lettera di promulgazione

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ORDO FRATRUM SERVORUM BEATAE MARIAE VIRGINIS
RATIO INSTITUTIONIS
LETTERA DI
PROMULGAZIONE
CURIA GENERALIS OSM
MMXV
Ratio Institutionis dell’Ordine dei frati Servi di santa Maria
LETTERA DI PROMULGAZIONE
CHIAMATI
A SERVIRE
PER AMORE
CON SANTA MARIA
CHIAMATI A SERVIRE PER AMORE CON SANTA MARIA 2
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Ratio Institutionis dell’Ordine dei frati Servi di santa Maria
LETTERA DI PROMULGAZIONE
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LETTERA DI PROMULGAZIONE
DEL PRIORE GENERALE
Prot. N. 387/2000
A tutti i frati dell'Ordine,
Fratelli carissimi,
oggi, Pasqua di risurrezione del nostro Signore Gesù Cristo, vista l'approvazione del
Consiglio generalizio nella sua sessione del 10 novembre 1999, promulgo, con gioia profonda e
grande riconoscenza al Signore, la presente Ratio institutionis OSM, Chiamati a servire per amore
con santa Maria [= CSASM], la quale entrerà in vigore con la sua pubblicazione in Acta Ordinis
fratrum Servorum beatae Mariae Virginis.
La ricorrenza liturgica di questo giorno, con il racconto, tra l'altro, della scoperta di Gesù
risorto (Gv 20, 1-9) e della missione di Maria di Màgdala (Gv 20, 11-18), mi ispirano mentre scrivo
la presente lettera di promulgazione e vorrei fare alcune riflessioni sul cammino di formazione
iniziale e permanente.
« CHI CERCHI? » (Gv 20, 15)
Quando, al mattino di Pasqua, Gesù incontra Maria di Màgdala, egli le chiede: « Chi
cerchi? » (Gv 20, 15). È la stessa domanda che egli aveva rivolto a quelli che aveva visto venire a
lui, all'inizio del suo ministero a Betània: « Che cercate? » (Gv 1, 38). Ed è una domanda simile che
viene fatta a noi, al nostro ingresso al noviziato nell'Ordine: « Che cosa chiedete a Dio e all'Ordine
nostro? ».1 La nostra vita è una ricerca, una questua, a giorni molto tenebrosa, ... di un senso alla
vita, di una ragione di vivere, di Dio, della sua volontà. Ha ragione sant'Agostino, nostro legislatore,
di confessare a Dio: « Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in
te ».2
Giovani e frati in ricerca
Se guardiamo alla vita dei nostri santi e beati, troviamo simile ricerca. Il giovane Pellegrino
Laziosi, nella chiesa di santa Maria della Croce, cerca la via della salvezza; sarà la Vergine ad
1
2
Rituale della professione religiosa dei frati Servi di santa Maria, seconda edizione tipica = Libri Liturgici OSM 9
(Curia generalizia OSM, Roma 1993) n. 15, p. 36.
S. AGOSTINO, Confessioni 1, 1, 1.
CHIAMATI A SERVIRE PER AMORE CON SANTA MARIA 3
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apparirgli palesemente e ad indirizzare i suoi passi « sulla via della salvezza ».3 Il giovane Filippo
Benizi, durante una lettura (cf. At 8, 26-40) all'eucaristia di un giovedì di Pasqua, in chiesa, è
colpito dalle parole « Filippo, va' avanti, e raggiungi quel carro » (cf. At 8, 29) ed ha una visione
misteriosa; svegliato da fra Alessio, Filippo vorrà sapere il significato di tale visione e, poco dopo,
guidato dalla Vergine gloriosa al convento dei Servi, riceverà dal « venerabile padre » Bonfiglio,
perspicace, una spiegazione chiara, scoprirà la sua vocazione all'Ordine e vi risponderà. 4 Come i
giovani Pellegrino e Filippo, i giovani di oggi vivono una loro ricerca, attraverso le vicende della
loro vita, e portano in loro stessi delle domande. Nel cammino di formazione iniziale è importante
partire dalla ricerca [o domanda] del candidato o formando e scoprire la via indicatagli da Dio.
