Teatro Contatto 32 Differenze si inaugura venerdì 8

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Giovedì 23 gennaio: il grande
pianista Behzod Abduraimov in
concerto al Teatro Nuovo
Giovanni da Udine.
Imperdibile appuntamento con la grande musica al Teatro Nuovo
Giovanni da Udine, giovedì 23 gennaio, alle ore 20.45, con il
concerto del pianista di fama internazionale Behzod
Abduraimov.
Proiettato nell’olimpo del concertismo mondiale
dalla sensazionale vittoria, conseguita all’età di
18 anni, nel 2009, al Concorso internazionale di
Londra, grazie a una emozionante esecuzione del
Concerto n. 3 di Prokof’ev, Behzod Abduraimov è oggi
una certezza.
Nato nel 1990 a Tashkent in Uzbekistan, dopo
l’affermazione londinese è stato invitato a suonare
dalla Royal Philharmonic e dalla London Philharmonic
Orchestra, ha tenuto tournée in Cina e a Kuala
Lumpur con la Sydney Symphony, diretta da Vladimir
Ashkenazy, ha vinto il primo premio alle Olimpiadi
di pianoforte a Bad Kissingen ed è stato
protagonista di un trionfale debutto alla Wigmore
Hall nel maggio del 2010. Nella primavera del 2014
Abduraimov farà il suo debutto con la Boston
Symphony Orchestra diretta da Lorin Maazel, che sarà
seguito da un tour in Cina.
Le performance elettrizzanti di cui è artefice e la
particolare empatia che sa instaurare con il
pubblico lo portano a essere interprete acclamato
nei recital per gli International Piano Series di
Londra o il Klangraum Waidhofen e a collaborare con
artisti quali Charles Dutoit, Pinchas Zuckerman,
Vasily Petrenko e Michael Christie.
Nella serata udinese verrà eseguito da Abduraimov un
programma che prevede la Sonata n.12, op.26 di
Ludwig Van Beethoven, Fantasie op. 49 diFryderyk
Chopin, Danse macabre op.40 diCharles Camille SaintSaëns, Franz Liszt, Vladimir Horowitz, Improvvisi
n.3 e n.2 – D.893 op.90di Franz Schuberte Gaspard de
la Nuitdi Maurice Ravel.
NOVARA INAUGURATE MOSTRE IN
OCCASIONE DI SAN GAUDENZIO
inaugurate dall’assessore Turchelli con la partecipazione del
Prefetto di Novara Francesco Paolo Castaldo e delle altre
autorità le due mostre allestite in occasione della Festa
Patronale di San Gaudenzio.
Presso Palazzo Faraggiana, nelle sale del Museo Faraggiana
Ferrandi, è stata aperta la mostra CURIOSITÀ SUL RESTAURO
STORICO DEL 1930 DELLA STATUA DEL SALVATORE DI SAN GAUDENZIO
realizzata in collaborazione con Atl e visiitabile da oggi
martedì 21 gennaio a domenica 2 febbraio 2014, dalle 9.00 alle
12.30 e dalle 14.00 alle 19.00 (escluso lunedì 27 gennaio).
Ingresso gratuito.
Nella sala della Fabbrica Lapidea, presso la Basilica di
San Gaudenzio invece, è stata inaugurata la mostra I MILLE
VOLTE DI GAUDENZIO, dediata all’iconografia gaudenziana nella
storia, a cura di Mario Finotti, Emiliana Mongiat e Francesco
Gonzales. La mostra è aperta al pubblico da oggi 21gennaio
sino al 28 febbraio con orari 9.00-12.00 e 15.00-18.00.
Dal Trieste Film Festival….
