Associazione
Regione Veneto
Onlus
Assessorato alle Politiche Sociali
Volontariato e Non Profit
Marco Nicolussi - Ida Depedri
I DISTURBI ALIMENTARI
NELL’ADOLESCENZA
Anoressia e Bulimia
Indagine su studenti delle scuole
medie inferiori e superiori di P adova e provincia
Associazione
Slifer
Sede legale
Via Dei Colli, 40
35143 - Padova
e.mail: [email protected]
Sito web: www.solifer.it
Onlus
Sede operativa
Viale F. Cavallotti, 32
35131 - Padova
Tel e Fax 049.691.799
Iscrizione al Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato al n° PD0579
Iscrizione al Registro Provinciale delle Libere Forme Associative della Provincia di Padova al n° 105/a
Iscrizione al Registro Comunale delle Libere Forme Associative di Padova al n° 1149
Marco Nicolussi - Ida Depedri
I DISTURBI ALIMENTARI
NELL’ADOLESCENZA
Anoressia e Bulimia
Indagine pilota su studenti delle scuole
medie inferiori e superiori
di Padova e provincia
Ringraziamo:
La Regione Veneto - Assessorato alle Politiche Sociali, Volontariato e Non Profit.
Il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova
nelle persone del professor Paolo Santonastaso e della dottoressa Angela Favaro.
I volontari e i collaboratori dell’Associazione Solifer onlus:
Cecilia Cestaro, Chiara Cestaro, Anna Maria De Pietro, Fabrizio Gori,
Luigi Michielon, Rita Minghetti, Marco Ricciardi, Marta Rocci,
Stefania Venturini, Monica Zini.
le Scuole Medie Inferiori e Superiori di Padova e provincia:
Istituto Tecnico Industriale Statale “G. Cardano”
Liceo Scientifico “Einstein”
Liceo Linguistico “Einstein”
Liceo Scientifico “Newton”
Liceo Scienze Sociali “Newton”
Istituto Tecnico Commerciale “Pertini”
Istituto Professionale Statale Industriale e Artigianale
”Fortuny” indirizzo Abbigliamento e Moda
Istituto Tecnico Commerciale “Einaudi”
Istituto Tecnico per Attività Sociali “Scarcerle”
Istituto Servizi Commerciali Turistici e Pubblicità “Valle”
Scuola Media Statale “Belludi”
Scuola Media Statale “Tommaseo”
Scuola Media Statale “Tasso”
2
Piove di sacco
Piove di sacco
Piove di sacco
Camposampiero
Camposampiero
Camposampiero
Camposampiero
Padova
Padova
Padova
Piazzola sul Brenta
Conselve
Padova
PREMESSA
Questa pubblicazione nasce dalla volontà di divulgare i risultati di una ricerca
condotta tra i ragazzi e le ragazze delle scuole medie inferiori e superiori di
Padova e provincia sui Disturbi del Comportamento Alimentare. Tale ricerca,
realizzata con il contributo della Regione Veneto - Assessorato alle Politiche
Sociali, Volontariato e Non Profit, è stata condotta dall’Associazione Solifer
Onlus in collaborazione e con la supervisione del Dipartimento di Neuroscienze
dell’Università degli Studi di Padova.
L’Associazione Solifer nasce con la finalità di ricercare e studiare le cause che
concorrono a determinare stati di difficoltà, di disagio psicofisico e relazionale,
di emarginazione dell’individuo e dei soggetti svantaggiati, e di intervenire con
azioni informative e formative mirate alla trasformazione del concetto di sanità
a quello di salute intesa come benessere psicofisico e come capacità di stare
bene con se stessi e con gli altri.
Nel primo rapporto sulla condizione giovanile nel Veneto (Osservatorio
Regionale Permanente sulla Condizione Giovanile, 2002) viene evidenziato
come i giovani siano significativamente influenzati dai mass-media e spesso
falsamente o per nulla informati sulle situazioni di disagio personale e/o dei
coetanei; questo influenza notevolmente l’esperienza emotiva e la costruzione
dell’immagine di sé. Possiamo inoltre sicuramente affermare che le abitudini
alimentari dei giovani non sono corrette e ciò è una diretta conseguenza di una
cattiva educazione alimentare che inizia dall’infanzia se è vero, come riporta
l’UNICEF, che il 35% dei bambini italiani ha problemi di sovrappeso. Inoltre
l’IRSEA (Istituto per le ricerche sociali, economiche e ambientali ) ha di recente
pubblicato i risultati di un’indagine fatta con i ragazzi delle scuole superiori
dove si evidenzia che i ragazzi hanno una dieta ipercalorica ed eccedono con
l’alcool e le ragazze si sottopongono a diete rigide anche quando non è
assolutamente necessario.
L’adolescenza, per una serie di mutamenti anche ormonali e fisiologici, è
un’età critica e per di più inserita in un contesto culturale e sociale che spinge
oltre misura verso la competitività e la ricerca della perfezione estetica. Questi
importanti cambiamenti fisici e psicologici rendono le persone più insicure e
vulnerabili alle influenze sociali, ad esempio nel confronto con il gruppo dei pari
e, in particolar modo, nel riferimento ai modelli di bellezza propugnati dai massmedia. In questa fase la costruzione della propria identità e della propria
autostima passa anche attraverso la ricerca del corpo perfetto: piccole
variazioni di peso, normali in questa età e legate ancora a motivi ormonali,
diventano allora motivo di insoddisfazione di sé e di autodenigrazione. La
risposta a questa disistima porta ad adottare dei regimi alimentari, spesso
3
restrittivi e non adeguati. Qualsiasi forma di limitazione alimentare, praticata
non solo attraverso la dieta, ma anche con comportamenti volti a controllare il
proprio peso (vomito, uso di lassativi, ecc.), aumenta considerevolmente il
rischio di sviluppare un disturbo del comportamento alimentare.
Certamente l’adolescenza è un periodo di transizione, di passaggio all’età
adulta; ma altrettanto indubbiamente proprio in questa fase gli adolescenti
corrono maggiormente il rischio di sviluppare un disagio; in questo senso noi li
definiamo soggetti temporaneamente svantaggiati. Con tali presupposti, se non
si attuano interventi finalizzati a prevenire il rischio di disagio (in questo caso il
rischio di sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare), le probabilità
che da temporaneo lo svantaggio si trasformi in permanente aumenteranno
significativamente. Allora lo sviluppo di una patologia psichiatrica in questi
adolescenti sarà in qualche modo imputabile anche a noi, membri adulti della
società, nonché genitori, accanto al notevole aumento dei costi economicosanitari che la malattia psichica implica.
È molto più efficace e veloce l'intervento terapeutico se intrapreso alle prime
manifestazioni del problema per cui, una volta identificate le variabili che
contribuiscono in varia misura all'emergere del disturbo, diventa cruciale agire
al più presto. Le ricerche fatte sui disturbi del comportamento alimentare
definiscono un aumento dell’incidenza, in particolare nella fascia
dell’adolescenza, e precisano anche la difficoltà d’intervento una volta che il
disturbo si è stabilito.
Quanto detto finora è ciò che ci ha portato ad intraprendere la ricerca sul
territorio veneto e che ci porta ora a divulgare i risultati in questa pubblicazione.
La nostra speranza è che quanti la leggeranno (insegnanti, operatori sociali e
sanitari, amministratori locali, politici, genitori, educatori, ecc.) possano trarne
validi spunti e informazioni per pianificare interventi sempre più mirati ad
affrontare in modo efficace una problematica così importante ed attuale come i
disturbi dell’alimentazione.
4
INTRODUZIONE
I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono tra le patologie
psichiatriche che, negli ultimi anni, hanno ricevuto maggiore attenzione da
parte dei ricercatori: il numero dei lavori pubblicati a livello internazionale è
salito vertiginosamente, passando da poche decine negli anni sessanta a
qualche migliaio negli ultimi anni (Medline).
I DCA sono disturbi di considerevole gravità, che presentano una frequenza
elevata di comorbilità psichiatrica e di complicanze mediche e una notevole
tendenza alla cronicizzazione e alle recidive. Molti studi di follow up a lungo
termine segnalano un’elevata mortalità per l’anoressia nervosa (in parte legata
al suicidio e in parte a complicanze mediche), mentre per la bulimia nervosa i
dati sulla mortalità sono ancora controversi. Il trattamento è spesso lungo e
difficile, complicato dalla scarsa consapevolezza di malattia che caratterizza le
pazienti soprattutto nelle prime fasi di malattia.
Negli ambienti scientifici si discute molto sull’utilità di effettuare interventi di
prevenzione primaria: i dubbi nascono da un lato dalle scarse conoscenze
sull’eziologia dei DCA e dall’altro sull’efficacia limitata dimostrata dagli
interventi finora sperimentati.
