Orizzonti 3_U1_C1

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L’
inizio del XX secolo fu caratterizzato da un generale ottimismo, da una
situazione economica effervescente e da un’apparente stabilità nelle relazioni internazionali. Un’epoca felice, appunto, la Belle époque. L’Italia
partecipava al clima positivo anche grazie al lungo ministero di Giovanni
Giolitti, un liberale abile a far dimenticare le tensioni di fine secolo e capace di
dialogare con tutti: i grandi proprietari terrieri e quelli industriali, i sempre più
forti socialisti e i cattolici decisi a ritornare sulla scena politica dopo la crisi di
Porta Pia.
Ma il clima di concordia era solo apparente. Le vecchie tensioni tra Stati europei,
le ambizioni frustrate delle nuove potenze, il sorgere del nazionalismo, vera e
propria degenerazione patologica del vecchio spirito patriottico ottocentesco:
tutto questo avrebbe portato l’Europa a un conflitto lungo e sanguinoso. La piccola e giovane Italia non riuscì, contro i propositi dello stesso Giolitti, a sottrarsi
a questo evento. La «Grande guerra» apriva di fatto il Novecento. E lo faceva con
il tributo di sangue di milioni di soldati mandati al macello nelle fangose trincee
di mezza Europa.
L’Europa e il
mondo nel primo
Novecento
Per orientarti
1870
1880
1890
1910
1920
1870-1914 C 1 Belle époque
1861-1876
C2
Destra storica
1876-1898
C2
1903-1913
Sinistra storica
C 2
1914-1918 C3 Prima guerra
mondiale
Governi Giolitti
1870-1914 C 1 Seconda Rivoluzione industriale
1914-1920
1882
Da ricordare
C 1
8
1900
1891
1907
25 giugno1914
C 2
C1
C3
Enciclica
Rerum Novarum
Triplice Alleanza
1905
C1
1890
1895
1900
C 1
C2
C 1
Fine ministero
Bismarck
© Loescher Editore – Torino
Partito
socialista
italiano
Assassinio
di Umberto I
1904-1905
C1
Triplice Intesa
Attentato di Sarajevo
C3
Rivoluzione russa
1918
C3 Disfatta degli
Imperi centrali
Fallita Rivoluzione russa
Guerra russo-giapponese
1912-1913
Guerre
balcaniche
C 1
1913
Patto
Gentiloni
C 2
1915
Patto
di Londra
C 3
© Loescher Editore – Torino
9
Il primo Novecento
NORVEGIA
San Pietroburgo
Stoccolma
R E G NO U N I TO
PAESI
BASSI
Londra
Oceano
BELGIO
Atlantico
I M P E R O
R U S S O
Berlino
IMPERO DI GERMANIA Varsavia
Kiev
Colonia
Vienna
SVIZZERA
Bordeaux
Lisbona
a
Amburgo
Parigi
FRANCIA
PORTOGALLO
Mosca
B
Dublino
lt
ico
SVE Z I A
Mare
del
Nord DANIMARCA Copenaghen
r
a
M
I M P E RO
Budapest
AUST RO - U N G A R I CO
Milano
Belgrado
Marsiglia
SERBIA
Madrid
Mar Nero
I TA L I A
Barcellona
S PAG N A
ROMANIA
Bucarest
MONTENEGRO
Roma
Costantinopoli
I M P E R O
Napoli
Ankara
O T T O M A N O
GRECIA
Algeri
Marocco
( Fr.)
Atene
Tunisi
Algeria
(Fr.)
Tunisia
( Fr. )
Mare
Antiochia
Mediterraneo
L’Europa tra XIX e XX secolo
1.1 L’Europa tra Ottocento
e Novecento
Belle époque:
espressione francese che
significa letteralmente
«bella epoca». Coniata
in Francia durante la
Prima guerra mondiale
essa indicava il periodo
compreso tra 1890
e 1914. Da un lato
dunque si riferiva al
grande progresso di
quei decenni, dall’altro
conteneva un richiamo
nostalgico a un periodo
di pace spazzato via
dagli orrori della Grande
guerra.
Gli anni della «Belle époque»
Le celebrazioni per il capodanno del 1900 e
l’ingresso nel XX secolo si svolsero ovunque
in Europa in un clima di straordinario ottimismo e fiducia. Nonostante i contrasti tra i
vari Stati per la spartizione delle colonie, nel
vecchio continente regnava dunque la pace:
l’Europa si trovava nel pieno della Belle époque , un periodo di benessere crescente e
di sviluppo apparentemente inarrestabile.
È l’epoca della seconda Rivoluzione industriale. La prima risaliva agli ultimi decenni del Settecento ed era stata caratterizzata dalla prevalenza del settore tessile,
dalla presenza di industrie ancora relativamente piccole e gestite dagli stessi padroni;
nel primo Ottocento, poi, si erano sviluppate la siderurgia e, in generale, l’industria
pesante.
La seconda Rivoluzione industriale coincide con l’era del petrolio, che veniva però
utilizzato, diversamente da oggi, solo per
l’illuminazione, per il riscaldamento e per
la produzione dei lubrificanti, visto il crescente numero di macchine. Il carbone rimaneva una fonte d’energia importante ma,
con l’invenzione della turbina idraulica, si
cominciò a sfruttare la forza dell’acqua.
Nel settore della chimica si produssero i
fertilizzanti, gli esplosivi, i coloranti e venne scoperta per esempio una lega a base di
alluminio.
Il 12 dicembre 1901 Guglielmo Marconi
riuscì a trasmettere un segnale radio oltre
l’Atlantico dimostrando così che le onde
elettromagnetiche, contrariamente a quello che si pensava, seguivano la curvatura
terrestre. D1 Grazie all’invenzione del telefono e del telegrafo divenne poi più facile
la trasmissione di notizie. Nelle grandi città,
la vita quotidiana cambiò per l’incremento
delle tramvie urbane e anche le automobili
assunsero un’importanza crescente grazie
all’invenzione del motore a scoppio. Negli
Stati Uniti, in particolare, l’automobile ebbe
una diffusione enorme per iniziativa di
Henry Ford che mise sul mercato il Modello
T a prezzi moderati. D5
Nel dicembre del 1903 i fratelli Wright misero a punto l’aeroplano e compirono il primo volo: si sollevarono da terra solo di pochi metri ma aprirono la strada a progressi
sempre più rapidi. D4 In pochi anni si estese la rete ferroviaria: in Russia venne creata
la linea transiberiana e negli Stati Uniti ben
quattro linee collegarono l’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico. In Europa nuove
linee forarono le montagne con lunghe gallerie che unirono così la Francia alla Spagna
e l’Italia alla Svizzera. Anche il settore della
navigazione conobbe una forte accelerazione tecnologica e accanto ai piroscafi a vapore si cominciarono a vedere motonavi con
motori a scoppio.