Siamo oramai alla penultima giornata del Trieste Film
Festival. L’Evento è stato seguito soprattutto da giovani, da
studenti ma anche da meno giovani e da tanti appassionati di
Cinema. E’ stato piacevole notare la discreta affluenza
nonostante il tempo bizzarro di questi giorni e la scarsa
reclamizzazione dell’evento rispetto ad altre manifestazioni
in città ed in regione. Ciò che mi sta colpendo maggiormente,
dopo una full immersion nel festival, il fatto di assistere
non a un film o a una fiction piena di eroi o romanzata come
ci capita di vedere spesso di questi tempi, ma alla realtà
pura senza veli; credo sia stato questo il fine e allo stesso
tempo la bravura degli autori. Nell’evento di apertura del TFF
ci si è calati in una storia vera, che accade nel quotidiano a
circa sei ore di auto da qui…infatti man mano che il
documentario andava avanti mi sembrava come se stessi facendo
uno dei miei viaggi…ho notato anche lo stupore della gente per
delle cose che sono purtroppo vere e non distanti e questo fa
riflettere molto. Sabato 18 ho avuto la fortuna di conoscere
la biografia di Sergej Paradjanov, un uomo sottoposto a
persecuzioni durante il periodo dell Russia Sovietica, solo
per il fatto di voler vivere libero, fuori dagli schemi e dai
canoni tradizionali; storia di un essere umano, oltre che
artista, la quale potrebbe capitare in qualsiasi momento e in
qualsiasi luogo. Domenica 19, oltre al ricordo di Monicelli e
della”Grande Guerra” di cui scriverò
in maniera più
approfondita successivamente, sono stato coinvolto dal sogno
di” Sauro”, un ragazzo che alla fine degli anni 50 prova
emozioni miste di gioia e delusioni dopo aver visitato Mosca;
in seguito ritrovarmi nella cruda realtà giovanile nella
provincia veneta della “Piccola Patria”. Lunedì 20, in una
sala gremita nonostante il giorno feriale, durante la visione
di “Oktober,November” mi immedesimavo nei pensieri della
giovane Sonja Berger, scappata dalla monotonia di un albergo
alpino per seguire il sogno di diventare attrice famosa; sogno
che realizza, ma che poi scopre non corrisponde alla sua
felicità. Mi auguro che la gente possa vivere appieno il TFF
in queste ultime due giornate che sicuramente riserveranno
altre sorprese.
Andrea F.
MOSTRA “ SCRITTE, LETTERE E
VOCI: TRACCE DI VITTIME E
SUPERSTITI DELLA RISIERA DI
SAN SABBA”
INAUGURAZIONE GIOVEDI’ 23 GENNAIO,
ALLE ORE 17.00, ALLA RISIERA
Nell’ambito del programma delle iniziative promosse dal Comune
di Trieste per il Giorno della Memoria, sarà inaugurata
giovedì 23 gennaio, alle ore 17.00, al Civico museo della
Risiera di San Sabba-Monumento nazionale, la mostra “Scritte,
lettere e voci: tracce di vittime e superstiti della Risiera
di San Sabba”.
A
cura
del
Civico
museo
della
Risiera
di
San
Sabba,
dell’Associazione nazionale ex deportati di Trieste e
dell’Istituto regionale per la storia del movimento di
Liberazione nel Fvg, la mostra è realizzata con la
collaborazione di Biblioteca nazionale slovena e degli studi,
Sezione storica Narodna in študijska knjižnica, Odsek za
zgodovino.
L’esposizione, curata da Francesco Fait, Franco Cecotti e
Dunja Nanut, è una mostra di fonti sulla Risiera di San Sabba:
scritte e graffiti tracciati sulle pareti e sul legno di porte
e tavolacci delle celle, scritte e graffiti vergati sulle
pareti del locale oggi detto “Sala delle croci” che furono
ricopiate da Diego de Henriquez in due dei suoi diari, lettere
fatte uscire di nascosto dalle carceri del Coroneo da persone
successivamente condotte in Risiera per essere assassinate,
memorie e testimonianze di persone sopravvissute
all’imprigionamento in Risiera e alla deportazione nei lager
del Reich. Una mostra che intende semplicemente collocare le
fonti storiografiche primarie della Risiera nel contesto nel
quale esse si sono originate, offrendo, ove possibile,
informazioni sulle biografie delle “vittime e dei
sopravvissuti” ad esse collegate. È il caso ad esempio delle
scritte e graffiti delle cellette, che sono state sottoposte
nel mese di dicembre u.s. ad un intervento di pulizia,
conservazione e restauro che ha permesso, dopo settant’anni,
di ritrovare alcuni piccoli oggetti che erano stati nascosti:
un bottone, una murrina, una stella partigiana in tessuto.
