Giovedì 23 gennaio: il grande pianista Behzod Abduraimov in concerto al Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Imperdibile appuntamento con la grande musica al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, giovedì 23 gennaio, alle ore 20.45, con il concerto del pianista di fama internazionale Behzod Abduraimov. Proiettato nell’olimpo del concertismo mondiale dalla sensazionale vittoria, conseguita all’età di 18 anni, nel 2009, al Concorso internazionale di Londra, grazie a una emozionante esecuzione del Concerto n. 3 di Prokof’ev, Behzod Abduraimov è oggi una certezza. Nato nel 1990 a Tashkent in Uzbekistan, dopo l’affermazione londinese è stato invitato a suonare dalla Royal Philharmonic e dalla London Philharmonic Orchestra, ha tenuto tournée in Cina e a Kuala Lumpur con la Sydney Symphony, diretta da Vladimir Ashkenazy, ha vinto il primo premio alle Olimpiadi di pianoforte a Bad Kissingen ed è stato protagonista di un trionfale debutto alla Wigmore Hall nel maggio del 2010. Nella primavera del 2014 Abduraimov farà il suo debutto con la Boston Symphony Orchestra diretta da Lorin Maazel, che sarà seguito da un tour in Cina. Le performance elettrizzanti di cui è artefice e la particolare empatia che sa instaurare con il pubblico lo portano a essere interprete acclamato nei recital per gli International Piano Series di Londra o il Klangraum Waidhofen e a collaborare con artisti quali Charles Dutoit, Pinchas Zuckerman, Vasily Petrenko e Michael Christie. Nella serata udinese verrà eseguito da Abduraimov un programma che prevede la Sonata n.12, op.26 di Ludwig Van Beethoven, Fantasie op. 49 diFryderyk Chopin, Danse macabre op.40 diCharles Camille SaintSaëns, Franz Liszt, Vladimir Horowitz, Improvvisi n.3 e n.2 – D.893 op.90di Franz Schuberte Gaspard de la Nuitdi Maurice Ravel. NOVARA INAUGURATE MOSTRE IN OCCASIONE DI SAN GAUDENZIO inaugurate dall’assessore Turchelli con la partecipazione del Prefetto di Novara Francesco Paolo Castaldo e delle altre autorità le due mostre allestite in occasione della Festa Patronale di San Gaudenzio. Presso Palazzo Faraggiana, nelle sale del Museo Faraggiana Ferrandi, è stata aperta la mostra CURIOSITÀ SUL RESTAURO STORICO DEL 1930 DELLA STATUA DEL SALVATORE DI SAN GAUDENZIO realizzata in collaborazione con Atl e visiitabile da oggi martedì 21 gennaio a domenica 2 febbraio 2014, dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 19.00 (escluso lunedì 27 gennaio). Ingresso gratuito. Nella sala della Fabbrica Lapidea, presso la Basilica di San Gaudenzio invece, è stata inaugurata la mostra I MILLE VOLTE DI GAUDENZIO, dediata all’iconografia gaudenziana nella storia, a cura di Mario Finotti, Emiliana Mongiat e Francesco Gonzales. La mostra è aperta al pubblico da oggi 21gennaio sino al 28 febbraio con orari 9.00-12.00 e 15.00-18.00. Dal Trieste Film Festival…. Siamo oramai alla penultima giornata del Trieste Film Festival. L’Evento è stato seguito soprattutto da giovani, da studenti ma anche da meno giovani e da tanti appassionati di Cinema. E’ stato piacevole notare la discreta affluenza nonostante il tempo bizzarro di questi giorni e la scarsa reclamizzazione dell’evento rispetto ad altre manifestazioni in città ed in regione. Ciò che mi sta colpendo maggiormente, dopo una full immersion nel festival, il fatto di assistere non a un film o a una fiction piena di eroi o romanzata come ci capita di vedere spesso di questi tempi, ma alla realtà pura senza veli; credo sia stato questo il fine e allo stesso tempo la bravura degli autori. Nell’evento di apertura del TFF ci si è calati in una storia vera, che accade nel quotidiano a circa sei ore di auto da qui…infatti man mano che il documentario andava avanti mi sembrava come se stessi facendo uno