Data l’importanza del rapporto mente/corpo, i DCA rappresentano un modello
interessante dell’interazione tra fattori genetici, psicologici e socioculturali e,
poiché non si può ancora affermare che l’eziologia è nota, lo studio dei fattori di
rischio ricopre una importanza fondamentale. Se negli ultimi anni, come per
molte altre malattie complesse psichiatriche e non psichiatriche, è stato
dimostrato che la vulnerabilità genetica gioca un ruolo importante, ancora
molto resta da fare per capire quali sono i fattori ambientali, psicologici,
familiari e sociali, che consentono a questa ‘vulnerabilità’ di slatentizzarsi
provocando l’insorgenza della malattia. Le ricerche intraprese con la nostra
collaborazione dalla professoressa Gail Huon, professore all’Università di New
South Wales in Australia, si muovono proprio in questo senso, promuovendo
una migliore conoscenza del ruolo della famiglia, delle influenze sociali e delle
caratteristiche
individuali
degli
adolescenti
nell’intraprendere
un
comportamento di dieta, considerato il primo passo per lo sviluppo di
comportamenti alimentari patologici.
Professor Paolo Santonastaso
Dottoressa Angela Favaro
5
I risultati di questa ricerca sono disponibili anche nel sito:
www.solifer.it
Marco Nicolussi, psicologo, presidente dell’Associazione Solifer onlus
Ida Depedri, psicologa, consulente dell’Associazione Solifer onlus
6
INDICE
I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE ............................... 9
Frequenza e fattori di insorgenza dei disturbi del comportamento
alimentare.............................................................................................. 10
Evoluzione dei disturbi del comportamento alimentare ......................... 11
Terapie ................................................................................................. 12
Prevenzione.......................................................................................... 12
LA RICERCA ............................................................................................ 13
Finalità della ricerca .............................................................................. 13
Il questionario ....................................................................................... 13
Descrizione degli strumenti utilizzati ..................................................... 13
Modalità di somministrazione................................................................ 16
Analisi statistica .................................................................................... 17
Descrizione del campione ..................................................................... 17
Le scuole del campione ........................................................................ 18
Metodologia della ricerca ...................................................................... 19
ANALISI QUALITATIVA DEI DATI............................................................ 20
ANALISI QUANTITATIVA DEI DATI ......................................................... 28
ANALISI DELLE DIFFERENZE TRA MASCHI E FEMMINE. ................ 28
ISED ......................................................................................................... 28
Attività sportive ..................................................................................... 29
ANALISI DELLE DIFFERENZE TRA STUDENTI MEDIE INFERIORI
VERSUS MEDIE SUPERIORI. ............................................................. 31
Attività sportive ..................................................................................... 31
ANALISI DELLE DIFFERENZE TRA STUDENTESSE FEMMINE A
RISCHIO DCA VERSUS NON A RISCHIO DCA................................... 33
ANALISI DELLE DIFFERENZE TRA STUDENTI IN SOVRAPPESO
VERSUS NON IN SOVRAPPESO. ....................................................... 36
CONCLUSIONI..................................................................................... 38
BIBLIOGRAFIA..................................................................................... 40
7
I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
I disturbi del comportamento alimentare sono caratterizzati da
un’alterazione del rapporto che una persona ha con il proprio corpo e con il
cibo; di solito insorgono durante l’adolescenza e colpiscono in prevalenza
la popolazione femminile. Si manifestano attraverso tipici comportamenti
quali il rifiuto del cibo, il digiuno, l’ingestione di enormi quantità di cibo in
poco tempo, il vomito, l’assunzione inadeguata di lassativi o diuretici, il
continuo controllo e la dipendenza dalla bilancia, l’esagerata attività fisica
svolta con il preciso intento di dimagrire.
Questi comportamenti elencati si possono trovare in modo sporadico in
tante persone, soprattutto adolescenti, che praticano qualche sport oppure
che si sono messi a dieta. Il solo fatto di osservarli in qualcuno non ci
autorizza a diagnosticare un vero e proprio disturbo dell’alimentazione,
anche perché soltanto pochi di questi episodi evolvono con il tempo in
disagi gravi di tipo clinico (Favaro e Santonastaso, 2002).
Riportiamo di seguito i precisi criteri, stabiliti dall’Associazione
Psichiatrica Americana (1994), che ci segnalano quando effettivamente può
essere diagnosticato un disturbo del comportamento alimentare e se si
tratta di anoressia, oppure di bulimia nervosa:
Anoressia nervosa
a. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al minimo
considerato normale per età e statura.
b. Paura di ingrassare anche quando si è sottopeso.
c. Alterazione del modo di vivere il proprio corpo, con eccessiva influenza
del peso corporeo rispetto alla percezione di sè, oppure rifiuto di
ammettere la gravità della condizione di sottopeso.
d. Scomparsa delle mestruazioni per almeno tre mesi consecutivi.
Vengono differenziate due forme di Anoressia:
• nella prima la perdita di peso è dovuta al digiuno ed al rifiuto del cibo,
accompagnato alcune volte da esercizio fisico esagerato;
• nella seconda sono presenti anche abbuffate seguite da vomito
autoindotto oppure dall’utilizzo improprio di lassativi e diuretici.
9
Bulimia nervosa
a. Abbuffate ricorrenti con l’ingestione di una esagerata quantità di cibo in
poco tempo e con la sensazione di perdere il controllo rispetto al fatto di
smettere o limitare la quantità.
b. Comportamenti finalizzati alla prevenzione dell’aumento del peso come:
vomito autoindotto, uso improprio di lassativi e/o diuretici, digiuno,
intensa attività fisica.
c. Sia le abbuffate che i comportamenti per ristabilire il controllo del peso
avvengono, in media, almeno due volte alla settimana per tre mesi.
d. La stima di sé è collegata in modo inadeguato alla forma ed al peso
corporeo.
Nella pratica clinica vengono distinte due forme di Bulimia:
• una forma con vomito e con l’utilizzo di lassativi,
• l’altra con digiuni ed intensi esercizi fisici che si alternano alle abbuffate.
Disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati
In questa categoria vengono raggruppati quei disturbi dell’alimentazione
che non soddisfano pienamente i criteri di diagnosi per l’anoressia o per la
bulimia, ma che comunque presentano un quadro clinico significativo.
FREQUENZA E FATTORI DI INSORGENZA DEI DISTURBI DEL
COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Gli studi e le classificazioni dei disturbi alimentari sono iniziati negli ultimi
anni e risulta difficile sapere la frequenza di questi fenomeni cinquanta o
cento anni fa; anche perché, per esempio, la Bulimia è stata riconosciuta
come malattia soltanto trent’anni fa, nel 1973. Alcuni autori (Bell, 1988;
Vandereycken e Van Deth,1995; Santonastaso e Favaretto, 1999), hanno
trovato delle somiglianze fra le condotte delle ragazze anoressiche e le
pratiche di ascetismo medioevali con digiuni. Tornando ai giorni nostri, è
facile imbattersi in giornali e riviste che lanciano l’allarme per l’incidenza e
l’aumento di questi disturbi; preferiamo comunque riportare i dati della
letteratura scientifica che attestano la frequenza di un caso di Anoressia
Nervosa ogni 200/300 ragazze giovani ed un caso di Bulimia Nervosa ogni
50/100 ragazze giovani, mentre il 10% delle adolescenti manifesta disordini
alimentari di minor gravità che non possono essere considerati vere e
proprie forme di anoressia o bulimia (Favaro e Santonastaso, 2002).
Nei maschi i disturbi del comportamento alimentare si presentano con una
frequenza minore di dieci/venti volte rispetto alle femmine; al di là di questo
10
dato non va comunque trascurata la presenza di disturbi del
comportamento alimentare anche nella popolazione maschile, soprattutto
adolescente.
Per quanto riguarda l’eziologia del disturbo le ricerche non hanno ancora
stabilito se le alterazioni biologiche siano un fattore scatenante o
conseguente all’inadeguato comportamento alimentare.
Tra i fattori psicologici che possono concorrere all'insorgenza ed al
mantenimento del disturbo alimentare, Favaro e Santonastaso (2002)
individuano i seguenti: il “perfezionismo", la “mancanza di stima in se
stessi”, la “depressione (indotta dalla diminuzione di peso e dal digiuno)”, le
“difficoltà interpersonali”, la “paura di crescere”, la “protesta e la sfida”, la
“presenza di situazioni sociali e familiari negative”.
Dal punto di vista psicodinamico, l'anoressia viene associata al rifiuto della
femminilità ed al nascondimento delle manifestazioni propriamente
femminili come forme corporee o mestruazioni, ottenuto tramite un
dimagrimento esasperato.
Se invece si indagano aspetti sociali e culturali notiamo che attualmente
viene diffusa dai mass-media una particolarissima attenzione verso
l'immagine del corpo femminile, alimentata in gran parte da forti interessi
economici legati al mondo della moda ed ai prodotti di bellezza. In
contemporanea a ciò l’ideale bellezza femminile che viene divulgata si
associa sempre più ad un corpo sottile e filiforme.
