MAZZINI EUROPEO
Relazione di Luigi Bisicchia
Cremona, 19.03.2005
Il Risorgimento continua nelle difesa delle istituzioni
repubblicane e nella lotta civica per gli Stati Uniti d’Europa
Giuseppe Mazzini da Berna nel gennaio I834 riprende i contatti con 18 patrioti di nazionalità diverse ma
aventi comuni idealità, e fonda la “Giovine Europa”, il cui ideale aveva per fondamento: “l'ordinamento
federativo della Democrazia europea sotto un'unica direzione ".
La Giovine Italia era stata fondata tre anni prima con l’intento di proseguire la lotta cospirativa entro i
confini della propria patria, mentre la Giovine Europa era destinata ad andare oltre i limiti e i confini
delle piccole patrie. L’Europa di allora presentava molti popoli oppressi (come si è ripetuto nel XX
secolo!), popoli che si trovavano vessati da casereccia tirannide monarchica, o despoti o in situazioni di
schiavitù (per discriminazioni e forme razzistiche) anche all’interno del proprio stato sovrano, o
sottomessi in condizioni di paese colonizzato.
Mazzini, che aveva altissimo il senso della libertà e dell’indipendenza dallo straniero, non si poteva
fermare all’esame e alla difesa della singola crociata per la indipendenza, l'unità, libertà in repubblica del
proprio paese ma, vedendo lontano col suo spirito critico, considerava l’avvenire dell’insieme dei popoli
in modo unitario. Il riscatto dei popoli dalla sottomissione e dalla servitù aveva bisogno dell’azione
diretta, e solo con l’azione unitaria i popoli oppressi potevano svincolarsi dignitosamente dal dominio
degli imperi, regnanti e zar dominanti in quasi tutta l'Europa.
Bisognava quindi estendere l’organizzazione, segreta per l’incolumità dei sostenitori, da italiana ad
europea, rendere partecipi gli altri Paesi oppressi attraverso loro rappresentanti, con l’impegno di
collegarsi e di stringere “patti federativi”, per resistere meglio agli oppressori, ma anche e sopra tutto per
debellarli. Non so se esempio più tangibile possa esserci se non quello della Resistenza armata contro il
nazifascismo, per la riconquista della libertà in nome del popolo europeo, da parte dei guerriglieri per la
liberazione dal nemico, negli anni 1943-45. Così ebbe inizio in Mazzini il lavoro graduale dei
collegamenti e dei patti per favorire lo sviluppo della fratellanza dei popoli, condizione preliminare e
prioritaria per giungere alla formazione degli Stati Uniti d'Europa. Nello stesso anno, 1834, viene fondata
la Giovine Svizzera che ebbe anche un organo di stampa: “La Jeune Suisse”.
La Giovine Europa si presenta in modo diverso dalle altre società segrete (segrete per non incappare
nell’arresto, anche per delazione, e nel successivo martirio): “per me è ben altro che setta” – ma
un’organizzazione politica che chiede, continua Mazzini – “concorso e associazione d'intelletti e lavori
d'applicazione a tutti i rami dell'attività sociale, e studi profondi, e concertati intorno alle razze e alle
origini storiche per cercarvi la missione che la nuova epoca assegna ai diversi popoli, e dedurne il futuro
ordinamento europeo ".
Mazzini ha piena fiducia nella futura vittoria della Santa Alleanza dei Popoli sulla Santa Alleanza dei re,
e crede all'Europa degli uomini liberi ed eguali, Europa che sorgerà sulle rovine dell'Europa degli schiavi
e del privilegio: “ ... Abbiamo scelto quel nome di Giovine Europa in opposizione alla vecchia perché
quel nome è per sé solo un programma, perché contiene in una parola una protesta generale contro lo
stato attuale delle cose e l'annunzio di un nuovo elemento, giovine, com'é quello del popolo”.
La Giovine Europa è un'organizzazione democratica e repubblicana, diretta da un “collegio d'intelletti”
che sovrintende alla “direzione generale del moto europeo”.
Questo è necessariamente il primo passo verso la “federazione repubblicana”, nella quale “i popoli
d'Europa, avendo conquistato il libero esercizio della loro sovranità” saranno associati, “per dirigersi
sotto l'impero di una dichiarazione di principi e d'un patto comune allo stesso fine".
Sta quindi sorgendo una nuova ideologia per l’Europa; essa si basa sul tentativo realistico di rendere
“uniti” i popoli europei garantendo, a ciascuno, le proprie peculiarità.
Vari sono stati i tentativi di unità attraverso utilizzando il sentiero politico, religioso, filosofico, letterario,
ecc. ma l’Europa si è dispersa, sempre, per l'impossibilità di trovare un comune denominatore.
