Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
Gli articoli
26-02-2008
12:06
Pagina 242
1
GLI ARTICOLI SONO PAROLE CHE NON POSSONO STARE DA SOLE, PERCHÉ NON HANNO UN SIGNIFICATO
PROPRIO; DEVONO SEMPRE STARE DAVANTI AL NOME E HANNO ALCUNE FUNZIONI IMPORTANTI.
L’articolo determinativo indica una persona,
un animale o una cosa determinata e conosciuta da chi parla e da chi ascolta.
In cortile c’è il cane.
Il cane vuol dire il cane che conosciamo; può
essere il mio cane, il tuo, il suo… il cane di cui
abbiamo già parlato. In ogni caso non è un
cane sconosciuto.
L’articolo indeterminativo indica una persona, un animale o una cosa non determinata o
generica, non conosciuta da chi parla e da chi
ascolta.
In cortile c’è un cane.
Un cane vuol dire un cane sconosciuto, un cane
che non ho mai visto o di cui non ho ancora parlato. Un cane qualunque.
LA FORMA
Articoli Determinativi
Sing. Plur.
Maschile
242
L’italiano per studiare
Femminile
Indeterminativi
Davanti a quali nomi?
Solo singolare
Dipende dalla lettera iniziale del nome
il
i
un
Davanti ai nomi che iniziano con consonante
(eccetto z, s + cons., x, y, ps, gn, pn)
lo
gli
uno
Davanti ai nomi che iniziano con
z, s + cons., x, y, ps, gn, pn
l’
gli
un
Davanti ai nomi che iniziano con vocale
la
le
una
Davanti ai nomi che iniziano con consonante
l'
le
un’
Davanti ai nomi che iniziano con vocale
L’USO
L’articolo determinativo si usa per indicare:
• una persona/cosa unica
•
L’articolo indeterminativo si usa per indicare:
• una persona/animale/cosa qualunque
La luna è gialla.
Prendi una matita e scrivi.
Il papa vive a Roma.
Andiamo in un bar.
un’intera specie o categoria
Il leone vive in Africa.
I soldati portano la divisa.
• una persona/animale/cosa di cui si è già parlato
prima
Sono andato a una festa di compleanno;
la festa è stata molto divertente perché
c’erano tutti i miei amici.
A volte l’articolo determinativo sostituisce:
• un aggettivo dimostrativo
Entro la primavera prenderò la patente.
(= entro questa primavera)
• un aggettivo indefinito
Il sabato sera vado in discoteca.
(= ogni sabato sera)
• una persona/animale/cosa che non si vuole
precisare meglio
Mi ha telefonato un amico.
Ho comprato un libro di fantascienza.
• una persona/animale/cosa nominata per la
prima volta
Sono andato a una festa di compleanno;
la festa è stata molto divertente perché
c’erano tutti i miei amici.
In corso Marconi c’è una scuola; è la scuola
dove Piero ha fatto le elementari.
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Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
26-02-2008
12:06
Pagina 243
Grammatica
01 • Inserisci l’articolo determinativo
corretto davanti a ogni nome.
. . . . . . . . pesce
. . . . . . . . albero
. . . . . . . . occhiali
. . . . . . . . vita
. . . . . . . . articolo
. . . . . . . . capelli
. . . . . . . . pioggia
. . . . . . . . spinaci
. . . . . . . . spazzolino
. . . . . . . . olio
. . . . . . . . incidente
. . . . . . . . ladri
. . . . . . . . fiore
. . . . . . . . strada
. . . . . . . . cugino
. . . . . . . . scienziato
. . . . . . . . matite
. . . . . . . . vetro
. . . . . . . . zucchino
. . . . . . . . dentista
. . . . . . . . religione
. . . . . . . . incrocio
1
5. lo / l’ / il esercito
6. li / gli / i articoli
7. il / la / le generale
8. un / un’ / una associazione
9. le / la / un ferrovie
10. un’ / l’ / lo ufficio
11. una / un’ / la assenza
12. i / le / gli lavaggi
04 • Completa le frasi con l’articolo
corretto.
1. Tutti . . . . . . . . . . . errori che fai sono dovuti
alla tua distrazione.
2. Prendi . . . . . . . . . . . pentola più grande
che riesci a trovare.
3. . . . . . . . . . . . scarpe da ginnastica che
un quaderno
➜ .i. quaderni
..........................
1. una finestra ➜
............................
2. un uomo
➜
............................
3. un’unghia
➜
............................
4. un’operaia
➜
............................
5. uno straniero ➜
............................
6. un orso
➜
............................
7. un gioco
➜
............................
8. un vecchio
➜
............................
9. uno stupido ➜
............................
10. un impiegato ➜
............................
Stefano ha comprato sono bellissime.
243
4. Vorrei . . . . . . . . . . . francobollo per . . . . . . . . . . .
L’italiano per studiare
02 • Sostituisci l’articolo indeterminativo
con l’articolo determinativo al plurale
e trasforma i nomi al plurale.
lettera da spedire in Perù.
5. . . . . . . . . . . . orologio è fermo.
Sono già . . . . . . . . . . . sette?
6. . . . . . . . . . . . telegiornale ha trasmesso
03 • Scegli l’articolo corretto e cerchialo.
1. il / lo / un zio
2. le / gli / li zii
3. un / un’ / uno albero
4. la / le / un cattedrale
. . . . . . . . . . . ultime
notizie.
7. Mia zia è . . . . . . . . . . . donna molto simpatica,
ma . . . . . . . . . . . sue sorelle no.
8. . . . . . . . . . . . tuoi vicini di casa hanno . . . . . . .
modo di fare insopportabile.
05 • Inventa delle frasi con queste coppie
di espressioni e scrivile sul tuo quaderno.
1. La casa nuova / Una casa nuova
2. Un inverno / L’inverno
3. Un lago / Il lago
4. La cartolina / Una cartolina
5. Lo sport / Uno sport
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Gli articoli partitivi
26-02-2008
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2
L’ARTICOLO PARTITIVO (FORMATO DALLA PREPOSIZIONE DI + L’ARTICOLO DETERMINATIVO) INDICA
UNA PARTE NON BEN DETERMINATA DI UN TUTTO PIÙ GRANDE.
Al singolare indica una certa quantità di qualcosa: un po’ di…
Al plurale indica una parte rispetto a tutto, un
certo numero di: alcuni, qualche…
Vorrei dell’aranciata =
Vorrei un po’ di aranciata.
Vorrei dei quaderni =
Vorrei alcuni quaderni (o qualche quaderno).
Metti ancora dello zucchero nel latte =
Metti ancora un po’ di zucchero nel latte.
Laura ha dei cavalli bellissimi =
Laura ha alcuni cavalli bellissimi.
Per l’uso di qualche, vedi Scheda 19, I pronomi indefiniti.
LA FORMA
Articoli partitivi
244
L’italiano per studiare
Maschile
Femminile
Davanti a quali nomi?
Singolare
Plurale
Dipende dalla lettera iniziale del nome
del
(di + il)
dei
(di + i)
Davanti ai nomi che iniziano con consonante
(eccetto z, s + cons., x, y, ps, gn, pn)
del gelato, del vino, dei soldati
dello
(di + lo)
degli
(di + gli)
Davanti ai nomi che iniziano con z, s + cons., x,
y, ps, gn, pn
dello zucchero, dello spago, degli gnomi
dell’
(di + l’)
degli
(di + gli)
Davanti ai nomi che iniziano con vocale
dell’inchiostro, degli attori, degli occhi
della
(di + la)
delle
(di + le)
Davanti ai nomi che iniziano con consonante
della marmellata, della pasta, delle patate
dell’
(di + l’)
delle
(di + le)
Davanti ai nomi che iniziano con vocale
dell’acqua, dell’uva, delle arie
L’USO
L’articolo partitivo al plurale si anche usa per:
• formare il plurale dell’articolo indeterminativo
un ragazzo
dei ragazzi
una studentessa
delle studentesse
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Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
26-02-2008
12:07
Pagina 245
Grammatica
01 • Scegli l’articolo partitivo corretto
e cerchialo.
1. del / della / dell’ acqua
2. delle / degli / dell’ alberi
3. del / dello / dell’ cioccolato
4. delle / dei / dell’ insegnanti
5. della / delle / dell’ olio
6. dello / del / delle sciocchezze
7. del / della / delle risposte
8. della / delle / dell’ associazioni
9. dello / del / dell’ zucchero
10. del / dell’ / dello latte
11. dei / degli / delli studenti
12. della / dell’ / del benzina
2
03 • Completa le frasi con l’articolo
partitivo corretto.
1. Fai . . . . . . . . . . . . . . . . . errori dovuti
alla tua distrazione.
2. Prendi . . . . . . . . . . . acqua per far bollire
. . . . . . . . . . . patate
per stasera.
3. Stefano ha comprato . . . . . . . . . . . bellissime
scarpe da ginnastica.
4. Vorrei . . . . . . . . . . . francobolli per il Perù.
5. Metti nella valigia . . . . . . . . . . . calze,
. . . . . . . . . . . magliette, . . . . . . . . . . . mutande
e un paio di pantaloni.
02 • Completa la tabella.
1. un banco
dei banchi
2. una compagna
.............................
6. Il telegiornale ha trasmesso . . . . . . . . . . .
notizie terribili sulla guerra in Cecenia.
7. Mia zia ha . . . . . . . . . . . sorelle non molto
3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . dei giorni
8. I vicini di casa di Giulia hanno . . . . . . . . . . .
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4. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . dei problemi
5. una lezione
.............................
6. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delle pagine
modi di fare insopportabili.
04 • Cerchia gli articoli partitivi e poi
sostituiscili con un po’ di + il nome
cui si riferiscono.
7. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delle finestre
1. Per favore, dammi dei soldi per pagare
8. un gioco
.............................
9. una merendina
.............................
il macellaio. . . . . . . . . . . .
10. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delle cose
11. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . degli scalini
2. Vuoi ancora della coca-cola? . . . . . . . . . . .
3. Metti ancora del sale nell’acqua
per la pasta. . . . . . . . . . . .
4. C’era del fango sul pavimento e così sono
12. un berretto
.............................
scivolato. . . . . . . . . . . .
13. uno zaino
.............................
5. Qui ci vuole del nastro adesivo
14. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . delle scarpe
per aggiustare il libro. . . . . . . . . . . .
6. Hai della carta da imprestarmi?
15. un orologio
.............................
7. Ci ha preparato del tiramisù.
..........
..........
245
L’italiano per studiare
simpatiche.
Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
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Pagina 246
Gli articoli determinativi. Usi particolari
3
Si usa l’articolo determinativo davanti ai nomi propri?
In generale
Usi particolari
Davanti a un nome
di persona
• No
• Sì, nella lingua parlata in certe
Davanti a un cognome
• No, se è un uomo
• Sì, nel linguaggio burocratico
Ho visto Silvano.
Ho incontrato Miniotti.
zone dell’Italia settentrionale
Come sta il Bruno?
Il Salvemini è stato interrogato
dalla polizia.
• Sì, se il cognome è preceduto da
un titolo
Il dottor Balocco ha operato
mia figlia.
Il professor Bracco ha spiegato
la lezione.
• Sì, nella lingua scolastica del
passato per indicare un personaggio famoso
Il Foscolo scrisse Le Grazie.
• Sì, se è una donna
246
L’italiano per studiare
La Grasso è una brava
professoressa di matematica.
• No, se c’è anche il nome
Giovanna Grasso è una brava
professoressa di matematica.
• Sì, se è una famiglia
(o marito e moglie)
I Filippi sono veramente
gentili.
Davanti a un nome
geografico
• Sì, quando è un nome di:
Stato, regione, continente,
isola grande, monte, lago,
fiume, mare o oceano
L’Italia ha un clima
temperato.
Il Danubio sfocia nel
Mar Nero.
• No, quando c’è la preposizione
in davanti a un nome di Stato,
regione, continente
In Italia c’è un clima temperato.
• No, quando è un nome di città • Sì, se il nome della città è accomAbito a Torino.
Durante le vacanze ho visitato
Firenze e Pisa.
pagnato da una determinazione
particolare
La Torino di una volta era una
città abbastanza piccola.
• Sì, se la città indica il nome di
una squadra di calcio
Il Torino è tornato in serie A.
La Roma ha vinto lo scudetto.
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Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
26-02-2008
12:07
Pagina 247
Grammatica
01 • Scegli la forma corretta e cerchiala.
1. Alberto / L’Alberto frequenta l’ultimo
03 • Aggiungi l’articolo determinativo
corretto solo quando è necessario.
1. Ho incontrato . . . . . . . . . . . professor Rossi
davanti alla scuola.
2. . . . . . . . . . . . maestra Grandi oggi ci ha
portati al museo.
3. . . . . . . . . . . . Lombardia è una regione ricca
e verde.
4. Ho chiesto a Paola com’era . . . . . . . . . . .
Australia: ci è stata in vacanza
per tre mesi!
5. È . . . . . . . . . . . Po il fiume che nasce
dal Monviso?
6. A . . . . . . . . . . . Milano ci sono spesso
avvenimenti internazionali
molto importanti.
7. In . . . . . . . . . . . Francia si fa festa
il 14 luglio.
8. . . . . . . . . . . . Roma oggi ha vinto la partita.
9. . . . . . . . . . . . Canestri non sono in casa.
02 • Unisci con una freccia ciascun nome
della prima colonna con la frase
corretta della seconda colonna.
1. Tozzi
2. Il Tozzi
3. La Tozzi
4. I Tozzi
a. ha vinto la medaglia
d’argento nel salto in alto
b. sono partiti per le vacanze
c. è stata trasferita in
un altro ufficio
d. è uno scrittore
del Novecento
Riprova più tardi.
10. . . . . . . . . . . . Anna Picchio non lavora più
qui da due anni.
11. . . . . . . . . . . . Picchio adesso si è trasferita
a Firenze.
12. . . . . . . . . . . . Roma dell’antichità era
una città importantissima.
13. . . . . . . . . . . . Roma è una città che gode
di un magnifico clima.
1. La Silvestri
2. Silvestri
3. Il Silvestri
4. I Silvestri
a. abitano al quarto piano
b. è un’ottima pediatra
c. vorrebbe cambiare lavoro
d. è stato arrestato e condotto
in carcere
14. Quando . . . . . . . . . . . Manzoni ha pubblicato
I Promessi sposi aveva quarantadue anni.
15. In . . . . . . . . . . . Gran Bretagna si guida
a sinistra.
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247
L’italiano per studiare
anno di università al politecnico.
2. Mi hanno telefonato Guglielmi /
i Guglielmi per disdire l’appuntamento
che avevamo con loro.
3. Kilimangiaro / Il Kilimangiaro
è un monte di Africa / dell’Africa.
4. Hai visitato Napoli / la Napoli
archeologica?
5. Deledda / La Deledda è l’unica scrittrice
italiana che ha vinto il premio Nobel per la
letteratura.
6. I Vigili del Fuoco hanno estratto Calleri /
il Calleri ormai morto dalle lamiere
dell’auto.
7. Tunisia / La Tunisia è bagnata
da Mediterraneo / dal Mediterraneo.
8. Roma è attraversata da Tevere /
dal Tevere.
9. Marocco / Il Marocco è un paese
bellissimo.
10. Sergio Benni / Il Sergio Benni
fa l’elettrauto.
3
Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
Il nome
26-02-2008
12:07
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4
I NOMI SONO LE PAROLE CHE SERVONO PER INDICARE QUELLO CHE NOI PENSIAMO E DI CUI PARLIAMO:
PERSONE, ANIMALI, OGGETTI, PENSIERI, LUOGHI, IDEE, SENSAZIONI, SENTIMENTI...
Ecco alcuni esempi di nomi:
compagno, cane, erba, pallone, cioccolato, libro, macchina, sole,
giorno, malattia, Italia, libertà, fame, amicizia, matematica
È possibile classificare i nomi in vari modi.
I nomi indicano:
• una persona, un animale o una cosa in generale. In questo caso si chiamano nomi comuni e si scrivono con la lettera iniziale minuscola
città, ragazzo, fiume, gatto, canarino
• una persona, un animale o una cosa in mo248
L’italiano per studiare
do particolare e che lo distingue; in questo
caso si chiamano nomi propri e si scrivono
con la lettera iniziale maiuscola
Torino, Francesco, Po, Ulisse
I nomi indicano anche:
• una persona, un animale o una cosa reali,
che si possono vedere, o sentire, o toccare;
in questo caso si chiamano nomi concreti
• idee, concetti, pensieri, sentimenti che si pos-
sono solo pensare ma non si possono vedere,
o sentire, o toccare; in questo caso si chiamano nomi astratti
allegria, amicizia, velocità, paura, vecchiaia
I nomi indicano anche:
• una sola persona o una sola cosa; in questo
caso si chiamano nomi individuali
studente, ladro, pecora, soldato,
stella, isola
• un insieme, un gruppo di persone o di cose;
in questo caso si chiamano nomi collettivi
classe, banda, gregge (= gruppo di pecore),
esercito, costellazione (= gruppo di stelle),
arcipelago (= gruppo di isole)
casa, tavolo, mamma, amico,
sole, patata, ossigeno
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Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
26-02-2008
12:07
Pagina 249
Grammatica
4
01 • Sottolinea nel brano i nomi comuni e metti la lettera maiuscola ai nomi propri.
Il sindaco si mette alla guida dell’auto municipale per trasportare i concittadini non serviti dal trasporto pubblico. Sta succedendo a drezzo (como), comune di mille abitanti al confine con la svizzera. Per più di due mesi l’autobus non potrà transitare, perché un cantiere interrompe la strada.
E dal momento che la spt, la società che gestisce la linea, non ha istituito un servizio navetta, è
intervenuto il primo cittadino, lorenzo canepa, che ha messo disposizione la fiat uno del comune per trasportare gli utenti alla fermata più vicina, a due chilometri dal paese, mettendosi personalmente alla guida, quando è necessario.
(da «L’Avvenire», 13 giugno 2001)
02 • Inserisci i nomi nella colonna giusta della tabella. Metti la lettera maiuscola
ai nomi propri.
alessandro manzoni • bottiglia • ferro • luce • unghia • statua • gamba
• arancia • milano • londra • roberto • giocattolo • vittorio emanuele
• berlusconi • africa • rio delle amazzoni • appennini • bologna • vasco rossi
• informazione • ralph schumacher • papà • dizionario
Nomi comuni
Nomi propri
.............................
Alessandro Manzoni
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
03 • Scrivi vicino a ogni nome proprio
il nome comune che lo spiega e vicino
a ogni nome comune un nome proprio
adatto.
1. Alessandro Del Piero .calciatore
.....................
04 • Scrivi vicino a ogni nome collettivo
da quali persone, animali o cose
è formato, scegliendo dall’elenco.
api • clienti • giocatori • navi • alberi •
mucche • foglie • musicisti • giudici • fogli
1. Lo sciame è un gruppo di . . . . . . . . . . . . . . . .
2. Giacomo Leopardi
......................
2. La flotta è formata da . . . . . . . . . . . . . . . . .
3. Venezia
......................
3. La squadra è formata da . . . . . . . . . . . . . . . . .
4. Ferrari
......................
4. La mandria è formata da . . . . . . . . . . . . . . . .
5. Juventus
......................
5. La risma è un insieme di . . . . . . . . . . . . . . . . .
6. Danubio
......................
6. La clientela è formata da . . . . . . . . . . . . . . . .
7. Sicilia
......................
7. La giuria è un gruppo di . . . . . . . . . . . . . . . . .
8. montagna
.Everest
.....................
8. Il fogliame è formato da . . . . . . . . . . . . . . . . .
9. lago
......................
9. Il bosco è formato da . . . . . . . . . . . . . . . . .
10. cantante
......................
10. L’orchestra è un gruppo di . . . . . . . . . . . . . . .
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249
L’italiano per studiare
bottiglia
Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
Il genere del nome
26-02-2008
12:07
Pagina 250
5
TUTTI I NOMI IN ITALIANO HANNO UN GENERE GRAMMATICALE, CIOÈ SONO MASCHILI OPPURE FEMMINILI. QUANDO IL NOME INDICA UNA PERSONA O UN ANIMALE, È FACILE SAPERE QUAL È IL GENERE
GRAMMATICALE, PERCHÉ QUASI SEMPRE COINCIDE CON IL SESSO REALE.
Sono di genere maschile i nomi di persone e di
animali di sesso maschile:
uomo, padre, fratello, amico,
professore, operaio, dottore
cane, leone, gallo, cavallo, gatto, lupo
Sono di genere femminile i nomi di persone e
di animali di sesso femminile:
donna, madre, sorella, amica,
professoressa, operaia, dottoressa
Invece, quando il nome indica una cosa, un oggetto, un’azione, un’idea, una qualità ecc. può
essere maschile o femminile; in questo caso il
genere è solo una categoria grammaticale.
È però importantissimo sapere il genere del nome, perché in italiano esiste la concordanza,
cioè l’obbligo di mettere insieme parole tutte
maschili oppure tutte femminili:
una donna
(articolo femminile + nome femminile)
cagna, leonessa, gallina, cavalla,
gatta, lupa, mucca
250
il gatto
(articolo maschile + nome maschile)
L’italiano per studiare
Come facciamo a riconoscere il genere?
Possiamo guardare come finisce il nome, cioè la sua desinenza.
Quando la desinenza non dà una risposta sicura, bisogna guardare sul dizionario.
I nomi con
desinenza…
sono di genere…
Esempi
Eccezioni
-o
quasi
sempre maschile
il libro, il letto, il compagno,
lo studio, lo zio, il tavolo,
il cielo, il gioco, l’albero,
l’occhio
la mano, la radio, l’eco
la moto, la foto, l’auto
-a
generalmente
femminile
la mamma, la scuola,
la maglia, l’acqua, la ragazza,
la penna, la pasta, la merenda
il problema, il diploma, il clima,
il papa, il profeta, il poeta,
il pilota, l’elettricista, l’autista,
il pigiama
-à
generalmente
femminile
la città, l’onestà, la sincerità,
la metà
il papà
-e, -è
maschile
il sole, il pane, il dente,
il giornale, il caffè
o femminile
la luce, la carne, la pelle,
la soluzione
maschile
lo sci, il lunedì, il brindisi
o femminile
l’analisi, l’oasi
generalmente
femminile
la gioventù, la servitù, la virtù
-i, -ì
-ù
il caucciù
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Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
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Pagina 251
Grammatica
5
01 • Inserisci l’articolo o la desinenza necessari.
1. la lezion . . .
2.
. . . . . problema
3. il poet . . .
11.
. . . . . videogioco
12.
. . . . . giovedì
13. la soluzion . . .
. . . . . operaio
14.
. . . . . pilota
5. il giornalist . . .
15.
. . . . . parrucchiera
6. il cugin . . .
16.
. . . . . salame
4.
7.
. . . . . formaggio
17. il pomodor . . .
8.
. . . . . mano
18.
9. lo zuccher . . .
. . . . . clima
19. lo student . . .
10. la carn . . .
20.
. . . . . bontà
02 • Nel brano che segue le parole in corsivo sono nomi. Sottolinea in blu i nomi maschili
e in rosso i nomi femminili.
(adattato dalla «Domenica del Corriere», 11 luglio 1965)
03 • Inserisci nella tabella i seguenti nomi in base al genere grammaticale, riconoscendo
se dipende dal sesso (della persona o dell’animale) oppure se è solo una categoria
grammaticale.
corpo • cervello • televisione • cugino • foglio • sete • elefante • asino • pioggia
• impiegato • medico • gallina • calore • zia • leonessa • segretaria
Genere
maschile
femminile
Dipende dal sesso
della persona
Dipende dal sesso
dell’animale
È solo una categoria
grammaticale
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
.............................
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251
L’italiano per studiare
Un incredibile incidente è avvenuto all’aeroporto del Cairo. Per non investire un cammello che
trotterellava da solo sulla pista, il pilota di un aereo che stava decollando ha sbandato ed è finito sulla sabbia, atterrando malamente sulla pancia, perché il carrello con le ruote era ormai stato
ritirato. Non ci sono state vittime, ma il velivolo ha subito gravi danni. Non si sa da quale carovana sia fuggito l’animale, che – apparendo all’improvviso – ha spaventato il pilota, costringendolo ad una manovra d’emergenza, per evitare un investimento che sarebbe stato molto pericoloso. L’aeroporto è rimasto chiuso due ore per sgomberare la pista e riattivare il traffico.
Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
26-02-2008
12:07
Pagina 252
Il genere del nome: dal maschile al femminile
6
I NOMI DI PERSONA E I NOMI DI ANIMALE HANNO DUE GENERI, UNO MASCHILE E UNO FEMMINILE.
POSSIAMO PASSARE DAL NOME MASCHILE (QUELLO INDICATO COME FORMA PRINCIPALE SUL DIZIONARIO)
AL NOME FEMMINILE IN VARI MODI.
Come facciamo a trasformare il genere, cioè a passare dal maschile al femminile?
LA FORMA
• Nomi che cambiano la desinenza (nomi mobili)
252
Maschile
Femminile
Maschile
Femminile
Maschile
Femminile
-o
bambino
impiegato
gatto
-a
bambina
impiegata
gatta
-tore
attore
pittore
scrittore
-trice
attrice
pittrice
scrittrice
-a
poeta
duca
-essa
poetessa
duchessa
-e
signore
infermiere
-a
signora
infermiera
-e
leone
principe
-essa
leonessa
principessa
-o
avvocato
-essa
avvocatessa
L’italiano per studiare
• Nomi con due forme completamente diverse (nomi indipendenti)
padre
madre
fratello
sorella
toro
mucca
uomo
donna
genero
nuora
montone
pecora
marito
moglie
frate
suora
celibe
nubile
• Nomi con la stessa forma, nei quali si distingue il genere con l’articolo (nomi di genere comune)
il cantante
la cantante
il pediatra
la pediatra
l’insegnante
l’insegnante
il nipote
la nipote
il dirigente
la dirigente
l’artista
l’artista
• Nomi con la stessa forma, che vale per entrambi i sessi (nomi di genere promiscuo)
(Con questi nomi, se è proprio necessario distinguere il sesso, si dice il leopardo maschio
e il leopardo femmina).
il leopardo
la marmotta
la balena
il topo
l’usignuolo
lo squalo
la volpe
l’oca
Attenzione:
Le cose non hanno sesso e quindi hanno un unico genere, o maschile o femminile.
Però ci sono parole simili e di genere diverso (il colpo / la colpa): in questo caso si ha un falso cambiamento di genere,
perché il significato cambia completamente.
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Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
26-02-2008
12:07
Pagina 253
Grammatica
6
01 • Questi nomi hanno un significato completamente diverso se si cambia il genere.
Con l’aiuto del dizionario, prova a scrivere una frase per ognuno dei due significati.
1. Il pasto
......................................
La pasta
.....................................
2. Il mostro
....................................
La mostra
3. Il pizzo
La pizza
4. Il palo
.......................................
9. Il colpo
......................................
.....................................
......................................
10. La banca
....................................
.....................................
......................................
5. Il busto
......................................
.....................................
.......................................
La casa
......................................
7. Il punto
.....................................
La punta
La vela
La colpa
La pala
6. Il caso
........................................
...................................
.......................................
La busta
8. Il velo
.....................................
Il banco
.....................................
11. Il capitale
...................................
La capitale
12. Il torto
..................................
.......................................
La torta
......................................
13. Il soffitto
....................................
La soffitta
14. Il suolo
La suola
...................................
......................................
.....................................
Maschile
Femminile
Maschile
Femminile
1. il ragazzo
la ragazza
15. il gallo
la gallina
2. il cavallo
...................
16. il re
...................
3. l’elefante
...................
17. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la cugina
4. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la lettrice
18. il cane
...................
5. il bidello
...................
19. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la maestra
6. lo zio
...................
20. il giornalista
...................
7. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la telefonista
21. il lattaio
...................
8. il fidanzato
...................
22. il sarto
...................
9. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la contadina
23. il suonatore
...................
10. lo sciatore
...................
24. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la pianista
11. il regista
...................
25. il panettiere
...................
12. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la professoressa
26. il preside
...................
13. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la biologa
27. lo studente
...................
14. il segretario
...................
28. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la nonna
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L’italiano per studiare
02 • Completa la tabella inserendo le forme mancanti. Se non le conosci, guarda
sul dizionario o chiedi aiuto a un compagno.
253
Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
Il numero del nome
26-02-2008
12:07
Pagina 254
7
TUTTI I NOMI IN ITALIANO HANNO UN NUMERO GRAMMATICALE, CIOÈ QUALCOSA CHE INDICA SE SONO
SINGOLARI O PLURALI. L’ELEMENTO CHE INDICA IL NUMERO È LA DESINENZA DELLA PAROLA.
Il numero di un nome è:
• singolare quando il nome indica una sola persona o una sola cosa
Ci sono però parecchi nomi che non cambiano,
cioè hanno il singolare e il plurale uguali: si chiamano nomi invariabili:
il fratello, il cane, la bambina, la matita
il re / i re
• plurale quando il nome indica più di una per-
la città / le città
sona o più di una cosa
il caffè / i caffè
i fratelli, i cani, le bambine, le matite
Come si passa dal singolare al plurale di un nome?
Dobbiamo guardare come finisce il nome, cioè dobbiamo considerare la sua desinenza.
I nomi con la desinenza
al singolare:
254
L’italiano per studiare
al plurale
hanno la desinenza:
Esempi
-a
-i se sono maschili
-e se sono femminili
problema/problemi
donna/donne
-o
-i
libro/libri
-e
-i
cane/cani
-i
-i
crisi/crisi analisi/analisi
-ca/-ga
-chi/-ghi se sono maschili
-che/-ghe se sono femminili
collega/colleghi duca/duchi
banca/banche cronaca/cronache
-co/-go
-chi/ghi se hanno l’accento
sulla penultima sillaba
gioco/giochi
elenco/elenchi
-ci/-gi se hanno l’accento
sulla terzultima sillaba
sindaco/sindaci
medico/medici
Casi particolari:
Eccezioni: amico/amici
incarico/incarichi obbligo/obblighi
profugo/profughi
-loghi se sono cose
dialogo/dialoghi
-logi se sono persone
psicologo/psicologi
-ce/-ge se prima c’è
una consonante
mancia/mance pioggia/piogge
-cie/-gie se prima c’è
una vocale
valigia/valigie camicia/camicie
-cìa/-gìa
- cìe/-gìe
farmacia/farmacie bugia/bugie
-io
-i
figlio/figli bacio/baci
-ìo
-ii
zio/zii pendio/pendii
-logo
-cia/-gia
Nomi irregolari
uomo/uomini bue/buoi paio/paia
dio/dei uovo/uova braccio/braccia
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Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
26-02-2008
12:07
Pagina 255
Grammatica
7
01 • Volgi al plurale i seguenti nomi singolari.
1. l’omicida
2. l’uomo
....................................
......................................
3. la borsetta
4. il pino
..................................
.......................................
13. lo zaino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
14. il semaforo
..................................
