Sostenibilità e crisi Alessandro Vercelli DEPFID Università di Siena Struttura della presentazione 1° parte: intendo mostrare che la crisi in corso è il frutto avvelenato di un modello di sviluppo insostenibile dal punto di vista: • Economico, perché non riesce ad accrescere il benessere dei cittadini • Finanziario, perché l’economia reale è soffocata dall’instabilità finanziaria • Sociale, perché accresce disuguaglianza e povertà • Ambientale, perché altera il capitale ambientale e gli equilibri della biosfera → Non si può uscire dalla crisi senza modifiche radicali al modello di sviluppo 2° parte: come cambiare il modello di sviluppo ed uscire stabilmente dalla crisi? Dopo il pessimismo della ragione della prima parte, farò appello nella seconda parte all’ottimismo della volontà non disgiunto dall’ottimismo della ragione 1° Parte Sostenibilità e crisi Il modello di sviluppo esistente (1) Il modello di sviluppo tuttora dominante si è affermato all’inizio degli anni ’80 come risposta alla stagflazione degli anni ’70 Questo modello di sviluppo (chiamato neoliberista o neoconservatore o del “Consenso di Washington”) si basava su: • fondamentalismo di mercato • strategia di politica economica e sociale finalizzata alla: -deregolamentazione dei mercati -privatizzazione -smantellamento dello stato sociale Il modello di sviluppo esistente (2) La deregolamentazione si è concentrata dapprima sul mercato del lavoro e sulle relazioni industriali: la recessione dei primi anni ’80 generata da una politica monetaria restrittiva (Volker, governatore della FED ‘79-’87) indebolisce i lavoratori e i sindacati e consente la flessibilizzazione e precarizzazione del mercato del lavoro disinflazione I risultati vengono considerati un successo { “grande moderazione” Tuttavia le conseguenze risulteranno devastanti nel più lungo periodo e finiranno per aggravare le 4 insostenibilità Insostenibilità sociale: la disuguaglianza La nuova strategia di politica economica e sociale peggiora progressivamente gli indici di sostenibilità sociale: Nei paesi dell’OCDE la disuguaglianza che era diminuita dalla prima guerra mondiale fino alla fine degli anni ’70 si impenna: I salari e gli stipendi delle classi medie ristagnano, peggiorano i servizi del welfare state, mentre aumentano a dismisura i redditi dei più ricchi (bonus, stock options, detassazione …) top 1% riceve il 24% del Reddito Naz. (9% nel ’76) Ad es. negli USA { i CEO delle grandi imprese nel 2001 531x il reddito medio dei loro impiegati mentre nel 1980 era “solo” 42x Disuguaglianza nel Regno Unito, 1939-1996 (%) 56 52 48 44 Gini index 40 36 32 28 24 20 16 1955 1965 1975 1985 1945 1935 1995 1950 1960 1970 1980 1990 1940 2000 Fig. 5 Fonte: Brandolini (2002) Disuguaglianza negli USA, 1929-1996 56 52 48 44 Gini index 40 36 32 28 24 20 16 1915 1925 1985 1995 1935 1945 1955 1965 1975 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 Fonte: Brandolini (2002) Fig. 6 Insostenibilità sociale: la povertà Anche la povertà aumenta nei paesi più ricchi; ad es.: In Italia nel 2008 13% della popolazione: 7,5 milioni di persone (Istat) nel 2008 in Germania la percentuale dei poveri ha raggiunto il 15,5%: 13 milioni di persone negli USA nel 2011 la percentuale dei poveri raggiunge il 15%: 46 milioni di persone (Census Bureau) Estesi studi empirici hanno dimostrato che si è deteriorato il capitale sociale da cui dipende il benessere dei cittadini (Bartolini, 2011) Comparazione internazionale (OECD) anno 2005 Fonte: OECD Factbook 2010 ITALIA USA I trend della povertà (< $2 per diem) POVERTY 100.0% 3000.0 90.0% 2500.0 80.0% 60.0% 1500.0 50.0% 40.0% 1000.0 30.0% 20.0% 500.0 10.0% 0.0 0.0% 1820 1850 1870 1890 1910 1929 poverty 1950 1960 1970 1980 poverty % Fonte: Bourguignon and Morisson (2002) 1992 headcount (percents) headcount (millions) 70.0% 2000.0 