Contatto MAG #8 il MAGazine del CSS _ dicembre 2005 / marzo 2006 PROGETTO RAFFAELLO SANZIO 06_09 DAL 17 AL 23 FEBBRAIO 2006 EVENTO SPECIALE, A CONTATTO: DUE EPISODI, UNA CRESCITA, UN CICLO FILMICO DALLA TRAGEDIA ENDOGONIDIA 01 CONTATTOPARTY ‘05 02 UN CHILO DI MELE BASTERÀ... Fino all’alba, tutti in pista al S. Giorgio L’amore, la tentazione, l’Occidente: per festeggiare un anno di passione in tre quadri, Arearea danza il divenire. teatrale. 03 AVVISAGLIE DI UN CEDIMENTO STRUTTURALE Una donna, piccoli riti giocosi in una candida stanza... che fatalmente si tinge di rosso. 04 LA BANALITÀ DEL MALE 05 FOTOGRAFIA DI UNA STANZA A lezione da Hannah Arendt... in L’ultima camera oscura di Cesare Lievi, un’aula universitaria la denuncia della uno spazio dove si sviluppano “mostruosa normalità” del nazismo. le multiformi apparenze della vita. 10 ANPLAGGHED Teneri, comici, strampalati: Aldo Giovanni e Giacomo, i magnifici tre di nuovo “dal vivo”. Contatto MAG #8 il MAGazine del CSS _ dicembre 2005 / marzo 2006 00 PAGINA 03 Editoriale 01 02 03 04 PAGINA 05 Contattoparty ‘05 PAGINA 06 Arearea Un chilo di mele basterà... PAGINA 08 Cosmesi Avvisaglie di un cedimento strutturale PAGINA 10 Paola Bigatto La banalità del male 05 06 07 08 PAGINA 12 Cesare Lievi Fotografia di una stanza PAGINA 14 Progetto Raffaello Sanzio Ciclo Filmico della Tragedia Endogonidia PAGINA 15 Progetto Raffaello Sanzio BR.#04 Bruxelles PAGINA 16 Progetto Raffaello Sanzio Crescita XII Avignon 09 10 11 12 PAGINA 17 Progetto Raffaello Sanzio L.#09 London PAGINA 18 Aldo Giovanni e Giacomo Anplagghed PAGINA 20 Diamo i numeri PAGINA 22 Campus: Università e Teatro 00 EDITORIALE I BUONIE I CATTIVI, LA DISTINZIONE MORALE. DI ALBERTO GARLINI A DICEMBRE E A FEBBRAIO DUE INCONTRI CON PENSATORI DEL NOSTRO TEMPO: GIULIO GIORELLO E ZYGMUNT BAUMAN Già dal titolo, la stagione di Contatto, ci mette quest’anno di fronte a una della più importanti distinzioni che hanno caratterizzato la storia del nostro pensiero. I buoni e i cattivi, la distinzione morale. Siamo in un mondo che sempre di più sente perdere il peso della distinzione, della sfumatura, che sempre di più si smarrisce nel cosiddetto disagio della modernità. O meglio, le distinzioni si fanno talmente percepibili da perdere senso morale. Che i poveri e gli emarginati oggi, ad esempio, non siano più una “forza lavoro di riserva” o una “classe sfruttata” oppure il medioevale strumento per raggiungere Dio, ma siano semplicemente “inutili”, è un esempio di questo irrigidimento. Se chi viene licenziato, chi vive con quattro lire, chi è ai margini, chi non sopporta lo stress competitivo, chi fa abbondante uso di psicofarmaci, chi cede a ogni compulsione (sessuale, economica, consumistica) che l’offerta globale gli propone, accetta il suo fallimento come naturale, vuole dire che ormai mancano anche le parole per articolare una protesta. La colpa è sempre di chi cede, del più debole, della vittima. Teatro Contatto propone una stagione che si interroga su questi temi e cerca di trovare le parole necessarie, attraverso il linguaggio teatrale, per affrontarli. Ed ecco che, saggiamente, il CSS decide di accompagnare una scelta di spettacoli così impegnata con alcuni incontri con filosofi che meglio di altri hanno saputo interpretare il nostro disagio di contemporanei. Lo scopo è facile da intuire: si vuole mostrare ciò che si agita a livello di pensiero nella serie di spettacoli, per fare un punto, e tornare daccapo a vedere e sentire il palcoscenico. Come c’è bisogno di immagini e performance, così c’è bisogno di parole e ragionamenti. Gli appuntamenti per ora in programma, mentre si stanno progettando i prossimi, sono intanto due: il 3 dicembre al Teatro S. Giorgio (dalle ore 18), Contatto vi ha fatto incontrare il filosofo Giulio Giorello con cui abbiamo discusso di “Dittatura del relativismo?”. “Se il relativismo è il dogma che non c'è nessun dogma, è anche evidente il fatto che oggi si è stretta una santa alleanza per combatterlo in nome di valori e di radici che si assumono come fondamentali e occidentali. Ma forse si conosce ancora poco che dietro quel fantasma ci sono il corpo dell'individuo, la libertà di ricerca, le garanzie dei diritti e la stessa genuinità della fede. Essere laici vuol dire anche agire per una solidarietà che non ha bisogno di un fondamento”. Altro incontro di grandissima importanza sarà quello con il sociologo polacco Zygmunt Bauman, a Udine ospite di Contatto il 13 febbraio al Palamostre. Da anni Bauman propone, con crescente consenso, una lucida analisi dei fenomeni della postmodernità che hanno trasformato una grande possibilità di progresso in una macchina soffocante che produce solitudine e ingiustizia. “Non esistono guadagni senza perdita, e il sogno di una felicità per il guadagno, depurata dal dispiacere per la perdita, è altrettanto vano della proverbiale speranza di un pranzo gratis; ma i guadagni e le perdite connessi a ognuno dei vari sistemi di convivenza umana vanno accuratamente conteggiati, per tentare di pareggiarli il più possibile; tuttavia la lucidità del giudizio faticosamente raggiunta dissuade noi postmoderni dal sognare un bilancio dove ci sia la voce dell’ “avere”, ma non quella del “dare”. 3 DICEMBRE 2005 UDINE, TEATRO S. GIORGIO, ORE 18 INCONTRO CON GIULIO GIORELLO 13 FEBBRAIO 2006 UDINE, TEATRO PALAMOSTRE, ORE 21 INCONTRO CON ZYGMUNT BAUMAN GLI INCONTRI SARANNO CONDOTTI DALLO SCRITTORE ALBERTO GARLINI Gli incontri sono realizzati con il sostegno di COOP CONSUMATORI NORD EST 03 _ Contatto MAG > 04 _ Contatto MAG 01 CONTATTOPARTY DAL VIVO AREAREA – PERFORMANCE ENJOY – DJ SET, JAZZY FUNKY DRUM’N’BASS PAOLO COMUZZI – VJ E IMMAGINI DELLA FESTA IN DIRETTA TEATRO DALLE GRANDI ORECCHIE – FUOCHI E GIOCOLERIE STYLIST SCILLA MANTOVANI 17 DICEMBRE, DALLE ORE 21.30 UDINE, TEATRO S. GIORGIO CONTATTOPARTY NOTTE BIANCA PERFORMANCE LIVE COCKTAILS SORPRESE IN REAL TIME CI ILLUMINA 05 _ Contatto MAG > CONTATTO PARTY Il Teatro S. Giorgio ci proietta al centro della danza, per una notte al ritmo della musica, delle visioni, delle sorprese movimentate di Contattoparty! Ebbene sì, ancora, di nuovo, si avvicina la festa che tira l’alba, nel nostro spazio libero di borgo Grazzano, trasformato in pista da ballo, per festeggiare un altro anno di passione teatrale con Teatro Contatto. Il 17 dicembre, prima di immergervi nelle feste di fine anno, abbandonate le coordinate di ogni giorno e entrate nel Contattoparty, una festaperformance, di incontri e comunicazione, di divertimento coinvolgente. Da soli o in compagnia di amici diventerete i protagonisti della festa! Voi, assieme ai dj alla consolle del Contattoparty, a performer, danzatori, mentre, come in un film, la festa scorre in diretta sul grande schermo, catalizzatore di emozioni intime e collettive. Arearea accende il party con i suoi danzatori e in libertà percorre gli spazi reali della performance e della vita con la stessa intensità: perché la danza è vita nel suo fluire. L’andamento ciclico della performance Picture Show farà cortocircuito nella notte bianca del S. Giorgio giocando sull’improvvisazione e sull’immediata risposta del pubblico. Pochi quadri viventi costruiranno una fascinosa cornice in cui sarete protagonisti, perché a Contattoparty… lo