L’ inizio del XX secolo fu caratterizzato da un generale ottimismo, da una situazione economica effervescente e da un’apparente stabilità nelle relazioni internazionali. Un’epoca felice, appunto, la Belle époque. L’Italia partecipava al clima positivo anche grazie al lungo ministero di Giovanni Giolitti, un liberale abile a far dimenticare le tensioni di fine secolo e capace di dialogare con tutti: i grandi proprietari terrieri e quelli industriali, i sempre più forti socialisti e i cattolici decisi a ritornare sulla scena politica dopo la crisi di Porta Pia. Ma il clima di concordia era solo apparente. Le vecchie tensioni tra Stati europei, le ambizioni frustrate delle nuove potenze, il sorgere del nazionalismo, vera e propria degenerazione patologica del vecchio spirito patriottico ottocentesco: tutto questo avrebbe portato l’Europa a un conflitto lungo e sanguinoso. La piccola e giovane Italia non riuscì, contro i propositi dello stesso Giolitti, a sottrarsi a questo evento. La «Grande guerra» apriva di fatto il Novecento. E lo faceva con il tributo di sangue di milioni di soldati mandati al macello nelle fangose trincee di mezza Europa. L’Europa e il mondo nel primo Novecento Per orientarti 1870 1880 1890 1910 1920 1870-1914 C 1 Belle époque 1861-1876 C2 Destra storica 1876-1898 C2 1903-1913 Sinistra storica C 2 1914-1918 C3 Prima guerra mondiale Governi Giolitti 1870-1914 C 1 Seconda Rivoluzione industriale 1914-1920 1882 Da ricordare C 1 8 1900 1891 1907 25 giugno1914 C 2 C1 C3 Enciclica Rerum Novarum Triplice Alleanza 1905 C1 1890 1895 1900 C 1 C2 C 1 Fine ministero Bismarck © Loescher Editore – Torino Partito socialista italiano Assassinio di Umberto I 1904-1905 C1 Triplice Intesa Attentato di Sarajevo C3 Rivoluzione russa 1918 C3 Disfatta degli Imperi centrali Fallita Rivoluzione russa Guerra russo-giapponese 1912-1913 Guerre balcaniche C 1 1913 Patto Gentiloni C 2 1915 Patto di Londra C 3 © Loescher Editore – Torino 9 Il primo Novecento NORVEGIA San Pietroburgo Stoccolma R E G NO U N I TO PAESI BASSI Londra Oceano BELGIO Atlantico I M P E R O R U S S O Berlino IMPERO DI GERMANIA Varsavia Kiev Colonia Vienna SVIZZERA Bordeaux Lisbona a Amburgo Parigi FRANCIA PORTOGALLO Mosca B Dublino lt ico SVE Z I A Mare del Nord DANIMARCA Copenaghen r a M I M P E RO Budapest AUST RO - U N G A R I CO Milano Belgrado Marsiglia SERBIA Madrid Mar Nero I TA L I A Barcellona S PAG N A ROMANIA Bucarest MONTENEGRO Roma Costantinopoli I M P E R O Napoli Ankara O T T O M A N O GRECIA Algeri Marocco ( Fr.) Atene Tunisi Algeria (Fr.) Tunisia ( Fr. ) Mare Antiochia Mediterraneo L’Europa tra XIX e XX secolo 1.1 L’Europa tra Ottocento e Novecento Belle époque: espressione francese che significa letteralmente «bella epoca». Coniata in Francia durante la Prima guerra mondiale essa indicava il periodo compreso tra 1890 e 1914. Da un lato dunque si riferiva al grande progresso di quei decenni, dall’altro conteneva un richiamo nostalgico a un periodo di pace spazzato via dagli orrori della Grande guerra. Gli anni della «Belle époque» Le celebrazioni per il capodanno del 1900 e l’ingresso nel XX secolo si svolsero ovunque in Europa in un clima di straordinario ottimismo e fiducia. Nonostante i contrasti tra i vari Stati per la spartizione delle colonie, nel vecchio continente regnava dunque la pace: l’Europa si trovava nel pieno della Belle époque , un periodo di benessere crescente e di sviluppo apparentemente inarrestabile. È l’epoca della seconda Rivoluzione industriale. La prima risaliva agli ultimi decenni del Settecento ed era stata caratterizzata dalla prevalenza del settore tessile, dalla presenza di industrie ancora relativamente piccole e gestite dagli stessi padroni; nel primo Ottocento, poi, si erano sviluppate la siderurgia e, in generale, l’industria pesante. La seconda Rivoluzione industriale coincide con l’era del petrolio, che veniva però utilizzato, diversamente da oggi, solo per l’illuminazione, per il riscaldamento e per la produzione dei lubrificanti, visto il crescente numero di macchine. Il carbone rimaneva una fonte d’energia importante ma, con l’invenzione della turbina idraulica, si cominciò a sfruttare la forza dell’acqua. Nel settore della chimica si produssero i fertilizzanti, gli esplosivi, i coloranti e venne scoperta per esempio una lega a base di alluminio. Il 12 dicembre 1901 Guglielmo Marconi riuscì a trasmettere un segnale radio oltre l’Atlantico dimostrando così che le onde elettromagnetiche, contrariamente a quello che si pensava, seguivano la curvatura terrestre. D1 Grazie all’invenzione del telefono e del telegrafo divenne poi più facile la trasmissione di notizie. Nelle grandi città, la vita quotidiana cambiò per l’incremento delle tramvie urbane e anche le automobili assunsero un’importanza crescente grazie all’invenzione del motore a scoppio. Negli Stati Uniti, in particolare, l’automobile ebbe una diffusione enorme per iniziativa di Henry Ford che mise sul mercato il Modello T a prezzi moderati. D5 Nel dicembre del 1903 i fratelli Wright misero a punto l’aeroplano e compirono il primo volo: si sollevarono da terra solo di pochi metri ma aprirono la strada a progressi sempre più rapidi. D4 In pochi anni si estese la rete ferroviaria: in Russia venne creata la linea transiberiana e negli Stati Uniti ben quattro linee collegarono l’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico. In Europa nuove linee forarono le montagne con lunghe gallerie che unirono così la Francia alla Spagna e l’Italia alla Svizzera. Anche il settore della navigazione conobbe una forte accelerazione tecnologica e accanto ai piroscafi a vapore si cominciarono a vedere motonavi con motori a scoppio. Il progresso della scienza garantiva poi un continuo miglioramento della quali- tà della vita. Le scoperte in campo medico permettevano di guarire da malattie fino ad allora incurabili, come il colera e la tubercolosi, mentre i miglioramenti igienici e sanitari rendevano più sicura e confortevole la vita delle grandi masse urbane. D10, 11 Sul piano economico l’aumento delle rese agricole e il miglioramento delle tecniche di conservazione dei cibi avevano determinato un surplus, un’eccedenza alimentare in grado di eliminare il problema del sostentamento per la maggioranza della popolazione. L’allargamento del lavoro salariato, lo sviluppo della produzione industriale e l’avanzata dei commerci – nazionali e internazionali – avevano infine generato una crescita dei redditi e dei consumi e un’impennata nella ricchezza degli Stati. La borghesia, nuova classe dominante La Belle époque fu però anche un’epoca di profonde trasformazioni sociali. La borghesia, da tempo classe dominante e in possesso delle leve dell’industria e del commercio, soppiantò definitivamente l’aristocrazia al vertice della società, imponendo il proprio gusto e i propri bisogni. Si formava la «società di massa», che non aveva per protagoniste ristrette élites , ma fasce via via più larghe della popolazione. La borghesia cittadina adottò modelli di comportamento e abitudini di vita del tutto nuovi. Si diffuse il mito del lavoro e del «far- Le ferrovie in Italia e in Europa tra XIX e XX secolo (km) Paese 1880 1910 9.290 18.090 Regno Unito 28.854 35.186 Francia 26.189 42.827 Italia 1870 Dossier 1 p. 392 Dossier 4 p. 398 Dossier 5 p. 400 Germania 33.838 Guglielmo Marconi davanti alla sua radio, inizio XX secolo. 