EVOLUZIONE DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Gran parte degli studi sperimentali riguardanti l’evoluzione nel tempo di
anoressia e bulimia mostra che un numero di pazienti superiore al 50%
guarisce dal disturbo, mentre il 20% non presenta remissione dei sintomi
ed il 30% ha qualche miglioramento ma non la completa guarigione. Anche
per le pazienti che guariscono di solito si riscontra un percorso
caratterizzato da miglioramenti e ricadute. L’anoressia può essere talvolta
mortale, anche se sulla frequenza di questo grave fenomeno gli studi
presenti nella letteratura sono in disaccordo (Favaro e Santonastaso,
2002). Quando fra i sintomi compaiono veloci e considerevoli perdite di
peso, molti episodi bulimici, manifestazioni di altri sintomi legati a disturbi di
tipo psichiatrico, comportamenti autolesivi (compreso il rischio di suicidio),
oppure gravi conflitti a livello familiare è assolutamente necessario ricorrere
al ricovero ospedaliero.
11
TERAPIE
Anche nei casi in cui si ricorre a terapie di tipo farmacologico ed alla
riabilitazione nutrizionale è molto utile la psicoeducazione alimentare in cui
viene affrontato il rapporto distorto con il cibo. Nel campo delle psicoterapie
ci sono molti riscontri positivi per quanto riguarda la terapia che si avvale
dei modelli cognitivo e comportamentale, così anche per la terapia
interpersonale, che affronta il disagio dal punto di vista delle relazioni
significative, e le psicoterapie psicoanalitiche. Le terapie di gruppo si sono
dimostrate efficaci per pazienti con bulimia nervosa (Santonastaso e
Favaro, 2000).
PREVENZIONE
La prevenzione primaria viene svolta in genere dagli psicologi nelle scuole,
tramite l’informazione e la discussione delle tematiche generali
dell’adolescenza in un primo momento e quindi, nello specifico, vengono
affrontati i problemi legati all’alimentazione, sottolineandone le
conseguenze.
I programmi di prevenzione dei disturbi partono dal presupposto che per
modificare gli eventuali comportamenti di dieta è necessario prima fornire ai
ragazzi strumenti per affrontare con maggiore criticità i condizionamenti
proposti, e spesso imposti, dall’ambiente sociale. Attraverso questi incontri i
ragazzi, i loro genitori e gli insegnanti possono conoscere le caratteristiche
dei disturbi del comportamento alimentare ed aumentare la loro sensibilità
verso questo problema; inoltre, persone che riscontrano nella loro vita
problematiche simili, hanno l’occasione di chiedere un aiuto professionale
prima che i sintomi raggiungano livelli gravi.
Altre campagne informative potrebbero essere rivolte a medici di base o
dietologi, poiché la decisione di intraprendere una dieta da parte di una
persona adolescente dovrebbe essere affrontata anche considerando gli
aspetti ed i risvolti psicologici, indipendentemente dalla presenza o meno
del sovrappeso.
12
LA RICERCA
FINALITÀ DELLA RICERCA
Gli obiettivi di questa ricerca sono da un lato valutare la frequenza di
comportamenti ritenuti a rischio per lo sviluppo di disturbi del comportamento
alimentare e dall’altro l’analisi delle caratteristiche psicologiche e sociali che si
associano a questo rischio. La ricerca ha avuto luogo, grazie ad un
finanziamento regionale, in un campione di giovani studenti veneti frequentanti
le scuole medie inferiori e superiori di Padova e provincia.
IL QUESTIONARIO
Gli strumenti adottati sono stati: l’Inventory for the Screening of Eating Disorder
(ISED), per la valutazione dei comportamenti a rischio per i disturbi
dell’alimentazione, e una serie di questionari che misurano i fattori di rischio
per l’insorgenza di comportamenti dietetici negli adolescenti secondo il modello
di Huon & Strong (1998). Tutti i questionari sono stati ottenuti grazie alla
collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova.
DESCRIZIONE DEGLI STRUMENTI UTILIZZATI
L’Inventory for the Screening of Eating Disorders (ISED) (Favaro &
Santonastaso, 2000) è un efficace strumento per lo screening dei disturbi
dell'alimentazione in campioni non clinici, costruito e validato in lingua italiana dal
Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. L'ISED è costituito
dall'insieme di due scale, delle quali una è specifica per lo screening dei casi di
anoressia nervosa (ISED-AN) e l'altra per lo screening dei disturbi
dell'alimentazione con crisi bulimiche e/o comportamenti purgativi (ISED-BN).
La risposta da attribuire ad ogni affermazione è di tipo vero/falso. La sottoscala
ISED-AN è costituita da affermazioni che riguardano gli atteggiamenti di
restrizione e di evitamento alimentare, il bisogno di «controllo» sul peso, l'ansia
legata alle preoccupazioni sul peso. La sottoscala ISED-BN condivide con la
precedente, oltre a queste due ultime affermazioni (items), anche quelle
riguardanti gli atteggiamenti di restrizione dietetica; inoltre descrive l'incapacità
di controllare l'impulso di cibarsi, l'uso di comportamenti purgativi, le
preoccupazioni e i sensi di colpa su cibo e peso corporeo, l'insoddisfazione
corporea. Per dare un esempio di interpretazione si può dire che un soggetto
che ha punteggio uguale o superiore a 8 in ISED-AN e un Indice di Massa
13
Corporea (IMC1) inferiore a 19 è a rischio di anoressia; mentre un soggetto che
ha un punteggio maggiore o uguale a 17 nell’ISED-BN fa sospettare la
presenza di comportamenti bulimici e/o purgativi.
I questionari del modello Huon & Strong (1998) indagano sullo stato di
dieta, ovvero sui meccanismi psicologici che portano un adolescente ad
iniziare una dieta ipocalorica. Le aree studiate riguardano lo stato di dieta,
l’influenza sociale, le abilità sociali protettive, il contesto familiare e la
vulnerabilità.
1. Lo stato di dieta. Il concetto di dieta si definisce come “qualsiasi
cambiamento nelle abitudini alimentari che abbia lo scopo di perdere
peso”. Vengono indagate lo stato di dieta del soggetto con la sua modalità
di stare a dieta e la probabilità futura dell’individuo di stare a dieta. Nei
risultati di quest’ultima scala i soggetti classificati come spesso o sempre a
dieta sono considerati “seriamente a dieta” e quindi maggiormente a rischio
di sviluppare un disturbo dell’alimentazione.
2. L’influenza Sociale è intesa come la tendenza dei soggetti ad essere
influenzati e a conformarsi o meno a determinate pressioni esercitate, a
diversi livelli, dalle norme e dai valori culturali riguardanti il corpo femminile,
dagli amici e dalla famiglia, dalle rispettive abitudini alimentari e dai mass
media. Più precisamente, l’influenza sociale è considerata secondo quattro
aspetti specifici:
• il modeling, ovvero l’imitazione da parte di un adolescente del
comportamento di dieta adottato da genitori e amici;
• il conformismo, che deriva dall’influenza data dalle aspettative degli altri
nei confronti della persona, ovvero dalla percezione che genitori e
amici incoraggino a perdere peso e sostengano positivamente
l’adolescente una volta che la dieta è stata intrapresa;
• la condiscendenza in cui la persona si sente spinta esplicitamente alla
dieta da genitori e/o amici;
• la competitività, cioè la tendenza a confrontare la propria immagine
corporea e la propria alimentazione con quella degli amici.
Nei vari studi effettuati sulle determinanti dell’influenza sociale risulta essere
la madre la figura maggiormente associata e rilevante nel comportamento di
dieta di ragazze adolescenti (Keel et al., 1997). Huon invece, nel suo
modello prende in considerazione anche la figura paterna (Huon et al.,1999)
sottolineando come i risultati rivelino un minor supporto della figura paterna
1
L’indice di Massa Corporea IMC (Body Mass Index, BMI) permette di valutare correttamente l’adeguatezza
del rapporto peso/altezza in base al metodo dell’ICD-10 (la classificazione dell’OMS). Un Indice di Massa
Corporea è dato dal rapporto tra il peso in chilogrammi e l’altezza, espressa in metri ed elevata al quadrato:
IMC = peso / altezza².
14
percepito da parte di coloro che hanno intrapreso una dieta e, di
conseguenza, di quanto sia significativo e di importanza maggiore il legame
con il padre relativamente al comportamento di dieta di una giovane
adolescente (Huon & Walton, 2000).
3. Le abilità sociali protettive: questo fattore verifica il possesso o l’assenza
di quelle abilità che favoriscono o ostacolano l’influenza sociale. Queste
abilità consistono ad esempio nella capacità di essere autonomi e liberi
nelle proprie scelte e azioni e nella competenza sociale. Possono essere
suddivise in due caratteristiche principali:
• l’autoefficacia ovvero la percezione di sé come in grado o meno di
sviluppare relazioni sociali;
• l’assertività, cioè la capacità di affermare se stessi ed i propri bisogni.