spettacolo siete voi! > 02 I BUONI E I CATTIVI (MA NON SIAMO IN UN FILM DI JOHN WAYNE) ESTETICA E ANESTETICI 14 GENNAIO, ORE 21 UDINE, TEATRO PALAMOSTRE AREAREA UN CHILO DI MELE BASTERÀ... COREOGRAFIE E INTERPRETI MARTA BEVILACQUA E LUCA ZAMPAR MUSICHE DI ETÒILE FILANTE ALLESTIMENTI SCENICI DI ILARIA BOMBEN COSTUMI DI ERICA MICONI DISEGNO LUCI DI MATTEO FANTONI PRODUZIONE AREAREA 06 _ Contatto MAG È da allora che esiste l’amore, il desiderio irrefrenabile che ciascuna metà ha di riunirsi con l’altra (Platone). UN CHILO DI MELE BASTERÀ... L’INTERVISTA La tentazione, la vergogna, l’amore, la separazione, la favola sono gli elementi di uno spettacolo che evoca tre episodi della cultura occidentale: la Genesi, Il Simposio di Platone, e infine Biancaneve e i sette nani, la nota fiaba dei fratelli Grimm. La mela è il frutto che appare in tutte tre le storie e diventa il veicolo per aprire nuovi quadri simbolici. Tre sono anche le dimensioni: quella cristiana, quella pagana e quella della favola. Apparentemente svincolate, esse possiedono un sapore stranamente familiare. La danza interviene tra loro, creando un percorso unitario, profondamente umano e corporeo. Dialogo con Marta Bevilacqua AREAREA La compagnia Arearea è stata fondata nel 1992 da un gruppo di amici guidati dal coreografo e danzatore Roberto Cocconi, già membro della compagnia Teatro e Danza La Fenice di Venezia sotto la direzione di Carolyn Carlson e poi fondatore del gruppo Sosta Palmizi insieme ad alcuni dei più importanti nomi della contemporanea danza d’autore in Italia. Fin dai primi anni di attività Arearea si è impegnata nello sviluppo di una lingua artistica personale con una serie di produzioni teatrali e video (Lilium, 1993; P.E.E.P. Ovest, 1994; Q.Q., 1996) che dimostrano un’articolazione sempre più tipica delle strutture coreografiche e un’attitudine a collaborazioni trasversali con artisti delle più diverse estrazioni, come poi è successo anche nei recenti Le mura (1999) e Morir d’amor (2004). Dal 2002 la compagnia lavora in residenza a Fagagna (Spazi Off), dove prova gli spettacoli, offre performance dei propri lavori, organizza workshop di perfezionamento per professionisti, movimenta la vita culturale. Genesi, Il Simposio di Platone, Biancaneve e i sette nani dei fratelli Grimm. Com’è nata l’idea di accostare tre episodi della cultura occidentale così diversi, solo tramite... una mela? “Io e Luca volevamo dimostrare che, alla fin fine, ci hanno raccontato sempre la stessa storia: quella di una divinità – sia in senso cristiano, sia pagano, sia favolistico – che incombe sull’uomo, lasciando profondo il senso della colpa e della responsabilità. Nella Genesi troviamo un Dio amorevole e, al contempo, castigatore. Una duplicità presente anche nel mondo pagano, dove Zeus tutto concede agli uomini fino a quando, sentendosi minacciato, entra in competizione con loro e li divide in due metà condannate in eterno a tentare di ricongiungersi. Infine, nelle “terribili” fiabe dei fratelli Grimm, c’è questa strana figura della matrigna, un “deus ex machina” che irrompe all’improvviso per mettere disordine in una storia felice. La mela, che ricorre nei tre episodi, ci ha aiutati a dimostrare questa tesi, che, ovviamente… non ha nulla di scientifico! … ma che si può dimostrare con il movimento… La nostra sfida è proprio raccontare attraverso la danza, ovvero mettere il gesto al servizio della drammaturgia. E, per essere comunicativo, il gesto si modifica nelle tre sezioni: per rendere l’idea di perfezione insita in quel “creato a immagine e somiglianza”, nella prima parte prevalgono le linee e la tecnica, mentre nella seconda, con l’intento di rappresentare l’uomo “a tutto tondo” che Zeus divide a metà, abbiamo lavorato sulla rotondità e sulla separazione. Nell’ultima sezione il registro cambia, con un gesto meno coreografato e un’azione più improvvisativa. Arearea torna con un suo spettacolo a Contatto… È sempre un grande piacere essere parte di una realtà che vuole un teatro di ricerca e che rischia su persone giovani. Inoltre il CSS è l’unica struttura che guarda alla danza in sintonia con il nostro sguardo e la nostra concezione, rivolgendosi a un codice non commerciale, ma di trasgressione, di continua innovazione. E per noi essere oggetto di quest’attenzione è un privilegio. 07 _ Contatto MAG LE INTENZIONI > 03 I BUONI E I CATTIVI (MA NON SIAMO IN UN FILM DI JOHN WAYNE) ESTETICA E ANESTETICI 21 GENNAIO, ORE 20.30 E ORE 22 UDINE, TEATRO S. GIORGIO COSMESI AVVISAGLIE DI UN CEDIMENTO STRUTTURALE PROGETTO, IMPIANTO, DRAMMATURGIA E DINAMICA DEI SUONI DI EVA GEATTI E NICOLA TOFFOLINI CON LA COLLABORAZIONE DI MICHELE BAZZANA E DI LORENZO COMMISSO ALLESTIMENTO MICHELE BAZZANA, SARAH CHIARCOS, DAVIDE MACOR ELABORAZIONE E GESTIONE DEI SUONI LORENZO COMMISSO GESTIONE DELLE LUCI MICHELE BAZZANA PRODUZIONE COSMESI E HICETNUNC CON IL SOSTEGNO DI COMUNE DI SAN VITO AL TAGLIAMENTO, INOXFORM E MARCHIOL ILLUMINOTECNICA IN COLLABORAZIONE CON COMUNE DI BOLOGNA, ICEBERG – GIOVANI ARTISTI DI BOLOGNA 08 _ Contatto MAG Una donna sola. Un interno bianco, luminoso, smagliante. E tanti oggetti che si rovesciano in piccole macchine di tortura. AVVISAGLIE DI UN CEDIMENTO STRUTTURALE L’INTERVISTA Dialogo con Nicola Toffolini Vincitore del premio Iceberg 2005, Cosmesi approda a Udine, la città di origine dei due giovani fondatori, con il suo Avvisaglie di un cedimento strutturale. L’occasione ci permette di confrontarci con Nicola Toffolini e mettere alcuni “puntini sulle i”… La prima domanda, inevitabile, che tenta di dare un ulteriore approfondimento a questo “atto senza parole”, riguarda proprio il rapporto con la parola scritta… Non utilizzate mai un testo? È un tipo di teatro che non ci interessa, i nostri progetti hanno un impianto radicalmente figurativo. Un po’ per la nostra formazione guardiamo con più attenzione ai fermenti dell’arte contemporanea. Se è vero che in Avvisaglie ci sono delle microcitazioni poetiche, in realtà la parola è quasi accidentale, un dettaglio. Al massimo ci interessa l’aspetto sonico delle parole. In diversi momenti dello spettacolo c’e una particolare cura della voce di Eva rielaborata elettronicamente come un terminale, comunica con gli oggetti e le altre sfaccettature tecnologiche dell’architettura. In un’opera come questa intendere diversamente la parola avrebbe creato solo disordine. Se l’importanza di costruire uno spazio è determinante, quali atri input innescano un nuovo progetto? Ancora lo Spazio! La costruzione di un’architettura con tutte le sue peculiarità è il principio di tutto. Il principio da cui poi Eva costruisce “in libertà” le sue partiture e sottopartiture corporali. È un grosso organismo con cui l’attrice deve confrontarsi. La scelta dei materiali, ad esempio, non è mai puramente estetica ma più realmente funzionale. Le pareti di polistirolo di Avvisaglie sono fonoassorbenti, appositamente studiate per contenere il suono. La struttura imponente richiede inoltre la collaborazione di diverse competenze. Ci piace molto l’idea di collaborare con un equipe di ingegneri, architetti, tecnici. Un ensamble di menti al lavoro che cooperano per la creazione di un evento… Esatto. Anche se all’inizio per gli altri è stato un po’ un