51.391 Dossier 10 p. 410 Dossier 11 p. 412 © Loescher Editore – Torino 10 élite: gruppo ristretto di persone che si distinguono per posizione sociale, ricchezza e cultura. © Loescher Editore – Torino 1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi 1895 I Lumière brevettano il cinematografo 1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright 1913 Ford introduce la catena di montaggio 1920 11 1 1 L’Europa e il mondo nel primo Novecento si da sé» come mezzo per acquisire ricchezza e potere. Grazie alle accresciute capacità d’acquisto e consumo, favorì lo sviluppo dei commerci: nacquero in questi anni i grandi magazzini e la pubblicità, due nuovi modi di concepire la società dei consumi, rivolti proprio al nuovo ceto e che avrebbero permeato di sé l’intero Novecento. D15 [Testimonianze documento 1, p. 70] La borghesia promosse la frequentazione dei teatri, dei primi cinema e soprattutto dei cabaret, locali in cui si allestivano spettacoli di musica e intrattenimento. Favorì inoltre la diffusione della stampa quotidiana, che soddisfaceva la sua grande fame di notizie – per esempio, in Italia, la tiratura del «Corriere della Sera» passò tra 1889 e 1914 da 100.000 a 500.000 copie. Inaugurò la pratica sportiva e sostenne la nascita delle Olimpiadi moderne, che si tennero per la prima volta ad Atene nel 1896. D3 Introdusse l’abitudine di concedersi periodicamente qualche giorno di villeggiatura, specie nelle località di mare, la cui fama sorse proprio allora, o di fare addirittura del turismo, con lunghe permanenze all’estero. Ciò che nei secoli precedenti era riservato agli esponenti dell’aristocrazia. D2 Le lotte dei lavoratori pp. 66, 68 Dossier 2 p. 394 Dossier 3 p. 396 Dossier 15 p. 420 All’affermazione della «società di massa» diedero un importante contributo le classi popolari, che nella Belle époque salirono prepotentemente alla ribalta rivendicando ovunque un miglioramento delle condizioni di vita e maggiori diritti. La loro forza era costituita dagli operai, che grazie alla diffusione delle industrie si erano accresciuti numericamente in modo considerevole. Fortemente consapevoli del proprio ruolo F. Bazille, Riunione di famiglia, 1863, Parigi, Musée d’Orsay. Inaugurazione del Crystal Palace a Londra, 1851, a lungo simbolo di innovazione e progresso. Manifesto del primo maggio 1902 del Partito socialista italiano. e della propria importanza nelle vicende economiche dei diversi Stati, mostrarono fin dall’inizio grandi capacità di organizzazione: tra Ottocento e Novecento nacquero i primi grandi sindacati, che lottavano per la riduzione degli orari di lavoro, per l’innalzamento dei salari, per l’affermazione del diritto di sciopero e per la tutela del lavoro minorile e femminile. Sorsero inoltre in tutta Europa i primi partiti politici di massa e di ispirazione socialista: dal Partito socialdemocratico tedesco al Partito laburista inglese, al Partito socialista italiano. Per far fronte alle rivendicazioni dei lavoratori, nei maggiori paesi del continente furono approvate le prime legislazioni assistenziali, che garantivano un sostegno alle classi sociali più povere in caso di malattia o maternità e durante la vecchiaia. Il dirit- Cartolina della Società di mutuo soccorso. to di voto, che permetteva di partecipare attivamente all’elaborazione della politica nazionale, venne progressivamente esteso a tutti gli uomini adulti (suffragio universale maschile), mentre le donne ne erano ancora escluse. Infine, lo Stato provvide a garantire a tutti l’istruzione elementare, con l’obiettivo concreto di combattere l’analfabetismo. In questo modo si accelerò il processo di democratizzazione della politica e della società e anche i ceti popolari ebbero la possibilità di divenire parte integrante del grande sviluppo che investiva l’Europa. Ottimismo e fiducia nel progresso A questi epocali sviluppi dell’economia e della società si intrecciò il fervore sperimentato durante questo periodo dal mondo della cultura, che ebbe le sue capitali in Parigi e Vienna. Non a caso il simbolo della Belle époque è spesso considerato la Tour Eiffel, l’altissima torre in ferro progettata dall’ingegnere francese Alexandre Gustave Eiffel e inaugurata nella capitale francese per l’Esposizione Universale del 1889. Parigi era il fulcro delle tendenze artistiche più innovative del continente: i quartieri di Montmartre e Montparnasse, i viali lungo la Senna e i piccoli caffè che sorgevano un po’ ovunque erano i luoghi in cui intellettuali, pittori e letterati di tutta Europa dibattevano di ogni argomento e coltivavano le tendenze più innovative del tempo – dal naturalismo, con i romanzi di Émile Zola, al cubismo, con i quadri di Pablo Picasso. Anche a Vienna, capitale della Felix Austria, l’«Austria felice» alla guida di un «impero eterno», operavano in quegli anni intellettuali e artisti che avrebbero influenzato grandemente il XX secolo: da Sigmund Freud padre della psicoanalisi, a Gustav Klimt, l’artista più influente dell’art noveau o liberty, ad Arnold Schönberg, il padre della musica colta contemporanea. Più in generale, lo spirito ottimistico di questo tempo fu interpretato in Europa dalla corrente filosofica del positivismo . Nato in Francia nell’Ottocento, il pensiero positivista suggeriva che l’avanzamento delle conoscenze e delle capacità umane avrebbe generato un progresso inarrestabile. In realtà, alcuni dubbi sulla tenuta del sistema politico-sociale europeo avevano cominciato a insinuarsi nella riflessione culturale e filosofica già alla fine dell’Ottocento, ma nessuno fu in grado di prevedere che nel giro di pochi anni l’intero mondo della Belle époque sarebbe crollato sotto i colpi della Prima guerra mondiale. E che di quel «progresso» sarebbero rimaste solo macerie fumanti. 