CARTELLA STAMPA
BACIATI
DAL SOLE
...quando proteggersi non basta e bisogna immunoproteggersi...
SOLE. QUANDO LA PROTEZIONE NON BASTA
LA PAROLA D’ORDINE È: IMMUNOPROTEZIONE
INTERVISTA A STEFANO MANFREDINI
Professore ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica
e Direttore del Master in Scienza e Tecnologia Cosmetiche dell’Università di Ferrara
b
Protezione solare, si volta pagina. Oggi la parola d’ordine è ‘high tech’, ovvero, solari frutto della Ricerca che,
progettati con la stessa cura di un medicinale, siano gradevoli da usare ma anche efficaci, sicuri, affidabili e
tollerabili. Perché non è vero che i solari sono tutti uguali, perché non è vero che si tratta ‘”semplicemente” di
una crema. Non possiamo – e non dobbiamo – farne a meno quando stiamo in spiaggia o facciamo attività
all’aria aperta. Sono dei ‘salva pelle’ fondamentali e giocano un ruolo nella prevenzione del melanoma. Allora,
è importante sceglierli con intelligenza. I solari IDI, premiati come miglior risultato di collaborazione tra
Università ed Industria, sono proprio solari “intelligenti”, perché grazie alla Tecnologia Reflex mantengono la
loro efficacia riducendo i filtri. Ma non solo, con il solare IDISOLE ImmunoProtection, si innova anche
l’approccio alla protezione aprendo una nuova strada. Di tutto questo ne parliamo con Stefano Manfredini - è
in collaborazione con lui ed il suo gruppo di Ricerca che è stato sviluppato questo approccio - Professore
ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica e Direttore del Master in Scienza e Tecnologia Cosmetiche
dell’Università di Ferrara.
Partiamo dall’inizio. Perché è fondamentale utilizzare un filtro solare quando si sta in spiaggia o
comunque quando si fa un’attività all’aria aperta?
Per riuscire a difendersi efficacemente da un ‘potenziale danno’ è importante conoscerlo bene. E, quindi,
iniziamo proprio dal Sole ma con una premessa: i raggi solari sono fondamentali alla vita e offrono grandi
benefici, l’importante è adottare alcune precauzioni altrimenti da ‘amici’ diventano ‘nemici’. Gli ultravioletti sono
radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti; sono i fotoni più ricchi di energia e sono pertanto anche i più attivi
biologicamente. Gli ultravioletti che mostrano una maggiore fotoattività sono divisi in tre categorie: UVC-UVBUVA. In passato, già dagli anni ’30, l’attenzione era focalizzata soprattutto sugli UVB in quanto responsabili di
eritema di ustioni solari e imputati nella genesi del melanoma. Più recentemente, con il progredire delle
conoscenze, l’attenzione si è spostata anche sugli UVA che, pur essendo meno energetici, sono più
penetranti, in grado di raggiungere il derma e, anch’essi, correlabili alla fotocarcinogenesi, oltre che al
fotoinvecchiamento, alla fotoimmunosoppressione e ai fenomeni di fototossicità e fotoallergia. Il ruolo dell’UVA
è assai rilevante poiché oltre il 90% dell’ energia della radiazione solare che raggiunge la Terra è costituita da
UVA, mentre solo il 5-10% è rappresentata da UVB.
Quindi un solare serve a fermare queste radiazioni ultraviolette. Ma come fa?
I filtri fisici oppongono un vero e proprio schermo alle radiazioni UV e visibili, attraverso processi di
assorbimento, riflessione e diffusione. Sono delle polveri minerali che non sono assorbite ma creano sulla
pelle una barriera schermante alle radiazioni. Si tratta in genere di ossidi di zinco – titanio, carbonato di
magnesio, talco, caolino. Una dose elevata di questi filtri rende il solare poco piacevole perché difficile da
spalmare e soprattutto, talvolta, con un effetto bianco poco gradevole.
I filtri chimici sono molecole organiche che, per le loro caratteristiche strutturali, possono assorbire
(modificando temporaneamente la loro struttura chimica) le radiazioni UV nocive. Una volta assorbita l’energia
della radiazione solare viene poi riemessa dai filtri sotto forma di energia a diversa lunghezza d’onda (es.
calore). Trattandosi di filtri chimici è meglio limitare la quantità al necessario, soprattutto nel caso dei bambini
e pelli sensibili.
CARTELLA STAMPA - CONFERENZA STAMPA, ROMA 3 MAGGIO 2012 SOLE. QUANDO LA PROTEZIONE NON BASTA
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Dunque, tanto maggiore è la quantità di filtro solare, tanto più alta sarà il fattore protettivo?
Non è così semplice. Ricordiamoci che non è possibile utilizzare una concentrazione di molecole di filtro oltre
una certa percentuale sia per limiti di legge che di tecnica formulativa. E qui entra in gioco la ricerca che con la
Tecnologia Reflex ad effetto Booster ha introdotto una vera e propria innovazione nei solari perché è riuscita a
coniugare la protezione con la sicurezza.
Non basta scegliere un solare con un alto fattore di protezione per sentirsi ‘al sicuro’?
Un buon filtro solare deve possedere numerosi requisiti, tra cui l’efficacia, la stabilità e la tollerabilità. In realtà
alcuni filtri possono presentare problemi di fotoinstabilità e intolleranze. La forte energia di attivazione prodotta
dalla radiazione ultravioletta sul filtro solare può comportare modificazioni nella struttura del filtro, modificazioni
reversibili o irreversibili e, quindi, in quest’ultimo caso si verifica una riduzione o perdita del potere filtrante e
protettivo e la formazione di specie potenzialmente dannose.
Una riduzione della capacità filtrante UVB porta ad una riduzione del Sun Protection Factor (SPF) e, quindi, ad
un maggior rischio di eritema, mentre una riduzione della capacità filtrante UVA porta a danni di tipo cronico e
può passare inosservata essendo riscontrabili solo a lungo termine. In questo senso l’utilizzo di materie prime
inerti ad effetto boosting (potenziamento) ha rappresentato un approccio importante nello sviluppo di solari
innovativi dal punto di vista di sicurezza ed efficacia.
Che cosa è la Tecnologia Reflex effetto Booster presente in tutti i solari della IDI, che li rende, appunto,
‘high tech’ e diversi da tutti gli altri?
La Tecnologia Reflex si avvale di componenti che agiscono in modo sinergico e che caratterizzano in modo
unico la formula. L’approccio, progettato a tavolino ed in seguito dimostrato clinicamente, si compone di
diverse strategie. Ad esempio utilizzando un polimero, inerte ed innocuo, che agisce incrementando il fattore
di protezione di un prodotto solare, grazie ad un’azione di diffusione delle radiazioni ultraviolette.
Dobbiamo immaginare i filtri solari come delle microscopiche “palline” immerse nella crema, quando il prodotto
viene steso, formando un film sulla pelle, le ‘palline’ si distribuiscono lasciando inevitabilmente dello spazio tra
una e l’altra. Per poter essere assorbiti i raggi UV devono “colpire” i filtri ma una parte dei raggi, che sono
molto sottili, riescono a raggiungere comunque le cellule proprio attraverso i varchi tra una “pallina” di filtro e
l’altra.
La Tecnologia “Reflex” con effetto Booster agisce su questo aspetto mediante diversi meccanismi. Oltre ad
utilizzare un veicolo appositamente studiato che consente di ottimizzare la distribuzione del filtro, vengono
utilizzate strategie ad effetto SPF Booster in grado di potenziare la capacità di assorbimento e di riflessione
dei filtri.
In sostanza, oltre al veicolo, ai filtri fisici e chimici vengono aggiunte delle microsfere inerti che non hanno
alcuna azione sulla pelle. Tuttavia, queste microsfere si posizionano tra una pallina di filtro e l’altra e agiscono
come degli specchietti riflettenti grazie all’aria contenuta all’interno della loro struttura. E così, i raggi UV che
non colpiscono le palline di filtro ma colpiscono le miscrofere, vengono riflessi aumentando le probabilità di
colpire le palline di filtro e, quindi, di venire assorbiti. In pratica, senza “appesantire” la formula con ulteriori filtri
si ottiene un effetto paragonabile. L’effetto Booster, ovvero di ‘amplificazione’, consente potenziamenti
sorprendenti».