Il progresso della scienza garantiva poi
un continuo miglioramento della quali-
tà della vita. Le scoperte in campo medico
permettevano di guarire da malattie fino ad
allora incurabili, come il colera e la tubercolosi, mentre i miglioramenti igienici e sanitari rendevano più sicura e confortevole la
vita delle grandi masse urbane. D10, 11
Sul piano economico l’aumento delle rese
agricole e il miglioramento delle tecniche di
conservazione dei cibi avevano determinato un surplus, un’eccedenza alimentare in
grado di eliminare il problema del sostentamento per la maggioranza della popolazione. L’allargamento del lavoro salariato,
lo sviluppo della produzione industriale e
l’avanzata dei commerci – nazionali e internazionali – avevano infine generato una
crescita dei redditi e dei consumi e un’impennata nella ricchezza degli Stati.
La borghesia, nuova classe
dominante
La Belle époque fu però anche un’epoca di
profonde trasformazioni sociali.
La borghesia, da tempo classe dominante e in possesso delle leve dell’industria e
del commercio, soppiantò definitivamente
l’aristocrazia al vertice della società, imponendo il proprio gusto e i propri bisogni. Si
formava la «società di massa», che non aveva per protagoniste ristrette élites , ma fasce via via più larghe della popolazione.
La borghesia cittadina adottò modelli di
comportamento e abitudini di vita del tutto
nuovi. Si diffuse il mito del lavoro e del «far-
Le ferrovie in Italia e in Europa tra
XIX e XX secolo (km)
Paese
1880
1910
9.290
18.090
Regno Unito
28.854
35.186
Francia
26.189
42.827
Italia
1870
Dossier 1 p. 392
Dossier 4 p. 398
Dossier 5 p. 400
Germania
33.838
Guglielmo Marconi davanti alla sua radio, inizio XX secolo.
51.391
Dossier 10 p. 410
Dossier 11 p. 412
© Loescher Editore – Torino
10
élite: gruppo ristretto
di persone che si
distinguono per posizione
sociale, ricchezza e
cultura.
© Loescher Editore – Torino
1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi
1895 I Lumière brevettano il cinematografo
1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright
1913 Ford introduce la catena di montaggio
1920
11
1
1
L’Europa e il mondo nel primo Novecento
si da sé» come mezzo per acquisire ricchezza e potere. Grazie alle accresciute capacità
d’acquisto e consumo, favorì lo sviluppo dei
commerci: nacquero in questi anni i grandi
magazzini e la pubblicità, due nuovi modi
di concepire la società dei consumi, rivolti
proprio al nuovo ceto e che avrebbero permeato di sé l’intero Novecento. D15 [Testimonianze  documento 1, p. 70] La borghesia
promosse la frequentazione dei teatri, dei
primi cinema e soprattutto dei cabaret, locali in cui si allestivano spettacoli di musica
e intrattenimento. Favorì inoltre la diffusione della stampa quotidiana, che soddisfaceva la sua grande fame di notizie – per
esempio, in Italia, la tiratura del «Corriere
della Sera» passò tra 1889 e 1914 da 100.000
a 500.000 copie. Inaugurò la pratica sportiva e sostenne la nascita delle Olimpiadi
moderne, che si tennero per la prima volta
ad Atene nel 1896. D3 Introdusse l’abitudine di concedersi periodicamente qualche
giorno di villeggiatura, specie nelle località
di mare, la cui fama sorse proprio allora, o
di fare addirittura del turismo, con lunghe
permanenze all’estero. Ciò che nei secoli precedenti era riservato agli esponenti
dell’aristocrazia. D2
Le lotte dei lavoratori
pp. 66, 68
Dossier 2 p. 394
Dossier 3 p. 396
Dossier 15 p. 420
All’affermazione della «società di massa»
diedero un importante contributo le classi popolari, che nella Belle époque salirono
prepotentemente alla ribalta rivendicando
ovunque un miglioramento delle condizioni di vita e maggiori diritti. La loro forza era
costituita dagli operai, che grazie alla diffusione delle industrie si erano accresciuti
numericamente in modo considerevole.
Fortemente consapevoli del proprio ruolo
F. Bazille, Riunione di famiglia,
1863, Parigi, Musée d’Orsay.
Inaugurazione del Crystal Palace a Londra, 1851, a lungo simbolo di innovazione e progresso.
Manifesto del primo maggio 1902
del Partito socialista italiano.
e della propria importanza nelle vicende
economiche dei diversi Stati, mostrarono
fin dall’inizio grandi capacità di organizzazione: tra Ottocento e Novecento nacquero i
primi grandi sindacati, che lottavano per la
riduzione degli orari di lavoro, per l’innalzamento dei salari, per l’affermazione del
diritto di sciopero e per la tutela del lavoro minorile e femminile. Sorsero inoltre in
tutta Europa i primi partiti politici di massa
e di ispirazione socialista: dal Partito socialdemocratico tedesco al Partito laburista inglese, al Partito socialista italiano.
Per far fronte alle rivendicazioni dei lavoratori, nei maggiori paesi del continente
furono approvate le prime legislazioni assistenziali, che garantivano un sostegno alle
classi sociali più povere in caso di malattia
o maternità e durante la vecchiaia. Il dirit-
Cartolina della Società
di mutuo soccorso.
to di voto, che permetteva di partecipare
attivamente all’elaborazione della politica
nazionale, venne progressivamente esteso
a tutti gli uomini adulti (suffragio universale maschile), mentre le donne ne erano
ancora escluse. Infine, lo Stato provvide a
garantire a tutti l’istruzione elementare, con
l’obiettivo concreto di combattere l’analfabetismo. In questo modo si accelerò il processo di democratizzazione della politica e
della società e anche i ceti popolari ebbero
la possibilità di divenire parte integrante del
grande sviluppo che investiva l’Europa. Ottimismo e fiducia nel
progresso
A questi epocali sviluppi dell’economia e
della società si intrecciò il fervore sperimentato durante questo periodo dal mondo della cultura, che ebbe le sue capitali in
Parigi e Vienna. Non a caso il simbolo della
Belle époque è spesso considerato la Tour
Eiffel, l’altissima torre in ferro progettata
dall’ingegnere francese Alexandre Gustave
Eiffel e inaugurata nella capitale francese
per l’Esposizione Universale del 1889. Parigi era il fulcro delle tendenze artistiche
più innovative del continente: i quartieri di
Montmartre e Montparnasse, i viali lungo la
Senna e i piccoli caffè che sorgevano un po’
ovunque erano i luoghi in cui intellettuali,
pittori e letterati di tutta Europa dibattevano
di ogni argomento e coltivavano le tendenze
più innovative del tempo – dal naturalismo,
con i romanzi di Émile Zola, al cubismo, con
i quadri di Pablo Picasso.
Anche a Vienna, capitale della Felix Austria, l’«Austria felice» alla guida di un «impero eterno», operavano in quegli anni
intellettuali e artisti che avrebbero influenzato grandemente il XX secolo: da Sigmund
Freud padre della psicoanalisi, a Gustav Klimt, l’artista più influente dell’art noveau o
liberty, ad Arnold Schönberg, il padre della
musica colta contemporanea.
