Contatto MAG #8
il MAGazine del CSS _ dicembre 2005 / marzo 2006
PROGETTO
RAFFAELLO
SANZIO
06_09
DAL 17 AL 23 FEBBRAIO 2006
EVENTO SPECIALE, A CONTATTO: DUE EPISODI, UNA CRESCITA,
UN CICLO FILMICO DALLA TRAGEDIA ENDOGONIDIA
01
CONTATTOPARTY ‘05
02
UN CHILO DI MELE BASTERÀ...
Fino all’alba, tutti in pista al S. Giorgio L’amore, la tentazione, l’Occidente:
per festeggiare un anno di passione in tre quadri, Arearea danza il divenire.
teatrale.
03
AVVISAGLIE DI UN CEDIMENTO
STRUTTURALE
Una donna, piccoli riti giocosi in una
candida stanza... che fatalmente si
tinge di rosso.
04
LA BANALITÀ DEL MALE
05
FOTOGRAFIA DI UNA STANZA
A lezione da Hannah Arendt... in
L’ultima camera oscura di Cesare Lievi,
un’aula universitaria la denuncia della uno spazio dove si sviluppano
“mostruosa normalità” del nazismo. le multiformi apparenze della vita.
10
ANPLAGGHED
Teneri, comici, strampalati: Aldo
Giovanni e Giacomo, i magnifici tre
di nuovo “dal vivo”.
Contatto MAG #8
il MAGazine del CSS _ dicembre 2005 / marzo 2006
00
PAGINA 03
Editoriale
01
02
03
04
PAGINA 05
Contattoparty ‘05
PAGINA 06
Arearea
Un chilo di mele basterà...
PAGINA 08
Cosmesi
Avvisaglie di un cedimento
strutturale
PAGINA 10
Paola Bigatto
La banalità del male
05
06
07
08
PAGINA 12
Cesare Lievi
Fotografia di una stanza
PAGINA 14
Progetto Raffaello Sanzio
Ciclo Filmico della
Tragedia Endogonidia
PAGINA 15
Progetto Raffaello Sanzio
BR.#04 Bruxelles
PAGINA 16
Progetto Raffaello Sanzio
Crescita XII Avignon
09
10
11
12
PAGINA 17
Progetto Raffaello Sanzio
L.#09 London
PAGINA 18
Aldo Giovanni e Giacomo
Anplagghed
PAGINA 20
Diamo i numeri
PAGINA 22
Campus: Università e Teatro
00
EDITORIALE
I BUONIE I CATTIVI,
LA DISTINZIONE MORALE.
DI ALBERTO GARLINI
A DICEMBRE E A FEBBRAIO DUE INCONTRI
CON PENSATORI DEL NOSTRO TEMPO:
GIULIO GIORELLO E ZYGMUNT BAUMAN
Già dal titolo, la stagione di Contatto, ci mette
quest’anno di fronte a una della più importanti
distinzioni che hanno caratterizzato la storia
del nostro pensiero.
I buoni e i cattivi, la distinzione morale.
Siamo in un mondo che sempre di più sente
perdere il peso della distinzione, della
sfumatura, che sempre di più si smarrisce nel
cosiddetto disagio della modernità. O meglio,
le distinzioni si fanno talmente percepibili da
perdere senso morale.
Che i poveri e gli emarginati oggi, ad esempio,
non siano più una “forza lavoro di riserva” o
una “classe sfruttata” oppure il medioevale
strumento per raggiungere Dio, ma siano
semplicemente “inutili”, è un esempio di questo
irrigidimento. Se chi viene licenziato, chi vive
con quattro lire, chi è ai margini, chi non
sopporta lo stress competitivo, chi fa
abbondante uso di psicofarmaci, chi cede a
ogni compulsione (sessuale, economica,
consumistica) che l’offerta globale gli propone,
accetta il suo fallimento come naturale, vuole
dire che ormai mancano anche le parole per
articolare una protesta. La colpa è sempre di
chi cede, del più debole, della vittima.
Teatro Contatto propone una stagione che si
interroga su questi temi e cerca di trovare le
parole necessarie, attraverso il linguaggio
teatrale, per affrontarli. Ed ecco che,
saggiamente, il CSS decide di accompagnare
una scelta di spettacoli così impegnata con
alcuni incontri con filosofi che meglio di altri
hanno saputo interpretare il nostro disagio di
contemporanei. Lo scopo è facile da intuire:
si vuole mostrare ciò che si agita a livello di
pensiero nella serie di spettacoli, per fare un
punto, e tornare daccapo a vedere e sentire il
palcoscenico. Come c’è bisogno di immagini e
performance, così c’è bisogno di parole e
ragionamenti.
Gli appuntamenti per ora in programma, mentre
si stanno progettando i prossimi, sono intanto
due: il 3 dicembre al Teatro S. Giorgio (dalle ore
18), Contatto vi ha fatto incontrare il filosofo
Giulio Giorello con cui abbiamo discusso di
“Dittatura del relativismo?”. “Se il relativismo è
il dogma che non c'è nessun dogma, è anche
evidente il fatto che oggi si è stretta una santa
alleanza per combatterlo in nome di valori e di
radici che si assumono come fondamentali e
occidentali. Ma forse si conosce ancora poco
che dietro quel fantasma ci sono il corpo
dell'individuo, la libertà di ricerca, le garanzie
dei diritti e la stessa genuinità della fede.
Essere laici vuol dire anche agire per una
solidarietà che non ha bisogno di un
fondamento”.
Altro incontro di grandissima importanza
sarà quello con il sociologo polacco
Zygmunt Bauman, a Udine ospite di Contatto
il 13 febbraio al Palamostre.
Da anni Bauman propone, con crescente
consenso, una lucida analisi dei fenomeni della
postmodernità che hanno trasformato una
grande possibilità di progresso in una macchina
soffocante che produce solitudine e ingiustizia.
“Non esistono guadagni senza perdita, e il
sogno di una felicità per il guadagno, depurata
dal dispiacere per la perdita, è altrettanto vano
della proverbiale speranza di un pranzo gratis;
ma i guadagni e le perdite connessi a ognuno
dei vari sistemi di convivenza umana vanno
accuratamente conteggiati, per tentare di
pareggiarli il più possibile; tuttavia la lucidità
del giudizio faticosamente raggiunta dissuade
noi postmoderni dal sognare un bilancio dove
ci sia la voce dell’ “avere”, ma non quella del
“dare”.
3 DICEMBRE 2005
UDINE, TEATRO S. GIORGIO, ORE 18
INCONTRO CON
GIULIO GIORELLO
13 FEBBRAIO 2006
UDINE, TEATRO PALAMOSTRE, ORE 21
INCONTRO CON
ZYGMUNT BAUMAN
GLI INCONTRI SARANNO CONDOTTI DALLO
SCRITTORE ALBERTO GARLINI
Gli incontri sono realizzati con il sostegno di
COOP CONSUMATORI NORD EST
03 _ Contatto MAG
>
04 _ Contatto MAG
01
CONTATTOPARTY
DAL VIVO
AREAREA – PERFORMANCE
ENJOY – DJ SET, JAZZY FUNKY DRUM’N’BASS
PAOLO COMUZZI – VJ E IMMAGINI DELLA
FESTA IN DIRETTA
TEATRO DALLE GRANDI ORECCHIE – FUOCHI
E GIOCOLERIE
STYLIST SCILLA MANTOVANI
17 DICEMBRE, DALLE ORE 21.30
UDINE, TEATRO S. GIORGIO
CONTATTOPARTY
NOTTE BIANCA PERFORMANCE LIVE COCKTAILS
SORPRESE IN REAL TIME
CI ILLUMINA
05 _ Contatto MAG
>
CONTATTO
PARTY
Il Teatro S. Giorgio ci proietta al centro della
danza, per una notte al ritmo della musica,
delle visioni, delle sorprese movimentate di
Contattoparty!
Ebbene sì, ancora, di nuovo, si avvicina la festa
che tira l’alba, nel nostro spazio libero di borgo
Grazzano, trasformato in pista da ballo, per
festeggiare un altro anno di passione teatrale
con Teatro Contatto.
Il 17 dicembre, prima di immergervi nelle feste
di fine anno, abbandonate le coordinate di ogni
giorno e entrate nel Contattoparty, una festaperformance, di incontri e comunicazione,
di divertimento coinvolgente. Da soli o in
compagnia di amici diventerete i protagonisti
della festa!
Voi, assieme ai dj alla consolle del
Contattoparty, a performer, danzatori, mentre,
come in un film, la festa scorre in diretta sul
grande schermo, catalizzatore di emozioni
intime e collettive.
Arearea accende il party con i suoi danzatori
e in libertà percorre gli spazi reali della
performance e della vita con la stessa
intensità: perché la danza è vita nel suo fluire.
L’andamento ciclico della performance
Picture Show farà cortocircuito nella
notte bianca del S. Giorgio giocando
sull’improvvisazione e sull’immediata risposta
del pubblico. Pochi quadri viventi costruiranno
una fascinosa cornice in cui sarete
protagonisti, perché a Contattoparty…
lo spettacolo siete voi!