Per la prima volta inoltre, vengono esposte, tutte le pagine
dei diari di Diego de Henriquez (circa un centinaio) nelle
quali sono trascritte scritte e graffiti che erano tracciati
in Risiera e che sono stati cancellati prima che il
comprensorio venisse riutilizzato come campo per rifugiati
provenienti dai paesi oltre – cortina. Sempre per la prima
volta, sarà possibile consultare tutte le sei lettere che Pino
Robusti, assassinato in Risiera nell’aprile del 1945, riuscì a
fare uscire dal Coroneo dove si trovava prima di essere
tradotto in Risiera, insieme alle lettere di Franc Uršič e
Antonio Strani. La mostra, a ingresso gratuito, sarà
visitabile dal 24 gennaio al 2 giugno, tutti i giorni, festivi
compresi, con orario continuato dalle ore 9.00 alle ore 19.00.
Fiera del Disco: vinili, cd,
dvd
e
riviste
musicali
tornano in mostra a Pordenone
Pordenone – Quartiere fieristico – 25/26 gennaio 2014.
L’appuntamento tanto atteso da collezionisti, appassionati e
divoratori di musica di ogni tipo si rinnova sabato e domenica
alla Fiera di Pordenone (Viale Treviso, 1).
La manifestazione, seconda nel suo genere solo alla milanese
Vinilmania, giunge quest’anno alla sua 23° edizione e propone
al pubblico un’offerta ampia e variegata di oggetti rari e
memorabili: vinili, cd e dvd da collezione, gadget, libri e
riviste legati al mondo della musica e perfino poster e
locandine dei concerti che hanno fatto la storia.
Per tutto il week-end – dalle 10 alle 19 – oltre cento
espositori provenienti da tutta Europa permetteranno a
visitatori, estimatori ed affezionati di scambiare con loro i
propri dischi e oggetti da collezione, acquistarne degli altri
scegliendo fra i numerosi generi, titoli e materiali
disponibili o far valutare dall’occhio degli esperti il
proprio preziosissimo patrimonio discografico.
Sarà come entrare nel Paese dei Balocchi per chi appartiene
alla nicchia di mercato – quella degli audiofili fedeli al
vinile – che dal 2008 ad oggi ha portato un settore
apparentemente destinato ad arrendersi al dilagante affermarsi
della musica digitale ad un aumento delle vendite del 745%, in
strabiliante controtendenza con quanto di più roseo ci si
poteva aspettare.
In pochi anni il vinile si è trasformato in un fenomeno di
moda; hanno riscoperto il suo fascino i 40-50enni legati ai
miti dell’adolescenza e l’hanno scoperto per la prima volta
gli adolescenti di oggi, che acquistano il vecchio disco nero
pur non potendolo ascoltare (se non scaricando da Internet in
formato mp3 i pezzi che lo compongono), per conservarlo come
un feticcio e assaporare così – comunque, anche se in altro
modo – parte del mito che lo avvolge.
Il vinile poi è ancora molto usato dai disc jockey e diverse
etichette discografiche, sia italiane che straniere,
distribuiscono oggi musica su vinile prodotta appositamente
per loro.
È grazie ai nostalgici, ai feticisti e ai nuovi professionisti
dell’intrattenimento musicale se il vinile è ufficialmente
rinato ed è in particolar modo a loro che la Fiera del Disco
intende rivolgersi, perché possano confrontare e condividere
una passione solo apparentemente riservata a pochi.
Per ulteriori informazioni e dettagli contattare Virus S.r.l.
al numero 0434-29001, oppure via mail all’indirizzo
[email protected]
Ilaria Pingue
Il
principe
Raimondo
di
Sangro è redivivo nel Museo
Cappella Sansevero.
“Benvenuti, signori… benvenuti!
Vi aspettavo… sono Raimondo di Sangro e sebbene al mio nome
siano legate leggende e superstizioni io sono qui nel mio
tempio dove le immagini, simili alle lettere, nella loro
disposizione scrivono il mio testamento… di pietra”
Dall’alto spunta Antonio Perna con abiti
e spirito illuminista, il soffio vitale
del principe Raimondo di Sangro è
redivivo nel Museo Cappella Sansevero.
Arte barocca e alchimia senza tempo,
voluta in ogni suo particolare dal
settimo Principe di Sansevero, era già
meta ambita durante il viaggio
detto
“Grand Tour” compiuto dai ricchi giovani
dell’aristocrazia europea
del XVII
secolo.