problema capire che cosa fossimo. È teatro? performance? installazione? Per noi diversamente, le definizioni non sono mai state un problema… anche se in effetti ricollegandomi alle tue domande precedenti sulla parola scritta in generale, il titolo che diamo ad ogni opera è un tassello importante nel work in progress creativo. Ad esempio il prossimo lavoro che si chiamerà Nell’occhio del ciclone è una prima chiave di accesso all’opera, un paletto d’appoggio per il lavoro in fieri. L’ultima domanda vorrei dedicarla alle figure della ricerca teatrale con cui siete cresciuti. In particolare mi riferisco ai Motus e alla Socìetas Raffaello Sanzio. Abbiamo imparato molto dalle soluzioni tecniche di uno spettacolo come Twin rooms dei Motus, per ciò che riguarda la ricerca sullo spazio, l’esplorazione di tutte le potenzialità e i limiti di una struttura. D’altra parte è lì che abbiamo imparato a camminare con le nostre forze in autonomia. Lavorare con la Socìetas Raffaello Sanzio invece, ci ha insegnato che il teatro è un grosso cantiere da organizzare, da montare e smontare. Un luogo tecnologicamente sofisticato dove ci si pone continuamente problemi tecnici da risolvere. In sostanza il nostro lavoro è un lavoro di artigianato tecnologico. > Eva gioca con la sua solitudine fra torte di compleanno, ospiti immaginari, balli con cavalieri inesistenti. POI FA VOLARE SULLA PLATEA UNA NUVOLA TELECOMANDATA. È UN GIOCO SCENICO LEGGERO, UN ATTO SENZA PAROLE. Abbiamo deciso di costruirci una dimora! Sì, ora possediamo una proprietà, uno spazio immacolato e oblungo dove srotolare idee. Qui, i contenuti, esseri e cose, diventano semplici presenze, uguali, legate. Gli oggetti ci si spiegano davanti: delimitano e compongono un ambiente simbolico. Vogliamo liberare le cose dallo strabismo del comune pensare che ingabbia gli oggetti su se stessi, sulle loro funzioni di base, sul loro uso effimero, e non dà invece voce alla poesia che possiedono. COSMESI La perfomer Eva Geatti e l’artista visivo Nicola Toffolini hanno fondato Cosmesi nel 2003. Lei, ventiquattrenne, originaria di San Daniele, ha attraversato stagioni d’arte insieme ai Motus e Teddy Bear Company, dopo aver conosciuto il lavoro dell’Impasto, Jurij Alschitz, Cesar Brie, Danio Manfredini. Lui, trentenne, udinese, si è fatto notare anche all’estero per opere che ironicamente cortocircuitavano il consumismo, tutte premiate dalle più avvertite industrie (Targetti, Opel), anche per la bellezza dei titoli: Un metro quadro di chiassose cicale nella sezione verticale di un campo di grano oppure Naturale che piove: fare il bello ed il cattivo tempo. LO SPETTACOLO Una candida stanza, più lunga che larga, senza aperture apparenti. Un rivestimento di piastrelle bianche e la gelida luce di sei neon verticali che danno all’ambiente un aspetto ancora più asettico. C’è però Eva, la solitaria abitatrice di quel luogo. Lei lo colora di rosso vivo e di un’ironia rigenerante, capace di far fuori quella tetra seriosità che spesso costituisce il limite insopportabile dei giovani teatranti. Rossi e bianchi sono gli abiti che Eva cambia e gli oggetti che trae da un contenitore centrale, destinato anche a rappresentare un podio per immaginarie imprese sportive. Un uovo, un telefono, una teiera, un ombrellino... ma anche tre piccole bare che si allineano di fronte, a far presentire un finale cruento. Rosso è anche il colore del manico del coltello e del sangue con cui si macchierà il petto, dopo essersi legata all’alluce una targhetta da obitorio. (Il manifesto) 09 _ Contatto MAG LE INTENZIONI 10 _ Contatto MAG > 04 GIORNATA DELLA MEMORIA 27–28 GENNAIO, ORE 21 UDINE, TEATRO S. GIORGIO LA BANALITÀ DEL MALE DA HANNAH ARENDT ADATTAMENTO, REGIA E INTERPRETAZIONE DI PAOLA BIGATTO IN OCCASIONE DELLA GIORNATA DELLA MEMORIA, LO SPETTACOLO VERRÀ REPLICATO ANCHE IN MATINÉE, NELLE STESSE GIORNATE, PER GLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DI UDINE LA BANALITÀ DEL MALE “Venne colpita dalla superficialità e dalla mediocrità di quell’uomo comune, che era stato capace di un male così immenso”. > Le azioni erano mostruose, ma chi le commetteva non era né mostruoso né demoniaco: era pressoché normale. LA STORIA Nel 1961 a Gerusalemme Hannah Arendt seguì come inviata del settimanale New Yorker le 120 sedute del processo Eichmann. Otto Adolf Eichmann era stato responsabile della sezione IV-B-4 dell’ufficio centrale per la sicurezza del Reich tedesco. Eichmann non era mai andato oltre il grado di tenente-colonnello, eppure aveva svolto una funzione assolutamente importante nella politica del regime nazista: aveva coordinato l’organizzazione dei trasferimenti degli ebrei verso i campi di concentramento e di sterminio. Nel maggio 1960 agenti israeliani lo catturarono in Argentina, dove si era rifugiato, e lo portarono a Gerusalemme. Processato da un tribunale israeliano, nella sua difesa tenne a precisare che, in fondo, si era occupato “soltanto di trasporti”. Fu condannato a morte mediante impiccagione e la sentenza fu eseguita il 11 _ Contatto MAG Il male estremo non va semplicemente relegato tra i responsabili dei massacri. È una realtà presente in ciascuno di noi, in agguato nella pigrizia mentale, nell’inattività sociale e politica, nel delegare ad altri le scelte della nostra vita, nell’usare la banalità e la mediocrità come alibi morali. 31 maggio del 1962. Hannah Arendt pubblicò sul New Yorker i resoconti di quel processo e le proprie considerazioni sulla “terribile normalità” di chi era stato responsabile di quegli atti. Nel 1963 le riunì in un libro, La banalità del male, che suscitò grande scalpore e proteste, soprattutto da parte della comunità ebraica internazionale. LO SPETTACOLO Siamo all’Università di Chicago, nell'autunno del 1963. Hannah Arendt entra nell’aula per tenere una lezione del suo corso su Machiavelli. Ma è talmente turbata dalla polemiche suscitate dal suo libro su Eichmann che abbandona il programma scolastico per improvvisare una lezione su quel processo. Da questa situazione parte il lavoro di adattatrice e di attrice di Paola Bigatto. Il testo è composto quasi integralmente da parole della Arendt, tratte da La banalità del male con inserti da Le origini del totalitarismo e da un'intervista concessa dalla filosofa nel 1964 alla televisione tedesca. Si tratta di una lezione frontale, in cui gli spettatori assumono il ruolo della classe degli studenti della Arendt, che si rivolge loro con il piglio e la partecipazione che le erano propri, come filosofa e come docente. Arendt osserva la macchina della giustizia di Israele con un implacabile occhio critico e non esita - lei, ebrea - a indagare le responsabilità morali e dirette del popolo ebraico nella tragedia dell’Olocausto, né ad attribuire a tutto il popolo tedesco le pesanti responsabilità del nazismo e ipocriti sensi di colpa durante la ricostruzione post-bellica. > 05 I BUONI E I CATTIVI (MA NON SIAMO IN UN FILM DI JOHN WAYNE) ESTETICA E ANESTETICI 12 _ Contatto MAG Nella casa rimessa a nuovo scorgiamo solo tre personaggi: una signora troppo ricca e due bizzarri filosofi della carta da parati. FOTO GRAFIA DI UNA STANZA 3–4 FEBBRAIO, ORE 21 UDINE, TEATRO S. GIORGIO CTB CENTRO STABILE DI BRESCIA FOTOGRAFIA DI UNA STANZA TESTO E