dei miei viaggi…ho notato anche lo stupore della gente per delle cose che sono purtroppo vere e non distanti e questo fa riflettere molto. Sabato 18 ho avuto la fortuna di conoscere la biografia di Sergej Paradjanov, un uomo sottoposto a persecuzioni durante il periodo dell Russia Sovietica, solo per il fatto di voler vivere libero, fuori dagli schemi e dai canoni tradizionali; storia di un essere umano, oltre che artista, la quale potrebbe capitare in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo. Domenica 19, oltre al ricordo di Monicelli e della”Grande Guerra” di cui scriverò in maniera più approfondita successivamente, sono stato coinvolto dal sogno di” Sauro”, un ragazzo che alla fine degli anni 50 prova emozioni miste di gioia e delusioni dopo aver visitato Mosca; in seguito ritrovarmi nella cruda realtà giovanile nella provincia veneta della “Piccola Patria”. Lunedì 20, in una sala gremita nonostante il giorno feriale, durante la visione di “Oktober,November” mi immedesimavo nei pensieri della giovane Sonja Berger, scappata dalla monotonia di un albergo alpino per seguire il sogno di diventare attrice famosa; sogno che realizza, ma che poi scopre non corrisponde alla sua felicità. Mi auguro che la gente possa vivere appieno il TFF in queste ultime due giornate che sicuramente riserveranno altre sorprese. Andrea F. MOSTRA “ SCRITTE, LETTERE E VOCI: TRACCE DI VITTIME E SUPERSTITI DELLA RISIERA DI SAN SABBA” INAUGURAZIONE GIOVEDI’ 23 GENNAIO, ALLE ORE 17.00, ALLA RISIERA Nell’ambito del programma delle iniziative promosse dal Comune di Trieste per il Giorno della Memoria, sarà inaugurata giovedì 23 gennaio, alle ore 17.00, al Civico museo della Risiera di San Sabba-Monumento nazionale, la mostra “Scritte, lettere e voci: tracce di vittime e superstiti della Risiera di San Sabba”. A cura del Civico museo della Risiera di San Sabba, dell’Associazione nazionale ex deportati di Trieste e dell’Istituto regionale per la storia del movimento di Liberazione nel Fvg, la mostra è realizzata con la collaborazione di Biblioteca nazionale slovena e degli studi, Sezione storica Narodna in študijska knjižnica, Odsek za zgodovino. L’esposizione, curata da Francesco Fait, Franco Cecotti e Dunja Nanut, è una mostra di fonti sulla Risiera di San Sabba: scritte e graffiti tracciati sulle pareti e sul legno di porte e tavolacci delle celle, scritte e graffiti vergati sulle pareti del locale oggi detto “Sala delle croci” che furono ricopiate da Diego de Henriquez in due dei suoi diari, lettere fatte uscire di nascosto dalle carceri del Coroneo da persone successivamente condotte in Risiera per essere assassinate, memorie e testimonianze di persone sopravvissute all’imprigionamento in Risiera e alla deportazione nei lager del Reich. Una mostra che intende semplicemente collocare le fonti storiografiche primarie della Risiera nel contesto nel quale esse si sono originate, offrendo, ove possibile, informazioni sulle biografie delle “vittime e dei sopravvissuti” ad esse collegate. È il caso ad esempio delle scritte e graffiti delle cellette, che sono state sottoposte nel mese di dicembre u.s. ad un intervento di pulizia, conservazione e restauro che ha permesso, dopo settant’anni, di ritrovare alcuni piccoli oggetti che erano stati nascosti: un bottone, una murrina, una stella partigiana in tessuto. Per la prima volta inoltre, vengono esposte, tutte le pagine dei diari di Diego de Henriquez (circa un centinaio) nelle quali sono trascritte scritte e graffiti che erano tracciati in Risiera e che sono stati cancellati prima che il comprensorio venisse riutilizzato come campo per rifugiati provenienti dai paesi oltre – cortina. Sempre per la prima volta, sarà possibile consultare tutte le sei lettere che Pino