>
02
I BUONI E I CATTIVI
(MA NON SIAMO IN UN FILM DI JOHN WAYNE)
ESTETICA E ANESTETICI
14 GENNAIO, ORE 21
UDINE, TEATRO PALAMOSTRE
AREAREA
UN CHILO DI MELE BASTERÀ...
COREOGRAFIE E INTERPRETI
MARTA BEVILACQUA E LUCA ZAMPAR
MUSICHE DI ETÒILE FILANTE
ALLESTIMENTI SCENICI DI ILARIA BOMBEN
COSTUMI DI ERICA MICONI
DISEGNO LUCI DI MATTEO FANTONI
PRODUZIONE AREAREA
06 _ Contatto MAG
È da allora che esiste l’amore, il desiderio irrefrenabile
che ciascuna metà ha di riunirsi con l’altra (Platone).
UN CHILO
DI MELE
BASTERÀ...
L’INTERVISTA
La tentazione, la vergogna, l’amore, la
separazione, la favola sono gli elementi di uno
spettacolo che evoca tre episodi della cultura
occidentale: la Genesi, Il Simposio di Platone, e
infine Biancaneve e i sette nani, la nota fiaba
dei fratelli Grimm. La mela è il frutto che
appare in tutte tre le storie e diventa il veicolo
per aprire nuovi quadri simbolici. Tre sono
anche le dimensioni: quella cristiana, quella
pagana e quella della favola. Apparentemente
svincolate, esse possiedono un sapore
stranamente familiare. La danza interviene tra
loro, creando un percorso unitario,
profondamente umano e corporeo.
Dialogo con Marta Bevilacqua
AREAREA
La compagnia Arearea è stata fondata nel 1992
da un gruppo di amici guidati dal coreografo e
danzatore Roberto Cocconi, già membro della
compagnia Teatro e Danza La Fenice di Venezia
sotto la direzione di Carolyn Carlson e poi
fondatore del gruppo Sosta Palmizi insieme ad
alcuni dei più importanti nomi della
contemporanea danza d’autore in Italia.
Fin dai primi anni di attività Arearea si è
impegnata nello sviluppo di una lingua artistica
personale con una serie di produzioni teatrali e
video (Lilium, 1993; P.E.E.P. Ovest, 1994; Q.Q.,
1996) che dimostrano un’articolazione sempre
più tipica delle strutture coreografiche e
un’attitudine a collaborazioni trasversali con
artisti delle più diverse estrazioni, come poi è
successo anche nei recenti Le mura (1999) e
Morir d’amor (2004). Dal 2002 la compagnia
lavora in residenza a Fagagna (Spazi Off), dove
prova gli spettacoli, offre performance dei
propri lavori, organizza workshop di
perfezionamento per professionisti, movimenta
la vita culturale.
Genesi, Il Simposio di Platone, Biancaneve e i
sette nani dei fratelli Grimm. Com’è nata l’idea
di accostare tre episodi della cultura
occidentale così diversi, solo tramite... una
mela?
“Io e Luca volevamo dimostrare che, alla fin
fine, ci hanno raccontato sempre la stessa
storia: quella di una divinità – sia in senso
cristiano, sia pagano, sia favolistico – che
incombe sull’uomo, lasciando profondo il senso
della colpa e della responsabilità.
Nella Genesi troviamo un Dio amorevole e, al
contempo, castigatore. Una duplicità presente
anche nel mondo pagano, dove Zeus tutto
concede agli uomini fino a quando, sentendosi
minacciato, entra in competizione con loro e
li divide in due metà condannate in eterno a
tentare di ricongiungersi. Infine, nelle
“terribili” fiabe dei fratelli Grimm, c’è questa
strana figura della matrigna, un “deus ex
machina” che irrompe all’improvviso per
mettere disordine in una storia felice. La mela,
che ricorre nei tre episodi, ci ha aiutati a
dimostrare questa tesi, che, ovviamente… non
ha nulla di scientifico!
… ma che si può dimostrare con il
movimento…
La nostra sfida è proprio raccontare attraverso
la danza, ovvero mettere il gesto al servizio
della drammaturgia. E, per essere
comunicativo, il gesto si modifica nelle tre
sezioni: per rendere l’idea di perfezione insita
in quel “creato a immagine e somiglianza”,
nella prima parte prevalgono le linee e la
tecnica, mentre nella seconda, con l’intento di
rappresentare l’uomo “a tutto tondo” che Zeus
divide a metà, abbiamo lavorato sulla rotondità
e sulla separazione. Nell’ultima sezione il
registro cambia, con un gesto meno
coreografato e un’azione più improvvisativa.
Arearea torna con un suo spettacolo a
Contatto…
È sempre un grande piacere essere parte di
una realtà che vuole un teatro di ricerca e che
rischia su persone giovani. Inoltre il CSS è
l’unica struttura che guarda alla danza in
sintonia con il nostro sguardo e la nostra
concezione, rivolgendosi a un codice non
commerciale, ma di trasgressione, di continua
innovazione. E per noi essere oggetto di
quest’attenzione è un privilegio.
07 _ Contatto MAG
LE INTENZIONI
>
03
I BUONI E I CATTIVI
(MA NON SIAMO IN UN FILM DI JOHN WAYNE)
ESTETICA E ANESTETICI
21 GENNAIO, ORE 20.30 E ORE 22
UDINE, TEATRO S. GIORGIO
COSMESI
AVVISAGLIE DI UN CEDIMENTO STRUTTURALE
PROGETTO, IMPIANTO, DRAMMATURGIA E
DINAMICA DEI SUONI DI EVA GEATTI
E NICOLA TOFFOLINI
CON LA COLLABORAZIONE DI
MICHELE BAZZANA E DI LORENZO COMMISSO
ALLESTIMENTO MICHELE BAZZANA,
SARAH CHIARCOS, DAVIDE MACOR
ELABORAZIONE E GESTIONE DEI SUONI
LORENZO COMMISSO
GESTIONE DELLE LUCI MICHELE BAZZANA
PRODUZIONE COSMESI E HICETNUNC
CON IL SOSTEGNO DI COMUNE DI SAN VITO AL
TAGLIAMENTO, INOXFORM E MARCHIOL
ILLUMINOTECNICA
IN COLLABORAZIONE CON COMUNE DI BOLOGNA,
ICEBERG – GIOVANI ARTISTI DI BOLOGNA
08 _ Contatto MAG
Una donna sola. Un interno bianco, luminoso, smagliante.
E tanti oggetti che si rovesciano in piccole macchine di tortura.
AVVISAGLIE
DI UN CEDIMENTO
STRUTTURALE
L’INTERVISTA
Dialogo con Nicola Toffolini
Vincitore del premio Iceberg 2005, Cosmesi
approda a Udine, la città di origine dei due
giovani fondatori, con il suo Avvisaglie di un
cedimento strutturale. L’occasione ci permette di
confrontarci con Nicola Toffolini e mettere alcuni
“puntini sulle i”… La prima domanda, inevitabile,
che tenta di dare un ulteriore approfondimento a
questo “atto senza parole”, riguarda proprio il
rapporto con la parola scritta…
Non utilizzate mai un testo?
È un tipo di teatro che non ci interessa, i nostri
progetti hanno un impianto radicalmente
figurativo. Un po’ per la nostra formazione
guardiamo con più attenzione ai fermenti
dell’arte contemporanea. Se è vero che in
Avvisaglie ci sono delle microcitazioni poetiche,
in realtà la parola è quasi accidentale, un
dettaglio. Al massimo ci interessa l’aspetto
sonico delle parole. In diversi momenti dello
spettacolo c’e una particolare cura della voce di
Eva rielaborata elettronicamente come un
terminale, comunica con gli oggetti e le altre
sfaccettature tecnologiche dell’architettura.
In un’opera come questa intendere diversamente
la parola avrebbe creato solo disordine.
Se l’importanza di costruire uno spazio è
determinante, quali atri input innescano un nuovo
progetto?
Ancora lo Spazio! La costruzione di
un’architettura con tutte le sue peculiarità è
il principio di tutto. Il principio da cui poi Eva
costruisce “in libertà” le sue partiture e
sottopartiture corporali. È un grosso organismo
con cui l’attrice deve confrontarsi. La scelta dei
materiali, ad esempio, non è mai puramente
estetica ma più realmente funzionale. Le pareti di
polistirolo di Avvisaglie sono fonoassorbenti,
appositamente studiate per contenere il suono.
La struttura imponente richiede inoltre la
collaborazione di diverse competenze. Ci piace
molto l’idea di collaborare con un equipe di
ingegneri, architetti, tecnici.
Un ensamble di menti al lavoro che cooperano
per la creazione di un evento…
Esatto. Anche se all’inizio per gli altri è stato un
po’ un problema capire che cosa fossimo. È
teatro? performance? installazione? Per noi
diversamente, le definizioni non sono mai state
un problema… anche se in effetti ricollegandomi
alle tue domande precedenti sulla parola scritta
in generale, il titolo che diamo ad ogni opera è un
tassello importante nel work in progress creativo.