Queste abilità risultano essere protettive e associate ad un minor
comportamento di dieta; una persona con elevati livelli di abilità sociali sarà
così meno predisposta ad assumere o mantenere un comportamento di
dieta, mentre chi scarseggia in queste capacità avrà una probabilità
maggiore di intraprendere una dieta. Le abilità sociali consistono anche
nella capacità di prendere decisioni importanti e significative in autonomia,
capacità di realizzare con sicurezza ciò che si è deciso. Un deficit in questo
tipo di “atteggiamento” potrebbe lasciare in balia delle pressioni sociali fino
ad incorrere in comportamenti “rischiosi” mentre il possesso di queste
abilità è indice di minor conformità nei confronti del contesto sociale
(Williams & Hall, 1988).
4. Il contesto familiare: un contesto familiare positivo sembra essere
protettivo e quindi associato negativamente allo sviluppo di un
comportamento di dieta. Questo fattore viene analizzato da tre scale:
• i conflitti quotidiani intesi come situazioni conflittuali in famiglia;
• il supporto emotivo percepito; questa variabile si riferisce alla qualità e
alla quantità di sostegno emotivo che l’adolescente percepisce in
famiglia;
• l’attaccamento materno e paterno: valuta il controllo percepito
dall’adolescente nei confronti dei propri genitori e l’iperprotezione
versus l’incoraggiamento all’autonomia.
Un vissuto caratterizzato da un contesto famigliare positivo determina,
attraverso le influenze delle e nelle altre aree (abilità sociali, vulnerabilità,
ecc.) il possesso di competenze sociali adeguate determinando un rischio
minore di inizio e mantenimento di uno stato di dieta. Al contrario, un
atteggiamento iperprotettivo e di controllo da parte della famiglia renderà
meno autonomi e più soggetti alle pressioni sociali, a conformarsi agli
standard di comportamento degli altri, inclusi quelli che perseguono un
corpo snello e modellato da una dieta. La famiglia dovrebbe perciò essere
in grado di aiutare un individuo a svilupparsi in modo “completo e sano”
15
non solo dal punto di vista fisico, ma anche psicologico, fornendogli un
bagaglio di abilità e conoscenze utili nel confronto con il mondo esterno.
5. La vulnerabilità. La diversa sensibilità con cui gli adolescenti si
relazionano e subiscono l’influenza del contesto sociale li caratterizzano e li
rendono più o meno vulnerabili alle pressioni sociali. Questa variabile viene
valutata da tre scale separate ma correlate tra loro:
• la disposizione a conformarsi dove il soggetto esprime la sua
“predisposizione” a svolgere un’attività che gli è stata proposta da
genitori o amici. E’ importante sottolineare che l’attività proposta non è
quella desiderata dal soggetto al fine di verificare fino a che punto è
d’accordo a svolgere ciò che gli viene proposto;
• la permeabilità delle barriere; questa scala misura i comportamenti
intrusivi della madre rispetto a pensieri, spazi, proprietà e relazioni
esterne del soggetto;
• la differenziazione del sé: viene valutato quanto un individuo è
conforme ai desideri degli altri, adotta interessi altrui e fa dipendere
dagli altri la propria immagine di sé.
MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE
La batteria di questionari è stata proposta a tredici scuole, medie inferiori e
medie superiori di Padova e provincia. La somministrazione è avvenuta nei
mesi di marzo, aprile e maggio 2003.
Nelle scuole medie inferiori la batteria di questionari è stata somministrata solo
alle classi terze e in forma ridotta, ovvero senza ISED; questo per evitare
ipotetici (anche se improbabili) effetti facilitatori relativi ad alcune affermazioni
contenute nella batteria completa2.
Nelle scuole medie superiori è stata somministrata l’intera batteria seguendo la
logica di un corso completo dalla prima alla quinta classe per ogni tipo di
scuola superiore.
Si è sottolineata l’importanza dell’l’individualità nella compilazione della batteria
dei questionari. Durante la compilazione, che ha richiesto circa un’ora di tempo
per le scuole medie superiori e quaranta minuti circa per le scuole medie
inferiori, gli insegnanti sono rimasti in classe per garantire un clima ordinato e
silenzioso. I questionari venivano presentati attraverso brevi spiegazioni a voce
e comunque riportate anche per iscritto all’interno della batteria.
Il primo compito per gli studenti del campione consisteva nella compilazione
della parte riguardante i dati anagrafici e personali come il peso attuale, il peso
desiderato, il tipo e le ore di sport praticate, il tipo di mestruazioni (solo per le
ragazze), ecc.
2
Ad esempio alcune affermazioni come: “Uso lassativi almeno una volta alla settimana” o “Vomito dopo aver
mangiato troppo”.
16
La compilazione della batteria dei questionari consisteva poi in modalità di
riposta dicotomica (Vero o Falso) per ISED e con scale Likert a diversi livelli
(da tre a sei) per i questionari di Huon.
ANALISI STATISTICA
L’analisi statistica dei dati è stata condotta dalla dottoressa Angela Favaro
(Dipartimento di Neuroscienze) in collaborazione con il professor Giulio Vidotto
(Dipartimento di Psicologia Generale).
DESCRIZIONE DEL CAMPIONE
Il campione della ricerca è costituito da 1109 studenti maschi e femmine in età
compresa tra i 13 e i 23 anni frequentanti le scuole medie inferiori e superiori di
Padova e della provincia di Padova.
Il 66% (734 soggetti) sono femmine ed il 34% (375 soggetti) sono maschi. L’età
media rispettiva è 15.9 per le femmine e 15.2 per i maschi. Il 96% è di
nazionalità italiana; di questi il 95% ha genitori nati in Italia e solo l’1% (11
studenti) è nato in Italia ma da genitori stranieri.
L’indice medio di Massa corporea (IMC) è 20,7 (+/- 2,6) e la gamma dell’IMC
varia da 14,9 a 32,4.3
3
Gli studenti a cui è stato calcolato l’IMC sono 1017 in quanto sono stati considerato solo coloro che avevano
risposto ad entrambe le domande di peso ed altezza.
17
LE SCUOLE DEL CAMPIONE
Tecnico Commerciale “Einaudi”
Tecnico Commerciale “Pertini”
Servizi Commerciali, Turistici e
Pubblicità “Valle”
Tecnico per Attività Sociali
“Scarcerle”
Tecnico Industriale “Cardano”
Liceo Scientifico “Einstein”
Liceo Scientifico “Newton”
Liceo Scienze Sociali “Newton”
Liceo Linguistico “Einstein”
Istituto Professionale Industriale e
Artigianale “Fortuny”
Scuola Media “Tasso”
Scuola Media “Belludi”
Scuola Media “Tommaseo”
Luogo
Padova
Camposampiero
Padova
Studenti
Padova
Percentuali
84
101
185
16,7%
94
94
8,5%
65
65
5,8%
Piove di Sacco
Piove di Sacco
Camposampiero
Camposampiero
Piove di Sacco
Camposampiero
98
127
76
47
41
Padova
Piazzola sul Brenta
Conselve
(con succursali ad Arre
e Candiana)
66
83
85
98
8,8%
203
18,3%
47
41
4,3%
3,7%
85
7,7%
291
26,2%
142
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
A
A.
B.
C.
D.
E.
F.
G.
H.
I.
B
C
D
E
F
G
H
Tecnico Commerciale
Servizi Commerciali, Turistico e Pubblicità
Tecnico per Attività Sociali
Tecnico Industriale
Liceo Scientifico
Liceo Scienze Sociali
Liceo Linguistico
Istituto Professionale, Industriale e Artigianale
Scuole Medie Inferiori
18
I
METODOLOGIA DELLA RICERCA
Tutti i dati raccolti tramite i questionari sono stati riportati in un foglio elettronico
ed in seguito analizzati tramite il programma SPSS. Sono state effettuate due
forme di analisi: una di tipo qualitativo ed una di tipo quantitativo.
Analisi qualitativa dei dati
Per alcune aree dei questionari è stata calcolata la frequenza di risposta
riscontrata nel campione e la relativa percentuale. Questo tipo di analisi
permette di far emergere nel dettaglio alcune particolarità del campione,
utili per cogliere gli atteggiamenti e le intenzioni comportamentali degli
adolescenti ed i loro vissuti riguardo le variabili significative indagate nello
studio del comportamento di dieta.
Analisi quantitativa dei dati
In una fase successiva delle analisi dei dati è stato applicato il test per
campioni indipendenti (t-test di Student, chi-quadro e testo U di Mann
Whitney) al fine di poter individuare eventuali differenze significative fra i
diversi sottogruppi selezionati all’interno del campione.