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Occorreva allargare e concentrare l’interesse comune delle parti e, nello stesso tempo, non bisognava
lasciare all’arbitrio del più forte lo sviluppo della propria nazionalità.
La concezione di Mazzini, di parlare ai popoli d’Europa, al di là della loro origine, e non ai rappresentanti
degli stati sovrani (là dove era stato possibile raggiungere l’indipendenza e la sovranità, ma non sempre la
libertà), era dovuto al fatto che i popoli possono unirsi nella diversità, non i governi di nazioni sovrane.
La dimostrazione è lampante osservando che quelle nazioni che sono diventate forti ne hanno approfittato
a danno di altri popoli (vedasi il colonialismo francese, inglese, tedesco, olandese, spagnolo, e non ultima
la presenza italiana nel colonialismo dispersivo, attivo e passivo; attivo la presenza in Africa e in
Balcania, passivo l’aver subito foibe e conquiste titine nella Venezia Giulia e Dalmazia, tanto per fare
solo una citazione veloce.
Mazzini, per questi motivi, poggia fermamente sulla credenza che i popoli vadano tutti coinvolti e
cointeressati, i tentativi devono procedere in modo uniforme nella ricerca di come partecipare ai moti, alle
sommosse, alle rivoluzioni per la libertà e l’indipendenza di ciascuno e di tutti, favorendo sempre più
un’aggregazione umana più ampia, chiaramente federativa, con prospettive mondialiste. Con il sorgere
della Giovine Europa, una critica (dei soliti inetti) era quella che Mazzini provocava “la distruzione
d'ogni spirito nazionale” e favoriva “il venir meno” del carattere individuale dei popoli; una seconda
critica si basava sulla stranezza della proposta e vaghi sogni utopistici.
Mazzini risponde loro: “I primi confondono la indipendenza di una nazione col suo isolamento
intellettuale, ed é errore di mente; i secondi disperano degli uomini, e delle cose, ed é difetto di cuore”. Il
federalismo attuale non poteva avere migliore enunciazione: la diversità dei popoli e delle nazioni, nel
sistema federativo, non viene distrutta o alienata, ma viene mantenuta in piena coesistenza (era ed è
l'unica forma possibile di civiltà partecipativa, democratica, paritaria) favorendone l'unità.
“…i valori etico-religiosi delle piccole patrie, non più isolati, nell'aprirsi alle altre si temprano e si
accrescono, garantendo ancor più l'indipendenza dei singoli paesi”.
Affinché risulti chiaro a tutti che i popoli sono fratelli, Mazzini ribatteva che non è possibile tollerare che
anche uno solo di essi venga torturato dall'oppressione o dalla superstizione.
Questa è la nuova letteratura politica di Mazzini, sia pure ammantata da un puro idealismo religioso,
abbastanza simile all'universalismo cristiano: “Siamo tutti figli di un solo Dio, discendenti di una sola
stirpe, governati dalla stessa legge provvidenziale, membri della umanità e per suo mezzo, viviamo
impariamo, progrediamo”.
L'apostolo dell'unità italiana, nel porre il problema dell'unione europea, notiamo che va oltre il “campo”
letterario; scende direttamente nel “campo dell’azione politica”, criticando, sin dall’inizio, i governi
dell'epoca i quali hanno abdicato a qualunque possibile sentimento di unità e di consolidamento europeo,
perché impegnati, come tutti i governi nazionali, per la sopravvivenza, legata alla contingenza quotidiana.
Mazzini da Londra lavora per la convocazione di un Grande Congresso Europeo, i cui partecipanti
devono credere e tentare l'indipendenza e l'unità dei loro paesi e dell'Europa:
“Questa missione, sospesa per poco... oggi noi la compiremo, e il tempo è vicino. Noi vi chiamiamo fin
da oggi al Gran Congresso Europeo, in cui tutti i popoli, fratelli nostri verranno a conchiudere la loro
alleanza, a fare riconoscere i loro diritti, a constatare i servizi, che ognuno d'essi ha resi, e può rendere,
a quella civiltà popolare della quale la Repubblica Europea è chiamata ad affrettare il progresso e a
raccogliere il frutto”.
Per realizzare tale congresso, forma un Comitato Centrale Democratico Europeo, che ha come membri
per l'Italia lui stesso, per la Francia Ledru-Rollin, per la Germania A. Ruge, per la Polonia A. Darasz e per
l'Ungheria Kossuth. Per diffondere le idee unitarie e repubblicane fonda una associazione:
“L'Alleanza Universale Repubblicana”
escludendo da essa quanti non credono negli Stati Uniti d'Europa: “Tutti coloro che credono impossibile
l'attuazione del Governo repubblicano in Italia, la formazione degli Stati Uniti d'Europa, fondamento
dell'universale fratellanza dei popoli, non possono far parte di questa Associazione” (Statuto).