Questa Ratio Institutionis OSM vuole essere uno strumento utile per accompagnare, nella sua
ricerca, il giovane candidato all'Ordine e il frate di ogni età.
È Dio il primo a cercarci
L'iniziativa della ricerca fondamentale, però, non la prendiamo noi, ma la prende Dio. È Lui
il primo a cercarci, è Lui che va in cerca di noi. « Dove sei? » (Gen 3, 9), egli chiede, nel giardino,
all'essere umano. Così pure, nel Vangelo, è Gesù che - dopo una notte passata in preghiera (cf. Lc 6,
12) - prende l'iniziativa di chiamare i Dodici. Egli stesso, poi, ricorderà loro: « Non voi avete scelto
me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga
...» (Gv 15, 16). E, nella storia della Chiesa, nel sec. XIII, è Dio ancora che, per intercessione di
santa Maria, chiama i nostri primi Padri a dare inizio ad un nuovo Ordine. Lo confessa sant'Alessio:
« Mai fu intenzione mia e dei miei compagni fondare un nuovo Ordine e i miei compagni dovesse
germogliare una così grande folla di frati. I miei compagni ed io pensavamo soltanto che fosse
stato Dio a ispirarci a vivere insieme per poter fare più facilmente e degnamente la sua volontà,
dopo aver abbandonato materialmente il mondo. Tutto questo è da attribuirsi perciò solo alla
Nostra Signora ed è quindi da lei che il nostro Ordine prende il nome particolare di Ordine della
beata Vergine Maria ».5 Sì, è Dio che chiama, magari tramite persone ed eventi, ma è Lui che
prende l'iniziativa. E, nella nostra vita, in formazione iniziale o permanente, intendiamo lasciarci
trovare da Dio, ascoltare la sua voce e rispondere a Lui, ai suoi richiami, dicendo anche noi: «
Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta. Ecco io vengo per fare la tua volontà » (1 Sam 3, 9. 10; Eb
10, 7; cf. Sal 39 [40], 8-9).
« SE L'HAI PORTATO VIA TU, DIMMI DOVE LO HAI POSTO ... » (Gv 20, 15)
Purificare il proprio cuore, tramite abbandoni, conversione e crescente altruismo
« Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo » (Gv 20,
15), chiede Maria di Màgdala a colui che pensa essere il custode del giardino. Ha perso l'Amato del
3
4
5
Vedi: Vita del beato Pellegrino da Forlì, dell'Ordine dei Servi di santa Maria, n. 2, in: PROVINCIA VENETA
DELL'ORDINE DEI SERVI DI MARIA. SEGRETARIATO COORDINAMENTO E ANIMAZIONE CULTURALE, Fonti storicospirituali dei Servi di santa Maria. I. dal 1245 al 1348 (Servitium, Sotto il Monte - Bergamo 1998) p. 379.
Vedi: Legenda "vulgata" del beato Filippo dell'Ordine dei Servi di santa Maria, nn. 2-7, in: PROVINCIA VENETA
DELL'ORDINE DEI SERVI DI MARIA. SEGRETARIATO COORDINAMENTO E ANIMAZIONE CULTURALE, Fonti storicospirituali dei Servi di santa Maria. I. dal 1245 al 1348 (Servitium, Sotto il Monte - Bergamo 1998) pp. 266-269.
Vedi: Legenda de origine, n. 24, in: PROVINCIA VENETA DELL'ORDINE DEI SERVI DI MARIA. SEGRETARIATO
COORDINAMENTO E ANIMAZIONE CULTURALE, Fonti storico-spirituali dei Servi di santa Maria. I. dal 1245 al 1348
(Servitium, Sotto il Monte - Bergamo 1998) p. 220.
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suo cuore. Ne è addolorata. Talvolta l'ingresso nell'Ordine - come ogni cammino di fede - è segnato
da momenti "vuoti" o di delusione, in cui il Signore ci sembra troppo silenzioso o addirittura
assente. Uno si chiede, come Maria di Màgdala: Dove hanno sepolto il mio Signore? La risposta
non è sempre evidente o immediata. Il Signore si fa sentire ... Uno ne avverte la presenza e il
conforto. I momenti di perdita, una volta superati dalla gioia dell'incontro pasquale con Cristo,
diventano occasioni di crescita.