“Agli occhi del popolo, ignorante e bacchettone, divenni uno
STREGONE. Dissero che avevo costruito 7 seggiole con le ossa
di altrettanti cardinali e la cui stoffa era la loro stessa
pelle; dissero che rapivo povera gente per usarla come cavie
per i miei “esperimenti infernali”
I testi di Febo Quercia sono un manto di
cultura che rendono preziose le visite
teatralizzate di NateA, e Domenica 19
gennaio 2014, l’iniziativa è riuscita,
come sempre del resto, con grande
spessore. In un luogo così eccezionale,
nessun plagio e nessuna maldestra
emulazione potrebbe azzardare la perla
storica e teatrale di questa associazione
e del suo lavoro.
La Pietatella, gruppi scultorei, reti di
marmo, simboli massonici, angeli e
aneddoti ci sono presentati con coscienza
dall’ esperta guida Alessia Zorzenon,
preparata alle tante domande di un
pubblico esperto oltre che attento.
L’atmosfera tra ironia e magia ripercorre
i momenti salienti della vita del
Principe. I personaggi sono studiati e
introiettati nel minimo dettaglio; Di
Perna e il suo Di Sangro incutono
reverenza, qualcuno tra il pubblico
sussurra: “Raimondo proteggici tu”!
Un’eredità mentale che fa sorridere a
pensarci a freddo, ma che esprime il
senso di un evento che ha saputo
sfruttare pienamente le potenzialità
della
location,
pur
lasciandola
protagonista indiscussa, come merita.
Incalzanti i dialoghi, credibile, oltre
che seducente, l’ “apparizione” del
medico palermitano Giuseppe Salerno
interpretato da Stefano Ferraro.
La godibilità della visita alle macchine
anatomiche, è stata supportata dalla
presenza
casuale
di
un
medico
ricercatore, il quale condividendo con
tutti gli astanti i risultati di uno
studio per l’anatomia del sistema
circolatorio, pubblicato a dicembre 2013,
ci svela che
osservando a computer le
macchine anatomiche di Raimondo di
Sangro, è possibile dedurre che almeno
per
quanto
riguarda
il
circolo
coronarico, il Principe aveva realmente
trovato una tecnica iniettiva in grado di
mantenere integre vene ed arterie.
Insomma, è lecito ritenere che, almeno
alcune piccole parti di quei corpi siano
autentiche? Il mistero continua ed
evolve, almeno finché la gioia della
cultura che genera cultura, è così
fervida.
I due “studi anatomici” come li chiamava
Raimondo e il suo medico, sono stati più
volte usurpati, in passato, allo scopo di
scoprirne il segreto. Del feto della
donna non resta che uno squarcio amaro,
eppure le emozioni sono complete,
inaspettate. Risalendo in Cappella
troviamo Antimo Casertano illuminato di
dolore nelle vesti dello scultore del
Cristo velato: “Chi c’è sotto quel velo?
Tu che dormi e aspetti la luce di tuo
Padre, o c’è la vita di un umile
modellatore di presepi? Dimmelo! Dimmi se
quella sindone ricopre il volto di Cristo
o di Giuseppe Sanmartino…Perché non mi
rispondi?”.
L’identificazione,
la
suspance, la suggestione di sentirsi
privilegiati è palpabile. Siamo di fronte
ad una scultura marmorea irriproducibile,
intorno a cui un attore interpreta,
egregiamente, il monologo del suo
scultore, dei cui pensieri è stato medium
un giovane autore contemporaneo, nascosto
tra labirinti di un testamento di pietra.
“La conoscenza è stata un ossessione di
tutta una vita. La mia unica colpa è che
mi
sono
divertito
alle
spalle
dell’ignoranza, ma la verità, signori, è
che
sono
nato
nell’epoca
sbagliata….nonostante
le
sue
imperfezioni, io, sono un fanatico
dell’uomo!”
Anita Laudando
NAPOLI:Viaggio nella musica
di John Dowland e Heitor
Villa-Lobos al MUMBLE RUMBLE
Venerdì 24 gennaio alle ore 21.30 un nuovo
appuntamento con la cultura e con la musica al
Mumble Rumble (via Bonito n. 19/b, Napoli) a cura
della scuola di musica Emme Musica. Stavolta faremo
un’emozionante Viaggio nella musica di John Dowland
e Heitor Villa-Lobos.