REGIA DI CESARE LIEVI SCENE DI JOSEF FROMMWIESER COSTUMI DI VALERIA FERREMI LUCI DI GIGI SACCOMANDI CON STEFANO SANTOSPAGO, CARLA CHIARELLI, ALESSANDRO AVERONE PRODUZIONE CTB TEATRO STABILE DI BRESCIA > Le stanze di Cesare Lievi sono camere oscure, nelle quali si sviluppano le multiformi verità della vita. CESARE LIEVI È UN DRAMMATURGO RAFFINATO, IMPEGNATO A ESPLORARE I SEGRETI MOTI DELL’ANIMO ATTRAVERSO UN MINUZIOSO SGUARDO SULLE COSE. EGLI PARTE SEMPRE DA UNA REALTÀ OSSERVATA CON CHIRURGICO DISTACCO, DIETRO LA QUALE BRUCIANO PERÒ INQUIETANTI INTERROGATIVI. (IL SOLE 24 ORE) Giuseppe, 50 anni, italiano, e Dragos, 25 anni, extracomunitario dell’Est, sono due tappezzieri che lavorano in un elegante appartamento borghese. Stanno ultimando le rifiniture di una stanza e in quello spazio chiuso, vuoto, ancora vergine, risuonano le loro parole. Fotografia di una stanza raccoglie i loro dialoghi: i pregiudizi, la fame d’affetto, il sesso, l’emarginazione, i sogni e le speranze. Sono dialoghi che potrebbero essere stati rubati con un registratore nascosto. Tutto si gioca durante la pausa del pranzo, nel loro raccontarsi, nel confrontarsi, nelle supposizioni e nei luoghi comuni, nell’incapacità di andare oltre la lettura stereotipa di ciò che si dice in giro degli extracomunitari, delle ricche signore che si fanno i giovani dell’Est, delle case sfarzose, segno di una ricchezza senza stile. Una fotografia – ciò che vorrebbe portarsi via il tappezziere italiano – è però una speranza: la possibilità di guardare dal buco della serratura come quella stanza si presenterà un secondo prima d’essere inquinata dalla vita. L’AUTORE Drammaturgo e regista, Cesare Lievi ha iniziato l'attività teatrale nei primi anni Ottanta, fondando a Gargnano, insieme al fratello Daniele, scenografo, il Teatro dell’Acqua. Culmine di quella felice stagione è stato l’allestimento del Barbablù di Trakl, presentato nel 1984 alla Biennale di Venezia, cui ha fatto seguito la loro memorabile avventura artistica nei paesi di lingua tedesca. La sua definitiva affermazione in Italia è della prima metà degli anni Novanta, quando auspice (e anche produttore) il CSS di Udine, viene ripreso il Barbablù, seguito da Tra gli infiniti punti di un segmento (1995) e Il giorno delle parole degli altri (1999), che completano una visionaria “trilogia della camera nera”. Dal 1996 Lievi è direttore artistico e regista del CTB – Teatro Stabile di Brescia, per il quale ha messo in scena numerosi autori, ma frequenti sono state anche le sue regie liriche nei principali teatri d’opera in Italia e all’estero. La più recente regia teatrale è La casa di Bernarda Alba di Federico García Lorca, andata in scena lo scorso novembre. Lievi è anche poeta: Ardore infermo è la plaquette di poesie che ha pubblicato lo scorso anno. 13 _ Contatto MAG LA STORIA PROGETTO RAFFAELLO SANZIO Evento speciale, a Contatto due Episodi, una Crescita, un Ciclo Filmico dalla Tragedia Endogonidia. LA TRAGEDIA ENDOGONIDIA È UN AMPIO PROGETTO CHE RIPRENDE L’ANTICO MODELLO DELLA TRAGEDIA, TRAENDO DA ESSO ANCHE I MOTIVI PER UN NUOVO MODO DI CONCEPIRE E FARE IL TEATRO. LA TRAGEDIA NON È CONSIDERATA SEMPLICEMENTE COME UN GENERE DRAMMATICO, MA COME UNA STRUTTURA MENTALE E SPIRITUALE DELL’UMANITÀ, QUANDO QUESTA VUOLE COMPRENDERE CIÒ CHE VI È DI PIÙ INSPIEGABILE: LA VIOLENZA, LA MORTE, L’IRREVERSIBILITÀ DEL MALE COMMESSO, E LA MANCANZA DELLA SPERANZA. LA TRAGEDIA ENDOGONIDIA APPROCCIA QUESTO NESSO TENTANDO DI COGLIERE NUOVAMENTE IL SUO ANTICO LEGAME CON LA POLIS, LA CITTÀ, BEN SAPENDO CHE QUESTA NON È PIÙ FORMATA DA UNA COMUNITÀ CHE CONDIVIDE LA STESSA VISIONE DEL MONDO, MA È DIVENUTA UN AGGLOMERATO DI INDIVIDUI SPIRITUALMENTE SEPARATI. CIÒ NONOSTANTE LA RELAZIONE CON LA CITTÀ, CHE DÀ PERFINO IL NOME A OGNI EPISODIO, RIVELA L’INDOLE ESSENZIALE DELLA TRAGEDIA E DELL’INTERO CICLO: NON AVERE PIÙ UNA DIMORA COSTRINGE A CERCARLA. LA CITTÀ È VISTA COME UN APPRODO INSTABILE, CHE ACCOGLIE E CHE RESPINGE. L’“ERRARE”, È QUI SEGNO DELLO SMARRIMENTO DI CHI NON COMPRENDE PIÙ IL PROPRIO LEGAME ALLA TERRA IN CUI VIVE. IL CICLO, IN TRE ANNI, HA FATTO TAPPA IN UNDICI CITTÀ D’EUROPA PRODUCENDO ALTRETTANTI SPETTACOLI, L’UNO DIVERSO DALL’ALTRO, COME FOSSERO I DIVERSI STADI DI UNA TRASFORMAZIONE. SOLTANTO ORA CHE IL CICLO HA CONCLUSO IL SUO CORSO, VENGONO PROPOSTI AL MONDO I DIVERSI EPISODI DELLA TRAGEDIA ENDOGONIDIA. 14 _ Contatto MAG LA CARATTERISTICA DI TUTTI GLI EPISODI È QUELLA DI UN’INVENZIONE DI SITUAZIONI E DI ACCADIMENTI CHE VENGONO MESSI IN SCENA SENZA ALCUN COMMENTO O SENZA ALCUNA SPIEGAZIONE: SPETTA SOLTANTO ALLO SPETTATORE GUARDARE E INTERPRETARE CIÒ CHE VEDE. LA TRAGEDIA ENDOGONIDIA, INFATTI, FA A MENO DEL CORO, CHE NELL’ANTICA TRAGEDIA GRECA AVEVA L’INCARICO DI SPIEGARE I PASSAGGI PIÙ ENIGMATICI. LA RINUNCIA AL CORO È FORSE L’ELEMENTO DI ROTTURA RISPETTO ALLA “TEATRALITÀ” CON LA QUALE OGGI SI AFFRONTANO LE TRAGEDIE DELL’UMANITÀ, E CHE PONE GLI SPETTATORI IN UNA CONDIZIONE PASSIVA, A COMINCIARE DALL’INTERPRETAZIONE DEI FATTI, PRONTAMENTE FORNITA DA SVARIATI “CORI”. LA TRAGEDIA ENDOGONIDIA RIMETTE AL CENTRO DELLA SCENA NON TANTO LA VIOLENZA O LA MORTE, QUANTO L’ENIGMA DELLA VITA E DELL’ESSERE, A COMINCIARE DALLA NASCITA, E PONE QUESTO ENIGMA, PRIVO DI MEDIAZIONI, DI FRONTE ALLO SGUARDO E AL PENSIERO DI OGNI SPETTATORE. > 06 PROGETTO RAFFAELLO SANZIO CICLO FILMICO DELLA TRAGEDIA ENDOGONIDIA IN COLLABORAZIONE CON CEC – CENTRO ESPRESSIONI CINEMATOGRAFICHE 20 FEBBRAIO, ORE 18.30 E ORE 21.30 UDINE, VISIONARIO (VIA ASQUINI) C.#01 CESENA (14’) – A.#02 AVIGNON (25’) B.#03 BERLIN (35’) – BR.#04 BRUXELLES (28’) BN.#05 BERGEN (27’) – P.#06 PARIS (30’) 21 FEBBRAIO, ORE 18.30 E ORE 21.30 UDINE, VISIONARIO (VIA ASQUINI) R.#07 ROMA (30’) – S.#08 STRASBOURG (27’) L.#09 LONDON (36’) – M.#10 MARSEILLE (52’) C.#11 CESENA (11’) 22 FEBBRAIO, DALLE ORE 15.30 UDINE, VISIONARIO (VIA ASQUINI) PROIEZIONE INTEGRALE DEL CICLO FILMICO DELLA TRAGEDIA ENDOGONIDIA Oltre a due Episodi e una Crescita, il Progetto Raffaello Sanzio prevede a Udine la proiezione degli undici film che compongono il ciclo della Tragedia Endogonidia, realizzati da Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti (eccetto il primo, creato da Romeo Castellucci). Attraverso la proiezione della sequenza degli episodi si potrà scorrere lo sviluppo del processo di questa Tragedia, assistere allo spettacolo delle sue figure principali e ricorrenti, intuire il sistema drammatico che la Tragedia Endogonidia ha inaugurato stabilendo un nuovo legame con la città. Carloni e Franceschetti non documentano le visioni di Romeo Castellucci: le implicano nei loro video, con una tecnica simile a un’alchimia che tratta e risolve immagini e materie. Il montaggio si basa su inquadrature che si stratificano e si trasformano per evaporazione o assorbimento. Cristiano Carloni (nato a Fano nel 1963) e Stefano Franceschetti (nato a Pesaro nel 1966) hanno studiato cinema d’animazione e pittura ad Urbino. Dal 1993 lavorano insieme nel campo delle arti elettroniche realizzando video e videoinstallazioni. Tra i loro lavori: La camera intorno (1993), Urbino memoriale (1996), Senza foce (1997), Errante erotico eretico (1998), Ultima scena (2005). La collaborazione con la Socìetas Raffaello Sanzio è cominciata nel 1999. > BRUXELLES PROGETTO RAFFAELLO SANZIO 17–18 FEBBRAIO, ORE 21 UDINE, TEATRO PALAMOSTRE SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO BR.