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Biancoli_R_1984
Il complesso di Edipo secondo la psicoanalisi di Erich Fromm
Romano Biancoli
„Il complesso di Edipo Secono la psicoanalisi di Erich Fromm,“ in: Quaderni di Psicoterapia
Analitica Esistenziale, Vol. 5 (1983), pp. 116-125.
Copyright © 1984 by Romano Biancoli; Copyright © 2012 by the Estate of Romano Biancoli.
1. La struttura triangolare del complesso edipico secondo Freud è astorica in quanto
biologica e regge finché non si sottopone a critica il quadro culturale di riferimento: il
positivismo, la teoria degli istinti di Freud e la famiglia borghese fine ottocento primi novecento che egli conosceva e analizzava: dato storicamente determinato la cui ipostatizzazione consentiva di formulare leggi e rapporti logici di validità universale. Già il
dissidente Adler aveva assai presto collocato in prima evidenza il dato sociale e psicoanalisti di ispirazione marxista si erano tormentati nel cercare compatibilità teoretiche
fra psicoanalisi e materialismo storico e nel conciliare la severa ed élitaria clinica psicoanalitica con le aspirazioni socializzanti del movimento operaio austriaco e tedesco 1 .
Alla fine degli anni 20 e nei primi anni ‘30 è tutto un fiorire di saggi sul rapporto marxismo-psicoanalisi e Freud stesso prende posizione 2 sul materialismo storico dichiarandolo incapace di spiegare la genesi delle ideologie, poiché trascura il concetto di Superio che, trasmettendosi di generazione in generazione in modo inconscio, diventa
una sorta di circolazione sotterranea del codice morale di una società. Ma l’Europa tra
le due guerre era un piano inclinato di violenze e intolleranze, che rendeva impossibile
il dialogo. Emblematica la sorte di Wilhelm Reich, espulso quasi contemporaneamente
dalla Società Psicoanalitica Internazionale e dal Panilo Comunista Tedesco. Il dibattito
sul rapporto tra psicoanalisi e società si spostò, o meglio si reimpostò, in America, su
un terreno culturale completamente diverso che influì profondamente sugli intellettuali
europei là rifugiatisi. Forse gli strumenti erano meno sofisticati, ma l’ambiente si presentava [117] pragmatico e sfumava i settarismi. È una visione più liberale che marxista quella che consente il cosidetto revisionismo neofreudiano.
Negli anni ‘30 si incontrano e si legano tra loro personalità eminenti della psichiatria e della psicoanalisi, Sullivan, Horney. Thompson. Ephron, Kelman e poi anche
Kardiner 3 proponenti teorie diverse ma convergenti in una serie di critiche a Freud:
questi, scambiando fenomeni culturali per fenomeni biologico-istintivi, vizia di biologismo il suo pensiero. Viene rigettata la teoria freudiana degli istinti: l’istinto di morte è un
1
Gente H.P. (1970) (a cura di), Marxismus. Psychoanalyse Sexpol, Fischer Bücherei; tr. it. Sexpol, Guaraldi. Firenze 1971. - AA.VV. (1972), Psicoanalisi e marxismo. Samonà e Savelli. Roma 1972. - AA.VV.
(1966), Sexualité et repression, Maspero Paris; tr. it. Contro la morale borghese. Samonà e Savelli, Roma
1972. - AA.VV. (1973). Psicoanalisi e politica. Atti del Convegno di studi tenuto a Milano l’ 8/9 maggio
1973. Feltrinelli. Milano.
2
Freud S. (1932). Neue Folge der Vorlesungen zur Einführung in die Psychoanalyse, tr. it. Introduzione alla psicoanalisi, Boringhien. Torino 1969. p. 474 e p. 571.
3
Thompson C. (1964), Interpersonal Psychoanalysis, Basic Books. New York; tr. it. Psicoanalisi interpersonale. Boringhieri. Torino 1972. - Garofalo D. (1979). La psicoanalisi interpersonale. CLEUP. Padova.