Il concerto del duo composto da Giovanna Izzo (voce)
e Sergio Naddei (chitarra) sarà articolato in due
tempi. Il primo sarà dedicato alle canzoni per liuto
e voce dell’inglese John Dowland (1563-1626). Tra i
maggiori autori del rinascimento inglese, Dowland fu
compositore liutista e cantate, le sue composizioni
si contraddistinguono per la straordinaria modernità
tanto da essere egli considerato da alcuni come il
precursore dei moderni cantautori.
La seconda parte vedrà protagonista la musica di
Heitor
Villa-Lobos
(1887-1959)
compositore
brasiliano tra i più significativi del ‘900 che
dedicò alla chitarra una parte importante della sua
produzione.
Alla fine del concerto, come sempre, è previsto un
momento di convivialità tra gli artisti e il
pubblico e verrà servito a tutti un gustoso primo
piatto fatto al momento.
Ingresso + consumazione: 10 euro (soci MuRu); 12
euro (non soci)
TRIESTE
FILM
Giornata
di
gennaio
FESTIVAL
–
martedì
21
Penultima giornata di festival a Trieste per la rassegna
diretta da Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli. Al
mattino, per gli incontri con gli AUTORI, al Caffè San Marco
(via Cesare Battisti, 18)
11:00 Jusup Razykov STYD (Shame) regista / director
11:30 Vasili Vikhliaev WELCOME TO GAGAUZIA regista / director
12:00 Francesco Miccichè LINO MICCICHÉ, MIO PADRE. UNA VISIONE
DEL MONDO
(Lino Micciché, My Father. A Vision of the World) regista /
director
Alle 14 in sala Tripcovich si inizia con il concorso
lungometraggi con la proiezione di UROKI GARMONII (Harmony
lessons) di Emir Baigazin, vincitore dell’Orso d’Argento alla
Berlinale per l’eccezionale contributo alla fotografia. Aslan,
un tredicenne che vive con la nonna, è uno studente in un
villaggio del Kazakistan ad alto tasso di criminalità. La
corruzione e la violenza non si conciliano affatto con la sua
ossessione per la perfezione. Aslan vede concentrarsi tutto il
male nel capo della banda della scuola Bolat, e decide di
agire contro di lui per liberare a scuola dalla violenza e dal
crimine.
ULAY PROJECT RAK
Pomeriggio dedicato ai documentari in concorso: alle
16 JUDGMENT IN HUNGARY della regista ungherese Eszter Hajdú.
Tra il 2008 e il 2009 un gruppo ungherese di estrema destra ha
compiuto una serie di aggressioni contro i membri di una
comunità rom, uccidendo 6 persone, incluso un bambino di 5
anni, e ferite altre 5. Judgment in Hungary racconta il
processo a quattro membri del gruppo, e si svolge in una
claustrofobica aula di tribunale di Budapest.
Alle 18 DIE 727 TAGE OHNE KARAMO di Anja Salomonowitz, che
narra dei 727 giorni di una donna austriaca separata dal
marito dopo l’espulsione di lui. Una donna cinese invece
attende di poter tornare a Vienna. Sono molte le relazioni che
finiscono per la natura crudele del sistema. Un documentario
sulle esperienze di cittadini austriaci che si sono innamorati
di qualcuno il cui passaporto è stato rilasciato da paesi non
appartenenti all’Europa. Le emozioni incontrano le regole, il
cuore si scontra con la legge, le difficoltà hanno il
sopravvento.
DIE 727 DAYS OHNE KARAMO
STREAM OF LOVE
Si
prosegue
alle
20
con
SZERELEM
PATAK
(Stream
of
love) di Ágnes Sós. Gli abitanti di un villaggio di lingua
ungherese della Transilvania, Romania, anche se anziani
discutono ancora di amore e desiderio. Il tempo si è fermato e
nonostante l’età sono incredibilmente giovani nel cuore. Le
donne del villaggio raccontano con naturalezza i loro pensieri
e sogni intimi davanti alla macchina da presa.