1870 positivismo: la fede dei filosofi positivisti nel progresso nasceva da una incrollabile fiducia nelle capacità della scienza. Essi proponevano perciò di applicare il metodo scientifico a tutti i campi del sapere. Bozzetto per il monumento all’operaio e alla kolchosiana, 1937, San Pietroburgo, Museo di Stato. Tour Eiffel nel 1889. © Loescher Editore – Torino 12 Il primo Novecento © Loescher Editore – Torino 1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi 1895 I Lumière brevettano il cinematografo 1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright 1913 Ford introduce la catena di montaggio 1920 13 1 1 L’Europa e il mondo nel primo Novecento 1.2 Il difficile equilibrio Testimonianza del difficile clima che si respirava in Francia e delle divisioni che attraversavano la nazione fu il caso di Alfred Dreyfus, ufficiale dell’esercito francese accusato nel 1894 di tradimento a favore della Prussia, riconosciuto colpevole di aver fornito documenti riservati all’ambasciata tedesca e condannato ai lavori forzati. A suo favore si mobilitarono la parte più aperta dell’opinione pubblica transalpina e soprattutto il mondo della cultura. Fu allora pubblicato il celebre J’accuse («Io accuso»), dello scrittore Émile Zola, che rintracciava nelle origini ebraiche di Dreyfus e nell’antisemitismo e conservatorismo delle forze armate e della società francese le cause reali della sua condanna. Dreyfus fu riconosciuto innocente e riabilitato solo dopo molti anni, nel 1906. A tra potenze continentali Il Regno Unito A. Dreyfus. Nel clima di generale ottimismo della Belle époque si inserivano le vicende particolari di ogni Stato e i complessi intrecci internazionali dei rapporti tra grandi potenze. Vediamo dunque le condizioni di ciascuno dei maggiori paesi d’Europa al volgere del secolo, partendo dai grandi regimi liberali, Regno Unito e Francia. Nel Regno Unito, la regina Vittoria morì nel 1901 dopo un lunghissimo regno di oltre sessant’anni. Il suo paese era in quel momento il più ricco e potente al mondo. L’Impero britannico si estendeva sui cinque continenti, la marina mercantile dominava il commercio mondiale, mentre la potentissima flotta assicurava a Londra il controllo degli oceani. L’agricoltura e l’industria inglesi erano in Europa le più produttive e avanzate tecnologicamente. Sul piano interno, la società appariva divisa da rigide gerarchie di classe ma al contempo eccezionalmente unita nel perseguire l’interesse nazionale: regola a cui si atteneva anche il Labour Party, il Partito laburista, nato nel 1906 su iniziativa dei sindacati e impegnato nel promuovere gradatamente – senza alcuna rottura violenta – i diritti dei lavoratori e la loro partecipazione alla vita politica del paese. I sentimenti comuni della nazione furono interpretati al meglio dal nuovo re Edoardo VII e dai governi liberali di Londra, che si impegnarono a fondo per conservare la posizione di predominio del Regno Unito nel mondo. Edoardo VII e il principe di Galles, futuro re Giorgio V. conservatrici e clericali, da un lato, e repubblicane e democratiche, dall’altro, generava una notevole instabilità politica. Furono le seconde a guidare il paese tra le elezioni del 1899 e lo scoppio della Prima guerra mondiale. Esse introdussero importanti provvedimenti riguardanti il mondo del lavoro – dalla riduzione dell’orario di fabbrica alle pensioni di vecchiaia – e la laicità dello Stato, con l’abolizione di ogni residuo privilegio della Chiesa. La Francia repubblicana E. Zola. revanscismo: termine derivante dal francese revanche, che significa «rivincita». Il desiderio di rivincita contro i tedeschi alimentò tutte le principali decisioni della Francia in campo internazionale tra il 1870 e la Prima guerra mondiale. Più complessa appariva la situazione della Francia. Sul piano dei rapporti internazionali, Parigi soffriva ancora l’onta della disfatta nella guerra franco-prussiana del 1870. Quella sconfitta alimentava un forte sentimento di revanscismo , che si sarebbe esaurito solo in un nuovo e vittorioso scontro con i tedeschi. Le vicende interne erano egualmente tormentate. Sebbene l’economia francese fosse in piena crescita, la Terza Repubblica non aveva vita facile. Il conflitto tra forze Manifesto francese di propaganda bellica. La Russia La Russia di inizio Novecento era governata dallo zar Nicola II Romanov , che era salito al trono nel 1894 e aveva ereditato dai suoi predecessori una situazione di gravissima arretratezza. Il vasto paese euro-asiatico era infatti il più sottosviluppato tra quelli che contavano sulla scena internazionale. Grazie ai capitali stranieri, il paese cominciò a conoscere finalmente allora i primi benefici della Rivoluzione industriale (la produzione mineraria, petrolifera, tessile e meccanica raggiunse in breve cifre rilevanti), ma le fabbriche erano poche – di grandi o grandissime dimensioni – e concentrate per lo più attorno a Mosca e Pietroburgo, i due maggiori centri urbani del paese. Erano le campagne, nonostante l’abolizione nel 1861 della servitù della gleba, a sperimentare ancora rapporti sociali di stampo medievale. Il potere reale rimaneva nelle mani dei proprietari terrieri locali, che spesso esercitavano ancora un diritto di vita e di morte sui contadini, i quali lavoravano in condizioni di sottomissione durissime e in fortissima competizione reciproca, data l’abbondanza di manodopera. La Russia si differenziava in particolare dagli altri Stati europei più avanzati per la mancanza di classe media che lottasse per una maggiore democrazia e per l’allargamento dei diritti civili. Inoltre, poiché il processo di industrializzazione era stato imposto dall’alto, era quasi del tutto assente la moderna borghesia capitalistica che era ormai classe dirigente nei paesi più avanzati dell’Europa. Le forze politiche liberali russe erano deboli e divise tra loro. La formazione più importante in quest’area politica era il Partito dei cadetti, espressione della borghesia degli affari, delle professioni e dei commerci, e sostenitore della creazione in Russia di una monarchia costituzionale di stampo occidentale. I cadetti e gli altri liberali non erano in grado di opporsi all’autoritarismo del sovrano Nicola II, che governava con pugno di ferro, soffocando l’opposizione e schiacciando le numerose minoranze etniche del paese. Lo zar era inoltre strettamente legato alla grande nobiltà terriera e al clero della Chiesa cristiana ortodossa, e con essi formava una formidabile alleanza conservatrice. Anche i lavoratori non avevano trovato una coesione politica. I contadini facevano capo prevalentemente al Partito socialrivoluzionario, formazione politica che poneva al centro della propria azione politica un programma di socialismo agrario. Gli operai, le cui fila si erano ingrossate al crescere dell’apparato industriale russo, si richiamavano invece al Partito socialdemocratico, formazione marxista nata nel 1898 e a sua volta divisa in due correnti dal 1903. La corrente dei «bolscevichi» , guidata da Lenin, affermava che l’alleanza tra operai e contadini avrebbe