#04 BRUXELLES/BRUSSEL TRAGEDIA ENDOGONIDIA IV EPISODIO DI ROMEO CASTELLUCCI REGIA, SCENOGRAFIA, LUCI E COSTUMI ROMEO CASTELLUCCI PRODUZIONE SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO – CESENA, FESTIVAL D’AVIGNON, HEBBEL THEATER – BERLIN, KUNSTENFESTIVALDESARTS – BRUXELLES/BRUSSEL, BERGEN INTERNATIONAL FESTIVAL, ODÉON –THÉÂTRE DE L’EUROPE CON FESTIVAL D’AUTOMNE – PARIS, ROMAEUROPA FESTIVAL, LE MAILLON – THÉÂTRE DE STRASBOURG, LIFT (LONDON INTERNATIONAL FESTIVAL OF THEATRE), THÉÂTRE DES BERNARDINES CON THÉÂTRE DU GYMNASE – MARSEILLE. IN COLLABORAZIONE CON EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE – MODENA. CON IL SUPPORTO DEL PROGRAMMA CULTURA 2000 DELL’UNIONE EUROPEA. La meta di Bruxelles, costituisce il IV episodio della serie e introduce nuove figure nell’umanità della Tragedia Endogonidia. Sono personaggi legati al tema del tempo, non considerato astrattamente, ma incarnato nell’età biologica degli uomini. BR.#04 considera la vita umana nella sua dimensione di durata, interrogando soprattutto l’enigma del suo inizio, della sua nascita al mondo, della sua iniziazione al linguaggio e del suo essere inghiottiti dalla voragine del tempo. MNEMOSINE La scena che inaugura BR.#04 ci immerge in quella che sarà la questione di questo episodio, ovvero la questione del tempo. Il sipario bianco che delimita la scena si apre per lasciar apparire un cubo, aperto al pubblico ricoperto dal suolo al soffitto di lastre di marmo bianco alle quali sono sospesi dei neon. Il luogo è atemporale, innominabile paradossalmente carico di emozioni. Al centro dello spazio s’affaccenda una donna delle pulizie dalla pelle nera, pulisce il suolo aiutandosi con il suo REGIA, COMPOSIZIONE DRAMMATICA, SONORA E VOCALE CHIARA GUIDI TRAIETTORIE E SCRITTURE CLAUDIA CASTELLUCCI MUSICA ORIGINALE SCOTT GIBBONS CON SONIA BELTRAN NAPOLES, CLAUDIO BORGHI, CLAUDIA CASTELLUCCI, SEBASTIANO CASTELLUCCI, MAURINO CREMONINI, LUCA NAVA, SERGIO SCARLATELLA INTERPRETAZIONE E REALIZZAZIONE DEI COSTUMI GABRIELLA BATTISTINI EFFETTI DI DINAMICA STEPHAN DUVE strofinaccio. Con applicazione, lava il suolo immacolato di questo posto strano. Non è successo nulla, eppure sentiamo profondamente che molte cose sono accadute, o dovranno accadere. Questa scena inaugurale pone la questione principale del tempo umano. L’azione comincia dalla fine, sul filo dell’episodio ci si rende conto che tutto è rovesciato. Il gioco è tra il diritto e il rovescio. In effetti le figure che si presentano di volta in volta marcano le tre età biologiche dell’uomo così come sono formulate nell’enigma della Sfinge: un lattante, un giovane ed un vecchio. Questa scena dunque inaugura un tragitto nel tempo umano attraverso quello della rappresentazione; s’inizia una destrutturazione del tempo. I tagli netti fra ogni scena rompono la linearità dell’azione, e l’assenza di narrazione fa perdere il suo senso, la sua linearità rispetto al tempo. Céline Astrié (tratto da “Idioma Clima, Crono III”, Quaderni del Ciclo della Tragedia Endogonidia, Cesena, 2003) 15 _ Contatto MAG BR.#04 07 CRESCITAXII 08 > PROGETTO RAFFAELLO SANZIO 20–21 FEBBRAIO, ORE 21 6 repliche della durata di 20 minuti, ciascuna per 20 spettatori UDINE, TEATRO S. GIORGIO SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO CRESCITA XII AVIGNON DAL CICLO DELLA TRAGEDIA ENDOGONIDIA DI ROMEO CASTELLUCCI PRODUZIONE SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO – CESENA COURTESY BY FESTIVAL D’AVIGNON, HEBBEL THEATER – BERLIN, KUNSTENFESTIVALDESARTS – BRUSSELS, BERGEN INTERNATIONAL FESTIVAL, ODÉON – THÉÂTRE DE L’EUROPE CON FESTIVAL D’AUTOMNE – PARIS, ROMAEUROPA FESTIVAL, LE MAILLON – THÉÂTRE DE STRASBOURG, LIFT (LONDON INTERNATIONAL FESTIVAL OF THEATRE), THÉÂTRE DES BERNARDINES CON THÉÂTRE DU GYMNASE – MARSEILLE. IN COLLABORAZIONE CON EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE – MODENA. Crescita… da qualcosa o di qualcosa. In questo caso è qualcosa che cresce da un corpo e si sviluppa singolarmente benché collegato a quel corpo. La Crescita è un’azione teatrale che dota l’intero arco della Tragedia Endogonidia, da cui essa dipende, di una particolare gemmazione. Non è dunque un’azione autonoma: deriva dall’Episodio cui fa riferimento e ne sviluppa un aspetto, un oggetto. L’idea che sta al fondo della Tragedia Endogonidia è infatti quella di un pensiero che si muove e che si moltiplica in rapporto alle città e agli spettatori. Avendo abolito il Coro, la cui funzione classica era quella di spiegare i fatti che si avvicendavano, ora tocca soltanto agli spettatori “spiegare”, nel vero senso della parola: porre mano in prima persona alla dura indifferenza dei fatti. Gli occhi vedono molto bene quello che succede, ma nessuna parola che provenga dal palco orienta la comprensione. Qui occorre accettare una AVIGNON MUSICA ORIGINALE SCOTT GIBBONS COMPOSIZIONE SONORA CHIARA GUIDI TRAIETTORIE E SCRITTURE CLAUDIA CASTELLUCCI CON SEBASTIANO CASTELLUCCI sospensione che non è abolizione della parola, ma dell’analogia che riduce la parola a utensile comunicativo. La comunicazione è la tragedia che viene trattata come una commedia. Se il teatro ha oggi una funzione, è quella di andare a fondo della propria specificità, che non è quella della comunicazione e dell’analogia, ma quella della rivelazione e dell’interruzione di un automatismo dell’apprendimento attuate singolarmente: partecipate o condivise, ma derivanti da un rapporto personale con la scena, non preparato o orientato da un mediatore esterno. > LONDON PROGETTO RAFFAELLO SANZIO 22–23 FEBBRAIO, ORE 21 UDINE, TEATRO NUOVO GIOVANNI DA UDINE SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO L.#09 LONDON TRAGEDIA ENDOGONIDIA IX EPISODIO DI ROMEO CASTELLUCCI REGIA, SCENE, LUCI E COSTUMI ROMEO CASTELLUCCI INTERPRETAZIONE E REALIZZAZIONE DEI COSTUMI GABRIELLA BATTISTINI OGGETTI PLASTIKART DI ISTVAN ZIMMERMANN, GIOVANNA E GIUSEPPE AMOROSO PRODUZIONE SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO – CESENA, FESTIVAL D’AVIGNON, HEBBEL THEATER – BERLIN, KUNSTENFESTIVALDESARTS – BRUXELLES, BERGEN INTERNATIONAL FESTIVAL, ODÉON – THÉÂTRE DE L’EUROPE CON IL FESTIVAL D’AUTOMNE À PARIS, ROMAEUROPA FESTIVAL, LE MAILLON–THÉÂTRE DE STRASBOURG, LIFT (LONDON INTERNATIONAL FESTIVAL OF THEATRE), THÉÂTRE DES BERNARDINES CON IL THÉÂTRE DU GYMNASE À MARSEILLE. IN COLLABORAZIONE CON: EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE – MODENA. CON IL SUPPORTO DEL PROGRAMMA CULTURA 2000 DELL’UNIONE EUROPEA. L’Episodio di Londra segue un percorso circolare, perché la scena conclusiva si riannoda a quella iniziale, e sta a indicare l’inevitabilità del destino. Nella prima parte dell’Episodio c’è una donna – la stessa che è presente in quasi tutti gli Episodi della Tragedia Endogonidia, e che viene chiamata “Madre Anonima”. Accanto a lei c’è una bambina, che potrebbe essere sua figlia, o anche l’immagine di lei stessa che si propaga in un tempo aperto sia sul futuro sia sul passato. Ma questa Madre, che ha generato la vita, prova ora la tremenda potenza del suo rovescio. Il culmine dell’esperienza umana atta a generare la