Robusti, assassinato in Risiera nell’aprile del 1945, riuscì a fare uscire dal Coroneo dove si trovava prima di essere tradotto in Risiera, insieme alle lettere di Franc Uršič e Antonio Strani. La mostra, a ingresso gratuito, sarà visitabile dal 24 gennaio al 2 giugno, tutti i giorni, festivi compresi, con orario continuato dalle ore 9.00 alle ore 19.00. Fiera del Disco: vinili, cd, dvd e riviste musicali tornano in mostra a Pordenone Pordenone – Quartiere fieristico – 25/26 gennaio 2014. L’appuntamento tanto atteso da collezionisti, appassionati e divoratori di musica di ogni tipo si rinnova sabato e domenica alla Fiera di Pordenone (Viale Treviso, 1). La manifestazione, seconda nel suo genere solo alla milanese Vinilmania, giunge quest’anno alla sua 23° edizione e propone al pubblico un’offerta ampia e variegata di oggetti rari e memorabili: vinili, cd e dvd da collezione, gadget, libri e riviste legati al mondo della musica e perfino poster e locandine dei concerti che hanno fatto la storia. Per tutto il week-end – dalle 10 alle 19 – oltre cento espositori provenienti da tutta Europa permetteranno a visitatori, estimatori ed affezionati di scambiare con loro i propri dischi e oggetti da collezione, acquistarne degli altri scegliendo fra i numerosi generi, titoli e materiali disponibili o far valutare dall’occhio degli esperti il proprio preziosissimo patrimonio discografico. Sarà come entrare nel Paese dei Balocchi per chi appartiene alla nicchia di mercato – quella degli audiofili fedeli al vinile – che dal 2008 ad oggi ha portato un settore apparentemente destinato ad arrendersi al dilagante affermarsi della musica digitale ad un aumento delle vendite del 745%, in strabiliante controtendenza con quanto di più roseo ci si poteva aspettare. In pochi anni il vinile si è trasformato in un fenomeno di moda; hanno riscoperto il suo fascino i 40-50enni legati ai miti dell’adolescenza e l’hanno scoperto per la prima volta gli adolescenti di oggi, che acquistano il vecchio disco nero pur non potendolo ascoltare (se non scaricando da Internet in formato mp3 i pezzi che lo compongono), per conservarlo come un feticcio e assaporare così – comunque, anche se in altro modo – parte del mito che lo avvolge. Il vinile poi è ancora molto usato dai disc jockey e diverse etichette discografiche, sia italiane che straniere, distribuiscono oggi musica su vinile prodotta appositamente per loro. È grazie ai nostalgici, ai feticisti e ai nuovi professionisti dell’intrattenimento musicale se il vinile è ufficialmente rinato ed è in particolar modo a loro che la Fiera del Disco intende rivolgersi, perché possano confrontare e condividere una passione solo apparentemente riservata a pochi. Per ulteriori informazioni e dettagli contattare Virus S.r.l. al numero 0434-29001, oppure via mail all’indirizzo [email protected] Ilaria Pingue Il principe Raimondo di Sangro è redivivo nel Museo Cappella Sansevero. “Benvenuti, signori… benvenuti! Vi aspettavo… sono Raimondo di Sangro e sebbene al mio nome siano legate leggende e superstizioni io sono qui nel mio tempio dove le immagini, simili alle lettere, nella loro disposizione scrivono il mio testamento… di pietra” Dall’alto spunta Antonio Perna con abiti e spirito illuminista, il soffio vitale del principe Raimondo di Sangro è redivivo nel Museo Cappella Sansevero. Arte barocca e alchimia senza tempo, voluta in ogni suo particolare dal settimo Principe di Sansevero, era già meta ambita durante il viaggio detto “Grand Tour” compiuto dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea del XVII secolo. “Agli occhi del popolo, ignorante e bacchettone, divenni uno STREGONE. Dissero che avevo costruito 7 seggiole con le ossa di altrettanti cardinali e la cui stoffa era la loro