15. la goccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
16. il guadagno
.................................
5. la ciliegia
....................................
17. la lavatrice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6. la scodella
...................................
18. il giornale
7. la pioggia
...................................
19. la freccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
...................................
8. il giornalista
................................
20. il dizionario
9. l’automobile
................................
21. la pallina
10. il lampadario
...............................
22. il frigorifero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
11. la principessa
...............................
23. la ringhiera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
..................................
24. la scarpa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
12. il rubinetto
02 • Volgi al plurale i nomi singolari
e al singolare i nomi plurali.
....................................
03 • Indica (✓) il plurale corretto.
1. doccia
........................
2. l’infermiera
........................
b. doccie
2. geologo
3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i dottori
4. l’infermiere
........................
5. la medicina
........................
6. la farmacia
........................
7. il farmacista
........................
8.
.....................
i farmaci
9. l’iniezione
........................
10. lo sciroppo
........................
11.
.....................
le pastiglie
12. la radiografia
........................
13. l’analisi
........................
14. la goccia
........................
15. l’ambulatorio
........................
16.
.......................
17. il pediatra
18. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . i cardiologi
a. geologi
b. geologhi
3. buccia
a. bucce
b. buccie
4. portafoglio
a. portafogli
b. portafoglii
5. dizionario
a. dizionarii
b. dizionari
6. brontolio
a. brontoli
b. brontolii
7. traffico
a. traffici
b. traffichi
8. focaccia
a. focacce
b. focaccie
9. rasoio
gli ospedali
........................
a. docce
a. rasoi
b. rasoii
10. vocabolario
a. vocabolarii
b. vocabolari
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255
L’italiano per studiare
1. il medico
.................................
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26-02-2008
La struttura del nome
12:07
Pagina 256
8
I nomi sono composti da parti che possiamo dividere e spiegare:
• la radice, che è la parte della parola che esprime il suo significato;
• la desinenza, che è la parte della parola che indica le sue caratteristiche grammaticali (genere e
numero)
Ad esempio, nei nomi:
casa
ragazzo
mare
libri
CAS
RAGAZZ
MAR
LIBR
sono le radici, che ci fanno capire di che cosa parliamo, mentre
A
è la desinenza che ci indica che il nome CASA è singolare femminile
O
è la desinenza che ci indica che il nome RAGAZZO è singolare maschile
E
è la desinenza che ci indica che il nome MARE è singolare maschile
I
è la desinenza che ci indica che il nome LIBRI è plurale maschile
I nomi come questi (composti solo dalla radice e dalla desinenza) si chiamano nomi primitivi.
Partendo da questi nomi fondamentali si sono formati tutti gli altri nomi.
Ad esempio:
PORT
256
è un nome primitivo
A
radice + desinenza
L’italiano per studiare
PORT
IER
E
radice + suffisso + desinenza
S
PORT
ELL
O
prefisso + radice + suffisso + desinenza
sono nomi derivati, cioè nomi con prefissi e suffissi che
li fanno diventare nomi nuovi con un altro significato. Il
prefisso un elemento che si mette prima della radice: il
suffisso è un elemento che si mette dopo la radice.
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Schede n°01-08_240_257:Schede n°01-08_240_257
26-02-2008
12:07
Pagina 257
Grammatica
8
01 • Da quali nomi primitivi nascono i seguenti gruppi di nomi derivati?
1. maglieria, magnifico, maglierista
derivano da .maglia
.....................................
2. ventilatore, ventaglio, ventata
derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3. panettiere, panettone, panificio
derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4. cavalletto, cavaliere, cavalluccio
derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5. acquitrino, acquazzone, acquario
derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6. scalone, scalinata, scalino
derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7. marinaio, mareggiata, maremoto
derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8. casolare, casato, casalinga
derivano da . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
02 • Unisci con una freccia ogni nome primitivo della prima colonna con il suo derivato
nella seconda colonna.
a. testata
b. occhiali
c. barbiere
d. ditale
e. braccialetto
f. pedone
g. collana
h. dentista
i. orecchino
j. maniglia
257
L’italiano per studiare
1. dente
2. braccio
3. piede
4. occhio
5. collo
6. dito
7. barba
8. testa
9. mano
10. orecchio
03 • Completa la tabella, con l’aiuto del dizionario.
Nome primitivo
1. città
Nomi derivati
cittadino
cittadinanza
concittadino
2. fiore
3. lavoro
4. erba
5. carta
6. occhio
7. latte
8. pane
9. libro
10. dente
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Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263
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Gli aggettivi qualificativi 9
GLI AGGETTIVI SONO PAROLE CHE SERVONO A DESCRIVERE MEGLIO IL NOME, SPIEGANDO LE SUE QUALITÀ
E CARATTERISTICHE. BUONO, CATTIVO, STUPIDO, INTELLIGENTE, GIOVANE, VECCHIO SONO AGGETTIVI.
Gli aggettivi qualificativi non solo descrivono, ma specificano meglio il nome, che da
generico diventa più preciso.
Devo stirare le camicie.
(le camicie in generale)
Devo stirare le camicie nuove.
(solo quelle nuove e non quelle vecchie)
Gli aggettivi (come gli articoli e come i nomi)
possono essere singolari o plurali, maschili o
femminili e devono sempre concordare con il
nome al quale si riferiscono. Questo vuol dire
che , se mettiamo insieme un articolo, un nome
e un aggettivo, essi devono essere uguali, cioè
tutti e tre maschili, oppure tutti e tre femminili, e tutti e tre singolari o plurali.
Articolo
Nome
Aggettivo
Articolo
Nome
Aggettivo
il
ragazzo
simpatico
i
ragazzi
simpatici
maschile
maschile
maschile
maschile
maschile
maschile
singolare
singolare
singolare
plurale
plurale
plurale
Articolo
Nome
Aggettivo
Articolo
Nome
Aggettivo
la
ragazza
simpatica
le
ragazze
simpatiche
femminile
femminile
femminile
femminile
femminile
femminile
singolare
singolare
singolare
plurale
plurale
plurale
258
L’italiano per studiare
LA FORMA
In italiano ci sono due gruppi di aggettivi, che formano il femminile e il plurale in modo diverso.
Aggettivi che al maschile
singolare hanno la desinenza:
Femminile
singolare
Maschile
plurale
Femminile
plurale
-o
-a
-i
-e
nuovo
nuova
nuovi
nuove
-e
-e
-i
-i
intelligente
intelligente
intelligenti
intelligenti
Attenzione:
L’USO
L’aggettivo egoista ha un solo singolare (egoista), ma due
plurali (egoisti al maschile e egoiste al femminile):
Quell’uomo è un vero egoista.
Alice è un’egoista.
ma:
Quegli uomini sono egoisti.
Alice e Clara sono egoiste.
Quando un aggettivo non si riferisce a un
nome solo, ma a due o più nomi si mette al:
• plurale maschile se i nomi sono maschili
Un libro e un quaderno nuovi
• plurale femminile se i nomi sono femminili
Una penna e una matita nuove
• plurale maschile se i nomi sono uno maschile
e uno femminile
Una penna e un libro nuovi
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Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263
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Pagina 259
Grammatica
9
01 • Completa la tabella.
singolare
plurale
singolare
plurale
1. giornata faticosa
.giornate
. . . . . . . . . . . .faticose
...................
5. stella luminosa
................................
2. bella canzone
................................
6. stanza buia
................................
3. alloggio piccolo
................................
7. donna noiosa
................................
4. occhio azzurro
................................
8. esercizio difficile
................................
02 • Completa la tabella.
1. il nuovo compagno
la nuova compagna
i nuovi compagni
le nuove compagne
2. il ragazzo antipatico
.............................
.............................
............................
3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
l’insegnante severa
.............................
............................
4. l’operaio puntuale
............................
............................
............................
5. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
............................
i bambini allegri
............................
6. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
l’allieva intelligente
............................
............................
1. Sul balcone ho molti vasi . . . . . . . . . . . . . . . . . (pieno) di fiori . . . . . . . . . . . . . . . . . (rosso).
2. Sono passati due camion molto . . . . . . . . . . . . . . . . . (veloce) e . . . . . . . . . . . . . . . . . (rumoroso).
3. Maddalena ha avuto delle occasioni . . . . . . . . . . . . . . . (favorevole) di lavoro, ma non le ha accettate.
4. Questi biscotti sono troppo . . . . . . . . . . . . . . . . . (dolce).
5. Francesca fa sempre delle telefonate così . . . . . . . . . . . . . . . . . (lunga) che suo padre si arrabbia.
04 • Riscrivi le seguenti frasi, trasformando al femminile tutti gli elementi possibili
(articoli, nomi, aggettivi).
1. Mio cugino è un ragazzo intelligente, ma troppo vanitoso.
..........................................................................................................
2. Il gatto di Bruno è piccolo, nero e molto affettuoso.
..........................................................................................................
3. Piero e Giovanni sono i compagni più simpatici e divertenti della classe.
..........................................................................................................
4. Il fratello di Paolo fa il cassiere in banca.
..........................................................................................................
5. Il dottor Pezzano è un pediatra molto competente e preparato.
..........................................................................................................
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L’italiano per studiare
03 • Completa le frasi inserendo l’aggettivo tra parentesi concordato al nome a cui
si riferisce.
Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263
I gradi dell’aggettivo
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12:09
Pagina 260
10
GLI AGGETTIVI QUALIFICATIVI POSSONO ESPRIMERE IN MODO GENERALE COME SONO UNA PERSONA O
UN COSA, MA ANCHE PRECISARE QUANTO LA PERSONA O LA COSA SONO IN QUEL MODO, CIOÈ IN QUALE
MISURA E GRADO POSSIEDONO UNA CERTA QUALITÀ.
Riguardo a una stessa casa possiamo dire:
➜
Questa casa è più grande della casa di Rosi. ➜
Questa casa è meno grande della mia.
➜
Questa casa è grande come quella di papà.
➜
Questa casa è grandissima.
➜
Questa casa è la più grande del paese.
➜
aggettivo di grado positivo
IL COMPARATIVO
IL SUPERLATIVO
Il grado comparativo si usa quando si fa il confronto, il paragone tra due elementi, che si chiamano primo e secondo termine di paragone.
Il superlativo può essere di due tipi:
Questa casa è grande.
Il comparativo può essere di tre tipi:
260
• comparativo di maggioranza
L’italiano per studiare
quando il primo termine di paragone (questa
casa) possiede la qualità (grande) in misura
maggiore rispetto al secondo termine (la casa
di Rosi)
aggettivo di grado comparativo
aggettivo di grado comparativo
aggettivo di grado comparativo
aggettivo di grado superlativo
aggettivo di grado superlativo
• superlativo relativo
quando una persona o una cosa possiede una
qualità al massimo o al minimo grado in rapporto a un gruppo di persone o di cose
Questa pizza è la più buona di tutte.
Oggi è il giorno più corto dell’anno.
Salvatore è il meno simpatico tra gli amici
di mio figlio.
Questa casa è più grande della casa di Rosi.
quando il primo termine di paragone (questa
casa) possiede la qualità (grande) in misura
minore rispetto al secondo termine (la mia)
• superlativo assoluto
quando una persona o una cosa possiede una
qualità al massimo grado e non facciamo il
confronto con altri
Questa casa è meno grande della mia.
Oggi è una giornata freddissima.
• comparativo di minoranza
• comparativo di uguaglianza
Ugo era simpaticissimo.
quando il primo termine di paragone (questa
casa) possiede la qualità (grande) in misura uguale rispetto al secondo termine (quella di papà)
Questa casa è grande come quella di papà.
Il superlativo assoluto si forma in vari modi:
Quando facciamo dei paragoni il primo e il secondo termine sono collegati tra di loro da:
• di: se paragoniamo due nomi o due pronomi
Emilia è più elegante di Adriana.
• sostituendo alla desinenza dell’aggettivo di
grado positivo la desinenza -issimo del grado superlativo: caro/carissimo; gentile/gentilissimo
Io sono più paziente di te.
• che: se paragoniamo due verbi o due aggettivi
Nuotare è più divertente che prendere il sole.
Davide è più simpatico che bello.
• mettendo davanti all’aggettivo di grado posi-
tivo: molto, estremamente, immensamente,
incredibilmente… : caro/molto caro; gentile/
incredibilmente gentile
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Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263
26-02-2008
12:09
Pagina 261
Grammatica
10
01 • Scrivi il comparativo di maggioranza e il superlativo assoluto degli aggettivi
seguenti.
Grado
positivo
Grado
comparativo
Grado
superlativo
Grado
positivo
Grado
comparativo
Grado
superlativo
1. amaro
più amaro
amarissimo
5. digeribile
................ . . . ... ................ . . . ..
................ . . . ... ................ . . . ...
6. pesanti
................ . . . ... ................ . . . ..
................ . . . ... ................ . . . ...
7. faticosa
................ . . . ... ................ . . . ..
................ . . . ... ....................
................ . . . ... ....................
il ghiaccio
l’Africa
l’oro
l’uva
.
2. luminosa
.
3. antichi
.
4. strane
lucido
. .8.
..
02 • Scrivi il superlativo relativo dei
seguenti aggettivi.
1. piccolo
......................................
2. divertente
...................................
4. chiari
........................................
5. golose
.......................................
6. povera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7. giovane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
8. gustoso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
9. spiritosi
.....................................
10. utili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
l’Oceania
l’argento
la luna
il Cervino
04 • Con le coppie di parole che seguono
inventa delle frasi facendo
dei paragoni.
1. leopardo / gatto
Il leopardo è più pericoloso del gatto.
..................................................
Il gatto è meno grosso del leopardo.
..................................................
2. Roma / Bologna
..................................................
..................................................
3. mio cugino / tuo fratello
..................................................
..................................................
03 • Unisci con una freccia ogni nome
della prima colonna ad un aggettivo
della seconda colonna e poi a un nome
della terza colonna, formando delle
frasi comparative (di maggioranza,
di minoranza, di uguaglianza),
che scriverai sul tuo quaderno.
alto
luminoso
popolosa
prezioso
..................................................
..................................................
5. estate / primavera
..................................................
..................................................
Il sole è più luminoso della luna.
..................................................
il gatto
l’Everest
il sole
l’erba
4. Stefano / Piergiorgio
la tartaruga
la banana
le foglie
l’acqua
6. mare / lago
..................................................
..................................................
7. ciliegia / mela
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261
L’italiano per studiare
3. nera . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
veloce
verde
dolce
freddo
Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263
I pronomi
26-02-2008
12:09
Pagina 262
11
IL PRONOME È UNA PAROLA CHE SI USA AL POSTO DI UN NOME PER NON RIPETERLO E RENDERE
LA FRASE PIÙ SEMPLICE E SCORREVOLE.
Una frase come:
Laura ha restituito a Piero i soldi; i soldi Piero
aveva imprestato a Laura.
è complicata e poco chiara. Sostituendo i nomi
in neretto con pronomi, diventa:
Laura ha restituito a Piero i soldi che lui
le aveva imprestato.
I pronomi possono sostituire non solo un nome,
come nei casi visti finora, ma anche altre parole o addirittura delle frasi intere:
• un aggettivo
La medicina mi sembrava cattiva,
ma in realtà non lo è.
• un altro pronome
I PRONOMI PERSONALI
SOGGETTO
I pronomi personali possono essere usati per
indicare chi fa un’azione: in questo si chiamano
pronomi personali soggetto.
1a persona singolare
io
2a persona singolare
tu
3a persona singolare
{
maschile egli, lui, esso
femminile ella, lei, essa
1a persona plurale
a
2 persona plurale
262
•
voi
L’italiano per studiare
{
maschile essi, loro
Mangia questo, che è più buono.
un verbo
noi
3a persona plurale
femminile esse, loro
Alberto ieri doveva studiare,
ma non l’ha fatto.
• una frase
I bambini hanno sporcato dappertutto,
e questo non va bene.
Ci sono molti tipi di pronomi: personali, possessivi, dimostrativi, indefiniti, relativi, interrogativi.
Attenzione:
Nella 3a persona le forme egli/ella e essi/esse usate soprattutto in passato per indicare persone e esso/essa per indicare cose sono oggi sostituite – nella lingua parlata – da lui,
lei, loro.
I PRONOMI PERSONALI
I pronomi personali indicano le persone del discorso:
• io, me, mi, noi, ci
si riferiscono a chi parla o scrive;
• tu, te, ti, voi, vi
si riferiscono a chi ascolta o legge;
• egli, lui, esso, lo, gli, si, ella, lei, essa, la, le,
essi, esse, loro, li
si riferiscono alla persona o alla cosa di cui
si parla o si scrive.
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Schede n°09-11_258_263:Schede n°09-11_258_263
26-02-2008
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Pagina 263
Grammatica
01 • Inserisci il pronome personale
soggetto adatto davanti a ogni
forma verbale.
11
03 • Completa le seguenti frasi con
il pronome personale soggetto adatto.
1. . . . . . . . . gli ha promesso un lavoro.
1. . . . . . andavo
13.
. . . . . avevano
2. . . . . . ha studiato
14.
. . . . . siete
3. . . . . . ridono
15.
. . . . . siete ritornati
4. . . . . . è stato
16.
. . . . . scrive
5. . . . . . scrivete
17.
. . . . . hai fatto
6. . . . . . siamo partiti
18.
. . . . . facevo
7. . . . . . andiamo
19.
. . . . . dorme
8. . . . . . bevo
20.
. . . . . fanno
9. . . . . . abbiamo dormito 21.
. . . . . studia
10. . . . . . mangi
22.
. . . . . andava
11. . . . . . balla
23.
. . . . . sono andato
12. . . . . . ho scritto
24.
. . . . . beve
2. Avevo perso i documenti, ma . . . . . . . . li ha
trovati nell’atrio.
3. . . . . . . . . non so proprio più che cosa fare
per convincerlo a rimanere.
4. . . . . . . . . abbiamo deciso di iscriverci al
corso di musica, e
........?
5. I carabinieri hanno cercato di inseguire il
ladro, ma . . . . . . . . è riuscito a scappare.
6. . . . . . . . . è intelligente e simpatica, mentre
........è
veramente uno stupido.
7. . . . . . . . . siamo nati a Casablanca,
........
invece è tunisino.
1. L’oculista . . . . . . . . mi ha visitato l’altro ieri.
2. Giulia . . . . . . . . ci ha invitati a pranzo per
domenica.
3. Franco e sua moglie . . . . . . . . hanno più di
ottant’anni.
4. In questo periodo il muratore . . . . . . . .
non lavora.
5. Rocky è il cane del benzinaio: Rocky
. . . . . . . . sta
tutto il giorno al distributore.
6. Il presidente . . . . . . . . ha fatto
un’importante dichiarazione.
7. Luisa . . . . . . . . è mia amica da vent’anni.
8. I sindacati . . . . . . . . hanno deciso
di continuare lo sciopero.
9. Marco . . . . . . . . fa il cameriere in
un albergo al mare.
10. I miei genitori . . . . . . . . sono in pensione.
8. Sono stufo di mettere in ordine sempre io;
oggi fatelo
........
.
04 • In italiano non è obbligatorio (come
in francese, in inglese e in altre lingue)
indicare sempre il pronome soggetto;
molto spesso – quando è chiaro di chi
si parla – non si dice, cioè si lascia
sottinteso. Nelle seguenti frasi
cancella i pronomi personali soggetto
che non sono necessari.
1. Io sono italiano, e tu?
2. Io avevo un gatto che si chiamava Ulisse
e lui era rosso e bianco.
3. Oggi io devo lavare i piatti.
4. Oggi devo lavare i piatti io.
5. Io ho portato il caffè a Stefano e lui mi
ha ringraziata moltissimo.
6. Noi abbiamo affittato una casa nuova
e noi domani traslocheremo.
7. Se tu studi qualche ora oggi, tu domani
sarai libero di andare alla partita.
8. Non è lui che ha vinto la gara, ma quel
ragazzo biondo che è seduto là.
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263
L’italiano per studiare
02 • Sostituisci ai nomi comuni o propri
in neretto il pronome personale
soggetto corrispondente.
Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273
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I pronomi personali complemento diretto
12
QUANDO I PRONOMI PERSONALI SI USANO COME COMPLEMENTO DIRETTO HANNO LA FUNZIONE
DI COMPLEMENTO OGGETTO DELLA FRASE.
LA FORMA
1a persona singolare
a
1a persona plurale
mi
2 persona singolare
ti
3a persona singolare
{
maschile
femminile
a
ci
2 persona plurale
vi
3a persona plurale
{
lo
la
maschile
li
femminile
le
Noi guardiamo la televisione. =
Noi la guardiamo.
Giovanna ama molto i figli =
Giovanna li ama molto.
Loro comprano il pane arabo. =
Loro lo comprano.
Giorgio accompagna le sue sorelle a scuola. =
Giorgio le accompagna a scuola.
I pronomi di 3a persona singolare lo/la diventano l’ quando sono seguiti dal verbo avere:
264
Lo ho fatto = L’ho fatto
La hanno sentita = L’hanno sentita
Lo abbiamo detto = L’abbiamo detto
La avevo portata = L’avevo portata
L’italiano per studiare
Attenzione:
Qualche volta è possibile anche usare le forme. me, te, lui/lei, noi, voi, loro se si vuole dare molto risalto al pronome.
Noi vediamo lei.
invece di ‘Noi la vediamo.’ = Vediamo proprio lei, vediamo lei e non altri.
Io amo te.
invece di ‘Io ti amo.’ = Amo solo te, amo te e non altri.
L’USO
I pronomi diretti si mettono:
• prima del verbo (e staccati dal verbo) se il
verbo è all’indicativo, al congiuntivo o al
condizionale
Mangio il panino. = Lo mangio.
Se mangiassi il panino? = Se lo mangiassi?
Mangerei il panino. = Lo mangerei.
• dopo il verbo (e uniti al verbo) se il verbo è
all’infinito, all’imperativo o al gerundio
Posso mangiare il panino. =
Posso mangiarlo.
Mangia il panino! = Mangialo!
Mangiando il panino non avrai più fame. =
Mangiandolo non avrai più fame.
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Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273
26-02-2008
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Pagina 265
Grammatica
12
01 • Completa le seguenti frasi con il pronome personale complemento corretto.
Facciamo una festa a scuola…
1. Chi porta la coca-cola e l’aranciata?
. . . . . . . porta
Youssef.
5. Chi porta la torta? . . . . . . . porta Daniela.
2. Chi porta i bicchieri? . . . . . . . porta Vittoria.
3. Chi porta i tovaglioli di carta?
. . . . . . . porta
4. Chi porta le patatine?. . . . . . . porta Florina.
Cristina.
6. Chi porta le pizzette e le frittelle? . . . . . . .
porta Rafael.
7. Chi porta il gelato? . . . . . . . porta Karen.
02 • Completa le seguenti frasi con un pronome personale complemento di 3a persona,
facendo attenzione alla differenza tra uso al presente e uso al passato.
Passato prossimo
1. Mangi il pesce?
No, non . . . . . . mangio mai.
Sì, . . . . . . ho mangiato domenica.
2. Mangi la pasta?
Sì, . . . . . . mangio quasi tutti i giorni.
Oggi no, ma . . . . . . ho mangiata ieri.
3. Mangi il tiramisù?
Non . . . . . . mangio perché è troppo
grasso.
Sì, . . . . . . ho mangiato qualche volta
al ristorante.
4. Mangi le banane?
Sì, . . . . . . mangio, ma in Italia non
sono buone.
Sì, . . . . . . ho mangiate oggi
a merenda.
5. Mangi i cioccolatini?
Sì, . . . . . . mangio tutte le volte che
posso.
Sì, Anna ne ha portati a scuola e
. . . . . . ho mangiati tutti io.
03 • Completa le seguenti frasi con il pronome personale complemento corretto.
2. Se hai bisogno di un quaderno, compra . . . . !
1. Matteo e Simone dipingono con le tempere.
4. Se volete dei pennarelli nuovi, comprate . . . . !
Io invece non . . . . . . . ho mai usate.
5. Se hai dimenticato il biglietto, compra . . . . !
3. Se manca il latte, compriamo . . . . !
2. Non so fare le equazioni.
Non . . . . . . . abbiamo ancora studiate.
3. Non ho portato il vocabolario,
. . . . . . . dimentico
sempre.
05 • Completa le seguenti frasi con il pronome personale complemento adatto.
1. Sono ammalata da due giorni e mia
4. Ruth ha sbagliato il problema.
mamma vuole portar . . . . dal medico.
Non . . . . . . . ha proprio capito.
2. Il gatto è in casa, ma io non riesco
5. Joseph ha le scarpe da ginnastica nuove.
a trovar . . . . .
. . . . . . . ha
3. Perché i vostri genitori vogliono portar . . . .
comprate ieri.
in montagna, se non vi piace?
04 • Completa le seguenti frasi con il pronome personale complemento corretto.
4. Non ho capito questa spiegazione anche
1. Se ti piace quella maglietta, compra . . . . !
5. Le rose erano appassite e . . . . ho buttate via.
se la professoressa . . . . ha ripetuta due volte.
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265
L’italiano per studiare
Presente
Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273
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I pronomi personali complemento indiretto
13
ECCO LA FORMA DEI PRONOMI PERSONALI QUANDO DI USANO COME COMPLEMENTO INDIRETTO.
LA FORMA
Forma debole
Forma forte
1 persona singolare
mi (= a me)
me (a me, di me, con me, per me…)
2a persona singolare
ti (= a te)
te (a te, di te, con te, per te…)
3a persona singolare
masch. gli (= a lui)
lui/sé (a lui, a sé, di lui, di sé…)
femm. le (= a lei)
lei/sé (a lei, a sé, di lei, di sé…)
a
ne (= di/da lui; di/da lei)
a
1 persona plurale
ci (= a noi)
noi (a noi, di noi, con noi, per noi…)
2a persona plurale
vi (= a voi)
voi (a voi, di voi, con voi, per voi…)
gli (= a loro)
loro (a loro, di loro, con loro, per loro…)
a
3 persona plurale
ne (= di/da loro)
Vedi Scheda 14, Ci e Ne.
266
L’italiano per studiare
L’USO
La forma debole si usa solo per indicare il
complemento di termine (a chi?).
La forma forte si usa per tutti i complementi
introdotti da una preposizione:
Telefonerò a voi domani =
Vi telefonerò domani.
Vengo con te.
Abbiamo parlato molto di voi.
Porta le fotocopie a noi =
Portaci le fotocopie.
Come abbiamo già visto per i pronomi personali diretti, anche i pronomi personali con valore di
complemento di termine si possono mettere:
Questo regalo è per lei.
Attenzione:
Alla 3a persona si usa sé (invece di lui/lei) quando il pronome si riferisce al soggetto della frase:
• prima del verbo (e staccati dal verbo) se il
verbo è all’indicativo, al congiuntivo o al
condizionale
Michele pensa solo a sé.
Sé è Michele stesso, quindi la frase vuol dire che Michele
pensa solo a sé stesso, e non agli altri, perché è un egoista.
gli dico
se gli dicessi
gli direi
• dopo il verbo (e uniti al verbo) se il verbo è
Invece:
Michele pensa solo a lui.
Lui non è Michele ma un’altra persona, per esempio suo
figlio, suo fratello, un suo amico…
all’infinito, all’imperativo o al gerundio
dirgli
digli
dicendogli
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Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273
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Grammatica
01 • Completa le frasi cerchiando
il pronome giusto tra le alternative
proposte.
1. Il dottore non c’è. Quando torna, gli / le
dirò che hai telefonato.
2. Vorrei una maglietta. Me / Mi piacerebbe
viola.
3. È arrivato lo zio. Le / Gli / Li hai già parlato?
4. Sono andato dalla professoressa e le / gli /
ci ho raccontato tutto.
5. Luca è offeso con te. Devi chiedergli /
chiederle / chiederci scusa.
6. Se volete vi / ve impresto le mie cassette.
7. Giulia è insopportabile. Parla di lei / sé
continuamente.
8. Tutti vogliono venire con te / ti / tu perché
sei molto simpatico.
02 • Completa le frasi con il pronome
personale complemento corretto.
ho portato i soldi che mancavano.
2. José è tornato dal farmacista e . . . . . . . .
ha detto che le medicine non andavano bene.
3. Se venite a casa mia, . . . . . . . . faccio provare
il mio computer nuovo.
4. . . . . . . . . restituisci i soldi che ti ho
3. Se avete deciso di chiedere scusa a Fatima,
parlate . . . . ora.
4. Se continuate a dir . . . . un mucchio di
bugie, come posso fidarmi di voi?
5. Posso telefonar . . . . verso le sette o dormite
ancora?
6. Dicendo . . . . queste cose, lo hai fatto
arrabbiare.
04 • Riscrivi le seguenti frasi sostituendo
alle parole sottolineate i pronomi
personali complemento adatti.
1. Giovanna ha quattro figli e parla sempre
dei quattro figli.
.............................................
2. Ho telefonato a Rosa e ho detto a Rosa
che passerò domani a trovarla.
267
.............................................
L’italiano per studiare
1. Sono andato dal tabaccaio e . . . . . . . .
3. Mettiti d’accordo con Mario per andare
al cinema con Mario.
.............................................
4. Alina ha salutato Olga, ma lei non
ha risposto a Alina.
.............................................
imprestato?
5. . . . . . . . . telefono domani per sapere se puoi
venire al cinema.
6. Siamo molto contenti perché
13
5. L’avvocato ha convocato il cliente
per spiegare al cliente a che punto è la causa.
.............................................
la professoressa Tallone . . . . . . . . accompagna
6. Matteo è venuto da me per dire a me che
in gita al castello di Fénis.
c’era una telefonata urgente.
.............................................
03 • Completa le frasi con il pronome
personale complemento corretto.
7. Angelo è andato a trovare Paola perché
1. Se vuoi parlare con Federico, telefona . . . .
.............................................
subito, perché poi va via.
8. Quando vai dal medico, spiega al medico
2. La mamma compie gli anni. Regaliamo . . .
i tuoi sintomi.
un profumo.
.............................................
voleva parlare a Paola.
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Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273
Ci e Ne
26-02-2008
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14
CI E NE SONO DUE PAROLE PARTICOLARI, CHE HANNO VARI USI E VARI SIGNIFICATI.
CI
Che cos’è?
• pronome personale diretto
Che cosa significa?
Come si usa?
noi (oggetto)
Roby ci ha visti sull’autobus.
Vedi Scheda 12, I pronomi personali complemento diretto.
• pronome personale indiretto
Ci impresti il tuo dizionario?
a noi
Vedi Scheda 13, I pronomi personali complemento indiretto.
• particella avverbiale di luogo
in questo posto, qui,
in quel posto, lì, là
con il verbo essere:
(ci è) = c’è
ci sono
• particella pronominale
Nello zaino c’è il portapenne.
Nel portapenne ci sono le matite.
con altri verbi
Come vai a scuola? – Ci (= là) vado a piedi.
Vieni al cinema con noi? – Non ci (= là)
posso venire perché ho da fare.
a questo, con questo,
di questo, su questo
Sono veramente interessato a questo
lavoro, ci tengo molto.