vita, conosce e prova la propria capacità negativa. Uccidere un figlio è chiudere anche a se stessi ogni via di salvezza. Questa donna è chiamata, in qualche modo, a essere al centro dell’esperienza del dolore, sia che lo subisca, sia che lo infligga. La donna in un primo momento appare appesa a un lungo cordone che cala dall’alto avvinghiandole i polsi. Non può sfuggire, è prigioniera, ma poi tutto sembra incominciare quando – spogliandosi di tutti i suoi abiti – offre se stessa alla maschera della Commedia e cammina verso l’orizzonte. Come nuda vita, rivestita soltanto della maschera della REGIA, DRAMMATURGIA MUSICALE E COMPOSIZIONE VOCALE CHIARA GUIDI TRAIETTORIE E SCRITTURE CLAUDIA CASTELLUCCI MUSICHE ORIGINALI SCOTT GIBBONS CON TÉ STESSA DOPO: LUCETTA CASINI TÉ STESSA PRIMA: EVA CASTELLUCCI UN POPOLO: MICHELE BRUZZI, CARMEN CANCELLARI, AGATA CASTELLUCCI, DEMETRIO CASTELLUCCI, TEODORA CASTELLUCCI, CHIARA GUIDI, SERGIO SCARLATELLA, ANTONIO TREBBI Commedia, si reca all’appuntamento col destino. Qui si presenta in piedi, tra due blocchi di pietra, che, avvicinandosi tra loro, tendono a schiacciarla. La natura, ignara e indifferente, segue il proprio corso, che indifferentemente distrugge ciò che crea. La Madre si immerge sino ai fianchi in un sarcofago che riveste la sua pelle chiara di una coltre nera. Questa è soltanto l’anticipazione della chiusura della parabola circolare dell’Episodio, quando tutta la scena sarà inghiottita dal nero. La seconda parte dell’Episodio vede protagonista la Bambina, colpita da un sonno così profondo, da confondersi con la morte; e invasa da un sogno così denso e affollato, che sembra già essere il mondo di un al-di-là. Forse la bambina è già morta, e forse le presenze danzanti, folkloriche, gli spiriti della terra che le turbinano attorno possono soltanto fare rimpiangere un mondo terreno di affetti e di espressioni naturali che la Bambina mai più potrà provare. Alla fine il colore nero ricoprirà tutta la scena, quando sia la Madre, sia la Bambina, interamente rivestite con abiti scuri, saranno nuovamente insieme, visibili solo nel volto, di fronte alla notte. 17 _ Contatto MAG L.#09 09 > 10 I BUONI E I CATTIVI (MA NON SIAMO IN UN FILM DI JOHN WAYNE) ESUBERI E ESUBERANTI 2–3–4 MARZO, ORE 21 UDINE, PALASPORT CARNERA ANPLAGGHED SCRITTO CON VALERIO BARILETTI, CESARE ALBERTO GALLARINI E CON LA COLLABORAZIONE DELLA GIALAPPA’S BAND REGIA DI ARTURO BRACHETTI UNA PRODUZIONE PAOLO GUERRA PER AGIDI SI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE IL COMUNE DI UDINE 18 _ Contatto MAG Vecchiette derubate, teppistelli imbranati, spacciatori improbabili, vicini di casa litigiosi e personaggi strampalati, comici e teneri: è la strana vita di quartiere di Aldo Giovanni e Giacomo. ANPLAGGHED IL RITORNO DEI CORTI A distanza di dieci anni dallo spettacolo I Corti, Aldo Giovanni e Giacomo tornano al loro primo amore, il teatro. I tre comici saranno infatti autori e interpreti di uno spettacolo ricco di nuovi sketch in cui torneranno a prendere e a prendersi in giro usando i loro personaggi come tre maschere comiche e tenere, capaci di farci ridere sulla quotidianità un po’ surreale che da sempre raccontano. Filo conduttore del nuovo spettacolo, la vita in un quartiere di periferia di una grande metropoli, con un nutrito gruppo di personaggi alle prese con i piccoli e grandi problemi di tutti i giorni. Vecchiette derubate, teppistelli imbranati, spacciatori improbabili, vicini di casa litigiosi e personaggi strampalati, espressione della realtà un po’ cinica delle grandi città, prenderanno vita sul palcoscenico, filtrati attraverso lo sguardo divertito di Aldo Giovanni e Giacomo. QUEI MAGNIFICI TRE Aldo Baglio è nato a Palermo, il 28 settembre 1958. Prima di fare il comico, cosa per cui si sentiva naturalmente portato, lavorava alla Sip. Giovanni Storti è nato a Milano il 20 febbraio 1957 e insieme ad Aldo frequentava, sempre a Milano, la scuola di teatro dell’Arsenale. Nel 1991, Aldo e Giovanni incontrano Giacomo. Nato a Villa Cortese il 26 aprile 1956, Giacomo Poretti di giorno faceva l’infermiere e di notte era protagonista, insieme alla fidanzata Marina Massironi, di spettacoli comici. L’unione fa la forza e così nascono Aldo Giovanni e Giacomo. La fusione avviene in un caffè-teatro in provincia di Varese, dove ogni domenica viene data ai giovani artisti l’opportunità di esibirsi improvvisando. Dalla provincia i tre scendono in città. Lo Zelig milanese, dove lavorano per un anno intero, li fa uscire dalla clandestinità, ma li sdogana definitivamente Paolo Rossi, che li vuole accanto a sé nel 1992 in Su la testa, spettacolo teatral-televisivo di RaiTre che cambia il modo di fare comicità in tv. Da quel momento è una strada tutta in discesa. Cielito Lindo e Mai dire gol li fanno diventare un caso sul piccolo schermo, mentre a teatro infilano uno dopo l’altro spettacoli come Lampi d’estate, I corti, Tel chi el telun, fino al primo e indimenticabile film: Tre uomini e una gamba (1997). Il secondo, Così è la vita (1998), totalizza 60 miliardi di incassi. Il terzo Chiedimi se sono felice (2000) è già entrato nella storia. Rilanciano nel 2002 con La leggenda di Al, John e Jack e sono tutti tre attorno a Paola Cortellesi in Tu la conosci Claudia?, film natalizio del 2004, che coincide con l’assegnazione del Premio De Sica, dalle mani stesse del presidente Carlo Azeglio Ciampi. In realtà, Giovanni sperava nel titolo di Cavaliere, Aldo nella licenza di terza media, e Giacomo in qualche aiuto sul condono. 19 _ Contatto MAG 11 foto Luca d’Agostino diamo i numeri brevi notizie, informazioni e cifre sull’attività del CSS foto Luca d’Agostino > 20 _ Contatto MAG Western Woman di Rita Maffei Morte per acqua di Paolo Mazzarelli Il giardino e la tigre TIG VIII Stagione a Udine 28 5 6000 Rita Maffei e la Western Woman dell’omonimo spettacolo da lei scritto, diretto e interpretato (e visto a Contatto lo scorso marzo), fanno le valige e partono per l’Oriente. Ritornano in India dove lo spettacolo creato assieme a Mallika Sarabhai, la splendida danzatrice e attrice incontrata ad Ahmedabad 2 anni fa, sarà presentato in alcuni teatri del subcontinente asiatico, fra cui Bombay e Delhi. Il debutto indiano è previsto per il 28 dicembre all’International Art Festival di Ahmedabad, città dove ha sede la Darpana Academy of Performing Arts, il centro internazionale per le arti sceniche che ha ospitato Rita in residenza artistica per 3 mesi nell’inverno 2003. Inizio d’anno sui palcoscenici della Regione per Sogno di una cosa, lo spettacolo che dà corpo alle pagine del primo romanzo di Pier Paolo Pasolini. Un esperimento letterario dai colori e dalle ambientazioni tutte friulane, che il regista Andrea Collavino ha affidato alla formidabile energia di un giovane gruppo di interpreti freschi di studi teatrali (sono ex allievi della Civica accademia d’arte drammatica Nico Pepe di Udine). 