Insostenibilità economica L’insostenibilità sociale produce insostenibilità economica: riduzione tendenziale della spesa privata aggregata →riduzione del tasso di crescita del reddito: confrontando il tasso di crescita medio del trentennio ’50-’70 < ’80-2010 reazione dei privati: crescente indebitamento - incentivazione dell’indebitamento privato reazione dei governi { - ↑ spesa pubblica→ ↑ debito sovrano Source: IMF, GFSR, Apr. 2010 Instabilità finanziaria Il crescente indebitamento dei privati e degli stati ha determinato di per sé un progressivo incremento della instabilità finanziaria Ciò è dipeso anche da un processo evolutivo di natura strutturale: FIR da 1 a 4 crescente peso della finanza { profitti Finanziarizzazione { Invest. dirottato sulla finanza diverso modo di operare { corto-termismo shadow banking Indebolimento controlli/supervisione { derivati OTC: US$708 Trilioni (BIS 2011) Instabilità finanziaria e crisi ↓ percezione del rischio Conseguenze { ↑ fragilità finanziaria dimensioni Inoltre: forte rafforzamento del contagio finanziario { interconnessioni delle 18 crisi finanziarie significative identificate da Kaminsky e Reinhart (1999) tra la 2° guerra mondiale e fine millennio: 3 sono successe nella 2a metà degli anni 1970 7 negli anni 1980 8 negli anni 1990 non ancora globali: circoscritte ad una -istituzione (LTCM, 1998) particolare { -settore (US Saving and Loan Associations, 1984) -paese (Italia 1990, UK 1991, Japan 1992 …) Negli anni “zero” abbiamo due crisi globali: 2001-2002 e 2007-? Per capire appieno le loro cause e conseguenze dobbiamo prima considerare l’insostenibilità ambientale Insostenibilità ambientale (1) Evoluzione di lungo periodo in parte indipendente dai modelli di sviluppo del passato che sono stati tutti insostenibili dopo la rivoluzione Industriale La modernizzazione ha progressivamente accentuato l’impronta ecologica Il boom ’50-’80 dà il colpo di grazia: globalizzazione dei problemi ambientali Presa di coscienza negli anni ’60/’70 (I limiti dello sviluppo, Club di Roma, 1972) -inquinamento: piogge acide, buco dell’ozono, salute -esaurimento risorse scarse: in particolare i combustibili fossili convenzion. -alterazione degli equilibri della biosfera: biodiversità, clima L’impronta ecologica e l’indebitamento ambientale Insostenibilità ambientale (2) Politica ambientale: inizia negli anni ’70 si rafforza negli anni ’80 piogge acide Qualche successo { buco dell’ozono (gas CFC), alcune forme di inquinamento cedimenti negli anni ‘90 Conflitto con il modello neoliberista { progressivo indebolimento negli anni zero Es. Sfaldamento degli accordi di Kyoto e difficoltà a trovare l’accordo per il futuro L’indebitamento ambientale crescente dipende in modo cruciale dal sistema energetico attuale basato sui combustibili fossili che produce il cambiamento climatico: per stabilizzare le emissioni bisognerebbe dimezzare il tasso di crescita mondiale (Borghesi-Vercelli, 2009) ma non basta: devono essere ridotte ad 1/8 → all’interno di questo modello di crescita la crescita del PIL dovrebbe essere fortemente negativa Impronta ecologica ed equilibrio planetario Paesi debitori e creditori di biocapacità L’origine della crisi attuale (2007-?) La crisi attuale è stata innescata dall’interazione delle 4 insostenibilità e in particolare dall’interazione perversa tra: - finanziario (effetto dell’ insostenibilità sociale/economica) eccessivo indebitamento { - ecologico (effetto dell’insostenibilità ambientale) -settore immobiliare (mutui subprime) nel caso specifico { } caso particolare di un -prezzo del petrolio -squilibri endogeni di un modello di crescita non sostenibile problema più generale { esaurimento risorse non rinnovabili -inflazione da costi{ internalizzazione esternalità ambientali La bolla speculativa del settore immobiliare US: atterraggio