Diocesi Piacenza-Bobbio Servizio Documentazione Parrocchia S. Lazzaro e S. Vincenzo de’ Paoli Celebrazione Eucaristica vespertina Liturgia Domenica V Quaresima a. C La dedicazione dell’altare 24 Marzo 2007 Introduzione Bulla don Pietro, parroco – Omissis – Letture: Is 43, 16-21; Fil 3, 8-14; Gv 8, 1-11. Mons. Luciano Monari, Vescovo, Diocesi Piacenza-Bobbio - Vice presidente CEI Omelia -ILa Consacrazione dell’Altare 1. Al centro della vita cristiana ci sta quello che Dio ha fatto per noi, che è essenzialmente la sua venuta in mezzo a noi in Gesù Cristo. Lo scopo è che la nostra vita possa imparare lo stile di Dio e realizzare la volontà di Dio in concreto. Provo spiegare perché è così importante nella vita di una Chiesa la consacrazione di un Altare, che cosa significa. Al centro della vita cristiana ci sta quello che Dio ha fatto per noi, che è essenzialmente la sua venuta in mezzo a noi in Gesù Cristo. Si può dire: Gesù Cristo è Dio tradotto in vita umana, in parole e in gesti umani. Gesù è uomo, parla una lingua umana, compie dei gesti umani, e però quella vita traduce in una lingua che noi possiamo capire il mistero di Dio. E perché? Qual è lo scopo di questa traduzione del mistero di Dio in lingua umana? Lo scopo è che la nostra vita, cioè la nostra lingua umana, possa diventare divina, possa imparare lo stile di Dio e realizzare la volontà di Dio in concreto; cioè lo scopo è cambiare la mia vita e la vostra. La nostra è una vita umana, ebbene Dio vuole renderla bella della sua bellezza, santa della sua santità, perché la vita dell’uomo abbia i lineamenti dell’amore e della perfezione di Dio; cioè quello che è stato la vita di Gesù: è una vita veramente umana, ma trasformata nella logica di Dio. Ebbene, quello che noi siamo chiamati a fare è lo stesso. 1.1. In Gesù Cristo e attraverso Gesù Cristo le nostre parole, possono diventare così vere da esprimere la verità di Dio, e i nostri gesti possono diventare così belli da essere degni di Dio. Attenzione, è bello! Però uno potrebbe dire: è un po’ troppo! Pretendere che la nostra vita sia bella della bellezza di Dio, sia santa della santità di Dio, è un po’ troppo per le nostre forze! E mi arrendo. Per le nostre forze è davvero un po’ troppo. Ma il problema è che non abbiamo solo le nostre forze, abbiamo Gesù Cristo con noi: siamo legati a Lui con il Battesimo, siamo membra del suo corpo. Allora in Gesù Cristo e attraverso Gesù Cristo ce la possiamo fare. In Gesù Cristo e 1 attraverso Gesù Cristo le nostre parole… attenzione le nostre parole… possono diventare così vere da esprimere la verità di Dio, e i nostri gesti possono diventare così belli da essere degni di Dio. 1.2. Tutto quello che voi vivete deve diventare degno della bellezza di Dio, dell’amore di Dio. San Paolo scrive ai cristiani di Roma così: «[1]Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12, 1). “Offrite a Dio la vostra vita”, e la “vostra vita” vuole dire questo. Vivete la vita di famiglia, ebbene rendete la vita di famiglia così bella di amore, di fedeltà, di perseveranza, di generosità, che la vostra vita di famiglia diventi degna di Dio. Trasformate il vostro lavoro rendendolo così onesto e così competente ed efficace da essere degno di Dio, come il lavoro di Dio. Rendete la vostra amicizia così fedele e così luminosa così leale da essere degna di Dio. Insomma, tutto quello che voi vivete deve diventare degno della bellezza di Dio, dell’amore di Dio. 2. L’altare serve per questo: perché sopra ci possa essere la nostra vita, e per l’invocazione dello Spirito la nostra vita possa diventare la vita di Cristo E se ci pensate è per questo che c’è un Altare. “C’è un altare”, vuole dire: tra un po’ noi porteremo – dopo avere consacrato l’Altare – sull’altare il pane e il vino. E “il pane e il vino - sapete tutti meglio di me - sono il frutto della terra e del lavoro dell’uomo”. Quindi “il pane e il vino” contengono la vostra vita di tutti i giorni - contengono il lavoro, la vita di famiglia, l’impegno sociale e politico, il vostro divertimento… tutto quello che fa parte della vostra vita sono “pane e vino” -, li portiamo sull’altare, e sull’altare invochiamo lo Spirito di Cristo, lo Spirito Santo, perché “il pane e il vino diventino il corpo e il sangue di Cristo”, cioè perché “la vostra vita diventi il corpo e il sangue di Cristo”, perché: il vostro lavoro, la vostra vita di famiglia, i vostri rapporti di amicizia, il vostro impegno sociale e politico, il vostro impegno culturale, il vostro impegno sportivo… tutto quello che volete. Cioè tutto questo materiale di cui è fatta la vostra vita possa diventare Cristo: cioè possa avere i lineamenti della vita di Gesù Cristo, la ricchezza del suo amore, della sua santità. L’altare serve per questo: perché sopra ci possa essere la nostra vita, e per l’invocazione dello Spirito la nostra vita possa diventare la vita di Cristo: dicevo, il lavoro, la famiglia… tutte queste cose. 2.1. Possiamo portare sull’altare non solo il bello che noi facciamo, ma siccome siamo fragili e siamo deboli e siamo poveri, dobbiamo portare sull’altare anche il nostro peccato. Però