Ad esempio il prossimo lavoro che si chiamerà
Nell’occhio del ciclone è una prima chiave di
accesso all’opera, un paletto d’appoggio per il
lavoro in fieri.
L’ultima domanda vorrei dedicarla alle figure
della ricerca teatrale con cui siete cresciuti. In
particolare mi riferisco ai Motus e alla Socìetas
Raffaello Sanzio.
Abbiamo imparato molto dalle soluzioni tecniche
di uno spettacolo come Twin rooms dei Motus,
per ciò che riguarda la ricerca sullo spazio,
l’esplorazione di tutte le potenzialità e i limiti di
una struttura. D’altra parte è lì che abbiamo
imparato a camminare con le nostre forze in
autonomia. Lavorare con la Socìetas Raffaello
Sanzio invece, ci ha insegnato che il teatro è un
grosso cantiere da organizzare, da montare e
smontare. Un luogo tecnologicamente sofisticato
dove ci si pone continuamente problemi tecnici
da risolvere. In sostanza il nostro lavoro è un
lavoro di artigianato tecnologico.
> Eva gioca con la sua solitudine fra torte di compleanno, ospiti
immaginari, balli con cavalieri inesistenti.
POI FA VOLARE SULLA PLATEA UNA NUVOLA
TELECOMANDATA. È UN GIOCO SCENICO
LEGGERO, UN ATTO SENZA PAROLE.
Abbiamo deciso di costruirci una dimora! Sì, ora
possediamo una proprietà, uno spazio
immacolato e oblungo dove srotolare idee. Qui, i
contenuti, esseri e cose, diventano semplici
presenze, uguali, legate. Gli oggetti ci si
spiegano davanti: delimitano e compongono un
ambiente simbolico. Vogliamo liberare le cose
dallo strabismo del comune pensare che
ingabbia gli oggetti su se stessi, sulle loro
funzioni di base, sul loro uso effimero, e non dà
invece voce alla poesia che possiedono.
COSMESI
La perfomer Eva Geatti e l’artista visivo Nicola
Toffolini hanno fondato Cosmesi nel 2003. Lei,
ventiquattrenne, originaria di San Daniele, ha
attraversato stagioni d’arte insieme ai Motus e
Teddy Bear Company, dopo aver conosciuto il
lavoro dell’Impasto, Jurij Alschitz, Cesar Brie,
Danio Manfredini. Lui, trentenne, udinese, si è
fatto notare anche all’estero per opere che
ironicamente cortocircuitavano il consumismo,
tutte premiate dalle più avvertite industrie
(Targetti, Opel), anche per la bellezza dei titoli:
Un metro quadro di chiassose cicale nella
sezione verticale di un campo di grano oppure
Naturale che piove: fare il bello ed il cattivo
tempo.
LO SPETTACOLO
Una candida stanza, più lunga che larga, senza
aperture apparenti. Un rivestimento di piastrelle
bianche e la gelida luce di sei neon verticali
che danno all’ambiente un aspetto ancora più
asettico. C’è però Eva, la solitaria abitatrice di
quel luogo. Lei lo colora di rosso vivo e di
un’ironia rigenerante, capace di far fuori quella
tetra seriosità che spesso costituisce il limite
insopportabile dei giovani teatranti. Rossi e
bianchi sono gli abiti che Eva cambia e gli
oggetti che trae da un contenitore centrale,
destinato anche a rappresentare un podio per
immaginarie imprese sportive. Un uovo, un
telefono, una teiera, un ombrellino... ma anche
tre piccole bare che si allineano di fronte, a far
presentire un finale cruento. Rosso è anche
il colore del manico del coltello e del sangue
con cui si macchierà il petto, dopo essersi
legata all’alluce una targhetta da obitorio.
(Il manifesto)
09 _ Contatto MAG
LE INTENZIONI
10 _ Contatto MAG
>
04
GIORNATA DELLA MEMORIA
27–28 GENNAIO, ORE 21
UDINE, TEATRO S. GIORGIO
LA BANALITÀ DEL MALE
DA HANNAH ARENDT
ADATTAMENTO, REGIA E INTERPRETAZIONE
DI PAOLA BIGATTO
IN OCCASIONE DELLA GIORNATA DELLA
MEMORIA, LO SPETTACOLO VERRÀ REPLICATO
ANCHE IN MATINÉE, NELLE STESSE GIORNATE,
PER GLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI
DI UDINE
LA BANALITÀ
DEL MALE
“Venne colpita dalla superficialità e dalla mediocrità di
quell’uomo comune, che era stato capace di un male così
immenso”.
> Le azioni erano mostruose, ma chi le commetteva non era né
mostruoso né demoniaco: era pressoché normale.
LA STORIA
Nel 1961 a Gerusalemme Hannah Arendt seguì
come inviata del settimanale New Yorker le 120
sedute del processo Eichmann. Otto Adolf
Eichmann era stato responsabile della sezione
IV-B-4 dell’ufficio centrale per la sicurezza del
Reich tedesco. Eichmann non era mai andato
oltre il grado di tenente-colonnello, eppure
aveva svolto una funzione assolutamente
importante nella politica del regime nazista:
aveva coordinato l’organizzazione dei
trasferimenti degli ebrei verso i campi di
concentramento e di sterminio. Nel maggio
1960 agenti israeliani lo catturarono in
Argentina, dove si era rifugiato, e lo portarono
a Gerusalemme. Processato da un tribunale
israeliano, nella sua difesa tenne a precisare
che, in fondo, si era occupato “soltanto di
trasporti”. Fu condannato a morte mediante
impiccagione e la sentenza fu eseguita il
11 _ Contatto MAG
Il male estremo non
va semplicemente
relegato tra i
responsabili dei
massacri. È una
realtà presente in
ciascuno di noi, in
agguato nella
pigrizia mentale,
nell’inattività sociale
e politica, nel
delegare ad altri le
scelte della nostra
vita, nell’usare la
banalità e la
mediocrità come
alibi morali.
31 maggio del 1962. Hannah Arendt pubblicò sul
New Yorker i resoconti di quel processo e le
proprie considerazioni sulla “terribile
normalità” di chi era stato responsabile di
quegli atti. Nel 1963 le riunì in un libro, La
banalità del male, che suscitò grande scalpore
e proteste, soprattutto da parte della comunità
ebraica internazionale.
LO SPETTACOLO
Siamo all’Università di Chicago, nell'autunno del
1963. Hannah Arendt entra nell’aula per tenere
una lezione del suo corso su Machiavelli. Ma è
talmente turbata dalla polemiche suscitate dal
suo libro su Eichmann che abbandona il
programma scolastico per improvvisare una
lezione su quel processo. Da questa situazione
parte il lavoro di adattatrice e di attrice di
Paola Bigatto. Il testo è composto quasi
integralmente da parole della Arendt, tratte da
La banalità del male con inserti da Le origini
del totalitarismo e da un'intervista concessa
dalla filosofa nel 1964 alla televisione tedesca.
Si tratta di una lezione frontale, in cui gli
spettatori assumono il ruolo della classe degli
studenti della Arendt, che si rivolge loro con il
piglio e la partecipazione che le erano propri,
come filosofa e come docente. Arendt osserva
la macchina della giustizia di Israele con un
implacabile occhio critico e non esita - lei,
ebrea - a indagare le responsabilità morali e
dirette del popolo ebraico nella tragedia
dell’Olocausto, né ad attribuire a tutto il popolo
tedesco le pesanti responsabilità del nazismo e
ipocriti sensi di colpa durante la ricostruzione
post-bellica.
>
05
I BUONI E I CATTIVI
(MA NON SIAMO IN UN FILM DI JOHN WAYNE)
ESTETICA E ANESTETICI
12 _ Contatto MAG
Nella casa rimessa a nuovo scorgiamo solo
tre personaggi: una signora troppo ricca
e due bizzarri filosofi della carta da parati.
FOTO
GRAFIA
DI UNA
STANZA
3–4 FEBBRAIO, ORE 21
UDINE, TEATRO S. GIORGIO
CTB CENTRO STABILE DI BRESCIA
FOTOGRAFIA DI UNA STANZA
TESTO E REGIA DI CESARE LIEVI
SCENE DI JOSEF FROMMWIESER
COSTUMI DI VALERIA FERREMI
LUCI DI GIGI SACCOMANDI
CON STEFANO SANTOSPAGO,
CARLA CHIARELLI, ALESSANDRO AVERONE
PRODUZIONE CTB TEATRO STABILE DI BRESCIA
> Le stanze di Cesare Lievi sono camere oscure, nelle quali si sviluppano
le multiformi verità della vita.