stessa pelle; dissero che rapivo povera gente per usarla come cavie per i miei “esperimenti infernali” I testi di Febo Quercia sono un manto di cultura che rendono preziose le visite teatralizzate di NateA, e Domenica 19 gennaio 2014, l’iniziativa è riuscita, come sempre del resto, con grande spessore. In un luogo così eccezionale, nessun plagio e nessuna maldestra emulazione potrebbe azzardare la perla storica e teatrale di questa associazione e del suo lavoro. La Pietatella, gruppi scultorei, reti di marmo, simboli massonici, angeli e aneddoti ci sono presentati con coscienza dall’ esperta guida Alessia Zorzenon, preparata alle tante domande di un pubblico esperto oltre che attento. L’atmosfera tra ironia e magia ripercorre i momenti salienti della vita del Principe. I personaggi sono studiati e introiettati nel minimo dettaglio; Di Perna e il suo Di Sangro incutono reverenza, qualcuno tra il pubblico sussurra: “Raimondo proteggici tu”! Un’eredità mentale che fa sorridere a pensarci a freddo, ma che esprime il senso di un evento che ha saputo sfruttare pienamente le potenzialità della location, pur lasciandola protagonista indiscussa, come merita. Incalzanti i dialoghi, credibile, oltre che seducente, l’ “apparizione” del medico palermitano Giuseppe Salerno interpretato da Stefano Ferraro. La godibilità della visita alle macchine anatomiche, è stata supportata dalla presenza casuale di un medico ricercatore, il quale condividendo con tutti gli astanti i risultati di uno studio per l’anatomia del sistema circolatorio, pubblicato a dicembre 2013, ci svela che osservando a computer le macchine anatomiche di Raimondo di Sangro, è possibile dedurre che almeno per quanto riguarda il circolo coronarico, il Principe aveva realmente trovato una tecnica iniettiva in grado di mantenere integre vene ed arterie. Insomma, è lecito ritenere che, almeno alcune piccole parti di quei corpi siano autentiche? Il mistero continua ed evolve, almeno finché la gioia della cultura che genera cultura, è così fervida. I due “studi anatomici” come li chiamava Raimondo e il suo medico, sono stati più volte usurpati, in passato, allo scopo di scoprirne il segreto. Del feto della donna non resta che uno squarcio amaro, eppure le emozioni sono complete, inaspettate. Risalendo in Cappella troviamo Antimo Casertano illuminato di dolore nelle vesti dello scultore del Cristo velato: “Chi c’è sotto quel velo? Tu che dormi e aspetti la luce di tuo Padre, o c’è la vita di un umile modellatore di presepi? Dimmelo! Dimmi se quella sindone ricopre il volto di Cristo o di Giuseppe Sanmartino…Perché non mi rispondi?”. L’identificazione, la suspance, la suggestione di sentirsi privilegiati è palpabile. Siamo di fronte ad una scultura marmorea irriproducibile, intorno a cui un attore interpreta, egregiamente, il monologo del suo scultore, dei cui pensieri è stato medium un giovane autore contemporaneo, nascosto tra labirinti di un testamento di pietra. “La conoscenza è stata un ossessione di tutta una vita. La mia unica colpa è che mi sono divertito alle spalle dell’ignoranza, ma la verità, signori, è che sono nato nell’epoca sbagliata….nonostante le sue imperfezioni, io, sono un fanatico dell’uomo!” Anita Laudando NAPOLI:Viaggio nella musica di John Dowland e Heitor Villa-Lobos al MUMBLE RUMBLE Venerdì 24 gennaio alle ore 21.30 un nuovo appuntamento con la cultura e con la musica al Mumble Rumble (via Bonito n. 19/b, Napoli) a cura della scuola di musica Emme Musica. Stavolta faremo un’emozionante Viaggio nella musica di John Dowland e Heitor Villa-Lobos. Il concerto del duo composto da Giovanna Izzo (voce) e Sergio Naddei (chitarra) sarà articolato in due tempi. Il primo sarà dedicato alle canzoni per liuto e voce dell’inglese John