Il cammino personale di ricerca, a volte, può essere guidato inizialmente da un certo
interesse egocentrico. Nel vangelo, a coloro che lo cercano dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù
dice: « Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi
siete saziati » (Gv 6, 26). Anche questa ricerca interessata va purificata, e tale purificazione avviene
nelle varie tappe della formazione iniziale ... e anche lungo la vita del frate. Non è a caso, ad
esempio, che l'ingresso al noviziato è ritenuto proprio come « momento e segno di conversione: il
discepolo del Signore, abbandonata la precedente condizione, orienta tutta la sua vita alla sequela
radicale di Cristo ».6 Proprio all'inizio di tale celebrazione viene rivolto un invito alla conversione
in cui chiediamo al Signore « di perdonare le nostre colpe e di rendere puri i nostri cuori, chiaro il
nostro sguardo »;7 segue l'aspersione quale memoria del battesimo che segnò l'inizio del nostro
cammino sulle orme di Cristo. Lungo le tappe di accoglienza 8 e di formazione iniziale, il nostro
cammino di ricerca viene poco a poco purificato, tramite l'accompagnamento, il discernimento e la
conversione, ... e non finisce mai di essere purificato ... perché Cristo, e solo Lui, occupi il posto
centrale della nostra vita.
« MARIA! ... MAESTRO! » (Gv 20, 16)
Saper portare l'"assenza" di Cristo
« Gesù le disse: "Maria!". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico;
"Rabbunì!", che significa: Maestro! » (Gv 20, 16). È come se dovessimo "perdere" Cristo se
vogliamo ritrovarlo di nuovo, riscoprirlo, straordinariamente vivo e inaspettatamente vicino. È
come se dovessimo lasciarlo andare, essere desolati, addolorati per la sua mancanza, in modo da
scoprire che Dio ci è più vicino di quanto noi non avremmo mai potuto immaginare. Se non
passiamo attraverso questa esperienza il nostro rapporto con Dio rischia di rimanere sempre fermo
ad un livello immaturo ed infantile. Come per Maria perplessa nel giardino, ignara di quanto stava
accadendo, così anche per noi esiste la possibilità di essere disorientati e questo fa parte della nostra
formazione, altrimenti non potremo mai essere colti di sorpresa da una intimità nuova con il Signore
risorto. E questo deve succedere più di una volta man mano che il Maestro ci attira sulle sue orme.
Il Signore che era perduto le appare e le parla, e poi le dice di lasciarlo andare di nuovo: « Non mi
trattenere » (Gv 20, 17). Quando ci sembra che abbiano portato via il corpo del Signore, non è il
momento di mollare o di andarsene, come Pietro che torna al suo lavoro (cf. Gv 21, 3) ...
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7
8
Rituale della professione religiosa dei frati Servi di santa Maria, seconda edizione tipica = Libri Liturgici OSM 9
(Curia generalizia OSM, Roma 1993) n. 16, p. 37.
Rituale della professione religiosa dei frati Servi di santa Maria, seconda edizione tipica = Libri Liturgici OSM 9
(Curia generalizia OSM, Roma 1993) n. 16, p. 37.
Mi piace trovare nell'Appendice della Ratio Institutionis OSM quelle dieci schede per un possibile cammino biblico
« Per un accompagnamento di giovani in accoglienza e in discernimento vocazionale ». Tra l'altro, la prima scheda,
intitolata Che cerchi?, parte proprio dal cammino di ricerca del giovane e gli permette di non sentirsi solo/isolato nel
suo pellegrinare, ma solo preceduto da tanti altri personaggi biblici, e di vivere ed approfondire la sua ricerca con
qualcun altro ...
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come se tutto fosse finito. Tornare a vivere la nostra vecchia vita può essere una tentazione. Bisogna
resistere, perseverare. Maria di Màgdala non si è arresa ma ha continuato a cercare, anche se solo un
cadavere. Se, come lei, perseveriamo nei momenti di "assenza" del Signore, come lei, saremo colti
dalla sorpresa.