condotto il proletariato alla rivoluzione, alla conquista del potere con la forza e alla dittatura dello stesso proletariato su tutte le altre classi sociali. I «menscevichi» sostenevano invece che per abbattere lo zar il proletariato doveva allearsi con la borghesia, in vista della creazione di una repubblica costituzionale. La fallita Rivoluzione russa del 1905 Nel paese che più di ogni altro sembrava caratterizzato dall’immobilismo politico e sociale la situazione precipitò improvvisamente nel 1905. L’anno precedente, Nicola II si era avventurato in una contesa bellica con il Giappone per il controllo della Corea e della Manciuria (regione dell’odierna Cina), subendo pesanti sconfitte in terra e in mare. La concomitante crisi economica spinse le masse a chiedere radicali muta- © Loescher Editore – Torino 14 1870 Il primo Novecento Zar Nicola II Romanov. etnia: parola che deriva dal greco ethnós, che significa «popolo». Ogni etnia è dunque caratterizzata da lingua, cultura, costumi e tradizioni propri. bolscevichi e menscevichi: i primi erano maggioritari (bolscevichi significa appunto «appartenenti alla maggioranza») e si battevano per un partito centralizzato; i secondi, minoritari (menscevichi significa «appartenenti alla minoranza»), aspiravano a una riforma democratica della società. Album p. 24 Tweet Storia p. 430 © Loescher Editore – Torino 1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi 1895 I Lumière brevettano il cinematografo 1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright 1913 Ford introduce la catena di montaggio 1920 15 1 1 L’Europa e il mondo nel primo Novecento Il primo Novecento La Germania e l’Impero asburgico La «domenica di sangue», 22 gennaio 1905, San Pietroburgo. soviet: termine russo che significa «consiglio». I soviet erano organismi rappresentativi dei lavoratori i cui membri venivano scelti direttamente da contadini, operai e soldati. Sorsero per la prima volta durante la rivoluzione del 1905. Tweet Storia p. 430 menti politici e sociali e il 22 gennaio 1905, a Pietroburgo, nella cosiddetta «domenica di sangue», davanti al Palazzo d’inverno dello zar, l’esercito disperse a fucilate una folla di decine di migliaia di persone, lasciando sul campo centinaia di morti e migliaia di feriti. La rivolta subito divampò in tutto il paese, animata insieme da contadini, operai e borghesia, e durò mesi; sorsero allora i primi soviet , i consigli spontanei che raccoglievano i rappresentanti eletti dei lavoratori. Erano segnali pericolosi per lo zar, che fu costretto a istituire la Duma, assemblea elettiva dotata di poteri legislativi, e a concedere una Costituzione che accordava maggiore libertà d’espressione per i russi e il suffragio universale. Tuttavia, presto impose il conservatore Pëtr Stolypin come primo ministro (resterà in carica dal 1906 al 1911), il quale varò una riforma agraria che favoriva la divisione e la vendita delle terre comuni e puntava alla formazione di una nuova classe di proprietari terrieri piccoli e medi. Dopo circa un anno dalla sua istituzione lo zar decise di sciogliere la Duma e di restringere il diritto di voto, escludendo i gruppi più radicali e assicurandosi in questo modo un Parlamento a lui favorevole. Lo zar quindi manteneva un enorme potere e il completo controllo sul paese. Nel complesso, la rivoluzione del 1905 si risolse in un fallimento e non portò alcun avanzamento sociale alla Russia, che in queste condizioni doveva entrare nella Prima guerra mondiale. Centro della politica continentale era la Germania o, meglio, il Secondo Reich tedesco, nato dopo la vittoriosa guerra contro la Francia del 1870. Dopo le dimissioni di Bismarck nel 1890, la Germania dell’imperatore Guglielmo II appariva un curioso miscuglio di vecchio e nuovo. Aveva il Partito socialdemocratico più forte e la legislazione sociale più avanzata d’Europa, la sua industria rivaleggiava ormai con quella inglese e, in generale, vantava l’economia più dinamica del continente. Tuttavia, la borghesia tedesca non riusciva a imporsi al livello di classe dirigente come invece era avvenuto oltremanica: il potere dello Stato rimaneva fortemente accentrato e tutto raccolto nelle mani del sovrano e della sua corte, composta in prevalenza da grandi nobili prussiani. Alle soglie del nuovo secolo il carattere più definito della Germania imperiale riguardava la sua politica estera: tutti i paesi europei erano consapevoli della forza militare tedesca e temevano che la Germania prima o poi avrebbe cercato la supremazia continentale. L’Impero asburgico era diventato nel 1867 Impero d’Austria e Ungheria, con piena parità delle due nazionalità. Bene amministrato e tenuto insieme dalla forte personalità del sovrano Francesco Giuseppe , sperimentava alla fine dell’Ottocento una notevole crescita economica. Le rivendicazioni delle numerose etnie presenti sul territorio (cechi, slovacchi, sloveni, croati, italiani) erano però Guglielmo II. G. Induno, La partenza dei coscritti, 1881, Vercelli, Fondazione Museo Francesco Borgogna. La guerra di Libia in un’immagine che celebra la civiltà europea mentre conquista terre barbare. Navi da guerra della Royal Navy britannica, 1906. causa di grandi difficoltà sul piano interno. Inoltre, nel campo dei rapporti internazionali, l’interesse che Vienna nutriva per i possedimenti dell’Impero ottomano nella penisola balcanica determinava forti attriti con la Russia, mossa da analoghi appetiti verso quell’area per ottenere uno sbocco sul Mediterraneo. L’avanzata del nazionalismo Le relazioni internazionali nell’Europa della Belle époque furono contraddistinte da un lento ma inarrestabile peggioramento. Da tempo era cessata la ricerca di larghi accordi tra potenze, prassi che aveva caratterizzato il periodo della Restaurazione. Alla politica della concertazione internazionale, i singoli Stati avevano ormai sostituito il tentativo di affermare – in modo aggressivo se necessario – i propri interessi nazionali. Ad alimentare questa competizione tra Stati era anche il crescente nazionalismo delle masse, abilmente assecondato e sfruttato dai governi. [ I NODI DELLA STORIA p. 22] Si trattava di un nazionalismo bellicoso, di un’esaltazione patriottica fondata sulla retorica della «lotta per la sopravvivenza» di un popolo sull’altro, delle «terre irredente» da strappare a tutti i costi al «nemico» (per esempio l’Alsazia-Lorena, abitata da francesi ma in mano ai tedeschi, e il Trentino, a maggioranza italiana ma governato dagli austriaci). In questo clima di crescente diffidenza e rivalità tra nazioni, il liberismo ottocentesco fu progressivamente soppiantato nella Belle époque da politiche di natura protezionistica, che disincentivavano – quando non impedivano del tutto – lo scambio di