Dowland (1563-1626). Tra i maggiori autori del rinascimento inglese, Dowland fu compositore liutista e cantate, le sue composizioni si contraddistinguono per la straordinaria modernità tanto da essere egli considerato da alcuni come il precursore dei moderni cantautori. La seconda parte vedrà protagonista la musica di Heitor Villa-Lobos (1887-1959) compositore brasiliano tra i più significativi del ‘900 che dedicò alla chitarra una parte importante della sua produzione. Alla fine del concerto, come sempre, è previsto un momento di convivialità tra gli artisti e il pubblico e verrà servito a tutti un gustoso primo piatto fatto al momento. Ingresso + consumazione: 10 euro (soci MuRu); 12 euro (non soci) TRIESTE FILM Giornata di gennaio FESTIVAL – martedì 21 Penultima giornata di festival a Trieste per la rassegna diretta da Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli. Al mattino, per gli incontri con gli AUTORI, al Caffè San Marco (via Cesare Battisti, 18) 11:00 Jusup Razykov STYD (Shame) regista / director 11:30 Vasili Vikhliaev WELCOME TO GAGAUZIA regista / director 12:00 Francesco Miccichè LINO MICCICHÉ, MIO PADRE. UNA VISIONE DEL MONDO (Lino Micciché, My Father. A Vision of the World) regista / director Alle 14 in sala Tripcovich si inizia con il concorso lungometraggi con la proiezione di UROKI GARMONII (Harmony lessons) di Emir Baigazin, vincitore dell’Orso d’Argento alla Berlinale per l’eccezionale contributo alla fotografia. Aslan, un tredicenne che vive con la nonna, è uno studente in un villaggio del Kazakistan ad alto tasso di criminalità. La corruzione e la violenza non si conciliano affatto con la sua ossessione per la perfezione. Aslan vede concentrarsi tutto il male nel capo della banda della scuola Bolat, e decide di agire contro di lui per liberare a scuola dalla violenza e dal crimine. ULAY PROJECT RAK Pomeriggio dedicato ai documentari in concorso: alle 16 JUDGMENT IN HUNGARY della regista ungherese Eszter Hajdú. Tra il 2008 e il 2009 un gruppo ungherese di estrema destra ha compiuto una serie di aggressioni contro i membri di una comunità rom, uccidendo 6 persone, incluso un bambino di 5 anni, e ferite altre 5. Judgment in Hungary racconta il processo a quattro membri del gruppo, e si svolge in una claustrofobica aula di tribunale di Budapest. Alle 18 DIE 727 TAGE OHNE KARAMO di Anja Salomonowitz, che narra dei 727 giorni di una donna austriaca separata dal marito dopo l’espulsione di lui. Una donna cinese invece attende di poter tornare a Vienna. Sono molte le relazioni che finiscono per la natura crudele del sistema. Un documentario sulle esperienze di cittadini austriaci che si sono innamorati di qualcuno il cui passaporto è stato rilasciato da paesi non appartenenti all’Europa. Le emozioni incontrano le regole, il cuore si scontra con la legge, le difficoltà hanno il sopravvento. DIE 727 DAYS OHNE KARAMO STREAM OF LOVE Si prosegue alle 20 con SZERELEM PATAK (Stream of love) di Ágnes Sós. Gli abitanti di un villaggio di lingua ungherese della Transilvania, Romania, anche se anziani discutono ancora di amore e desiderio. Il tempo si è fermato e nonostante l’età sono incredibilmente giovani nel cuore. Le donne del villaggio raccontano con naturalezza i loro pensieri e sogni intimi davanti alla macchina da presa. Alle 22: il lungometraggio fuori concorso I KORI del greco Thanos Anastopoulos, che ha partecipato all’ultima Berlinale e al Festival di Toronto. Un’adolescente, un bambino di 8 anni e un padre che all’improvviso non c’è più: quando la quattordicenne Myrto capisce che lui è fuggito per evitare di pagare i debiti, rapisce il figlio del suo socio in affari, colpevole per lei di aver mandato in bancarotta la falegnameria del padre. “Quasi tutti gli artisti, dai