Alle 22: il lungometraggio fuori concorso I KORI del greco
Thanos Anastopoulos, che ha partecipato all’ultima Berlinale e
al Festival di Toronto. Un’adolescente, un bambino di 8 anni e
un padre che all’improvviso non c’è più: quando la
quattordicenne Myrto capisce che lui è fuggito per evitare di
pagare i debiti, rapisce il figlio del suo socio in affari,
colpevole per lei di aver mandato in bancarotta la
falegnameria del padre. “Quasi tutti gli artisti, dai tempi
delle antiche tragedie greche, parlano delle questioni che
riguardano la società, Sono il modo e le forme della
narrazione a cambiare, ma non il bisogno fondamentale di
condividere le domande, le paure e le preoccupazioni con la
società…Sono diventato padre sei anni fa e spesso penso a
quale sia
I-Kor
l’impatto sui nostri figli di tutto quello che sta accadendo
attorno a noi.” T.A.
Al Teatro Miela alle 14.30 l’evento collaterale PREMIO CORSO
SALANI con AISHITERU MY LOVE di Stefano Cattini, finalista
nella passata edizione del premio e selezionato al Festival
dei Popoli di Firenze. “Aishiteru significa ti amo in
giapponese. E l’amore è il grande tema sempre sospeso sopra
tutte le vicende umane, come ogni adolescente ben sa.” S.C.
Alle 16 i vincitori dello scorso PREMIO CORSO SALANI: ARCTIC
SPLEEN di Piergiorgio Casotti e IL MONDO DI NERMINAdi Vittoria
Fiumi. Arctic Spleen è un viaggio intimo e personale nella
vita giovanile groenlandese dove natura, noia, violenza e
tradizione stanno da decenni reclamando il più alto dei
“tributi”, quello di centinaia di giovani vite. Nella
Groenlandia dell’Est, ogni anno il 2% dei ragazzi tra i 15 e i
25 anni si toglie la vita e il 25% ci prova. “…ho cercato di
raccontare senza documentare in modo didascalico, senza dare
ricette, che vorrei fare passare allo spettatore attraverso
l’elaborazione dei miei occhi di fotografo, videomaker e dei
miei sentimenti di essere umano.” P.C.
Il mondo di Nermina parla della storia di una sopravvissuta
alla guerra in Bosnia, rifugiata in Germania, e tornata al suo
villaggio natale, isolato, dove sono tornate a vivere soltanto
tre famiglie. La crisi economica e la disoccupazione mettono
alla prova la sua determinazione a rimanere in Bosnia. ”Ero
affascinata da queste donne forti che affrontano con coraggio
il dopoguerra e in generale sono interessata alla capacità
degli esseri umani di reagire di fronte alle catastrofi…non
sono alla ricerca di eroi ma di persone normali che hanno
vissuto esperienze straordinarie.” V.F.
Alle 18 evento speciale e nuova collaborazione del festival,
con SKY Arte: TRIESTE FF ARTHOUSE 2 i film in programma.
Il primo è MELTING STREET della croata Ivana Hrelja. A Pola,
lo scorso 5 maggio, l’artista Elisa Vladilo ha creato
un’installazione urbana in una strada. Molti volontari hanno
preso parte a questo evento, questo breve documentario è un
ricordo di quella giornata.
A seguire PROJECT: RAK di Damjan Kozole. Il diario di Ulay da
novembre 2011 a novembre 2012. Ulay è stato pioniere della
body art, della performance art e della polaroid art…Ma è noto
soprattutto per il lungo sodalizio con Marina Abramovic e per
le loro famose performance.
Ulay sarà aTrieste a presentare il film.
Alle 20.evento speciale GRANDI MAESTRI & TRIESTE: OMAGGIO AD
ALBERTO FARASSINO (docente di Storia del cinema all’Università
di Trieste dal 1976 al 1996), vedremo un montaggio di 9
minuti, realizzato da Tatti Sanguineti, di materiali tratti
dal film in super8 girato da Yervant Gianikian nel 1979, da
una puntata del “Il Club” dedicata a Mario Camerini e andata
in onda su Cineclassic nel 1999, e fotografie di Fulvia
Farassino.
A seguire PAYS BARBARE di Yervant Gianikian e Angela Ricci
Lucchi. Da più di quarant’anni Gianikian e Ricci Lucchi,
entrambi nati nel 1942, lui armeno lei romagnola, hanno
costruito il loro approccio cinematografico a partire dalla
rivisitazione di archivi visivi. Pays barbare racconta una
delle pagine più buie e vergognose della storia d’Italia, la
guerra d’Africa, che portò alla conquista d’Etiopia.
Alle 18 nella sala video del Teatro Miela si potrà rivedere
in replica il programma dei cortometraggi in concorso e alle
20 ilprogramma di animazione.