morbido? Fonte: Office of Federal Housing Enterprise Oversight Il prezzo del petrolio e il prezzo del cibo (2000-2010) Fonte: UN Food and Agriculture Organization and the US Energy Information Agency Oltre il picco dei nuovi giacimenti Siamo oltre il Picco della produzione? Stime del picco del petrolio Tasso di sconto e tassi sui mutui Perché non si può uscire dalla crisi BAU L’insostenibilità del modello di sviluppo attuale è ormai anche di breve periodo Una ripresa credibile farebbe immediatamente crescere il prezzo del petrolio e quindi dei combustibili fossili e del cibo → ciò innescherebbe una inflazione da costi significativa → che determinerebbe un rialzo del tasso di sconto e dei tassi di interesse → che frenerebbe gli investimenti nell’economia reale arrestando la ripresa Se anche la ripresa riuscisse a mantenersi per alcuni anni, per una serie di circostanze favorevoli, come nel periodo 2002-2006, ciò non farebbe che incubare una crisi ancora più catastrofica Perché non si deve uscire dalla crisi BAU Il modello di sviluppo esistente è fortemente distorto perché confonde la crescita del PIL con lo sviluppo Ciò è erroneo: il Pil non è un buon indice di benessere -non include il capitale sociale e ambientale nonché tutte le esternalità positive perché{ -include molte voci spurie (spese militari, spese difensive…) Inoltre, sopra una soglia minima di reddito (~$10.000), il benessere e la salute dipendono soprattutto dal capitale sociale e ambientale (Borghesi e Vercelli, 2012) Felicità e salute: nesso con il reddito pro capite life expectancy at birth (years) 80 70 60 50 40 0 10000 20000 30000 40000 GDP per capita (costant '95 US$) Fonte: Borghesi e Vercelli, 2012 50000 Happiness and income in the USA Felicità e reddito pro capite negli USA Happiness and per capita income in Japan Felicità in Italia (1975-2007) Source: Nicola Lucia, 2008 Urgenza di un cambiamento radicale La crescita contribuisce al benessere (wellbeing) o felicità solo se è sostenibile ma ciò dipende dalla sua qualità: deve rispettare le quattro condizioni di sostenibilità concludo con le parole del documento discusso il 2 Aprile alle Nazioni Unite in preparazione di Rio+20: “’Business as usual’ minaccia la sopravvivenza dell’uomo e delle altre specie e non è più un opzione. In un pianeta limitato, il consumo eccessivo dei gruppi ad alto reddito … accresce l’esclusione sociale ed erode il benessere e la felicità umana … Queste tendenze pericolose sono il risultato del nostro paradigma corrente che è insostenibile, basato com’è sulla crescita e su misure distorte del progresso. Queste misure ignorano il valore del capitale naturale e sociale e la distribuzione della ricchezza e del reddito” 2° parte Quale via d’uscita? Crisi: opportunità di cambiamento Le grandi crisi del passato sono state un’occasione per un cambiamento di dal punto di vista della strategia politica ed istituzionale rotta radicale { tecnologia ed infrastrutture di trasporto, produttive e sociali Ad es., dal punto di vista politico/istituzionale, la grande depressione degli anni ’30 ha determinato una svolta radicale dal laissez-faire al -regolamentazione dei mercati -controllo e supervisione della finanza periodo di Bretton Woods{ -politica economica anticiclica per preservare la piena occupazione -welfare state per ridurre disuguaglianze e povertà La crisi degli anni ’70 ha introdotto un cambiamento retroverso e regressivo: nuovo laissez-faire più rigido e radicale di quello precedente La terza rivoluzione industriale Energia 1a Rivoluzione Carbone Industriale 17702a Rivoluzione Industriale Petrolio 18903a Rivoluzione Energia Industriale rinnovabile 2012?