Sei abituato a stare così tanto al sole?
Sì, ci sono abituato.
Sei riuscito a trovare i biglietti per la
partita? Sì, finalmente ci sono riuscito.
268
L’italiano per studiare
NE
• pronome personale indiretto
Beppe è molto affezionato ai figli.
Ne (= di loro) parla sempre.
Rafael viene dall’Ecuador e ne
(= dell’Ecuador) ha molta nostalgia.
Ho fatto questo lavoro ma non ne
(= da questo) ho guadagnato niente.
di lui, di lei, di loro
da lui, da lei, da loro
Vedi Scheda 13, I pronomi personali complemento indiretto.
• pronome partitivo
di questo, di questa,
di questi, di queste
per indicare una parte
di qualcosa
Vuoi del gelato? Sì, ne (= di gelato)
vorrei un po’.
Guarda che belle rose! Ne raccolgo
qualcuna.
Mangi tutta la pasta? No, ne
(= di pasta) prendo solo un piatto.
Attenzione:
Vuoi le arance? – Sì, le voglio.
(vuol dire che voglio tutte le arance che ci sono qui)
Vuoi le arance? – Sì, ne vorrei tre.
Vuoi le arance? – Sì, ne vorrei un chilo.
(vuol dire che voglio solo una parte delle arance che ci sono qui)
Lo, la, li, le significano tutto. Ne invece significa un po’, ed è necessario specificare la quantità (tre, un chilo…).
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Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273
26-02-2008
12:10
Pagina 269
Grammatica
01 • Riscrivi le frasi sostituendo ci alle
espressioni in neretto. Attenzione
alla posizione di ci nella frase.
14
03 • Completa le seguenti frasi usando
ci o ne.
1. Quando . . . . . . porti le fotografie
1. Porta a noi una birra.
delle vacanze?
Portaci
. . . . . . . una
. . . .birra.
..................................
2. Domani vai a Milano in macchina?
2. Luisa ha telefonato a noi?
No,
.............................................
3. I miei fratelli sono in America e . . . . . .
3. Ho la febbre, vado a letto e resto a letto
sento molto la mancanza.
fino a domani.
4. Avete visto il fidanzato di Valeria?
.............................................
Che cosa
4. Mario ha regalato a noi una scatola
5. Mi mancavano molti colori e allora . . . . . .
di cioccolatini.
ho comprato una scatola.
.............................................
6. Non ho voglia di andare a quel pranzo.
5. La dottoressa oggi è in studio e sarà
E tu . . . . . . vuoi andare?
in studio anche venerdì.
7. Ti piace questo agnello arrosto? . . . . . . vuoi
.............................................
ancora?
. . . . . . vado
in treno.
. . . . . . dite?
269
andare alla festa.
.............................................
7. Restituisci a noi gli sci.
.............................................
02 • Riscrivi le frasi sostituendo ne alle
espressioni in neretto. Attenzione
alla posizione di ne nella frase.
1. Non mi importa niente di lui.
04 • Completa le frasi usando ne
e un’espressione di quantità a scelta
tra quelle elencate.
una fetta • un chilo • una forma grossa
• un cucchiaino • un pizzico
• una dozzina • dieci litri
1. Vuoi lo zucchero nel caffè? – Sì, . . . . . . metto
............................................ .
2. Che belle pere! . . . . . . vorrei . . . . . . . . . . . . . . .
.............................
Non
. . . . .me
. . .ne
. . importa
. . . . . . . .niente.
...........................
2. Non gli importa niente di studiare.
.
3. Quante uova ti servono? Compra . . . . . . . . . .
........................................
.
.............................................
4. Che buona questa torta! Posso aver . . . . . .
3. Tanta gente parla male di Manuela.
ancora
.............................................
5. Sono quasi senza benzina. Me . . . . . . metta
4. Ho troppe banane. Vuoi un po’ di banane?
............................................
.............................................
6. Manca il pane. Compra . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5. A Fausto piace molto il calcio.
...............................
Parla sempre di calcio.
7. Aggiungi un po’ di sale agli spinaci. . . . . . .
.............................................
basta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
..........................
?
.
.
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L’italiano per studiare
6. Tutti vanno alla festa, ma io non posso
Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273
26-02-2008
I pronomi combinati
12:10
Pagina 270
15
QUANDO I PRONOMI PERSONALI INDIRETTI MI, TI, GLI, CI, VI SONO USATI INSIEME CON I PRONOMI
PERSONALI DIRETTI LO, LA, LI, LE E CON IL PRONOME NE SI TRASFORMANO IN FORME COMBINATE.
LA FORMA
mi
ci
{ {
{ {
me lo
me la
me li
me le
me ne
ce lo
ce la
ce li
ce le
ce ne
ti
te lo
te la
te li
te le
te ne
vi
ve lo
ve la
ve li
ve le
ve ne
Per la 3a persona singolare maschile (gli) e
femminile (le) e per la 3a persona plurale (gli)
le forme combinate sono scritte unite, in un’unica parola.
gli
Dai a me il bicchiere? = Me lo dai?
= mi
= lo
270
{
glielo
gliela
glieli
gliele
gliene
Porto un regalo a Emilio. = Glielo porto.
= lo
= gli
Attenzione:
L’italiano per studiare
Nei pronomi combinati, le forme deboli mi, ti, ci, vi diventano me, te, ce, ve.
Domani ti porto un nuovo CD.
Domani te lo porto.
L’USO
Anche questi pronomi combinati (come abbiamo già visto per i pronomi delle schede 12 e 13)
possono stare:
•
prima del verbo (e staccati dal verbo) se il
verbo è all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale
• dopo il verbo (e uniti al verbo) se il verbo è
all’infinito, all’imperativo o al gerundio
non posso dirtelo
diglielo
dicendotelo
te lo dico
se te lo dicessi
te lo direi
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Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273
26-02-2008
12:10
Pagina 271
Grammatica
01 • Completa le risposte usando
un pronome combinato.
15
03 • Riscrivi la seconda parte
delle seguenti frasi, in corsivo, usando
il pronome combinato adatto.
1. Chi porta le fotocopie al preside?
–
. . . . . . . . porto
io mentre vado in segreteria.
2. Chi restituisce i soldi agli zii?
–
. . . . . . . . . . . . . . . restituiremo
.............................................
noi domenica.
3. Chi scrive un biglietto di auguri a Marta?
–
. . . . . . . . . . . . . . . . scrivo
io volentieri.
4. Chi prepara la merenda ai bambini?
–
. . . . . . . . . . . . . . . . prepara
. . . . . . . . . . . . . impresterò
domani.
6. Ho sete, berrei una bibita. – Andiamo
al bar,
. . . . . . . . . . . . . offro
io.
7. Quando mi regali un videogioco nuovo?
–
2. Non ti servono quei giornali? Portali a noi.
............................................
3. Ho fatto il gelato alla nocciola. Lo farò
assaggiare a te.
mia mamma.
5. Mi impresti il libro di geografia? – Oggi
mi serve;
1. Hai troppe prugne? Portale a noi.
. . . . . . . . . . . . . regalerò per il tuo compleanno.
.............................................
4. Il direttore ha l’abitudine di cambiare
gli orari senza dirlo a noi.
.............................................
5. Hai detto al macellaio che la carne
non era buona? – No, mi sono dimenticato
271
02 • Riscrivi le seguenti frasi usando
un pronome combinato al posto
delle parole in neretto.
.............................................
1. Vuoi conoscere Paola? Presenterò Paola
04 • Rispondi alle domande usando
un pronome combinato.
a te stasera.
.............................................
2. Ho finito il problema. Posso far vedere
1. Hai fatto vedere le foto allo zio Lino?
il problema alla professoressa?
Sì, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.............................................
2. Quando ti hanno fatto la multa?
3. Mio fratello aveva dei francobolli e ha dato
.......................................
a me cinque francobolli.
.............................................
4. Se non ti piace come si comporta,
dì questo a lui.
.............................................
oggi.
3. Gli hai preparato tu la cena?
Sì, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4. Gli hai spiegato che qui non c’è lavoro?
Sì, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.......
.
5. Vittoria mi ha imprestato 5 euro. Devo
5. Hai detto a Susanna che non voglio
ricordarmi di restituire 5 euro a lei.
il dolce?
.............................................
Sì, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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L’italiano per studiare
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Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273
I pronomi relativi
26-02-2008
12:10
Pagina 272
16
I PRONOMI RELATIVI SOSTITUISCONO UN NOME, COME TUTTI I PRONOMI, E IN PIÙ METTONO
IN RELAZIONE DUE FRASI, UNENDOLE IN UNA FRASE SOLA.
Non conosco quel ragazzo. Quel ragazzo lavora nel bar.
che
Non conosco quel ragazzo che lavora nel bar.
La professoressa insegna matematica. La professoressa si chiama Nebiolo.
che
La professoressa che insegna matematica si chiama Nebiolo.
Il pronome relativo più importante è che: è invariabile, cioè non cambia mai: va bene per il
maschile e per il femminile, sia al singolare sia al plurale.
Femminile singolare
Maschile singolare
Il ragazzo che lavora nel bar è rumeno.
Maschile plurale
La ragazza che lavora nel bar è rumena.
Femminile plurale
I ragazzi che lavorano nel bar sono rumeni.
Le ragazze che lavorano nel bar sono rumene.
Negli esempi precedenti che è usato come soggetto.
Che può anche essere usato come oggetto.
Quando il pronome relativo è preceduto da una
preposizione (vedi Scheda 37), possiamo usare:
272
L’italiano per studiare
Le scarpe che ho buttato via erano
completamente consumate.
(il soggetto della frase è ‘io’)
Il latte che hai comprato è scaduto.
(il soggetto della frase è ‘tu’)
In tutti i casi che può essere sostituito da
quale; però, mentre che è invariabile, quale ha
quattro forme (maschile, femminile, singolare,
plurale).
il quale
la quale
i quali
le quali
• cui (invariabile)
• quale (quattro forme: il quale, la quale, i quali,
le quali)
Questa è la casa in cui (= nella quale)
vivo da sempre.
Questo è l’amico di cui (= del quale)
ti ho parlato tanto.
Le frasi che incominciano con un pronome relativo si chiamano frasi o proposizioni relative.
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Schede n°12-16_264_273:Schede n°12-16_264_273
26-02-2008
12:10
Pagina 273
Grammatica
01 • Sottolinea in rosso i pronomi relativi
che trovi nelle seguenti frasi e in blu
le parole a cui si riferiscono.
03 • Completa le seguenti frasi, usando
il pronome cui più la preposizione
necessaria.
1. Il centralino mi ha dato un numero
1. La casa . . . . . . . . . . . . . abito ora è molto
di interno che probabilmente era sbagliato.
2. La legge che è stata proposta da alcuni
partiti sarà approvata.
3. Ti piace la canzone che ha vinto il festival?
4. Aureliano, che è sempre stato benissimo,
più grande di quella di prima.
2. Le cugine . . . . . . . . . . . . . ti ho parlato
arriveranno in Italia il prossimo mese.
3. La città . . . . . . . . . . . . . vengo si trova
da qualche mese si ammala continuamente.
nell’interno dell’Ecuador.
5. Matteo gioca con l’acqua in una vasca
4. La persona . . . . . . . . . . . . . scrivo mi è molto
che suo papà ha messo sul terrazzo.
cara.
6. Non so se la signora che ho visto
in segreteria sarà la nostra nuova preside.
5. Il computer . . . . . . . . . . . . scrivo è nuovissimo.
02 • Costruisci delle frasi relative, unendo
con un pronome relativo le seguenti
coppie di frasi.
6. I motivi . . . . . . . . . . . . mi arrabbio con Carlo
sono sempre gli stessi.
era vecchio.
1. La pizza . . . . . . . . . . . . . fanno qui
2. Ho messo le calze nel cassetto. Il cassetto
è già pieno.
è la migliore della città.
2. Ti spiego il motivo per . . . . . . . . . . . . .
sono qui.
...................................................
3. Luisa è andata da un’amica. L’amica
è ucraina.
3. Franco è il ragazzo con . . . . . . . . . . . . . esce
mia sorella.
4. Ho già speso tutti i soldi . . . . . . . . . . . . .
...................................................
4. Ho telefonato a una zia. La zia abita
mi ha dato mio padre.
5. La sedia su . . . . . . . . . . . . sei seduto
nel Veneto.
...................................................
5. Ho consultato un sito Internet. Il sito
è poco interessante.
...................................................
sta per rompersi.
6. Mi è piaciuto molto il libro . . . . . . . . . . . .
mi hai portato.
7. Il compito in classe . . . . . . . . . . . . abbiamo
6. Non trovo più i documenti. I documenti
fatto ieri era difficile.
erano sul tavolo.
8. Il motorino . . . . . . . . . . . . ha investito Laura
...................................................
andava troppo veloce.
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273
L’italiano per studiare
1. Ho venduto il motorino. Il motorino
04 • Inserisci nelle frasi seguenti
il pronome relativo adatto.
...................................................
16
Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
26-02-2008
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Gli aggettivi e i pronomi possessivi
17
I POSSESSIVI SERVONO PER INDICARE A CHI APPARTIENE UNA PERSONA O UNA COSA.
Nella frase
La tua camicia è celeste
tua indica che tu sei il proprietario della camicia, che la camicia appartiene a te.
LA FORMA
Persona
Singolare
maschile
femminile
maschile
femminile
mio
mia
miei
mie
2 sing. (tu)
tuo
tua
tuoi
tue
3a sing. (lui/lei)
suo
sua
suoi
sue
1 pl. (noi)
nostro
nostra
nostri
nostre
2a pl. (voi)
vostro
vostra
vostri
vostre
3a pl. (loro)
loro
loro
loro
loro
1a sing. (io)
a
a
274
Plurale
L’italiano per studiare
I possessivi possono essere:
• aggettivi possessivi, quando accompagnano
il nome
• pronomi possessivi, quando il nome non c’è,
perché il pronome sta al posto del nome
il mio orologio, la tua bicicletta,
il suo ufficio, la nostra scuola, la vostra
insegnante, il loro alloggio
Quest’ombrello è di Nerina;
il mio invece è blu.
(il mio significa il mio ombrello)
Uso dell’articolo davanti ai possessivi
Davanti ai…
Sì / No
Esempi
pronomi possessivi
si mette sempre
Che macchina prendiamo? La mia?
• con i nomi non di famiglia
si mette sempre
Il suo lavoro, la nostra amicizia,
i miei capelli, le tue idee
• con i nomi di famiglia
non si mette con un
nome singolare
mia sorella, tua cugina, suo zio,
nostra madre, vostra cognata
si mette con un nome
plurale
le mie sorelle, le tue cugine,
i suoi zii, le nostre zie
si mette sempre con loro
il loro zio, la loro mamma,
i loro nonni, le loro sorelle
si mette con un nome
alterato (anche se sing.)
il mio fratellino, la sua cuginetta
si mette con un nome
modificato: da un aggettivo
o da una specificazione
il mio caro papà, i miei zii
di Verona
aggettivi possessivi
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Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
26-02-2008
12:08
Pagina 275
Grammatica
17
01 • Completa la tabella.
Singolare
Plurale
maschile
femminile
maschile
femminile
1. il mio gatto
la mia gatta
i miei gatti
le mie gatte
2. il tuo amico
..........................
..........................
..........................
3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
la sua compagna
..........................
..........................
4. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
..........................
..........................
le nostre insegnanti
5. vostro figlio
..........................
..........................
..........................
6. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
..........................
02 • Completa le seguenti frasi, inserendo
l’aggettivo o il pronome possessivo
corretti. Poi scrivi accanto a ogni
frase se i possessivi sono aggettivi (A)
oppure pronomi (P).
1. Per favore, dammi la . mia
. . . .(A)
. . . borsa.
2. Nella . . . . . . . . famiglia siamo tutti bruni.
è abbastanza brava. La . . . . . . . . invece mi
sembra più severa.
4.
. . . . . . . . nonno
. . . . . . . . casa
04 • Completa le seguenti frasi, inserendo
l’aggettivo o il pronome possessivo
corretti. Inserisci anche l’articolo
quando è necessario.
1. Marco, . . . . . . . . figlio si chiama Matteo?
2. Luisa, . . . . . . . . figli si chiamano Matteo e
275
Anna?
3. Carlo, . . . . . . . . vocabolario di inglese è più
completo del . . . . . . . .
4. Vuoi vedere . . . . . . . . casa?
è nato in Egitto.
5. I genitori di Ester mi hanno invitato
nella
..........................
5. Ho comprato un gelato anche per . . . . . . . .
fratello.
al mare.
03 • Riscrivi le frasi correggendo gli errori.
05 • Sostituisci le espressioni in corsivo con
l’aggettivo possessivo corrispondente.
1. La sua sorella si chiama Kristin.
1. La macchina che abbiamo noi. =
...................................................
.la. .nostra
. . . . . . . macchina
.........................................
2. Suoi fratelli non sono ancora arrivati.
2. La segretaria che lavora per te. =
...................................................
3. Il sogno che ho sempre avuto. =
3. Mio cuginetto fa sempre i capricci.
4. La dieta che stai facendo. = . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
...................................................
5. Le pantofole che uso in casa. =
4. Suo vestito è tutto macchiato.
6. I giocattoli con cui gioca Sara. =
...................................................
7. Il gatto che abbiamo noi. =
....................
5. Mamma, hai visto mie scarpe nuove?
8. I vestiti che Luisa mette. =
.....................
...................................................
9. I discorsi che fate. =
.............
...............
...............
..............
..........................
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L’italiano per studiare
3. La . . . . . . . . insegnante di scienze
i loro colleghi
Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
26-02-2008
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Pagina 276
Gli aggettivi e i pronomi dimostrativi
18
I DIMOSTRATIVI SERVONO A MOSTRARE, A INDICARE LA POSIZIONE IN CUI SI TROVA QUALCOSA
RISPETTO A CHI PARLA.
Questo indica una persona o una cosa vicina (= qui, vicino a me):
• vicina nello spazio: Questo libro è pieno di disegni.
• vicina nel tempo: Questa settimana fa caldo.
Quello indica una persona o una cosa lontana (= là, lontano da me):
• lontana nello spazio: Quella casa sulla collina è del sindaco.
• lontana nel tempo: Quell’anno siamo andati in vacanza in Portogallo.
Nei casi visti finora i dimostrativi sono aggettivi dimostrativi, perché accompagnano un nome.
questo libro, questa settimana, quella casa, quell’anno
I dimostrativi possono anche essere pronomi dimostrativi quando stanno al posto del nome, lo
sostituiscono per non ripeterlo.
Nella frase:
Questa penna non scrive, dammi per favore quella penna.
per non ripetere penna la seconda volta, diciamo:
Questa penna non scrive, dammi per favore quella.
Quella, in questo caso, è un pronome dimostrativo.
276
LA FORMA
L’italiano per studiare
Questo e quello concordano con il nome a cui si riferiscono, e cioè possono essere maschili, femminili, singolari, plurali.
Aggettivi dimostrativi
Pronomi dimostrativi
singolare
plurale
maschile femminile
maschile femminile
maschile femminile
questo
questa
questi
queste
quel
quella
quei
quelle
quello
quell’
maschile femminile
questo
questa
questi
queste
quello
quella
quelli
quelle
quegli
quell’
quegli
quelle
Esistono altri due aggettivi e pronomi dimostrativi (chiamati anche identificativi), stesso e medesimo, che indicano somiglianza o identità
Faccio sempre lo stesso lavoro.
Questa maglia ha il medesimo colore dei pantaloni.
oppure significano persino, anche, in persona.
Gli amici stessi non credevano a quello che Luigi raccontava.
Stesso e medesimo sono sempre preceduti dall’articolo.
Attenzione:
Esistono varie forme di quello (maschile) a seconda di come inizia la parola che segue, come per l’articolo il:
• se inizia per consonante normale, la forma è quella dell’articolo il (il bambino, quel bambino; i bambini, quei bambini);
• se inizia per z, s + consonante, ps, pn, la forma è quella dell’articolo lo (lo studente, quello studente; gli studenti,
quegli studenti);
• se inizia per vocale, la forma è quella dell’articolo l’ (l’uomo, quell’uomo; gli uomini, quegli uomini).
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Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
26-02-2008
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Pagina 277
Grammatica
18
01 • Completa la tabella.
Singolare
Plurale
maschile
femminile
maschile
femminile
1. questo compagno
questa compagna
questi compagni
queste compagne
2. questo amico
..........................
..........................
..........................
..........................
..........................
3. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
questa operaia
4. quel professore
..........................
..........................
..........................
5. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
quella insegnante
..........................
..........................
6. quell’uomo
..........................
..........................
..........................
7. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
..........................
8. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
..........................
quei ragazzi
..........................
..........................
quelle studentesse
02 • Completa le seguenti frasi usando
la forma corretta dell’aggettivo
dimostrativo quello.
4. I cugini di Sandro non verranno
1. Ti ricordi il nome di . . . . . . . . albergo dove
via . . . . . . . . vecchie.
277
abbiano dormito a Roma?
6. Ti regalo una mia fotografia. Quale vuoi?
2. Non trovo più . . . . . . . . bolletta della luce
– Prendo . . . . . . . . .
L’italiano per studiare
al matrimonio e . . . . . . . . mi dispiace molto.
5. Se comprerò delle scarpe nuove, butterò
da pagare.
3. . . . . . . . . cameriere ha le unghie sporche.
4. L’avvocato Ardusso lavora in . . . . . . . .
04 • Completa le frasi con l’aggettivo
o il pronome identificativo corretti.
palazzo bianco e grigio.
1. Da quando è morta sua moglie, Gino
5. . . . . . . . . ragazzi credono di essere in
non è più . . . . . . . . . . . . . . . . .
gamba, ma sono solo dei pasticcioni.
2. Al cinema Lux danno sempre . . . . . . . . . . . film.
3. Che noia! Sempre . . . . . . . . . . . . . . . . discorsi!
6. . . . . . . . . ananas è maturo?
4. Luisa si mette . . . . . . . . . . . . . . . . vestito tutti
03 • Completa le seguenti frasi usando
la forma corretta dell’aggettivo
o del pronome dimostrativo, scegliendo tra questo e quello.
i giorni.
5. Fa’ quello che vuoi, per me è . . . . . . . . . . . . . .
cosa.
6. I medici . . . . . . . . . . . . . . . . si sono stupiti
1. Questo vestito è . . . . . . . . che hai messo al
di una guarigione così rapida.
matrimonio di Clara?
7. Le sorelle Gigliotti vanno nello . . . . . . . . . . . .
2. Questo colore non va bene. Proviamo
3. Mia madre è uscita dall’ospedale e
è . . . . . . . . che conta.
.........
........
albergo da dieci anni.
8. Purtroppo la salute non è più . . . . . . . . . . . . . .
di quando ero giovane.
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Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
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Gli aggettivi e i pronomi indefiniti 19
Prima parte
GLI INDEFINITI INDICANO IN MODO GENERICO, NON DEFINITO, NON PRECISO LA QUALITÀ O L’INDENTITÀ
DI CIÒ A CUI SI RIFERISCONO.
Ho molti amici.
Molti è un aggettivo (perché accompagna il nome amici) indefinito perché non indica con precisione il numero degli amici che ho: cinque? dieci? venti?
Anch’io ne ho tanti.
Tanti è un pronome (perché sottintende il nome
amici che non viene detto) indefinito perché non
indica con precisione quanti: cinque? dieci? venti?
Gli aggettivi e i pronomi indefiniti sono variabili, cioè cambiano al maschile, femminile, singolare e plurale, a seconda del nome che accompagnano (se sono aggettivi) o del nome a
cui si riferiscono (se sono pronomi).
Vediamo prima di tutto gli indefiniti che indicano quantità non determinata.
La forma
L’uso
singolare
plurale
maschile femminile
278
maschile
femminile
come aggettivo
come pronome
L’italiano per studiare
poco
poca
pochi
poche
Mangio poca carne.
Ne mangio poca.
diverso
diversa
diversi
diverse
Ho visto diverse
persone
Ci sono dei bar? Sì,
ce ne sono diversi.
parecchio parecchia parecchi
tanto
tanta
tanti
parecchie C’era parecchia gente. Erano parecchi.
tante
Oggi c’è tanto sole.
Mi vuoi bene?
Sì, tanto.
altrettanto altrettanta altrettanti altrettante Ti auguro altrettanta Io ho molti libri e tu
fortuna.
ne hai altrettanti.
molto
molta
molti
molte
Tu hai molti vestiti.
troppo
troppa
troppi
troppe
Ci sono troppi errori. Siete troppi!
tutto
tutta
tutti
tutte
Tutti i miei amici
sono simpatici.
Anche io ne ho molti.
Sono venuti tutti.
Attenzione:
• Diverso è:
un aggettivo indefinito se si trova prima del nome
Ho diversi libri di storia dell’arte. (= parecchi libri)
un aggettivo qualificativo se si trova dopo il nome
Cerco dei libri diversi da quelli che ho già. (= libri differenti)
• Poco, tanto e molto usati sia come aggettivi sia come pronomi indefiniti possono avere il comparativo e il superlativo:
- poco
- tanto
- molto
comparativo: meno
comparativo: più
comparativo: più
superlativo: pochissimo
superlativo: tantissimo
superlativo: moltissimo
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Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
26-02-2008
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Pagina 279
Grammatica
01 • Completa le frasi usando gli aggettivi
indefiniti elencati.
alcuni • troppo • altrettanta • parecchi
• pochi • tutta • tutto
1. Per fare un caffè bastano . . . . . . . . . . . . . . . . . .
minuti.
2. Mio cugino lavora nell’informatica
e guadagna . . . . . . . . . . . . . . . . . . soldi.
4. diverse
............................................
5. parecchie
6. tanti
19
.........................................
...............................................
7. moltissime . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
04 • Per ognuna delle seguenti domande
inventa una risposta adatta
che contenga un aggettivo
o un pronome indefinito di quantità.
3. In questo periodo mi va . . . . . . . . . . . . . . . male.
4. Non posso pulire . . . . . . . . . . . . . . . . . . la casa
1. C’è ancora dello zucchero?
........................................................
in dieci minuti.
5. Qui c’è . . . . . . . . . . . . . . . rumore, andiamo via.
6. Abbiamo molta fame e voi ne avete . . . . . . .
.................
2. Quante ragazze partecipano alla gara?
........................................................
3. Ci sono monumenti in Sicilia?
........................................................
1. Hai dimenticato qualcosa per il viaggio?
No, ho preso tutto. . . . . . .
2. Pagate molti soldi di affitto? Sì, 600 euro.
......
3. Tutti i miei cugini ormai lavorano, perché
sono grandi. . . . . . .
4. Oggi ho parecchio da fare, non venite
a disturbarmi. . . . . . .
4. Hai dei pennarelli rossi?
........................................................
5. Quante ore hai dormito stanotte?
........................................................
05 • In ogni frase sostituisci all’aggettivo
diverso una delle espressioni
dell’elenco (a seconda che diverso
sia un aggettivo qualificativo
o indefinito).
parecchie • differente
• di un altro genere
• che non coincidono per niente • molti
5. Ci sono parecchie cose di cui vorrei
1. Mi dispiace, abbiamo idee troppo diverse.
discutere con te. . . . . . .
.......................
6. C’è tantissimo da studiare. . . . . . .
2. Ho diverse idee su come ristrutturare
7. Abbiamo preso tantissimo sole. . . . . . .
questa casa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3. Alla festa di Carnevale ogni bambino aveva
03 • Scrivi una frase per ognuno
dei seguenti aggettivi indefiniti.
1. molte
..............................................
2. troppi
.............................................
3. alcuni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
una maschera diversa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4. Questo film non mi è piaciuto. Pensavo
che fosse diverso. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5. Ho aspettato diversi giorni,
poi gli ho telefonato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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279
L’italiano per studiare
02 • Scrivi se nelle seguenti frasi
l’indefinito è usato come aggettivo (A)
o come pronome (P).
Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
26-02-2008
12:08
Pagina 280
Gli aggettivi e i pronomi indefiniti 19
Seconda parte
Parliamo ora degli indefiniti che indicano qualità o identità non determinata.
La forma
singolare
L’uso
plurale
maschile femminile
nessuno
nessuna
alcuno
alcuna
ciascuno
ciascuna
certo
maschile
come aggettivo
come pronome
femminile
non esiste il plurale
Non ho nessuno zio.
Non c’era nessuno.
alcuni
Alcuni libri sono
noiosi.
Alcuni erano
assenti.
alcune
non esiste il plurale
Ciascuna allieva vada Ciascuno è libero di
in direzione.
decidere.
certa
certi
certe
In certi casi mi
arrabbio.
Certi non pagano
le tasse.
tale
tale
tali
tali
Fa un tale freddo!
È venuto un tale.
altro
altra
altri
altre
Non c’erano altri fiori? Sì, ce n’erano altri.
Attenzione:
• Nessuno e alcuno, quando sono aggettivi, diventano nessun e alcun davanti a parola che inizia con vocale o con
consonante diversa da z, s + consonante, ps, gn.
280
Nessun amico, nessun libro
L’italiano per studiare
però: nessuno studente
• Alcuno:
al singolare si usa nelle frasi negative e significa nessuno
Non si sentiva alcun rumore. (= non si sentiva nessun rumore).
al plurale significa qualche, dei
C’erano alcuni ragazzi che giocavano.
(= C’era qualche ragazzo che giocava – C’erano dei ragazzi che giocavano)
I seguenti indefiniti sono solo singolari e hanno una forma diversa se sono aggettivi o se sono
pronomi.
Come aggettivo
La forma
Come pronome
L’uso
maschile e femminile
ogni
Ogni giorno
studio un po’.
qualche
Vorrei qualche
banana.
qualsiasi
Leggo qualunque
giornale.
qualunque
Puoi venire a
qualsiasi ora.
La forma
L’uso
maschile
femminile
ognuno
ognuna
Ognuno pensa a sé.
qualcuno
qualcuna
È venuto qualcuno?
chicchessia
Possiamo chiedere a
chicchessia.
chiunque
Chiunque potrebbe
entrare.
I seguenti indefiniti sono usati solo come pronomi: qualcosa, niente, nulla.
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Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
26-02-2008
12:08
Pagina 281
Grammatica
19
01 • Gli aggettivi indefiniti qualche e alcuni/alcune significano la stessa cosa; però:
- qualche è inavariabile e vuole il nome sempre al singolare;
- alcuni/alcune è variabile e vuole il nome al plurale.
Completa la tabella.
1. qualche quaderno
alcuni quaderni
2.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . giorno
...................................................
3.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ragazza
...................................................
4.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina
...................................................
5.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . cane
...................................................
02 • Gli aggettivi indefiniti nessuno
e ciascuno possono essere solo
singolari e cambiano davanti
al nome con le stesse regole
dell’articolo indeterminativo:
un, uno, una, un’. Indica (✓) la forma
corretta.
1.
a. Non ho nessuno amico.
c. Non ho nessuni amico.