CESARE LIEVI È UN DRAMMATURGO RAFFINATO,
IMPEGNATO A ESPLORARE I SEGRETI MOTI
DELL’ANIMO ATTRAVERSO UN MINUZIOSO
SGUARDO SULLE COSE. EGLI PARTE SEMPRE DA
UNA REALTÀ OSSERVATA CON CHIRURGICO
DISTACCO, DIETRO LA QUALE BRUCIANO PERÒ
INQUIETANTI INTERROGATIVI.
(IL SOLE 24 ORE)
Giuseppe, 50 anni, italiano, e Dragos, 25 anni,
extracomunitario dell’Est, sono due tappezzieri
che lavorano in un elegante appartamento
borghese. Stanno ultimando le rifiniture di una
stanza e in quello spazio chiuso, vuoto, ancora
vergine, risuonano le loro parole. Fotografia di
una stanza raccoglie i loro dialoghi: i pregiudizi,
la fame d’affetto, il sesso, l’emarginazione,
i sogni e le speranze. Sono dialoghi che
potrebbero essere stati rubati con un
registratore nascosto. Tutto si gioca durante la
pausa del pranzo, nel loro raccontarsi, nel
confrontarsi, nelle supposizioni e nei luoghi
comuni, nell’incapacità di andare oltre la
lettura stereotipa di ciò che si dice in giro degli
extracomunitari, delle ricche signore che si
fanno i giovani dell’Est, delle case sfarzose,
segno di una ricchezza senza stile. Una
fotografia – ciò che vorrebbe portarsi via il
tappezziere italiano – è però una speranza: la
possibilità di guardare dal buco della serratura
come quella stanza si presenterà un secondo
prima d’essere inquinata dalla vita.
L’AUTORE
Drammaturgo e regista, Cesare Lievi ha iniziato
l'attività teatrale nei primi anni Ottanta,
fondando a Gargnano, insieme al fratello
Daniele, scenografo, il Teatro dell’Acqua.
Culmine di quella felice stagione è stato
l’allestimento del Barbablù di Trakl, presentato
nel 1984 alla Biennale di Venezia, cui ha fatto
seguito la loro memorabile avventura artistica
nei paesi di lingua tedesca. La sua definitiva
affermazione in Italia è della prima metà degli
anni Novanta, quando auspice (e anche
produttore) il CSS di Udine, viene ripreso il
Barbablù, seguito da Tra gli infiniti punti di un
segmento (1995) e Il giorno delle parole degli
altri (1999), che completano una visionaria
“trilogia della camera nera”. Dal 1996 Lievi è
direttore artistico e regista del CTB – Teatro
Stabile di Brescia, per il quale ha messo in
scena numerosi autori, ma frequenti sono state
anche le sue regie liriche nei principali teatri
d’opera in Italia e all’estero. La più recente
regia teatrale è La casa di Bernarda Alba di
Federico García Lorca, andata in scena lo
scorso novembre. Lievi è anche poeta: Ardore
infermo è la plaquette di poesie che ha
pubblicato lo scorso anno.
13 _ Contatto MAG
LA STORIA
PROGETTO
RAFFAELLO SANZIO
Evento speciale, a Contatto due Episodi, una Crescita, un Ciclo
Filmico dalla Tragedia Endogonidia.
LA TRAGEDIA ENDOGONIDIA È UN AMPIO PROGETTO CHE RIPRENDE L’ANTICO MODELLO DELLA TRAGEDIA, TRAENDO DA ESSO ANCHE I MOTIVI PER UN
NUOVO MODO DI CONCEPIRE E FARE IL TEATRO. LA TRAGEDIA NON È CONSIDERATA SEMPLICEMENTE COME UN GENERE DRAMMATICO, MA COME UNA
STRUTTURA MENTALE E SPIRITUALE DELL’UMANITÀ, QUANDO QUESTA VUOLE COMPRENDERE CIÒ CHE VI È DI PIÙ INSPIEGABILE: LA VIOLENZA, LA MORTE,
L’IRREVERSIBILITÀ DEL MALE COMMESSO, E LA MANCANZA DELLA SPERANZA.
LA TRAGEDIA ENDOGONIDIA APPROCCIA QUESTO NESSO TENTANDO DI COGLIERE NUOVAMENTE IL SUO ANTICO LEGAME CON LA POLIS, LA CITTÀ, BEN
SAPENDO CHE QUESTA NON È PIÙ FORMATA DA UNA COMUNITÀ CHE CONDIVIDE LA STESSA VISIONE DEL MONDO, MA È DIVENUTA UN AGGLOMERATO DI
INDIVIDUI SPIRITUALMENTE SEPARATI. CIÒ NONOSTANTE LA RELAZIONE CON LA CITTÀ, CHE DÀ PERFINO IL NOME A OGNI EPISODIO, RIVELA L’INDOLE
ESSENZIALE DELLA TRAGEDIA E DELL’INTERO CICLO: NON AVERE PIÙ UNA DIMORA COSTRINGE A CERCARLA. LA CITTÀ È VISTA COME UN APPRODO
INSTABILE, CHE ACCOGLIE E CHE RESPINGE. L’“ERRARE”, È QUI SEGNO DELLO SMARRIMENTO DI CHI NON COMPRENDE PIÙ IL PROPRIO LEGAME ALLA
TERRA IN CUI VIVE. IL CICLO, IN TRE ANNI, HA FATTO TAPPA IN UNDICI CITTÀ D’EUROPA PRODUCENDO ALTRETTANTI SPETTACOLI, L’UNO DIVERSO
DALL’ALTRO, COME FOSSERO I DIVERSI STADI DI UNA TRASFORMAZIONE. SOLTANTO ORA CHE IL CICLO HA CONCLUSO IL SUO CORSO, VENGONO PROPOSTI
AL MONDO I DIVERSI EPISODI DELLA TRAGEDIA ENDOGONIDIA.
14 _ Contatto MAG
LA CARATTERISTICA DI TUTTI GLI EPISODI È QUELLA DI UN’INVENZIONE DI SITUAZIONI E DI ACCADIMENTI CHE VENGONO MESSI IN SCENA SENZA ALCUN
COMMENTO O SENZA ALCUNA SPIEGAZIONE: SPETTA SOLTANTO ALLO SPETTATORE GUARDARE E INTERPRETARE CIÒ CHE VEDE. LA TRAGEDIA ENDOGONIDIA,
INFATTI, FA A MENO DEL CORO, CHE NELL’ANTICA TRAGEDIA GRECA AVEVA L’INCARICO DI SPIEGARE I PASSAGGI PIÙ ENIGMATICI. LA RINUNCIA AL CORO È
FORSE L’ELEMENTO DI ROTTURA RISPETTO ALLA “TEATRALITÀ” CON LA QUALE OGGI SI AFFRONTANO LE TRAGEDIE DELL’UMANITÀ, E CHE PONE GLI
SPETTATORI IN UNA CONDIZIONE PASSIVA, A COMINCIARE DALL’INTERPRETAZIONE DEI FATTI, PRONTAMENTE FORNITA DA SVARIATI “CORI”. LA TRAGEDIA
ENDOGONIDIA RIMETTE AL CENTRO DELLA SCENA NON TANTO LA VIOLENZA O LA MORTE, QUANTO L’ENIGMA DELLA VITA E DELL’ESSERE, A COMINCIARE
DALLA NASCITA, E PONE QUESTO ENIGMA, PRIVO DI MEDIAZIONI, DI FRONTE ALLO SGUARDO E AL PENSIERO DI OGNI SPETTATORE.
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06
PROGETTO
RAFFAELLO SANZIO
CICLO FILMICO DELLA TRAGEDIA
ENDOGONIDIA
IN COLLABORAZIONE CON CEC – CENTRO
ESPRESSIONI CINEMATOGRAFICHE
20 FEBBRAIO, ORE 18.30 E ORE 21.30
UDINE, VISIONARIO (VIA ASQUINI)
C.#01 CESENA (14’) – A.#02 AVIGNON (25’)
B.#03 BERLIN (35’) – BR.#04 BRUXELLES (28’)
BN.#05 BERGEN (27’) – P.#06 PARIS (30’)
21 FEBBRAIO, ORE 18.30 E ORE 21.30
UDINE, VISIONARIO (VIA ASQUINI)
R.#07 ROMA (30’) – S.#08 STRASBOURG (27’)
L.#09 LONDON (36’) – M.#10 MARSEILLE (52’)
C.#11 CESENA (11’)
22 FEBBRAIO, DALLE ORE 15.30
UDINE, VISIONARIO (VIA ASQUINI)
PROIEZIONE INTEGRALE DEL CICLO FILMICO
DELLA TRAGEDIA ENDOGONIDIA
Oltre a due Episodi e una Crescita, il Progetto
Raffaello Sanzio prevede a Udine la proiezione
degli undici film che compongono il ciclo della
Tragedia Endogonidia, realizzati da Cristiano
Carloni e Stefano Franceschetti (eccetto il
primo, creato da Romeo Castellucci). Attraverso
la proiezione della sequenza degli episodi si
potrà scorrere lo sviluppo del processo di
questa Tragedia, assistere allo spettacolo delle
sue figure principali e ricorrenti, intuire il
sistema drammatico che la Tragedia
Endogonidia ha inaugurato stabilendo un nuovo
legame con la città. Carloni e Franceschetti
non documentano le visioni di Romeo
Castellucci: le implicano nei loro video, con una
tecnica simile a un’alchimia che tratta e risolve
immagini e materie. Il montaggio si basa su
inquadrature che si stratificano e si
trasformano per evaporazione o assorbimento.