merci da un paese all’altro. La corsa al riarmo – dispendiosissima, con la messa in produzione di armi sempre più potenti e sofisticate – e la chiamata alla leva di schiere sempre più numerose di uomini furono anch’esse conseguenze dell’esasperato nazionalismo. La lunghissima pace conosciuta dall’Europa tra 1870 e 1914 può, alla luce degli eventi successivi, essere interpretata come un periodo di preparazione della guerra. Lo testimonia anche il gioco delle alleanze contrapposte, che aveva il compito di porre ogni Stato nelle migliori condizioni possibili di fronte allo scoppio delle ostilità. Così, al culmine della Belle époque si affrontavano in Europa due grandi blocchi, pronti all’assalto: la Triplice Alleanza – stipulata nel © Loescher Editore – Torino 16 1870 © Loescher Editore – Torino 1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi 1895 I Lumière brevettano il cinematografo 1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright 1913 Ford introduce la catena di montaggio 1920 17 1 1 L’Europa e il mondo nel primo Novecento 1882 tra Italia, Austria-Ungheria e Germania – e la Triplice Intesa – stipulata nel 1907 tra Francia, Regno Unito e Russia. Le crisi in Marocco e nei Balcani A. Werner, Congresso di Berlino, 1878. Saint-René Taillandier espone davanti al sultano del Marocco le riforme proposte dalla Francia, copertina del «Petit Journal», 16 aprile 1905. Un cannone da campo dell’esercito bulgaro nei pressi di Adrianopoli (Edirne) dopo la fine della seconda guerra balcanica, agosto 1913. In tale quadro, non mancavano i motivi d’attrito tra le capitali europee, e diverse crisi, piccole o grandi, si susseguirono nel primo quindicennio del Novecento. Gli epicentri dello scontro furono il Marocco e soprattutto i Balcani. Nel 1905 Guglielmo II, imperatore tedesco, volle difendere l’indipendenza marocchina dalle mire della Francia, entrando in rotta di collisione con Parigi che aveva rivolto le proprie attenzioni allo stato nordafricano per ampliare il proprio impero coloniale. Solo una conferenza internazionale nel 1906 sciolse la tensione, confermando l’indipendenza dello Stato marocchino ma sottoponendolo a un controllo internazionale a garanzia degli interessi economici di tutte le potenze coloniali. Nel 1911, la Francia, tuttavia, occupò l’allora capitale Fez, e la Germania minacciò l’intervento. La pace fu salvata da un accordo bilaterale, in seguito al quale a Parigi veniva accordata libertà d’azione in Marocco in cambio della cessione a Berlino di parte del Congo francese. Nei Balcani, invece, l’irreversibile declino dell’Impero ottomano lasciava sempre maggiore spazio alle ambizioni della Russia – che da lungo tempo ambiva a impadronirsi del Bosforo e dei Dardanelli per garantirsi un accesso diretto al Mediterraneo – dell’Austria-Ungheria – che invece mirava a estendere ulteriormente verso sud i propri domini – e delle stesse popolazioni balcaniche – che lottavano per l’indipendenza dai turchi e per la creazione di un proprio Stato. Nel 1908, l’Austria-Ungheria si impadronì della Bosnia-Erzegovina. L’occasione fu offerta dalla rivolta dei Giovani Turchi, che erano insorti contro il sultano per ottenere una Costituzione capace di rinnovare l’ormai fragile struttura dell’Impero ottomano. La politica degli austro-ungarici fu però contrastata con forza dalla Russia e soprattutto dalla Serbia, piccolo paese balcanico indipendente dal 1878 che si sentiva direttamente minacciato dalle mosse di Vienna. Un ulteriore motivo di contrasto tra Austria- Ungheria e Serbia era inoltre costituito dall’aspirazione dei serbi di raccogliere sotto la propria bandiera, in un solo Stato, tutti gli slavi del Sud: bosniaci, croati e sloveni. Tra 1912 e 1913 i Balcani furono teatro di ben due guerre. La prima, dichiarata nel mese di ottobre 1912, vide la vittoria della Serbia, della Bulgaria, della Grecia e del Montenegro che riuscirono a sgominare letteralmente i turchi. La successiva pace di Londra, nel maggio 1913, sancì la sconfitta dell’Impero turco che dovette rinunciare a tutto il suo territorio europeo, fatta eccezione per lo stretto dei Dardanelli e di Istanbul. La Serbia, tuttavia, non si accontentò perché voleva una parte della Macedonia che era stata assegnata alla Bulgaria. Così scoppiò la seconda guerra (luglio 1913) e la Bulgaria fu attaccata non solo dagli ex alleati ma anche dalla Turchia e dalla Romania. Con il trattato di Bucarest nell’agosto 1913 la Bulgaria firmò la restituzione di alcuni territori e l’Impero ottomano riottenne parte della Tracia, che le era stata tolta dal trattato di Londra. Tutti i protagonisti dell’area si sentivano in generale insoddisfatti e nessuno realizzava appieno le proprie ambizioni. In queste condizioni, era sufficiente anche un debole pretesto per trasformare le tensioni tra Stati in uno scontro aperto. 1.3 Oltre l’Europa: Stati Uniti d’America e Giappone Gli Stati Uniti Fuori dall’Europa gli Stati Uniti erano avviati a diventare grandi protagonisti della storia mondiale del Novecento. All’inizio del secolo, gli USA conoscevano una fase di eccezionale sviluppo. La ricchezza di materie prime e risorse agricole, l’abbondanza di manodopera, lo straordinario dinamismo della classe imprenditoriale, la vastità di un apparato produttivo che primeggiava in ogni settore rendevano l’economia americana una delle più avanzate al mondo. Inoltre l’organizzazione del lavoro venne resa più efficiente da Frederick Wilson Taylor, un ingegnere che elaborò la teoria detta «taylorismo», che permetteva di rendere al massimo la produttività: ogni operazione lavorativa veniva suddivisa nei movimenti che la costituivano ed era fatta svolgere dagli operai più efficienti. Si osservavano i loro movimenti e si notava chi era più abile in alcuni settori, chi in altri. Così si poteva capire come e dove aumentare i tempi di lavorazione e ottenere quindi un prodotto perfetto nel minor tempo possi- T. Anschutz, I lavoratori dell’acciaieria all’intervallo di mezzogiorno, 1880, San Francisco, The Fine Arts Museums. © Loescher Editore – Torino 18 1870 Il primo Novecento © Loescher Editore – Torino 1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi 1895 I Lumière brevettano il cinematografo 1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright 1913 Ford introduce la catena di montaggio 1920 19 1 1 L’Europa e il mondo nel primo Novecento La piovra della Standard Oil stritola le industrie, la Casa bianca, il Campidoglio e i simboli del governo statunitense, 1904. bile. [Testimonianze documento 2, p. 70] Henry Ford fu invece il primo grande industriale statunitense dell’automobile e applicò le analisi di Taylor alla «catena di montaggio», che introdusse massicciamente nelle proprie fabbriche di Detroit. La