2.
a. Non ho nessune amiche.
b. Non ho nessun amica.
........................................................
4. C’è nessuno?
........................................................
5. Jason ha due sorelle ma ha nessun fratello.
........................................................
6. Digli niente, tanto non capisce.
........................................................
04 • Completa le frasi inserendo
gli aggettivi o i pronomi indefiniti
adatti, scegliendoli tra quelli elencati.
qualcosa • troppo • molti •
alcune • qualsiasi • qualcuno •
poca • ogni
c. Non ho nessun’amica.
3.
a. Igor in Italia non ha nessun zio.
b. Igor in Italia non ha nessuno zio.
4.
a. Igor in Italia non ha nessune
sorelle.
b. Igor in Italia non ha nessuna
sorella.
1. In questa scuola ci sono . . . . . . . . . . . . . . . . . .
allievi stranieri.
2. Suo figlio mangia . . . . . . . . . . . . . . . . . . frutta
e verdura e così gli mancano . . . . . . . . . . . . . . . .
vitamine.
3.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . ha
visto i fratelli Chang?
03 • Gli indefiniti nessuno, niente, nulla
quando si trovano dopo il verbo
vogliono anche il non prima
del verbo. Correggi le seguenti frasi,
se sono sbagliate.
. . . . . . . . . . . . da
1. Carlo aveva nessuna scusa per non venire.
6. Fa’ più attenzione: in . . . . . . . . . . . . . . . . . .
........................................................
2. Niente gli fa paura.
........................................................
4. Sergio è sempre in ritardo perché ha . . . . . .
fare.
5. In questa frase c’è . . . . . . . . . . . . . . . . . .
che non va.
esercizio ci sono almeno dieci errori!
7. Vieni pure a trovarmi in un giorno . . . . . . . . .
.........:
sono sempre a casa.
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281
L’italiano per studiare
b. Non ho nessun amico.
3. Ho visto nessuno, la strada era deserta.
Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
26-02-2008
12:08
Pagina 282
Gli aggettivi e i pronomi interrogativi
20
GLI INTERROGATIVI SERVONO PER INTRODURRE UNA DOMANDA.
Anche gli interrogativi possono essere aggettivi (se accompagnano un nome) o pronomi
(se sostituiscono o sottintendono un nome).
I pronomi interrogativi sono:
• chi: per fare una domanda riguardante una
persona
Gli aggettivi interrogativi sono:
Chi sei?
Chi di voi parla bene il cinese?
• che e quale: per chiedere la qualità o l’identità del nome a cui si riferiscono
• che cosa: per fare una domanda riguardante
Che numero di telefono hai? =
Quale numero di telefono hai?
una cosa
Che cosa vuoi?
In che città sei nato? =
In quale città sei nato?
Attenzione:
Che programmi hai per domani? =
Quali programmi hai per domani?
Chi è invariabile (cioè è sempre uguale al maschile, femminile, singolare o plurale) e vuole il verbo alla 3a persona
singolare.
Di che ragazze parli? =
Di quali ragazze parli?
• quanto: per chiedere la quantità del nome a
cui si riferiscono
Da quanto tempo sei in Italia?
282
Quanta acqua devo mettere nella pentola?
L’italiano per studiare
Quanti compagni hai?
Quante valigie stanno in macchina?
Quanto concorda con il nome a cui si riferisce,
sia nel numero sia nel genere.
Attenzione:
Anche gli aggettivi interrogativi che, quale, quanto possono essere pronomi quando sostituiscono un nome.
Ci sono due dolci in frigo. Quale (dolce) vuoi?
In cortile ci sono molti ragazzi. Quale (ragazzo) è tuo fratello?
È facile accorgersi che gli aggettivi e i pronomi interrogativi introducono quindi una domanda, cioè una frase interrogativa diretta, con il punto interrogativo:
Chi è?
Che cosa fa?
Quanto guadagna?
Gli interrogativi possono però introdurre anche frasi che non hanno il punto interrogativo, ma che contengono un elemento di dubbio, di domanda. Queste frasi si chiamano interrogative indirette.
Non so chi è.
Vorrei sapere che cosa fa.
Chissà quanto guadagna.
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Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
26-02-2008
12:08
Pagina 283
Grammatica
01 • Completa le seguenti frasi con
gli aggettivi interrogativi corretti
(più risposte sono possibili).
20
3. Vorrei sapere quanto costano
questi pantaloni.
........................................................
1.
. . . . . . . . . . . . . . latte
bevi al mattino?
2. . . . . . . . . . . . . . . frutta preferisci?
3.
. . . . . . . . . . . . . . colore
ti piace di più?
4. . . . . . . . . . . . . . . ragazzi vanno alla gita?
5. In . . . . . . . . . . . . . . via abiti?
6. A . . . . . . . . . . . . . . piano abiti?
7.
. . . . . . . . . . . . . . progetti
hai per le vacanze?
8. In . . . . . . . . . . . . . . giorni riceve il medico?
4. Dimmi che ore sono.
........................................................
5. Ti ho chiesto a chi stavi telefonando.
........................................................
6. Chissà quanti amici ha Beppe.
........................................................
7. Fammi sapere a che ora arrivi.
........................................................
8. Non so quante uova devo mettere
02 • Completa le seguenti frasi con
i pronomi interrogativi corretti
(più risposte sono possibili).
1.
..............è
a questa festa?
. . . . . . . . . . . . . . no.
283
04 • Inventa una domanda adatta
a ciascuna delle seguenti risposte,
usando aggettivi o pronomi
interrogativi.
5. Dimmi . . . . . . . . . . . . . . vuoi per pranzo.
1.
6. Non c’è più aranciata. . . . . . . . . . . . . . . l’ha
Piove e fa freddo.
bevuta?
2.
7. Il prosciutto è finito. . . . . . . . . . . . . . . ne devo
Spaghetti al pomodoro.
comprare?
3.
8. . . . . . . . . . . . . . . ha detto che oggi avrebbe
Due euro al chilo.
fatto caldo?
4.
......................................................
......................................................
......................................................
......................................................
Credo che verrà alle nove.
03 • Trasforma le seguenti frasi
in domande.
5.
1. Dimmi che cosa vuoi.
6.
.Che
. . . . .cosa
. . . . . .vuoi?
............................................
2. Non riesco a capire che cosa stai facendo.
........................................................
......................................................
Mi piacerebbe fare la parrucchiera.
......................................................
Quella rosa a righe blu.
7. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Le otto meno venti.
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L’italiano per studiare
. . . . . . . . . . . . . . conosci
4. Non so . . . . . . . . . . . . . . ha pagato
e
........................................................
successo?
2. Di . . . . . . . . . . . . . . stai parlando?
3.
nella crema.
Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
I numerali
26-02-2008
12:08
Pagina 284
21
I NUMERALI SERVONO PER INDICARE IN MODO PRECISO LA QUANTITÀ DI QUALCOSA O L’ORDINE IN CUI
QUALCOSA SI TROVA ALL’INTERNO DI UNA SERIE.
Se i numerali indicano una quantità precisa si
chiamano numerali cardinali e corrispondono
ai numeri che usiamo in matematica:
tre amici, venti persone, cento euro,
duemila abitanti…
284
L’italiano per studiare
Cardinali
1 – uno
2 – due
3 – tre
4 – quattro
5 – cinque
6 – sei
7 – sette
8 – otto
9 – nove
10 – dieci
11 – undici
12 – dodici
13 – tredici
14 – quattordici
15 – quindici
Se i numerali indicano l’ordine in una serie si
chiamano numerali ordinali e si usano come
aggettivi, per cui concordano in genere e
numero con il nome e cui si riferiscono:
prima fila, secondo posto, le classi quarte…
Ordinali
Cardinali
primo
16 – sedici
secondo
17 – diciassette
terzo
18 – diciotto
quarto
19 – diciannove
quinto
20 – venti
sesto
30 – trenta
settimo
40 – quaranta
ottavo
50 – cinquanta
nono
60 – sessanta
decimo
70 – settanta
undicesimo
80 – ottanta
dodicesimo
90 – novanta
tredicesimo
100 – cento
quattordicesimo 1 000 – mille
quindicesimo10 000 – diecimila
Uno si usa come l’articolo indeterminativo un,
uno, una, un’:
In matematica si scrivono in cifre, nella lingua comune in lettere:
un operaio, uno stecchino, una vite, un’amica
Milione e miliardo sono nomi maschili e quindi
possono avere singolare e plurale; se dopo c’è un
nome bisogna inserire anche la preposizione di:
2/3, 4/5, 1/7
due terzi, quattro quinti, un settimo
•
un milione, cinque miliardi, due milioni di abitanti
Gli aggettivi numerali possono essere o non
essere preceduti dall’articolo, ma il significato
della frase cambia:
Due figli di Vincenzo lavorano con lui.
(significa che Vincenzo ha anche altri figli,
che fanno un altro lavoro)
I due figli di Vincenzo lavorano con lui.
(significa che Vincenzo ha solo due figli
e tutti e due lavorano con lui)
Ci sono poi:
• i numerali frazionari: si usano in matematica, ma anche nel linguaggio di tutti i giorni
per indicare parti di un totale.
Ordinali
sedicesimo
diciassettesimo
diciottesimo
diciannovesimo
ventesimo
trentesimo
quarantesimo
cinquantesimo
sessantesimo
settantesimo
ottantesimo
novantesimo
centesimo
millesimo
diecimillesimo
•
i numerali collettivi: si usano per indicare una
quantità numerica considerata come un insieme e sono nomi (quindi vogliono l’articolo).
In riferimento al numero due si usano: coppia, paio, biennio…. (più entrambi che significa tutti e due).
In riferimento al numero tre si usano: trimestre, triennio, terzetto…
In riferimento al numero dieci si usano:
decennio, decina, decade…
In riferimento al numero dodici si usa: dozzina.
i numerali distributivi: si usano per indicare
più persone o cose ordinate nello spazio e nel
tempo: a uno a uno, uno per volta, uno alla
volta, uno per ciascuno…
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Schede n°17-21_274_285:Schede n°17-21_274_285
26-02-2008
12:08
Pagina 285
Grammatica
01 • Trascrivi in cifre i seguenti numeri
cardinali scritti in lettere.
1. mille .1000
.........................................
2. centocinquantadue
3. ventinove
..........................
.....................................
4. diciottomila . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5. sessantuno
...................................
6. quattromiladuecentoquarantasette
7. trecentonovantacinque
8. quattromilioni
........
......................
...............................
21
c. 783 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
d. 1 890 000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
e. 267 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
f. 1951 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
g. 2000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
h. 88 600 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
03 • Completa le seguenti frasi con un
numerale cardinale o ordinale adatto.
1. Io abito al . . . . . . . . . . . . . piano
2. Un litro di latte costa . . . . . . . . . . . . . euro.
3. Prenderemo il treno delle . . . . . . . . . . . . .
02 • Trascrivi in lettere i seguenti numeri
cardinali scritti in cifre.
a. 22
. ventidue
...........................................
b. 1 045
.........................................
4. Oggi è il . . . . . . . . . . . . . di febbraio.
5. 20 è un . . . . . . . . . . . . . di 60.
6. Il . . . . . . . . . . . . . classificato di una gara
prende la medaglia d’oro.
04 • Che cosa significano i seguenti modi di dire con i numeri? Indica (✓) la risposta esatta.
a. decidere senza fare attenzione;
b. decidere in fretta;
c. decidere con precisione.
2. mangiare due spaghetti
a. digiunare;
b. mangiare due piatti di pasta;
c. mangiare un po’ di pasta.
3. fare quattro passi
a. camminare adagio;
b. contare i passi prima del salto in alto;
c. fare una breve passeggiata.
4. essere al settimo cielo
a. essere felici;
b. abitare all’ultimo piano;
c. guardare le nuvole.
5. parlare a quattr’occhi
a. mettersi gli occhiali;
b. parlare in due, da soli;
c. parlare in quattro tra amici.
6. mangiare un boccone
a. mangiare poco e in fretta;
b. mangiare una cosa dolce;
c. mangiare senza masticare.
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285
L’italiano per studiare
1. decidere in quattro e quattr’otto
Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295
Il verbo
26-02-2008
12:05
Pagina 286
22
IL VERBO È L’ELEMENTO DELLA FRASE INDISPENSABILE PER COMUNICARE. SI RIFERISCE AL SOGGETTO,
CIOÈ A CHI FA O SUBISCE L’AZIONE.
Il verbo dà molte informazioni sul soggetto.
• com’è
Andrea è simpatico.
Ci dice ad esempio:
• se compie o subisce l’azione
• che cosa fa
Andrea chiama, Andrea è stato chiamato.
Andrea gioca.
LA FORMA
Il verbo è formato da due parti:
• la
parte iniziale, che è invariabile, cioè non
cambia: si chiama radice ed esprime il significato di base del verbo
• la parte finale, che è variabile, cioè cambia: si
chiama desinenza e comunica molte informazioni, come vedremo
LAVOR
IAMO
RITORN
ERÒ
radice
desinenza
radice
desinenza
I verbi italiani si dividono in tre gruppi, che si chiamano coniugazioni.
• La prima coniugazione comprende i verbi che hanno la desinenza -are:
parlare, mangiare, pensare…
286
• La seconda coniugazione comprende i verbi che hanno la desinenza -ere:
L’italiano per studiare
scrivere, leggere, chiedere…
• La terza coniugazione comprende i verbi che hanno la desinenza -ire:
sentire, partire, dormire…
La desinenza di un verbo fa capire:
1. la persona che compie l’azione
• 1a persona: io, noi
• 2a persona: tu, voi
• 3a persona: lui, lei, loro
4. il modo in cui l’azione viene presentata:
• nel suo significato generale, come sul
dizionario
infinito
• in modo reale
indicativo
2. il numero delle persone
• singolare: io, tu, lui, lei
• plurale: noi, voi, loro
3. il tempo in cui accade l’azione
• presente;
• passato;
• futuro.
lavorare
lavoriamo
• in modo possibile, dubitativo o come una
opinione personale
congiuntivo
se lavorassi
• in modo eventuale, basato su una condizione
condizionale
lavorerei, se...
• come un ordine
imperativo
lavora!
• Ogni modo comprende molti tempi.
Ad esempio, nella forma verbale scriviamo c’è:
• la radice scriv- del verbo scrivere;
• la desinenza -iamo che indica: la prima persona plurale; il modo indicativo; il tempo presente.
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Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295
26-02-2008
12:05
Pagina 287
Grammatica
22
01 • Completa la tabella, inserendo le forme verbali elencate sotto.
studiano • lavora • conosce • gridano • camminate • ridiamo • mangia
• laviamo • vincete • giocate • parli
Voce verbale
Radice
Desinenza
Persona
Numero
andiamo
and-
-iamo
1a
singolare
1. andare - saltare - singolare - cercare pagare
2. spendere - convincere - salumiere - sapere
ridere
3. finire - blandire - costruire - lire - bollire
03 • Scrivi accanto a ogni verbo il suo
contrario.
1. arrivare
..............................
2. incominciare
..............................
3. continuare
..............................
4. risparmiare
..............................
5. salire
..............................
6. vivere
..............................
7. ricordare
..............................
8. pulire
..............................
9. aprire
..............................
10.entrare
..............................
04 • Sottolinea tutte le forme verbali
presenti in questo brano.
Siamo andati a raccogliere le mele.
Ogni anno torniamo dalla stessa contadina,
che ce le vende per poco purché
le raccogliamo. C’era un po’ di sole,
ma l’aria era fredda, già autunnale. Ci siamo
arrampicati su per il pendìo, abbiamo
scosso i meli: Le mele gialle e le mele rosse
cadevano, rotolavano, si nascondevano
nell’erba, coprivano il prato. Si sentiva
profumo di frutta matura, di foglie umide
e arrivava a folate dalla casa il fumo
della stufa accesa. Eravamo allegri. Marta
ci ha accolti in casa. È vecchia, parla
solo dialetto; ogni volta ci offre un bicchiere
di vino rosso e le prime castagne.
Ci racconta del passato, di quando
suo marito era ancora vivo e la collina
lì intorno era tutta accuratamente coltivata
a vigna. Ora Marta è sola, le viti non
ci sono più e al loro posto crescono
i meli.
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287
L’italiano per studiare
02 • Ci sono parole che finiscono in
-are, -ere, -ire ma non sono verbi.
Prova a cercarle e cerchiale.
Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295
26-02-2008
12:05
Pagina 288
L’indicativo. Il presente 23
L’INDICATIVO È IL MODO DEL VERBO CHE INDICA LA REALTÀ, LA CERTEZZA.
Si usa il modo indicativo per indicare un fatto vero, sicuro o presentato da chi parla come vero e sicuro:
Oggi c’è il sole.
Vedo che oggi c’è il sole.
Il modo indicativo ha otto tempi:
• 4 semplici (formati da una sola parola)
presente
lavoro
imperfetto
lavoravo
passato remoto lavorai
futuro
lavorerò
• 4 composti (formati da due parole)
passato prossimo
trapassato prossimo
trapassato remoto
futuro anteriore
ho lavorato
avevo lavorato
ebbi lavorato
avrò lavorato
IL PRESENTE
IL PRESENTE È UN TEMPO DEL MODO INDICATIVO.
L’indicativo presente indica:
• un’azione che avviene ora, in questo momento Oggi piove.
• un fatto, un’azione abituale Mio padre lavora in fabbrica.
LA FORMA
Per le coniugazioni regolari del presente vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31.
288
Indichiamo di seguito il presente indicativo dei più importanti verbi irregolari.
L’italiano per studiare
Avere
Essere
Fare
Dare
Andare
io ho
tu hai
lui ha
noi abbiamo
voi avete
loro hanno
io sono
tu sei
lui è
noi siamo
voi siete
loro sono
io faccio
tu fai
lui fa
noi facciamo
voi fate
loro fanno
io do
tu dai
lui dà
noi diamo
voi date
loro danno
io vado
tu vai
lui va
noi andiamo
voi andate
loro vanno
Stare
Sapere
Potere
Dovere
Volere
io sto
tu stai
lui sta
noi stiamo
voi state
loro stanno
io so
tu sai
lui sa
noi sappiamo
voi sapete
loro sanno
io posso
tu puoi
lui può
noi possiamo
voi potete
loro possono
io devo
tu devi
lui deve
noi dobbiamo
voi dovete
loro devono
io voglio
tu vuoi
lui vuole
noi vogliamo
voi volete
loro vogliono
Uscire
Capire
Dire
Venire
Salire
io esco
tu esci
lui esce
noi usciamo
voi uscite
loro escono
io capisco
tu capisci
lui capisce
noi capiamo
voi capite
loro capiscono
io dico
tu dici
lui dice
noi diciamo
voi dite
loro dicono
io vengo
tu vieni
lui viene
noi veniamo
voi venite
loro vengono
io salgo
tu sali
lui sale
noi saliamo
voi salite
loro salgono
* Si coniugano come CAPIRE alcuni verbi come FINIRE, PULIRE, COSTRUIRE, RESTITUIRE.
Attenzione:
Oggi, specialmente nell’italiano parlato al Nord, si usa spesso il presente al posto del futuro.
Domenica vado al mare (invece di andrò).
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Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295
26-02-2008
12:05
Pagina 289
Grammatica
01 • Scrivi l’infinito delle seguenti forme
verbali al presente.
1. giocate . giocare
......................................
2. mangiamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3. fumano
......................................
4. vanno
........................................
5. viene
.........................................
6. beve
..........................................
7. stanno
.......................................
8. salgono
......................................
9. vuole
.........................................
10. puoi
23
..........................................
11. capisce
.......................................
12. ritorni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
13. paghiamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
14. escono
.......................................
15. andate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
16. fa
.............................................
17. diciamo
18. devono
......................................
.......................................
19. possiamo
20. fanno
....................................
........................................
21. uscite . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
02 • Completa le frasi coniugando al presente i verbi indicati tra parentesi.
1. Mia mamma . . . . . . . . . . . . . . . . . . (avere) due sorelle.
2. Gli studenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere) tutti in classe.
289
L’italiano per studiare
3. Tibor . . . . . . . . . . . . . . . . . . (parlare) volentieri con tutti.
4. Io . . . . . . . . . . . . . . . . . . (finire) di studiare dopo cena.
5. Voi due . . . . . . . . . . . . . . . . . . (andare) nella stessa scuola?
6. Noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . (leggere) questo libro in classe.
7 Alberto . . . . . . . . . . . . . . . . . . (scrivere) in modo poco chiaro.
8. Forse Marta non . . . . . . . . . . . . . . . . . . (sapere) il mio indirizzo.
9. Mio cugino . . . . . . . . . . . . . . . . . . (cercare) lavoro, ma non lo . . . . . . . . . . . . . . . . . . (trovare).
10.Gli zii . . . . . . . . . . . . . . . . . . (venire) a trovarci tutte le domeniche.
03 • Collega i soggetti della prima colonna con le frasi della seconda colonna. Poi scrivi
l’infinito del verbo.
1. Alberto
a. studia matematica. . studiare
............................................
2. Silvano e Giorgio
b. calcola le spese mensili. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3. I miei cani
c. sono due sorelle. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
4. Papà
d. è una maestra in pensione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5. Vittoria
e. è pieno di brutte notizie. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6. Il giornale
f. passano le vacanze in California.
7. Nerina e Maria Carla
g. abbaiano poco.
.............................
................................................
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Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295
L’imperfetto
26-02-2008
12:05
Pagina 290
24
L’IMPERFETTO È UN TEMPO DEL MODO INDICATIVO.
L’indicativo imperfetto indica un’azione passata che ha avuto una certa durata e continuità.
Ieri pioveva.
LA FORMA
Per le coniugazioni regolari dell’imperfetto vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31.
Indichiamo di seguito l’imperfetto indicativo dei più importanti verbi irregolari.
290
Avere
Essere
Fare
Dire
io avevo
tu avevi
lui aveva
noi avevamo
voi avevate
loro avevano
io ero
tu eri
lui era
noi eravamo
voi eravate
loro erano
io facevo
tu facevi
lui faceva
noi facevamo
voi facevate
loro facevano
io dicevo
tu dicevi
lui diceva
noi dicevamo
voi dicevate
loro dicevano
L’USO
L’italiano per studiare
L’imperfetto si usa:
• per fare una descrizione al passato
La mia casa era piccola, ma aveva un bel giardino tutto intorno.
• per esprimere un’azione abituale e ripetitiva nel passato
Da bambino correvo e saltavo tutto il giorno.
• per indicare che un’azione passata è avvenuta nello stesso momento di un’altra anche passata
(e che tutte e due le azioni hanno avuto la stessa durata)
Mentre mangiavo, guardavo la televisione.
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Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295
26-02-2008
12:05
Pagina 291
Grammatica
24
01 • Completa la tabella.
Infinito
Indicativo presente
Indicativo imperfetto
1. lavorare
io lavoro
io lavoravo
2.
io vado
io
3. ridere
lui
lui
4.
noi
noi vedevamo
5.
tu giochi
tu
6. finire
voi
voi
7.
tu
tu compravi
8. vendere
lei
lei
9.
io preparo
io
tu
tu
10. uscire
03 • Completa le frasi trasformando
il verbo dal presente all’imperfetto.
1. Mirella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere)
1. Ora abito in Italia.
una ragazza intelligente, che . . . . . . . . . . . . . . . . .
...................................................
.....
Prima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(imparare) subito tutto.
2. In montagna noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(fare) delle gite molto faticose, . . . . . . . . . . . . . . .
.......
...........................
(camminare) anche cinque o sei ore.
3. Elena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (avere) la brutta
2. Ora vado nella scuola
.......................
...........................................
paese
............................................
3. In Italia i miei compagni sono . . . . . . . . . . . . . .
...........................................
abitudine di arrabbiarsi subito e di gridare.
paese
4. Al mio paese io . . . . . . . . . . . . . . . (abitare) con
4. Qui la mia casa è
la mia famiglia in una casa vicina al mare.
...........................................
5. Queste case una volta non c’ . . . . . . . . . . . . . . .
paese
.......
(essere). La strada . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
laggiù . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (avere) un orto.
6. Mentre io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare)
i compiti, mio fratello . . . . . . . . . . . . . . .
............................
.....
Al mio
............................................
5. Ora mio padre fa
padre
Al mio
............................................
............................
......................................
(passare) in mezzo ai prati e mio zio
Al mio
Prima mio
............................................
6. Il tempo qui è . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
...........................................
paese
Al mio
............................................
(parlare) e mi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (disturbare).
7. In Italia mangio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7. Mio nonno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare)
...........................................
il macellaio.
paese
Al mio
............................................
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291
L’italiano per studiare
02 • Completa le frasi coniugando all’imperfetto i verbi indicati tra parentesi.
Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295
26-02-2008
12:05
Pagina 292
Il passato prossimo 25
IL PASSATO PROSSIMO È UN TEMPO COMPOSTO DEL MODO INDICATIVO.
Il passato prossimo indica un’azione passata.
Le azioni al passato prossimo sono avvenute in
un passato vicino.
Stamattina ho mangiato pane e marmellata.
oppure in un passato lontano, ma i cui effetti
durano ancora nel presente:
L’ausiliare del passato prossimo può essere il
tempo presente di avere, oppure di essere (vedremo dopo quando si usa l’uno o l’altro).
Il participio passato è una forma verbale che si
ottiene sostituendo la desinenza -are, -ere, -ire
dell’infinito con la desinenza -ato, -uto, -ito.
Sono nato nel 1989.
parlare
Il passato prossimo è un tempo composto, cioè
è fatto di due parole:
HO
GIOCATO
SONO
ANDATO
ausiliare
participio
passato
ausiliare
participio
passato
parlato
credere
creduto
sentire
sentito
Esistono molti participi passati irregolari. Ecco un elenco di quelli più importanti.
292
L’italiano per studiare
1a coniugazione
2a coniugazione
fare
accendere
bere
chiedere
chiudere
decidere
dipingere
dividere
3a
fatto
coniugazione
aprire
dire
morire
venire
aperto
detto
morto
venuto
acceso
bevuto
chiesto
chiuso
deciso
dipinto
diviso
leggere
mettere
nascere
nascondere
prendere
rimanere
rispondere
letto
messo
nato
nascosto
preso
rimasto
risposto
spendere
togliere
vincere
rompere
scegliere
scendere
scrivere
speso
tolto
vinto
rotto
scelto
sceso
scritto
La maggioranza dei verbi vuole l’ausiliare avere. C’è però un gruppo di verbi (detti intransitivi) che
vogliono l’ausiliare essere. Sono in genere verbi che indicano un movimento (andare, arrivare, partire, tornare, venire) o un cambiamento (diventare, morire, nascere, crescere). Dato però che le eccezioni sono numerose, è necessario imparare con l’uso e a memoria qual è l’ausiliare giusto e – in caso
di dubbio – consultare il dizionario.
Mangiare
Andare (verbo che indica movimento)
io ho mangiato
io sono andato (andata)
Attenzione:
Con l’ausiliare avere il participio passato non cambia. Con l’ausiliare essere cambia, cioè concorda in genere e numero con
il soggetto.
Pierpaolo è andato.
Pierpaolo e Giorgio sono andati.
Mariella è andata.
Mariella e Carla sono andate.
Anche con l’ausiliare avere il participio passato cambia come genere e numero, quando il passato prossimo è preceduto
dal pronome personale lo, la, li, le.
Vedi Scheda 11, I pronomi.
Hai mangiato il pane? – Sì, l’ho mangiato.
Hai mangiato la pizza? – Sì, l’ho mangiata.
Hai mangiato i pomodori? – Sì, li ho mangiati.
Hai mangiato le patate? – Sì, le ho mangiate.
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Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295
26-02-2008
12:05
Pagina 293
Grammatica
25
01 • Completa la tabella.
Infinito
Presente
Imperfetto
Passato prossimo
1. scrivere
io scrivo
io scrivevo
io ho scritto
2. pensare
io
io
io
3.
tu
tu
tu hai pagato
4.
lei risponde
lei
lei
5. aiutare
voi
voi
voi
6. tornare
loro
loro
loro
7.
lui viene
lui
lui
8.
noi
noi
noi abbiamo letto
9.
io ascolto
io
io
tu
tu ripetevi
tu
10.
02 • Trasforma i verbi delle seguenti frasi
dal presente al passato prossimo.
3. Che cosa (voi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1. La mamma esce di casa al mattino presto.
4. Lo zio Ivan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fumare)
...................................................
troppe sigarette, così poi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2. Accompagna me a scuola.
(stare) male e . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (tossire) tutta
...................................................
la notte.
3. Porta Angela alla scuola materna. . . . . . . . . . .
5. Il treno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (arrivare) alle 11.
...................................................
4. Va a fare la spesa al mercato.
...............
5. Torna a casa verso le dieci. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6. Fa le pulizie, lava e stira. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
04 • Rispondi alle domande, facendo
attenzione alla concordanza
del participio passato dopo
il pronome diretto.
...................................................
7. Prepara il pranzo.
............................
1. Hai comprato le mele? –
Sì,
. . . .le. .ho
. . . comprate.
............
2. Hai comprato le arance? – No, non le ho
...................................................
03 • Completa le seguenti frasi scrivendo
il passato prossimo dei verbi tra
parentesi.
3. Hai comprato i peperoni? – Sì, li ho . . . . . . . .
1. Luca mi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (dire) che Pietro
4. Hai comprato la torta? – Sì, l’ho . . . . . . . . . . . .
....................
(partire) ieri.
...................................................
5. Hai comprato il pane? – Sì, l’ho
............
2. Questa mattina il signor Gallo . . . . . . . . . . . . . . .
6. Hai comprato la carne? – Sì, l’ho . . . . . . . . . . .
(portare) la macchina dal meccanico e poi . . . . . .
7. Hai comprato le merendine? – No, non le
. . . . . . . . . . . (andare) a lavorare in tram.
ho . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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293
L’italiano per studiare
..................
(mangiare) ieri sera a casa di Fausto?
Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295
26-02-2008
12:05
Pagina 294
La differenza tra imperfetto e passato prossimo
26
L’IMPERFETTO E IL PASSATO PROSSIMO SONO DUE TEMPI DEL PASSATO MOLTO USATI IN ITALIANO.
Nelle Schede 24 e 25 abbiamo già visto quando si usano, ma è molto importante metterli a confronto per capirne bene le differenze di significato.
L’USO
Imperfetto
294
Passato prossimo
azione abituale, che si faceva sempre
azione non abituale, che è stata fatta
una sola volta
Da bambino andavo al mare tutte
le domeniche.
Da bambino una volta sono andato al mare.
azione ripetitiva, che si faceva tante volte
azione puntuale, avvenuta una volta
Mia zia faceva sempre dei dolci buonissimi.
Mia zia ieri ha fatto dei dolci buonissimi.
azione durativa, che è durata
per un certo tempo
azione momentanea, breve, che è durata
o è avvenuta in un momento
Ieri pioveva.
Ieri è piovuto un po’.
