Wunderkinder e Risiera di San Sabba: due occasioni per riflettere e non dimenticare Per la celebrazione della Giornata della Memoria le classi terze sono andate a vedere il film tedesco, sottotitolato in italiano, ”WunderKinder” che significa “Bambini prodigio”. Il film, ambientato nei primi anni 40 a Poltava, in Ucraina, racconta la storia di tre bambini: Anna Reich tedesca, Abrasha e Larissa ebrei, accomunati dall'amore per la musica classica e da una profondissima e autentica amicizia che sarà condizionata dalla guerra. La musica unisce sempre di più i tre ragazzi che non comprendono il motivo della guerra causata, come dicono, dalla follia degli adulti. Il film inizia con un flashback di Anna, la protagonista, che, ormai anziana, ripensa al suo passato dopo aver ricevuto alla fine di un suo concerto una lettera che conteneva uno spartito musicale. Era” La canzone dell'amicizia” che insieme i tre bambini prodigio avevano composto per sigillare per sempre la loro amicizia; sarà la colonna sonora del film insieme ad altri brani di musica classica. Le straordinarie doti musicali non riusciranno però a salvare entrambi i ragazzi ebrei; durante un concerto tenuto in onore delle SS, nel quale avrebbero dovuto suonare in modo impeccabile per avere ancora una volta salva la vita grazie alla loro perfezione artistica, Larissa ricorda alcuni atroci momenti della deportazione della sua famiglia e alcuni gesti compiuti da un ufficiale tedesco nei suoi confronti e sbaglia, interrompendo la sua esecuzione al pianoforte. Verrà deportata ad est nei campi di sterminio e solo Abrasha si salverà ma non riuscirà più a suonare il violino per non riaprire quella dolorosissima ferita. Questo film ci è molto piaciuto perché ci ha fatto riflettere sulla superficialità con cui spesso giudichiamo chi è diverso da noi sia fisicamente che per il modo di pensare. Anna, Abrasha e Larissa riescono a superare le loro differenze non solo attraverso la musica ma anche grazie al fatto di essere bambini che non vedono le disuguaglianze; sono solo gli adulti che fanno differenze e discriminazioni. Molte scene del film ci hanno commosso e ci hanno fatto riflettere: forse, quando non si riesce a dimenticare, si può provare a perdonare. (Classe 3°A) Il giorno 27 gennaio le classi terze sono andate a vedere uno spettacolo teatrale intitolato “I me ciamava per nome: 44.787”. Le testimonianze degli attori raccontavano di un campo di sterminio situato in Italia, vicino a Trieste: la Risiera di San Sabba, l’unico lager italiano. In origine era uno stabilimento per la pilatura del riso ma all'arrivo dei nazisti divenne un vero e proprio campo di sterminio. È stato utilizzato per il transito, la detenzione e l'eliminazione di un gran numero di detenuti ebrei, prigionieri politici, partigiani italiani, sloveni, croati. Vicino alla Risiera passava una ferrovia, le persone più pericolose venivano subito uccise tramite la fucilazione o con un colpo di mazza alla nuca, le altre inviate nei lager di Auschwitz,Treblinka, Dachau. Nel forno crematorio che si trovava all'interno del cortile furono bruciati circa 3500 prigionieri, circa 70 al giorno. Chi vi arrivava veniva subito rasato e sulla sua pelle veniva tatuato un numero: quello diventava il suo nome. Un tedesco di origini triestine, un vero professionista della morte, legato a Himmler, venne selezionato e mandato alla risiera per uccidere gli ebrei senza pietà. La cosa più triste è stato sapere che molti cittadini erano consapevoli dell'esistenza di questo lager e non denunciarono l'accaduto fino a quando i parenti dei deportati non iniziarono ad indagare sulla scomparsa dei loro cari, anzi collaborarono con i tedeschi. I testimoni in seguito hanno raccontato che quando non soffiava la bora si sentiva nell'aria un insopportabile odore acre di carne e si avvertivano le urla e le preghiere dei prigionieri che imploravano di non essere uccisi. I tedeschi cercavano di nascondere il tutto alzando il volume degli altoparlanti, della musica e dei motori. Abbiamo sentito testimonianze agghiaccianti che raccontavano delle migliaia di ossa ritrovate in un lago vicino alla Risiera; erano tutte bianche, segno che erano state bruciate, o la testimonianza di una donna che raccontava che dopo la nascita di suo figlio, che purtroppo sopravvisse solo poche ore, continuò a tenerlo stretto tra le braccia, fingendo respirasse ancora, sperando di salvarsi. Le neomamme infatti erano tra le prime ad essere eliminate. Solo nel 1976, a distanza di 30 anni, si è concluso a Trieste il processo ai responsabili dei crimini commessi durante l'occupazione tedesca alla Risiera di San Sabba. Oggi la Risiera è un museo. Abbiamo imparato tante cose che non sapevamo grazie a queste testimonianze e abbiamo avuto l'opportunità di riflettere sulla crudeltà di cui è capace spesso l'essere umano. (Classe 3°A)