- Motore Prodotti Rete di comunicazione Vapore Ferro Tessili Battelli a vapore A scoppio Acciaio Chimica Ferrovia autostrade Linee aeree Elettrico Fuel cells Beni relazionali, ambientali e culturali ICT Libero adattamento dell’autore da J. Rifkin,2011, The Third Industrial Revolution Abbiamo bisogno di qualcosa di più: un cambiamento radicale del paradigma di sviluppo: 1° rivoluzione post-industriale o di sostenibilità Onde lunghe (cicli di Kondratiev) 1980 I cicli di sviluppo vengono incubati nei periodi di crisi: 3° Kondratiev dopo la lunga depressione: 1873-1896 4° Kondratiev dopo la Grande Depressione: 1929-1939 Adapted by the author from “Kondratiev Waves” Wikipedia 5° Kondratiev dopo la Grande Stagflazione: 1970-1982 6° Kondratiev dopo la Grande Recessione: 2007-2013? 2013? Condizioni per la svolta (1) Abbandonare il feticcio della crescita del PIL e sostituirlo con una misura olistica del benessere: felicità sostenibile (abiding happiness) o benessere sostenibile (abiding well-being) (Bhutan, Commissione Stiglitz, Nazioni Unite, Italia…) Agire sulle 4 insostenibilità: Finanziaria: ridimensionare e imbrigliare la finanza (Rogoff: 1/3°): • • • • • tassa sulle transazioni finanziarie, limite alle dimensioni delle IF ed al loro leverage, compartimentazione per mitigare il contagio (Glass-Steagall Act) supervisione più severa, controllo su tutti i derivati (anche OTC) proibizione shadow banking, centri off-shore e operazioni fuori bilancio → obbiettivo di umanizzare il centauro: liberando l’attività di supporto dell’economia reale dalla finanza fine a sé stessa che la soffoca →particolare attenzione per le banche locali che svolgono questo ruolo Condizioni per la svolta (2) Economica: investire nell’economia reale: green economy, città e trasporti sostenibili, salute, istruzione e cultura Sociale: investire in capitale sociale: modello di sviluppo egualitario ed energica lotta alla povertà Ambientale: mitigazione del cambiamento climatico e investimento nel capitale ambientale Iniziative decentrate La resistenza degli interessi costituiti a questo radicale cambiamento di rotta del modello di sviluppo è stata e sarà formidabile: decine di migliaia di lobbisti sono al lavoro a Washington, Bruxelles e Strasburgo i mass media e le autorità sono fortemente influenzate da questi interessi Comunque le cose si stanno muovendo anche a livello governativo decentrato Ad es.: gli Usa non hanno firmato gli accordi di Kyoto e osteggiano il dopoKyoto, tuttavia a livello locale c’è una fioritura di iniziative sui GHGs: -singoli stati: California (Global warming solutions act), Connecticut Initiative -gruppi di stati: Regional Greenhouse Gas Initiative, Midwest Governors Accord, Western Climate Initiative -città: New York guida il C40, San Francisco Climate Action Plan, Seattle ha promosso “Cities for Climate protection” con 150 adesioni Le iniziative dal basso ed il sostegno delle Nazioni Unite Ma soprattutto esiste una fioritura di ONG, associazioni ambientaliste, fondazioni, centri di ricerca, iniziative locali spontanee di cui non parla nessuno ma che sono estremamente attive sul territorio dove ottengono risultati significativi questo imponente movimento spontaneo ha difficoltà a farsi sentire dai mass media ed a trovare una rappresentanza politica adeguata le Nazioni Unite stanno dando una voce a queste istanze coinvolgendo tutti gli stakeholder in un processo diretto a modificare il modello di sviluppo; l’intenzione è di entrare in una nuova fase di cooperazione internazionale: dopo gli Obbiettivi del Millennio (MDG) che hanno l’orizzonte del 2015 il testimone dovrebbe passare agli Obbiettivi dello Sviluppo Sostenibile (SDG): -eliminare la povertà estrema (<$1,25) entro il 2030 -sostenibilità ambientale 4 pilastri { -inclusione sociale -buon governo Usciremo tanto prima dalla crisi in modo durevole quanto prima imboccheremo questa strada: i vantaggi del nuovo ciclo di sviluppo verranno colti da chi si muoverà per primo Grazie per l’attenzione