Cristiano Carloni (nato a Fano nel 1963) e
Stefano Franceschetti (nato a Pesaro nel 1966)
hanno studiato cinema d’animazione e pittura
ad Urbino. Dal 1993 lavorano insieme nel
campo delle arti elettroniche realizzando video
e videoinstallazioni. Tra i loro lavori: La camera
intorno (1993), Urbino memoriale (1996), Senza
foce (1997), Errante erotico eretico (1998),
Ultima scena (2005). La collaborazione con la
Socìetas Raffaello Sanzio è cominciata nel
1999.
>
BRUXELLES
PROGETTO
RAFFAELLO SANZIO
17–18 FEBBRAIO, ORE 21
UDINE, TEATRO PALAMOSTRE
SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO
BR.#04 BRUXELLES/BRUSSEL
TRAGEDIA ENDOGONIDIA IV EPISODIO
DI ROMEO CASTELLUCCI
REGIA, SCENOGRAFIA, LUCI E COSTUMI
ROMEO CASTELLUCCI
PRODUZIONE
SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO – CESENA,
FESTIVAL D’AVIGNON, HEBBEL THEATER – BERLIN,
KUNSTENFESTIVALDESARTS – BRUXELLES/BRUSSEL,
BERGEN INTERNATIONAL FESTIVAL,
ODÉON –THÉÂTRE DE L’EUROPE CON FESTIVAL
D’AUTOMNE – PARIS, ROMAEUROPA FESTIVAL,
LE MAILLON – THÉÂTRE DE STRASBOURG, LIFT
(LONDON INTERNATIONAL FESTIVAL OF THEATRE),
THÉÂTRE DES BERNARDINES CON THÉÂTRE DU
GYMNASE – MARSEILLE.
IN COLLABORAZIONE CON EMILIA ROMAGNA
TEATRO FONDAZIONE – MODENA.
CON IL SUPPORTO DEL PROGRAMMA CULTURA
2000 DELL’UNIONE EUROPEA.
La meta di Bruxelles, costituisce il IV episodio
della serie e introduce nuove figure
nell’umanità della Tragedia Endogonidia. Sono
personaggi legati al tema del tempo, non
considerato astrattamente, ma incarnato
nell’età biologica degli uomini. BR.#04
considera la vita umana nella sua dimensione di
durata, interrogando soprattutto l’enigma del
suo inizio, della sua nascita al mondo, della sua
iniziazione al linguaggio e del suo essere
inghiottiti dalla voragine del tempo.
MNEMOSINE
La scena che inaugura BR.#04 ci immerge in
quella che sarà la questione di questo episodio,
ovvero la questione del tempo. Il sipario bianco
che delimita la scena si apre per lasciar
apparire un cubo, aperto al pubblico ricoperto
dal suolo al soffitto di lastre di marmo bianco
alle quali sono sospesi dei neon. Il luogo è
atemporale, innominabile paradossalmente
carico di emozioni. Al centro dello spazio
s’affaccenda una donna delle pulizie dalla pelle
nera, pulisce il suolo aiutandosi con il suo
REGIA, COMPOSIZIONE DRAMMATICA, SONORA
E VOCALE CHIARA GUIDI
TRAIETTORIE E SCRITTURE CLAUDIA CASTELLUCCI
MUSICA ORIGINALE SCOTT GIBBONS
CON SONIA BELTRAN NAPOLES,
CLAUDIO BORGHI, CLAUDIA CASTELLUCCI,
SEBASTIANO CASTELLUCCI, MAURINO CREMONINI,
LUCA NAVA, SERGIO SCARLATELLA
INTERPRETAZIONE E REALIZZAZIONE DEI
COSTUMI GABRIELLA BATTISTINI
EFFETTI DI DINAMICA STEPHAN DUVE
strofinaccio. Con applicazione, lava il suolo
immacolato di questo posto strano. Non è
successo nulla, eppure sentiamo
profondamente che molte cose sono accadute,
o dovranno accadere. Questa scena inaugurale
pone la questione principale del tempo umano.
L’azione comincia dalla fine, sul filo
dell’episodio ci si rende conto che tutto è
rovesciato. Il gioco è tra il diritto e il rovescio.
In effetti le figure che si presentano di volta in
volta marcano le tre età biologiche dell’uomo
così come sono formulate nell’enigma della
Sfinge: un lattante, un giovane ed un vecchio.
Questa scena dunque inaugura un tragitto nel
tempo umano attraverso quello della
rappresentazione; s’inizia una destrutturazione
del tempo. I tagli netti fra ogni scena rompono
la linearità dell’azione, e l’assenza di
narrazione fa perdere il suo senso, la sua
linearità rispetto al tempo.
Céline Astrié (tratto da “Idioma Clima, Crono
III”, Quaderni del Ciclo della Tragedia
Endogonidia, Cesena, 2003)
15 _ Contatto MAG
BR.#04
07
CRESCITAXII
08
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PROGETTO
RAFFAELLO SANZIO
20–21 FEBBRAIO, ORE 21
6 repliche della durata di 20 minuti,
ciascuna per 20 spettatori
UDINE, TEATRO S. GIORGIO
SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO
CRESCITA XII AVIGNON
DAL CICLO DELLA TRAGEDIA ENDOGONIDIA
DI ROMEO CASTELLUCCI
PRODUZIONE
SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO – CESENA
COURTESY BY FESTIVAL D’AVIGNON, HEBBEL
THEATER – BERLIN, KUNSTENFESTIVALDESARTS –
BRUSSELS, BERGEN INTERNATIONAL FESTIVAL,
ODÉON – THÉÂTRE DE L’EUROPE CON FESTIVAL
D’AUTOMNE – PARIS, ROMAEUROPA FESTIVAL,
LE MAILLON – THÉÂTRE DE STRASBOURG, LIFT
(LONDON INTERNATIONAL FESTIVAL OF THEATRE),
THÉÂTRE DES BERNARDINES CON THÉÂTRE DU
GYMNASE – MARSEILLE.
IN COLLABORAZIONE CON EMILIA ROMAGNA
TEATRO FONDAZIONE – MODENA.
Crescita… da qualcosa o di qualcosa.
In questo caso è qualcosa che cresce da un
corpo e si sviluppa singolarmente benché
collegato a quel corpo.
La Crescita è un’azione teatrale che dota
l’intero arco della Tragedia Endogonidia, da cui
essa dipende, di una particolare gemmazione.
Non è dunque un’azione autonoma: deriva
dall’Episodio cui fa riferimento e ne sviluppa un
aspetto, un oggetto. L’idea che sta al fondo
della Tragedia Endogonidia è infatti quella di un
pensiero che si muove e che si moltiplica in
rapporto alle città e agli spettatori.
Avendo abolito il Coro, la cui funzione classica
era quella di spiegare i fatti che si
avvicendavano, ora tocca soltanto agli
spettatori “spiegare”, nel vero senso della
parola: porre mano in prima persona alla dura
indifferenza dei fatti. Gli occhi vedono molto
bene quello che succede, ma nessuna parola
che provenga dal palco orienta la
comprensione. Qui occorre accettare una
AVIGNON
MUSICA ORIGINALE SCOTT GIBBONS
COMPOSIZIONE SONORA CHIARA GUIDI
TRAIETTORIE E SCRITTURE
CLAUDIA CASTELLUCCI
CON SEBASTIANO CASTELLUCCI
sospensione che non è abolizione della parola,
ma dell’analogia che riduce la parola a utensile
comunicativo. La comunicazione è la tragedia
che viene trattata come una commedia. Se il
teatro ha oggi una funzione, è quella di andare
a fondo della propria specificità, che non è
quella della comunicazione e dell’analogia, ma
quella della rivelazione e dell’interruzione di un
automatismo dell’apprendimento attuate
singolarmente: partecipate o condivise, ma
derivanti da un rapporto personale con la
scena, non preparato o orientato da un
mediatore esterno.
>
LONDON
PROGETTO
RAFFAELLO SANZIO
22–23 FEBBRAIO, ORE 21
UDINE, TEATRO NUOVO GIOVANNI DA UDINE
SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO
L.#09 LONDON
TRAGEDIA ENDOGONIDIA IX EPISODIO
DI ROMEO CASTELLUCCI
REGIA, SCENE, LUCI E COSTUMI
ROMEO CASTELLUCCI
INTERPRETAZIONE E REALIZZAZIONE DEI
COSTUMI GABRIELLA BATTISTINI
OGGETTI PLASTIKART DI ISTVAN ZIMMERMANN,
GIOVANNA E GIUSEPPE AMOROSO
PRODUZIONE
SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO – CESENA,
FESTIVAL D’AVIGNON, HEBBEL THEATER – BERLIN,
KUNSTENFESTIVALDESARTS – BRUXELLES,
BERGEN INTERNATIONAL FESTIVAL, ODÉON –
THÉÂTRE DE L’EUROPE CON IL FESTIVAL
D’AUTOMNE À PARIS, ROMAEUROPA FESTIVAL,
LE MAILLON–THÉÂTRE DE STRASBOURG, LIFT
(LONDON INTERNATIONAL FESTIVAL OF THEATRE),
THÉÂTRE DES BERNARDINES CON IL THÉÂTRE DU
GYMNASE À MARSEILLE.