Quindi, meno filtro chimico ma maggiore protezione. Un vantaggio non di poco conto.
E’ importantissimo. Soprattutto nel caso dei bambini e di chi ha la pelle particolarmente sensibile. Infatti,
questa Ricerca aveva queste due categorie come obiettivo. Poi, davanti all’efficacia di questa strategia, essa è
stata estesa a tutti i solari IDI. D’altra parte chi non vorrebbe un solare che ha il 30% di filtro chimico in meno
ma una protezione anche maggiore? Non bisogna cadere nell’errore di pensare che questi solari abbiano una
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minore concentrazione di prodotto attivo, al contrario, bisogna sottolineare che si è trovato il modo per usare al
massimo il filtro presente, potenziandolo e, quindi, senza doverne alzare la concentrazione.
Massima efficacia per la massima sicurezza e tollerabilità. Sembra una ‘lezione’ mutuata dal mondo
dei farmaci.
Un dermocosmetico, frutto di una ricerca rigorosa, ha molte similitudini con un medicamento. La differenza, in
questo caso, è negli ingredienti ma non nella filosofia: c’è un principio attivo attorno al quale ruotano tutte le
altre sostanze. Quindi, ci deve sempre essere al primo posto la sicurezza coniugata all’efficacia.
IDI, insieme ad MSD Italia, hanno aperto anche un’innovativa strada nei solari con ImmunoProtection,
un prodotto che agisce sull’immunoprotezione. Di cosa si tratta?
Ritorniamo al Sole e agli ultravioletti. I raggi UVB e UVA sono in grado di agire sul sistema immunitario, con
un’azione depressiva, che facilita il degenerare e proliferare delle cellule che, aggredite proprio dagli
ultravioletti, possono mutare in cancerogene. La fotoimmunosoppressione è sistemica, antigene specifica e
cellulo-mediata: recitano un ruolo, sinergicamente, sia gli UVB che gli UVA ed è determinata da una serie di
effetti sulle cellule cutanee e, in particolare, su cheratinociti, cellule di Langerhans, mastociti e linfociti. I raggi
ultravioletti, quindi, agiscono su due fronti: aggrediscono le cellule e ‘spianano’ la strada a quelle malate
abbassando le difese immunitarie deputate proprio a fermare la corsa delle cellule danneggiate. Di
conseguenza, è fondamentale bloccare la maggior quantità possibile di raggi UVB e UVA e, allo stesso tempo,
aiutare il sistema immunitario in modo che sia in grado di fronteggiare al meglio questa aggressione. In
particolare, i raggi UVA agendo più profondamente producono dei danni a lungo termine, meno
immediatamente visibili di quelli provocati dai raggi UVB ma altrettanto pericolosi. Ad oggi le direttive europee
impongono che un solare fornisca una protezione UVA pari ad almeno un terzo di UVB, con un rapporto
dunque di 1:3. Con ImmunoProtection, l’IDI ha inteso cambiare approccio rivolgendo attenzione alla
protezione UVA, portando il rapporto 1:1 combinandolo con una strategia di potenziamento. E’ una vera e
propria innovazione nei solari. Ovviamente, il tutto sempre supportato dalla Tecnologia Reflex ad effetto
Booster che amplifica l’efficacia dei filtri. Ma non solo: questo solare è stato arricchito con delle sostanze
naturali che aiutano a contrastare l’effetto immunosoppressivo degli UV. Quindi, fotoprotezione e
chemoprevenzione.
Quali sono i fotoimmunoprotettori presenti nel primo solare che oltre a proteggere immunoprotegge, e
cioè ImmunoProtection?
Estratto di Tè verde, Ectoina, Nicotinamide, Vitamina E, Magnesio ascorbil fosfato che incrementano la
protezione, riducendo il rischio di eritema; hanno un’azione antiossidante, inibiscono la genesi dei radicali
liberi, prevengono l’immunosoppressione, conferiscono protezione sul fotoaging, contrastando la formazione
di macchie e la degradazione di collagene ed elastina e proteggono il DNA delle cellule cutanee danneggiate
dai raggi UV.
Efficace, sicuro, tollerabile. Cosa altro deve avere il solare “ideale”?
Deve essere testato per la presenza dei metalli, perché possono essere fonte di allergie. Non a caso tutti i
solari IDI danno una garanzia certificata. E poi un solare deve, soprattutto essere piacevole quando si utilizza.
Perché se non è un prodotto gradevole e di facile applicazione che tiene presente anche la sua ‘anima’
cosmetica finirà inevitabilmente che non verrà usato in maniera adeguata. E allora, poco importa quanto sia
efficace o tecnologico, se resta nella borsa da mare e non viene spalmato più volte al giorno sulla pelle.
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LA PAROLA D’ORDINE È: IMMUNOPROTEZIONE
INTERVISTA A GIUSEPPE MONFRECOLA
Professore ordinario di Dermatologia
e Direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venereologia
dell’Università di Napoli “Federico II”
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E’ scattata la corsa alla tintarella. Partono per primi quelli del ‘Sole multitasking’, quelli che al Sole ci stanno
sempre senza nemmeno rendersene conto: in barca o su un campo da golf, facendo jogging o pedalando in
bicicletta. Stesi sul lettino quel poco che basta. Sono abbronzati già a maggio, una tintarella naturale che fa
invidia ai più ma che spesso è accompagnata da rughe. Bruciano tutti sul tempo ma è un vantaggio che viene
presto colmato da ‘quelli del week end’, quelli che al primo Sole si gettano in spiaggia per una full immersion
pronti a rivestirsi il lunedì. E per ultimi quelli che si presentano in spiaggia con la pelle bianca, quasi
vergognandosi, e che, per recuperare il tempo perso e mettersi al pari sono disposti a tutto, anche all’olio
miracoloso e a misture di dubbia provenienza senza fattore di protezione. E la scottatura è pressoché
scontata. Alla tintarella nessuno rinuncia, perché ‘abbronzato è bello’. Ma in quanti sanno davvero proteggersi
dai danni del Sole? La domanda è per Giuseppe Monfrecola, Professore ordinario di Dermatologia e Direttore
della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venereologia dell’Università di Napoli “Federico II”.
‘Sole sì’ o ‘Sole no’?
Vorrei poter dire ‘Sole dipende’. Dipende da che tipo di pelle abbiamo, da quale protezione abbiamo adottato,
se l’abbiamo adottata, dall’orario e dalla latitudine in cui ci troviamo. Perché non è corretto dire che il Sole fa
male, sono gli errori che commettiamo al Sole che provocano danni. Mi spiego meglio. Gli effetti benefici del
Sole sono moltissimi e piuttosto noti, ad iniziare dalla sintesi della vitamina D che non solo serve per le ossa
ma è anche un potente antitumorale. Ma anche perché dà un senso di benessere che non è solo di natura
psicologica, in quanto l’esposizione al Sole provoca la produzione e liberazione di endorfine. Perché rinunciare
a tutto questo? Il problema si innesca quando, pur di abbronzarsi, non si adottando delle adeguate
precauzioni.
Tra le prime precauzioni c’è quella di scegliere il solare più adatto a ciascuno di noi. Perché ‘sotto il
Sole non siamo tutti uguali’.
Certamente la prima cosa da fare è conoscersi. La maggiore o minore resistenza nei confronti del Sole è
geneticamente predisposta per ciascun individuo. E non basta guardarsi allo specchio ed osservare colore dei
capelli o degli occhi per predire il grado di resistenza. Spesso si confonde il fenotipo (colore di pelle e capelli)
con il fototipo e cioè il tipo di reazione che ha la pelle al Sole. Per il fototipo, bisogna rispondere
sostanzialmente a due interrogativi: 1) quando stai al Sole ti scotti facilmente e quanto? 2) ti abbronzi
costantemente e quanto? C’è solo un fototipo che coincide con il fenotipo e sono le persone rosse di capelli e
con efelidi. Bisogna scegliere la protezione solare in base al proprio fototipo e alle condizioni in cui ci si andrà
ad esporre al Sole: perché una cosa è una passeggiata in riva al mare alle dieci di mattina, altra cosa è
un’intera giornata in barca. In ogni caso un buon solare deve ridurre e, se possibile, contrastare o riparare i
danni provocati dagli ultravioletti.
