E s'iddu muoru e vaju mparadisu | si nun ce truovu a ttia, mancu ce trasu. “E se muoio e vado in paradiso, se non ci trovo te manco ci entro”, è una delle piú belle frasi d’amore della lirica italiana. E’ l’ultima frase dei versi che Turiddu dedica a Lola all’inizio della Cavalleria Rusticana. O Lola ch’ai di latti la cammisa Si bianca e russa comu la cirasa, Quannu t’affacci fai la vucca a risa, Biato cui ti dà lu primu vasu! Ntra la porta tua lu sangu è sparsu, E nun me mporta si ce muoru accisu… E s’iddu muoru e vaju mparadisu Si nun ce truovo a ttia, mancu ce trasu. (O Lola che hai di latte la camicia così bianca e rossa come una ciliegia, quando t'affacci e atteggi la bocca al riso, beato chi ti dà il primo bacio! Dietro la tua soglia è sparso il sangue, ma non me ne importa se muoio ucciso... E se muoio e vado in paradiso, se non ci trovo te manco ci entro.) La voce di Turiddu, accompagnata solo dall’arpa, intona questa bella serenata per Lola; sono le prime luci dell’alba. Quest’aria viene detta anche “La Siciliana”, perché è cantata in dialetto siciliano. Ma perché Cavalleria Rusticana dei toscani Pietro Mascagni (compositore) e Giovanni Targioni-Tozzetti (librettista) è l’unica opera lirica italiana che inizia con un’aria in siciliano?. Infatti “La Siciliana” è una delle uniche due arie in lingua dialettale presenti all’interno del vasto repertorio lirico italiano. L’uso del dialetto, lingua spesso considerata di scarso valore, è insolito nella lirica, ma serve a introdurre subito lo spettatore nel luogo in cui la vicenda si svolge. E proprio in Sicilia è ambientata Cavalleria Rusticana. Ma forse la ragione è anche un’ altra. Quale di tutti i dialetti italiani è così nobile da essere incluso in un’opera lirica italiana, se non il siciliano? E a dirlo non siamo noi, ma è l’illustre Dante, padre della lingua italiana. Tra il 1303 e il 1305, l’Alighieri scrisse il De Vulgari Eloquentia, un trattato in latino sulle lingue volgari d’Italia. Come è noto, Dante non aveva peli sulla lingua, e meno che mai discutendo, minuziosamente, sulla lingua. Così fece praticamente a pezzi tutti i dialetti, riconoscendo tuttavia al siciliano la caratteristica di lingua nobile ed illustre! Nell’ultimo verso della Divina Commedia (Paradiso XXIII, 145), Dante Alighieri ci ricorda che è “L’amor che move il sole e l’altre stelle”. E’ sempre l’amor ad organizzare tante iniziative durante la Settimana della Lingua Italiana (dal 17 al 23 ottobre a Paranà) e della “Settimana Siciliana a Paranà” (dal 13 al 15 ottobre), l’amore per una cultura certamente avvicina al Paradiso! Tradotto dal autore