L’italiano per studiare
Quando nella stessa frase ci sono due azioni passate che sono avvenute contemporaneamente, possiamo avere tre casi:
•
due azioni ugualmente lunghe (durative):
- imperfetto
+
- imperfetto
•
mia sorella preparava la cena.
due azioni ugualmente puntuali o momentanee:
- passato prossimo
+
- passato prossimo
•
Mentre studiavo,
Quando Fulvio è arrivato,
lo abbiamo salutato.
un’azione durativa durante la quale avviene un’azione momentanea:
- imperfetto
+
- passato prossimo
Mentre mangiavo,
è suonato il telefono.
Schede n°22-26_286_295:Schede n°22-26_286_295
26-02-2008
12:05
Pagina 295
Grammatica
01 • Imperfetto o passato prossimo?
Cerchia l’alternativa corretta.
1. Una volta qui c’era / c’è stata una pizzeria.
2. Facevi / Hai fatto i compiti per domani?
3. Sabato andavo / sono andato al cinema.
4. Finalmente arrivava / è arrivato l’ultimo
giorno di scuola.
5. In Perù abitavo / ho abitato in molte città.
6. In passato gli Italiani fumavano / hanno
fumato di più.
7. L’anno scorso andavo / sono andato in
piscina tutti i giorni.
8. Giovedì andavo / sono andato in piscina
con Bruno.
9. Da piccolo avevo / ho avuto paura
dei tuoni.
10.Da piccolo avevo / ho avuto il morbillo.
26
03 • Completa le seguenti frasi con
l’imperfetto o il passato prossimo
del verbo indicato tra parentesi.
1. Stamattina Lino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(andare) al mercato.
2. Lino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (andare) al
mercato tutti i giorni.
3. Ieri noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (studiare)
italiano, storia e geometria.
4. Da piccoli noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(studiare) l’aritmetica.
5. Al mare io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (mangiare)
pesce a pranzo e a cena.
6. Domenica io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(mangiare) il pesce al forno.
7. Mio nonno da giovane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1. Mentre telefonavo / ho telefonato, Paola
arrivava / è arrivata.
2. Mentre il marito preparava / ha preparato
la tavola, la moglie cucinava / ha cucinato.
3. Quando uscivo / sono uscito, pioveva /
è piovuto.
4. Andando a scuola, vedevo / ho visto
un incidente stradale.
5. Andando a scuola, vedevo / ho visto tutti i
giorni tua sorella alla fermata dell’autobus.
6. Sergio non mangiava / ha mangiato
niente, perché stava / è stato male.
7. Quando abitavo / ho abitato in Cile,
andavo / sono andato a scuola da febbraio
a novembre.
8. Quando Rosa lavorava / ha lavorato
per la famiglia D’Angelo, guadagnava /
ha guadagnato abbastanza bene.
9. Mentre la professoressa spiegava /
ha spiegato, Martin si metteva / si è messo
a gridare.
10.Visto che faceva / ha fatto bel tempo,
partivamo / siamo partiti presto per il mare.
8. Mio nonno ieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(leggere) il giornale senza occhiali.
(leggere) il giornale tutta la sera.
04 • Completa le seguenti frasi con
l’imperfetto o il passato prossimo
del verbo indicato tra parentesi.
1. Michele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (cambiare)
la macchina perché . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(essere) troppo vecchia.
2. Ieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere)
una bella giornata di sole, ma . . . . . . . . . . . . . . . .
(fare) abbastanza freddo.
3. Di solito alla domenica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(andare) a pescare con mio padre
e mio fratello Joseph.
4. Quando tu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(telefonare), io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (stare)
ancora dormendo.
295
L’italiano per studiare
02 • Imperfetto o passato prossimo?
Cerchia l’alternativa corretta.
Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305
26-02-2008
Il passato remoto
12:07
Pagina 296
27
IL PASSATO REMOTO È UN TEMPO DEL MODO INDICATIVO.
Il passato remoto indica un’azione passata, che è avvenuta in un passato lontano e che è completamente finita.
Cristoforo Colombo arrivò in America nel 1492.
LA FORMA
Per le coniugazioni regolari del passato remoto vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31.
Indichiamo di seguito il passato remoto dei più importanti verbi irregolari.
La prima coniugazione ha solo 3 verbi irregolari al passato remoto e la terza ne ha solo 2:
Prima coniugazione
Terza coniugazione
Dare
Fare
Stare
Dire
Venire
io diedi
tu desti
lui diede
noi demmo
voi deste
loro diedero
io feci
tu facesti
lui fece
noi facemmo
voi faceste
loro fecero
io stetti
tu stesti
lui stette
noi stemmo
voi steste
loro stettero
io dissi
tu dicesti
lui disse
noi dicemmo
voi diceste
loro dissero
io venni
tu venisti
lui venne
noi venimmo
voi veniste
loro vennero
Ecco i verbi irregolari più importanti della seconda coniugazione:
296
L’italiano per studiare
Avere
Essere
Chiudere
Conoscere
Decidere
io ebbi
tu avesti
lui ebbe
noi avemmo
voi aveste
loro ebbero
io fui
tu fosti
lui fu
noi fummo
voi foste
loro furono
io chiusi
tu chiudesti
lui chiuse
noi chiudemmo
voi chiudeste
loro chiusero
io conobbi
tu conoscesti
lui conobbe
noi conoscemmo
voi conosceste
loro conobbero
io decisi
tu decidesti
lui decise
noi decidemmo
voi decideste
loro decisero
Leggere
Mettere
Prendere
Sapere
Scrivere
io lessi
tu leggesti
lui lesse
noi leggemmo
voi leggeste
loro lessero
io misi
tu mettesti
lui mise
noi mettemmo
voi metteste
loro misero
io presi
tu prendesti
lui prese
noi prendemmo
voi prendeste
loro presero
io seppi
tu sapesti
lui seppe
noi sapemmo
voi sapeste
loro seppero
io scrissi
tu scrivesti
lui scrisse
noi scrivemmo
voi scriveste
loro scrissero
Spendere
Tenere
Vedere
Vivere
Volere
io spesi
tu spendesti
lui spese
noi spendemmo
voi spendeste
loro spesero
io tenni
tu tenesti
lui tenne
noi tenemmo
voi teneste
loro tennero
io vidi
tu vedesti
lui vide
noi vedemmo
voi vedeste
loro videro
io vissi
tu vivesti
lui visse
noi vivemmo
voi viveste
loro vissero
io volli
tu volesti
lui volle
noi volemmo
voi voleste
loro vollero
L’USO
Nell’italiano parlato oggi il passato remoto è usato soltanto in alcune regioni italiane (Toscana e alcune zone del Sud); nelle altre è sostituito dal passato prossimo.
È però importante studiare il passato remoto per poter capire i libri di storia e i romanzi, che sono
normalmente scritti con questo tempo.
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Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305
26-02-2008
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Grammatica
27
01 • Completa la tabella.
Infinito
Presente
Passato prossimo
Passato remoto
1. venire
io vengo
io sono venuto
io venni
2. vedere
tu
tu
tu
3. vivere
lui
lui
lui
4.
loro
loro
loro misero
5.
noi
noi abbiamo voluto
noi
6.
lui tiene
lui
lui
7.
voi
voi avete dato
voi
8. fare
lui
lui
lui
9.
lui sta
lui
lui
02 • Completa le seguenti frasi usando
i verbi elencati sotto.
scoppiò • scrisse • fu • morirono
• scoprì • dipinse
3. Quando Giovanni . . . . . . . . . . . . . . . . . . (dire)
che aveva deciso di andare a lavorare all’estero,
sua madre non . . . . . . . . . . . . . . . . . . (essere)
affatto contenta.
4. A Natale, l’anno scorso,
I Promessi sposi.
(nevicare) molto.
2. La seconda guerra mondiale . . . . . . . . . . . . . . .
5. Michele non . . . . . . . . . . . . . . . . . . (sapere)
nel 1939.
rispondere a quella domanda.
..................
3. Nel 1492 Cristoforo Colombo . . . . . . . . . . . . . .
l’America.
4. Costantino . . . . . . . . . . . . . . . . . . un imperatore
04 • Trasforma le seguenti frasi dal
passato prossimo al passato remoto.
romano.
1. Il re Vittorio Emanuele II è vissuto
5. Decine di migliaia di persone . . . . . . . . . . . . . .
a Torino e a Roma.
.........
a Hiroshima per la bomba atomica.
6. Leonardo da Vinci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
..................................................
2. Dante ha scritto la Divina Commedia.
..................................................
la Gioconda.
03 • Completa le frasi inserendo il passato
remoto dei verbi tra parentesi.
3. Il giorno di Ferragosto di vent’anni fa
è morta mia zia.
..................................................
1. L’anno scorso noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . (visitare)
4. Napoleone è nato nel secolo diciottesimo.
il Perù e . . . . . . . . . . . . . . . . . . (vedere) molti luoghi
..................................................
interessanti.
5. La signora Cheng è venuta ad abitare
2. Molti anni fa i miei genitori . . . . . . . . . . . . . . . .
in Italia quasi trent’anni fa.
(decidere) di andare a vivere in campagna.
..................................................
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L’italiano per studiare
1. Alessandro Manzoni . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305
Il futuro
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28
IL FUTURO È UN TEMPO DEL MODO INDICATIVO.
L’indicativo futuro indica un’azione futura, che deve ancora avvenire rispetto al momento in cui
si parla o si scrive.
Domani pioverà.
LA FORMA
Per le coniugazioni regolari del futuro vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31.
Indichiamo di seguito il futuro dei più importanti verbi irregolari.
298
L’italiano per studiare
Avere
Essere
Andare
Dare
Fare
io avrò
tu avrai
lui avrà
noi avremo
voi avrete
loro avranno
io sarò
tu sarai
lui sarà
noi saremo
voi sarete
loro saranno
io andrò
tu andrai
lui andrà
noi andremo
voi andrete
loro andranno
io darò
tu darai
lui darà
noi daremo
voi darete
loro daranno
io farò
tu farai
lui farà
noi faremo
voi farete
loro faranno
Sapere
Potere
Dovere
Volere
Venire
io saprò
tu saprai
lui saprà
noi sapremo
voi saprete
loro sapranno
io potrò
tu potrai
lui potrà
noi potremo
voi potrete
loro potranno
io dovrò
tu dovrai
lui dovrà
noi dovremo
voi dovrete
loro dovranno
io vorrò
tu vorrai
lui vorrà
noi vorremo
voi vorrete
loro vorranno
io verrò
tu verrai
lui verrà
noi verremo
voi verrete
loro verranno
L’USO
• per esprimere un’ipotesi approssimativa
Il futuro ha due tempi:
il futuro semplice e il futuro anteriore
Il futuro semplice si usa soprattutto:
• per indicare un’azione che si realizzerà in futuro, in un momento successivo al momento presente
Domenica partiremo con
il treno delle 9.30.
Il futuro, però, ha anche alcuni usi particolari in
frasi in cui non si parla di azioni future. Serve:
• per esprimere un dubbio
Papà a quest’ora sarà in ufficio?
• per esprimere una concessione
Queste scarpe saranno anche di moda,
ma a me non piacciono.
Per questa casa i Ferraris pagheranno almeno
due milioni di affitto al mese.
Oggi il futuro è spesso sostituito dal semplice
presente, soprattutto nell’italiano familiare e
parlato nell’Italia del Nord.
Domani arriva mio cugino
(invece di arriverà).
Il futuro anteriore è un tempo composto dal
futuro dell’ausiliare avere-essere (avrò, sarò)
+ il participio passato del verbo.
Si usa quando ci sono due azioni future e l’una
avviene prima dell’altra.
Deciderò che sport fare e poi andrò
a iscrivermi in palestra o in piscina.
Quando avrò deciso che sport fare, andrò
a iscrivermi in palestra o in piscina.
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Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305
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Grammatica
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01 • Completa la tabella.
Infinito
Presente
Futuro
Futuro anteriore
1. mangiare
tu mangi
tu mangerai
tu avrai mangiato
2. fare
io
io
io
3.
lei vende
lei
lei
4. comprare
noi
noi
noi
5.
io penso
io
io
6.
voi decidete
voi
voi
7.
tu
tu verrai
tu
8. regalare
voi
voi
voi
9.
noi andiamo
noi
noi
io
io
io avrò visto
10.
04 • Trasforma le frasi secondo
il modello.
1. Che cosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare) quando
Prima dormirò, poi ricomincerò a studiare.
sarai grande?
. Quando
. . . . . . . avrò
. . . . dormito,
. . . . . . . .ricomincerò
. . . . . . . . . . a. .studiare.
.........
2. Quando arriveremo a Roma, dove
.....................
(andare)?
3. Il medico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (venire)
a visitare Paola domani mattina.
4. A luglio Cristina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(tornare) in Romania a prendere la figlia.
1. Eric comprerà gli sci e poi verrà
in montagna.
..................................................
2. Venderò la moto e poi ne comprerò
una più bella.
5. Appena . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (potere), io
..................................................
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (andare)
..................................................
dal parrucchiere.
3. Finirò gli esercizi di inglese e poi guarderò
03 • Coniuga al futuro i verbi indicati
tra parentesi.
la televisione.
..................................................
1. Questa sera noi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(mangiare) le castagne.
2. Mia sorella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (venire)
al cinema con voi, se dopo voi la
...................
(riaccompagnare) a casa.
3. Se io . . . . . . . . . . . . . . . . . . (prendere) gli antibiotici
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (guarire) presto.
4. La signora Fortisi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(pagare) l’affitto dopodomani.
4. L’avvocato esaminerà la proposta
e poi vedrà se accettarla.
..................................................
5. Vedremo gli orari del treno
e poi decideremo a che ora partire.
..................................................
6. Mario arriverà in albergo e poi ci telefonerà.
..................................................
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L’italiano per studiare
02 • Coniuga al futuro i verbi indicati
tra parentesi.
Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305
La forma riflessiva
26-02-2008
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???
Molti verbi si possono coniugare in forma riflessiva, per esprimere un’azione che ricade, si riflette sul soggetto stesso che la compie.
Osserviamo questi esempi:
21.
Io lavo i piatti
forma normale attiva
2a.
Io mi lavo
forma riflessiva diretta
2b.
Io mi lavo i denti
forma riflessiva indiretta
Nelle frasi del tipo 2 l’azione di lavare non riguarda una cosa esterna (come i piatti della frase 1),
ma riguarda me stesso che faccio l’azione.
I verbi nella forma riflessiva si coniugano normalmente, ma sono sempre accompagnati dal pronome riflessivo: mi, ti, si, ci, vi, si.
300
L’italiano per studiare
Presente
Futuro
Imperfetto
Passato prossimo
io mi lavo
tu ti lavi
lui si lava
noi ci laviamo
voi vi lavate
loro si lavano
io mi laverò
tu ti laverai
lui si laverà
noi ci laveremo
voi vi laverete
loro si laveranno
io mi lavavo
tu ti lavavi
lui si lavava
noi ci lavavamo
voi vi lavavate
loro si lavavano
io mi sono lavato
tu ti sei lavato
lui si è lavato
noi ci siamo lavati
voi vi siete lavati
loro si sono lavati
Come si vede dall’esempio, i verbi riflessivi al participio passato usano sempre l’ausiliare essere e
non l’ausiliare avere.
Forma attiva
Forma riflessiva
Ho lavato le calze.
Ho asciugato i bicchieri.
Ho guardato la televisione.
Mi sono lavato - Mi sono lavato le mani.
Mi sono asciugato - Mi sono asciugato i capelli.
Mi sono guardato allo specchio.
Esiste anche la forma riflessiva reciproca,
quando il pronome personale non ha significato riflessivo, ma significa tra noi, tra voi, tra
loro, l’un l’altro e il verbo indica un’azione che
due o più persone fanno a vicenda, scambievolmente.
Attenzione:
Esistono anche i verbi pronominali, che sembrano uguali
ai verbi riflessivi e si coniugano con le stesse regole:
accorgersi, pentirsi, vergognarsi, sedersi,
arrabbiarsi, addormentarsi…
I bambini si picchiano.
non vuol dire i bambini picchiano loro stessi (forma riflessiva), ma ogni bambino picchia un altro
bambino, si picchiano tra loro.
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Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305
26-02-2008
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Pagina 301
Grammatica
01 • Rispondi alle domande.
1. A che ora ti svegli? – . . . . . . sveglio alle . . . . . . .
02 • Completa le frasi con i verbi indicati
tra parentesi.
2. A che ora ti alzi? – . . . . . . . alzo alle . . . . . . . .
1. L’autobus che va a scuola . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3. E poi che cosa fai? – . . . . . . . . lavo, . . . . . . . .
(fermarsi) proprio davanti a casa mia.
pettino, . . . . . . vesto e . . . . . . preparo per uscire.
2. Andrea in genere . . . . . . . . . . . . . (svegliarsi) alle
4. Come fai a lavarti la faccia? – . . . . . . . . . lavo
sette, ma stamattina . . . . . . . . . . . . . . . (svegliarsi)
con il sapone, . . . . . . . . . . sciacquo con l’acqua,
..........
asciugo con l’asciugamano.
5. Che cosa ti diverte fare? – . . . . . diverto a . . . . . .
tardi e così è arrivato in classe alle nove.
3. Ho dimenticato l’ombrello e così . . . . . . . . . .
...........
...................
29
(bagnare) dalla testa ai piedi.
6. Che cosa ti annoia? – . . . . . . . . . . annoio
4. Vincenzo per andare al matrimonio di suo
quando . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
fratello . . . . . . . . . . . . . . (mettersi) un vestito nero.
7. Che cosa ti fa arrabbiare? – Io . . . . . . . . . .
5. Piero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (farsi) la barba
arrabbio se . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
con il rasoio elettrico.
03 • Completa la tabella.
Presente
Forma riflessiva
Forma attiva
Forma riflessiva
1. io lavo
io mi lavo
io ho lavato
io mi sono lavato
2. lui alza
lui
lui
lui
3. tu
tu
tu hai svegliato
tu
4. noi
noi ci pettiniamo
noi
noi
5. loro
loro
loro hanno ferito
loro
6. voi mettete
voi
voi
voi
7. tu pulisci
tu
tu
tu
8. loro
loro si sentono
loro
loro
9. noi allontaniamo
noi
noi
noi
lui
lui
lui si è mosso
10. lui
04 • Riscrivi il seguente testo trasformando i verbi dal presente al passato prossimo.
Lucia si sveglia alle sette meno un quarto, si alza dopo pochi minuti e va in bagno. Si toglie il pigiama, si lava, si asciuga, si veste, si spazzola i capelli. Poi va in cucina e fa colazione. Prima di uscire
si lava i denti, si pettina, si dà un po’ di profumo. Poi si infila le scarpe, si mette la giacca ed esce.
..........................................................................................................
..........................................................................................................
..........................................................................................................
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301
L’italiano per studiare
Forma attiva
Passato prossimo
Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305
Il congiuntivo
26-02-2008
12:07
Pagina 302
30
IL CONGIUNTIVO È UN ALTRO DEI MODI VERBALI DELLA LINGUA ITALIANA (NELLE SCHEDE PRECEDENTI
È STATO PRESENTATO IL MODO INDICATIVO).
Il congiuntivo è il modo verbale che serve per esprimere incertezza, dubbio, desiderio.
È importante capire la differenza di significato tra l’indicativo e il congiuntivo.
Indicativo
Congiuntivo
Esprime un fatto presentato
come vero, reale, sicuro
Esprime un fatto presentato come possibile,
o come solo pensato, desiderato, temuto
Oggi c’è il sole.
Che bello se oggi ci fosse il sole!
Sono sicuro che domani ci sarà il sole.
Ho paura che domani non ci sia il sole.
So che Tobias lavora alla Fiat.
Credo che Tobias lavori alla Fiat.
Clelia arriva sempre in ritardo.
Può darsi che Clelia arrivi in ritardo.
LA FORMA
Il modo congiuntivo ha 4 tempi:
- 2 semplici (formati da una sola parola)
presente: che io lavori
imperfetto: che io lavorassi
302
- 2 composti (formati da due parole)
passato: che io abbia lavorato
trapassato: che io avessi lavorato
Per le coniugazioni regolari del congiuntivo vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31.
L’italiano per studiare
Le forme irregolari riguardano il presente e a volte anche l’imperfetto di alcuni verbi.
Ecco le più comuni.
Infinito
Congiuntivo
presente
Congiuntivo
imperfetto
Infinito
Congiuntivo
presente
Congiuntivo
imperfetto
andare
avere
bere
dare
dire
dovere
essere
fare
potere
rimanere
vada
abbia
beva
dia
dica
debba
sia
faccia
possa
rimanga
andassi
avessi
bevessi
dessi
dicessi
dovessi
fossi
facessi
potessi
rimanessi
salire
sapere
scegliere
stare
tenere
togliere
tradurre
uscire
venire
volere
salga
sappia
scelga
stia
tenga
tolga
traduca
esca
venga
voglia
salissi
sapessi
scegliessi
stessi
tenessi
togliessi
traducessi
uscissi
venissi
volessi
L’USO
Il congiuntivo può essere usato in frasi indipendenti o in frasi dipendenti da altre.
a) L’uso in frasi indipendenti non è molto frequente e si limita soprattutto ai seguenti casi:
• ordine/invito/esortazione (con il congiuntivo presente) rivolti a qualcuno a cui si dà del Lei
Signora, entri, si accomodi pure qui. Dottor Fusco, mi dica la verità.
Giri al primo incrocio e poi vada sempre dritto.
• desiderio che si pensa non possibile, non realizzabile (con il congiuntivo imperfetto)
Ah, se potessi tornare al mio paese! Se mia madre guarisse! Se avessi un lavoro!
b) Per l’uso del congiuntivo in frasi dipendenti vedi Scheda 31.
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Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305
26-02-2008
12:07
Pagina 303
Grammatica
30
01 • Completa la tabella
Indicativo
Presente
Congiuntivo
Imperfetto
Presente
Imperfetto
1. io vado
io andavo
io vada
io andassi
2. tu
tu davi
tu
tu
3. lui
lui
lui
lui dicesse
4. lui
lui
lui faccia
lui
5. voi uscite
voi
voi
voi
02 • Completa la tabella. Per le forme del trapassato prossimo, consulta le tavole
dei verbi (pp. 324-31).
Indicativo
Passato prossimo
Congiuntivo
Passato
Trapassato
1. io sono venuto
io ero venuto
io sia venuto
io fossi venuto
2. lei è uscita
lei
lei
lei
3. noi
noi
noi
noi avessimo voluto
4. voi
voi
voi
voi aveste saputo
5. lui è andato
lui
lui
lui
03 • Trasforma le seguenti frasi usando
il congiuntivo presente al posto
delle espressioni in neretto.
Signora, dovrebbe ritelefonare domani.
.Signora,
. . . . . . . . .ritelefoni
. . . . . . . . . . domani.
...............................
1. Signorina, può aspettare un momento?
...................................................
2. Professore, perché non viene a mangiare
la pizza con noi?
...............................
...................................................
3. Signorina, le dispiace chiudere la porta?
...................................................
4. Signor Borello, potrebbe portarmi
i suoi documenti?
..............................
...................................................
04 • Nella seguente lettera sottolinea
in blu i verbi all’indicativo e in rosso
i verbi al congiuntivo.
Cara Maria,
non ho più ricevuto tue notizie. Come stai?
Come stanno gli zii? Spero che vada tutto
bene e che siate contenti della casa nuova.
Immagino che traslocare sia stato molto
faticoso. Mi ricordo che quando abbiamo
cambiato casa noi otto anni fa era stato
terribile. Appena ti è possibile, vorrei che tu
ti ricordassi di parlare a Franco, come ti avevo
chiesto, per sapere se è sempre d’accordo
di venderci la macchina quando gli arriverà
quella nuova. Se gli arrivasse entro la fine
del prossimo mese, potremmo venire ad Asti
e fare l’atto di vendita. Se invece avesse
cambiato idea, dimmelo, e ci regoleremo
diversamente.
Tanti saluti agli zii e a te un forte abbraccio.
Chiara.
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303
L’italiano per studiare
Trapassato prossimo
Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305
26-02-2008
12:07
Pagina 304
Il congiuntivo nelle frasi dipendenti
31
IL CONGIUNTIVO È QUASI SEMPRE USATO IN FRASI DIPENDENTI.
La parola congiuntivo vuol dire che congiunge. Il congiuntivo unisce infatti due frasi di cui una dipendente dall’altra (principale e dipendente).
I casi più importanti di uso del congiuntivo sono:
• nelle frasi dichiarative (dopo il che) quando con il verbo che c’è nella frase principale si vuole
esprimere un’opinione personale, un desiderio, una preoccupazione, un’attesa, una probabilità,
cioè pensieri, sensazioni, sentimenti. Quando invece nella frase principale si esprime certezza,
si usa l’indicativo.
Indicativo
Congiuntivo
So che Maria è partita domenica.
Penso che Maria sia partita domenica.
Sono sicuro che mio fratello arriverà oggi.
Immagino che mio fratello arrivi oggi.
Ho saputo che Angelo è guarito bene.
Spero che Angelo sia guarito bene.
So che Manuel ha perso il lavoro.
Ho paura che Manuel abbia perso il lavoro.
Si usa il congiuntivo anche quando nella principale ci sono verbi come: volere, preferire, piacere,
dispiacere, aspettare, bisognare, essere necessario/essere probabile/possibile/difficile…
304
L’italiano per studiare
Voglio che tu vada subito a casa.
Mi piacerebbe che venissero a trovarci.
Aspetto che Luisa mi scriva.
Bisogna che Simone traduca questo.
(e non: Voglio che tu vai)
(e non: Mi piacerebbe che venivano)
(e non: Aspetto che mi scrive)
(e non: Bisogna che Simone traduce)
• nelle frasi ipotetiche (dopo il se) quando si vuole esprimere una possibilità.
Se studiassi di più, imparerei l’italiano e l’inglese.
Per l’uso del congiuntivo nelle frasi ipotetiche vedi Scheda 40, Il periodo ipotetico.
L’USO DEI TEMPI
Se nella frase principale c’è il presente
Penso che…
si usa • il congiuntivo presente
per esprimere la contemporaneità
oggi
oggi
Penso che Tobias lavori alla Fiat
Se nella frase principale c’è il passato
(imperfetto o passato prossimo)
Pensavo che… / Ho pensato che…
si usa • il congiuntivo imperfetto
per esprimere la contemporaneità
ieri
ieri
Pensavo che Tobias lavorasse alla Fiat
• il congiuntivo passato
per esprimere l’anteriorità
oggi
in passato
Penso che Tobias abbia lavorato alla Fiat
• il congiuntivo trapassato
per esprimere l’anteriorità
ieri
in passato
Pensavo che Tobias avesse lavorato alla Fiat
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Schede n°27-31_296_305:Schede n°27-31_296_305
26-02-2008
12:07
Pagina 305
Grammatica
01 • Completa le frasi con il congiuntivo
presente, usando il verbo indicato
tra parentesi.
03 • Completa le seguenti frasi con
il congiuntivo imperfetto, usando
il verbo indicato tra parentesi.
1. Voglio che tu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1. Credevo che Renata e Carla . . . . . . . . . . . . . . . .
(smettere) assolutamente di dire parolacce.
..........
2. Spero proprio che Elena . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2. Speravo che tu ormai . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
........
(passare) l’esame.
3. È difficile che mia sorella . . . . . . . . . . . . . . . . . .
........
(tornare) tardi alla sera.
4. Non credo che questa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.....
(essere) la soluzione migliore.
5. Immagino che tu non . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.....
(avere) i soldi per pagare il dizionario.
6. Silvia pensa che sua cugina . . . . . . . . . . . . . . .
...........
(trovarsi) male a Genova.
7. Tutti pensano che quel ragazzo . . . . . . . . . . . .
(rubare).
02 • Completa le seguenti frasi
con il congiuntivo passato, usando
il verbo indicato tra parentesi.
1. Mi dispiace che Paola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
..........
(perdere) il portafoglio.
(venire) a trovarci.
(stare) un po’ meglio.
3. Non immaginavamo che il direttore . . . . . . .
...................
(essere) così gentile.
4. Carla aveva paura che i bambini . . . . . . . . . . .
(rompere) i bicchieri.
...............
5. Speravo proprio che lei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
......
(divertirsi) alla festa.
6. Non credevo che la polizia lo . . . . . . . . . . . . . .
............
(arrestare).
7. Lucio voleva che Rosaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
.......
(cambiare) lavoro.
04 • Trasforma le frasi usando il tempo
del congiuntivo più appropriato.
1. Ho saputo che la sposa si veste di bianco.
Immagino che
..................................
2. Ho sentito che gli zii hanno l’influenza.
2. È probabile che tu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ho paura che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(lasciare) l’ombrello in treno.
3. Sono certo che siete felici.
3. Non credo che voi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Desidero che
(fare) da soli questo lavoro.
4. Ho visto che tutti si sono dimenticati
4. Ho paura che il dottor Pennisi . . . . . . . . . . . . . . .
di telefonarmi.
già . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (uscire).
Mi dispiace che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5. La mamma è preoccupata che papà non
5. So che la signora Fiamma ha divorziato.
. . . . . . . . . . . . . . . . ancora . . . . . . . . . . . . . . . . (arrivare).
Suppongo che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6. Immagino che ieri in montagna . . . . . . . . . .
6. Mi hanno detto che Ugo ha cambiato lavoro.
...............
(piovere) tutto il giorno.
...................................
È probabile che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7. Spero che tu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
7. Sapevo che Rosi abitava qui.
(ricordarsi) di comprare le arance.
Credevo che
....................................
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305
L’italiano per studiare
..............
.....
31
Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315
Il condizionale
26-02-2008
12:09
Pagina 306
32
IL CONDIZIONALE È UN ALTRO DEI MODI VERBALI DELLA LINGUA ITALIANA (NELLE SCHEDE PRECEDENTI
SONO GIÀ STATI PRESENTATI IL MODO INDICATIVO E IL MODO CONGIUNTIVO).
Il condizionale è il modo del verbo che indica che un’azione avviene a condizione che se ne verifichi un’altra.
Mangerei, se ci fosse qualcosa di buono.
Se facesse meno freddo, mi laverei i capelli.
Verrei volentieri a trovarti, se i miei mi lasciassero.
LA FORMA
Il modo condizionale ha 2 tempi:
• uno semplice (formato da una sola parola), che serve per esprimere un evento che potrebbe
accadere nel presente a condizione che ne accada un altro
presente
Se studiassi di più, prenderei un bel voto.
• uno composto (formato da due parole), che serve per esprimere un evento che sarebbe accaduto nel passato a condizione che – sempre nel passato – ne fosse accaduto un altro
passato
Se avessi studiato di più, avrei preso un bel voto.
Per le coniugazioni regolari del condizionale, vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31.
306
Indichiamo di seguito il condizionale presente dei più importanti verbi irregolari.