Nello specifico sono state analizzate le differenze tra:
A. i maschi e le femmine di tutto il campione,
B. le risposte degli studenti frequentanti le medie inferiori versus gli
studenti delle medie superiori,
C. le femmine a rischio DCA versus le femmine non a rischio DCA
utilizzando come fattore di screening i risultati dell’ISED4
D. gli studenti in sovrappeso versus gli studenti non in sovrappeso.5
I risultati vengono descritti specificamente qui di seguito con l’ausilio di tabelle
e grafici dove, unitamente all’area indagata, viene riportata la distinzione
relativa ai sottogruppi indipendenti del campione, la significatività della
differenza rilevata e la probabilità6 con cui possiamo affermare la significatività
statistica della differenza.
4
La valutazione ha riguardato solo le femmine delle scuole medie superiori in quanto alle medie inferiori non è
stato somministrato L’ISED.
5
La valutazione è stata fatta in base alla misurazione del IMC>=25 ovvero superiore al 20% del peso ideale.
Nell’analisi inoltre sono stati preventivamente tolti i soggetti a rischio DCA (con IMC<19).
6
Consideriamo la differenza statisticamente significativa quando la probabilità è inferiore a 0.01 (p<0.01)
19
ANALISI QUALITATIVA DEI DATI
Analizziamo ora alcune risposte del nostro campione in termini percentuali e
con l’ausilio di grafici.
Area stato di dieta. Come già ricordato, lo stato di dieta si riferisce a “qualsiasi
cambiamento nelle abitudini alimentari che abbia lo scopo di perdere peso”. In
una lista di possibili modi di stare a dieta per perdere peso abbiamo riscontrato
le seguenti frequenze e percentuali per quanto riguarda il presente:
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
1
2
3
4
5
6
N.
%
1.
2.
Non ho MAI fatto diete per perdere peso
577
54%
Il mio potrebbe essere descritto come un
TENTATIVO di stare a dieta, perché ci ho provato,
ma non ci sono mai veramente riuscita/o
214
20%
3.
Mi considererei come una/o che ha SMESSO di
fare le diete. Di solito stavo regolarmente a dieta
per perdere peso, ma non lo faccio più
27
2%
4.
QUALCHE VOLTA mi metto a dieta per perdere
peso, ma non lo faccio regolarmente
180
17%
5.
6.
SPESSO sono a dieta per perdere peso
52
5%
Sono SEMPRE a dieta per perdere peso
23
2%
20
Le frequenze e percentuali che seguono si riferiscono invece a possibilità
future di diete:
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
A
A.
B.
C.
D.
E.
F.
B
C
D
Sono assolutamente sicura/o che non mi
metterò a dieta per perdere peso
Probabilmente non mi metterò a dieta per
perdere peso
Potrei mettermi a dieta per perdere peso
Probabilmente mi metterò a dieta per
perdere peso
Sono assolutamente certa/o che mi
metterò a dieta per perdere peso
Sarò sempre a dieta per perdere peso
21
E
F
N.
%
257
23%
235
22%
292
189
27%
18%
85
8%
24
2%
Area influenza sociale, fattore competitività: misura la tendenza a
confrontare la propria immagine corporea e la propria alimentazione con quella
degli amici.
Il 46% riscontra nella propria vita di sentirsi a disagio indossando un costume
perché pensa di non stare bene come le altre ragazze/i; il 41% confronta la
propria linea con quella delle altre/i e se vede ragazze/i magre vorrebbe essere
come loro, ed il 42% compera cibi ipocalorici anche se altre persone che
frequenta non lo fanno. Il 47% si sente in ansia se durante una festa mangia
dolci mentre i suoi amici non lo fanno.
Area abilità sociali protettive, fattore autoefficacia; misura la percezione di
sé come in grado di sviluppare o meno relazioni sociali.
50%
45%
40%
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
I
I.
II.
III.
IV.
II
III
IV
Difficoltà a fare nuove amicizie
Non in grado di fare amicizia
Comportamento passivo anche se desiderio di conoscere
qualcuno
Difficoltà nelle riunioni sociali
In questo grafico vengono riportate le risposte circa le opportunità e le
potenzialità di relazione sociale che gli adolescenti intraprendono. Dai risultati
emerge che il 48% aspetta che sia “l’altro” ad andare da lui; questo significa
che quasi un adolescente su due dichiara di rimanere passivo nella fase
“dell’incontro”, con importanti effetti sia nella quantità che nella qualità della
comunicazione.
22
Fattore assertività: è la capacità di affermare se stessi ed i propri bisogni. Ai
ragazzi sono state proposte alcune affermazioni circa il modo di esprimersi.
Osservando le risposte possiamo trovare alcuni dati interessanti:
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
1
1.
2.
3.
4.
5.
2
3
4
5
Si dichiara generalmente attento a non urtare i sentimenti delle
persone
Si attiva per evitare problemi con le altre persone
Continuerebbe a stare a dieta, anche senza un interesse
personale, soltanto per far piacere agli amici ed ai famigliari
Afferma che probabilmente si metterebbe a dieta se le
amiche/amici le/li spronassero a farlo
Si sottoporrebbe ad esercizi fisici anche dolorosi per perdere
peso.
23
Area contesto familiare: fattore attaccamento materno e paterno. Valuta il
controllo percepito dall’adolescente nei confronti dei propri genitori e
l’iperprotezione versus l’incoraggiamento all’autonomia.
Madre. Il 14% afferma che quasi mai la loro madre sembra capire i loro
problemi e le loro preoccupazioni, il 47% qualche volta ed il 39% regolarmente.
Il 5% afferma che la madre sembra regolarmente fredda nei loro riguardi, il
24% qualche volta, il 71% quasi mai. Il 49% afferma che alle loro madri piace
che essi prendano le loro decisioni, il 42% qualche volta ed il 9% quasi mai.
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Attaccamento MATERNO
Sembra che REGOLARMENTE capisca i miei problemi e le
mie preoccupazioni
Sembra che QUALCHE VOLTA capisca i miei problemi e le
mie preoccupazioni
Sembra che QUASI MAI capisca i miei problemi e le mie
preoccupazioni
24
Padre. Il 33% afferma che quasi mai il loro padre sembra capire i loro problemi
e le loro preoccupazioni, il 48% qualche volta ed il 19% regolarmente. L’8%
afferma che il padre sembra regolarmente freddo nei loro riguardi, il 37%
qualche volta ed il 55% quasi mai. Il 52% afferma che ai loro padri piace che
essi prendano le loro decisioni, il 37% qualche volta ed il 11% quasi mai.
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Attaccamento PATERNO
Sembra che REGOLARMENTE capisca i miei problemi e le mie
preoccupazioni
Sembra che QUALCHE VOLTA capisca i miei problemi e le mie
preoccupazioni
Sembra che QUASI MAI capisca i miei problemi e le mie
preoccupazioni
25
Fattore supporto emotivo percepito. Questa variabile si riferisce alla qualità e
alla quantità di supporto emotivo che l’adolescente percepisce in famiglia. Il
76% afferma che la propria famiglia gli dà il sostegno morale di cui ha bisogno
e delle buone idee su come fare le cose. Tuttavia alla domanda “Quando mi
confido con le persone della mia famiglia che mi sono più vicine, ho
l’impressione di metterle a disagio” e “Confidarmi con i membri della mia
famiglia mi mette a disagio” le percentuali di risposta positiva diventano 68% e
50%. Infine il 72% del campione risponde che vorrebbe che la sua famiglia
fosse molto diversa.
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
1
1.
2.
2
3
4
5
La mia famiglia mi dà il sostegno morale di cui ho bisogno
Quando mi confido con le persone della mia famiglia che mi sono più
vicine, ho l’impressione di metterle a disagio
3.
4.
5.
Confidarmi con i membri della mia famiglia mi mette a disagio
Ottengo buone idee dalla mia famiglia su come fare le cose
Vorrei che la mia famiglia fosse molto diversa
26
Area vulnerabilità, fattore permeabilità delle barriere. Questa variabile
misura i comportamenti intrusivi della madre rispetto a pensieri, spazi, proprietà
e relazioni esterne del soggetto. I ragazzi del nostro campione riferiscono che:
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
Mai
Raramente
Qualche
volta
Spesso
Sempre o
quasi
Mia madre si preoccupa del cibo che mangio.
27
ANALISI QUANTITATIVA DEI DATI
ANALISI DELLE DIFFERENZE TRA MASCHI E FEMMINE
Questo sotto campione è composto da 370 maschi 735 femmine per un totale
di 1105 soggetti:7
Età media
IMC
IMC
massimo
Maschi
15,2 +/- 2
21,4 +/-2,7
Femmine
15,9 +/-1,9
20,4 +/-2,6
t test
5,29
5,93
p (probabilità)
21,7 +/-3,5
21,0 +/-3,1
3,40
<0.001
< 0.001
< 0.001
Questi dati evidenziano che l’età media è più elevata nelle femmine per la
maggior presenza femminile nel campione rispetto ai maschi. Il diverso IMC
(medio e massimo) riportato dagli studenti si riferisce al dimorfismo sessuale
tra maschi e femmine.
