• Gaio Plinio Cecilio Secondo, detto il Vecchio per distinguerlo dal nipote Plinio il Giovane, può essere considerato il massimo erudito di età f lavia. • Di CETO EQUESTRE, nacque a Como ma crebbe a Roma, dove: seguì gli insegnamenti di Pomponio Secondo combatté in Germania collaborò strettamente con Vespasiano fu comandante della f lotta di stanza a Miseno, da dove cercò di andare in aiuto degli abitanti di Stabia durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., dove trovò la morte Ti meravigli che un uomo occupato abbia portato a termine tanti rotoli? Ti meraviglierai di più se saprai che lui per parecchio tempo sostenne abitualmente delle cause; che morì a cinquantacinque anni; che metà del tempo lo trascorse occupato e impegnato parte in compiti importantissimi, parte nell'amicizia dei principi. Ma era decisa la sua personalità, incredibile l'impegno, somma la capacità di vegliare. […] Incominciava a lavorare di notte allo scopo di studiare […]. Era certamente di sonno molto pronto, che talvolta lo coglieva e lo lasciava anche in mezzo agli studi. Prima dell'alba andava dall'imperatore Vespasiano […]. Ritornato a casa, quel tempo che restava lo dedicava agli studii. Spesso dopo lo spuntino (che di giorno,secondo l'abitudine di un tempo, consumava frugale e leggero) d'estate, se c'era un po' di tempo libero, stava sdraiato al sole; veniva letto un libro; egli faceva delle osservazioni e individuava brani da citare. Era anche solito dire che nessun libro è così cattivo da non giovare per qualche aspetto. […] Poi, come se fosse un altro giorno, studiava fino al momento della cena: durante questa si leggeva un libro, si prendevano appunti […]. Mi ricordo che uno degli amici ,poiché il lettore aveva pronunciato male alcune parole, lo richiamò e lo costrinse a ripetere; a costui mio zio disse: "Non avevi forse capito?" Avendo quello annuito "E allora perché lo hai richiamato? Per questa tua interruzione abbiamo perso dieci righe e più". Così grande era la sua parsimonia del tempo! […]. Soltanto nell'isolamento del bagno il tempo veniva sottratto agli studi: quando dico del bagno, parlo delle parti più interne. Infatti mentre veniva massaggiato e asciugato, si faceva leggere qualcosa o dettava. Durante il viaggio […] al fianco un segretario con un libro e le tavolette, le cui mani d'inverno erano protette da guanti, in modo che neppure l'asprezza del clima togliesse un qualche momento di studio; motivo per cui anche a Roma viaggiava in portantina. Mi ricordo di essere stato rimproverato da lui poiché passeggiavo: "Avresti potuto" disse, "non perdere queste ore". Infatti riteneva che fosse perduto tutto il tempo che non veniva dedicato agli studii. Con questo ritmo di lavro portò a termine questi rotoli così numerosi, e a me lasciò centosessanta rotoli di appunti di passi scelti, […]. Plinio il Giovane, Ep. 3 passim. La testimonianza accenna alle opere da lui composte: 1. Un trattato sul lancio del giavellotto; 2. Un’opera storica da dove si fermava quella di Aufidio Basso (autore precedente), forse dal regno di Claudio in poi 3. Una vita di Pomponio Secondo 4. I Bella Germaniae in 20 libri, storia dei conflitti tra questo popolo e i Romani 5. Un trattato-guida di retorica (Studiosus) 6. Un trattato sui casi dubbi in campo ortografico e morfologico (Dubius Sermo) L’unica pervenutaci è però la NATURALIS HISTORIA ENCICLOPEDIA VASTISSIMA in 37 LIBRI • Libro 1: dedica al futuro imperatore Tito (l’opera precede la sua salita al potere) • Libro 2: cosmologia • Libri 3-6: geografia • Libro 7: antropologia • Libri 8-12: zoologia • Libri 13-19: botanica • Libri 20-32: medicina • Libri 33-37: mineralogia e arti figurative Introduce inoltre l’opera con un INDICE GENERALE che riassume il contenuto degli altri 36 libri Vi aggiunge una BIBLIOGRAFIA completa degli autori consultati (100 in totale, per 2000 volumi diversi) Ciò dimostra che Lo scopo dell’opera non è estetico-artistico, ma divulgativo-erudito, vicino a