Qual è l’errore più frequente che si commette inseguendo la tintarella?
Il ‘mordi e fuggi’. La pelle della maggior parte degli individui è naturalmente predisposta per proteggersi dal
Sole. Se, in aree temperate, vivessimo tutto l’anno svestiti svolgendo attività all’aperto, daremmo alla pelle la
possibilità di prepararsi lentamente al Sole in modo da arrivare ‘pronta’ ai mesi più caldi per poi dare alle
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cellule il tempo, in autunno e in inverno, di riparare i danni. Ma evidentemente non viviamo così. E allora,
improvvisamente, ci svestiamo, andiamo al Sole per alcune ore e iniziamo a ‘stressare’ la pelle. Magari il Sole
non è così intenso da farci pensare che possa provocare danni e così la protezione la lasciamo a casa. Una
scottatura sembra il prezzo minore da pagare per abbronzarsi e così, di week end in week end, arriviamo alle
vacanze dove per due settimane esponiamo il corpo al Sole per intere giornate. E le cose non vanno meglio
se arriviamo in spiaggia ‘pallidi’ e per due settimane ci mettiamo sotto il Sole per l’intera giornata magari con
un basso fattore protettivo per paura di non abbronzarci! Non diamo il tempo ai naturali fattori di fotoprotezione
di mettere in atto tutte le strategie. Ecco perché è fondamentale utilizzare una fotoprotezione artificiale, e cioè i
filtri solari con i quali comunque ci si abbronza lo stesso!
I filtri solari vengono impiegati per ridurre la possibilità di sviluppo di tumori cutanei indotti da
alterazioni del DNA dovute sia a UVB che a UVA. Ma oggi si sa che gli ultravioletti provocano anche
una diminuzione della risposta immunitaria. E’ stato anche realizzato un solare che non solo
‘protegge’ ma ‘immunoprotegge’. Cosa significa?
Gli UV sono dei cancerogeni perfetti. Mi spiego meglio. Sappiamo tutti che i raggi UV attaccano le cellule della
cute danneggiandone principalmente il DNA e le membrane. UVB e UVA agiscono in modo differente ma in
sinergia su tutti gli strati della cute. Ricordiamo che gli UVB agiscono più superficialmente soprattutto a livello
dell’epidermide, mentre gli UVA vanno più in profondità fino al derma. Le cellule danneggiate hanno la
capacità di ripararsi oppure di autodistruggersi (Apoptosi). Se riparazione o “suicidio” non si verificano, la loro
corsa viene fermata dalla sorveglianza che il sistema immunitario esercita anche contro le cellule
neoplastiche. Ma i raggi UV, da cancerogeni perfetti quali sono, non solo danneggiano le cellule, ma
deprimono il sistema immunitario generando quella che viene chiamata fotoimmunosoppressione.
L’immunosoppressione da UV consente alle cellule modificate di proseguire nella loro azione e di continuare a
proliferare. Il prodotto solare ideale deve da una parte limitare la quantità di UV che impatta sulla cute e
dall’altra aiutare il sistema immunitario opponendosi alla fotoimmunosoppressione.
A livello europeo sono state emanate una serie di raccomandazioni in materia di prodotti solari, una di
esse indica anche quale debba essere il rapporto di filtrazione fra UVB e UVA. Attualmente si può
trovare in farmacia un filtro con un rapporto 1:1 tra UVB e UVA cosa significa, in pratica?
Fino a qualche tempo fa lo scopo principale delle creme solari era quella di bloccare principalmente gli UVB,
considerati, erroneamente, più dannosi e pericolosi degli UVA. Ma in realtà gli UVA dei raggi solari sono 20
volte più abbondanti e praticamente costanti in tutte le ore del giorno ed in ogni stagione, provocando così
danni a lungo termine. Oggi è stato scientificamente provato che sia gli UVB che gli UVA agiscono
sinergicamente nell’induzione di tumori cutanei (carcinomi e melanomi) e hanno entrambi un ruolo nella
fotoimmunosoppressione. Dunque, è necessario cambiare prospettiva. Le normative impongono che in un
solare la capacità di filtrazione nei confronti dell’UVA sia uguale o superiore a un terzo di quella UVB (da qui il
rapporto UVA:UVB = 1:3). E’ intuitivo che il filtro ideale è quello che offre una protezione perfettamente
bilanciata nei confronti di entrambe le componenti dell’ultravioletto solare e cioè un prodotto con un rapporto di
filtrazione UVA:UVB = 1:1.
Allora assodato che il solare ideale è quello che garantisce una filtrazione bilanciata UVB/UVA con un
rapporto 1:1, resta da capire come si può realizzare la protezione del sistema immunitario?
La fotoimmunoprotezione viene dall’aggiunta al sistema filtrante di sostanze naturali come Nicotinamide, Tè
verde, Ectoina, Vitamina E, Magnesio ascorbil fosfato che sono importanti fotoimmunoprotettori.
Per chi è indicato un prodotto solare con caratteristiche come quelle appena ricordate: filtrazione 1:1,
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immunoprotezione, azione antiradicalica?
E’ un solare specifico, indicato per la prevenzione di precancerosi o tumori cutanei. E, quindi, per tutte quelle
persone a rischio: individui di fototipo I e II, cute chiara o con capelli rossi e lentiggini ma anche per soggetti
che, indipendentemente dal loro fototipo, vivono molto all’aria aperta per motivi di lavoro o per attività sportive.
Può essere utile in situazioni caratterizzate da forte e prolungata irradiazione solare, come vacanze in barca o
ai tropici o in alta montagna. L’impiego di un prodotto solare con tali caratteristiche è da raccomandare
fortemente per: persone già curate per o affette da precancerosi (cheratosi e cheiliti attiniche) o da tumori
cutanei (carcinomi o melanomi), pazienti in trattamento con farmaci immunosoppressivi (es. trapiantati),
pazienti in cura per neoplasie di altri organi.
Fotoinvecchiamento, altra nota dolente. Perché il Sole abbronza sì ma lascia il segno. Maestri di sci o
di tennis, velisti, “adoratrici/adoratori del Sole e della tintarella ad ogni costo”, pescatori, giardinieri e
contadini ne sanno qualcosa delle rughe profonde. Ma anche senza essere professionisti del Sole,
macchie e rughe sono in agguato per tutti.
Il fotoinvecchiamento è causato dall’azione prolungata (anni e anni) sia degli UVB che degli UVA a livello di
epidermide e derma. Le rughe profonde, tipiche di chi sta tanto sotto il Sole, sono dovute all’elastosi solare: i
raggi solari generano una sorta di infiammazione cronica della pelle che si ispessisce per aumentata
produzione di fibre elastiche che, però, sono distorte e quindi non adatte al loro compito perché perdono di
elasticità. Il fotoinvecchiamento, inoltre, aggrava l’invecchiamento cronologico della pelle perché provoca da
una parte la diminuzione della sintesi del collagene e dall’altra ne aumenta l’eliminazione. Le cellule
dispongono di numerosi sistemi antiossidanti ma se si è esposti per molto tempo agli ultravioletti – soprattutto
a quelli UVA - la forte produzione di radicali liberi causa danni ossidativi e accelera il processo di
invecchiamento. Secchezza, ruvidità, macchie cutanee, couperose sono i primi segni fino alla comparsa delle
rughe, all’accentuarsi delle linee d’espressione.
Sembra di capire che la protezione dai raggi solari non può essere identica per tutte le età e tutti i tipi
di pelle, cosa si può fare per contrastare il fotoinvecchiamento?
Il fotoinvecchiamento si contrasta avendo cura di applicare una crema solare quotidianamente (non solo in
estate!) se la giornata è soleggiata. Ricordiamo che è la fotoesposizione involontaria e costante a produrre il
fotoinvecchiamento. Ma proteggere non basta. Il concetto attuale da tenere in considerazione è quello di una
fotoprotezione “dedicata”, “mirata” e non più “generica”. Nel caso di un solare per la prevenzione del
fotoinvecchiamento è necessario che esso contenga anche molecole antiradicaliche o antiinfiammatorie e poi
sostanze in grado di idratare e nutrire la pelle. Possibilmente sempre con un rapporto di filtrazione 1:1.