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concetto metafisico, il cui fondamento biologico non è dimostrato; la teoria della libido è
una forzatura. I disturbi sessuali non vengono più considerati cause delle nevrosi ma
effetti, che si spiegano riconducendo-li ai rapporti interpersonali. Conseguentemente,
l’organizzazione sessuale infantile non dipende dalla libido investila nelle diverse zone
erogene, ma deriva dall’atteggiamento dei genitori, che valorizza questa o quella parte
del corpo. Le prime esperienze infantili non sono le uniche ad avere importanza, pesano anche gli eventi successivi, e in tal modo si allenta anche il concetto di coazione a
ripetere. A questa pars destruens si contrappone la pars construens dell’insistenza
sull’ambiente e sulla cultura. C’è una proposta di analisi della società occidentale, considerata eccessivamente competitiva.
Fromm prende parte a questa scuola di pensiero psicoanalitico, ma non vi si identifica. Egli è un intellettuale ben più fornito e non può accontentarsi di una sociologia
superficiale, proprio lui che ha foggiato il concetto di carattere sociale ed indagato con
metodo induttivo le ideologie e le emozioni sottostanti di significativi spaccati sociali 4 .
Fromm registra però l’impatto coi neofreudiani, e reagisce creativamente, facendo fermentare la sua cultura d’origine con le nuove idee americane. Aderisce alla critica del
complesso edipico freudiano che lo vuole scomporre in due parti: l’attaccamento del figlio alla madre e il conflitto tra padre e figlio. Il figlio desidera la madre, ma non sessualmente, bensì per i suoi bisogni di sicurezza e di protezione. [118]
Quanto al conflitto tra padre e figlio, esso è dovuto alla società competitiva, è un
dato culturale. La fusione di questi due fattori e la teoria della sessualità infantile avrebbe consentito a Freud di dar loro struttura unitaria, ma artificialmente.
Fromm prende respiro da un riesame di Sofocle e si nutre di teorie mitologiche per
proporre un mito di Edipo diverso da quello che ispirò Freud.
2. Una lettura di Sofocle che si limiti all’“Edipo Re“ può avvalorare la tesi freudiana, ma
se questa tragedia la connettiamo con le altre due della trilogia sofoclea, l’“Edipo a Colono“ e l’“Antigone“, i contenuti che complessivamente emergono non sono quelli indicati da Freud. L’ipotesi di Fromm è che il mito di Edipo non rappresenti la ribellione del
figlio al padre per l’amore incestuoso che porta alla madre, ma la lotta tra due mondi,
quello più recente e vittorioso del patriarcato e quello più antico e ormai sconfitto del
matriarcato.
In „Edipo Re“ non risulta che Edipo si innamori di Giocasta. Che ne diventi il marito
sembra essere un elemento secondario. Il solo contenuto di „Edipo Re“ che trovi conferma e sviluppo nelle altre due tragedie è quello del conflitto tra padre e figlio. Un simile conflitto è inconcepibile in un assetto sociale e in un corrispondente sentimento religioso dove l’autorità sia materna e si esplichi attraverso una legislazione egualitaria
fondata sui legami di terra e di sangue dove tutti sono figli, figli di madri e della Madre
Terra che accoglie, accetta, nutre, senza distinzioni di mento. Questo è il mondo che
nelle tragedie di Sofocle sta scomparendo, nell’estrema lotta contro l’emergente patriarcato, portatore di valori contrapposti: prevalenza del pensiero razionale, volontà di
modificare la natura, legislazione paterna che comporta l’obbedienza del figlio come
virtù, il disconoscimento del principio di uguaglianza per sostituirlo con la gerarchia e il
4
Autorität und Familie (1936) (a cura di M. Horkheimer), Sozialpsychologischer Teil. Alcan. Paris; tr. it.
Studi sull'autorità e la famiglia. Pane sociopsicologica. U.T.E.T. Torino 1974.