Mazzini abbina il problema italiano, che è quello di raggiungere l’unità e la repubblica, alla costituzione
degli Stati Uniti d'Europa; in alcuni scritti assegna all'Italia la nobile funzione di guida per l’avvio verso
la federazione europea. Mazzini stesso si meraviglia come taluni italiani possano attribuire a stranieri
quell’iniziativa di guida:
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“Si, finalmente - ed è davvero tristissimo indizio che taluni fra i nostri giovani magnifichino oggi come
scoperta d'agitatori stranieri una idea che udirono quaranta anni addietro da labbra italiane - noi
vogliamo gli Stati Uniti d'Europa, l’Alleanza repubblicana dei popoli”.
Mazzini ha tentato di convincere i suoi contemporanei che era necessaria la sopranazionalità con un
super-Stato europeo, senza cadere in contraddizione col nazionalismo e l’imperialismo. Mazzini parla di
popoli, e li considera sovrani, anche se non ancora uniti, ma non parla di stati sovrani, e non rinuncia a
trasferire le singole sovranità al superStato nascente dalla costituzione federalista, in armonia coi suoi
principi democratici e repubblicani. Il pensiero di Mazzini sulla sovranità, cioè uguaglianza e libertà, così
lo precisa: “Senza Popoli non può esistere Alleanza di Popoli. E questi popoli devono stringerla leale e
durevole, essere liberi ed eguali, avere coscienza di sè, affermare la propria individualità e il proprio
principio: essere insomma nazioni...”.
La nazione viene definita da Mazzini:
“La Nazione è, non un territorio da farsi più forte aumentandone la vastità, non una agglomerazione di
uomini parlanti lo stesso idioma e retta dall'iniziativa d'un Capo, ma un tutto organico; per unità di fini e
di facoltà, vivente d'una fede e di una tradizione propria, forte e distinto dagli altri per una attitudine
speciale a compire una missione secondaria, grado intermedio alla missione generale dell’umanità”.
Mazzini non pensa alla semplice somma delle singole nazionalità attraverso l’associazione dei popoli, ma
ha la visione di una unione europea, con una forma sopranazionale, che riunisce nella grande repubblica
europea i popoli
“indipendenti quanto alla loro missione interna”
e dipendenti dal Super-Stato, per quanto riguarda la politica estera.
Lo Stato sopranazionale come lo intendiamo noi, oggi, non lo troviamo descritto perfettamente da
Mazzini, ma nello spirito ci siamo abbastanza.
Ricordo che, nella concezione mazziniana, il processo di formazione delle nazionalità è una tappa
essenziale verso l'unità dei continenti; questa Unità a livello continentale, a sua volta, è il fondamento di
una universale fratellanza dei popoli. Come dire, in modo esplicito, la fratellanza dei popoli è il
presupposto per giungere ad un governo mondiale.
Gli ideali di nazionalità e di indipendenza, sempre parafrasando Mazzini, se non si concretizzano in
un'unità superiore, quella europea, e questa a sua volta nell'Umanità universale, minacciano “andare
tropp'oltre e guastare la fratellanza dei popoli”, divenire simboli di guerre fratricide.
Patria e Umanità vanno rispettate in eguale misura: bisogna non violare l'una a profitto dell'altra, ma
“bisogna organizzarle, porle in concordia, farle giovar tutte al più presto conseguimento dell'intento
comune”; così facendo ogni passo fatto a favore della Patria è un avanzamento di posizione verso
l'Umanità.
Giuseppe Mazzini (con Carlo Cattaneo, con Altiero Spinelli …, con tanti altri federalisti europei di
nazionalità italiana), permette ancora oggi di tenere aperta l'iniziativa per gli Stati Uniti d'Europa, tutt’ora
non ancora programmata dai Paesi aderenti all’Unione.
Il federalismo odierno, in termini chiari e senza confusione alcuna, non è che lo sviluppo, in modo
giuridico più perfetto, delle indicazioni risorgimentali e mazziniane e la traduzione in atto delle loro
concezioni politiche, che ribollivano fra gli appartenenti alla Giovine Europa.
Vi era più entusiasmo appena dopo il Secondo Risorgimento, quando molti episodi della Resistenza
armata al nazifascismo mostravano i segni della ricerca di sopranazionalità e di giustizia, e anche di
amicizia e di solidarietà dei popoli.
L’Europa comunitaria confederale pensi al progetto di Mazzini, prima che sia nuovamente troppo tardi, e
i popoli europei cerchino di raggiungere, uniti nella loro diversità, quell’unione europea prima, universale
dopo, che permetta la cooperazione e la vera pace.
Luigi Bisicchia
Presidente del Centro Studi Europeo, associato all’A.M.I. e al M.F.E.
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