Restando in tema di fotoprotezione dedicata, è importante usare prodotti specifici per i bambini che hanno
necessità di essere protetti con prodotti che mantengano la capacità filtrante anche in condizioni particolari:
ricordiamo che i bambini tendono a restare al Sole più tempo degli adulti, a correre e sudare, a tuffarsi in
acqua di continuo. Altrettanto mirata deve essere la fotoprotezione per ragazzi affetti da acne. In tal caso il
prodotto non dovrà essere mai grasso e dovrà contenere, oltre ai filtri solari, anche sostanze sebostatiche e
comunque coadiuvanti la terapia per l’acne.
Solari, istruzioni per l’uso. Si inizia con un alto fattore di protezione e poi via via si abbassa ?
Dipende dalla pelle e anche dalla situazione ambientale. Se ho una pelle che si abbronza senza mostrare
segni di arrossamento o scottature e se mi espongo gradualmente al Sole ecco che dopo un po’ posso
abbassare il fattore protettivo. Ma se sto tutti i giorni in barca o su un lettino anche dopo mezzogiorno, se sto
al Sole dei tropici è evidente che il fattore di protezione non si può abbassare. E poi c’è la variabile, acqua,
asciugamano e ‘giusta quantità’.
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Che cosa significa?
Innanzitutto il sudore, le docce e il bagno a mare. Buona parte della crema va via così. Un’altra parte la
lasciamo sul telo da spiaggia e poi c’è quella che crediamo di mettere ma non mettiamo. Mi spiego meglio.
Quando in laboratorio si studia il fattore di protezione di una crema se ne applica una certa dose su una
delimitata area. La giusta quantità di crema, dunque. Ma è stato dimostrato che quando stendiamo la crema
sul corpo ne mettiamo una quantità decisamente inferiore, quasi un velo. Tranne che sul viso dove
solitamente si tende ad esagerare. E’ evidente che se il prodotto ha un fattore di protezione pari a 30 perché
calcolato in base a una certa quantità e noi applichiamo la metà di tale quantità, il fattore di protezione
scenderà a 15.
Allora, una strategia potrebbe essere quella di arrivare in spiaggia già abbronzati grazie alle lampade?
Assolutamente no e non perché i dermatologi siano di principio contrari alle lampade abbronzanti – che
meritano un capitolo a parte – ma perché sono completamente inutili. In natura la pelle si difende dai raggi
ultravioletti solari ispessendo l’epidermide fino a 5 volte e posizionando la melanina in tutto lo spessore
dell’epidermide. E’ per questo che quando siamo abbronzati abbiamo una sensazione di pelle tonica e
vellutata. Ed è per questo che finite le vacanze ci ‘spelliamo’ in quanto la pelle in eccesso non serve più e
l’organismo se ne libera. L’abbronzatura artificiale, che viene fatta solo con gli UVA, non genera ispessimento
e la melanina si dispone solo negli strati più bassi dell’epidermide. Così se andiamo in spiaggia abbronzati
artificialmente a beneficiarne è solamente il nostro ego, non la nostra pelle. Quindi la fotoprotezione da
abbronzatura artificiale è molto scarsa, è come se avessimo un fattore di protezione pari a 3. Ovvero, nulla.
Perché la tintarella artificiale è così pericolosa?
Sono molte le cose da dire. Innanzitutto che esponendosi alle lampade abbronzanti si va incontro a due
situazioni “innaturali” e, quindi, certamente lesive per la cute umana: 1) le apparecchiature emettono grandi
quantità di UVA e questo significa una luce che viene avvertita dalle cellule cutanee come quella proveniente
da un “Sole innaturale” cui non sono affatto preparate e 2) perché in brevissimo tempo vengono assorbite alte
dosi di UVA. Insomma, i sistemi di riparazione e compensazione del danno non sanno come contrastare
l’aggressione. Un’altra considerazione è quella che, in condizioni naturali, nelle nostre aree temperate il
susseguirsi delle stagioni permette alla pelle di “riposare” e quindi “riparare” durante i periodi di minore
insolazione. Quindi, il danno estivo può essere almeno in parte riparato in autunno, inverno e primavera. Ma
facendo lampade in continuazione, la pelle perde questa opportunità. E i danni sono irreparabili. Aggiungiamo
poi che, paradossalmente, gli amanti della lampada sono proprio coloro che tendono a non abbronzarsi o ad
abbronzarsi poco e che, quindi, meno degli altri dovrebbero stare esposti agli UV.
Le creme solari sono utili anche per chi fa la lampada?
Ovviamente sì ma è un comportamento paradossale. Una persona che fa un lettino abbronzante è perché
sceglie di essere ‘bombardato’ di raggi ultravioletti. Che senso ha proteggere il corpo con una crema che filtra
gli ultravioletti? Non sarebbe più di buon senso non fare la lampada e non correre quei rischi?
La tintarella non è prerogativa delle donne. Oggi sempre più uomini ci tengono. Ci sono differenze?
Sotto il Sole nessuna differenza. Ma c’è una netta distinzione sul dopo: gli uomini non usano il dopo sole. Non
hanno la cultura della crema sul corpo se non il solare, appunto. Magari quello scelto dalla compagna.
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FORMULE HIGH TECH…OLTRE LE ‘SEMPLICI’ CREME SOLARI
I solari non sono tutti uguali. E quindi sbaglia chi crede che ‘basta proteggersi’ per stare tranquilli. L’esclusiva
Tecnologia Reflex “Effetto Booster” messa a punto dall’IDI ha fatto fare un salto di qualità al concetto di
‘protezione solare’.
Ogni crema solare – ma il discorso vale anche per l’olio, per il latte, ecc- si compone di più parti: un veicolo
(che può essere appunto una sostanza cremosa o un olio) nel quale vengono inseriti dei filtri fisici (inorganici)
e/o chimici (organici), dalla loro scelta e miscelazione dipende l’efficacia protettiva della formulazione adottata.
I filtri fisici oppongono un vero e proprio schermo alle radiazioni UV e visibili, attraverso processi di
assorbimento, riflessione e diffusione. Sono delle polveri minerali che non sono assorbite ma creano sulla
pelle una barriera schermante alle radiazioni. Si tratta in genere di ossidi di zinco – titanio, carbonato di
magnesio, talco, caolino, stearato di zinco. Una dose elevata di questi filtri rende il solare poco piacevole
perché difficile da spalmare e soprattutto, talvolta, con un effetto bianco poco gradevole.
I filtri chimici sono molecole organiche che, per le loro caratteristiche strutturali, possono assorbire
(modificando temporaneamente la loro struttura chimica) le radiazioni UV nocive. Una volta assorbita l’energia
della radiazione solare viene poi riemessa dai filtri sotto forma di energia a diversa lunghezza d’onda (es.
calore). Trattandosi di filtri chimici è meglio utilizzare la quantità al necessario, soprattutto nel caso dei bambini
e pelli sensibili.
«Dobbiamo immaginare i filtri solari come delle microscopiche palline immerse nella crema – spiega Stefano
Manfredini, Professore ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica e Direttore del Master in Scienze e
Tecnologie Cosmetiche dell’Università di Ferrara - Quando il prodotto viene steso, formando un film sulla
pelle, le ‘palline’ si distribuiscono lasciando inevitabilmente dello spazio tra una e l’altra. Per poter essere
assorbiti i raggi UV devono “colpire” i filtri, ma una parte dei raggi, che sono molto sottili, riescono a
raggiungere comunque le cellule proprio attraverso i varchi tra una “pallina” di filtro e l’altra.
La Tecnologia “Reflex” con effetto Booster agisce su questo aspetto mediante 4 diversi meccanismi. Viene
utilizzato un veicolo appositamente studiato che consente di ottimizzare la distribuzione del filtro e vengono,
inoltre, aggiunte microsfere di un innovativo polimero inerte ad effetto SPF Booster in grado di potenziare la
capacità di assorbimento e di riflessione dei filtri.