L’italiano per studiare
Avere
Essere
Andare
Dare
Fare
io avrei
tu avresti
lui avrebbe
noi avremmo
voi avreste
loro avrebbero
io sarei
tu saresti
lui sarebbe
noi saremmo
voi sareste
loro sarebbero
io andrei
tu andresti
lui andrebbe
noi andremmo
voi andreste
loro andrebbero
io darei
tu daresti
lui darebbe
noi daremmo
voi dareste
loro darebbero
io farei
tu faresti
lui farebbe
noi faremmo
voi fareste
loro farebbero
Sapere
Potere
Dovere
Volere
Venire
io saprei
tu sapresti
lui saprebbe
noi sapremmo
voi sapreste
loro saprebbero
io potrei
tu potresti
lui potrebbe
noi potremmo
voi potreste
loro potrebbero
io dovrei
tu dovresti
lui dovrebbe
noi dovremmo
voi dovreste
loro dovrebbero
io vorrei
tu vorresti
lui vorrebbe
noi vorremmo
voi vorreste
loro vorrebbero
io verrei
tu verresti
lui verrebbe
noi verremmo
voi verreste
loro verrebbero
L’USO
Il condizionale si usa:
• da solo:
- per esprimere un desiderio
Vorrei andare al cinema.
Mi piacerebbe avere un telefonino nuovo.
- per esprimere una richiesta gentile
•
in coppia con il congiuntivo:
- nelle frasi ipotetiche
Se potessi, partirei subito.
Vedi Scheda 40, Il periodo ipotetico.
Mi daresti un po’ d’acqua?
Mi compreresti un gelato?
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Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315
26-02-2008
12:09
Pagina 307
Grammatica
01 • Trasforma le seguenti frasi, usando
il condizionale presente, secondo
il modello.
03 • Rispondi alle domande usando
il condizionale passato, secondo
il modello.
Mangio una pizza.
Perché non sei venuto al cinema con noi?
.Mangerei
. . . . . . . . . .volentieri
. . . . . . . . . . una
. . . . .pizza
........................
1. Luca smette di lavorare.
..................................................
2. Noi andiamo in palestra.
..................................................
3. Suo padre lavora in un negozio.
..................................................
4. Johnny cambia casa.
..................................................
5. Facciamo un giorno di vacanza.
..................................................
6. Mi metto i pantaloni nuovi.
..................................................
Sono andato alla partita.
. Sarei
. . . . . andato
. . . . . . .volentieri
. . . . . . . .alla
. . . partita.
.................
1. Ho fatto molte fotografie a Francesco e Anna.
..................................................
2. Loro hanno visto l’ultimo film di 007.
..................................................
3. Ho mangiato la pasta ai quattro formaggi.
..................................................
4. La zia Anita ha preso il caffè.
..................................................
5. Sono partito ieri.
..................................................
–. .Sarei
. . . . . .venuto,
. . . . . . . . ma
. . . .non
. . . .avevo
. . . . . . i. soldi.
...................
1. Perché non hai telefonato a Maria?
– Le . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , ma ho perso
il suo numero.
2. Perché non avete innaffiato i vasi sul terrazzo?
– Li . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , ma non c’era acqua.
3. Perché non hai guardato il telegiornale?
– Lo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , ma dovevo
fare una telefonata urgente.
4. Perché non hai fatto merenda?
– La . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , ma dovevo
andare in piscina.
5. Perché non sei andato a piedi?
– ............................................
ma ho preso il tram perché ero in ritardo.
6. Perché non siete andati al mare domenica?
– . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ma il tempo era brutto.
04 • Completa le seguenti frasi, usando
il condizionale del verbo indicato
tra parentesi.
1. Ti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (portare) alla
stazione, ma non ho la macchina.
2. I signori Gaidano . . . . . . . . . . . . . . . . . . (volere)
tornare a Torino, ma per ora continuano
a lavorare in Svizzera.
3. Zia, ti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (piacere)
venire con noi al concerto?
4. Mi dispiace, io ti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(accompagnare) volentieri dal medico,
6. Siamo andati al matrimonio di Massimo
ma alle 9 devo essere in ufficio.
e Stefania.
5. Enrico e Fabiola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
..................................................
(sposarsi) ma non hanno ancora trovato casa.
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307
L’italiano per studiare
02 • Trasforma le seguenti frasi, usando
il condizionale passato, secondo
il modello.
32
Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315
L’imperativo
26-02-2008
12:09
Pagina 308
33
L’IMPERATIVO È UN ALTRO DEI MODI VERBALI DELLA LINGUA ITALIANA (NELLE SCHEDE PRECEDENTI
SONO GIÀ STATI PRESENTATI IL MODO INDICATIVO, IL MODO CONGIUNTIVO E IL MODO CONDIZIONALE).
L’imperativo è il modo del verbo che serve per
esprimere un ordine, un comando.
L’imperativo può anche esprimere un suggerimento, un invito.
Sta’ zitto!
Per favore, ascolta quello che dico.
Esci immediatamente!
Su, prendi ancora un po’ di pollo!
LA FORMA
L’imperativo ha solo il tempo presente e ha solo due persone: tu e voi.
Per le coniugazioni regolari dell’imperativo, vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31.
Indichiamo di seguito l’imperativo dei più importanti verbi irregolari.
andare
dare
stare
dire
fare
avere
essere
va’ (vai)
andate
da’ (dai)
date
sta’ (stai)
state
di’
dite
fa’ (fai)
fate
abbi
abbiate
sii
siate
Quando si usa l’imperativo con un pronome personale diretto o indiretto, questo si mette dopo
l’imperativo e forma con esso una sola parola.
308
L’italiano per studiare
Indicativo
Imperativo
Tu lo compri
Compralo!
Tu li guardi
Guardali!
Tu ci porti
Portaci!
Voi le pagate
Pagatele!
Attenzione:
Con i cinque verbi andare, dare, dire, fare, stare, se l’imperativo di 2a persona singolare (tu) è unito a un pronome personale, la consonante di questo pronome raddoppia:
vacci, dillo, dille, dammi, facci, fammi, dalle, falle, stammi…
L’USO
L’IMPERATIVO NEGATIVO
L’imperativo si usa per dare un ordine; per essere gentili, bisogna sempre aggiungere l’espressione per favore o per piacere.
L’imperativo negativo si forma nel seguente
modo:
Quando si vogliono dare ordini/inviti/suggerimenti a una persona a cui diamo del Lei, dobbiamo usare la 3a persona singolare del presente congiuntivo.
Signora, venga.
Dottore, dica pure.
per il tu: con non + infinito
Vieni!
Non venire!
per il Lei: con non + congiuntivo presente
Venga!
Non venga!
per il voi: con non + imperativo
Venite!
Non venite!
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Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315
26-02-2008
12:09
Pagina 309
Grammatica
4. Butta la pasta.
01 • Completa la tabella.
Infinito
Imperativo
Tu
Voi
1. scrivere
.....................
.....................
2. ritornare
.....................
.....................
3. studiare
.....................
.....................
4. dormire
.....................
.....................
5. telefonare
.....................
.....................
6. fare
.....................
.....................
7. andare
.....................
.....................
8. ascoltare
.....................
.....................
9. tagliare
.....................
.....................
.....................
.....................
10. pagare
...............................
5. Mangia il cioccolato.
........................
04 • Trasforma le seguenti frasi
dalla forma amichevole (tu)
alla forma di cortesia (Lei).
1. Jennifer, cerca di arrivare puntuale!
Signorina,
......................................
2. Mamma, rispondi al telefono!
Signora, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3. Luca, telefona all’avvocato!
Dottor Giovanardi,
............................
4. Carlotta, riportami il libro!
Signorina Buzzi,
...............................
5. Giovanni, compila questo modulo!
02 • Completa le seguenti frasi
con l’imperativo del verbo indicato
tra parentesi.
Signor Golzio, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
1. Franca, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (portare)
05 • Completa le seguenti frasi con
l’imperativo e il pronome personale.
309
2. (Voi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (leggere) più
1. Federica, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (darmi)
lentamente!
il tuo indirizzo, per favore.
3. Zia, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (sentire), mi fai
2. Ragazze, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (telefonargli)
un favore?
subito, altrimenti esce.
4. Ragazzi, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (pulire)
3. Antonio, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (svegliarsi),
la vostra camera.
....................
5. Bobby, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (mangiare)
4. Paola, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (mettersi)
la zuppa!
la gonna lilla, che ti sta così bene!
6. Se ci tieni alla salute, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5. Daniele, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (farmi)
(smettere) di fumare.
un cappuccino, per favore.
(sbrigarsi), è tardi.
6. Ester, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (dirmi) la verità:
03 • Trasforma le seguenti frasi
all’imperativo negativo.
hai pianto?
1. Smetti di studiare.
e . . . . . . . . . . . . . . . . . . (venire) a fare colazione.
...........................
2. Compra i francobolli.
.......................
3. Andate al supermercato.
....................
7. Bambini, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (alzarsi)
8. Andate da Carlo e . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(portagli) le medicine.
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L’italiano per studiare
qui il cane!
33
Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315
Il gerundio
26-02-2008
12:09
Pagina 310
34
???
Il gerundio è un modo del verbo che esprime
un’azione mettendola in rapporto con il verbo
della frase principale dal punto di vista causale, temporale e modale.
• Rapporto di tempo
• Rapporto di causa
• Rapporto di modo
Andando a casa, ho visto Roby.
(Mentre andavo a casa, ho visto Roby)
Mangiando troppo, ingrassi.
Jacopo studia pensando ad altro.
(Dato che mangi troppo, ingrassi)
(Jacopo studia in modo distratto)
LA FORMA
Il gerundio ha 2 tempi:
• uno semplice (formato da una sola parola), che indica un’azione contemporanea a quella della
frase principale
presente
Annibale, attraversando le Alpi con l’esercito e con gli elefanti, trovò molta neve.
• uno composto (formato da due parole), che indica un’azione anteriore (avvenuta prima) a quella della frase principale
passato
310
Annibale, avendo attraversato le Alpi, arrivò nella pianura Padana.
L’italiano per studiare
Per le coniugazioni regolari del gerundio, vedi Tavole dei verbi, pp. 324-31.
Indichiamo di seguito il gerundio presente dei più importanti verbi irregolari.
fare
bere
dire
facendo
bevendo
dicendo
Attenzione:
Se con il gerundio c’è un pronome personale diretto o indiretto, questo si mette dopo il gerundio e forma con esso una
sola parola: vedendolo, guardandoti…
L’USO
Oltre che nei casi spiegati finora, il gerundio si usa molto spesso preceduto dal verbo stare (all’indicativo presente o imperfetto) per indicare un’azione che è in svolgimento:
sto mangiando, stanno studiando, stavano andando
Osserva la differenza tra l’uso del verbo nella forma normale e in questa forma con il gerundio,
detta perifrastica.
Forma normale
Forma perifrastica
In primavera piove spesso.
Sta piovendo.
(piove indica un evento naturale, una cosa
che succede in generale)
(sta piovendo indica che c’è la pioggia in
questo momento)
I bambini dormono molto.
I bambini stanno dormendo.
(dormono indica un’abitudine, un fatto
generale che succede sempre)
(stanno dormendo indica che i bambini in
questo momento sono a letto e dormono)
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Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315
26-02-2008
12:09
Pagina 311
Grammatica
01 • Trasforma al gerundio presente
le espressioni in neretto
delle seguenti frasi.
34
5. Dato che ha visto che c’era poca gente,
Andrea si è offeso ed è andato via.
..................................................
1. Dato che pago con la carta di credito,
tengo pochi soldi nel portafoglio.
..................................................
03 • Completa le seguenti frasi unendo al
gerundio il pronome personale adatto.
2. Mentre scendeva le scale, Paola è scivolata
1. Vedendo. . . ho capito che Francesca
e si è fatta male.
e Sandra sono molto amiche.
..................................................
3. La poveretta è stata investita dalla macchina,
mentre attraversava la strada sulle strisce
pedonali.
2. Questi esercizi diventano più chiari
rifacendo. . . .
3. Le mie magliette sono diventate troppo
strette lavando. . . .
..................................................
4. Mentre pensava a lei, Peter era felice.
..................................................
5. Quando mi lavo i capelli, mi accorgo
che ne perdo molti.
4. Questa merendina sembrava buona, ma
mangiando . . . ho sentito un gusto cattivo.
5. Leggendo . . . ho visto che questo libro
è abbastanza interessante.
311
02 • Trasforma al gerundio passato
le espressioni in neretto
delle seguenti frasi.
1. Il nostro esercito ha vinto la battaglia,
dopo aver combattuto a lungo.
..................................................
2. Quando ho sentito come stavano le cose,
ho preferito andarmene.
04 • Completa le seguenti frasi usando
il gerundio nella forma perifrastica
dei verbi indicati tra parentesi.
1. Fatima . . .sta
. . . preparando
. . . . . . . . . . . . . (preparare)
il cous-cous.
2. Alla radio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (trasmettere)
il Festival di Sanremo.
3. In questo momento . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(tuonare) e . . . . . . . . . . . . . . . . (piovere) a dirotto.
..................................................
3. Dato che ha fatto molti straordinari,
mio padre questo mese ha guadagnato più
4. Mentre io . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare)
colazione, è arrivata mia sorella piangendo.
5. Questo film . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (avere)
del solito.
..................................................
molto successo.
..................................................
6. Che cosa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (fare) Ahmed
4. Dopo aver pagato tutti i debiti, loro
quando l’hai incontrato?
si sentono più tranquilli.
7. A chi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . (telefonare) Carlo?
..................................................
8. Il Presidente della Repubblica
..................................................
. . . . . . . . . . . . . . . . . (parlare)
............
in televisione.
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L’italiano per studiare
..................................................
Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315
26-02-2008
12:09
I verbi servili e fraseologici
Pagina 312
35
???
I verbi che si usano generalmente uniti a un
verbo all’infinito si chiamano:
• servili: dovere, potere, volere;
• fraseologici: cominciare, smettere, cercare...
Non vuole studiare.
Incominciano a capire l’inglese
• con la preposizione di
finire
Ho finito di studiare.
pensare
Penso di preparare
una bella frittata per cena.
credere
Credo di aver studiato
abbastanza.
decidere
Stefan ha deciso
di tornare in Romania.
cercare
Cerca di parlare più forte.
ricordarsi
Ricordiamoci di restituire
il quaderno a Sara.
Smetti di gridare!
Cerchiamo di fare attenzione.
Questi verbi sono uniti all’infinito:
• direttamente
312
L’italiano per studiare
volere
Vorrei andare a dormire.
potere
Posso telefonare io, se vuoi.
dimenticarsi
dovere
Devo studiare dieci pagine
di geografia.
Ti sei dimenticato di
portare la giustificazione?
accettare
Jonas ha accettato di fare
quel lavoro, anche se non
gli piace.
tentare
Tenterò di spiegarti
che cosa è successo.
rifiutare
Mi rifiuto di tornare
da quel medico.
piacere
Mi piace molto stare qui.
preferire
Preferisco andare a casa.
fare
Queste notizie mi fanno stare
male.
lasciare
Lascia perdere.
(Si costruiscono unendosi direttamente all’infinito senza alcuna preposizione anche le espressioni verbo essere + aggettivo: è bello, è facile,
è inutile…)
far finta/fingere Raffaella fa finta di essere
d’accordo, ma poi fa quello
che vuole.
sforzarsi
Sforzati di fare
più attenzione.
È difficile imparare questa lezione.
Sarebbe bellissimo prendere il sole.
• con la preposizione a
incominciare Paola ha incominciato a studiare
l’inglese.
continuare
Continua a leggere.
divertirsi
Silvio si diverte a collezionare
francobolli.
decidersi
Vincenzo si è deciso a sposarsi.
mettersi
Mettiti a studiare.
insistere
Beatrice insiste a chiedergli
dei soldi, ma è inutile.
provare
Prova a telefonare di nuovo.
riuscire
Non riesco a capire questo
problema di geometria.
Attenzione:
I verbi pensare e credere sono seguiti da di + infinito quando il soggetto di pensare/credere e il soggetto dell’infinito
sono uguali:
Io penso di partire (io penso – io parto).
Quando il soggetto è diverso, pensare e credere sono seguiti da che + indicativo o congiuntivo:
Io penso che partiremo
(io penso – noi partiremo)
Io penso che loro partano
(io penso – loro partano)
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Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315
26-02-2008
12:09
Pagina 313
Grammatica
01 • Completa le seguenti frasi con
la preposizione giusta (se occorre).
1. Sforzati . . . . . . . fare più attenzione.
35
9. Dora deve . . . . . . . partire per la Germania.
10. I signori Traversa hanno deciso . . . . . . .
traslocare.
2. Giorgio e Pina continuano . . . . . . . uscire
03 • Indica (✓) l’alternativa corretta.
insieme.
3. Provo di nuovo . . . . . . . telefonargli.
1.
4. Se non sono arrivati tutti, non metterti
.......
a. Penso andare domani a tagliarmi
i capelli.
b. Penso di andare domani
a tagliarmi i capelli.
mangiare.
5. Vorrei . . . . . . . ritrovare il berretto che ho
c. Penso a andare domani a tagliarmi
i capelli.
perso.
6. Mio zio si diverte . . . . . . . scrivere canzoni
2.
e . . . . . . . suonarle con la chitarra.
a. È difficile a capire l’italiano?
b. È difficile capire l’italiano?
7. Mio padre ha deciso . . . . . . . cambiare casa.
c. È difficile di capire l’italiano?
8. È inutile che insistiamo . . . . . . . invitarla.
9. È impossibile . . . . . . . arrivare in tempo.
3.
a. Lui preferisce di mangiare il panino.
b. Lui preferisce a mangiare il panino.
c. Lui preferisce mangiare il panino.
domani.
4.
02 • Completa le seguenti frasi con
la preposizione giusta (se occorre).
a. Mi ricorderò portarti le cassette.
b. Mi ricorderò di portarti le cassette.
c. Mi ricorderò a portarti le cassette.
1. Finite . . . . . . . fare l’esercizio, poi potete
.......
fare l’intervallo.
2. Non riesco . . . . . . . capire le equazioni.
3. Continua . . . . . . . suonare, finché risponde.
4. Preferisco . . . . . . . ascoltare musica che
ballare.
5. Lucia pensava . . . . . . . iscriversi a un corso
di karate.
6. Ricordiamoci . . . . . . . andare a ritirare
le fotografie.
7. I nostri vicini di casa si rifiutano . . . . . . .
spostare la macchina.
8. Tenteremo ancora . . . . . . . convincerli.
04 • Costruisci le frasi, secondo il modello,
e scrivile sul tuo quaderno.
Io penso / io studio fino alle sei.
.Io. . penso
. . . . . .di
. . studiare
. . . . . . . . fino
. . . . .alle
. . . sei.
..................
1. Lui crede / lui è intelligente
2. Lui crede / suo fratello è intelligente
3. Noi pensiamo / noi andiamo in vacanza in
Marocco
4. Noi pensiamo / loro vanno in vacanza in
Marocco
5. Io pensavo / io compravo un paio di scarpe
da ginnastica
6. Io pensavo / tu compravi un paio di scarpe
da ginnastica
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313
L’italiano per studiare
10. Incominceremo . . . . . . . verniciare le porte
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Gli avverbi
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GLI AVVERBI SONO PAROLE O ESPRESSIONI CHE SERVONO PER MODIFICARE O PER PRECISARE MEGLIO
ALTRE PAROLE.
Silvano è molto intelligente.
(molto precisa l’aggettivo intelligente, cioè spiega quanto Silvano è intelligente)
Maria cammina in fretta.
(in fretta precisa il verbo camminare, cioè spiega come cammina Maria)
Il tabaccaio è là.
(là precisa il verbo essere, cioè spiega dove si trova il tabaccaio).
Ci sono molti tipi di avverbio, che servono per indicare:
•
il modo in cui un’azione viene fatta:
bene, male, facilmente, lentamente, velocemente, in fretta, di corsa, dolcemente, ingiustamente…
•
Omar impara lentamente.
la quantità di ciò che esprime un verbo o un aggettivo:
molto, poco, abbastanza, troppo, tanto, altrettanto, di più, di meno, parecchio…
È troppo pigro per riuscire a fare qualcosa
di buono.
Questa camicia è stirata male.
Ne vorrei di più.
314
L’italiano per studiare
Per formare un avverbio di modo, bisogna aggiungere -mente alla forma femminile dell’aggettivo:
attento
attenta
attentamente
Se l’aggettivo finisce in -le, la -e cade:
facile
facilmente
•
il tempo in cui avviene l’azione:
ora, poi, mai, sempre, spesso, qualche volta,
subito, prima, dopo, presto, tardi, oggi, domani…
Gli vorrò sempre bene.
Qualche volta mangio le carote.
•
il luogo in cui avviene l’azione o dove si trova
qualcuno/qualcosa:
qui, qua, lì, là, vicino, lontano, sopra, sotto,
dentro, davanti, giù, lassù, nei dintorni, dappertutto…
Io abito lontano, la professoressa invece
abita qui, nei dintorni.
Ci sono inoltre:
• gli avverbi interrogativi, che servono per introdurre una domanda: Come? Quando? Dove? Perché? Quanto?
Quanto costa?
Quando verrete a trovarci?
•
gli avverbi di valutazione, che servono per esprimere un giudizio, un parere:
sì, no, non, di sicuro, forse, magari, senza dubbio, certamente, neppure, nemmeno, neanche,
eventualmente, probabilmente…
Forse la prossima settimana ci sarà
un compito in classe di italiano.
Faresti un giorno di vacanza? - Magari!
Gli avverbi sono invariabili, non concordano con le
altre parole e servono a precisare un’informazione.
C’è sporcizia dappertutto.
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Schede n°32-36_306_315:Schede n°32-36_306_315
26-02-2008
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Grammatica
36
01 • Completa la tabella.
Aggettivo
qualificativo
Avverbio
di modo
1. dolce
dolcemente
7. sicuro
..............................
2. forte
..............................
8. giusto
..............................
3. rumoroso
..............................
9. confuso
..............................
4. allegro
..............................
10. felice
..............................
5. completo
..............................
11. parziale
..............................
6. silenzioso
..............................
12. normale
..............................
02 • Collega con una freccia gli avverbi che
hanno significato uguale o molto simile.
a. qua
b. certamente
c. ogni tanto
d. sovente
e. molto
f. di rado
g. in un altro posto
h. nemmeno
i. dinanzi
03 • Completa le seguenti frasi utilizzando
un avverbio scelto dall’elenco.
appena • domani • tardi • mai • poi • ora •
subito • oggi • presto • qualche volta •
mai • spesso • sempre
1. Se ti alzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . , hai tempo
per fare colazione con calma.
2.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . possibile l’amministra-
tore manderà un idraulico a riparare il tubo.
3. Non vado . . . . . . . . . . . . . . . . . . . a ballare,
ma vado . . . . . . . . . . . . . . . . . . . al cinema.
Avverbio
di modo
7. Vieni . . . . . . . . . . . . . . perché poi devo uscire.
8. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . andrò dal dentista.
9. Non so spiegarmi il motivo, ma . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . sono veramente stanco.
10. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . studio,
...................
telefono a Marta.
04 • In ogni gruppo cancella l’avverbio
o l’espressione avverbiale che non
c’entra.
1. Avverbi di modo: malissimo, di più,
gentilmente, benino, educatamente,
fortemente.
2. Avverbi di tempo: ora, adesso, forse,
stamattina, domani, tardi.
3. Avverbi di luogo: di sopra, da tutte
le parti, nelle vicinanze, più o meno, lontano,
di fianco.
4. Avverbi di quantità: abbastanza,
moltissimo, un po’, tanto, troppo, presto.
4. Riccardo viene . . . . . . . . . . . . . . . . . . a trovarci.
5. Avverbi interrogativi: perché?, quanto?,
5. Ormai è . . . . . . . . . . . . , i negozi sono chiusi.
quando?, come mai?, dove?, sotto.
6. Stefania è . . . . . . . . . . . . . . . . . . . in ritardo
6. Avverbi di valutazione: molto, neanche,
e non chiede . . . . . . . . . . . . . . . . . . . scusa.
niente affatto, non, forse, sì.
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315
L’italiano per studiare
1. davanti
2. tanto
3. raramente
4. di sicuro
5. altrove
6. talvolta
7. spesso
8. qui
9. neanche
Aggettivo
qualificativo
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Le preposizioni
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Le preposizioni sono delle parole che si mettono davanti a nomi, aggettivi, pronomi, avverbi e
verbi all’infinito per collegarli e metterli in rapporto in vario modo.
La macchina di Riccardo è qui.
unisce la macchina a Riccardo e serve per indicare chi è il padrone della macchina.
Riccardo abita in una casa tra i boschi
unisce il verbo abitare alla casa
e indica dove abita Riccardo
unisce casa con boschi e serve
per indicare dov’è la casa
LA FORMA
Le preposizioni sono di quattro tipi:
• Preposizioni semplici
di
a
da
in
con
su
per
tra
fra
• Preposizioni articolate
Si ottengono unendo le preposizioni semplici con gli articoli determinativi.
316
L’italiano per studiare
il
lo
l’
i
gli
la
l’
le
di
a
da
in
con
su
per
tra/fra
del
dello
dell’
dei
degli
della
dell’
delle
al
allo
all’
ai
agli
alla
all’
alle
dal
dallo
dall’
dai
dagli
dalla
dall’
dalle
nel
nello
nell’
nei
negli
nella
nell’
nelle
con il
con lo
con l’
con i
con gli
con la
con l’
con le
sul
sullo
sull’
sui
sugli
sulla
sull’
sulle
per il
per lo
per l’
per i
per gli
per la
per la
per le
tra il
tra lo
tra l’
tra i
tra gli
tra la
tra la
tra le
Per sapere quale preposizione articolata dobbiamo usare, bisogna pensare: davanti a questo
nome che articolo usiamo?
Partiamo dalla preposizione semplice di:
se dico il cane
la preposizione articolata sarà del cane
se dico lo studente
la preposizione articolata sarà dello studente
se dico l’occhio
la preposizione articolata sarà dell’occhio
se dico la bambina
la preposizione articolata sarà della bambina
• Preposizioni improprie
Sono parole che vengono usate come preposizioni, ma possono anche essere avverbi o aggettivi.
Avverbi: sopra, sotto, davanti, dietro, dentro,
fuori, dopo, prima
Vado sopra.
(sopra è in questo caso un avverbio di luogo)
I piatti sono sopra il tavolo.
(sopra è una preposizione, e collega i piatti al tavolo)
Aggettivi: vicino, lontano, salvo, lungo, secondo
Questo libro è molto lungo.
(lungo è in questo caso un aggettivo)
Corso Casale si trova lungo il fiume Po.
(lungo è una preposizione, e collega il verbo
trovarsi con il fiume)
• Locuzioni prepositive
Sono preposizioni formate da più di una parola: a causa di, di fronte a, in compagnia di, per mezzo di…
È morto a causa di un infarto.
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Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323
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Grammatica
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01 • Completa ogni espressione inserendo la preposizione semplice o articolata corretta.
Parti dalla preposizione semplice di.
. . . . . professore
La casa . .del
il professore
1. l’infermiera
La casa . . . . . . . infermiera
6. Carmen
La casa . . . . . . . Carmen
2. la padrona
La casa . . . . . . . padrona
7. lo scrittore
La casa . . . . . . . scrittore
3. l’avvocato
La casa . . . . . . . avvocato
8. le mie amiche La casa . . . . . . . mie amiche
4. i figli di Claudio La casa . . . . . . . figli di Claudio 9. il sindaco
5. mio fratello
La casa . . . . . . . mio fratello
La casa . . . . . . . sindaco
10. gli studenti
La casa . . . . . . . studenti
02 • Completa le seguenti espressioni con la preposizione adatta: a, in, da (semplici
o articolate).
1. Io vado
. . . . . . scuola
. . . . . . . . . stazione
. . . . . . . . . partita
2. Io vado
. . . . . . cinema
. . . . . . . . . supermercato
. . . . . . . . . stadio
3. Io vado
. . . . . . pizzeria
. . . . . . . . . giardini
. . . . . . . . . piscina
4. Io vado
. . . . . . farmacia
. . . . . . . . . farmacista
. . . . . . . . . dentista
5. Io vado
. . . . . . dottore
. . . . . . . . . bar
6. Io vado
. . . . . . ospedale
. . . . . . . . . banca
. . . . . . . . . posta
317
7 Io vado
. . . . . . mensa
. . . . . . . . . centro
. . . . . . . . . segreteria
8. Io vado
. . . . . . mio
. . . . . . . . . lui
. . . . . . . . . Beppe
L’italiano per studiare
zio
. . . . . . . . . pronto soccorso
03 • Completa le seguenti frasi con le preposizioni semplici o articolate necessarie.
1. Sono stanca . . . . . . . . . studiare; ho voglia . . . . . . . . . uscire . . . . . . . . . fare una passeggiata.
2. L’aereo è partito . . . . . . . . . Roma . . . . . . . . . 9.05 ed è arrivato . . . . . . . . . Zurigo . . . . . . . . . 10.35.
3. Le chiavi . . . . . . . . . cantina sono . . . . . . . . . tasca . . . . . . . . . giacca . . . . . . . . . papà.
4. Giulio andrà . . . . . . . . . scuola superiore e poi . . . . . . . . . università . . . . . . . . . Bologna.
5. Il pavimento . . . . . . . . . cucina è sporco . . . . . . . . . sugo . . . . . . . . . pomodoro.
04 • Completa le frasi con le preposizioni o le locuzioni prepositive adatte, scegliendole
nell’elenco.
di • alla • salvo • intorno al • a • del • di • secondo• di •
nella • per • a • di fronte alla • di • alle
1. Una piccola folla di curiosi si è radunata . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . corpo
della vittima.
2. . . . . . . . . . . . . imprevisti, arriveremo . . . . . . . . . . . . casa tua . . . . . . . . . . . . dieci . . . . . . . . . . . . mattino.
3. . . . . . . . . . . . . partita . . . . . . . . . . . . pallavolo tutti facevano il tifo . . . . . . . . . . . . la loro squadra.
4. Ho comprato un libro . . . . . . . . . . . . poesie . . . . . . . . . . . . libreria
. . . . . . . . . . . . via
Po.
5. . . . . . . . . . . . . me, continuando . . . . . . . . . . . . non studiare, Enrico sarà bocciato.
6. . . . . . . . . . . . . farmacia c’è un negozio di occhiali, . . . . . . . . . . . . cui è proprietario mio cugino.
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Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323
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L’uso delle preposizioni 38
Tutti i tipi di preposizioni si usano per esprimere delle relazioni e per formare dei complementi.
Preposizione
Significato
Di
Indica le caratteristiche di qualcuno o di qualcosa:
• possesso
• materia
• qualità
• argomento
Talvolta indica anche:
• tempo
• modo
A
Da
318
L’italiano per studiare
In
Con
Su
Per
Tra / Fra
Indica la direzione di un’azione:
• termine (verso qualcuno)
• moto a luogo
Può anche indicare:
• stato in luogo
• età
• tempo
Indica la provenienza di qualcuno/qualcosa:
• moto da luogo
o la provenienza di un’azione:
• agente
Può anche indicare:
• moto a luogo (se si va da una persona)
• fine
Indica la posizione:
• nello spazio
* moto a luogo
* stato in luogo
• nel tempo
Talvolta indica anche:
• mezzo
• modo
Indica:
• compagnia
• mezzo
• modo
Indica la posizione nello spazio con un’idea
di contatto.