tempi delle antiche tragedie greche, parlano delle questioni che riguardano la società, Sono il modo e le forme della narrazione a cambiare, ma non il bisogno fondamentale di condividere le domande, le paure e le preoccupazioni con la società…Sono diventato padre sei anni fa e spesso penso a quale sia I-Kor l’impatto sui nostri figli di tutto quello che sta accadendo attorno a noi.” T.A. Al Teatro Miela alle 14.30 l’evento collaterale PREMIO CORSO SALANI con AISHITERU MY LOVE di Stefano Cattini, finalista nella passata edizione del premio e selezionato al Festival dei Popoli di Firenze. “Aishiteru significa ti amo in giapponese. E l’amore è il grande tema sempre sospeso sopra tutte le vicende umane, come ogni adolescente ben sa.” S.C. Alle 16 i vincitori dello scorso PREMIO CORSO SALANI: ARCTIC SPLEEN di Piergiorgio Casotti e IL MONDO DI NERMINAdi Vittoria Fiumi. Arctic Spleen è un viaggio intimo e personale nella vita giovanile groenlandese dove natura, noia, violenza e tradizione stanno da decenni reclamando il più alto dei “tributi”, quello di centinaia di giovani vite. Nella Groenlandia dell’Est, ogni anno il 2% dei ragazzi tra i 15 e i 25 anni si toglie la vita e il 25% ci prova. “…ho cercato di raccontare senza documentare in modo didascalico, senza dare ricette, che vorrei fare passare allo spettatore attraverso l’elaborazione dei miei occhi di fotografo, videomaker e dei miei sentimenti di essere umano.” P.C. Il mondo di Nermina parla della storia di una sopravvissuta alla guerra in Bosnia, rifugiata in Germania, e tornata al suo villaggio natale, isolato, dove sono tornate a vivere soltanto tre famiglie. La crisi economica e la disoccupazione mettono alla prova la sua determinazione a rimanere in Bosnia. ”Ero affascinata da queste donne forti che affrontano con coraggio il dopoguerra e in generale sono interessata alla capacità degli esseri umani di reagire di fronte alle catastrofi…non sono alla ricerca di eroi ma di persone normali che hanno vissuto esperienze straordinarie.” V.F. Alle 18 evento speciale e nuova collaborazione del festival, con SKY Arte: TRIESTE FF ARTHOUSE 2 i film in programma. Il primo è MELTING STREET della croata Ivana Hrelja. A Pola, lo scorso 5 maggio, l’artista Elisa Vladilo ha creato un’installazione urbana in una strada. Molti volontari hanno preso parte a questo evento, questo breve documentario è un ricordo di quella giornata. A seguire PROJECT: RAK di Damjan Kozole. Il diario di Ulay da novembre 2011 a novembre 2012. Ulay è stato pioniere della body art, della performance art e della polaroid art…Ma è noto soprattutto per il lungo sodalizio con Marina Abramovic e per le loro famose performance. Ulay sarà aTrieste a presentare il film. Alle 20.evento speciale GRANDI MAESTRI & TRIESTE: OMAGGIO AD ALBERTO FARASSINO (docente di Storia del cinema all’Università di Trieste dal 1976 al 1996), vedremo un montaggio di 9 minuti, realizzato da Tatti Sanguineti, di materiali tratti dal film in super8 girato da Yervant Gianikian nel 1979, da una puntata del “Il Club” dedicata a Mario Camerini e andata in onda su Cineclassic nel 1999, e fotografie di Fulvia Farassino. A seguire PAYS BARBARE di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi. Da più di quarant’anni Gianikian e Ricci Lucchi, entrambi nati nel 1942, lui armeno lei romagnola, hanno costruito il loro approccio cinematografico a partire dalla rivisitazione di archivi visivi. Pays barbare racconta una delle pagine più buie e vergognose della storia d’Italia, la guerra d’Africa, che portò alla conquista d’Etiopia. Alle 18 nella sala video del Teatro Miela si potrà rivedere in replica il programma dei cortometraggi in concorso e alle 20 ilprogramma di animazione. Informazioni sul sito del