quello di un’enciclopedia in senso moderno Per comprendere il valore che Plinio dava alla propria opera, è utile l’epistola dedicatoria a Tito, in cui Plinio afferma: Che la sua è una novicium opus, mai tentata da altri (riprende la celebre metafora della via non percorsa da altri) né Latini né Greci (è il motivo del primus inventor) Che vuol descrivere la NATURA NEI SUOI ASPETTI PIÙ UMILI Che sa di aver intrapreso un’impresa ardua, ma ne è orgoglioso Antecedenti dell’opera nel mondo latino, per il loro carattere enciclopedico possono essere considerati in parte: Catone il Censore (234-149 a.C.): De agri cultura (parte di un’opera più ampia, sulla conduzione di un’azienda familiare) Varrone (116-27 a.C.): Disciplinarum libri (opera in 9 libri) Celso (14 a.C. – 37 d.C.): Artes (in 20 libri) Tutte nate come tentativi di classificazione e descrizione dello scibile umano (medicina, giurisprudenza, retorica, filosofia etc.) La diffusione di queste opere dimostra l’interesse crescente per un sapere erudito ma superficiale, che non prevede la verifica delle notizie o la ricerca delle cause dei fenomeni MA SI LIMITA A DESCRIVERLI E AD ADEGUARDI AD ESSI SCOPI A. favorire la diffusione di nozioni pratiche e specialistiche secondo la mentalità concreta dei Romani B. Soddisfare la richiesta di cultura della nuova nobiltà provinciale Manca quindi l’intento propriamente scientifico, almeno nel senso che diamo noi a questo termine! Ne è una dimostrazione l’abbondanza di MIRABILIA (trad. fatti straordinari) descritti nell’opera, anche se nei confronti di questi Plinio mostra un certo scetticismo. “Il delfino non teme l’uomo come un estraneo […]. Un delfino, portato nel lago Lucrino durante il principato del divino Augusto, amò un giovane figlio di un povero, che da Baio si recava nella scuola di scrittura a Pozzuoli, che lo chiamò con il nome di Simone, e che si tratteneva per ore dopo averlo attirato a sé con briciole di pane. In qualsiasi ora del giorno chiamato dal ragazzo, sebbene nascosto e nelle profondità, correva dal fondo, e dopo aver mangiato dalla mano, porgeva il dorso al ragazzo affinché salisse, nascondendo per così dire le punte della pinna in una fodera, e portava il ragazzo a Pozzuoli a scuola attraverso l’alto mare; fino a quando, morto il giovane per una malattia, continuando comunque a venire nel luogo consueto, per la tristezza e per dolori simili, esso stesso – come nessuno potrebbe dubitare – morì di rimpianto”. VISIONE DELLA NATURA DI PLINIO: Manca una concezione progressista, l’evoluzione umana ha portato ad un peggioramento, non ad un miglioramento nei rapporti con la natura Prevale una tendenza stoicheggiante, che vede un’impostazione provvidenzialistica della natura, predisposta dagli dei per soddisfare gli uomini (per questo motivo la natura non andrebbe alterata) Da Aristotele è invece ripresa l’idea di un certo determinismo ambientale, in virtù del quale gli uomini hanno caratteri e caratteristiche legate al contesto in cui vivono (l’Italia, per la sua posizione, è terra eletta!) ATTEGGIAMENTO DI PLINIO NEI CONFRONTI DELL’UOMO IL LIBRO VII (ANTROPOLOGIA) Plinio sottolinea la debolezza e i limiti dell’azione umana rispetto a tutti gli altri esseri viventi L’uomo è, per lui, l’unico animale che causa la sofferenza dei propri simili Colpevole di una speculazione edilizia eccessiva (19, 59) o di aver scavato monti e miniere per puro desiderio di ricchezze (33, 4), l’uomo agisce unicamente per smania del lusso, secondo un giudizio improntato a un certo moralismo ATTEGGIAMENTO DI PLINIO NEI CONFRONTI DEGLI ANIMALI I LIBRI VIII-XI (ZOOLOGIA) Secondo una tendenza frequente nell’ottica degli antichi, Plinio tende all’UMANIZZAZIONE DEGLI ANIMALI, che assumono atteggiamenti e sentimenti simili a quelli degli uomini (il delfino di prima, l’elefante ferito che si trascina sulle “ginocchia”, i leoni generosi e clementi verso donne e bambini, i leoni della Libia che comprendono il senso delle preghiere umane).