Più in generale, lo spirito ottimistico di
questo tempo fu interpretato in Europa dalla corrente filosofica del positivismo . Nato
in Francia nell’Ottocento, il pensiero positivista suggeriva che l’avanzamento delle
conoscenze e delle capacità umane avrebbe
generato un progresso inarrestabile. In realtà, alcuni dubbi sulla tenuta del sistema
politico-sociale europeo avevano cominciato a insinuarsi nella riflessione culturale e filosofica già alla fine dell’Ottocento, ma nessuno fu in grado di prevedere che nel giro
di pochi anni l’intero mondo della Belle époque sarebbe crollato sotto i colpi della Prima
guerra mondiale. E che di quel «progresso»
sarebbero rimaste solo macerie fumanti.
1870
positivismo: la fede
dei filosofi positivisti nel
progresso nasceva da una
incrollabile fiducia nelle
capacità della scienza.
Essi proponevano perciò
di applicare il metodo
scientifico a tutti i campi
del sapere.
Bozzetto per il
monumento all’operaio
e alla kolchosiana,
1937, San Pietroburgo,
Museo di Stato.
Tour Eiffel nel 1889.
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Il primo Novecento
© Loescher Editore – Torino
1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi
1895 I Lumière brevettano il cinematografo
1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright
1913 Ford introduce la catena di montaggio
1920
13
1
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L’Europa e il mondo nel primo Novecento
1.2 Il difficile equilibrio
Testimonianza del difficile clima che si
respirava in Francia e delle divisioni che attraversavano la nazione fu il caso di Alfred
Dreyfus, ufficiale dell’esercito francese accusato nel 1894 di tradimento a favore della
Prussia, riconosciuto colpevole di aver fornito documenti riservati all’ambasciata tedesca e condannato ai lavori forzati. A suo
favore si mobilitarono la parte più aperta
dell’opinione pubblica transalpina e soprattutto il mondo della cultura. Fu allora
pubblicato il celebre J’accuse («Io accuso»),
dello scrittore Émile Zola, che rintracciava
nelle origini ebraiche di Dreyfus e nell’antisemitismo e conservatorismo delle forze
armate e della società francese le cause reali
della sua condanna. Dreyfus fu riconosciuto
innocente e riabilitato solo dopo molti anni,
nel 1906. A
tra potenze
continentali
Il Regno Unito
A. Dreyfus.
Nel clima di generale ottimismo della Belle
époque si inserivano le vicende particolari
di ogni Stato e i complessi intrecci internazionali dei rapporti tra grandi potenze.
Vediamo dunque le condizioni di ciascuno
dei maggiori paesi d’Europa al volgere del
secolo, partendo dai grandi regimi liberali,
Regno Unito e Francia.
Nel Regno Unito, la regina Vittoria morì
nel 1901 dopo un lunghissimo regno di oltre sessant’anni. Il suo paese era in quel
momento il più ricco e potente al mondo.
L’Impero britannico si estendeva sui cinque
continenti, la marina mercantile dominava
il commercio mondiale, mentre la potentissima flotta assicurava a Londra il controllo degli oceani. L’agricoltura e l’industria
inglesi erano in Europa le più produttive e
avanzate tecnologicamente.
Sul piano interno, la società appariva
divisa da rigide gerarchie di classe ma al
contempo eccezionalmente unita nel perseguire l’interesse nazionale: regola a cui
si atteneva anche il Labour Party, il Partito
laburista, nato nel 1906 su iniziativa dei sindacati e impegnato nel promuovere gradatamente – senza alcuna rottura violenta – i
diritti dei lavoratori e la loro partecipazione alla vita politica del paese. I sentimenti
comuni della nazione furono interpretati al
meglio dal nuovo re Edoardo VII e dai governi liberali di Londra, che si impegnarono a
fondo per conservare la posizione di predominio del Regno Unito nel mondo.
Edoardo VII e il principe di Galles, futuro re Giorgio V.
conservatrici e clericali, da un lato, e repubblicane e democratiche, dall’altro, generava
una notevole instabilità politica. Furono le
seconde a guidare il paese tra le elezioni del
1899 e lo scoppio della Prima guerra mondiale. Esse introdussero importanti provvedimenti riguardanti il mondo del lavoro
– dalla riduzione dell’orario di fabbrica alle
pensioni di vecchiaia – e la laicità dello Stato, con l’abolizione di ogni residuo privilegio della Chiesa.
La Francia repubblicana
E. Zola.
revanscismo: termine
derivante dal francese
revanche, che significa
«rivincita». Il desiderio di
rivincita contro i tedeschi
alimentò tutte le principali
decisioni della Francia in
campo internazionale tra
il 1870 e la Prima guerra
mondiale.
Più complessa appariva la situazione della Francia. Sul piano dei rapporti internazionali, Parigi soffriva ancora l’onta della
disfatta nella guerra franco-prussiana del
1870. Quella sconfitta alimentava un forte
sentimento di revanscismo , che si sarebbe
esaurito solo in un nuovo e vittorioso scontro con i tedeschi.
Le vicende interne erano egualmente
tormentate. Sebbene l’economia francese
fosse in piena crescita, la Terza Repubblica
non aveva vita facile. Il conflitto tra forze
Manifesto francese di propaganda bellica.
La Russia
La Russia di inizio Novecento era governata dallo zar Nicola II Romanov  , che era
salito al trono nel 1894 e aveva ereditato dai
suoi predecessori una situazione di gravissima arretratezza. Il vasto paese euro-asiatico era infatti il più sottosviluppato tra quelli
che contavano sulla scena internazionale.
Grazie ai capitali stranieri, il paese cominciò a conoscere finalmente allora i primi benefici della Rivoluzione industriale (la
produzione mineraria, petrolifera, tessile e
meccanica raggiunse in breve cifre rilevanti), ma le fabbriche erano poche – di grandi
o grandissime dimensioni – e concentrate
per lo più attorno a Mosca e Pietroburgo, i
due maggiori centri urbani del paese.
Erano le campagne, nonostante l’abolizione nel 1861 della servitù della gleba,
a sperimentare ancora rapporti sociali di
stampo medievale. Il potere reale rimaneva
nelle mani dei proprietari terrieri locali, che
spesso esercitavano ancora un diritto di vita
e di morte sui contadini, i quali lavoravano
in condizioni di sottomissione durissime e
in fortissima competizione reciproca, data
l’abbondanza di manodopera.
La Russia si differenziava in particolare dagli altri Stati europei più avanzati per
la mancanza di classe media che lottasse
per una maggiore democrazia e per l’allargamento dei diritti civili. Inoltre, poiché il
processo di industrializzazione era stato
imposto dall’alto, era quasi del tutto assente
la moderna borghesia capitalistica che era
ormai classe dirigente nei paesi più avanzati
dell’Europa.
Le forze politiche liberali russe erano
deboli e divise tra loro. La formazione più
importante in quest’area politica era il Partito dei cadetti, espressione della borghesia
degli affari, delle professioni e dei commerci, e sostenitore della creazione in Russia
di una monarchia costituzionale di stampo
occidentale. I cadetti e gli altri liberali non
erano in grado di opporsi all’autoritarismo
del sovrano Nicola II, che governava con
pugno di ferro, soffocando l’opposizione e
schiacciando le numerose minoranze etniche del paese. Lo zar era inoltre strettamente legato alla grande nobiltà terriera e
al clero della Chiesa cristiana ortodossa, e
con essi formava una formidabile alleanza
conservatrice.