In sostanza, oltre al veicolo, ai filtri fisici e chimici vengono aggiunte delle microsfere che non hanno alcuna
azione sulla pelle. Tuttavia, queste microsfere si posizionano tra una pallina di filtro e l’altra e agiscono come
degli specchietti riflettenti grazie all’aria contenuta all’interno della loro struttura. E così, i raggi UV che non
colpiscono le palline di filtro ma colpiscono le microsfere, vengono riflessi orizzontalmente aumentando le
probabilità di colpire le palline di filtro e, quindi, di venire assorbiti. In pratica, senza “appesantire” la formula
con ulteriori filtri si ottiene un effetto paragonabile. L’effetto Booster, ovvero di ‘amplificazione’, consente
potenziamenti sorprendenti».
Questo approccio è particolarmente adatto per i prodotti ad alta protezione in quanto aumenta l’efficienza del
fattore protettivo (UVB ed UVA) e si riduce la quota di filtri necessari al raggiungimento del fattore di
protezione desiderato conferendo maggior gradevolezza e sicurezza al prodotto. Queste proprietà sono
particolarmente importanti nel caso di prodotti destinati all’infanzia e alle pelli sensibili.
La Tecnologia “Reflex” con Effetto Booster garantisce, quindi, una minore quantità di filtri chimici, e una
maggiore protezione.
CARTELLA STAMPA - CONFERENZA STAMPA, ROMA 3 MAGGIO 2012 SOLE. QUANDO LA PROTEZIONE NON BASTA
LA PAROLA D’ORDINE È: IMMUNOPROTEZIONE
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IMMUNOPROTEZIONE: QUANDO PROTEGGERSI NON BASTA
“Io al Sole? Mai”. Quante volte vi sarà capitato di sentire questa frase pronunciata da una persona con il viso
super abbronzato, addirittura segnato dalle rughe profonde di chi sta al Sole per molte ore. Bugiardi
impenitenti o abbronzati inconsapevoli? Nessuna delle due, sono quelli del ‘Sole multitasking’, ovvero quelli
che passano ore sotto il Sole senza rendersene conto. Mai stesi fermi sul lettino – o comunque per lo stretto
necessario – ma pronti a passare una giornata in barca o in bicicletta, a giocare a tennis anche a
mezzogiorno, a non negarsi mai una partita a racchettoni in acqua. Quelli che fanno jogging tutti i giorni o che
lavorano all’aperto, anche in piena estate.
Quelli del ‘Sole multitasking’ devono proteggersi dai danni UV con particolare attenzione, eppure spesso al
solare non ci pensano proprio. Un’indagine Eurisko del 2011 ha messo in evidenza come meno di un terzo
degli italiani non si protegge dal Sole quando non è in vacanza. Non ci pensano o pensano che si prenda poco
Sole o ancora che il Sole, chissà perché, sia meno dannoso.
Qual è il filtro adatto per quelli del “Sole multitasking” ? Quello che non solo protegge ma immunoprotegge
come IDISOLE ImmunoProtection SPF 40. La lunga e costante esposizione al Sole, anche se ‘involontaria’,
comporta anche immunosoppressione che può favorire lo sviluppo dei tumori cutanei oltre a provocare un
invecchiamento della pelle precoce e piuttosto evidente.
CHE COSA È L’IMMUNOPROTEZIONE? I raggi UV sono in grado di modificare il patrimonio genetico delle
cellule perché alterano le basi azotate che costituiscono il DNA, formando legami anomali. Fortunatamente le
cellule sono provviste di un meccanismo di riparazione in grado di eliminare i tratti di DNA alterati e quindi di
ritornare ad uno stato di normalità funzionale. Tuttavia questo sistema ha un certo grado di “difettosità”, non
sempre funziona al meglio, la cellula non viene ‘riparata’ e quindi si attivano dei geni che portano all’apoptosi
(o morte cellulare programmata). Questa sorta di ‘suicidio’ cellulare fa sì che le cellule alterate non si
riproducano trasmettendo informazioni genetiche errate.
Ma gli UV sono dei ‘carcinogeni perfetti’ perché provocano delle alterazioni proprio in quei geni che fungono
da sentinella e cioè che hanno una funzione chiave nella sorveglianza contro le mutazioni o che esercitano un
ruolo nella proliferazione cellulare (oncogeni e geni oncosoppressivi). Così non solo il DNA non sarebbe più
riparato ma nemmeno bloccato, la cellula mutata potrebbe riprodursi in maniera incontrollata dando luogo ad
un clone di cellule tumorali. E, come se non bastasse, gli UV possono essere induttori e anche promotori dei
tumori cutanei perché agiscono sul sistema immunitario con un’azione depressiva. Ma la risposta immunitaria
è fondamentale per impedire o limitare la diffusione delle cellule tumorali, dunque è indispensabile che né
farmaci né altri agenti chimici o fisici ne compromettano l’efficacia. Gli UV solari – e artificiali, quindi anche le
lampade abbronzanti – sono in grado di determinare immunosoppressione consentendo alle cellule
trasformate di continuare la loro opera. Non solo, la pelle è l’organo più esteso e la sua ampia superficie fa sì
che questo effetto sia quantitativamente consistente.
Per questo l’IDI ha messo a punto un nuovo solare, con una formula unica nel suo genere, perché garantisce
una globalità di azioni in quanto associa sistemi in grado di filtrare in modo appropriato le radiazioni UV, a
sistemi in grado di garantire un’adeguata protezione delle cellule cutanee dallo stress ossidativo e
dall’immunosoppressione indotta dalle radiazioni UV. IDI entra così nell’era della fotoprotezione moderna dove
l’attenzione, fino ad oggi focalizzata soprattutto sui raggi UVB, si è spostata anche su quelli UVA.
CAMBIA IL RAPPORTO CON IL SOLE E DIVENTA 1:1. I raggi ultravioletti, come è noto, sono composti da
raggi UVB e UVA che, in natura hanno una proporzione di 1 a 20. I raggi UVB, pur essendo in minore
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LA PAROLA D’ORDINE È: IMMUNOPROTEZIONE
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quantità, sono più carichi di energia e provocano danni immediatamente visibili: arrossamento e scottature.
Ecco perché i filtri solari hanno fattori di protezione per i raggi UVB (è quello indicato dalla sigla SPF) piuttosto
alti. Le indicazioni europee richiedono che il rapporto UVA/UVB sia almeno 1:3, ovvero che la protezione per
gli UVA sia almeno un terzo di quella degli UVB. Ma gli effetti dell’UVA, pur non essendo immediatamente
visibili, visto che avvengono con dosi pari a 0,25 della soglia che provoca arrossamento, sono altrettanto
pericolosi. Dunque, il filtro ideale deve proteggere in egual misura sia dall’UVA che dall’UVB, soprattutto in tutti
quei casi in cui l’esposizione al Sole è importante, costante o si ha una pelle particolarmente fotosensibile.
Oggi la protezione ‘ideale’ esiste ed è stata messa a punto proprio dalla Ricerca IDI che nel solare
ImmunoProtection ha alzato la protezione UVA portando il rapporto UVB:UVA a 1:1.
CONTRASTARE L’AZIONE IMMUNOSOPPRESSIVA DEI RAGGI UV È POSSIBILE. Innanzitutto
bloccandoli con l’uso di filtri solari adeguati al tipo di esposizione e al fototipo individuale. Ecco perché è così
importante la Tecnologia Reflex con Effetto Booster dei solari IDI, in quando amplifica l’azione dei filtri senza,
tuttavia, aumentare la quantità di filtro presente nel prodotto (che in dosi eccessive risulterebbe dannoso). Ma
non solo, esiste un solare specifico per l’immunoprotezione, chiamato ImmunoProtection, appunto, che
conferisce maggiore protezione al sistema immunitario della pelle grazie all’aumentato filtro anche per i raggi
UVA e l’utilizzo di ingredienti attivi sinergici che contrastano la fotoimmunosoppressione (come catechine del
Tè verde, Ectoina, Nicotinamide, Vitamina E e Magnesio ascorbil fosfato) e il fotoinvecchiamento.