ISED
Ricordiamo che l’ISED è composto da 43 item dicotomici di tipo vero/falso,
suddivisi in due scale: una per lo screening dei casi a rischio di anoressia
nervosa (ISED-AN), l’altra per gli episodi bulimici e/o i comportamenti purgativi
(ISED-BN). Nelle analisi statistiche abbiamo trovato queste differenze
significative confrontando i maschi con le femmine:
Maschi
Femmine
t test
p (probabilità)
ISED
9.8 +/-7.0
14.7 +/-7.5
8.30
<0.001
ISED-AN
3.4 +/-2.9
9.3 +/-3.0
8.06
<0.001
ISED-BN
8.0 +/-5.8
11.7 +/-6.3
7.36
<0.001
Come si può notare dalla tabella, le femmine riportano punteggi
significativamente più alti nella scala generale dell’ISED, ed anche quindi nelle
sottoscale specifiche per anoressia nervosa (ISED AN) e bulimia nervosa
(ISED BN).
7
I 4 soggetti mancanti dal campione iniziale di 1109 non sono stati considerati in quanto non è stata data
risposta alla domanda dell’età, variabile considerata nell’analisi delle differenze Maschi/Femmine.
28
Attività sportive
Il 57% di tutto il campione svolge regolarmente attività sportive e, tra questi,
abbiamo il 70,2% dei maschi ed il 50,4% delle femmine. Nello specifico:
Numero e percentuale
degli studenti che
praticano sport
Maschi
Femmine
chi-quadro
p (probabilità)
255 (70,2%)
367 (50,4%)
38,08
< 0.001
5,5 +/-3
4 +/-2,7
6,42
< 0.001
Ore di sport
praticato
Le risposte dei sottogruppi riportano che i maschi praticano più sport e per più
ore rispetto le femmine. Nelle scuole medie superiori la differenza della
percentuale di studenti maschi versus studenti femmine che praticano sport è
statisticamente significativa:
Percentuali di Maschi e
Femmine delle scuole
superiori che praticano
Sport
Maschi
Femmine
Chi-quadro
p (probabilità)
69,3 %
47,2 %
29,8
< 0,001
80%
60%
40%
20%
0%
Maschi
Stato di dieta
Maschi
3.5 +/-2.1
Femmine
Femmine
5.4 +/-2.5
t test
11.94
p (probabilità)
<0.001
Questa significativa differenza riportata dalle risposte del campione può essere
spiegata, come dalle ipotesi di Huon & C., dall’importanza maggiore che le
femmine danno, rispetto ai maschi, alla ricerca della migliore forma fisica
considerata un’importante qualità personale positiva.
Area influenza
sociale
Maschi
Femmine
t test
p (probabilità)
Imitazione
Conformismo
Condiscendenza
Competitività
2.1 +/-2.8
3.5 +/-1 2.1
2.6 +/-1.3
19.6 +/-5.0
3.5 +/-3.5
4.6 +/-1 2.4
3.0 +/-1.4
25.3 +/-6.2
6.5
7.50
4.11
15.09
<0.001
<0.001
<0.001
<0.001
29
Nella tabella precedente possiamo osservare come le femmine si differenziano
in tutti i fattori dell’area influenza sociale: esse infatti riportano di conformarsi
maggiormente alle diete ipocaloriche rispetto ai maschi, di avere una maggior
condiscendenza all’intraprendere una dieta, una maggiore competitività nei
confronti con il gruppo dei pari e una più alta percentuale di madri e/o amici
che fanno dieta.
Area abilità sociali
protettive
Autoefficacia
Assertività
Area contesto
familiare
Conflitti quotidiani
Supporto emotivo
percepito
Attaccamento paterno
Attaccamento materno
Maschi
Femmine
t test
p (probabilità)
15.2 +/-4.1
31.0 +/-5.5
15.4 +/-4.2
31.8 +/-5.6
0.44
2.43
Ns8
<0.05 (Ns)
Maschi
Femmine
t test
p (probabilità)
13.1 +/-3.7
14.1 +/-3.6
4.64
<0.001
4.9 +/- 3.6
4.6 +/- 4.2
1.18
Ns
13.2 +/-3.0
13.2 +/-2.9
14.0 +/-3.5
13.1 +/-3.2
4.09
0.52
<0.001
Ns
Le adolescenti di sesso femminile percepiscono una maggiore conflittualità
attorno a loro; inoltre vivono il rapporto con il padre come più controllante e
iperprotettivo rispetto a come vivono il rapporto con il padre i maschi. Il
rapporto con la madre invece viene vissuto in modo simile tra maschi e
femmine.
Area
Vulnerabilità
Disposizione a
conformarsi
Differenziazione
del sé
Permeabilità delle
barriere
Maschi
Femmine
t test
P (probabilità)
13.2 +/-3.5
13.1 +/-3.2
0.34
Ns
15.2 +/-4.2
16.9 +/-4.4
6.11
<0.001
19.3 +/-5.7
19.2 +/-5.5
0.16
Ns
Le adolescenti riportano una maggiore differenziazione del sé: anche questo
dato potrebbe essere influenzato dalla preponderanza di soggetti di sesso
femminile nel campione delle scuole medie superiori.
8
Ns=Differenza non significativa in termini statistici.
30
ANALISI DELLE DIFFERENZE TRA STUDENTI
MEDIE INFERIORI VERSUS MEDIE SUPERIORI
Gli studenti delle scuole medie inferiori sono 291 mentre quelli delle scuole
medie superiori sono 818. Riportiamo alcuni dati descrittivi riguardo a età,
indice di massa corporea (IMC) e IMC massimo dei due campioni.
Medie inferiori
13.5 +/-.06
20.4 +/-2.7
20.5 +/-3.5
Età media
IMC
IMC massimo
Medie superiori
16.5 +/-1.6
20.8 +/-2.6
21.5 +/-3.1
t test
31.04
1.98
4.69
p (probabilità)
<0.001
Ns
<0.001
Il diverso IMC massimo riportato in tabella può essere spiegato sia con il
normale sviluppo fisico (più rilevante nelle scuole medie superiori) sia dalla
disparità di soggetti nei due campioni, più numerosi nelle medie superiori.
Attività sportive
Gli studenti delle scuole medie inferiori riportano di praticare più sport rispetto
ai compagni delle medie superiori.
Numero e
percentuale di
soggetti che
praticano Sport
Stato di dieta
Medie
inferiori
Medie
superiori
chi-quadro
p (probabilità)
195 (67.9%)
429 (53.1%)
18.42
<0.001
Medie inferiori
3.8 +/-2.1
Medie superiori
5.1 +/-2.5
t test
7.25
p (probabilità)
<0.001
Dalle risposte riportate possiamo ipotizzare che la differenza, data dal
confronto delle diverse fasce d’età, sia in accordo con le ipotesi formulate: la
maggiore influenza degli studenti delle scuole medie superiori al proprio
aspetto fisico rispetto agli studenti più giovani delle medie inferiori. Oppure che
la differenza potrebbe essere legata alla maggior prevalenza di soggetti di
sesso femminile nel secondo gruppo.
Area influenza
sociale
Imitazione
Conformismo
Condiscendenza
Competitività9
Medie
inferiori
2.2 +/-2.9
4.0 +/-2.2
2.8 +/-1.4
14.1 +/-3.9
Medie
superiori
3.3 +/-3.5
4.3 +/-2.4
2.9 +/-1.4
15.6 +/-4.2
9
t test
p (probabilità)
4.89
1.71
1.29
1.96
<0.001
Ns
Ns
Ns
In questa analisi e per questo fattore sono state considerate solo le femmine in quanto la scala che misura la
competitività è considerata prevalentemente femminile.
31
Nella tabella precedente abbiamo che gli studenti delle medie superiori
riportano una più alta percentuale di madri e/o amici che fanno dieta rispetto
agli studenti delle medie inferiori.
Area abilità
sociali protettive
Autoefficacia
Assertività
Area contesto
familiare
Conflitti quotidiani
Supporto emotivo
percepito
Attaccamento
paterno
Attaccamento
materno
Medie
inferiori
14,8 +/-4,0
32,1 +/-5,8
Medie
superiori
15,5 +/-4,2
31,4 +/-5,4
t test
p (probabilità)
2,48
1,87
<0.05 (Ns)
Ns
Medie
inferiori
Medie
superiori
t test
p (probabilità)
13,7 +/-3,8
13,8 +/-3,6
0,68
Ns
4,5 +/-3,5
4,8 +/-4,2
1,30
Ns
13.1 +/-3.2
14.0 +/-3.4
3.56
<0.001
12,9 +/-2,8
13,2 +/-3,2
1,29
Ns
L’unica differenza significativa di quest’area riguarda l’attaccamento paterno:
gli studenti delle medie superiori riportano di avere un maggior attaccamento
verso il padre rispetto gli studenti delle medie inferiori. Anche qui possiamo
ipotizzare che questo spostamento sia dovuto al maggior numero di femmine
presenti nel campione.