IN COLLABORAZIONE CON: EMILIA ROMAGNA
TEATRO FONDAZIONE – MODENA.
CON IL SUPPORTO DEL PROGRAMMA CULTURA
2000 DELL’UNIONE EUROPEA.
L’Episodio di Londra segue un percorso circolare,
perché la scena conclusiva si riannoda a quella
iniziale, e sta a indicare l’inevitabilità del destino.
Nella prima parte dell’Episodio c’è una donna – la
stessa che è presente in quasi tutti gli Episodi della
Tragedia Endogonidia, e che viene chiamata “Madre
Anonima”. Accanto a lei c’è una bambina, che
potrebbe essere sua figlia, o anche l’immagine di lei
stessa che si propaga in un tempo aperto sia sul
futuro sia sul passato. Ma questa Madre, che ha
generato la vita, prova ora la tremenda potenza del
suo rovescio. Il culmine dell’esperienza umana atta
a generare la vita, conosce e prova la propria
capacità negativa. Uccidere un figlio è chiudere
anche a se stessi ogni via di salvezza. Questa donna
è chiamata, in qualche modo, a essere al centro
dell’esperienza del dolore, sia che lo subisca, sia
che lo infligga.
La donna in un primo momento appare appesa a un
lungo cordone che cala dall’alto avvinghiandole i
polsi. Non può sfuggire, è prigioniera, ma poi tutto
sembra incominciare quando – spogliandosi di tutti
i suoi abiti – offre se stessa alla maschera della
Commedia e cammina verso l’orizzonte. Come nuda
vita, rivestita soltanto della maschera della
REGIA, DRAMMATURGIA MUSICALE E
COMPOSIZIONE VOCALE CHIARA GUIDI
TRAIETTORIE E SCRITTURE
CLAUDIA CASTELLUCCI
MUSICHE ORIGINALI SCOTT GIBBONS
CON
TÉ STESSA DOPO: LUCETTA CASINI
TÉ STESSA PRIMA: EVA CASTELLUCCI
UN POPOLO: MICHELE BRUZZI,
CARMEN CANCELLARI, AGATA CASTELLUCCI,
DEMETRIO CASTELLUCCI, TEODORA CASTELLUCCI,
CHIARA GUIDI, SERGIO SCARLATELLA,
ANTONIO TREBBI
Commedia, si reca all’appuntamento col destino.
Qui si presenta in piedi, tra due blocchi di pietra,
che, avvicinandosi tra loro, tendono a schiacciarla.
La natura, ignara e indifferente, segue il proprio
corso, che indifferentemente distrugge ciò che
crea. La Madre si immerge sino ai fianchi in un
sarcofago che riveste la sua pelle chiara di una
coltre nera. Questa è soltanto l’anticipazione della
chiusura della parabola circolare dell’Episodio,
quando tutta la scena sarà inghiottita dal nero.
La seconda parte dell’Episodio vede protagonista la
Bambina, colpita da un sonno così profondo, da
confondersi con la morte; e invasa da un sogno così
denso e affollato, che sembra già essere il mondo di
un al-di-là. Forse la bambina è già morta, e forse le
presenze danzanti, folkloriche, gli spiriti della terra
che le turbinano attorno possono soltanto fare
rimpiangere un mondo terreno di affetti e di
espressioni naturali che la Bambina mai più potrà
provare. Alla fine il colore nero ricoprirà tutta la
scena, quando sia la Madre, sia la Bambina,
interamente rivestite con abiti scuri, saranno
nuovamente insieme, visibili solo nel volto, di fronte
alla notte.
17 _ Contatto MAG
L.#09
09
>
10
I BUONI E I CATTIVI
(MA NON SIAMO IN UN FILM DI JOHN WAYNE)
ESUBERI E ESUBERANTI
2–3–4 MARZO, ORE 21
UDINE, PALASPORT CARNERA
ANPLAGGHED
SCRITTO CON VALERIO BARILETTI,
CESARE ALBERTO GALLARINI
E CON LA COLLABORAZIONE DELLA
GIALAPPA’S BAND
REGIA DI ARTURO BRACHETTI
UNA PRODUZIONE PAOLO GUERRA PER AGIDI
SI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE
IL COMUNE DI UDINE
18 _ Contatto MAG
Vecchiette derubate, teppistelli imbranati, spacciatori improbabili,
vicini di casa litigiosi e personaggi strampalati, comici e teneri:
è la strana vita di quartiere di Aldo Giovanni e Giacomo.
ANPLAGGHED
IL RITORNO DEI CORTI
A distanza di dieci anni dallo spettacolo I Corti,
Aldo Giovanni e Giacomo tornano al loro primo
amore, il teatro.
I tre comici saranno infatti autori e interpreti di uno
spettacolo ricco di nuovi sketch in cui torneranno a
prendere e a prendersi in giro usando i loro
personaggi come tre maschere comiche e tenere,
capaci di farci ridere sulla quotidianità un po’
surreale che da sempre raccontano.
Filo conduttore del nuovo spettacolo, la vita in un
quartiere di periferia di una grande metropoli, con
un nutrito gruppo di personaggi alle prese con i
piccoli e grandi problemi di tutti i giorni.
Vecchiette derubate, teppistelli imbranati,
spacciatori improbabili, vicini di casa litigiosi e
personaggi strampalati, espressione della realtà un
po’ cinica delle grandi città, prenderanno vita sul
palcoscenico, filtrati attraverso lo sguardo divertito
di Aldo Giovanni e Giacomo.
QUEI MAGNIFICI TRE
Aldo Baglio è nato a Palermo, il 28 settembre 1958.
Prima di fare il comico, cosa per cui si sentiva
naturalmente portato, lavorava alla Sip. Giovanni
Storti è nato a Milano il 20 febbraio 1957 e insieme
ad Aldo frequentava, sempre a Milano, la scuola di
teatro dell’Arsenale. Nel 1991, Aldo e Giovanni
incontrano Giacomo. Nato a Villa Cortese il 26 aprile
1956, Giacomo Poretti di giorno faceva l’infermiere
e di notte era protagonista, insieme alla fidanzata
Marina Massironi, di spettacoli comici. L’unione fa la
forza e così nascono Aldo Giovanni e Giacomo. La
fusione avviene in un caffè-teatro in provincia di
Varese, dove ogni domenica viene data ai giovani
artisti l’opportunità di esibirsi improvvisando. Dalla
provincia i tre scendono in città. Lo Zelig milanese,
dove lavorano per un anno intero, li fa uscire dalla
clandestinità, ma li sdogana definitivamente Paolo
Rossi, che li vuole accanto a sé nel 1992 in Su la
testa, spettacolo teatral-televisivo di RaiTre che
cambia il modo di fare comicità in tv. Da quel
momento è una strada tutta in discesa. Cielito Lindo
e Mai dire gol li fanno diventare un caso sul piccolo
schermo, mentre a teatro infilano uno dopo l’altro
spettacoli come Lampi d’estate, I corti, Tel chi el
telun, fino al primo e indimenticabile film: Tre
uomini e una gamba (1997). Il secondo, Così è la
vita (1998), totalizza 60 miliardi di incassi.
Il terzo Chiedimi se sono felice (2000) è già entrato
nella storia. Rilanciano nel 2002 con La leggenda di
Al, John e Jack e sono tutti tre attorno a Paola
Cortellesi in Tu la conosci Claudia?, film natalizio del
2004, che coincide con l’assegnazione del Premio
De Sica, dalle mani stesse del presidente Carlo
Azeglio Ciampi. In realtà, Giovanni sperava nel titolo
di Cavaliere, Aldo nella licenza di terza media, e
Giacomo in qualche aiuto sul condono.
19 _ Contatto MAG
11
foto Luca d’Agostino
diamo i numeri
brevi notizie, informazioni e cifre
sull’attività del CSS
foto Luca d’Agostino
>
20 _ Contatto MAG
Western Woman
di Rita Maffei
Morte per acqua
di Paolo Mazzarelli
Il giardino e la tigre
TIG VIII Stagione a Udine
28 5 6000
Rita Maffei e la Western Woman
dell’omonimo spettacolo da lei scritto,
diretto e interpretato (e visto a Contatto
lo scorso marzo), fanno le valige e
partono per l’Oriente. Ritornano in India
dove lo spettacolo creato assieme a
Mallika Sarabhai, la splendida
danzatrice e attrice incontrata ad
Ahmedabad 2 anni fa, sarà presentato in
alcuni teatri del subcontinente asiatico,
fra cui Bombay e Delhi. Il debutto
indiano è previsto per il 28 dicembre
all’International Art Festival di
Ahmedabad, città dove ha sede la
Darpana Academy of Performing Arts, il
centro internazionale per le arti
sceniche che ha ospitato Rita in
residenza artistica per 3 mesi
nell’inverno 2003.