catena di montaggio era costituita da un nastro trasportatore che faceva avanzare un pezzo sul quale ogni salariato compiva una sola operazione: al termine della catena, il pezzo era montato e assemblato in componenti più complessi. In un tempo ridottissimo e con la massima efficienza si otteneva quindi un prodotto standardizzato e adatto alla produzione in serie, indispensabile per fare fronte ai massicci ordini dei consumatori, che compravano le automobili di Ford in migliaia di esemplari al mese. Spinti dal successo riscontrato in patria, «taylorismo» e «fordismo» raggiunsero presto l’Europa e furono introdotti nelle industrie del vecchio continente. Se in campo economico gli Stati Uniti avevano ormai acquisito un’importanza straordinaria, nelle relazioni internazionali essi non erano ancora considerati attori di primo piano. Tale convinzione non era del tutto infondata. Per esempio, gli Stati Uniti non prendevano parte alla spartizione coloniale di Asia e Africa, e non si intromet- tevano nelle controversie che opponevano le potenze d’Europa l’una all’altra. In altre parole, gli Stati Uniti si tenevano a distanza dal fulcro della politica internazionale del primo Novecento. Tuttavia, le cose stavano rapidamente evolvendo anche in questo campo. Washington mise infatti concretamente in pratica la dottrina Monroe e affermò la propria influenza sull’America Latina. Strinse solidi rapporti commerciali con tutti i paesi dell’area, estromise la Spagna da Cuba, si impossessò di Portorico, prese sotto il proprio controllo la nuova repubblica e il Canale di Panama, che proprio ingegneri americani avevano costruito. Si rivolse poi all’Oceano Pacifico, occupando le Filippine – sottraendole di nuovo alla Spagna – e diversi arcipelaghi, tra cui le isole Hawaii. Inoltre, gli Stati Uniti costruivano una flotta in grado di rivaleggiare con quella inglese preparandosi così a un ruolo dominante sullo scacchiere mondiale. nazionale dei porti giapponesi (1854). L’ascesa al trono imperiale della dinastia Meiji (1868) aveva inoltre dato al paese un deciso impulso verso la modernizzazione economica e sociale, tant’è vero che alla morte dell’imperatore Mutsuhito (1912) il Giappone era pronto a entrare nel novero delle grandi potenze internazionali. Per esempio, la rete dei trasporti venne potenziata, nacque la Banca del Giappone e fu introdotto lo yen, moneta nazionale ancora oggi in vigore. Soprattutto conobbero grande sviluppo i cosiddetti zaibatsu, gruppi industriali e finanziari nelle mani di poche e ricchissime famiglie. La forte crescita delle industrie tessili, meccaniche, cantieristiche, ferroviarie e degli armamenti si accompagnò al deciso autoritarismo della classe politica, profondamente influenzata dalle gerarchie dell’esercito. L’esito di tale incontro fu una politica estera assai aggressiva, determinata peraltro anche dalla necessità di assicurarsi il controllo sulle ingenti risorse naturali presenti nelle vicine aree continentali dell’Asia, e della cui disponibilità il Giappone, scarsamente fornito, aveva assoluto bisogno. Forti di una straordinaria tradizione militare, i giapponesi scelsero dunque di percorrere, su modello delle potenze europee, la via dell’imperialismo. Il Giappone ll Giappone, dopo secoli di impenetrabilità, alla metà dell’Ottocento si era aperto ai contatti con l’Occidente, costretto anche dagli Stati Uniti, la cui flotta militare si era posizionata minacciosa nelle acque nipponiche pretendendo l’apertura al commercio inter- Il primo Novecento dottrina Monroe: attribuita a James Monroe, quinto presidente degli Stati Uniti (1817-1825), si basava sull’affermazione secondo cui «l’America appartiene agli americani»: gli Stati Uniti da un lato si attribuivano il diritto di influenzare e controllare le vicende dell’intero continente americano, inclusa l’America Latina; dall’altro, si impegnavano a non interferire nelle vicende politiche dell’Europa. I possedimenti statunitensi in America latina e nell’Oceano Pacifico Alaska Isole Aleutine STATI UNITI CINA Marcus Cuba Hawaii Filippine Guam Porto Rico Wake Panamà Oceano Samoa Pacifico Colòn Panamà Catena di montaggio nelle officine Ford. © Loescher Editore – Torino 20 1870 © Loescher Editore – Torino 1882 Koch scopre il batterio della tubercolosi 1895 I Lumière brevettano il cinematografo 1903 Primo volo aereo dei fratelli Wright 1913 Ford introduce la catena di montaggio 1920 21 1 1 L’Europa e il mondo nel primo Novecento La prima missione giapponese all’estero, che parte da Yokohama per gli Stati Uniti nel 1871. La prima contesa militare si verificò con la Cina. Lo scontro si risolse nel 1895 con una chiara vittoria del Giappone, che strappò all’avversario il controllo della penisola di Corea, ricca di risorse agricole, di ferro e di carbone. Dopo pochi anni Tokyo entrò in contrasto con la Russia, che aveva occupato la Manciuria – fertile regione settentrionale della Cina – e avanzava a sua volta pretese sulla Corea. La guerra scoppiò nel 1904 e si risolse in un disastro per la Russia: le forze dello zar Nicola II subirono due sconfitte catastrofiche: una sulla terra ferma e l’altra nella battaglia navale di Tsushima, durante la quale la flotta russa venne completamente distrutta dalle navi giapponesi agli ordini dell’ammiraglio Togo. La vittoria del Giappone fu accolta in Europa con stupore e sgomento: per la prima volta una potenza extraeuropea otteneva la vittoria in un confronto militare con un esercito del vecchio continente. Mentre la Russia dovette abbandonare definitivamente la Manciuria, il Giappone, che acquisì definitivamente la Corea, divenne da allora una potenza riconosciuta a livello mondiale. I NODI DELLA STORIA 1870 Nascita della Terza Repubblica francese 1870-1914 Belle époque 1882 Triplice Alleanza 1894 Caso Dreyfus 1898 Fondazione del Partito socialdemocratico russo 1904-1905 Guerra fra Russia e Giappone 22 © Loescher Editore – Torino Ancora più preoccupante era il dilagare del nazionalismo. Il primo Ottocento aveva promosso lo spirito patriottico, veicolato fortemente dalla cultura romantica dell’epoca, in un contesto di sostanziale continuità con gli ideali della Rivoluzione francese e in accordo al nuovo pensiero liberale. Base di quella tradizione politica era il riconoscimento del diritto dei popoli alla propria autodeterminazione. Ma il nazionalismo tardo ottocentesco e primo novecentesco era una variante patologica del patriottismo di ascendenza romantica. Secondo lo storico inglese E. Hobsbawm i caratteri più tipici del nazionalismo sarebbero la superficiale riscoperta ed esaltazione della cultura popolare delle singole nazioni in chiave apertamente anticosmopolita; l’organizzazione politica di piccoli gruppi militanti pronti a tutto; il tentativo di trasferire l’azione di questi nei grandi movimenti di massa. Lo storico tedesco G. Mosse ha individuato il processo di nazionalizzazione delle masse nell’opera di associazioni culturali locali, circoli sportivi e gruppi folklorici apparentemente innocui ma in realtà veicoli di identità nazionali rigide e intolleranti. 