Anche i lavoratori non avevano trovato
una coesione politica. I contadini facevano
capo prevalentemente al Partito socialrivoluzionario, formazione politica che poneva
al centro della propria azione politica un
programma di socialismo agrario. Gli operai, le cui fila si erano ingrossate al crescere
dell’apparato industriale russo, si richiamavano invece al Partito socialdemocratico,
formazione marxista nata nel 1898 e a sua
volta divisa in due correnti dal 1903. La corrente dei «bolscevichi» , guidata da Lenin,
affermava che l’alleanza tra operai e contadini avrebbe condotto il proletariato alla
rivoluzione, alla conquista del potere con la
forza e alla dittatura dello stesso proletariato su tutte le altre classi sociali. I «menscevichi» sostenevano invece che per abbattere
lo zar il proletariato doveva allearsi con la
borghesia, in vista della creazione di una repubblica costituzionale.
La fallita Rivoluzione russa
del 1905
Nel paese che più di ogni altro sembrava
caratterizzato dall’immobilismo politico e
sociale la situazione precipitò improvvisamente nel 1905. L’anno precedente, Nicola
II si era avventurato in una contesa bellica
con il Giappone per il controllo della Corea e della Manciuria (regione dell’odierna
Cina), subendo pesanti sconfitte in terra e
in mare. La concomitante crisi economica
spinse le masse a chiedere radicali muta-
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14
1870
Il primo Novecento
Zar Nicola II Romanov.
etnia: parola che
deriva dal greco ethnós,
che significa «popolo».
Ogni etnia è dunque
caratterizzata da lingua,
cultura, costumi e
tradizioni propri.
bolscevichi e
menscevichi: i primi
erano maggioritari
(bolscevichi significa
appunto «appartenenti
alla maggioranza») e si
battevano per un partito
centralizzato; i secondi,
minoritari (menscevichi
significa «appartenenti
alla minoranza»),
aspiravano a una riforma
democratica della società.
Album p. 24
 Tweet Storia p. 430
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1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi
1895 I Lumière brevettano il cinematografo
1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright
1913 Ford introduce la catena di montaggio
1920
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L’Europa e il mondo nel primo Novecento
Il primo Novecento
La Germania e l’Impero
asburgico
La «domenica di sangue», 22 gennaio 1905, San Pietroburgo.
soviet: termine russo
che significa «consiglio».
I soviet erano organismi
rappresentativi dei
lavoratori i cui membri
venivano scelti
direttamente da contadini,
operai e soldati. Sorsero
per la prima volta durante
la rivoluzione del 1905.
 Tweet Storia p. 430
menti politici e sociali e il 22 gennaio 1905, a
Pietroburgo, nella cosiddetta «domenica di
sangue», davanti al Palazzo d’inverno dello
zar, l’esercito disperse a fucilate una folla di
decine di migliaia di persone, lasciando sul
campo centinaia di morti e migliaia di feriti.
La rivolta subito divampò in tutto il paese,
animata insieme da contadini, operai e borghesia, e durò mesi; sorsero allora i primi
soviet , i consigli spontanei che raccoglievano i rappresentanti eletti dei lavoratori.
Erano segnali pericolosi per lo zar, che fu
costretto a istituire la Duma, assemblea elettiva dotata di poteri legislativi, e a concedere una Costituzione che accordava maggiore
libertà d’espressione per i russi e il suffragio universale. Tuttavia, presto impose il
conservatore Pëtr Stolypin come primo ministro (resterà in carica dal 1906 al 1911), il
quale varò una riforma agraria che favoriva
la divisione e la vendita delle terre comuni e
puntava alla formazione di una nuova classe
di proprietari terrieri piccoli e medi. Dopo
circa un anno dalla sua istituzione lo zar
decise di sciogliere la Duma e di restringere il diritto di voto, escludendo i gruppi più
radicali e assicurandosi in questo modo un
Parlamento a lui favorevole. Lo zar quindi
manteneva un enorme potere e il completo
controllo sul paese. Nel complesso, la rivoluzione del 1905 si risolse in un fallimento
e non portò alcun avanzamento sociale alla
Russia, che in queste condizioni doveva entrare nella Prima guerra mondiale.
Centro della politica continentale era la
Germania o, meglio, il Secondo Reich tedesco, nato dopo la vittoriosa guerra contro la
Francia del 1870. Dopo le dimissioni di Bismarck nel 1890, la Germania dell’imperatore Guglielmo II appariva un curioso miscuglio di vecchio e nuovo. Aveva il Partito
socialdemocratico più forte e la legislazione
sociale più avanzata d’Europa, la sua industria rivaleggiava ormai con quella inglese
e, in generale, vantava l’economia più dinamica del continente. Tuttavia, la borghesia
tedesca non riusciva a imporsi al livello di
classe dirigente come invece era avvenuto
oltremanica: il potere dello Stato rimaneva
fortemente accentrato e tutto raccolto nelle
mani del sovrano e della sua corte, composta in prevalenza da grandi nobili prussiani.
Alle soglie del nuovo secolo il carattere più
definito della Germania imperiale riguardava la sua politica estera: tutti i paesi europei
erano consapevoli della forza militare tedesca e temevano che la Germania prima o poi
avrebbe cercato la supremazia continentale.
L’Impero asburgico era diventato nel
1867 Impero d’Austria e Ungheria, con piena parità delle due nazionalità. Bene amministrato e tenuto insieme dalla forte personalità del sovrano Francesco
Giuseppe  , sperimentava
alla fine dell’Ottocento una
notevole crescita economica. Le rivendicazioni
delle numerose etnie presenti sul territorio (cechi,
slovacchi, sloveni, croati, italiani) erano però
Guglielmo II.
G. Induno, La partenza dei coscritti, 1881,
Vercelli, Fondazione Museo Francesco Borgogna.
La guerra di Libia in un’immagine che celebra
la civiltà europea mentre conquista terre barbare.
Navi da guerra della Royal Navy britannica, 1906.
causa di grandi difficoltà sul piano interno.
Inoltre, nel campo dei rapporti internazionali, l’interesse che Vienna nutriva per i
possedimenti dell’Impero ottomano nella
penisola balcanica determinava forti attriti con la Russia, mossa da analoghi appetiti
verso quell’area per ottenere uno sbocco sul
Mediterraneo.
L’avanzata del nazionalismo
Le relazioni internazionali nell’Europa della Belle époque furono contraddistinte da un
lento ma inarrestabile peggioramento. Da
tempo era cessata la ricerca di larghi accordi
tra potenze, prassi che aveva caratterizzato
il periodo della Restaurazione. Alla politica
della concertazione internazionale, i singoli
Stati avevano ormai sostituito il tentativo di
affermare – in modo aggressivo se necessario – i propri interessi nazionali. Ad alimentare questa competizione tra Stati era anche
il crescente nazionalismo delle masse, abilmente assecondato e sfruttato dai governi.
[ I NODI DELLA STORIA p. 22] Si trattava di
un nazionalismo bellicoso, di un’esaltazione patriottica fondata sulla retorica della
«lotta per la sopravvivenza» di un popolo
sull’altro, delle «terre irredente» da strappare a tutti i costi al «nemico» (per esempio
l’Alsazia-Lorena, abitata da francesi ma in
mano ai tedeschi, e il Trentino, a maggioranza italiana ma governato dagli austriaci).