Inizio d’anno sui palcoscenici della
Regione per Sogno di una cosa, lo
spettacolo che dà corpo alle pagine del
primo romanzo di Pier Paolo Pasolini. Un
esperimento letterario dai colori e dalle
ambientazioni tutte friulane, che il
regista Andrea Collavino ha affidato alla
formidabile energia di un giovane
gruppo di interpreti freschi di studi
teatrali (sono ex allievi della Civica
accademia d’arte drammatica Nico Pepe
di Udine). 5 in tutto le repliche di
gennaio per lo spettacolo: dal
10 al 12 gennaio al Teatro Nuovo
Giovanni da Udine, il 26 gennaio
all’Auditorium Candoni di Tolmezzo e il
27 gennaio al Teatro Verdi di Maniago.
Molto applaudite a Roma, dal 13 al 17
dicembre, le ultime 5 repliche per il
2005 di Morte per acqua, messa in
scena di Paolo Mazzarelli con la
scrittura fisica di Michela Lucenti,
presentato al Teatro India, lo spazio che
il Teatro di Roma riserva all’innovazione
e alle proposte emergenti della scena
italiana e internazionale.
Hanno già raggiunto quota 6000 a Udine le
prenotazioni delle classi materne,
elementari e medie (la maggior parte
allievi dalle scuole che aderiscono al TIG,
la Stagione di teatro per l’infanzia e la
gioventù del CSS) e dei gruppi famiglia, che
visiteranno la mostra Colore!, l’evento
ideato, progettato e realizzato dal MUBA di
Milano e realizzato in città da MODIdi –
Museo dei bambini di Udine, in
collaborazione con il CSS, con il sostegno
della Regione, della Provincia e del
Comune di Udine. Sviluppata come un
percorso interattivo per bambini (età
consigliata: dai 3 agli 11 anni), Colore!
mette in sequenza 9 installazioni che
stimolano nei bambini un’intensa
esperienza plurisensoriale. Il percorso si
completa con un momento di spettacolo
dal vivo, Il giardino d’Oriente, un ambiente
naturale interattivo in cui i bambini sono
invitati a entrare. Un sistema di
videoproiezione collegato a un sistema di
32 sensori nascosti sotto un tappeto
bianco, attiva al contatto con i passi e i
movimenti dei bambini e delle 2 danzatrici
animatrici dello spazio (Marta Bevilacqua e
Barbara Stimoli), la visione di 4 giardini
naturali ognuno collegato a un diverso
colore. Lo spettacolo è una co-produzione
TPO-CSS-MODIdi, in collaborazione con
Arearea. Il Museo dei bambini di Udine è
stato inaugurato alla Galleria d’Arte
Moderna il 26 novembre e rimarrà aperto
fino al 26 febbraio (dalle ore 9 alle 18).
Per informazioni e prenotazioni:
MODIdi 0432 502758 e CSS 0432 504765.
Lasciami andare madre
di Lina Wertmüller
2006
Il nuovo anno arricchisce di nuove
proposte anche la scena del Teatro
Pasolini di Cervignano. Dopo un fine
anno dedicato al ricordo di Pier Paolo
Pasolini, con 2 spettacoli, 1 concerto e 5
incontri assieme a esperti dell’opera del
poeta scomparso 30 anni fa, il Teatro
cervignanese riprende la stagione di
prosa con le 5 proposte della seconda
parte di stagione. Si apre, il 16 gennaio,
con l’Othello interpretato da Michele Di
Mauro e Lucilla Giagnoni, una coppia
che snocciola il girotondo di tutte le
altre figure del dramma shakespeariano:
Othello e Desdemona, Jago ed Emilia,
Cassio e Bianca, tingendo la tragedia
in commedia e musica.
Il 1 febbraio il coreografo Roberto
Castello fa danzare la Compagnia Aldes
in La forma delle cose, una fotografia in
movimento sul presente che raggruppa
in maniera imprevedibile e ironica
materiali della realtà quotidiana,
intrecciando movimento, parola, video e
musica. L’attrice Piera Degli Esposti
sarà la protagonista il 20 febbraio di
Un’indimenticabile serata, una piéce
teatrale e in musica dedicata al grande
umorista del Novecento Achille
Campanile. Il 18 marzo Bebo Storti e
Renato Sarti portano a Cervignano il
teatro civile e la drammatica
testimonianza de La nave fantasma, per
ricordare la tragica notte di Natale del
1996, quando nel mare fra la Sicilia e
Malta, affondò una nave carica di
immigrati.
La stagione si chiude il 18 aprile
con Lasciami andare, madre, tratto
dal romanzo autobiografico di
Helga Schneider, per la regia di Lina
Wertmüller e la magistrale
interpretazione di Roberto Herlitzka, uno
dei più bravi e singolari attori del nostro
teatro, qui nei panni della madre ex SS
della Schneider, e Milena Vukotic, nel
ruolo di Helga con sensibilità sottile e
intelligente.
ExtraCandoni
7
7 teatri hanno unito vocazioni e impegno
per un’azione attiva e concreta a
sostegno della scrittura per il teatro in
Italia. È nata da questa partnership
virtuosa e innovativa ExtraCandoni, la
rete di teatri per la promozione, la
produzione e la diffusione della nuova
drammaturgia, che riunisce CSS Teatro
stabile di innovazione del FVG, Teatro
Litta di Milano, Teatro delle Moline di
Bologna, Arca Azzurra Teatro di San
Casciano Val di Pesa (Fi), Teatro Eliseo
di Roma, Nuovo Teatro Nuovo di Napoli,
Teatro Kismet di Bari. Strutture di tutta
la penisola che ogni anno
commissioneranno ad un drammaturgo
la scrittura di un nuovo testo e si
impegneranno a metterlo in produzione,
a ospitarlo nei propri teatri e a
distribuirlo in tutta Italia. Per il 2005
l’autore prescelto è Renato Gabrielli.
A marzo 2006 il debutto, proprio a Udine
a Contatto, della sua nuova opera,
Salviamo i bambini, che toccherà in
tournée tutti i teatri della rete
ExtraCandoni fino a giugno 2006.
21 _ Contatto MAG
Othello,
per morire in un tuo bacio
22_ Contatto MAG
>
12
Campus: Università e teatro
Lo spazio del contatto
Una nuova puntata di CAMPUS – la rubrica che mette in contatto università
e teatro – e un intervento che aggiunge nuovi punti di vista al rapporto tra
la generazione giovane e lo spettacolo. Questa volta due studentesse
dell’Università di Udine riflettono sulle ragioni che tengono distanti i loro
coetanei dal teatro e le confrontano con la maggior disponibilità giovanile
nei confronti del cinema. Prezzo dei biglietti? Quantità di informazione?
Strategie della pubblicità e della promozione? Ruolo della scuola superiore?
Che cosa dovrebbe cambiare perché migliori l’attenzione che i giovani
riservano alla scena teatrale?
L’opinione che esprimono Emiliana Gennari e Serena Rosa Bernardins
(Corso di Laurea DAMS – Discipline delle Arti della Musica e dello
Spettacolo – con sede a Gorizia) è interessante e autorevole. A Gorizia, il
DAMS offre infatti ambedue le specializzazioni: Cinematografia e
Spettacolo. E i piani di studio comprendono insegnamenti che hanno per
oggetto tanto i film quanto le opere musicali e il teatro. In entrambi i casi
la parte teorica e di studio viene affiancata dall’esperienza pratica, che per
il teatro, in particolare, fa riferimento all’insegnamento di “Teoria e tecnica
della recitazione”. Non un corso per diventare attori, ma laboratori che
permettono di verificare concretamente, con la pratica del corpo e della
voce, ciò che storicamente è stata, ed è ancora oggi, la professione
scenica, con tutto ciò che le gira intorno.
Sullo stesso argomento altri punti di vista potranno aggiungersi e altri
fronti di attenzione possono essere aperti. Basta scrivere all’indirizzo mail
indicato più sotto. Nella rubrica CAMPUS ogni opinione è benvenuta.
Roberto Canziani, DAMS – Università di Udine
[email protected]
Una generazione tra teatro e cinema
Perché noi giovani preferiamo andare al cinema piuttosto che a
teatro?
Il cinema ci piace, il teatro ci attira, ma non
abbiamo tutti i mezzi necessari per riconoscere
ed apprezzare la diversità tra queste due forme
di spettacolo. Una recente rilevazione,
pubblicata dall’istituto di indagini statistiche
SWG, parla chiaro: “Se teatro, mostre e musei
vengono visitati di rado, permane una certa
assiduità nella frequentazione del cinema (il
36% vi si reca abitualmente)”. Osservando le
percentuali della tabella riportata qui
sotto si vede come soltanto il 5% dei ragazzi
intervistati va abitualmente a teatro.