Talvolta indica anche:
• argomento
• approssimazione
Indica un passaggio:
* attraverso lo spazio
* attraverso il tempo
Può anche indicare:
• la destinazione
• il fine
• la causa
Indicano una posizione intermedia:
* nello spazio
* nel tempo
Possono anche indicare
• un tempo determinato finale
Esempi
Il quaderno di Paola.
Un foglio di carta.
Una ragazza di buon carattere.
Parlare di politica.
D’inverno nevica.
Andare di corsa.
Regalo i fiori a Laura.
Vado a Genova.
Rimango a casa.
Sono venuto in Italia a 12 anni.
Noi mangiamo a mezzogiorno.
Arrivo da Venezia.
È stato ucciso da un ladro.
Vado da Marinella.
Tazzina da caffè.
È andato in Francia
Lavora in ufficio
Ci vediamo in serata
Vado a lavorare in autobus.
State in silenzio!
Sono in classe con Linda.
Taglia il pane con il coltello.
Ti vedo con molto piacere.
I vasi sono sul pavimento.
È un libro su Garibaldi.
Cristina è sui cinquant’anni.
Passiamo per piazza San Carlo.
È stato ammalato per molti mesi.
Parti per Roma?
Si è sposato per interesse.
È svenuto per il caldo.
Abito tra Via Po e Via Principe
Amedeo.
Ti telefono tra le sei e le otto.
Verrò tra qualche giorno.
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Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323
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Grammatica
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01 • Completa le frasi secondo il modello, inserendo le preposizioni semplici o articolate.
Ho letto un libro di fantascienza.
Ho letto un libro con molta curiosità.
Ho letto un libro dall’inizio alla fine.
Ho letto un libro per due ore.
1. Anna lavora . . . . . . . . . un negozio.
3. Francesco ride . . . . . . . . . la barzelletta.
Anna lavora . . . . . . . . . Milano.
Francesco ride . . . . . . . . . solo.
Anna lavora . . . . . . . . . sua zia.
Francesco ride . . . . . . . . . gli amici.
Anna lavora . . . . . . . . . dieci . . . . . . . . . diciotto.
Francesco ride . . . . . . . . . tutto.
2. Vado dalla nonna . . . . . . . . . domenica.
4. Bevo il latte . . . . . . . . . la cioccolata.
Vado dalla nonna . . . . . . . . . i miei fratelli.
Bevo il latte . . . . . . . . . fare colazione.
Vado dalla nonna . . . . . . . . . pranzare con lei.
Bevo il latte . . . . . . . . . cucina.
Vado dalla nonna . . . . . . . . . campagna.
Bevo il latte . . . . . . . . . mucca.
1. Sono morto di stanchezza.
2. A Valerio piace disegnare.
3. Se uscito con i tuoi amici?
4. Ho visto un nido tra le foglie.
5. La professoressa ha parlato della seconda guerra mondiale.
6. Non riesco a dormire di giorno.
7. Il marito di Franca si chiama Claudio.
8. Studio per poter andare a lavorare.
a. luogo
b. causa
c. possesso
d. termine
e. tempo
f. argomento
g. compagnia
h. fine
03 • Indica (✓) che significato hanno le preposizioni sottolineate nelle seguenti frasi.
1. Appena puoi, passa da me.
agente
causa
luogo
2. Ho visto un documentario sui leoni.
mezzo
argomento
luogo
3. Andiamo a piedi.
termine
modo
mezzo
4. Fai le cose con troppa fretta.
compagnia
causa
modo
5. L’aereo non è partito per la nebbia.
fine
causa
termine
6. Esco ora dall’ospedale.
agente
luogo
mezzo
7. Con me puoi stare tranquillo.
agente
causa
compagnia
8. La torta è stata portata da Jimmy.
agente
causa
luogo
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L’italiano per studiare
02 • Collega con una freccia ciascuna delle preposizioni con il significato che esprime.
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I connettori (congiunzioni) 39
I CONNETTORI (CONGIUNZIONI) SONO PAROLE CHE SERVONO PER CONGIUNGERE, CIOÈ PER UNIRE.
I connettori possono unire:
• due parole
Anna e Stefania hanno quindici anni.
• due frasi
Faccio la doccia e mi lavo i capelli.
Vado a dormire perché sono molto stanco.
Ci sono moltissimi tipi di connettori, che legano le parole o le frasi in modo diverso e con significati
diversi.
Esse possono essere coordinanti o subordinanti.
I connettori coordinanti mettono in relazione due
elementi ugualmente importanti, sullo stesso piano. Essi possono essere:
• copulativi
perché uniscono. I più importanti sono: e, anche, inoltre, né, neanche, nemmeno, neppure
Andrea mangia e beve tantissimo.
• disgiuntivi
perché escludono. I più importanti sono: o, oppure, ossia
Vieni al cinema oppure resti a casa?
320
L’italiano per studiare
• avversativi
perché contrappongono. I più
importanti sono: ma, invece, però, anzi, tuttavia, eppure, al contrario
È intelligente, ma molto antipatico.
• esplicativi
perché spiegano. I più importanti sono: cioè, infatti, ossia, vale a dire
Questa rivista è trimestrale, cioè esce
una volta ogni tre mesi.
• conclusivi
perché concludono. I più importanti sono: perciò, quindi, pertanto, dunque, insomma
Ho lavorato tutto il giorno, perciò me
ne torno a casa.
Essi possono essere:
• causali quando la secondaria spiega la causa.
I più importanti sono: perché, poiché, siccome, dato che, visto che, dal momento che
Mangio il cioccolato perché mi piace.
• finali quando la secondaria indica lo scopo. I più
importanti sono: affinché, perché, al fine di, per
Te lo ripeto, affinché tu non te lo dimentichi.
• temporali
quando la secondaria indica il
tempo. I più importanti sono: quando, mentre, finché, prima che, dopo che, appena.
Mentre ascolto la musica, penso.
• dichiarativi
quando la secondaria dichiara
qualcosa. Il più importante è: che
Penso che Paola sia andata a scuola.
• condizionali
quando la secondaria indica la
condizione. I più importanti sono: se, purché,
qualora, supposto che, nel caso che
Se finisco presto i compiti, vendo a trovarti.
• modali
quando la secondaria indica il modo. I
più importanti sono: come, come quando, in
modo che
Fa’ come ti dico.
• correlativi
perché mettono in relazione. I
più importanti sono: sia… sia, né… né, così…
come, non solo… ma anche
Non solo mi ha invitato a pranzo, ma mi
ha anche fatto un bellissimo regalo.
• concessivi
quando la secondaria concede
qualcosa. I più importanti sono: sebbene, anche se, benché, nonostante che
Giovanni ha molti problemi,
anche se ride sempre.
• eccettuativi
I connettori subordinanti uniscono due elementi:
una frase principale e una frase secondaria, meno importante. Si chiamano in vari modi, a seconda della funzione che ha la frase secondaria.
e limitativi quando la secondaria esprime una eccezione o limitazione. I più
importanti sono: fuorché, tranne, tranne che,
eccetto che, per quanto
Per quanto ne so, la gita è stata annullata.
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Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323
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Grammatica
39
01 • Completa le seguenti frasi.
1. Ho mangiato molto, però
..................
...............................................
2. Ho mangiato molto, e allora
..............
...............................................
3. Ho mangiato molto, perché
...............
...............................................
4. Ho mangiato molto, anche se
.............
...............................................
5. Ho mangiato molto, come
.................
...............................................
6. Ho mangiato molto, fino a che
7. Vado a dormire, se
.........................
...............................................
8. Vado a dormire, perché
....................
...............................................
9. Vado a dormire, purché
....................
...............................................
10. Vado a dormire, dopo che
.................
...............................................
11. Vado a dormire, anche
.....................
...............................................
............
12. Vado a dormire, . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
...............................................
...............................................
1. Verrò in montagna con voi
a. perché costa meno.
2. Non vinciamo la partita
b. purché ci sia neve.
3. Mi ha guardato male
c. se non corriamo di più.
4. Loredana mangia troppo
d. come se fosse colpa mia.
5. Compro la frutta al mercato
e. anche se le fa male.
03 • Completa le frasi inserendo il connettore adatto.
1. Ho letto e riletto questa lezione, . . . . . . . . . . non ho capito niente.
2. Vuoi la maglia rossa . . . . . . . . . . quella grigia?
3. Davide è bravissimo . . . . . . . . . . in inglese,
. . . . . . . . . . in
matematica.
4. Signora, preferisce questo formaggio fresco . . . . . . . . . . questo più stagionato?
5. Questo dolce è molto grasso . . . . . . . . . . piuttosto difficile da digerire.
6. Nel dopoguerra, . . . . . . . . . . dal 1945 al 1950, l’Italia era in gravi difficoltà economiche.
7 . . . . . . . . . . ti decidi a comportarti bene
. . . . . . . . . . non
verrai più con noi.
8. . . . . . . . . . . tu vada, . . . . . . . . . . tu non vada, telefonagli.
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L’italiano per studiare
02 • Collega con una freccia ogni frase della prima colonna con la frase della seconda
colonna che la completa.
Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323
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Il periodo ipotetico 40
Si chiama periodo ipotetico l’insieme di due frasi, che contengono un’ipotesi e la sua conseguenza.
ipotesi
conseguenza
Se continua a piovere
resto a casa
protasi
apodosi
Si chiama protasi la frase che contiene l’ipotesi e che incomincia con le congiunzioni: se, qualora, nel caso che, a condizione che.
Si chiama apodosi la frase che contiene la conseguenza.
Noi possiamo fare ipotesi nel presente, nel passato e nel futuro. Le nostre ipotesi, inoltre, possono
essere reali, possibili, impossibili. Vediamo allora quali modi e tempi del verbo dobbiamo usare nei
diversi casi.
Ipotesi
Tipo di ipotesi
nella protasi
Nel presente
REALE
(è qualcosa di vero,
di sicuro, di molto probabile)
POSSIBILE
(è qualcosa che potrebbe
succedere, ma non
lo so ancora)
322
L’italiano per studiare
IMPOSSIBILE
(è qualcosa che non può
succedere, che è – o che io
penso che sia – al di fuori
della realtà)
Nel passato
Nel futuro
IMPOSSIBILE-IRREALE
(è qualcosa di ormai
impossibile, perché
è passata e il passato
non si può cambiare)
REALE-POSSIBILE
(è qualcosa ritenuto
comunque reale o possibile)
Verbo
nell’apodosi
Indicativo presente
Indicativo presente
Se piove
Se mi fai un dolce
rimango a casa.
lo mangio volentieri.
Congiuntivo imperfetto
Condizionale presente
Se studiassi
Se trovassi lavoro
prenderei un bel voto.
guadagnerei dei soldi.
Congiuntivo imperfetto
Condizionale presente
Se fossi Batman
Se abitassi al Polo Nord
volerei.
vivrei in una casa
di ghiaccio.
Congiuntivo trapassato
Condizionale passato
Se mi avessi telefonato
ti avrei invitato.
(se la conseguenza era
nel passato)
Congiuntivo trapassato
Condizionale presente
Se non avessi perso il treno
ora sarei già a Milano.
(se la conseguenza è
nel presente)
Indicativo futuro
Indicativo futuro
Se farà bello
andrò al mare.
Attenzione:
Due errori sono molto comuni nella lingua parlata:
l’uso del condizionale presente sia nella protasi sia nell’apodosi, in caso di ipotesi nel presente:
non si dice: Se potrei, verrei.
ma si dice: Se potessi, verrei.
•
• l’uso dell’imperfetto indicativo sia nella protasi sia nell’apodosi, in caso di ipotesi nel passato:
non si dice: Se potevo venivo.
ma si dice: Se avessi potuto, sarei venuto.
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Schede n°37-40_316_323:Schede n°37-40_316_323
26-02-2008
12:09
Pagina 323
Grammatica
01 • Forma delle frasi ipotetiche
nel presente usando le seguenti
coppie di espressioni. Considera
le ipotesi come reali.
03 • Forma delle frasi ipotetiche
nel passato usando le seguenti
coppie di espressioni. Considera
le ipotesi come impossibili.
1. studiare / prendere un bel voto
1. andare a casa degli zii / vedere Adriana
..................................................
2. mangiare troppo / fare indigestione
..................................................
3. nevicare / giocare a palle di neve
..................................................
4. fare bel tempo / andare a passeggio
..................................................
5. perdere tempo / non finire il lavoro
..................................................
1. avere tanti soldi / fare il giro del mondo
..................................................
2. essere un calciatore / guadagnare molto
..................................................
3. abitare in Francia / imparare il francese
..................................................
4. ammalarsi / chiamare il medico
..................................................
5. potere / invitare tutti al ristorante
..................................................
..................................................
2. esserci il sole / abbronzarsi
..................................................
3. essere promosso / essere più contento
..................................................
4. aver mangiato di meno / digerire
..................................................
5. non comportarsi male / non essere punito
dall’insegnante
..................................................
04 • Riscrivi correttamente le frasi.
1. Se studierei di più, prenderei dei bei voti.
..................................................
2. Se studiavo, stavo promosso.
..................................................
3. Se mi telefonavi, venivo a prenderti.
..................................................
4. Se avrò i soldi, mi comprerei gli occhiali
da sole come Elsi.
..................................................
5. Se papà lo lasciasse, andasse a casa.
..................................................
05 • Unisci con una freccia ogni frase della prima colonna con una frase della seconda
colonna, in base al senso.
1. Se riesco a finire in tempo questo lavoro,
2. Se i miei trovassero un appartamento
più grande,
3. Se suo padre non fosse morto,
4. Se nascessi un’altra volta,
5. Se domani mi interroga di geografia,
6. Se Giovanna ci invitasse a cena,
a. Rita non avrebbe avuto un’infanzia così triste.
b. vorrei essere un pescatore dei mari del Sud.
c. non so niente.
d. potremmo portarle una bottiglia di spumante.
e. mi rilasso e guardo un po’ la televisione con voi.
f. la zia potrebbe venire a stare con noi.
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323
L’italiano per studiare
02 • Forma delle frasi ipotetiche
nel presente usando le seguenti
coppie di espressioni. Considera
le ipotesi come possibili.
40
P. Diadori, Comunicazione non verbale nell'insegnamento dell'italiano a stranieri in
prospettiva interculturale, in Catricalà M. (a cura di), Lettori e oltre… confine, Atti del corso di
aggiornamento per lettori di italiano all'estero organizzato dal MAE, dal MPI e dall'Università per
Stranieri di Siena (Siena, 11-15 ottobre 1999), Aida, Firenze 2000, pp. 69-109
Abstract: Quali sono i principali codici non verbali che intervengono nella comunicazione?
L'articolo li prende in esame da un punto di vista glottodidattico, mettendo in risalto il valore
pedagogico e interculturale che questi assumono nella didattica delle lingue moderne.
Comunicazione non verbale nell'insegnamento dell'italiano a stranieri in
prospettiva interculturale
Pierangela Diadori
Università per Stranieri di Siena
1. Introduzione.
Lo studio della comunicazione all'interno di un sistema linguistico e socioculturale mette in gioco
una serie di fattori: le componenti dell'interazione sociale, la struttura del messaggio verbale, i suoi
rapporti con i parametri di variazione sociale, i codici utilizzati, le cause in base alle quali i parlanti
interagiscono fra loro, i rapporti fra un dato messaggio e i modelli di comportamento della cultura
in cui è stato generato. Ognuno di questi fattori è oggetto di studio di discipline quali la sociologia,
la linguistica, la sociolinguistica, la semiotica, la psicologia, l'antropologia. Lo studio della
comunicazione umana, così come è andato delineandosi negli ultimi decenni, è dunque un tipico
esempio di ambito interdisciplinare, come ben sanno gli stessi linguisti che si occupano di analisi
del discorso, e in particolare di una disciplina come la pragmatica, che "studia gli usi comunicativi
reali, cioè le modalità concrete con le quali si realizza la comunicazione. In particolare (…) a) le
strategie che sono messe in atto sia da parte di chi parla che da parte di chi ascolta, per consentire la
riuscita di ogni atto linguistico; b) le relazioni tra lingua e contesto, codificate nella struttura
linguistica" (Sobrero: 403)1 .
1 Lo stesso Sobrero (406, nota 3) definisce la pragmatica "una disciplina molto giovane, nata al
confine fra tre versanti disciplinari: la filosofia, la linguistica, l'antropologia".
Nell'atto di apprendere una lingua diversa dalla propria madrelingua, gli apprendenti sono in
primo luogo, al pari dei parlanti nativi, dei "membri della società che hanno compiti (non
esclusivamente riferiti alla lingua) da realizzare in un certo insieme di circostanze, in uno
specifico ambiente e all'interno di un particolare campo di azione"2. Una didattica delle
lingue moderne ispirata ad un approccio comunicativo, tanto più se orientata all'azione3,
non può dunque non tenere conto delle implicazioni derivanti dagli studi delle discipline
che si occupano della comunicazione nella lingua di insegnamento (dalla linguistica
italiana agli studi antropologici e sociolinguistici sulle comunità italofone in Italia e
all'estero).
Questo approccio interdisciplinare diventa cruciale quando si tratta di analizzare i vari aspetti della
competenza comunicativa dei parlanti allo scopo di sviluppare un'analoga competenza negli
apprendenti stranieri: impossibile, in quest'ottica, limitarsi alle strutture della lingua o al solo codice
verbale, dal momento che la comunicazione fra esseri umani non avviene solo utilizzando il sistema
linguistico, ma anche attivando tutta una rete di codici non verbali che contribuiscono alla
costruzione del messaggio che passa da emittente a destinatario.
D'altra parte, lo sviluppo della competenza comunicativa in una lingua straniera implica l'analisi
dei comportamenti verbali e non verbali nelle interazioni fra nativi, anche in relazione alla lingua e
alla cultura degli apprendenti: gli aspetti interculturali si sovrappongono, quindi, a quelli
interdisciplinari, creando una complessa gamma di interazioni che il docente di lingua si troverà a
dover fronteggiare con le proprie competenze comunicative di bilingue, integrate e rafforzate da
adeguati strumenti glottodidattici.
2. Competenza comunicativa e sistemi sensibili e concettuali della comunicazione umana
La comunicazione umana avviene mediante un'ampia gamma di codici che permettono di articolare
un messaggio secondo le intenzioni dell'emittente, i rapporti che lo legano al suo destinatario, il
contesto in cui avviene l'interazione e i canali comunicativi disponibili. Un messaggio può dunque
essere trasmesso mediante il codice lingua, ma anche con l'intonazione, i movimenti del corpo, il
modo di vestire o di acconciarsi i capelli. "La capacità di usare tutti i codici (verbali e non), per
raggiungere i propri fini nell'ambito di un evento comunicativo" viene definita "competenza
comunicativa" (Balboni, 1999:20).
Se cerchiamo di stabilire una gerarchia fra i codici comunicativi scopriamo che il codice verbale
non sempre è il principale veicolo di trasmissione dei messaggi: la comprensione di un testo, per
esempio, dipende solo parzialmente da ciò che viene detto in maniera esplicita, e si basa piuttosto
sulla conoscenza del mondo degli interlocutori, sulle relazioni che si possono stabilire fra il contesto
e il messaggio stesso, su tutti i significati aggiuntivi che si possono inferire al di là di ciò che appare
nel testo di superficie.
Spesso sono soprattutto le componenti non verbali della comunicazione quelle che forniscono una
prima chiave di interpretazione. Così avviene nella prima infanzia, quando il bambino reagisce in
primo luogo agli stimoli visivi (l'espressione del viso, i gesti) e sonori non verbali (l'intonazione, la
modulazione della voce, le pause) che provengono dai suoi interlocutori, anche se questi sono
contraddetti dal significato delle parole. Così avviene per l'apprendente di una lingua straniera che,
2 Il passo è tratto dal cap. 3 del Quadro di Riferimento Europeo per l'insegnamento delle lingue
europee (noto con il nome di Framework): "The approach adopted here, generally speaking, is an
action-oriented one insofar as it views users and learners of a language primarily as members of
society who have tasks (not exclusively language-related) to accomplish in a given set of
circumstances, in a specific environment and within a particular field of action" (la traduzione e il
corsivo sono nostri).
3 Sul concetto di Action Oriented Approach si veda, oltre al Framework (1996), anche Ciliberti
(1994: 89-92) e, in Serra Borneto (1998) il capitolo sul Project Work (173 sgg.) e quello
sull'Interazione Strategica (189 sgg.).
nella formulazione di ipotesi sul contenuto verbale di un messaggio, si fa guidare in primo luogo dal
"paratesto" (cioè da tutto quello che "sta intorno al testo") prima ancora che dalle parole (molte
delle quali, del resto, gli sono sconosciute): nello scritto può trattarsi della forma grafica, del titolo o
delle immagini che accompagnano il testo, nell'oralità può essere invece l'aspetto dell'interlocutore,
i suoi movimenti, il suo tono di voce. Solo quando l'apprendente disporrà di una interlingua di
livello avanzato, potrà focalizzare l'attenzione sulle componenti verbali anche indipendentemente
dai messaggi non verbali trasmessi simultaneamente, fino ad arrivare a cogliere l'ironia di una frase
contraddetta dall'intonazione ("Bravo davvero!") o le connotazioni aggiuntive fornite da un gesto o
una pausa.
Come il codice lingua è regolato da norme interne condivise dai membri di una comunità
linguistica, così gli altri codici non verbali seguono norme convenzionali che variano da cultura a
cultura. E' naturale che nel decodificare un messaggio, l'interlocutore non nativo sia portato ad
interpretare ciò che gli è sconosciuto utilizzando le regole del proprio sistema comunicativo. E'
questo il meccanismo che incontriamo nel caso di parlanti di lingue romanze che si fanno
"fuorviare" dai cosiddetti "falsi amici": l'italofono che apprende lo spagnolo, facilmente attribuirà al
vocabolo burro il significato del vocabolo omofono italiano, e cadrà dalle nuvole quando scoprirà
che invece vuol dire asino. Analogamente, un nord-europeo potrebbe interpretare come segno di
maleducazione e scarso rispetto per gli altri una tonalità di voce alta, che è invece abituale fra i
popoli mediterranei.
Secondo Poyatos (1992) la comunicazione avviene mediante una "tripla struttura di base":
linguistica, paralinguistica, cinesica. Si tratta di codici particolarmente legati fra loro: in primo
luogo la lingua, in secondo luogo le caratteristiche prosodiche del parlato (intonazione, timbro di
voce, altezza, tono, ritmo), in terzo luogo i movimenti del corpo che, soprattutto nelle già citate
"culture del contatto", possono precedere, sostituire, accompagnare o seguire singoli vocaboli o
intere frasi. Questa "tripla struttura di base" si colloca nell'ambito dei sistemi sensibili della
comunicazione, in particolare nel sistema somatico umano, che comprende:
a. i sistemi sonori:
• linguaggio verbale
• componenti paralinguistiche
• componenti sonore non verbali
b. i sistemi dinamici
• cinesica (atteggiamenti del viso, sguardi, postura, contatto con l'interlocutore, gesti)
• prossemica (distanze fra gli interlocutori, orientazione, rapporti con lo spazio)
c. i sistemi chimici, epidermici e termici:
• lacrime
• odori corporei
• rossori
• sbalzi di temperatura corporea
Esistono poi altri sistemi sensibili somatici non umani, che trasmettono anch'essi messaggi
culturalmente specifici:
a. i sistemi oggettuali, per esempio:
• cibi e utensili
• abiti, acconciature e cosmetici
b. i sistemi ambientali e animali, per esempio:
• costruzioni e decorazioni
• flora, fauna e ambiente naturale
Poggi e Magno Caldognetto (1997), individuano diverse "modalità" attraverso le quali avviene la
comunicazione:
a. modalità verbale: parole e frasi
b. modalità prosodica: ritmo, pause, durate, accento, contorni intonativi,
c. gestuale: movimenti delle mani, braccia, avambracci,
d. corporea: movimenti del tronco, delle spalle e delle gambe, posizione nello spazio.
Per analizzare la "comunicazione multimodale" in tutte le sue dimensioni e possibili interazioni è
stato dunque elaborato dalle Autrici un modello, chiamato "partitura", che tiene conto di tutti i
segnali prodotti nelle diverse modalità e permette di trascriverli simultaneamente. Come spiega
Poggi (Poggi – Magno Caldognetto, 1997: 162):"si parte da una metafora musicale: il corpo è
un'orchestra, e il ricercatore può ricostruire la 'partitura' seguita dai vari strumenti nel produrre
questo concerto comunicativo".
Coloro che appartengono alla stessa cultura condividono, oltre a questi sistemi sensibili di
comunicazione, anche dei sistemi concettuali determinati da fattori di tipo socioculturale stratificati
nel tempo. Il rapporto di un popolo con il tempo e con lo spazio, per esempio, determinato da un
comune vissuto trasmesso di generazione in generazione, si traduce in diversi valori attribuiti,
rispettivamente, agli aspetti prossemici o cronemici della comunicazione. Da cultura a cultura
varierà dunque il concetto di "lontano" e "vicino", di "grande" e "piccolo", di "presto" e "tardi", o il
significato di espressioni come "fra poco", "in ritardo", "in anticipo". Le norme di comportamento e
i giudizi di valore sono determinati in questi casi da un reticolo di convenzioni che nel tempo si
sono costruite attorno a determinate manifestazioni di tipo spaziale o temporale, che possono poi
tradursi in convenzioni comunicative extralinguistiche.
Una comunità può condividere il codice lingua ma non necessariamente tutti gli altri codici
comunicativi non verbali: il caso Italia è emblematico. Se è vero che la diffusione dell'italofonia ha
in parte eroso i dialetti, non così a livello di comunicazione non verbale, dal momento che ogni
macroarea dialettale mantiene comportamenti gestuali e prossemici estranei alle aree limitrofe (si
pensi a certi gesti tipici come la negazione siculo-calabra del volto sollevato all'indietro, il contatto
corporeo fra interlocutori più frequente e più stretto in area centro-meridionale, la minore ricchezza
di gesti simbolici dell'area settentrionale, e via dicendo (cfr. Diadori, 1992).
Con la maggiore circolazione delle persone e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, in
particolare quelli non alfabetici (cinema, televisione) si assiste oggi ad un'altrettanto rapida
circolazione di comportamenti comunicativi non verbali, che passano da una cultura all'altra, così
come accade per i forestierismi a livello linguistico. Possiamo notarlo a proposito di gesti come il
pollice alzato in segno di approvazione, il medio alzato con il palmo in dentro come segno di
insulto, che alla fine del XXI secolo sono entrati a far parte del repertorio comunicativo italiano
attraverso la massiccia esposizione alla produzione cinematografica statunitense.
Fin qui abbiamo parlato di competenza linguistica, paralinguistica e extralinguistica. Ma sapere una
lingua e saperla integrare con gli altri codici significa utilizzare questo reticolo di strumenti in
relazione ai propri scopi comunicativi, cioè
a.
utilizzare le strategia discorsive più adeguate all'argomento, al contesto e alle convenzioni
culturali degli interlocutori (si pensi alla relazione accademica di ambito anglosassone, in cui
l'aneddoto e l'ironia sono componenti del tutto pertinenti e gradite, mentre in Italia e in
Germania questo sarebbe tacciato di superficialità e inadeguatezza al contesto);
b.
selezionare le varietà sociolinguistiche più adeguate al contesto e agli interlocutori (si pensi ai
tempi del passaggio dal "tu" al "Lei", oggi molto più rapidi per esempio in Italia che in
Germania);
c.
selezionare gli argomenti in relazione alle preconoscenze e ai valori culturali condivisi dagli
interlocutori (evitando, per esempio, argomenti che in una cultura sono tabù, o evitando
riferimenti espliciti a ciò che si presuppone noto in quanto patrimonio culturale o
esperienziale comune).
Tutto questo fa parte della competenza sociopragmatica, in cui ogni altra competenza, linguistica e
non, trova il proprio ruolo e la propria adeguata realizzazione.
Alla tabella 1 abbiamo schematizzato le diverse componenti della competenza comunicativa e le
capacità operative corrispondenti. Ora ci soffermeremo invece ad analizzare in particolare le
sottocompetenze che abbiamo raggruppato sotto il concetto più generale di "competenza
extralinguistica", spesso indicata anche come sinonimo di "competenza non verbale" tout court4.
2.1. La competenza extralinguistica
Sia le teorie dell'apprendimento alla base dell'approccio comunicativo, sia i principi ispiratori
dell'approccio orientato all'azione e della didattica interculturale attribuiscono un ruolo essenziale
allo sviluppo della competenza extralinguistica in relazione alla lingua e cultura obiettivo,
giustificando a tale scopo l'uso di materiali autentici e di strumenti audiovisivi e favorendo tecniche
didattiche quali la transcodificazione, il role-play, oltre all'analisi del discorso in azione e lo
sviluppo di una consapevolezza interlinguistica e interculturale. Infatti,
"non avendo in comune un background culturale, la comunicazione tra parlanti di culture diverse
presenterà caratteristiche differenti rispetto alla comunicazione tra parlanti di lingua madre. Ciò è
particolarmente vero per quanto riguarda la gestione efficace della comunicazione non verbale, della cui
importanza poche persone si rendono conto. In una situazione interculturale è quindi essenziale potersi
intendere sui significati delle parole e dei comportamenti" (Weidenhiller, 1998: 223)
L'insegnamento dell'italiano in un una prospettiva comunicativa e pragmatica non può prescindere
da tutto questo, considerato il ruolo non secondario che assumono i codici non verbali nella
comunicazione fra italofoni nell'Italia contemporanea e nelle comunità di oriundi italiani all'estero.
Quella italiana può essere infatti definita una "cultura a contesto forte", in cui tutto deve essere
interpretato tenendo conto del contesto in cui avviene l'interazione (comunicazione implicita)5, a
differenza delle cosiddette "culture a contesto debole" (come quelle del mondo germanico,
scandinavo e anglo-sassone) in cui il contesto è meno rilevante, e la comunicazione verbale assume
un ruolo primario nel rendere esplicito tutto ciò che serve al destinatario per interpretare il
messaggio (comunicazione esplicita). Vediamo dunque alcuni aspetti della competenza cinesica,
prossemica e cronemica che possono assumere una certa rilevanza nella didattica dell'italiano a
stranieri.
COMPETENZA COMUNICATIVA
COMPETENZA
D'USO
a. Linguistica
SOTTOCOMPETENZE
a1. Fonologica
a2. Morfosintattica
a3. Lessicale
a4. Testuale
a5. Grafemica
b. Paralinguistica
b1. Intonazione
b2. Tono
CAPACITA’ OPERATIVE
Riconoscere e realizzare i fonemi
Riconoscere e realizzare correttamente le forme linguistiche a livello
di parola, di frase e di periodo
Conoscere i vocaboli e il loro significato, saperne generare di nuovi
sulla base delle regole di formazione del lessico, distinguere fra il
significato di una parola e il suo valore nel contesto
Riconoscere nei testi le caratteristiche di coesione formale e di
coerenza logico-semantica; comprendere e produrre testi coerenti e
coesi e non solo frasi isolate; conoscere le regole costruttive proprie
delle diverse tipologie testuali .