1 Nell’epoca della Belle époque, l’Europa è in pace e sperimenta un notevole progresso sociale, economico e tecnologico. Negli anni che vanno dalla fine dell’Ottocento allo scoppio della Prima guerra mondiale nel 1914 (gli anni della «Belle époque») l’Europa visse un lungo periodo di pace e progresso. Vi fu un grande sviluppo economico, migliorò il tenore di vita di tutte le classi sociali, tecnologia e scienza arricchirono l’umanità con invenzioni e scoperte. Anche cultura e arte vissero un’epoca di dinamismo e grandi sperimentazioni, mentre le tensioni diplomatiche tra potenze continentali si stemperavano nella gara coloniale. 2 Quali sono i caratteri del nazionalismo? Dietro la facciata scintillante della Belle époque, forte di un trentennio ininterrotto di pace, almeno in Europa, e di una ottimistica fiducia nel progresso scientifico e tecnologico, si nascondevano tensioni e pericoli gravissimi. Oggi si è soliti usare il termine «imperialismo» in un’accezione negativa e polemica, ma all’alba del XX secolo la vocazione imperiale delle potenze europee era rivendicata con orgoglio. Non si trattava di una patologia politica limitata a paesi, come la Germania, di recente formazione e con una consolidata tradizione autoritaria e paternalistica, ma di qualcosa di comune anche a nazioni veterane del costituzionalismo e della democrazia liberale: dal 1877 la Gran Bretagna si era trasformata in Impero britannico; ed erano percorsi da ansie «imperiali» anche la repubblicana Francia e la giovane nazione italiana. Persino gli Stati Uniti, tradizionalmente alieni dai vizi politici europei, non riuscirono a resistere alla tentazione di avventure militaristiche, seppure mascherate da una retorica anticoloniale, come quella a Cuba e poi nelle Filippine. Il primo Novecento 1905 Fallita Rivoluzione in Russia Il Regno Unito è la maggiore potenza del mondo, la Francia è instabile politicamente e socialmente. Diverse erano le situazioni da Stato a Stato. Il Regno Unito godeva di grande prosperità e profonda coesione interna, avvantaggiandosi inoltre dell’impero coloniale più esteso e ricco del mondo. La Francia della Terza Repubblica soffriva di instabilità politica e conflitti sociali. In particolare, sempre acceso era il contrasto tra socialisti e democratici, da un lato, e conservatori e clericali, dall’altro. Esempio paradigmatico di questa tensione fu il caso Dreyfus, che spaccò per molti anni l’opinione pubblica transalpina. 3 L’Austria-Ungheria e la Germania imperiali controllano il cuore del continente, mentre nei Balcani il declino ottomano crea continue tensioni. L’Austria-Ungheria visse un periodo di accentuato sviluppo economico e sociale. Ben governata dall’imperatore Francesco Giuseppe doveva però fronteggiare il problema del desiderio di maggiore autonomia delle tante etnie presenti sul suo territorio. La Germania di Guglielmo II, in piena crescita economica, stava affermando la propria potenza industriale e militare, inevitabilmente destinata a scontrarsi con Francia e Regno Unito. I rapporti tra paesi erano macchiati da tensioni continue, sempre più difficilmente risolvibili per via diplomatica. Cuore della contesa, e futuro epicentro della Prima guerra mondiale, erano i territori dei Balcani, in mano al declinante Impero ottomano, su cui si appuntavano le mire dei forti vicini, ciascuno sostenuto dai propri alleati. 4 La Russia è il Paese più arretrato d’Europa, governato con pugno autoritario dallo zar e percorso da fremiti rivoluzionari. La Russia era il paese più in difficoltà del continente: con un’agricoltura arretrata, un’industria ai primordi e profonde divisioni sociali tra i pochi ricchi aristocratici e la grande massa povera della popolazione. Lo zar Nicola II governava con metodi autoritari e le forze politiche liberali erano deboli e divise. Più forti, ma egualmente litigiose, erano le sinistre, che comprendevano il Partito socialrivoluzionario e il Partito socialdemocratico: la corrente maggioritaria di quest’ultimo premeva per la conquista rivoluzionaria del potere ad opera del proletariato. Una rivoluzione scoppiò nel 1905, ma lo zar riuscì a domarla mescolando l’uso della forza e deboli concessioni alle opposizioni, come l’istituzione della Duma e il varo di una timida riforma agraria. 5 1907 Triplice Intesa 1912-1913 Guerre balcaniche Gli Stati Uniti e il Giappone sono le maggiori potenze extraeuropee e si preparano a giocare un ruolo di primo piano nello scenario internazionale. Gli Stati Uniti, ormai tra le maggiori potenze industriali del pianeta, esercitavano uno stretto controllo sulle vicende dell’intero continente americano. Si tenevano fuori dalla gara coloniale e dalle contese europee, ma apparivano pronti a giocare un ruolo importante nello scacchiere internazionale. Il Giappone era guidato da una classe politico-militare agguerrita e in cerca di nuove risorse per un’economia in pieno sviluppo. Tokyo si impegnò così nella corsa all’imperialismo attaccando prima la Cina e poi la Russia e assumendo il controllo della Corea e di parte della Manciuria. Era la prima volta che un popolo asiatico sconfiggeva un esercito europeo: segno dei tempi che cambiavano e delle novità che il Novecento avrebbe portato con sé. © Loescher Editore – Torino 23 1 1 L’Europa e il mondo nel primo Novecento L’Affaire Dreyfus e la nascita dell’intellettuale moderno Il Novecento è stato il secolo degli intellettuali. Con i loro libri o i loro articoli, con firme su manifesti o azioni in prima persona, essi hanno influito direttamente o indirettamente sulle idee di milioni di persone. Nel corso del secolo, scrittori, filosofi, artisti si sono impegnati pubblicamente a sostenere gli obiettivi e gli ideali più diversi (e certo non tutti nobili), cercando di convincere i propri connazionali o i propri contemporanei della legittimità, se non della superiorità, della propria posizione. Quali furono dunque questi obiettivi e ideali? Alcuni esempi: la democrazia o la dittatura, la pace o la guerra, il comunismo o il fascismo, il modello statunitense e il modello sovietico, i diritti dell’uomo, la difesa dell’ambiente. Il primo Novecento La pubblicistica antisemita e antidemocratica L’antisemitismo, che si intrecciava con le correnti cattoliche reazionarie, era largamente diffuso nella cultura e nella società francesi della seconda metà dell’Ottocento. In una prima fase, fu soprattutto la stampa nazionalista, autoritaria