In una settimana, quali delle seguenti attività
svolgi abitualmente fuori casa:
andare a casa di amici 68
andare al pub/bar/birreria 58
mangiare fuori casa (pizzeria, ristorante) 56
andare al cinema 36
fare shopping 36
andare alle feste 28
fare passeggiate o gite fuori porta 24
andare in discoteca 22
andare a teatro 5
visitare mostre/musei 5
andare in sala giochi 5
non risponde 2
Fonte: www.swg.it
Sorge spontanea l’idea che sia il costo del
biglietto la causa principale di questa apparente
mancanza di interesse per il teatro. È vero:
assistere ad uno spettacolo costa di più che
andare al cinema e “spararsi” due ore di effetti
speciali; inoltre, tecnologia è la parola chiave per
cogliere le aspettative delle nuove generazioni
nei confronti dell’intrattenimento. Grazie ad essa
il cinema cattura la realtà, i nuovi effetti speciali
la amplificano e la rendono un’emozione unica.
La natura del teatro impone invece un diverso
approccio con la realtà, mira all’immaginazione
dello spettatore ed al contempo ha bisogno di
una panoramica storico-culturale che faccia da
sfondo agli eventi rappresentati. Guardando un
film tutto è già pronto e senza fatica possiamo
seguire una storia, mentre il teatro può essere
molto più simbolico e difficile da interpretare, e
ad ogni gesto o cambiamento di luce può
corrispondere un messaggio particolare. Sono
quindi necessarie delle conoscenze e delle chiavi
di lettura. La scuola ha un ruolo fondamentale
per la preparazione di un futuro spettatore
consapevole, e per questo i laboratori teatrali tra
gli studenti possono allargare la loro sensibilità
nei confronti della recitazione dal vivo.
Si sta aprendo il dialogo tra scuola e teatro;
molte classi infatti si recano periodicamente
ad assistere agli spettacoli che possono variare
per genere e stile e che permettono la
conoscenza di varie forme di espressione.
È necessario infine che l’organizzazione
teatrale impari a sfruttare i mezzi che il cinema
offre: la limitata fruibilità del “qui ed ora” del
teatro può fondersi con un “ovunque e sempre”
del cinema. Infatti un’opera teatrale potrebbe
essere regolarmente diffusa attraverso le
comuni videocassette e dvd, come si fa anche
per la musica: godrà così di una maggiore
diffusione. La riproduzione in serie di un’opera
teatrale permetterebbe una maggior
informazione e un maggior coinvolgimento.
È infatti possibile che la visione domestica di
un video diventi un incentivo per i giovani ad
andare a teatro. La pubblicità mediatica per il
teatro non è sviluppata come lo è per il cinema.
I trailer di film potrebbero essere affiancati ad
altri di teatro: in questo modo due forme d’arte
così diverse potranno viaggiare insieme verso
un apprezzamento comune, continuamente in
evoluzione.
23_ Contatto MAG
Un contributo di Emiliana Gennari, Serena Rosa Bernardins
IL CSS
> Produrre
MORTE PER ACQUA progetto e regia di Paolo
Mazzarelli e con la scrittura fisica di Michela
Lucenti, da “La terra desolata” di Thomas
Stearns Eliot e da “State of the World 2005”
del World Watch Institute.
WESTERN WOMAN, ideazione e regia Rita
Maffei, creato e interpretato da Mallika
Sarabhai e Rita Maffei, una produzione CSS, in
collaborazione con Calendidonna 2005 – L’altra
metà dell’India, Comune di Udine.
SOGNO DI UNA COSA, progetto e regia di Andrea
Collavino, una coproduzione Mittelfest
2005/CSS, in collaborazione con Civica
Accademia “Nico Pepe” e con Provincia di
Pordenone, Teatro Club Udine, Comune di
Casarsa, Comune di San Vito al Tagliamento.
Teatro Incerto, GARAGE 77, di e con Claudio
Moretti, Fabiano Fantini e Elvio Scruzzi.
> In repertorio
I TOPI, coreografia e canti Michela Lucenti,una
produzione CSS e Balletto Civile con il sostegno
di Mittelfest 2004, Seas (Intercult, Stoccolma).
WOYZECK di Georg Büchner, regia di Giancarlo
Cobelli, una coproduzione CSS Teatro stabile di
innovazione del FVG-Teatro Stabile Torino.
CECITÀ di José Saramago, regia di Gigi
Dall’Aglio, una coproduzione CSS Teatro stabile
di innovazione del FVG – Fondazione Teatro
Due Teatro Stabile Parma e Reggio Emilia.
MORTE DI DANTON di Georg Büchner, regia di
Aleksandar Popovski, una produzione CSS
Teatro stabile di innovazione del FVG con il
sostegno di Theorem Associazione sostenuta
dal Programma Cultura 2000 dell’Unione Europea,
Intercult, Goethe Institut, Fondazione CRUP.
COPENAGHEN di Michael Frayn, regia di Mauro
Avogadro, con Umberto Orsini, Massimo
Popolizio, Giuliana Lojodice, una coproduzione
CSS Teatro stabile di innovazione del FVG –
Emilia Romagna Teatro Fondazione.
GIORNI ALL’ANNO
GIULIO CESARE da Shakespeare e dai
comunicati dell’EZLN del Subcomandante
Marcos, regia di Paolo Mazzarelli, una
produzione in collaborazione con Armunia.
TRACCE DI UNA SACRIFICIO – IL MITO DI
ALCESTI IN UN CAMPO DI STERMINIO di e con
Rita Maffei e Fabiano Fantini.
Teatro Incerto, MARATONA DI NEW YORK di
Edoardo Erba, regia di Rita Maffei.
PASOLINI, PASOLINI! di e con Paolo Mazzarelli.
LACHRYMAE (SEMPER DOLENS!) di e con Rita
Maffei e Fabiano Fantini.
> In scena
Udine TEATRO CONTATTO 2005_2006 stagione di
nuovo teatro del CSS Teatro stabile di
innovazione del FVG, XXIV edizione.
Cervignano TEATRO PASOLINI 2005_2006 IX
stagione di prosa, in collaborazione con
Associazione Culturale Teatro Pasolini.
Progetto di TIG TEATRO PER L’INFANZIA E LA
GIOVENTÙ IX edizione per il territorio della
Bassa friulana orientale e Destra Torre, VIII
edizione per Udine e Provincia di Udine.
> Attività editoriale
X IL TEATRO collana di nuova
drammaturgia italiana e in friulano.
cd musicali.
> Progetti
PROGETTO THIERRY SALMON – LA NUOVA ECOLE
DES MAÎTRES, corso internazionale di
perfezionamento teatrale e di confronto fra i
diversi tipi di formazione diretto da Franco
Quadri; paesi partner: Italia, Belgio, Francia,
Spagna, Portogallo, con il sostegno del
Programma Cultura 2000 dell’Unione Europea
e in collaborazione con l’Ente Teatrale Italiano.
EXTRACANDONI Teatri in rete per la
promozione, produzione e diffusione della
nuova drammaturgia, in collaborazione con
Teatro Litta (Milano), Teatro delle Moline
(Bologna), Arca Azzurra Teatro (S. Casciano
V.P.), Teatro Eliseo (Roma), Nuovo Teatro Nuovo
(Napoli), Teatro Kismet OperA (Bari).
ADRIATICO, progetto per sviluppare e
accrescere la conoscenza e le collaborazioni
tra i teatri che si affacciano sul Mare Adriatico.
SEAS, piattaforma europea per artisti di
confronto sulle pratiche teatrali dell’area del
Mar Baltico e dei paesi balcanici, sviluppato da
Intercult di Stoccolma con il sostegno della
Commissione Europea/Cultura 2000 e in
collaborazione con il CSS e altre dieci realtà
teatrali europee.
LA MEGLIO GIOVENTÙ, progetto di aggregazione
culturale e prevenzione al disagio giovanile per
il territorio della Bassa friulana orientale e
Destra Torre.
DIDATTICA DELLA VISIONE, lezioni per
insegnanti sul lavoro culturale di fruizione del
“vedere dal vivo”, a cura di Giorgio Testa, in
collaborazione con il Centro Teatro
Educazione.
PROGETTO PILOTA IN TEMA DI DISADATTAMENTO
DEVIANZA E CRIMINALITÀ, attività socioculturali di animazione e laboratori a favore
della popolazione detenuta nelle carceri di
Udine, Gorizia, Pordenone e Tolmezzo, con il
sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia.
SCUOLA POPOLARE DI TEATRO ideata e diretta
da Alessandro Berti e Michela Lucenti e
Balletto Civile, in collaborazione con DSM
Dipartimento di Salute Mentale di Udine.
graphics: designwork printing: Grafiche Filacorda
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