In questo clima di crescente diffidenza e
rivalità tra nazioni, il liberismo ottocentesco
fu progressivamente soppiantato nella Belle
époque da politiche di natura protezionistica, che disincentivavano – quando non
impedivano del tutto – lo scambio di merci
da un paese all’altro. La corsa al riarmo – dispendiosissima, con la messa in produzione
di armi sempre più potenti e sofisticate – e
la chiamata alla leva di schiere sempre più
numerose di uomini furono anch’esse conseguenze dell’esasperato nazionalismo.
La lunghissima pace conosciuta dall’Europa tra 1870 e 1914 può, alla luce degli
eventi successivi, essere interpretata come
un periodo di preparazione della guerra.
Lo testimonia anche il gioco delle alleanze
contrapposte, che aveva il compito di porre
ogni Stato nelle migliori condizioni possibili
di fronte allo scoppio delle ostilità. Così, al
culmine della Belle époque si affrontavano
in Europa due grandi blocchi, pronti all’assalto: la Triplice Alleanza – stipulata nel
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1870
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1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi
1895 I Lumière brevettano il cinematografo
1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright
1913 Ford introduce la catena di montaggio
1920
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L’Europa e il mondo nel primo Novecento
1882 tra Italia, Austria-Ungheria e Germania – e la Triplice Intesa – stipulata nel 1907
tra Francia, Regno Unito e Russia.
Le crisi in Marocco
e nei Balcani
A. Werner, Congresso di Berlino, 1878.
Saint-René Taillandier espone davanti
al sultano del Marocco le riforme
proposte dalla Francia, copertina
del «Petit Journal», 16 aprile 1905.
Un cannone da campo dell’esercito bulgaro nei pressi di Adrianopoli
(Edirne) dopo la fine della seconda guerra balcanica, agosto 1913.
In tale quadro, non mancavano i motivi d’attrito tra le capitali europee, e diverse crisi,
piccole o grandi, si susseguirono nel primo
quindicennio del Novecento.
Gli epicentri dello scontro furono il Marocco e soprattutto i Balcani.
Nel 1905 Guglielmo II, imperatore tedesco, volle difendere l’indipendenza marocchina dalle mire della Francia, entrando in
rotta di collisione con Parigi che aveva rivolto le proprie attenzioni allo stato nordafricano per ampliare il proprio impero coloniale. Solo una conferenza internazionale
nel 1906 sciolse la tensione, confermando
l’indipendenza dello Stato marocchino ma
sottoponendolo a un controllo internazionale a garanzia degli interessi economici di
tutte le potenze coloniali. Nel 1911, la Francia, tuttavia, occupò l’allora capitale Fez, e
la Germania minacciò l’intervento. La pace
fu salvata da un accordo bilaterale, in seguito al quale a Parigi veniva accordata libertà
d’azione in Marocco in cambio della cessione a Berlino di parte del Congo francese.
Nei Balcani, invece, l’irreversibile declino dell’Impero ottomano lasciava sempre
maggiore spazio alle ambizioni della Russia
– che da lungo tempo ambiva a impadronirsi del Bosforo e dei Dardanelli per garantirsi un accesso diretto al Mediterraneo
– dell’Austria-Ungheria – che invece mirava
a estendere ulteriormente verso sud i propri
domini – e delle stesse popolazioni balcaniche – che lottavano per l’indipendenza
dai turchi e per la creazione di un proprio
Stato.
Nel 1908, l’Austria-Ungheria si impadronì della Bosnia-Erzegovina. L’occasione fu
offerta dalla rivolta dei Giovani Turchi, che
erano insorti contro il sultano per ottenere
una Costituzione capace di rinnovare l’ormai fragile struttura dell’Impero ottomano.
La politica degli austro-ungarici fu però
contrastata con forza dalla Russia e soprattutto dalla Serbia, piccolo paese balcanico
indipendente dal 1878 che si sentiva direttamente minacciato dalle mosse di Vienna.
Un ulteriore motivo di contrasto tra Austria-
Ungheria e Serbia era inoltre costituito
dall’aspirazione dei serbi di raccogliere sotto la propria bandiera, in un solo Stato, tutti
gli slavi del Sud: bosniaci, croati e sloveni.
Tra 1912 e 1913 i Balcani furono teatro
di ben due guerre. La prima, dichiarata nel
mese di ottobre 1912, vide la vittoria della
Serbia, della Bulgaria, della Grecia e del
Montenegro che riuscirono a sgominare
letteralmente i turchi. La successiva pace di
Londra, nel maggio 1913, sancì la sconfitta
dell’Impero turco che dovette rinunciare a
tutto il suo territorio europeo, fatta eccezione per lo stretto dei Dardanelli e di Istanbul. La Serbia, tuttavia, non si accontentò
perché voleva una parte della Macedonia
che era stata assegnata alla Bulgaria. Così
scoppiò la seconda guerra (luglio 1913) e la
Bulgaria fu attaccata non solo dagli ex alleati ma anche dalla Turchia e dalla Romania.
Con il trattato di Bucarest nell’agosto 1913
la Bulgaria firmò la restituzione di alcuni
territori e l’Impero ottomano riottenne parte della Tracia, che le era stata tolta dal trattato di Londra.
Tutti i protagonisti dell’area si sentivano
in generale insoddisfatti e nessuno realizzava appieno le proprie ambizioni. In queste
condizioni, era sufficiente anche un debole
pretesto per trasformare le tensioni tra Stati
in uno scontro aperto.
1.3 Oltre l’Europa: Stati
Uniti d’America e
Giappone
Gli Stati Uniti
Fuori dall’Europa gli Stati Uniti erano avviati a diventare grandi protagonisti della storia
mondiale del Novecento.
All’inizio del secolo, gli USA conoscevano
una fase di eccezionale sviluppo. La ricchezza di materie prime e risorse agricole, l’abbondanza di manodopera, lo straordinario
dinamismo della classe imprenditoriale, la
vastità di un apparato produttivo che primeggiava in ogni settore rendevano l’economia americana una delle più avanzate
al mondo. Inoltre l’organizzazione del lavoro venne resa più efficiente da Frederick
Wilson Taylor, un ingegnere che elaborò la
teoria detta «taylorismo», che permetteva
di rendere al massimo la produttività: ogni
operazione lavorativa veniva suddivisa nei
movimenti che la costituivano ed era fatta
svolgere dagli operai più efficienti. Si osservavano i loro movimenti e si notava chi era
più abile in alcuni settori, chi in altri. Così
si poteva capire come e dove aumentare i
tempi di lavorazione e ottenere quindi un
prodotto perfetto nel minor tempo possi-
T. Anschutz, I lavoratori dell’acciaieria all’intervallo di mezzogiorno, 1880, San Francisco, The Fine Arts Museums.
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1870
Il primo Novecento
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1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi
1895 I Lumière brevettano il cinematografo
1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright
1913 Ford introduce la catena di montaggio
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L’Europa e il mondo nel primo Novecento
La piovra della Standard Oil stritola le industrie, la Casa bianca, il Campidoglio e i simboli del governo statunitense, 1904.
bile. [Testimonianze  documento 2, p. 70]
Henry Ford fu invece il primo grande industriale statunitense dell’automobile e
applicò le analisi di Taylor alla «catena di
montaggio», che introdusse massicciamente nelle proprie fabbriche di Detroit.