e antiparlamentare, impregnata di pregiudizi antisemiti, a organizzare una campagna insistente contro Dreyfus, per «smascherare» il tradimento ebraico contro la nazione francese. In generale, la rappresentazione dell’ebreo, a cui quella di Dreyfus rimandava, era intesa a denunciarne la capacità di penetrare nel corpo sano della nazione, per portarlo alla degenerazione fisica e morale. Al fondo dell’antisemitismo stava dunque l’ossessione per la decadenza nazionale, che intellettuali reazionari come Edouard Drumont o Charles Maurras agitavano al fine di rovesciare le istituzioni democratiche e repubblicane. Il «J’accuse» La figura dell’intellettuale ha un luogo e una data di nascita precisi: Parigi, il 13 gennaio 1898, quando lo scrittore francese, Émile Zola, pubblicò una celebre lettera al presidente della Repubblica, Felix Faure, sulla rivista letteraria «L’Aurore». Il titolo di questo articolo era: «J’accuse». In questo modo egli prendeva le difese dell’ufficiale ebreo accusato di alto tradimento Alfred Dreyfus, scuotendo l’opinione pubblica repubblicana di fronte all’aggressiva campagna di stampa nazionalista e antisemita degli antidreyfusardi. Il caos dettato dalle fazioni della Repubblica nell’Ottocento, a causa delle loro profonde divisioni. La copertina di una rivista antisemita che illustra le «virtù» dell’ebreo. Gli accusatori di Dreyfus in una caricatura dell’epoca. Dreyfusardi e antidreyfusardi Il famoso «J’accuse» di Émile Zola sulla rivista «L’Aurore». 24 © Loescher Editore – Torino Dopo l’intervento di Zola, si scatenò una vera e propria battaglia pubblicistica e ideologica tra i sostenitori dell’innocenza di Dreyfus (o dreyfusardi) e i suoi negatori (antidreyfusardi), che durò fino al 1906, con il formale riconoscimento dell’errore giudiziario a danno dell’ufficiale. Questa battaglia giudiziaria, che fu combattuta sui giornali, sui muri e nelle piazze, divenne ben presto una contesa intorno ai valori fondamentali della Repubblica, fu l’ennesima e più clamorosa dimostrazione della profonda divisione che attraversò la politica e la società francesi dell’Ottocento, dalle rivoluzioni del 1830 e del 1848, fino alla Comune parigina del 1871. Più in generale, questa divisione risaliva alla Rivoluzione francese e alla sua eredità di valori (libertà, uguaglianza, fraternità), che cercava di affermarsi in una società ancora profondamente impregnata di senso della gerarchia, dell’ordine e dell’autorità. © Loescher Editore – Torino 25 1 1 L’Europa e il mondo nel primo Novecento Ragiona sul tempo e sullo spazio Impara il significato 1 4 ATTIVITÀ 2 Osserva la cartina a p. 10: qual è la differenza tra la situazione geopolitica del 1914 e quella attuale? 1 Lo sdegno suscitato dalla «domenica di sangue» del 22 gennaio , a Pietroburgo, provoca la rivolta in tutta la Russia 2 Tra il e il l’Europa conosce un lungo periodo di pace, che può essere interpretato come di preparazione alla Prima guerra mondiale 3 Nel viene stipulata la Triplice Intesa tra Francia, Regno Unito e Russia 4 Nel , approfittando di un momento di particolare debolezza dell’Impero ottomano, l’Austria-Ungheria si impadronisce della Bosnia-Erzegovina 5 Nel e nel i Balcani sono teatro di due guerre: la prima vede la vittoria di Serbia, Bulgaria, Romania, Grecia e Montenegro, alleati per espellere i Turchi dalla regione; la seconda vede lo scontro tra gli stessi vincitori per la spartizione dei territori sottratti ai Turchi (Macedonia e Albania) 6 A partire dal circa ha luogo la seconda Rivoluzione industriale, che si diffonde in Europa, Stati Uniti e Giappone 7 Nel viene inaugurata la Tour Eiffel, simbolo della Belle époque 8 Nel nasce il Labour Party, impegnato nel promuovere i diritti dei lavoratori e la loro partecipazione alla vita politica del Regno Unito 9 Nel Alfred Dreyfus, ufficiale dell’esercito francese, viene accusato di tradimento a favore della Prussia 10 Nel viene abolita la servitù della gleba in Russia; tuttavia all’inizio del XX secolo nelle campagne russe sono ancora diffusi rapporti sociali di stampo medievale 11 Nel nasce il Partito socialdemocratico, di orientamento marxista, diviso in due correnti: i «bolscevichi» e i «menscevichi» 12 Nel l’Impero d’Austria e Ungheria diventa l’Impero asburgico Scrivi quale significato assumono i seguenti concetti nel periodo della Belle époque. 1 2 3 4 Completa le frasi scrivendo l’anno esatto in cui accade l’evento, poi distingui con tre colori diversi quelli riconducibili alla situazione degli stati continentali, quelli che riguardano la Belle époque e lo sviluppo industriale e quelli che preannunciano uno scontro tra gli Stati. 5 6 7 8 5 Il primo Novecento Redditi Società dei consumi Sindacati Democratizzazione di politica e società Borghesia capitalistica Marxista Concertazione Protezionismo Prova a riflettere sul significato di «tecnologia» e, alla luce di quello che hai letto nel capitolo, spiega in quale modo si è evoluto dalla Rivoluzione industriale ai giorni nostri. Osserva, rifletti e rispondi alle domande 6 Osserva la mappa concettuale relativa alle relazioni europee di inizio Novecento. Poi rispondi alle domande. I punti critici nelle relazioni europee di inizio Novecento Esplora il macrotema 3 Completa il testo. Dal 1870 al 1914 l’Europa conosce un lungo periodo di pace e benessere caratterizzato da sviluppo economico, sociale e (1) . Lo spirito ottimistico della Belle époque, ben interpretato dalla corrente filosofica del (2) , si fonda su una fiducia incrollabile nel progresso, che riguarda in primo luogo l’economia e (3) : la Rivoluzione industriale, infatti, era stata determinata soprattutto dall’applicazione di scoperte in campo scientifico alla (4) industriale e aveva generato una notevole crescita dei redditi e dei (5) , nonché un’impennata nella ricchezza degli stati. Ben presto, però, lo sviluppo delle economie nazionali è accompagnato dal tentativo degli stati di affermare i propri interessi: la collaborazione internazionale viene dunque sostituita da un (6) bellicoso e da una forte volontà espansionistica, la quale non può esaurirsi nella spartizione delle (7) (che in quegli anni si svolgeva in Asia e (8) ), ma porta inevitabilmente a un terreno di scontro più vicino, interno all’Europa stessa. 1 Quali sono i due grandi blocchi di Stati? 2 Quali Stati sono interessati alla penisola balcanica? 3 Quali sono i motivi di contrasto tra Francia e Germania? Mostra quello che sai 7 26 © Loescher Editore – Torino Osserva l’immagine a p. 12 (in alto a destra): quali informazioni si possono ricavare dalla riproduzione di questo manifesto circa le rivendicazioni dei lavoratori dei primi del Novecento e quindi anche sulle loro condizioni di vita e di lavoro? © Loescher Editore – Torino 27