Area Vulnerabilità
Disposizione a
conformarsi
Differenziazione del sé
Permeabilità delle
barriere
Medie
inferiori
Medie
superiori
t test
P (probabilità)
14.2 +/-3.6
12.7 +/-3.0
6.87
<0.001
15,7 +/-4,2
16,5 +/-4,5
2,55
<0.05 (Ns)
18,7 +/-5,6
19,4 +/-5,5
1,73
Ns
Questo risultato evidenzia che, per quest’area, il fattore differenziante riguarda
la tendenza degli studenti più giovani a conformarsi maggiormente alle
richieste degli amici anche se non desiderate.
32
ANALISI DELLE DIFFERENZE TRA
STUDENTESSE FEMMINE A RISCHIO DCA
VERSUS NON A RISCHIO DCA
E’ importante ricordare che per lo screening tra le studentesse a rischio versus
non a rischio si è utilizzato l’ISED e che la definizione di soggetto a rischio
disturbo del comportamento alimentare (DCA) non si identifica assolutamente
con una diagnosi di DCA; per avere una corretta diagnosi di DCA è necessaria
una intervista clinica da parte di operatori competenti (psichiatri o psicologi).
Questa analisi è stata fatta sia per i maschi10 che per le femmine.
I soggetti valutati a rischio DCA sono:
• 19 maschi (9% dei maschi),
• 119 femmine (20% delle femmine),11
mentre gli studenti a rischio per Anoressia nervosa sono:
o 2 maschi (1% Maschi),
o 33 femmine (6% Femmine),12
A rischio Bulimia nervosa abbiamo:
17 maschi (8% Maschi),
104 femmine (18% Femmine).13
Età media
IMC
Femmine a
rischio
16,3 +/-1,6
20,9 +/-2,7
Femmine Non
a rischio
16,5 +/-1,6
20,3 +/-2,5
IMC massimo
22,2 +/-3,0
21,0 +/-2,9
t test
p (probabilità)
1,23
2,06
Ns
<0.05 (Ns)
3,87
<0.001
Da questi dati che riportano le studentesse possiamo osservare come tra i
soggetti a rischio versus non a rischio non c’è una differenza d’età significativa
e neppure un IMC medio; evidenziamo invece la differenza dell’IMC massimo
che è superiore nelle femmine a rischio di sviluppare un disturbo del
comportamento alimentare. Questo dato trova conferma nella precedente
tabella dove la percentuale di femmine a rischio bulimia nervosa è
decisamente superiore a quella di rischio anoressia nervosa.
10
Nelle analisi successive i maschi sono stati tolti in quanto, nel confronto rischio/non a rischio, vi erano pochi
dati significativi e quelli significativi non erano utilizzabili per mancanza di un sufficiente numero di ricerche sui
maschi che potessero convalidarne l’attendibilità.
11
La significatività è stata misurata sia per queste variabili che per due successive con la statistica OR. In
questo caso abbiamo: OR=2,5 (1,5 – 4,2 95% CI)
12
OR=6,1 (1,5-25,7)
13
OR=2,4 (1,4-4,1)
33
Stato di dieta
Femmine a
rischio
7.6 +/-2.2
Femmine Non
a rischio
5.1 +/-2.3
t test
p (probabilità)
10.80
<0.001
La differenza significativa che le studentesse riportano si riferisce a tutte le
domande che misurano lo stato di dieta. Questa differenza, come le altre
riferite alle analisi tra le femmine a rischio versus le femmine non a rischio, va
nella direzione delle ipotesi indagate dai questionari Huon sull’influenza dello
stato di dieta nello sviluppo di un DCA.
Area influenza
sociale
Imitazione
Conformismo
Condiscendenza
Competitività
Femmine a
rischio
4.8 +/-4.1
5.9 +/-2.7
3.7 +/-1.7
31.5 +/-5.9
Femmine Non
a rischio
3.5 +/-3.4
4.3 +/-2.2
2.8 +/-1.2
23.9 +/-5.4
t test
p (probabilità)
3.64
6.69
6.07
13.42
<0.001
<0.001
<0.001
<0.001
Le femmine a rischio di sviluppo dei disturbi del comportamento alimentare
hanno, in percentuale, più madri e/o amici che sono a dieta. Esse riportano
inoltre di avere la tendenza a conformarsi maggiormente alle aspettative altrui
in fatto di diete e riportano anche punteggi significativamente più alti nella
disponibilità a farsi convincere a mettersi a dieta. Le femmine a rischio
percepiscono una competitività maggiore rispetto a quelle non a rischio. Questi
risultati, tutti significativi, sottolineano la diversa risposta tra i soggetti a rischio
versus non a rischio nell’area dell’influenza sociale, area determinante per lo
sviluppo del rischio DCA.
Area abilità
sociali protettive
Assertività
Autoefficacia
Femmine a
rischio
35.4 +/-5.5
16.0 +/-4.3
Femmine Non
a rischio
30.7 +/-5.0
15.5 +/-4.2
t test
p (probabilità)
8.90
1.23
<0.001
NS
Da questa analisi le femmine a rischio riportano una maggior difficoltà ad
essere assertive nelle relazioni sociali e nel comportamento di dieta, rispetto
alle femmine non a rischio.
34
Area contesto
familiare
Conflitti quotidiani
Supporto emotivo
percepito
Attaccamento
paterno
Attaccamento
materno
Femmine a
rischio
Femmine Non
a rischio
t test
p (probabilità)
15.0 +/-3.6
14.0 +/-3.5
3.01
<0.005
5.8 +/-4.5
4.5 +/-4.2
2.90
<0.005
14.8 +/-3.3
14.0 +/-3.5
2.25
<0.05 (Ns)
13.6 +/-3.6
13.0 +/-3.2
1.80
Ns
Dalla tabella si può osservare che percepiscono sia maggiori che più intense
situazioni conflittuali le femmine a rischio rispetto quelle non a rischio.
Nell’analisi del fattore “attaccamento paterno” abbiamo un’unica domanda dove
la differenza risulta statisticamente significativa (con t-test=2,74 e p<0.01) ed è:
“Mio padre mi lascia fare le cose che mi piacciono”. Questo risultato sottolinea
il differente modo di valutare l’attaccamento paterno delle ragazze a rischio
DCA rispetto quelle non a rischio, diversamente dall’attaccamento materno che
non sembra essere diverso.
Area
vulnerabilità
Disposizione a
conformarsi
Differenziazione
del sé
Permeabilità delle
barriere
Femmine a
rischio
12,5 +/-2,9
Femmine Non
a rischio
12,9 +/-3,1
18.1 +/-4.4
19,4 +/-5,8
t test
p (probabilità)
1,14
Ns
16.7 +/-4.4
3.00
<0.005
19,1 +/-5,2
0,54
Ns
Le femmine non a rischio DCA riportano di avere una maggiore
differenziazione del sé rispetto alle femmine a rischio DCA: anche questo
risultato è conforme alle ipotesi che il rischio di sviluppare un DCA è maggiore
in soggetti con una costellazione di personalità caratterizzata anche da una
bassa differenziazione del sé. Nella domanda, statisticamente significativa, che
si riferisce a quest’area (“Se una persona che mi è vicina trova da ridire su
quello che faccio, la considerazione che ho di me stessa diminuisce”) abbiamo
che le femmine a rischio rispondono più frequentemente “spesso, sempre o
quasi sempre”.
35
ANALISI DELLE DIFFERENZE TRA
STUDENTI IN SOVRAPPESO
VERSUS NON IN SOVRAPPESO
Questo sottogruppo è composto di 861 studenti; di essi 56 sono in sovrappeso
con Indice di Massa Corporea maggiore o uguale a 25; 806 studenti non sono
in sovrappeso. In questo caso la differenza tra età media non è significativa
mentre sia l’IMC medio che massimo sono significativi in quanto variabile
discriminante.
Età media
IMC
IMC massimo
Studenti in
sovrappeso
15.5 +/-1.9
27.0 /1.9
28.5 /2.5
Stato di dieta
Studenti in
sovrappeso
6.0 /2.8
Studenti Non in
sovrappeso
15.6 +/-2.0
20.2 /2.0
20.9 /2.4
Studenti Non in
sovrappeso
4.4 /2.2
t test
p (probabilità)
0.40
24.58
21.70
Ns
<0.001
<0.001
t test
p (probabilità)
5.14
<0.001
Questo risultato ci permette di ipotizzare che gli studenti in sovrappeso hanno
un particolare interesse per il proprio stato di dieta ma anche che non riescono
a controllarlo.