La catena di montaggio era costituita da un
nastro trasportatore che faceva avanzare un
pezzo sul quale ogni salariato compiva una
sola operazione: al termine della catena, il
pezzo era montato e assemblato in componenti più complessi. In un tempo ridottissimo e con la massima efficienza si otteneva
quindi un prodotto standardizzato e adatto
alla produzione in serie, indispensabile per
fare fronte ai massicci ordini dei consumatori, che compravano le automobili di Ford
in migliaia di esemplari al mese. Spinti dal
successo riscontrato in patria, «taylorismo»
e «fordismo» raggiunsero presto l’Europa e
furono introdotti nelle industrie del vecchio
continente.
Se in campo economico gli Stati Uniti avevano ormai acquisito un’importanza
straordinaria, nelle relazioni internazionali
essi non erano ancora considerati attori di
primo piano. Tale convinzione non era del
tutto infondata. Per esempio, gli Stati Uniti
non prendevano parte alla spartizione coloniale di Asia e Africa, e non si intromet-
tevano nelle controversie che opponevano
le potenze d’Europa l’una all’altra. In altre
parole, gli Stati Uniti si tenevano a distanza
dal fulcro della politica internazionale del
primo Novecento.
Tuttavia, le cose stavano rapidamente
evolvendo anche in questo campo. Washington mise infatti concretamente in pratica la dottrina Monroe e affermò la propria influenza sull’America Latina. Strinse
solidi rapporti commerciali con tutti i paesi
dell’area, estromise la Spagna da Cuba, si
impossessò di Portorico, prese sotto il proprio controllo la nuova repubblica e il Canale
di Panama, che proprio ingegneri americani
avevano costruito. Si rivolse poi all’Oceano
Pacifico, occupando le Filippine – sottraendole di nuovo alla Spagna – e diversi arcipelaghi, tra cui le isole Hawaii. Inoltre, gli
Stati Uniti costruivano una flotta in grado di
rivaleggiare con quella inglese preparandosi
così a un ruolo dominante sullo scacchiere
mondiale.
nazionale dei porti giapponesi (1854).
L’ascesa al trono imperiale della dinastia
Meiji (1868) aveva inoltre dato al paese un
deciso impulso verso la modernizzazione
economica e sociale, tant’è vero che alla
morte dell’imperatore Mutsuhito (1912)
il Giappone era pronto a entrare nel novero delle grandi potenze internazionali. Per
esempio, la rete dei trasporti venne potenziata, nacque la Banca del Giappone e fu
introdotto lo yen, moneta nazionale ancora
oggi in vigore. Soprattutto conobbero grande sviluppo i cosiddetti zaibatsu, gruppi industriali e finanziari nelle mani di poche e
ricchissime famiglie.
La forte crescita delle industrie tessili,
meccaniche, cantieristiche, ferroviarie e
degli armamenti si accompagnò al deciso
autoritarismo della classe politica, profondamente influenzata dalle gerarchie
dell’esercito. L’esito di tale incontro fu una
politica estera assai aggressiva, determinata
peraltro anche dalla necessità di assicurarsi
il controllo sulle ingenti risorse naturali presenti nelle vicine aree continentali dell’Asia,
e della cui disponibilità il Giappone, scarsamente fornito, aveva assoluto bisogno. Forti di una straordinaria tradizione militare, i
giapponesi scelsero dunque di percorrere,
su modello delle potenze europee, la via
dell’imperialismo.
Il Giappone
ll Giappone, dopo secoli di impenetrabilità,
alla metà dell’Ottocento si era aperto ai contatti con l’Occidente, costretto anche dagli
Stati Uniti, la cui flotta militare si era posizionata minacciosa nelle acque nipponiche
pretendendo l’apertura al commercio inter-
Il primo Novecento
dottrina Monroe:
attribuita a James
Monroe, quinto
presidente degli Stati
Uniti (1817-1825), si
basava sull’affermazione
secondo cui «l’America
appartiene agli
americani»: gli Stati
Uniti da un lato si
attribuivano il diritto di
influenzare e controllare
le vicende dell’intero
continente americano,
inclusa l’America Latina;
dall’altro, si impegnavano
a non interferire nelle
vicende politiche
dell’Europa.
I possedimenti statunitensi in America latina e nell’Oceano Pacifico
Alaska
Isole Aleutine
STATI UNITI
CINA
Marcus
Cuba
Hawaii
Filippine
Guam
Porto Rico
Wake
Panamà
Oceano
Samoa
Pacifico
Colòn
Panamà
Catena di montaggio nelle officine Ford.
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L’Europa e il mondo nel primo Novecento
La prima missione giapponese all’estero, che parte da Yokohama per gli Stati Uniti nel 1871.
La prima contesa militare si verificò con
la Cina. Lo scontro si risolse nel 1895 con
una chiara vittoria del Giappone, che strappò all’avversario il controllo della penisola
di Corea, ricca di risorse agricole, di ferro e
di carbone. Dopo pochi anni Tokyo entrò in
contrasto con la Russia, che aveva occupato
la Manciuria – fertile regione settentrionale
della Cina – e avanzava a sua volta pretese
sulla Corea. La guerra scoppiò nel 1904 e si
risolse in un disastro per la Russia: le forze
dello zar Nicola II subirono due sconfitte
catastrofiche: una sulla terra ferma e l’altra
nella battaglia navale di Tsushima, durante la quale la flotta russa venne completamente distrutta dalle navi giapponesi agli
ordini dell’ammiraglio Togo. La vittoria del
Giappone fu accolta in Europa con stupore
e sgomento: per la prima volta una potenza
extraeuropea otteneva la vittoria in un confronto militare con un esercito del vecchio
continente.
Mentre la Russia dovette abbandonare
definitivamente la Manciuria, il Giappone,
che acquisì definitivamente la Corea, divenne da allora una potenza riconosciuta a livello mondiale.
I NODI DELLA STORIA
1870
Nascita della Terza Repubblica
francese
1870-1914
Belle époque
1882
Triplice Alleanza
1894
Caso Dreyfus
1898
Fondazione del Partito
socialdemocratico russo
1904-1905
Guerra fra Russia e Giappone
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Ancora più preoccupante era il dilagare del nazionalismo. Il
primo Ottocento aveva promosso lo spirito patriottico, veicolato
fortemente dalla cultura romantica dell’epoca, in un contesto di
sostanziale continuità con gli ideali della Rivoluzione francese e
in accordo al nuovo pensiero liberale. Base di quella tradizione
politica era il riconoscimento del diritto dei popoli alla propria
autodeterminazione. Ma il nazionalismo tardo ottocentesco e
primo novecentesco era una variante patologica del patriottismo di ascendenza romantica. Secondo lo storico inglese E.
