAN: IT88T0760112100000014659353
Unicredit Banca
(Piazza Zanellato 2 35131- Padova)
IBAN: IT25J0200812122000020155276
Attenzione!
Mettiamo in guardia i cittadini contro chi sfrutta il nome
dell’A.I.L. presentandosi nelle
case chiedendo denaro e trattenendolo nelle proprie tasche.
A.I.L. non ha mai autorizzato, né autorizza
nessuna persona a raccogliere denaro casa
per casa o nelle vie della città e dei paesi.
Riceve offerte solo attraverso versamenti
nel conto corrente postale o in quello bancario, donazioni on-line, raccoglie fondi in
occasione di manifestazioni ufficiali (nel
periodo natalizio e pasquale) o di iniziative straordinarie quali concerti, rappresentazioni teatrali, ecc.
Unicredit Banca - Adulti
IBAN: IT90U0200812122000100877425
Cassa di Risparmio del Veneto
(Corso Garibaldi 22/26 35122 - Padova)
IBAN: IT42I062251218307400351775K
Monte dei Paschi di Siena
(Via Felice Cavallotti, 57 35124 - Padova )
IBAN: IT51Q0103012107000001720449
Banca di Credito Cooperativo Roma
(Via Caltana 7 35011- Campodarsego PD)
IBAN: IT02T0832762420000000222591
Socio 2017:
Inizia la campagna
tesseramento 2017
Per diventare socio aderente dell’AIL sezione della Provincia di Padova ONLUS, deve essere presentata regolare richiesta tramite modulo disponibile in segreteria
accompagnato dalla fotocopia della Carta d’identità e
dal versamento della quota minima stabilita di € 10,00
che può avvenire in contanti, tramite versamento in
c/c postale o bonifico bancario indicando sempre la
dicitura “QUOTA SOCIO 2017”.
www.ailpadova.it
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