il Vangelo di oggi ci dice una cosettina in più, che è molto interessante, perché vuole dire che possiamo portare sull’altare non solo il bello che noi facciamo - lo dobbiamo fare, lavoro, ecc. – ma siccome siamo fragili e siamo deboli e siamo poveri, dobbiamo portare sull’altare anche il nostro peccato, anche il nostro egoismo, anche le nostre incoerenze, le nostre debolezze, anche questo materiale, di cui noi non sappiamo cosa farci… è materiale che puzza… è materiale cattivo, brutto, che rovinerebbe la nostra vita, inquinerebbe il nostro cuore, non riusciamo a gestirlo. Ebbene, anche questo lo possiamo portare al Signore. - II La Donna adultera 1. Quella donna adultera è accolta da Gesù Cristo, e la vita di quella donna viene rinnovata, può ricominciare con una speranza nuova. Quando il Vangelo racconta della “donna adultera” che viene portata davanti a Gesù e gli dicono: 2 «[5]Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?» (Gv 8, 5). Gesù compie quel gesto (che sarebbe lungo da spiegare e che lasciamo da parte adesso), e poi alla donna, dopo che tutti se ne sono andati di fronte alle parole di Gesù: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei» (Gv 8, 7); quando se ne sono andati tutti, quando è rimasto solo Lui e la donna – dice sant’Agostino: “È rimasto solo la misera la donna, e la Misericordia Gesù Cristo” –, allora Gesù dice alla donna: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? [11]Ed essa rispose: Nessuno, Signore». E Gesù le disse: Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8, 1011). Quel, «Neanch’io ti condanno», vuole dire che quella donna adultera è accolta da Gesù Cristo – meglio: accolta da Dio attraverso l’accoglienza umana di Gesù –, e la vita di quella donna viene rinnovata, può ricominciare con una speranza nuova: «; va’ e d’ora in poi non peccare più». Quel peccato lì è stato portato davanti al Signore, e il Signore l’ha preso, e il Signore l’ha vinto con la forza della grazia, la forza dell’amore di Dio, per dare a questa donna la possibilità di cominciare da capo. 3.1. Dio porta su di sé i vostri peccati perché ne siate liberi. Aprite il vostro cuore a questa speranza grande, a questa trasformazione misteriosa ma vera, che Dio opera nella vostra vita. Perché si verifichi per lei quello che diceva il profeta Isaia: «[16]Così dice il Signore che offrì una strada nel mare (…) [18]Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! [19]Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43, 16.18). «Non ve ne accorgete?», vuole dire: c’è l’opera di Dio dentro la vostra vita, c’è Dio che comincia a operare e a trasformare i vostri pensieri, i sentimenti, i comportamenti… Dio che porta su di sé i vostri peccati perché ne siate liberi (cfr. Eb 1, 3). «Non ve ne accorgete?», vuole dire: aprite il vostro cuore a questa speranza grande, a questa trasformazione misteriosa ma vera, che Dio opera nella vostra vita. - III L’Altare è Cristo 1. L’altare è Cristo, su di Lui mettiamo la nostra vita, perché per il dono dello Spirito la vostra vita diventi la vita di Cristo. L’Altare dice questo: l’altare è Cristo, su di Lui mettiamo la nostra vita, perché per il dono dello Spirito la vostra vita diventi la vita di Cristo, perché anche i nostri peccati siano bruciati dall’amore del Signore e diventino anche quelli cosa gradita a Dio, non come peccati, ma come peccati pianti e perdonati, di cui ci siamo pentiti e su cui è scesa la parola di grazia del Signore. 1.1. È una cosa bella la consacrazione dell’Altare: ti ricorda che in mezzo a voi, comunità di San Lazzaro, c’è Gesù Cristo! Allora, è una cosa bella la consacrazione dell’Altare, è una cosa bella e una cosa importante nella vita di una comunità: ti ricorda che in mezzo a voi, comunità di San Lazzaro, c’è Gesù Cristo! E per voi, comunità di San Lazzaro, Gesù Cristo opera trasformando la vostra vita nella sua: trasforma le vostre parole nelle sue perché siano parole vere e perché siano parole buone e perché siano parole di fraternità e di comunione, che trasformi i vostri comportamenti nei suoi perché siano comportamenti generosi che producono pace e concordia, e così via… Potrei moltiplicare gli esempi all’infinito, ma il senso è quello. 3 1.2. L’Altare, l’Eucaristia che celebriamo, ci dà questa presenza grande e consolante e fortificante del Signore. Allora, sono contentissimo di consacrare un Altare perché mi sembra di fare una cosa che è bella in sé, ma soprattutto mi sembra di fare qualche cosa che aiuta una comunità cristiana a realizzare la sua vocazione, a renderne consapevole e fiera. Dovreste essere fieri della vostra vocazione cristiana. “Fieri”, non vuole dire orgogliosi, guai! Ma umili e umili, proprio piccoli e piccoli. Ma fieri, cioè contenti della dignità che Dio mette dentro la nostra vita; di questo sì! E, come dicevo, l’Altare, l’Eucaristia che celebriamo, ci dà questa presenza grande e consolante e fortificante del Signore. * Cv. Documento non rivisto dall’autore, ma rilevato come amanuense dal registratore con l’aggiunta dei riferimenti biblici; i titoli formano l’articolo per la comunicazione. 4