Rispondere alla chiamata personale
Gesù risorto le rivolse solo una parola, il suo nome: "Maria" (Gv 20, 16). E quella voce, quel
nome pronunciato, aprì gli occhi di Maria di Màgdala, ed ella lo riconobbe vivo, vicino. Dio ci
chiama per nome, sempre, e la sua chiamata cambia il nostro modo di vedere, poiché nella luce
della sua presenza vediamo più di quanto pensavamo vedere. Certo, non è semplice ascoltare la
voce del Signore, riconoscere la sua presenza. Quando il giovane "Samuele" coricato nel tempio del
Signore sentì nella notte la Sua voce dire il suo nome (cf. 1 Sam 3, 1-18), egli non poté subito
riconoscere tale voce; il vecchio/saggio Eli lo aiutò a capire che era il Signore a chiamarlo, e
Samuele scoprì la sua vocazione. Nella nostra esistenza, una volta che ci rendiamo - come Samuele
- disponibili ad ascoltare la voce del Signore (cf. 1 Sam 3, 9. 10), possiamo scoprire chi siamo e
qual è la nostra identità più profonda. « Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal
grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome » (Is 49, 1), dice il profeta. È proprio così. Vi è
per noi, da parte del Signore, una chiamata a vivere, ad essere, fin dal principio. La nostra
vocazione servitana - come per altri ordini - non si riduce una semplice questione di trovare un
lavoro o anche di fare un servizio utile alla Chiesa e alla società, ma riguarda un nostro "Sì" da dire
a Colui che ci chiama, Iddio, un "Sì" ai confratelli con i quali viviamo, un "Sì" al servizio che ci è
affidato personalmente, un "Sì" ispirato a quello della Vergine di Nàzaret, nostra Signora. In
qualche modo, la voce potente del Signore ci sprigiona, ci fa uscire da noi stessi, ci chiama ad
essere, ad una vita nuova, un po' come avvenne per l'amico di Gesù: « Lazzaro, vieni fuori! » (Gv
11, 43).
Avere gli stessi sentimenti del Maestro, Cristo
Maria di Màgdala rispose a Gesù risorto: « "Rabbunì!", che significa: Maestro! » (Gv 20,
16). Sì, il Maestro era lì, sempre vivo, vivo per sempre, le cui parole erano spirito e vita. Nella
Leggenda delle origini dell'Ordine dei frati Servi della Vergine Maria [= LO], l'autore - Pietro da
Todi - scrive che la Vergine Maria, vera fondatrice dell'Ordine (cf. LO 14; 24-25), volle dare
all'Ordine un « modello di autentico servizio » (LO 10) in san Filippo Benizi e lo fece proprio simile
al Figlio suo, Gesù (cf. LO 11). Non è semplicemente un caso. Lo scopo fondamentale della
formazione "servitana" - per non dire religiosa - è di aiutarci a diventare cristiani, cioè a dire "Sì" a
Cristo, a seguirlo da vicino, ad assomgliarGli in tutto, ad aver gli stessi sentimenti suoi (cf. Fil 2, 5),
a far sì che sia Lui a vivere in noi (cf. Gal 2, 20). Se non si raggiunge questo scopo significa che
stiamo giocando, siamo fuori strada. Questo non vuol dire che diventare "frate servo di Maria" non
sia importante o che sia puramente secondario. No, però è essenziale ricordarci che la via indicata
da santa Maria e seguita dai Sette primi Padri, da san Filippo Benizi e da tanti servi e serve di
Maria, lungo i secoli, è stata tracciata dall'unico maestro, Cristo. È Lui che intendiamo seguire,
fondamentalmente. La nostra vocazione religiosa ha un suo « modo singolare di vivere nella Chiesa
locale o universale la medesima e unica vocazione cristiana » (CSASM 1).
CHIAMATI A SERVIRE PER AMORE CON SANTA MARIA 6
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« VA' DAI MIEI FRATELLI » (Gv 20, 17)
Gesù chiamò Maria di Màgdala per nome, e poi la mandò dai suoi: « Va' dai miei fratelli ...»