Hobsbawm i caratteri più tipici del nazionalismo sarebbero la
superficiale riscoperta ed esaltazione della cultura popolare
delle singole nazioni in chiave apertamente anticosmopolita;
l’organizzazione politica di piccoli gruppi militanti pronti a tutto;
il tentativo di trasferire l’azione di questi nei grandi movimenti di
massa. Lo storico tedesco G. Mosse ha individuato il processo di
nazionalizzazione delle masse nell’opera di associazioni culturali locali, circoli sportivi e gruppi folklorici apparentemente innocui ma in realtà veicoli di identità nazionali rigide e intolleranti.
1 Nell’epoca della Belle époque, l’Europa è in pace e sperimenta un notevole progresso sociale, economico e tecnologico. Negli anni che vanno dalla
fine dell’Ottocento allo scoppio della Prima guerra mondiale nel 1914 (gli anni della
«Belle époque») l’Europa visse un lungo periodo di pace e progresso. Vi fu un grande sviluppo economico, migliorò il tenore di vita di tutte le classi sociali, tecnologia e
scienza arricchirono l’umanità con invenzioni e scoperte. Anche cultura e arte vissero
un’epoca di dinamismo e grandi sperimentazioni, mentre le tensioni diplomatiche tra
potenze continentali si stemperavano nella gara coloniale.
2 Quali sono i caratteri del nazionalismo?
Dietro la facciata scintillante della Belle époque, forte di un
trentennio ininterrotto di pace, almeno in Europa, e di una ottimistica fiducia nel progresso scientifico e tecnologico, si nascondevano tensioni e pericoli gravissimi. Oggi si è soliti usare
il termine «imperialismo» in un’accezione negativa e polemica,
ma all’alba del XX secolo la vocazione imperiale delle potenze
europee era rivendicata con orgoglio. Non si trattava di una patologia politica limitata a paesi, come la Germania, di recente
formazione e con una consolidata tradizione autoritaria e paternalistica, ma di qualcosa di comune anche a nazioni veterane del costituzionalismo e della democrazia liberale: dal 1877
la Gran Bretagna si era trasformata in Impero britannico;
ed erano percorsi da ansie «imperiali» anche la repubblicana
Francia e la giovane nazione italiana. Persino gli Stati Uniti,
tradizionalmente alieni dai vizi politici europei, non riuscirono
a resistere alla tentazione di avventure militaristiche, seppure
mascherate da una retorica anticoloniale, come quella a Cuba
e poi nelle Filippine.
Il primo Novecento
1905
Fallita Rivoluzione in Russia
Il Regno Unito è la maggiore potenza del mondo, la Francia è instabile
politicamente e socialmente. Diverse erano le situazioni da Stato a Stato. Il
Regno Unito godeva di grande prosperità e profonda coesione interna, avvantaggiandosi inoltre dell’impero coloniale più esteso e ricco del mondo. La Francia della Terza
Repubblica soffriva di instabilità politica e conflitti sociali. In particolare, sempre acceso era il contrasto tra socialisti e democratici, da un lato, e conservatori e clericali,
dall’altro. Esempio paradigmatico di questa tensione fu il caso Dreyfus, che spaccò
per molti anni l’opinione pubblica transalpina.
3 L’Austria-Ungheria e la Germania imperiali controllano il cuore del continente, mentre nei Balcani il declino ottomano crea continue tensioni.
L’Austria-Ungheria visse un periodo di accentuato sviluppo economico e sociale. Ben
governata dall’imperatore Francesco Giuseppe doveva però fronteggiare il problema
del desiderio di maggiore autonomia delle tante etnie presenti sul suo territorio. La
Germania di Guglielmo II, in piena crescita economica, stava affermando la propria
potenza industriale e militare, inevitabilmente destinata a scontrarsi con Francia e
Regno Unito. I rapporti tra paesi erano macchiati da tensioni continue, sempre più
difficilmente risolvibili per via diplomatica. Cuore della contesa, e futuro epicentro
della Prima guerra mondiale, erano i territori dei Balcani, in mano al declinante
Impero ottomano, su cui si appuntavano le mire dei forti vicini, ciascuno sostenuto
dai propri alleati.
4 La Russia è il Paese più arretrato d’Europa, governato con pugno autoritario dallo zar e percorso da fremiti rivoluzionari. La Russia era il paese
più in difficoltà del continente: con un’agricoltura arretrata, un’industria ai primordi
e profonde divisioni sociali tra i pochi ricchi aristocratici e la grande massa povera
della popolazione. Lo zar Nicola II governava con metodi autoritari e le forze politiche
liberali erano deboli e divise. Più forti, ma egualmente litigiose, erano le sinistre,
che comprendevano il Partito socialrivoluzionario e il Partito socialdemocratico:
la corrente maggioritaria di quest’ultimo premeva per la conquista rivoluzionaria del
potere ad opera del proletariato. Una rivoluzione scoppiò nel 1905, ma lo zar riuscì
a domarla mescolando l’uso della forza e deboli concessioni alle opposizioni, come
l’istituzione della Duma e il varo di una timida riforma agraria.
5 1907
Triplice Intesa
1912-1913
Guerre balcaniche
Gli Stati Uniti e il Giappone sono le maggiori potenze extraeuropee e si
preparano a giocare un ruolo di primo piano nello scenario internazionale.
Gli Stati Uniti, ormai tra le maggiori potenze industriali del pianeta, esercitavano uno
stretto controllo sulle vicende dell’intero continente americano. Si tenevano fuori
dalla gara coloniale e dalle contese europee, ma apparivano pronti a giocare un ruolo
importante nello scacchiere internazionale. Il Giappone era guidato da una classe
politico-militare agguerrita e in cerca di nuove risorse per un’economia in pieno sviluppo. Tokyo si impegnò così nella corsa all’imperialismo attaccando prima la Cina
e poi la Russia e assumendo il controllo della Corea e di parte della Manciuria. Era la
prima volta che un popolo asiatico sconfiggeva un esercito europeo: segno dei tempi
che cambiavano e delle novità che il Novecento avrebbe portato con sé.
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L’Europa e il mondo nel primo Novecento
L’Affaire Dreyfus e la nascita
dell’intellettuale moderno
Il Novecento è stato il secolo degli intellettuali. Con i loro libri o i loro articoli, con firme su manifesti o azioni
in prima persona, essi hanno influito direttamente o indirettamente sulle idee di milioni di persone. Nel corso
del secolo, scrittori, filosofi, artisti si sono impegnati pubblicamente a sostenere gli obiettivi e gli ideali più
diversi (e certo non tutti nobili), cercando di convincere i propri connazionali o i propri contemporanei della legittimità, se non della superiorità, della propria posizione. Quali furono dunque questi obiettivi e ideali? Alcuni
esempi: la democrazia o la dittatura, la pace o la guerra, il comunismo o il fascismo, il modello statunitense
e il modello sovietico, i diritti dell’uomo, la difesa dell’ambiente.