ImmunoProtection, dunque, rivoluziona l’approccio dei filtri solari perché non è una ‘semplice’ protezione ma
un meccanismo efficace nel proteggere dall’immunosoppressione indotta dalle radiazioni UVB e UVA.
CHI SI DEVE IMMUNOPROTEGGERE. Il solare ImmunoProtection è particolarmente indicato per quelli che
si espongono molte ore al Sole e, quindi, per chi pratica sport all’aria aperta (velisti, tennisti), per i lavoratori
outdoor, per chi ha il fototipo I o II, per le pelli chiare, reattive, ‘sensibili’, in presenza di nevi, cicatrici, eritemi,
fotoinvecchiamento e per tutti coloro che sono in trattamento con farmaci immunosoppressivi.
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LA PAROLA D’ORDINE È: IMMUNOPROTEZIONE
UVA & UVB: AMICI O NEMICI DELLA PELLE?
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Tutti siamo quotidianamente esposti ad una certa dose di radiazioni ultraviolette (UV), nella maggior parte dei
casi provenienti dal Sole ma anche da fonti artificiali. Le radiazioni UV si dividono in tre categorie: UVC-UVBUVA. La maggior parte dei raggi UV che raggiungono la superficie terrestre sono UVA, in piccola parte UVB
mentre gli UVC sono completamente assorbiti dall’atmosfera. In natura la proporzione di UVB e UVA è di 1:20
ma il raggi UVB pur essendo meno in quantità sono più carichi di energia, più aggressivi e provocano danni
immediatamente visibili (arrossamento, scottature) mentre i raggi UVA vanno più in profondità e danneggiano
le cellule al di sotto della soglia che provoca arrossamento, quindi un danno “silente”.
I livelli di UV sono più alti al crescere dell’altitudine (ogni 1000 m di altezza i livelli di UV crescono del 6-10%) e
dell’altezza del Sole (soprattutto verso mezzogiorno nei mesi estivi) e al diminuire della latitudine e della
nuvolosità (ma non bisogna cadere nell’errore che con un cielo nuvoloso non si devono usare i filtri solari
perché è noto che gli UVA non vengono filtrati né dal vetro né dalle nuvole).
L’esposizione al Sole – con tutte le dovute precauzioni – è indispensabile alla vita. Si tratta quindi di raggi
‘amici’ dell’uomo. Consente, infatti, la sintesi della vitamina D (bastano 2 ore di esposizione al giorno, nelle ore
meno calde, per fare il ‘pieno’ di vitamina D ) un importante fattore antirachitismo e antitumorale; ha un effetto
antidepressivo; permette la sintesi dei peptidi antimicrobici ed ha un effetto terapeutico per diverse situazioni.
Ma tutto sta a come si prende il Sole. Un’eccessiva – e spesso ‘improvvisata’ e prolungata – esposizione al
Sole senza un’adeguata protezione provoca dei danni comprovati dalla letteratura scientifica: eritema e
scottature; fotosensibilizzazione (fotoallergie, fototossicità); fotodermatosi; fotoinvecchiamento cutaneo;
fotocarcinogenesi.
COSA FARE PER ‘FARSI AMICI’ I RAGGI UV
› Limitare il più possibile l’esposizione al Sole nelle ore più calde e comunque tra le 12 e le 14.
› Esporsi in modo graduale.
› Preferire zone d’ombra durante le ore più calde non dimenticando, tuttavia, di proteggersi perché ombrelloni,
alberi e tettoie non schermano completamente dai raggi UV.
› Usare creme solari protettive con un alto fattore, applicandole periodicamente e soprattutto dopo aver fatto il
bagno o dopo aver sudato.
› Evitare l’uso di lampade o lettini abbronzanti.
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LA PAROLA D’ORDINE È: IMMUNOPROTEZIONE
I MAGNIFICI ALLEATI DELLA PELLE AL SOLE
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ECTOINA: è una sostanza naturale che quando viene a contatto con le cellule epidermiche ne potenzia la
capacità di difesa ed è in grado di proteggere il sistema immunitario in situazioni di stress indotto dagli UV.
Fornisce, dunque, alla cute protezione dall’immunosoppressione indotta dalle radiazioni UVA e contrasta il
fotoinvecchiamento cutaneo.
ESTRATTO DEL TÈ VERDE: i polifenoli del tè verde hanno un effetto fotoprotettivo grazie alle loro proprietà
antiossidanti, anticarcinogenetiche e immunoprotettrici. Sono, quindi, in grado di contrastare l’azione dei
radicali liberi sulle cellule e rafforzare i sistemi difensivi antiossidanti. L’utilizzo di polifenoli in combinazione
con filtri solari costituisce, quindi, una strategia efficace per mitigare gli effetti dannosi causati da
un’esposizione eccessiva alle radiazioni ultraviolette.
NICOTAMIDE 5%: è una vitamina del gruppo B che applicata sulla pelle ha dimostrato di poter contrastare
l’immunosoppressione e l’induzione di tumori cutanei indotti dalle radiazioni UV. Inoltre, ritarda le reazioni
all’ipersensibilità cutanea e riduce l’eritema.
VITAMINA E: protegge le membrane cellulari dal danno ossidativo e la reazione a catena della
lipoperossidazione, (danno alle membrane cellulari) limitando così la propagazione del danno ossidativo
innescato dai radicali liberi sulle cellule e sui tessuti.
INSAPONIFICABILE DI AVOCADO: grazie alla sua particolare composizione in tocoferoli, carotenoidi e
fitosteroli viene utilizzato per aiutare pelli devitalizzate, disidratate e “spente”.
MAGNESIO ASCORBIL FOSFATO: è un derivato stabilizzato dell’acido ascorbico, ad attività antiossidante.
In sintesi, il pool di fotoimmunoprotettori:
- Incrementano la tolleranza al Sole e riducono il rischio di eritema.
- Hanno un’azione antiossidante e inibiscono la genesi dei radicali liberi.
- Conferiscono protezione verso l’immunosoppressione.
- Contrastano il fotoaging, prevenendo la formazione di macchie e la degradazione di collagene ed
elastina.
- Conferiscono protezione al DNA delle cellule cutanee danneggiate dai raggi UV.
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LA PAROLA D’ORDINE È: IMMUNOPROTEZIONE
I SOLARI & I METALLI
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I metalli pesanti, tra cui il nichel in primo luogo, sono rilevabili come impurezze che possono essere presenti
nei cosmetici e nei dermocosmetici. Recenti studi hanno evidenziato come i metalli, con l’uso prolungato del
prodotto, si possano accumulare nello strato corneo epidermico, raggiungendo valori tali da innescare allergia
in soggetti predisposti. Oltre al Nichel, altri metalli pesanti possono essere presenti in un prodotto cosmetico e
tutti possono essere causa di allergie come il cobalto, il cromo, il cadmio, il piombo e l’arsenico.
Nel 50-60% dei casi le allergie da contatto sono dovute a farmaci, coloranti, metalli, ingredienti cosmetici,
gomma e lattice, profumi e conservanti. Negli ultimi 20-30 anni è aumentata notevolmente la frequenza delle
affezioni dermatologiche (dermatiti, eczemi, orticaria, psoriasi, ecc).
Perché un dermocosmetico si possa dire sicuro è necessario che sia testato anche per i metalli pesanti e
soprattutto per i più importanti come nichel, piombo, cobalto, cromo, cadmio e arsenico.
Tutti i solari dell’IDI sono certificati per i metalli pesanti garantendo un tetto al di sotto di 0,5 ppm. Un traguardo
importante se si pensa che le Linee Guida Europee consigliano un massimo di 20ppm, che l’European
Chemical Industry Ecology and Toxicology Centre dichiara accettabile 5ppm e che l’obiettivo condiviso
dall’Industria Farmaceutica è di 1ppm.
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LA PAROLA D’ORDINE È: IMMUNOPROTEZIONE
COME DEVE ESSERE IL SOLARE IDEALE?