Informazioni
sul
sito
del
festival, www.triestefilmfestival.it le foto sono scaricabili
dal sito www.triestefilmfestival.it/press—
AndreaBari
Coldiretti orgaanizza cinque
lunedì per l’agricoltura
La Coldiretti Pordenone organizza cinque serate dedicate a
scenari e possibilità di sviluppo per l’agricoltura locale.
Nella difficile congiuntura economica che stiamo vivendo il
settore primario, attraverso la promozione e valorizzazione
delle produzioni locali, può ancora riservare opportunità e
occasioni di reddito. Gli incontri, che si terranno per cinque
lunedì consecutivi (20 e 27 gennaio e 3, 10 e 17 febbraio),
saranno un’occasione per illustrare tematiche di grande
attualità e interesse per il comparto agricolo.
Gli appuntamenti
Si inizia questa sera alle 20.30, presso le Cooperative
agricole di Castions di Zoppola, dove si parlerà di dimensione
economica e potenzialità della coltura dellla patata. Lunedì
17 alle 20.30, nella Sala Roma di Valvasone, si illustreranno
i nuovi mercati e la situazione fitosanitaria del kiwi. Lunedì
3 febbraio alle 20.30 al Teatro Don Bosco di Rauscedo si
discuterà di nuovi adempimenti e normative nel settore
viticolo. Lunedì 10 alle 20.30 a Villa Perotti di Chions si
parlerà di orticoltura nel nostro territorio. Infine, lunedì
17 alle 20.30, presso la Sala Montagna Leader di Maniago, si
discuterà di adempimenti normativi e nuove potenzialità di
risparmio energetico.
Vito Digiorgio
Celso
Costantini
e
il
rinnovamento dell’arte sacra
in Italia
Se ne è parlato nel corso di un convegno a margine della
mostra dedicata a Donadon e Magri in corso al Convento di San
Francesco fino al 25 gennaio
Pordenone. Si è svolto sabato 18 gennaio, nell’ambito della
mostra di Tiburzio Donadon e Giancarlo Magri allestita nel
Convento di San Francesco a Pordenone, un convegno dedicato ai
temi dell’arte sacra. Organizzato dal Centro culturale
“Augusto Del Noce” e dall’Associazione “Amici del Cardinale
Costantini”, il convegno ha visto la partecipazione di Bruno
Fabio Pighin, professore ordinario della Facoltà di Diritto
Canonico San Pio X di Venezia, e Alessandra Pitter, che si
sono soffermati sul rinnovamento dell’arte sacra in Italia nel
XX secolo. Un rinnovamento che cominciò a Pordenone all’inizio
del secolo scorso, grazie all’opera di Celso Costantini sotto
il pontificato di Pio X, di cui ricorre quest’anno il
centenario della morte. Nel giro di pochi anni Costantini,
dalla piccola Concordia Sagittaria dove era parroco, scrisse
la prima storia dell’arte per il clero e organizzò la nascita,
a Milano, della prima rivista di arte cristiana, proprio
mentre sorgeva il movimento futurista di Marinetti. Alessandra
Pitter ha ricostruito i primi anni della rivista “Arte
cristiana”, nata come pubblicazione rivolta a tutti gli
artisti, proprio perché, come si legge nel suo primo
editoriale, “il gusto del bello è connaturale all’uomo, il
quale lo ricerca come il vero e il bene”. Bruno Pighin,
invece, dopo aver tratteggiato gli anni del pontificato di Pio
X, che vide l’introduzione dello studio dell’arte nei seminari
e l’istituzione delle Commissioni diocesane di arte sacra, di
cui quella di Concordia-Pordenone fu la prima, ha spiegato
come Costantini, Delegato apostolico in Cina dal 1922 al 1933,
abbia contribuito sia al radicamento della Chiesa in Cina, sia
alla nascita di un’arte cristiana cinese, fondando una scuola
di pittura e una di architettura, affinché in quei luoghi non
si ripetessero gli stili occidentali. Si realizzava così anche
in Asia il programma iniziato da Costantini agli inizi del
secolo, fondato sul rapporto tra fede, arte e culture
particolari. Il prof. Pighin ha concluso dicendo che “nessun
uomo del secolo XX ha esercitato come lui un influsso così
importante sull’arte sacra nella Chiesa cattolica”.
Vito Digiorgio
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