festival, www.triestefilmfestival.it le foto sono scaricabili dal sito www.triestefilmfestival.it/press— AndreaBari Coldiretti orgaanizza cinque lunedì per l’agricoltura La Coldiretti Pordenone organizza cinque serate dedicate a scenari e possibilità di sviluppo per l’agricoltura locale. Nella difficile congiuntura economica che stiamo vivendo il settore primario, attraverso la promozione e valorizzazione delle produzioni locali, può ancora riservare opportunità e occasioni di reddito. Gli incontri, che si terranno per cinque lunedì consecutivi (20 e 27 gennaio e 3, 10 e 17 febbraio), saranno un’occasione per illustrare tematiche di grande attualità e interesse per il comparto agricolo. Gli appuntamenti Si inizia questa sera alle 20.30, presso le Cooperative agricole di Castions di Zoppola, dove si parlerà di dimensione economica e potenzialità della coltura dellla patata. Lunedì 17 alle 20.30, nella Sala Roma di Valvasone, si illustreranno i nuovi mercati e la situazione fitosanitaria del kiwi. Lunedì 3 febbraio alle 20.30 al Teatro Don Bosco di Rauscedo si discuterà di nuovi adempimenti e normative nel settore viticolo. Lunedì 10 alle 20.30 a Villa Perotti di Chions si parlerà di orticoltura nel nostro territorio. Infine, lunedì 17 alle 20.30, presso la Sala Montagna Leader di Maniago, si discuterà di adempimenti normativi e nuove potenzialità di risparmio energetico. Vito Digiorgio Celso Costantini e il rinnovamento dell’arte sacra in Italia Se ne è parlato nel corso di un convegno a margine della mostra dedicata a Donadon e Magri in corso al Convento di San Francesco fino al 25 gennaio Pordenone. Si è svolto sabato 18 gennaio, nell’ambito della mostra di Tiburzio Donadon e Giancarlo Magri allestita nel Convento di San Francesco a Pordenone, un convegno dedicato ai temi dell’arte sacra. Organizzato dal Centro culturale “Augusto Del Noce” e dall’Associazione “Amici del Cardinale Costantini”, il convegno ha visto la partecipazione di Bruno Fabio Pighin, professore ordinario della Facoltà di Diritto Canonico San Pio X di Venezia, e Alessandra Pitter, che si sono soffermati sul rinnovamento dell’arte sacra in Italia nel XX secolo. Un rinnovamento che cominciò a Pordenone all’inizio del secolo scorso, grazie all’opera di Celso Costantini sotto il pontificato di Pio X, di cui ricorre quest’anno il centenario della morte. Nel giro di pochi anni Costantini, dalla piccola Concordia Sagittaria dove era parroco, scrisse la prima storia dell’arte per il clero e organizzò la nascita, a Milano, della prima rivista di arte cristiana, proprio mentre sorgeva il movimento futurista di Marinetti. Alessandra Pitter ha ricostruito i primi anni della rivista “Arte cristiana”, nata come pubblicazione rivolta a tutti gli artisti, proprio perché, come si legge nel suo primo editoriale, “il gusto del bello è connaturale all’uomo, il quale lo ricerca come il vero e il bene”. Bruno Pighin, invece, dopo aver tratteggiato gli anni del pontificato di Pio X, che vide l’introduzione dello studio dell’arte nei seminari e l’istituzione delle Commissioni diocesane di arte sacra, di cui quella di Concordia-Pordenone fu la prima, ha spiegato come Costantini, Delegato apostolico in Cina dal 1922 al 1933, abbia contribuito sia al radicamento della Chiesa in Cina, sia alla nascita di un’arte cristiana cinese, fondando una scuola di pittura e una di architettura, affinché in quei luoghi non si ripetessero gli stili occidentali. Si realizzava così anche in Asia il programma iniziato da Costantini agli inizi del secolo, fondato sul rapporto tra fede, arte e culture particolari. Il prof. Pighin ha concluso dicendo che “nessun uomo del secolo XX ha esercitato come lui un influsso così importante sull’arte sacra nella Chiesa cattolica”. Vito Digiorgio