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› Deve avere un fattore di fotoprotezione adeguato alla situazione in cui si è esposti e al proprio fototipo
› Deve essere efficace anche se applicato in uno strato sottile
› I filtri non devono essere assorbiti dalla pelle
› Deve essere facile da distribuire sulla pelle
› Deve avere elevata tollerabilità e fotostabilità
› Deve essere dermatologicamente testato
› Deve essere resistente all’acqua e al sudore
› Non deve avere conservanti
› Non deve avere profumo
› Deve essere testato per i metalli
› Deve idratare la pelle
› Deve avere un’azione antiinvecchiamento
L’ESPERTO CONSIGLIA L’uso di prodotti solari filtranti è alla base di una salutare abbronzatura. Un buon prodotto solare deve essere
ad ampio spettro e bilanciato nelle sue componenti filtranti nei confronti delle radiazioni UVB ed UVA. Le
radiazioni UVB inducono eritema solare, mentre le radiazioni UVA sono responsabili di danni irreversibili e a
lungo termine, quali l’invecchiamento cutaneo precoce e i melanomi. Gli ingredienti principali dei prodotti
solari, i filtri UV, sono appunto concepiti per filtrare le radiazioni UV e proteggere la pelle dai danni da
esposizione solare. Un buon filtro solare deve essere efficace ma anche fotostabile, ben tollerato e sicuro.
Un’eventuale fotodegradazione del filtro può portare a reazioni secondarie, potenzialmente nocive per la pelle,
che sono responsabili di fenomeni allergici, irritazioni cutanee, sensibilizzazioni, ecc.
Un corretto impiego, nelle quantità e modi indicati, di prodotti solari di provata efficacia e sicurezza è in grado
di garantire una sana abbronzatura e di prevenire non solo la semplice scottatura o l’eritema ma anche gli
effetti più gravi derivanti dalla eccessiva fotoesposizione, quali: il danneggiamento dei vasi sanguigni, lo
squilibrio del sistema immunitario, il fotoinvecchiamento e la fotocancerogenesi. (Prof. Stefano Manfredini, Professore ordinario di Chimica Farmaceutica e Tossicologica e Direttore del
Master in Scienza e Tecnologia Cosmetiche dell’Università di Ferrara)
CARTELLA STAMPA - CONFERENZA STAMPA, ROMA 3 MAGGIO 2012 SOLE. QUANDO LA PROTEZIONE NON BASTA
LA PAROLA D’ORDINE È: IMMUNOPROTEZIONE
TINTARELLA, ISTRUZIONI PER L’USO
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Per avere un’abbronzatura invidiabile e non subire i danni dal Sole è fondamentale seguire delle piccole ma
importanti regole.
1) Usare sempre un prodotto con un adeguato filtro solare. Adeguato al proprio fototipo e alle condizioni in cui
ci si trova. Perché una cosa è una passeggiata in città e un’altra è una giornata intera in barca.
2) Servono dalle 48 alle 72 ore prima che la melanina inizi a formarsi. Pertanto durante questo periodo
l'esposizione al Sole è particolarmente pericolosa per l'elevato rischio di scottature ed eritemi. Occorre
utilizzare solo creme con fattore di protezione elevato. 3) Esporsi in modo graduale: nei primi giorni di vacanza al mare è opportuno abituare progressivamente la
pelle al Sole. L'abbronzatura superficiale dei primi giorni è dovuta alla riserva di melanina già disponibile ed è
destinata a sparire rapidamente e solo dopo circa una settimana comincia a formarsi un'abbronzatura
duratura.
4) Evitare le ore più calde. Non esporsi direttamente ai raggi solari nel periodo compreso tra le12.00 e le16.00,
perché è in questa fascia oraria che si verifica il 50% delle emissioni totali di UVB. Preferire la mattina, fino alle
11 e il tardo pomeriggio. Se si è impossibilitati a farlo, indossare indumenti e applicare prodotti solari sulle aree
corporee scoperte.
5) Evitare di rimanere sempre nella stessa posizione ma modificare la postura o stare in movimento: in questo
modo le radiazioni solari si distribuiscono omogeneamente su tutto il corpo.
6) Evitare il surriscaldamento della cute durante l’esposizione al Sole per allontare gli effetti spiacevoli degli
infrarossi. Bene quindi a docce, bagni o a spruzzi d’acqua. Attenzione però all’effetto-lente delle goccioline di
acqua sul corpo che può favorire le scottature e la disidratazione. E ricordarsi di applicare nuovamente la
crema protettiva.
7) Il filtro solare deve essere applicato almeno mezz'ora prima di esporsi al Sole per consentire una migliore
efficacia del prodotto e l'applicazione va rinnovata nel corso della giornata. Infatti, la sudorazione, lo
sfregamento con i teli da spiaggia, i bagni e le docce frequenti o una disomogenea applicazione, riducono la
capacità protettiva del prodotto. Ogni due ore e dopo il bagno o la doccia va riapplicata la protezione. 8) Non lasciarsi ingannare da un cielo nuvoloso. I raggi UV passano anche attraverso le nuvole, quindi usare
comunque la protezione.
9) Occhio all’alimentazione, alimenti ricchi di vitamine sono in grado di fornire alla pelle la giusta idratazione: la
vitamina C (che si trova in abbondanza in peperoni, agrumi e kiwi), la E (uova e broccoli) e la A - betacarotene
(vegetali a polpa rossa o gialla).
10) Usare il doposole perché non solo prolunga la sensazione di benessere dopo l’esposizione solare ma può
essere di grande aiuto per la pelle. Il Doposole IDI, contiene estratto d’orzo, olio di Argania Spinosa e burro di
Karitè che svolgono un’intesa azione contro il prurito e gli arrossamenti cutanei e estratto di Calendula,
pantenolo e allantoina che combattono la disidratazione e l’irritazione cutanea.
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IL SOLE & I BAMBINI
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Baciati dal Sole! I bambini, senza saperlo, sono i veri protagonisti del ‘Sole no limits’ perché tenerli fermi sotto
l’ombrellone è un’impresa che non è ancora riuscita a nessuna mamma. Proteggerli non solo è importante ma
è d’obbligo. Ma come scegliere il solare più adatto e quali regole seguire per prevenire i danni da UV? Ecco
qualche consiglio.
1) Evitare le ore più calde 2) Esporli in modo graduale e progressivo 3) Assicurarsi che il bambino sia ben idratato 4) Utilizzare creme solari ad alta protezione sia per i raggi ultravioletti B che A. 5) Applicare la protezione adeguata prima dell’esposizione al Sole, ogni 2 – 3 ore e dopo il bagno anche
se sono resistenti all’acqua 6) Prima di esporre il bambino al Sole non applicare sulla pelle creme o latti profumati che potrebbero
sensibilizzare la cute e provocare irritazioni.
7) Non esporre mai direttamente al Sole bambini molto piccoli.
Perché è bene usare solari dedicati ai bambini?
I piccoli hanno delle necessità specifiche. Innanzitutto i solari devono contenere una ridotta quantità di filtri
chimici (non a caso la tecnologia Reflex con effetto booster dei solari IDI è stata studiata soprattutto per
l’infanzia e le pelli sensibili) pur garantendo un’alta protezione ai raggi UV. Devono essere
dermatologicamente testati (attenzione ai metalli, alle profumazioni, ai conservanti!) e devono essere…a prova
di bambino! Ovvero resistere all’acqua, al sudore, al corpo ricoperto di sabbia e devono essere anche di facile
applicazione per rendere la vita più facile alle mamme.
LE MAMME ITALIANE & I SOLARI
Un’indagine Eurisko condotta nel 2011 ha messo in evidenza come tutte le mamme proteggono i propri figli
(99%), scegliendo indici di protezione alti (80%) e chiedendo consiglio al farmacista (37%) e al pediatra (32%)
su quale prodotto acquistare.
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FENOTIPO O FOTOTIPO? PER SCEGLIERE UN SOLARE
NON BASTA GUARDARSI ALLO SPECCHIO
Ogni persona ha un colore di pelle differente. E non tutte le pelli rischiano allo stesso modo. Spesso si
commette l’errore di scegliere la protezione solare limitandosi alle proprie caratteristiche somatiche (colore di
pelle e di capelli) e cioè al fenotipo dimenticando che bisogna tenere conto, invece, del fototipo e cioè di come
la pelle reagisce all’esposizione solare. Solo nel caso delle persone rosse di capelli, fototipo e fenotipo
coincidono.