(Gv 20, 17). Maria di Màgdala fu mandata alla comunità dei discepoli di Cristo, comunità di fratelli.
Anche noi, entrando nell'Ordine, siamo mandati ad una comunità di fratello che ha come modello la
comunità cristiana primitiva (cf. At 2, 42ss; 4, 32ss; 5, 12ss) che ha tanto ispirato la comunità dei
Sette primi Padri, vicendevolmente legati da una profonda amicizia tale che « la separazione
perfino di un'ora sola era da loro sofferta con grande disagio » (LO 29). Non è facile diventare
comunità di fratelli.
Diventare fratello
Diventare fratello è più che entrare in una comunità e mettersi un abito. Implica una
profonda trasformazione del proprio essere. Essere fratello di sangue di qualcuno è più che avere gli
stessi genitori: implica rapporti che mi hanno lentamente formato ad essere la persona che sono.
Nello stesso modo, diventare fratelli dei Sette primi Padri richiede da noi una paziente e, a volte,
dolorosa trasformazione di quello che siamo. Ci sono momenti, a volte prolungati, di morte e di
risurrezione, momenti di profonda crescita.
La concreta testimonianza di vita fraterna
Una concreta testimonianza di vita fraterna « è la base per la formazione del Servo di Maria.
L'unione nella vita di preghiera e di lavoro ha una incidenza nella integrazione di tutti nella vita
che professiamo, e ne aiuta notevolmente lo sviluppo personale » (Cost. 121). Non dobbiamo
trascurare l'importanza dell'esemplarità [della comunità], della testimonianza di vita fraterna.
L'autore della LO scrive: « I [Sette primi] padri, dunque, hanno lasciato a noi, venuti dopo di loro,
l'esempio della vita. Noi pure dovremo lasciare un analogo esempio a quelli che entreranno
nell'Ordine dopo di noi; questi, poi, a loro volta saranno sollecitati a lasciare ai posteri il loro
esempio e i posteri agli altri e così via. Se ci comporteremo così e così faranno anche tutti i frati
che si avvicenderanno nel nostro Ordine, l'Ordine ne avrà un grande vantaggio. Ne scaturirà una
gioia non piccola ... » (LO 2). Davvero, « il luogo privilegiato della formazione è la comunità »
(CSASM 44).9
Siamo e ci chiamiamo « Servi ... fratelli »
È vero che moltissimi dei frati servi di Maria sono sacerdoti, e che apparteniamo ad un
"istituto clericale", ma l'ordinazione non ci rende meno confratelli. Non ci sono (né possono esserci)
confratelli di seconda classe nell'Ordine. « Tutti siamo e ci chiamiamo "Servi"; tutti, in quanto
fratelli, abbiamo la stessa dignità e siamo uguali tra noi » (Cost. 9).
Saper dialogare su ciò che ci sta a cuore
Gesù risorto dice a Maria di Màgdala: « Va' dai miei fratelli e di' loro: io salgo al Padre mio
e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro » (Gv 20, 17). Come Maria di Màgdala è mandata ai fratelli
- i quali la potranno considerare un'illusa! - per comunicare un messaggio sorprendente da parte di
9
Cf. Cost. 8, 121; VC 67.
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Gesù, il Vivente, così ognuno di noi è mandato ai fratelli - i quali cercheranno, si spera, almeno di
capirci -. Ognuno di noi ha qualcosa da dire, è portavoce del Vivente, Gesù Risorto. È importante
saper ascoltare ... il Risorto che parla attraverso la voce dei fratelli.
Nel cammino formativo, come pure nella vita comunitaria in genere, il dialogo « fraterno e
aperto » (Cost. 108) è molto importante, fondamentale. Saper comunicare e saper ascoltare
reciprocamente ... con rispetto e stima. Saper comunicare, cioè esporre alla critica e alla valutazione
ciò che abbiamo di più prezioso, la nostra fede fragile nel Risorto, condividere ciò che ci sta a
cuore, i nostri pensieri e sogni ... Saper ascoltare, cioè trattenerci dal bocciare come cosa senza
senso ciò che un confratello ha detto, prima ancora di sentire ciò che lui sta dicendo, imparare a
stare in silenzio e a frenare le obiezioni difensive, aprire la mente ad una prospettiva inattesa.