Il primo Novecento
La pubblicistica antisemita
e antidemocratica
L’antisemitismo, che si intrecciava con le correnti cattoliche reazionarie, era largamente diffuso nella cultura e nella società francesi della
seconda metà dell’Ottocento. In una prima fase, fu soprattutto la stampa
nazionalista, autoritaria e antiparlamentare, impregnata di pregiudizi
antisemiti, a organizzare una campagna insistente contro Dreyfus, per
«smascherare» il tradimento ebraico contro la nazione francese. In generale, la rappresentazione dell’ebreo, a cui quella di Dreyfus rimandava,
era intesa a denunciarne la capacità di penetrare nel corpo sano della
nazione, per portarlo alla degenerazione fisica e morale. Al fondo dell’antisemitismo stava dunque l’ossessione per la decadenza nazionale, che
intellettuali reazionari come Edouard Drumont o Charles Maurras agitavano al fine di rovesciare le istituzioni democratiche e repubblicane.
Il «J’accuse»
La figura dell’intellettuale ha un luogo e una data di nascita precisi: Parigi, il 13 gennaio 1898, quando lo scrittore francese, Émile
Zola, pubblicò una celebre lettera al presidente della Repubblica, Felix Faure, sulla rivista letteraria «L’Aurore». Il titolo di questo articolo era: «J’accuse». In questo modo egli prendeva le difese dell’ufficiale ebreo accusato di alto tradimento Alfred Dreyfus, scuotendo l’opinione pubblica repubblicana di fronte all’aggressiva campagna di stampa nazionalista e antisemita degli antidreyfusardi.
Il caos dettato dalle fazioni della Repubblica nell’Ottocento,
a causa delle loro profonde divisioni.
La copertina di una rivista antisemita che illustra le «virtù» dell’ebreo.
Gli accusatori di Dreyfus in una caricatura dell’epoca.
Dreyfusardi e antidreyfusardi
Il famoso «J’accuse» di Émile Zola sulla rivista «L’Aurore».
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Dopo l’intervento di Zola, si scatenò una vera e propria battaglia pubblicistica e ideologica tra i sostenitori dell’innocenza di Dreyfus (o
dreyfusardi) e i suoi negatori (antidreyfusardi), che durò fino al 1906, con il formale riconoscimento dell’errore giudiziario a danno
dell’ufficiale. Questa battaglia giudiziaria, che fu combattuta sui giornali, sui muri e nelle piazze, divenne ben presto una contesa intorno
ai valori fondamentali della Repubblica, fu l’ennesima e più clamorosa dimostrazione della profonda divisione che attraversò la politica
e la società francesi dell’Ottocento, dalle rivoluzioni del 1830 e del 1848, fino alla Comune parigina del 1871. Più in generale, questa
divisione risaliva alla Rivoluzione francese e alla sua eredità di valori (libertà, uguaglianza, fraternità), che cercava di affermarsi in una
società ancora profondamente impregnata di senso della gerarchia, dell’ordine e dell’autorità.
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1
1
L’Europa e il mondo nel primo Novecento
Ragiona sul tempo e sullo spazio
Impara il significato
1
4
ATTIVITÀ
2
Osserva la cartina a p. 10: qual è la differenza tra la situazione geopolitica del 1914 e quella attuale?
1 Lo sdegno suscitato dalla «domenica di sangue» del 22 gennaio
, a Pietroburgo, provoca la rivolta in tutta
la Russia
2 Tra il
e il
l’Europa conosce un lungo periodo di pace, che può essere interpretato come
di preparazione alla Prima guerra mondiale
3 Nel
viene stipulata la Triplice Intesa tra Francia, Regno Unito e Russia
4 Nel
, approfittando di un momento di particolare debolezza dell’Impero ottomano, l’Austria-Ungheria
si impadronisce della Bosnia-Erzegovina
5 Nel
e nel
i Balcani sono teatro di due guerre: la prima vede la vittoria di Serbia, Bulgaria,
Romania, Grecia e Montenegro, alleati per espellere i Turchi dalla regione; la seconda vede lo scontro tra gli stessi
vincitori per la spartizione dei territori sottratti ai Turchi (Macedonia e Albania)
6 A partire dal
circa ha luogo la seconda Rivoluzione industriale, che si diffonde in Europa, Stati Uniti
e Giappone
7 Nel
viene inaugurata la Tour Eiffel, simbolo della Belle époque
8 Nel
nasce il Labour Party, impegnato nel promuovere i diritti dei lavoratori e la loro partecipazione
alla vita politica del Regno Unito
9 Nel
Alfred Dreyfus, ufficiale dell’esercito francese, viene accusato di tradimento a favore della Prussia
10 Nel
viene abolita la servitù della gleba in Russia; tuttavia all’inizio del XX secolo nelle campagne russe
sono ancora diffusi rapporti sociali di stampo medievale
11 Nel
nasce il Partito socialdemocratico, di orientamento marxista, diviso in due correnti: i «bolscevichi»
e i «menscevichi»
12 Nel
l’Impero d’Austria e Ungheria diventa l’Impero asburgico
Scrivi quale significato assumono i seguenti concetti nel periodo della Belle époque.
1
2
3
4
Completa le frasi scrivendo l’anno esatto in cui accade l’evento, poi distingui con tre colori diversi quelli
riconducibili alla situazione degli stati continentali, quelli che riguardano la Belle époque e lo sviluppo industriale
e quelli che preannunciano uno scontro tra gli Stati.
5
6
7
8
5
Il primo Novecento
Redditi
Società dei consumi
Sindacati
Democratizzazione
di politica e società
Borghesia capitalistica
Marxista
Concertazione
Protezionismo
Prova a riflettere sul significato di «tecnologia» e, alla luce di quello che hai letto nel capitolo, spiega in quale modo si è
evoluto dalla Rivoluzione industriale ai giorni nostri.
Osserva, rifletti e rispondi alle domande
6
Osserva la mappa concettuale relativa alle relazioni europee di inizio Novecento. Poi rispondi alle domande.
I punti critici nelle relazioni europee di inizio Novecento
Esplora il macrotema
3
Completa il testo.
Dal 1870 al 1914 l’Europa conosce un lungo periodo di pace e benessere caratterizzato da sviluppo
economico, sociale e (1)
.
Lo spirito ottimistico della Belle époque, ben interpretato dalla corrente filosofica del (2)
,
si fonda su una fiducia incrollabile nel progresso, che riguarda in primo luogo l’economia e
(3)
: la Rivoluzione industriale, infatti, era stata determinata soprattutto dall’applicazione
di scoperte in campo scientifico alla (4)
industriale e aveva generato una notevole
crescita dei redditi e dei (5)
, nonché un’impennata nella ricchezza degli stati.
Ben presto, però, lo sviluppo delle economie nazionali è accompagnato dal tentativo degli stati
di affermare i propri interessi: la collaborazione internazionale viene dunque sostituita da un
(6)
bellicoso e da una forte volontà espansionistica, la quale non può esaurirsi nella
spartizione delle (7)
(che in quegli anni si svolgeva in Asia e (8)
), ma
porta inevitabilmente a un terreno di scontro più vicino, interno all’Europa stessa.
1 Quali sono i due grandi blocchi di Stati?
2 Quali Stati sono interessati alla penisola balcanica?
3 Quali sono i motivi di contrasto tra Francia e Germania?
Mostra quello che sai
7
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Osserva l’immagine a p. 12 (in alto a destra): quali informazioni si possono ricavare dalla riproduzione di questo
manifesto circa le rivendicazioni dei lavoratori dei primi del Novecento e quindi anche sulle loro condizioni
di vita e di lavoro?
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