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privilegio del figlio preferito 5 . Fromm, [119] peraltro, sarà sempre assertore della disobbedienza come inizio di libertà 6 .
La sua posizione corregge il realismo dei neofreudiani ricorrendo a Bachofen, con
una operazione teorica di grande portata. È sempre assai difficile dosare il realismo in
psicoanalisi e innegabilmente i neofreudiani vi si sono affidati in eccesso, costruendo
una sorta di ambientalismo, di per sé riduttivo e ottimistico 7 , e attirandosi la critica di
aver ignorato il piano del fantasma e del simbolo 8 e di non aver scorto i processi di identificazione del bambino con la madre, in particular modo quelli di identificazione
parziale 9 .
Anche posto che in psicoanalisi non si fa mai questione di realismo manifesto ma
di realismo latente, esiste l’insidia contraria a quella sopra ricordata, cioè di esagerare
il ruolo della fantasia inconscia. Il dibattito storico lumeggia tale antinomia: negli anni
‘20 ci fu accanita discussione tra Ernest Jones e Bronislaw Malinowski sull’esistenza
del complesso edipico nelle Isole Trobriand; Malinowski la negava 10 col suo prestigio di
antropologo e col peso della sua impostazione funzionalista, che guadagnava simpatie
in America. Un’influenza indiretta sui neofreudiani ci fu, poiché essi mantenevano rapporti di studio e di collaborazione con gli antropologi americani.
Più tardi recò netta e appassionata testimonianza negativa Frantz Fanon per
quanto riguardava in genere i popoli di pelle nera 11 .
D’altra pane, anche le ricerche autorevoli di Geza Roheim, con i loro aggiornamenti kleiniani, favoriscono a tal punto il concetto di „fantasma“ da dimenticare la realtà. La
realtà è, nota ironicamente Kardiner, che durante le carestie gli Australiani divorano veramente i loro bambini e questo andrebbe ben collegato alle loro fantasie di essere distrutti 12 .
Fromm batte altri sentieri: nutrito di letture bibliche, di Marx, di Spinoza, realizza
incontri e tappe: la Scuola di Francoforte, Buber, il buddismo zen, il rilancio di Bachofen. Bachofen suggerisce a Fromm una strada per rinvigorire l’impostazione socioculturalista: riplasmarla inserendovi [120] l’ipotesi di una civiltà matricentrica precedente a
quella storicamente nota, patricentrica.
Bachofen fu ambiguo maestro se potè affascinare sia i teorici del socialismo, specialmente Engels e Bebel. sia la cosiddetta destra tradizionale, ispiratrice del nazismo
5
Fromm E. (1951). The forgotten language. Holt. Rinehan and Wiston: tr. it. Il linguaggio dimenticato,
Bompiani. Milano 1977, pp. 187 e sgg. - Fromm E. (1970). The crisis of psychoanalysis. Holy, Rinehan
and Wiston. New York; tr. it. La crisi della psicoanalisi. Mondadori, Milano 1971. - Fromm E. Il complesso
di Edipo: osservazioni sul caso del piccolo Hans, in La crisi della psicoanalisi. Cit. - Fromm E. (1979),
Greatness and Limitation of Freud's Psychoanalysis: tr. it. Grandezza e limiti del pensiero di Freud, Mondadori. Milano 1979. pp. 44 e sgg.
6
Fromm E. (1963). Disobedience as a Psychological and Moral Problem, in “A Matter of Life”, Jonathan
Cape, London; tr. it. in La disobbedienza e altri saggi, Mondadori, Milano 1982.
7
Heller A. Instinkt. Aggression. Charakter. Einleitung zu einer marxistischen Sozialanthropologie, tr. il. Istinto e aggressività. Feltrinelli. Milano 1978; p. 156.
8
Hesnard A. (I960), L'oeuvre de Freud. Payot. Paris: tr. it. L'opera di Freud. Sansoni. Firenze 1971; pp.
131 e sgg.