5 in tutto le repliche di gennaio per lo spettacolo: dal 10 al 12 gennaio al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, il 26 gennaio all’Auditorium Candoni di Tolmezzo e il 27 gennaio al Teatro Verdi di Maniago. Molto applaudite a Roma, dal 13 al 17 dicembre, le ultime 5 repliche per il 2005 di Morte per acqua, messa in scena di Paolo Mazzarelli con la scrittura fisica di Michela Lucenti, presentato al Teatro India, lo spazio che il Teatro di Roma riserva all’innovazione e alle proposte emergenti della scena italiana e internazionale. Hanno già raggiunto quota 6000 a Udine le prenotazioni delle classi materne, elementari e medie (la maggior parte allievi dalle scuole che aderiscono al TIG, la Stagione di teatro per l’infanzia e la gioventù del CSS) e dei gruppi famiglia, che visiteranno la mostra Colore!, l’evento ideato, progettato e realizzato dal MUBA di Milano e realizzato in città da MODIdi – Museo dei bambini di Udine, in collaborazione con il CSS, con il sostegno della Regione, della Provincia e del Comune di Udine. Sviluppata come un percorso interattivo per bambini (età consigliata: dai 3 agli 11 anni), Colore! mette in sequenza 9 installazioni che stimolano nei bambini un’intensa esperienza plurisensoriale. Il percorso si completa con un momento di spettacolo dal vivo, Il giardino d’Oriente, un ambiente naturale interattivo in cui i bambini sono invitati a entrare. Un sistema di videoproiezione collegato a un sistema di 32 sensori nascosti sotto un tappeto bianco, attiva al contatto con i passi e i movimenti dei bambini e delle 2 danzatrici animatrici dello spazio (Marta Bevilacqua e Barbara Stimoli), la visione di 4 giardini naturali ognuno collegato a un diverso colore. Lo spettacolo è una co-produzione TPO-CSS-MODIdi, in collaborazione con Arearea. Il Museo dei bambini di Udine è stato inaugurato alla Galleria d’Arte Moderna il 26 novembre e rimarrà aperto fino al 26 febbraio (dalle ore 9 alle 18). Per informazioni e prenotazioni: MODIdi 0432 502758 e CSS 0432 504765. Lasciami andare madre di Lina Wertmüller 2006 Il nuovo anno arricchisce di nuove proposte anche la scena del Teatro Pasolini di Cervignano. Dopo un fine anno dedicato al ricordo di Pier Paolo Pasolini, con 2 spettacoli, 1 concerto e 5 incontri assieme a esperti dell’opera del poeta scomparso 30 anni fa, il Teatro cervignanese riprende la stagione di prosa con le 5 proposte della seconda parte di stagione. Si apre, il 16 gennaio, con l’Othello interpretato da Michele Di Mauro e Lucilla Giagnoni, una coppia che snocciola il girotondo di tutte le altre figure del dramma shakespeariano: Othello e Desdemona, Jago ed Emilia, Cassio e Bianca, tingendo la tragedia in commedia e musica. Il 1 febbraio il coreografo Roberto Castello fa danzare la Compagnia Aldes in La forma delle cose, una fotografia in movimento sul presente che raggruppa in maniera imprevedibile e ironica materiali della realtà quotidiana, intrecciando movimento, parola, video e musica. L’attrice Piera Degli Esposti sarà la protagonista il 20 febbraio di Un’indimenticabile serata, una piéce teatrale e in musica dedicata al grande umorista del Novecento Achille Campanile. Il 18 marzo Bebo Storti e Renato Sarti portano a Cervignano il teatro civile e la drammatica testimonianza de La nave fantasma, per ricordare la tragica notte di Natale del 1996, quando nel mare fra la Sicilia e Malta, affondò una nave carica di immigrati. La stagione si chiude il 18 aprile con Lasciami andare, madre, tratto dal romanzo autobiografico di Helga Schneider, per la regia di Lina Wertmüller e la magistrale interpretazione di Roberto Herlitzka, uno dei più bravi e singolari attori del nostro teatro, qui nei panni della madre ex SS della Schneider, e Milena Vukotic, nel ruolo di Helga con sensibilità sottile e intelligente. ExtraCandoni 7 7 teatri hanno unito vocazioni e impegno per un’azione attiva e concreta a sostegno della scrittura per il teatro in Italia. È nata da questa partnership virtuosa e innovativa ExtraCandoni, la rete di teatri per la promozione, la produzione e la diffusione della nuova drammaturgia, che riunisce CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Teatro Litta di Milano, Teatro delle Moline di Bologna, Arca Azzurra Teatro di San Casciano Val di Pesa (Fi), Teatro Eliseo di Roma, Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, Teatro Kismet di Bari. Strutture di tutta la penisola che ogni anno commissioneranno ad un drammaturgo la scrittura di un nuovo testo e si impegneranno a metterlo in produzione, a ospitarlo nei propri teatri e a distribuirlo in tutta Italia. Per il 2005 l’autore prescelto è Renato Gabrielli. A marzo 2006 il debutto, proprio a Udine a Contatto, della sua nuova opera, Salviamo i bambini, che toccherà in tournée tutti i teatri della rete ExtraCandoni fino a giugno 2006. 21 _ Contatto MAG Othello, per morire in un tuo bacio 22_ Contatto MAG > 12 Campus: Università e teatro Lo spazio del contatto Una nuova puntata di CAMPUS – la rubrica che mette in contatto università e teatro – e un intervento che aggiunge nuovi punti di vista al rapporto tra la generazione giovane e lo spettacolo. Questa volta due studentesse dell’Università di Udine riflettono sulle ragioni che tengono distanti i loro coetanei dal teatro e le confrontano con la maggior disponibilità giovanile nei confronti del cinema. Prezzo dei biglietti? Quantità di informazione? Strategie della pubblicità e della promozione? Ruolo della scuola superiore? Che cosa dovrebbe cambiare perché migliori l’attenzione che i giovani riservano alla scena teatrale? L’opinione che esprimono Emiliana Gennari e Serena Rosa Bernardins (Corso di Laurea DAMS – Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo – con sede a Gorizia) è interessante e autorevole. A Gorizia, il DAMS offre infatti ambedue le specializzazioni: Cinematografia e Spettacolo. E i piani di studio comprendono insegnamenti che hanno per oggetto tanto i film quanto le opere musicali e il teatro. In entrambi i casi la parte teorica e di studio viene affiancata dall’esperienza pratica, che per il teatro, in particolare, fa riferimento all’insegnamento di “Teoria e tecnica della recitazione”. Non un corso per diventare attori, ma laboratori che permettono di verificare concretamente, con la pratica del corpo e della voce, ciò che storicamente è stata, ed è ancora oggi, la professione scenica, con tutto ciò che le gira intorno. Sullo stesso argomento altri punti di vista potranno aggiungersi e altri fronti di attenzione possono essere aperti. Basta scrivere all’indirizzo mail indicato più sotto. Nella rubrica CAMPUS ogni opinione è benvenuta. Roberto Canziani, DAMS – Università di Udine [email protected] Una generazione tra teatro e cinema Perché noi giovani preferiamo andare al cinema piuttosto che a teatro? Il cinema ci piace, il teatro ci attira, ma non abbiamo tutti i mezzi necessari per riconoscere ed apprezzare la diversità tra queste due forme di spettacolo. Una recente rilevazione, pubblicata dall’istituto di indagini statistiche SWG, parla chiaro: “Se teatro, mostre e musei vengono visitati di rado, permane una certa assiduità nella frequentazione del cinema (il 36% vi si reca abitualmente)”. Osservando le percentuali della tabella riportata qui sotto si vede come soltanto il 5% dei ragazzi intervistati va abitualmente a teatro. In una settimana, quali delle seguenti attività svolgi abitualmente fuori casa: andare a casa di amici 68 andare al pub/bar/birreria 58 mangiare fuori casa (pizzeria, ristorante) 56 andare al cinema 36 fare shopping 36 andare alle feste 