In base alla facilità di scottarsi e alla presenza di fattori di rischio, gli esperti hanno diviso la pelle in 5 fototipi
fondamentali a ciascuno dei quali corrisponde un fattore di protezione solare.
› Fototipo 1: al Sole si ustionano sempre e non si abbronzano mai. Soggetti con capelli rossi o
biondi. La pelle ha una colorazione lattea. Devono usare protezioni molto elevate e limitare
l’esposizione al Sole utilizzando indumenti.
› Fototipo 2: si scottano abbastanza facilmente e si abbronzano con difficoltà e solo gradualmente
assumono una pigmentazione moderata. Devono esporsi al Sole gradualmente e utilizzare schermi a
protezione molto alta.
› Fototipo 3: possono scottarsi se si espongono sconsideratamente ma gradualmente si abbronzano.
Consigliata una protezione alta.
› Fototipo 4: si scottano raramente e si abbronzano bene e con rapidità La pelle è bruna, scura o
nera. Possono usare una protezione media.
› Fototipo 5: Soggetti con tantissima melanina e quindi già protetti dalle radiazioni solari, si scottano
raramente. Possono usare una protezione bassa.
CARTELLA STAMPA - CONFERENZA STAMPA, ROMA 3 MAGGIO 2012 SOLE. QUANDO LA PROTEZIONE NON BASTA
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I NUMERI DEL SOLE
IL MELANOMA E I CARCINOMI DELLA PELLE: I DATI MONDIALI
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Secondo l’OMS, ogni anno muoiono nel mondo circa 60 mila persone a causa della sovraesposizione a raggi
UV, di cui 48 mila per melanoma e 12 mila per carcinomi della pelle.
Circa il 90% del carico totale di malattia per melanoma e gli altri tumori cutanei è attribuibile ai raggi UV. In
termini di Daly (anni di vita persi a causa della disabilità), la quota sale a 1,5 milioni.
L’incidenza del melanoma, principale causa di morte legata ai raggi UV, è maggiore in Europa, dove la
popolazione è prevalentemente di pelle chiara, e in altri Paesi con caratteristiche analoghe, come l’Australia, il
Brunei, il Giappone, la Nuova Zelanda, Singapore e le Americhe.
In Africa, invece, gran parte del carico di malattia da UV è dovuto alla cataratta. Lo stesso vale per altri Paesi
dell’America centro-meridionale (Bolivia, Ecuador, Guatemala, Haiti, Nicaragua, Perù), del bacino del
Mediterraneo (Egitto, Arabia Saudita, Iran, Iraq) del Sudest asiatico (Indonesia, Thailandia, India, Bangladesh)
e del Pacifico occidentale (Cina, Malaysia e Filippines). Il melanoma, per quanto meno diffuso, resta
comunque al secondo posto.
I TUMORI DELLA PELLE IN ITALIA (Fonte: Relazione sullo stato sanitario del Paese 2009-2010
Ministero della Salute)
Aumentano i casi di melanoma. In Italia ogni anno muoiono circa 1500 persone e circa 7000 ne ricevono una
prima diagnosi. Fonti Istat rivelano che la mortalità per melanoma aumenta circa dell’1-2% l’anno e l’incidenza
aumenta di circa il 10% ogni anno.
E’ tra i tumori che più frequentemente colpiscono gli uomini e le donne sotto i 50 anni: al secondo posto tra gli
uomini (10%) dopo il tumore del testicolo (11%), e al terzo posto tra le donne (8%) dopo il tumore alla
mammella (40%) e alla tiroide (13%).
E’ difficile avere la stima esatta del numero dei tumori epiteliali della cute, orientativamente si parla di 58mila
casi ogni anno, 32mila nei maschi e 26mila nelle femmine.
Il rischio di ammalarsi di melanoma e di tumori della cute non melanomi è piuttosto alto. Ogni 43 uomini uno si
ammalerà di melanoma e ogni 9 uno si ammalerà di un tumore della cute non melanoma. Differenti le
proporzioni per le donne: una ogni 58 rischia di ammalarsi di melanoma e una ogni 15 di tumore della cute
non melanoma.
I SOLARI IN CIFRE (fonte: Unipro –Ims )
I solari fanno parte della categoria ‘prodotti per il corpo’ che si pone al secondo posto nel contributo al giro
d’affari complessivo della dermocosmesi appena alle spalle dei cosmetici per il viso. E’ una categoria piuttosto
articolata, costituita da ben 12 classi di prodotto che insieme hanno generato vendite per circa 353 milioni di
euro e registrato una crescita tra il 2009 e il 2010 pari all’,1.3%. All’interno di questo comparto c’è l’importante
classe dei solari che nel 2010 ha generato un volume di 112,2 milioni di euro facendo registrate un lieve calo
(0,5%) a causa del negativo andamento del doposole (-10,9%) e degli autoabbronzanti (-12,8%) mentre le
vendite dei protettivi hanno tenuto abbastanza bene, segno che gli italiani al filtro solare, giustamente, non
rinunciano.
CARTELLA STAMPA - CONFERENZA STAMPA, ROMA 3 MAGGIO 2012 MSD E IDI: ECCELLENZE PER INNOVARE
MSD E IDI aprono la strada ai ‘solari intelligenti’. E non è che uno dei primi passi di questa straordinaria
collaborazione nata nel settembre del 2011 quando MSD e IDI hanno siglato un accordo diventando partner in
dermatologia.
L'accordo si compone di due parti, la prima relativa a politiche commerciali e di espansione dei mercati.
MSD distribuisce tutti i prodotti IDI nel nostro Paese, assicurando così una presenza capillare in tutte le
farmacie italiane riservandosi l’opzione di commercializzazione anche in Europa e Canada, garantendo a IDI
un'espansione in mercati sino ad oggi non coperti. L’azienda italiana ha così la possibilità di potenziare la sua
struttura di informazione medico-scientifica per arrivare in territori e mercati fino ad ora mai raggiunti.
Nel contempo, IDI, in base alla riconosciuta qualità della sua struttura di informazione medico-scientifica, ha
assunto la responsabilità della promozione di alcuni dei prodotti dermatologici MSD
La seconda parte dell'accordo prevede la possibilità di future sinergie in Ricerca & Sviluppo.
Da un lato, gli scienziati MSD, riconoscendo il valore delle strutture di ricerca IDI, stanno valutando la
possibilità di un co-sviluppo di molecole di grande rilievo terapeutico (ad es., oncolitici ed antiblastici) già in
fase avanzata negli Stati Uniti, in partnership con gli Ospedali del Gruppo (IDI Sanità) ed in forte
collaborazione con l'Istituto di Ricerca - IRCCS, leader mondiale in dermatologia. Dall'altro, il progetto prevede
anche la possibilità di partnership nell'area della rigenerazione tissutale e biotecnologia cellulare, Cell Factory,
sul fronte delle terapie avanzate (lembi tissutali), che rappresentano un momento di altissima tecnologia
italiana e che dovrebbero portare a preparati su base cellulare per le grandi patologie degenerative croniche,
con contenimento della spesa sanitaria.
Con l’accordo MSD - IDI, è nato un nuovo modo di fare impresa. Un accordo importante per la ricerca del
nostro Paese, infatti MSD ha voluto sottolineare il valore della ricerca italiana scegliendo proprio IDI come
partner
“Abbiamo voluto creare valore facendo rete di imprese - ha sottolineato Pierluigi Antonelli, Presidente e
Amministratore Delegato di MSD Italia alla presentazione dell’accordo - massimizzando i punti di forza delle
singole eccellenze. Sono orgoglioso che la nostra Azienda, dopo un'attenta fase di scouting su scala
mondiale, abbia scelto il valore della ricerca italiana. Dietro questo accordo, ci sono professionalità,
entusiasmo, risorse e competenze; e in un momento particolarmente delicato per l’economia del Paese, ma
anche per il settore farmaceutico, vorrei trasferire con quest’accordo un moderato, ma spero apprezzato,
segnale d’ottimismo”.
CONFERENZA STAMPA
Roma, 3 maggio 2012
UFFICIO
STAMPA
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