9
Pontalis J.-B. (1968), Après Freud, Gallimard; tr. il. Dopo Freud, Rizzoli, Milano 1972; pp. 128 e sgg.
10
Malinowski B. (1927), Sex and Repression in Savage Society. Kegan Paul & C., London; tr. it. Sesso e
repressione sessuale ira i selvaggi, Boringhieri. Torino, 1969.
11
Fanon F. (1952). feau noire ei masques blancs. Edition du Seuil. Pans; tr. it. Il negro e l'altro. Il Saggiatore. Milano 1965; p. 171.
12
Kardiner A.. Preble E.. (1961), They studied man; tr. it. Lo studio dell'uomo. Bompiani. Milano 1964. Vol.
Ill, pp. 38-40.
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e del fascismo. Le sue supposizioni sulla natura delle emozioni, degli affetti, del sentimento religioso propri del matriarcale hanno convinto molti critici della società borghese-liberale, sia di sinistra che di destra, con inevitabili equivoci, derivanti soprattutto dal
simbolo e dal mito intesi come documenti di cui valersi nelle ricerche. Di cosa documenti, questo nocciolo del problema, porta all’abisso tra chi li pensa documenti di verità
extra-umane e chi li vede prodotti esclusivamente umani. L’umanesimo di Fromm, con
la visione unitaria del genere umano e la teoria degli idoli e dell’alienazione, non lascia
dubbi sul suo intendere il simbolo e il mito come linguaggio umano 13 .
La realtà del matriarcale non è una realtà manifesta, altrimenti gli antropologi non
avanzerebbero tanti dinieghi e riserve. È una presenza da interpretare attraverso i miti,
i simboli, gli spostamenti. Gli strumenti interpretativi sono ancora quelli offerti da Freud,
che in tal modo Fromm continua a riconoscere come maestro, la cui lezione si integra
con quella di Bachofen e quella socioculturalista.
3. Sostanzialmente aderente alla visione frommiana, di cui si può considerare una esplicitazione, è la tesi di Antonio Mercurio 14 , il quale ritiene che il matriarcale non solo
sia esistito prima del patriarcato, ma che non sia mai stato sconfino e sopravviva in una
latenza tanto più operante quanto più camuffata. L’analisi del potere femminile offerta
da Mercurio corrisponde a quella dell’autoritarismo patricentrico di Fromm.
Il complesso edipico Fromm non lo vede. Egli insiste sui legami incestuosi primari
con la madre, o i suoi sostituti, senza superare i quali non si avvia alcun processo di
individuazione. Il bambino desidera la madre per un bisogno di [121] appartenenza e di
sicurezza che si riproduce anche in età adulta. Gli strati più profondi dell’attaccamento
del bambino alla madre non sono di natura sessuale; quando si manifesti un desiderio
sessuale del bambino per la madre, questo desiderio esprime già un primo momento di
distinzione da lei, l’assorbimento simbiotico in lei non è più totale. È a questo punto che
andrebbe collocato l’Edipo, ma Fromm afferma che il desiderio sessuale del bambino è
un desiderio che si sveglia nei confronti delle donne in generale e che cade sulla madre perché questa è la persona che ha rapporto diretto, affettivo e accuditivo, con lui.
Non si può negare che Fromm sia nel giusto quando spazza via le ipostatizzazioni
freudiane, che universalizzano l’Edipo. Però i connotati della famiglia occidentale moderna sono tali da inserire nel denso rapporto madre-figlio la presenza ostacolante, disapprovante, del padre, facendone risultare una costellazione triangolare. Il triangolo
risulta un’astrazione inutile, se non gli si da corpo, come fa Mercurio, con la psicodinamica della coppia che deve far nascere il figlio come individuo, in un parto psicologico
che succede a quello biologico.
Ovviamente, non esiste in Fromm una terapia specifica dell’Edipo. Volendo, si può
dire che questo nodo a tre il figlio lo viene superando nel corso della sua esistenza vincendo l’angoscia del distacco da ogni figura materna e la paura di disobbedire a ogni
imposizione autoritaria.