Una delle sfide del formatore è suscitare la fiducia ossia sviluppare la confidenza, in modo che il
formando possa avere il coraggio di parlare con libertà. Altrettanto importante è la fiducia reciproca
tra i formandi. Saper ispirare fiducia gli uni agli altri (a vicenda). Non intimidire il fratello, non
affossare la sua fiducia, non prenderlo inutilmente in giro. Edificarci l'un l'altro, darci forza e
formarci a vicenda come servi umili e vigilanti.
Saper perdonare
Non c'è possibile crescita nella comunione fraterna senza il perdono. « Nel nostro cammino
verso la carità perfetta, andiamo soggetti a cadute ed errori a causa della fragilità umana. Per
questo, nei nostri rapporti, dobbiamo vivere le parole del Signore: "Siate misericordiosi, come è
misericordioso il Padre vostro. Perdonate e vi sarà perdonato" (cf. Lc 6, 36. 37c). La misericordia
è riconosciuta come una delle caratteristiche dei Servi, che continuano nella loro vita l'esempio
della Madre di Dio » (Cost. 52).
« HO VISTO IL SIGNORE » (Gv 20, 18)
« Maria di Màgdala andò subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore" e anche
ciò che le aveva detto » (Gv 20, 18).
La "lectio divina"
« Ho visto il Signore », disse Maria di Màgdala e riferì ciò che le aveva detto. Vi è un
esercizio speciale, quotidiano, nel quale ogni frate ascolta il Signore, si lascia istruire, medita la sua
Parola, prega su di essa e riferisce, poi, ciò che gli ha detto, ed è la lectio divina (cf. Cost. 31a, 80,
148) [154] In quanto appuntamento quotidiano con il Maestro che insegna, la lectio divina è un
luogo regolare di formazione. Alla scuola di Cristo, il frate viene formato, cresce e, poi, trasmette,
in parole e con i fatti, offrendo « una risposta cristiana per la soluzione dei problemi del suo
ambiente e della società » (Cost. 116).
La gioia
Un'ultima cosa: la gioia. Un frate triste sarebbe un triste frate ... alle prese con la discordia, il
sospetto, le mormorazioni, le gelosie. Non smettiamo di mirare a quel giorno di Pasqua. « Ho visto
il Signore », disse Maria di Màgdala. Era più dell'affermazione di un fatto, era una buona novella,
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era l'annuncio di una luce sorta nelle tenebre, è - come in principio - l'annuncio di « una grande
gioia » (Lc 2, 10). E, così, nel giorno di Pasqua, « i discepoli gioirono al vedere il Signore » (Gv 20,
20). Gioia di stare con il Cristo vivente, tutti i giorni (cf. Mt 28, 20). Gioia di vivere fraternamente
da discepoli suoi e di essere segno vivo della sua presenza (cf. Mt 18, 20). Gioia di osservare il
comandamento "nuovo" dell'amore, attraverso il perdono, l'aiuto reciproco, la compassione,
l'umiltà, ... Certo, nella vita, non mancano le prove, le sofferenze, ma il sentimento maggiore che
insegna il Signore a noi, sue creature, in ogni circostanza, è la felicità (cf. Mt 5, 1-12). Ogni
viandante incontrato, ogni giovane accolto, scopri questa gioia pasquale in noi stessi e nella nostra
comunità. Tale gioia sarà un profumo attraente ...
Confido che tutti i frati accoglieranno con animo lieto la Ratio Institutionis OSM, Chiamati
a servire per amore con santa Maria, e dispongo che essa entri in vigore con la sua pubblicazione
in Acta Ordinis Servorum beatæ Mariæ Virginis, e che, nei modi debiti, venga tradotta nelle varie
lingue parlate nell'Ordine e, ove sia necessario, sia adattata secondo le esigenze formative locali.
Regina caeli, laetare! Alleluia!
Fraternamente,
fra Hubert M. MOONS, OSM
priore generale
L. + S.
fra Reinhold M. BODNER, OSM
segretario dell'Ordine
Roma, 23 aprile 2000,
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