28 fare passeggiate o gite fuori porta 24 andare in discoteca 22 andare a teatro 5 visitare mostre/musei 5 andare in sala giochi 5 non risponde 2 Fonte: www.swg.it Sorge spontanea l’idea che sia il costo del biglietto la causa principale di questa apparente mancanza di interesse per il teatro. È vero: assistere ad uno spettacolo costa di più che andare al cinema e “spararsi” due ore di effetti speciali; inoltre, tecnologia è la parola chiave per cogliere le aspettative delle nuove generazioni nei confronti dell’intrattenimento. Grazie ad essa il cinema cattura la realtà, i nuovi effetti speciali la amplificano e la rendono un’emozione unica. La natura del teatro impone invece un diverso approccio con la realtà, mira all’immaginazione dello spettatore ed al contempo ha bisogno di una panoramica storico-culturale che faccia da sfondo agli eventi rappresentati. Guardando un film tutto è già pronto e senza fatica possiamo seguire una storia, mentre il teatro può essere molto più simbolico e difficile da interpretare, e ad ogni gesto o cambiamento di luce può corrispondere un messaggio particolare. Sono quindi necessarie delle conoscenze e delle chiavi di lettura. La scuola ha un ruolo fondamentale per la preparazione di un futuro spettatore consapevole, e per questo i laboratori teatrali tra gli studenti possono allargare la loro sensibilità nei confronti della recitazione dal vivo. Si sta aprendo il dialogo tra scuola e teatro; molte classi infatti si recano periodicamente ad assistere agli spettacoli che possono variare per genere e stile e che permettono la conoscenza di varie forme di espressione. È necessario infine che l’organizzazione teatrale impari a sfruttare i mezzi che il cinema offre: la limitata fruibilità del “qui ed ora” del teatro può fondersi con un “ovunque e sempre” del cinema. Infatti un’opera teatrale potrebbe essere regolarmente diffusa attraverso le comuni videocassette e dvd, come si fa anche per la musica: godrà così di una maggiore diffusione. La riproduzione in serie di un’opera teatrale permetterebbe una maggior informazione e un maggior coinvolgimento. È infatti possibile che la visione domestica di un video diventi un incentivo per i giovani ad andare a teatro. La pubblicità mediatica per il teatro non è sviluppata come lo è per il cinema. I trailer di film potrebbero essere affiancati ad altri di teatro: in questo modo due forme d’arte così diverse potranno viaggiare insieme verso un apprezzamento comune, continuamente in evoluzione. 23_ Contatto MAG Un contributo di Emiliana Gennari, Serena Rosa Bernardins IL CSS > Produrre MORTE PER ACQUA progetto e regia di Paolo Mazzarelli e con la scrittura fisica di Michela Lucenti, da “La terra desolata” di Thomas Stearns Eliot e da “State of the World 2005” del World Watch Institute. WESTERN WOMAN, ideazione e regia Rita Maffei, creato e interpretato da Mallika Sarabhai e Rita Maffei, una produzione CSS, in collaborazione con Calendidonna 2005 – L’altra metà dell’India, Comune di Udine. SOGNO DI UNA COSA, progetto e regia di Andrea Collavino, una coproduzione Mittelfest 2005/CSS, in collaborazione con Civica Accademia “Nico Pepe” e con Provincia di Pordenone, Teatro Club Udine, Comune di Casarsa, Comune di San Vito al Tagliamento. Teatro Incerto, GARAGE 77, di e con Claudio Moretti, Fabiano Fantini e Elvio Scruzzi. > In repertorio I TOPI, coreografia e canti Michela Lucenti,una produzione CSS e Balletto Civile con il sostegno di Mittelfest 2004, Seas (Intercult, Stoccolma). WOYZECK di Georg Büchner, regia di Giancarlo Cobelli, una coproduzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG-Teatro Stabile Torino. CECITÀ di José Saramago, regia di Gigi Dall’Aglio, una coproduzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG – Fondazione Teatro Due Teatro Stabile Parma e Reggio Emilia. MORTE DI DANTON di Georg Büchner, regia di Aleksandar Popovski, una produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG con il sostegno di Theorem Associazione sostenuta dal Programma Cultura 2000 dell’Unione Europea, Intercult, Goethe Institut, Fondazione CRUP. COPENAGHEN di Michael Frayn, regia di Mauro Avogadro, con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Giuliana Lojodice, una coproduzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG – Emilia Romagna Teatro Fondazione. GIORNI ALL’ANNO GIULIO CESARE da Shakespeare e dai comunicati dell’EZLN del Subcomandante Marcos, regia di Paolo Mazzarelli, una produzione in collaborazione con Armunia. TRACCE DI UNA SACRIFICIO – IL MITO DI ALCESTI IN UN CAMPO DI STERMINIO di e con Rita Maffei e Fabiano Fantini. Teatro Incerto, MARATONA DI NEW YORK di Edoardo Erba, regia di Rita Maffei. PASOLINI, PASOLINI! di e con Paolo Mazzarelli. LACHRYMAE (SEMPER DOLENS!) di e con Rita Maffei e Fabiano Fantini. > In scena Udine TEATRO CONTATTO 2005_2006 stagione di nuovo teatro del CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, XXIV edizione. Cervignano TEATRO PASOLINI 2005_2006 IX stagione di prosa, in collaborazione con Associazione Culturale Teatro Pasolini. Progetto di TIG TEATRO PER L’INFANZIA E LA GIOVENTÙ IX edizione per il territorio della Bassa friulana orientale e Destra Torre, VIII edizione per Udine e Provincia di Udine. > Attività editoriale X IL TEATRO collana di nuova drammaturgia italiana e in friulano. cd musicali. > Progetti PROGETTO THIERRY SALMON – LA NUOVA ECOLE DES MAÎTRES, corso internazionale di perfezionamento teatrale e di confronto fra i diversi tipi di formazione diretto da Franco Quadri; paesi partner: Italia, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo, con il sostegno del Programma Cultura 2000 dell’Unione Europea e in collaborazione con l’Ente Teatrale Italiano. EXTRACANDONI Teatri in rete per la promozione, produzione e diffusione della nuova drammaturgia, in collaborazione con Teatro Litta (Milano), Teatro delle Moline (Bologna), Arca Azzurra Teatro (S. Casciano V.P.), Teatro Eliseo (Roma), Nuovo Teatro Nuovo (Napoli), Teatro Kismet OperA (Bari). ADRIATICO, progetto per sviluppare e accrescere la conoscenza e le collaborazioni tra i teatri che si affacciano sul Mare Adriatico. SEAS, piattaforma europea per artisti di confronto sulle pratiche teatrali dell’area del Mar Baltico e dei paesi balcanici, sviluppato da Intercult di Stoccolma con il sostegno della Commissione Europea/Cultura 2000 e in collaborazione con il CSS e altre dieci realtà teatrali europee. LA MEGLIO GIOVENTÙ, progetto di aggregazione culturale e prevenzione al disagio giovanile per il territorio della Bassa friulana orientale e Destra Torre. DIDATTICA DELLA VISIONE, lezioni per insegnanti sul lavoro culturale di fruizione del “vedere dal vivo”, a cura di Giorgio Testa, in collaborazione con il Centro Teatro Educazione. PROGETTO PILOTA IN TEMA DI DISADATTAMENTO DEVIANZA E CRIMINALITÀ, attività socioculturali di animazione e laboratori a favore della popolazione detenuta nelle carceri di Udine, Gorizia, Pordenone e Tolmezzo, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia. SCUOLA POPOLARE DI TEATRO ideata e diretta da Alessandro Berti e Michela Lucenti e Balletto Civile, in collaborazione con DSM Dipartimento di Salute Mentale di Udine. graphics: designwork printing: Grafiche Filacorda 365