4. La forza polemica di Fromm sta nell’aver ridotto il ruolo degli istinti a favore del carotiere, strutturato dalle passioni non istintive e assumente la qualità di seconda natura
dell’uomo. Ora, la questione del complesso edipico è in causa unitamente a quella degli istinti, e in tal modo esce dagli ambiti specialistici per investire interessi più vasti,
13
14
Il linguaggio dimenticato, cit.
Mercurio A. (1976). Amore e persona. Bulzoni, Roma 1979 pp. 66 e sgg.
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sociologici e politici. Un famoso interlocutore della psicoanalisi, Marcuse. prende posizione contro i neofreudiani, considerati in blocco, a metà degli anni ‘50. Si rivolge a
Fromm, accomunandolo ingiustamente a tutti gli altri e [122] provocando la sua vivacissima e motivata reazione. La polemica Marcuse-Fromm pane dalla valutazione
dell’opera di Freud. Marcuse denuncia l’operazione neofreudiana di neutralizzazione
della dottrina di Freud, che ne recide le radici materialistico-biologiche quale deterrente
di incompatibilità col vigente assetto sociale a cui viene resa pieghevole. Nella teoria
freudiana c’è una „discrepanza“ di base fra il riconoscimento che la psicopatologia individuale è causata dalla civiltà e la pratica terapeutica che cura l’individuo in modo che
egli possa accettare di far parte della civiltà malata e patogena; ora, afferma Marcuse, i
revisionisti lasciano cadere la costruzione metapsicologica di Freud e legittimano come
scientifica solo la psicoterapia. Eliminata la libido, la bomba dell’inconscio è disinnescata, si ritorna ad una psicologia della coscienza, pre-freudiana, che in fondo è solo
un’etica, è l’ideologia idealistica consentita da una società repressiva 15 .
Fromm ribatte che per Freud la repressione è generata non tanto dalla società
borghese quanto dalla civiltà in generale, e questa idea che gli deriva dal materialismo
borghese del XIX secolo non lo porta affatto a teone rivoluzionarie o radicali. Il suo atteggiamento è tollerante, conformemente allo spirito scientifico dell’epoca. Una teoria
non è rivoluzionaria solo perché reclama più libertà per l’istinto sessuale. Basti pensare
a quanto avviene nelle società capitalisti-che odierne: la richiesta del consumismo economico di soddisfare immediatamente i desideri coinvolge anche il comportamento
sessuale, e la riduzione dell’amore ad una sessualità da soddisfare connota tanta parte
dell’alienazione sociale. All’inizio del secolo la teoria della libido si poteva considerare
„riformista“ nei confronti dei costumi e della morale dominante, ma considerarla oggi
come una teoria radicale significa non aver colto la lezione degli ultimi decenni di sviluppo sociale 16 .
In Fromm l’analisi dell’individuale e l’analisi del sociale procedono in un rapporto di
interdipendenza e fin dalle opere giovanili egli scorge nella famiglia IVagcnzia psicologica“ della società, nel senso che la società agisce sulla [123] famiglia in modo tale che
questa generi individui funzionali alla società stessa. Tali individui restano in una situazione simbiotica se non trovano il coraggio di liberarsi staccandosi dalla madre e disobbedendo al padre. Ciò costa angoscia e richiede coraggio, ma l’alternativa è il legame incestuoso che non consente di individuarsi, di sapere di chi si è, agendo, passo
dopo passo, il processo della propria liberazione e recando anche nel sociale la creatività del proprio definirsi, che sollecita pure negli altri dinamiche evolutive.
15
Marcuse H. (1955). The social implications of Freudian «revisionism«. Dissent. Summer. 1955; tr. it. in
Epilogo di Eros e Civiltà. Einaudi. Torino 1964.
16
Fromm E (1955), in Dissent. Fall. 1955; tr. it. Le implicazioni umane dell'estremismo istintivista. in Contro la morale borghese, cit.
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