Area influenza
sociale
Imitazione
Conformismo
Condiscendenza
Competitività
Studenti in
sovrappeso
3.1 +/-3.2
6.4 +/-2.5
4.2 +/-1.9
23.0 +/-6.1
Studenti Non
in sovrappeso
2.8 +/-3.2
3.9 +/-2.1
2.7 +/-1.1
22.5 +/-5.8
t test
p (probabilità)
0.65
8.15
9.49
0.64
Ns
<0.001
<0.001
Ns
I soggetti in sovrappeso riportano una tendenza a conformarsi maggiormente
ai “consigli” dei genitori e amici rispetto agli studenti non in sovrappeso. E’
anche chiaro però che, nei fatti, essi non riescano a diminuire il loro peso;
probabilmente sono altri i fattori che impediscono loro l’adeguato controllo nella
corretta assunzione di cibo. Riportano inoltre anche una maggior
condiscendenza rispetto agli studenti non in sovrappeso. Non vengono invece
riportate differenze nella competitività tra i due gruppi.
Area abilità sociali
protettive
Autoefficacia
Assertività
Studenti in
sovrappeso
14,9 +/-4,2
31,5 +/-5,2
Studenti Non in
sovrappeso
15,1 +/-4,1
31,0 +/-5,3
36
t test
p (probabilità)
0,51
0,71
Ns
Ns
Area contesto
familiare
Conflitti quotidiani
Studenti in
sovrappeso
Studenti Non
in sovrappeso
t test
p (probabilità)
13,7 +/-3,9
13,6 +/-3,6
0,14
Ns
Supporto emotivo
percepito
Attaccamento
paterno
Attaccamento
materno
5,4 +/-4,4
4,5 +/-3,9
1,70
Ns
14,0 +/-3,4
13,6 +/-3,4
0,93
Ns
13,6 +/-3,2
12,9 +/-3,0
1,72
Ns
Area Vulnerabilità
Studenti in
sovrappeso
Studenti Non in
sovrappeso
t test
p (probabilità)
13,7 +/-3,7
13,1 +/-3,2
1,20
Ns
14.5 +/-5.0
16.1 +/-4.3
2.66
<0.01
19,8 +/-5,8
19,1 +/-5,4
1,01
Ns
Disposizione a
conformarsi
Differenziazione del
sé
Permeabilità delle
barriere
Si rileva come i soggetti in sovrappeso riportino una maggior differenziazione
del sé rispetto a quelli non in sovrappeso: questo dato potrebbe essere
spiegato con una maggiore negazione che gli studenti in sovrappeso hanno o
una minor consapevolezza di sé.
37
CONCLUSIONI
Lo scopo di questa ricerca era quello di indagare gli atteggiamenti ed i
comportamenti a rischio di disturbo del comportamento alimentare in adolescenti
veneti. L’indagine, in quanto progetto pilota e realizzata grazie al contributo della
Regione Veneto - Assessorato alle Politiche Sociali, Volontariato e Non Profit, è
stata effettuata su un campione di studenti di Padova e provincia. In
considerazione dei dati ottenuti auspichiamo che questa possa essere la prima
fase di una più estesa ricerca che coinvolga altre province venete.
Per la rilevazione dei dati abbiamo utilizzato modelli teorici e strumenti ampiamente
adottati nella letteratura sui disturbi alimentari, considerando le diversi variabili che
possono predisporre e/o concorrere all’insorgere di tali disturbi. Abbiamo così
ottenuto un quadro articolato e contestualizzato nel territorio padovano. I dati
raccolti e riportati forniscono una base per i programmi di prevenzione e si
focalizzano su aspetti che già in altri studi si sono rivelati determinanti.
Dei risultati statisticamente significativi, presentati nel capitolo precedente
vorremmo sottolineare, in questa parte conclusiva, alcuni punti importanti emersi:
le femmine del nostro campione si sono differenziate dai maschi per punteggi più
alti nello strumento che valuta il rischio di sviluppo di disturbi del comportamento
alimentare sia nella scala generale, sia nelle sottoscale che stimano
rispettivamente anoressia nervosa e bulimia nervosa. Il fenomeno dei disturbi
alimentari è considerato di prevalenza femminile ed anche i nostri dati confermano
questa tendenza; è necessario però segnalare che negli ultimi anni sono aumentati
i casi di anoressia e bulimia maschile e il fenomeno comincia ad assumere una
certa rilevanza statistica.
Nell’esporre i risultati della ricerca abbiamo deciso di dare uno spazio più ampio
all’area “Stato di dieta” in quanto è un dato di grande interesse per le nostre
indagini. In altre ricerche, non solo italiane, l’influenza sociale e l’imitazione di
comportamenti e/o opinioni altrui (genitori e amici) sul proprio stato di dieta, si sono
dimostrati i fattori che maggiormente influenzano il rischio di uno sviluppo del
disturbo del comportamento alimentare; nel 90-95% dei casi, infatti, un disturbo
dell’alimentazione inizia con una dieta (Favaro & Santonastaso, 2002). Indagare
sullo stato di dieta del nostro campione ci ha permesso di confermare la maggior
frequenza di regimi alimentari controllati nelle femmine, soprattutto in quelle a
rischio, e nei soggetti in sovrappeso. Quest’ultimo risultato ci permette di ipotizzare
che gli studenti in sovrappeso hanno un particolare interesse per il proprio stato di
dieta ovvero che perlomeno tentino di mettersi a dieta e/o di controllare il proprio
peso ma che, in base alle risposte riportate (IMC maggiore o uguale a 25) non
riescano in tale intento. Abbiamo inoltre riscontrato un maggior conformismo alle
opinioni dei genitori e degli amici/e riguardo l’inizio o la continuazione di una dieta
delle femmine rispetto ai maschi e, in particolare, delle femmine a rischio rispetto
quelle non a rischio. Anche per quanto riguarda i soggetti in cui prevale il
38
sovrappeso essi tendono a conformarsi maggiormente rispetto agli studenti non in
sovrappeso alle opinioni altrui sulla propria condizione di dieta. Continuando
nell’influenza del fattore della condiscendenza, abbiamo trovato dati analoghi al
conformismo, ossia maggior condiscendenza delle femmine rispetto ai maschi,
maggiore nelle femmine a rischio rispetto a quelle non a rischio e maggiore nei
soggetti in sovrappeso rispetto a quelli non in sovrappeso. Questi dati emersi
confermano ulteriormente l’importanza dell’influenza sociale in questo contesto e
danno un’indicazione preziosa circa la direzione in cui lavorare con i giovani
adolescenti.
Sempre nell’area dell’influenza sociale sottolineiamo che le femmine a rischio
presentano un’importante differenza di competitività rispetto a quelle non a rischio.
Riguardo l’ambito dell’atteggiamento e del comportamento verso lo stato di dieta,
oltre ad una maggior competitività con le amiche e un maggior bisogno di
confrontarsi con loro, le femmine a rischio riportano più difficoltà rispetto le altre del
campione ad essere assertive, ovvero a comunicare e/o a comportarsi
diversamente da come vorrebbero.
Esaminando la presenza di conflitti quotidiani troviamo che le femmine riportano
conflitti in famiglia più frequenti e di maggior intensità e questo riguarda
particolarmente quelle a rischio di sviluppo di disturbi del comportamento
alimentare, che riferiscono anche di percepire un minor supporto emotivo dalla
propria famiglia. Ricordiamo che il supporto emotivo è un’importante fattore di
sostegno in generale, ed è anche un fattore protettivo per un corretto rapporto con
il cibo e con la percezione di se stessi.
A conclusione di questo lavoro ci auguriamo di aver illustrato, sia da un punto di
vista più generale che nel dettaglio, la situazione attuale a Padova e provincia per
quanto riguarda il grado di rischio negli adolescenti di sviluppo del disturbo
alimentare ed i principali fattori che intervengono nel delicato processo di crescita,
distinguendo fra quelli che sono protettivi per il benessere della persona e quelli
che invece potrebbero aumentare il rischio di disagio. Abbiamo inserito il tutto in
una cornice teorica ottenuta dai più recenti e validi studi di esperti nel settore e
questo ci ha permesso di non disperderci nell’esame di variabili poco indagate e
magari marginali. La famiglia e la scuola dovrebbero rivestire un ruolo
fondamentale nello sviluppo completo e sano, non solo dal punto di vista fisico, ma
anche e soprattutto da quello psicologico, fornendo agli adolescenti un bagaglio di
conoscenze utili nel confronto con il mondo esterno.
Rimangono tuttavia alcuni aspetti su cui occorre avere maggiore chiarezza per
poter intervenire con più efficacia, ma riteniamo che questo lavoro possa fornire
degli spunti importanti soprattutto a livello di informazione sui fattori di rischio, dei
riferimenti per impostare programmi di prevenzione primaria e secondaria e, ultima
ma non l’ultima, avere una maggiore conoscenza delle realtà giovanili nel territorio
veneto.
39
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