Comprendere e produrre i segni grafici attraverso i quali si realizza la
lingua scritta
Usare le curve intonative in modo da non generare equivoci di
comprensione e interpretarle correttamente (tonie regionali, tonia
interrogativa, affermativa, sospensiva nell’italiano standard)
Usare e interpretare correttamente l'altezza e il tono della voce,
secondo il suo significato psicologico o sociale in relazione al contesto
4 Balboni (1999: 41) alla voce "Competenza extralinguistica" osserva che questa "include i codici
nonverbali che si accompagnano a quello verbale sottolineandolo o modificandolo" e cita le
sottocompetenze cinesica, prossemica, oggettuale.
5 Un alto livello di comunicazione implicita si riscontra anche in Giappone, Cina, Medio Oriente.
b3. Suoni non verbali
b4. Ritmo e pause
c. Extralinguistica
c1. Cinesica
c2. Prossemica
c3. Cronemica
c4. Oggettuale
c5. Olfattiva
c6. Tattile
d. Sociopragmatica
d1. Strategica
d2. Sociolinguistica
d3. Culturale
Tab. 1
Usare e interpretare correttamente i segmenti fonetici non lessicali
caratterizzati da specifici profili intonazionali (come le interiezioni
olofrastiche eh…, ih…) che veicolano in modo steroetipato un intero
atto linguistico
Adeguare al contesto la velocità di eloquio e l'uso delle pause e
interpretarle correttamente
Comprendere i significati dei movimenti del corpo (gesti, posture) e
evitare i gesti-tabù
Comprendere i valori attribuiti alle distanze fra gli interlocutori
nell’interazione, al contatto degli occhi, al concetto di “grande” e
“piccolo” ecc. (rapporti spaziali)
Comprendere i valori attribuiti al tempo in termini di puntualità,
possibilità di interrompere l’interlocutore mentre parla, orari, durata
delle conversazioni ecc. (rapporti temporali)
Comprendere le regole d’uso degli oggetti indossati sul corpo (abiti,
gioielli, trucco) e presenti nell’ambiente (tipi di abitazioni, oggettisimbolo ecc.)
Comprendere i significati attribuiti agli odori e i relativi tabù (profumi
maschili, odori corporei)
Comprendere i valori attribuiti al contatto fisico fra gli interlocutori e i
relativi tabù (contatto fra uomini e donne e contatto fra uomini in
pubblico, bacio fra uomini, affettuosità fra padre e figlio adulto,
toccare la testa di una persona)
Relazionarsi con l’interlocutore al fine del perseguimento dei propri
fini comunicativi, raggiungendo il proprio scopo comunicativo
secondo le regole di organizzazione del discorso specifiche della
cultura e lingua obiettivo
Scegliere le varietà del repertorio linguistico più adeguate al contesto
comunicativo
Comunicare in maniera appropriata alla scena culturale in cui si
realizza l’evento comunicativo, dimostrando di conoscere i valori, i
tabù, i modi di vivere e i modelli di organizzazione sociale che fanno
da sfondo all’evento comunicativo
2.1.1. Cinesica
In ogni interazione faccia a faccia il messaggio orale viene in qualche modo completato dai
movimenti del corpo dell'emittente, che possono rafforzare o conferire significati aggiuntivi alle
parole a cui si accompagnano: si parla in questo caso di "codice cinetico" (dal greco kynesis =
movimento) e ci si riferisce in particolare all'espressione del volto, agli sguardi, alla postura del
corpo, al contatto fisico fra gli interlocutori, alla gestualità.
Ogni cultura sviluppa, analogamente al linguaggio verbale, il proprio linguaggio cinetico, e ne
condivide i segni e i significati in base a un reticolo di regole e convenzioni che si trasformano in
base agli stessi parametri di variazione del codice lingua: diacronico (il tempo), diatopico (lo
spazio), diafasico (il contesto), diastratico (le caratteristiche sociali degli interlocutori), diamesico
(il canale comunicativo). Ogni cultura attribuisce un diverso ruolo al codice cinetico nell'ambito
delle potenzialità comunicative a propria disposizione: così possiamo spiegare la relativa
"immobilità" fisica che caratterizza l'interazione faccia a faccia di due amici finlandesi, per
esempio, rispetto alla relativa "dinamicità" di un'interazione analoga (a livello di ruoli, argomenti,
contesto) fra interlocutori napoletani.
In Italia (in particolare nella macroarea dialettale centro-meridionale, ma anche nelle comunità di
emigrati italiani meridionali all'estero) l'utilizzo dei mezzi espressivi del corpo ha un ruolo cruciale
nella comunicazione, e come tale non può essere tralasciato da un'educazione linguistica che abbia
per obiettivo glottodidattico lo sviluppo di una competenza comunicativa orientata all'azione in
prospettiva interculturale.
Il comportamento cinesico degli italiani è guidato da alcune regole di comportamento e da una serie
di giudizi di valore che, dalla sfera psicologica più profonda, emergono inconsciamente in
superficie attraverso la lingua del corpo. Non è questa la sede per analizzare le ragioni storiche,
sociali, religiose di questo comportamento, che costituiscono l'oggetto di studio specifico
dell'antropologia culturale. Ci basti ricordare che nella società italiana contemporanea i tabù legati
alla sfera corporea sono molto meno forti rispetto a quelli che caratterizzano le culture anglosassoni
(forgiate dal puritanesimo), e sono comunque diversi da i tabù dei popoli asiatici e africani. Questa
relativa libertà espressiva si riflette in alcuni atteggiamenti psicologici piuttosto diffusi fra gli
italiani, relativi alla manifestazione delle emozioni, all'atteggiamento verso l'interlocutore, al ruolo
della gestualità.
Manifestazione delle emozioni
Manifestare le proprie emozioni non è considerato un comportamento tabù nella società italiana
contemporanea, come lo è, per esempio, in quella giapponese in cui fin dalla prima infanzia si
tendono a reprimere le espressioni anche corporee dei moti psicologici più negativi dell'anima
(irritazione, tristezza, ira)6. Le espressioni del viso di un italiano possono dunque essere lette
direttamente, mettendo così in relazione una risata con un animo allegro e sereno, o una fronte
corrucciata con un pensiero negativo. Analogamente non c'è timore di nascondere una risata
spontanea, come accade invece alle ragazze giapponesi che sono solite mettere una mano davanti
alla bocca quando mosse al riso da qualche emozione piacevole e meno controllabile. Fin da
bambini, gli italiani sono abituati a prendere coscienza delle proprie emozioni senza tuttavia
reprimerle: in Italia infatti è normale che un insegnante chieda ad uno scolaro di descrivere le
proprie emozioni, sia in un tema che in una interrogazione, cosa che viene invece interpretata come
sconveniente per esempio presso molte culture africane7.
6 E' noto che la risata esprime in una interazione fra giapponesi una situazione emotiva di estremo
imbarazzo o irritazione, come una "maschera" che vuole nascondere un atteggiamento psicologico
negativo.
7 Dovendo svolgere un tema dal titolo "Descrivi le tue emozioni al ritorno dalle vacanze", dato in
una classe quinta elementare di Siena, una bambina della Costa d'Avorio da poco immigrata in Italia
ha scritto "Cose personali" lasciando il foglio in bianco.
Contatto con l'interlocutore
La comunicazione fra italiani è particolarmente orientata verso l'interlocutore, con cui
inconsciamente si tende a mantenere il contatto anche a livello corporeo. Questo atteggiamento
psicologico (collegato agli aspetti prossemici della comunicazione) caratterizza tutte le culture che
si affacciano sul Mediterraneo, che vengono per questo anche definite "culture del contatto"
(Argyle, 1992). Come gli spagnoli, i greci e i popoli arabofoni del nord Africa, gli italiani tendono
a stabilire questo contatto mediante
• gli sguardi diretti (che viene interpretato invece dai nordeuropei come sfrontatezza o
interesse sessuale)8,
• la postura trasversale del corpo (rispetto a una posizione rigidamente faccia a faccia con
le braccia conserte, che esprime chiusura psicologica se non addirittura opposizione),
• il contatto corporeo (la mano sul braccio o sulla spalla dell'interlocutore)
indipendentemente da rapporti interpersonali di amicizia, affetto o parentela, e
indipendentemente dal sesso degli interlocutori. 9
Comprendere i valori attribuiti al contatto fisico fra gli interlocutori e i relativi tabù (fra uomini e
donne, fra uomini in pubblico, il bacio fra uomini, le affettuosità fra padre e figlio adulto, le parti
del corpo che non possono essere sfiorate, e via dicendo) risulta essenziale nei rapporti
interpersonali fra persone appartenenti a culture che non condividono gli stessi sistemi di
comportamento in questo ambito.
Gestualità
A seconda delle funzioni comunicative che esplicano, Ekman – Friesen (1969) individuano diverse
categorie di gesti:
a. simbolici, dotati di un significato preciso e socialmente condiviso, convenzionalmente attribuito
e spesso difficilmente ricostruibile dalla dinamica del gesto stesso (toccarsi l'orecchio,
applaudire, fare l'occhiolino, sfiorarsi il naso di lato, inserire il pollice fra indice e medio).
Questi possono a loro volta distinguersi in:
• referenziali, riferiti a oggetti e azioni (pollice e indice che si strofinano per indicare
soldi, l'indice davanti alla bocca per dire di fare silenzio)
• modalizzatori, a cui corrisponde una frase o un concetto (la mano a borsa oscillante che
esprime, secondo il contesto, frasi del tipo: "ma cosa vuoi?", "Ma che ci fai qui?", "Ma
chi ti ha chiesto niente?");
b. mimetici, che descrivono forma e/o dimensioni di un referente (le curve di una donna) o
riproducoino un'azione (bere, telefonare);
c. deittici, che indicano oggetti o persone e la loro collocazione nello spazio (quello lì, lassù, oltre,
dietro);
d. batonici, che mettono in rilievo e danno espressività a una parola o una frase, come segnali di
accentuazione del discorso nei punti di enfasi o per indicare un cambiamento nelle strategie
discorsive (la mano che batte sulla gamba, accompagnando un'espressione come "Bene!" per
indicare che la conversazione è finita).
I movimenti del corpo proiettano il parlante fuori dal proprio "dominio fisico" (di cui parleremo a
proposito della prossemica), cioè quella sorta di "bolla" protettiva che può restringersi fino a
corrispondere alle fattezze del proprioprofilo fisico. Uscire fuori da questo "guscio" minimo
8 Cfr. l'articolo di Immacolata tempesta Le parole degli occhi inserito nella rubrica "Fenomeni
linguistici" della rivista
9 Questo comportamento è caratteristico degli italiani centromeridionali di un ceto sociale non
elevato, vissuti soprattutto nei centri minori o in aree rurali.
mediante un gesto delle mani, delle braccia, delle gambe, eventualmente accompagnato
dall'espressione del viso, in aggiunta o in sostituzione di un messaggio verbale corrisponde a un
atteggiamento psicologico in linea con quanto abbiamo osservato a proposito del comportamento
degli italiani: si tende a dare maggiore forza e espressività alle proprie e emozioni e ci si proietta al
tempo stesso verso il nostro interlocutore, entrando quasi nel suo spazio vitale e, se la sua vicinanza
ce lo consente, arrivando perfino a toccarlo. Due valenze fondamentali del linguaggio, quella
espressiva e quella fatica, trovano dunque nella gestualità italiana la loro piena realizzazione: il
bisogno (o il desiderio) di manifestare sé stessi e quello di entrare in relazione con gli altri.
Il particolare sviluppo dell'italiano come lingua nazionale, sia parlata che scritta, è relativamente
recente. Il suo primo uso scritto risale al XIII secolo, ma solo dopo l'unità d'Italia, alla metà
dell'Ottocento, cominciò a diffondersi come lingua parlata da un numero crescente di italiani che
precedentemente avevano sempre usato i propri dialetti. Anche i rapporti fra comunicazione verbale
e non verbale, in riferimento all'italiano standard, sono piuttosto recenti e non molto studiati. Per
quanto riguarda il passato, l'uso di gesti con un particolare significato è testimoniato dalla loro
rappresentazione pittorica fin dai tempi antichi: le corna orizzontali (come segno di malaugurio o
minaccia) per esempio sono attestate nelle pitture murali di Pompei (I secolo a.C.), mentre le corna
verticali (con valore protettivo) sono anche più antiche e si possono vedere negli affreschi etruschi
di Tarquinia (520 a.C.). Un saggio scritto all'inizio dell'Ottocento fa il punto sui gesti napoletani (De
Jorio, 1832), uno di fine Ottocento descrive invece i gesti usati all'epoca in Sicilia (Pitrè, 1889). Più
recentemente sono stati analizzati 20 gesti fra quelli più comuni usati in Europa e lungo la costa
africana che si affaccia sul Mediterraneo, in relazione alle loro origini e alla loro diffusione al
volgere degli anni Settanta (Morris, 1979).
Varie caratteristiche della situazione linguistica dell'Italia di oggi stanno influenzando non solo la
lingua scritta e parlata, ma anche i gesti che accompagnano la comunicazione orale: la diffusione
dei mass media, i sempre più frequenti contatti fra persone di diverse lingue e culture, il livello
medio di istruzione sempre più alto, la progressiva perdita dei dialetti. In particolare, durante gli
ultimi decenni alcuni gesti regionali si sono diffusi in tutta Italia (almeno a livello di competenza
passiva), altri si sono ristretti ad aree limitate in relazione all'uso del dialetto locale: si pensi
all'atto di sollevare leggermente la testa verso l'alto in segno di risposta negativa (tipico dell'Italia
meridionale) o a certi insulti sessuali (come il pollice alzato, usato in Sardegna e in Sicilia),
secondo una tendenza analoga a quella di certi dialetti che vanno gradualmente restringendo il
loro ambito d'uso, rispetto al progressivo diffondersi delle corrispondenti varietà regionali
dell'italiano. Altri ancora sono usati in tutte le regioni italiane e sono invece completamente
assenti nel resto d'Europa, come nel caso della mano a borsa per dare enfasi alla domanda.
Recentemente si sta infine assistendo alla rapida diffusione anche in Italia di gesti di provenienza
straniera, alcuni dei quali si erano già affermati fin dalla II Guerra mondiale (come le dita a "V"
per indicare vittoria, usate per la prima volta da Churchill, o le dita ad anello per esprimere
approvazione). Al pari dei forestierismi linguistici, questi gesti si affermano oggi specialmente
nel gergo giovanile (come il già citato insulto anglosassone con l'indice alzato) e nei linguaggi
settoriali (come il saluto fatto battendo il palmo della mano contro quello dell'interlocutore,
proveniente dall'ambito sportivo).
L'analisi dei comportamenti non verbali tipici di una cultura attraverso lo studio dei mass media di
un determinato periodo può aprire la strada a molte interessanti scoperte. Bisogna premettere che in
questo caso la trasmissione del messaggio e quindi la comunicazione subiscono alcune variazioni
rispetto alla comunicazione faccia a faccia, non solo per quanto riguarda la mancanza di feed-back
da parte del destinatario, ma soprattutto per l'assenza di alcune componenti extralinguistiche
(olfattiva, gustativa, cutanea). Si tratta infatti di quello che Poyatos (1983: 57) chiama "un rapporto
a senso unico, in cui solo il ricevente è un essere umano, mentre l'emittente è solo una fonte di
evocazioni, provocate da realtà precedentemente sperimentate, un rapporto che si stabilisce fra lo
spettatore e la rappresentazione bidimensionale nei film, nella fotografia e nella pittura, e in quella
tridimensionale della scultura".
Una prova diretta di queste osservazioni relative alle linee di tendenza del comportamento non
verbale degli italiani, con particolare riferimento ai gesti simbolici più usati (i cosiddetti "emblemi",
secondo la definizione di Poyatos 1983: 98 sgg.), si può ottenere analizzando la più recente
produzione cinematografica italiana, le foto di giornali e riviste, le pubblicità scritte o televisive, gli
articoli di giornale e la letteratura narrativa. I mass media infatti sono uno "specchio" e al tempo
stesso un "modello" degli usi comunicativi di una data comunità linguistica, sia verbali che non
verbali.
Partendo da una indagine preliminare basata su tali materiali, abbiamo cercato di individuare i gesti
simbolici in essi più spesso presenti, in modo da tentare una prima ipotesi di risposta alle seguenti
domande: esiste oggi un linguaggio gestuale panitaliano? si può parlare di un "linguaggio gestuale
dell'uso medio", parafrasando un'espressione coniata da Sabatini (1985) a proposito dell'italiano
contemporaneo?
Dalla pubblicità emerge una gamma piuttosto limitata di gesti, che esprimono non solo
approvazione (il pollice alzato, le dita ad anello o le dita a "V", riferite al prodotto reclamizzato),
ma anche intesa (p.es. l'occhiolino e l'indice sulla bocca, che instaurano un filo diretto fra il
produttore e il potenziale consumatore) e perfino insulti (p.es. la linguaccia rivolta a tutti coloro
che non usano quel dato prodotto).
Molto più ricco e vario il panorama gestuale offerto dalla cinematografia italiana più recente, in cui
si possono osservare i gesti legati all'origine di provenienza degli attori, che spesso recitano "a
braccio" e cercano di portare sullo schermo il massimo della spontaneità a livello linguistico,
paralinguistico e cinetico. Si pensi in particolare ai comici della nuova commedia all'italiana,
ciascuno legato alla propria pronuncia regionale e al proprio modo di comunicare anche attraverso i
gesti: da Carlo Verdone (romano) a Roberto Benigni (toscani), a Massimo Troisi (napoletano), e via
dicendo. I film italiani degli anni '80-'90 ci offrono dunque un ampio panorama sui diversi tipi di
comunicazione non verbale dell'Italia contemporanea, passando dalla massima ricchezza gestuale
del meridione, al minimo di gestualità nel nord e soprattutto in Sardegna.
Anche gli articoli di giornale e la letteratura narrativa costituiscono una fonte di informazione sugli
usi gestuali contemporanei, oltre ad essere, nel caso delle opere letterarie, un indice del realismo
descrittivo dell'autore.
Considerando dunque quanto emerge dai mass media e dalla letteratura narrativa contemporanea,
abbiamo selezionato 100 gesti simbolici (i cosiddetti "emblemi") corrispondenti ad altrettanti atti
comunicativi (Diadori 1999: cfr. appendice 1), raggruppati secondo le seguenti categorie10:
a. convenzioni sociali (salutare per aprire o chiudere un contatto, congratularsi): 13 gesti;
b. stati emotivi e sentimenti (esprimere soddisfazione, valutazione media, indifferenza, rammarico,
approvazione, disapprovazione, noia, paura): 23 gesti;
c. progetti di azione (giurare, invitare ad avvicinarsi, ad allontanarsi, a fare silenzio, a fare con
calma, a un accordo, a fare attenzione, a dare un passaggio, alla concisione, ammonire, augurare
il male, consolare, minacciare, augurare il bene, allontanare il male): 22 gesti;
d. domande e risposte (rafforzamento di una domanda, risposta affermativa, negativa, dubbiosa,
indifferente): 13 gesti;
e. opinioni sulle caratteristiche di qualcuno (omosessualità, infedeltà coniugale, fortuna, amicizia,
inimicizia, ostinazione, furbizia, stupidità o follia): 15 gesti;
f. descrizioni di fatti (cambiamento completo, allontanamento, scampato pericolo, bugia, danno
subìto, intesa) o elementi concreti (moltitudine, denaro): 10 gesti;
g. insulti: 4 gesti.
Da questo spettro piuttosto ampio di gesti simbolici e dalla loro frequenza nei testi esaminati,
saremmo portati ad appoggiare la tesi di una "gestualità contemporanea dell'uso medio" che si sta
sviluppando a livello panitaliano grazie anche all'opera di amplificazione e consolidamento offerta
dai mass media. Questa ipotesi ci viene confermata da una inchiesta svolta da Isabella Poggi e
110 Si tratta in gran parte delle stesse categorie usate nei lavori sul "Livello soglia" (in particolare in
quello relativo all'italiano: Galli De Paratesi 1981).
Emanuela Magno Caldognetto in Veneto fra donne e uomini giovani e adulti per verificare il
riconoscimento e l'uso attivo di 86 gesti simbolici in uso in Italia (tutti compresi, salvo poche
eccezioni) nella lista riportata all'appendice 1). Sebbene tali gesti risultino diffusi soprattutto fra i
giovani e, in misura minore, fra le donne e i maschi adulti, "i soggetti mostrano di avere conoscenza
e metaconoscenza dei gesti esaminati: sanno infatti spiegarne il significato, fornirne una traduzione
verbale, indicare l'espressione facciale concomitante; e tali conoscenze e metaconoscenze sono
largamente condivise nei soggetti esaminati" (Poggi – Magno Caldognetto, 1997: 94).
2.1.2. Prossemica
La concettualizzazione dello spazio e il comportamento spaziale variano in base agli stessi
parametri di variazione che influenzano gli altri codici comunicativi: il tempo, lo spazio, il contesto,
la società e il canale comunicativo.11 . Il termine proxemics (dal greco sema, "segno") per indicare
gli aspetti spaziali della comunicazione umana si deve all'antropologo statunitense Hall, autore del
primo saggio dedicato a questa nuova disciplina (Hall, 1966) che, nata nell'ambito della semiologia,
si occupa espressamente dello studio dell'uso che l'uomo fa dello spazio, frapponendo diversi gradi
di distanza fra sé e gli altri per avvicinarli o allontanarli nelle interazioni quotidiane e nella
organizzazione degli spazi abitativi e urbani.
La concettualizzazione dello spazio
Non tutte le lingue dispongono delle stesse potenzialità espressive per indicare i rapporti spaziali12,
così come variano da cultura a cultura le connotazioni e i significati aggiuntivi attribuiti a concetti
spaziali perfettamente traducibili a livello di superficie.
Non tutte le lingue posseggono, per esempio, le stesse strutture lessico-grammaticali capaci di
indicare i rapporti spaziali fra cose e persone presenti nel contesto: la posizione di un oggetto che si
trova sopra ad un altro senza peraltro sfiorarlo può essere indicata con una preposizione in inglese
(over) e in tedesco (über), mentre questo concetto è inesprimibile in italiano senza ricorso a una
perifrasi. L'italiano standard e il toscano, d'altro lato, posseggono un sistema a tre dimostrativi
(questo/codesto/quello) che permette di indicare anche che l'oggetto di cui si parla si trova vicino
all'interlocutore e lontano da chi parla, mentre questo non è possibile nelle altre varietà regionali
dell'italiano (questo/quello), né in inglese (this/that), in tedesco (dieser/jener) e in moltre altre
lingue. Cardona (1988: 34 sg.) cita il caso della lingua dei Mòcheni, una comunità montana del
Trentino, che presenta un orientamento tridimensionale dello spazio, determinato dall'asse del fiume
che scorre a fondo valle, da un asse perpendicolare e uno trasversale alla valle stessa (cfr. anche
Trusso, 1995; Becker - Carroll, 1997),
A proposito, invece, delle diverse connotazioni attribuite a concetti spaziali, come la parola "casa"
può essere tradotta in tutte le lingue ma non corrisponde affatto all'evocazione della stessa
immagine, così il concetto di "grande" o "piccolo" varia notevolmente da cultura a cultura, come
ben sa chi si occupa di vendite o affitti immobiliari internazionali! Nell'ambito della stessa classe
sociale, infatti, un alloggio che negli Stati Uniti è considerato di modeste dimensioni, risulta grande
in Europa, grandissimo in Giappone, in base ai diversi parametri di valutazione dello spazio in
relazione alle unità abitative disponibili. Analogamente, si avranno diverse concettualizzazioni di
definizioni spaziali come vicino/lontano, deserto/affollato e via dicendo.
Sia le espressioni verbali che indicano relazioni spaziali, sia l'uso deittico della gestualità sono
strettamente legati alle diverse rappresentazioni mentali dello spazio, di cui si occupa
specificamente la prossemica. Come rileva Sobrero (1994: 421-422), c'è differenza fra le
indicazioni stradali fornite da chi vive in spazi ridotti e ben conosciuti, come le città, e chi vive in
spazi ampi e poco esplorati, come la campagna: i primi si serviranno meno dei deittici e
specificheranno meglio le distanze verbalmente ("cento-duecento metri"), mentre i secondi
useranno maggiormente i gesti e forniranno valutazioni più generiche delle distanze ("lontano ma
non troppo").
Le distanze interpersonali
A livello di linguaggio del corpo, la competenza prossemica viene generalmente identificata con "la
capacità di usare appropriatamente la distanza interpersonale" (Balboni, 1999: 79). Ogni individuo
è come immerso in una sorta di sfera protettiva (quasi una "bolla" o una "campana" invisibile), che
111 Per una analisi linguistoco-antropologica della percezione dello spazio nelle varie culture, cfr.
Cardona, 1988.
12
lo tiene separato dagli altri: questo "dominio fisico" può avere dimensioni e grado di permeabilità
variabili da cultura a cultura, e questo si riflette, a livello inconscio, sia nelle distanze interpersonali
che vengono immediatamente stabilite dagli interlocutori, sia nella struttura delle abitazioni e
dell'architettura urbana.
Hall (1966) distingue quattro distanze fondamentali che gli interlocutori rispettano nell'interazione
faccia a faccia, riportando anche le misure approssimative (rese qui in centimetri e metri) relative
alle convenzioni in uso nella società nordamericana degli anni Sessanta:
a. distanza intima (0-45 cm): corrisponde al massimo coinvolgimento fisico, è la distanza che
caratterizza i rapporti intimi, il conforto, la protezione, l'amplesso, ma anche la lotta;
b. distanza personale: permette di entrare in vario rapporto con l'altro mediante le estremità, con un
minimo sforzo da parte degli interlocutori (45-75 cm.), o appena oltre quello che viene sentito
come il proprio dominio fisico (75-120 cm.);
c. distanza sociale (1,20-3,65 m.): è la situazione in cui, non essendoci possibilità di contatto con
l'altro, si esce dalla sua sfera di coinvolgimento fisico e emotivo;
d. distanza pubblica (3,65 – 7 m. e oltre): è la distanza che separa un oratore dal proprio pubblico,
che vede aumentare per ragioni fisiche l'ampiezza dei gesti e l'altezza della voce per permettere
ai propri messaggi di raggiungere i destinatari.
L'unità di misura prossemica, dunque, secondo Hall è il braccio teso, ma non tutti i popoli
attribuiscono gli stessi significati convenzionali alle distanze fra gli interlocutori, almeno non in
base alle misure indicate da Hall. La distanza che corrisponde al braccio teso (45 cm. circa), per
esempio, è considerata adeguata anche a un rapporto mediamente formale fra i popoli di origine
latina, mentre i nord-europei e i popoli di origine anglosassone si sentono a proprio agio con un
interlocutore sconosciuto solo se la reciproca distanza è almeno il doppio. Asiatici e africani, al
contrario, non si scompongono se uno sconosciuto si avvicina anche a una distanza corrispondente a
quella che Hall definisce la "sfera intima". Anche fra latini, comunque, si notano delle differenze,
come si vede per esempio nelle distanze più ravvicinate degli Italiani centro-meridionali e dei
popoli arabi, rispetto agli italiani settentrionali o ai francesi.
La disposizione di persone e ambienti
Le differenze nella strutturazione dell'ambiente fisico (la dimensione delle case, delle strade, così
come il loro grado di affollamento) possono influenzare il comportamento spaziale di un popolo,
incoraggiando o meno l'interazione ravvicinata. I mobili di casa, per esempio, la posizione dei
divani, le porte aperte o chiuse di un ufficio, i divisori trasparenti o opachi in una fabbrica possono
ispirare diversi gradi di cordialità, così come la disposizione delle sedie di un'aula possono essere
più o meno adatte a attività di gruppo. Nelle scuole italiane, per esempio, si trova una disposizione
frontale dei banchi rispetto all'insegnante, anche se, specialmente nelle lezioni di lingua, i docenti
preferiscono una posizione a semicerchio. D'altra parte, le strade strette di molte città italiane,
favoriscono l'uso di incontrarsi per strada e di fermarsi anche a lungo a conversare.
La privacy
Ci sono culture che associano a un certo ambiente o a una certa condizione psicologica un
determinato concetto di privacy, intesa come dominio fisico più o meno ampio. In Grecia, per
esempio, un bagnante che si trovi a scegliere un posto su una spiaggia semideserta, si sdraierà più
vicino possibile alle persone che già vi hanno trovato posto: il contrario avviene in Italia, dove si
tende a scegliere il punto più isolato, o almeno equidistante da coloro che già stanno prendento il
sole. In Italia è normale che un cliente di un bar o di un ristorante (ma non di una mensa
studentesca) cerchi posto ad un tavolo libero ed eviti al massimo di "disturbare" altri clienti con la
sua vicinanza: non così per esempio in nord-Europa. Gli italiani, dunque, associano a particolari
luoghi pubblici un dominio fisico molto più ampio di quello che sentono in altri ambienti come
inviolabile. Da cultura a cultura cambia, dunque, il concetto di privacy. Per esempio, "in molte
culture occidentali i momenti di privacy di un individuo coincidono con il ritirarsi entro uno spazio
fisico definito, come una stanza, mentre nel mondo arabo consistono nell'isolamento psicologico
anche se si continua a condividere lo spazio fisico con gli altri. I momenti di isolamento di un arabo
possono essere quindi interpretati come un atteggiamento di rifiuto da parte di un europeo" (Hall,
1969, cit. in Curricolo…, 1995: 184).
L'angolazione
Un'altra manifestazione prossemica culturalmente specifica è l'angolazione con cui le persone
preferiscono collocarsi nello spazio, l'una rispetto all'altra (come ci si siede in una sala d'aspetto,
come si occupano le sedie di un'aula o a un tavolo al ristorante). Gli italiani, come gli arabi,
preferiscono un'orientazione diretta, mettendosi di solito di fronte all'interlocutore, anche se questo
comporta una maggiore distanza e la presenza di un ostacolo intermedio (come al tavolo di un
ristorante). Al contrario, gli inglesi e i francesi preferiscono sedersi fianco a fianco, con le spalle al
muro, come si vede spesso nei pub o nei bistrò.
Luoghi tabù.
Ogni popolo associa a determinati spazi un diverso grado di sacralità o addirittura dei
comportamenti tabù. In Italia esistono pochi luoghi strettamente o preferibilmente vietati alle donne
(come i bar in Marocco), ai bambini (come i pub inglesi). Piuttosto si possono individuare dei
comportamenti poco tollerati in relazione a certi ambienti. Un'aula scolastica, per esempio, durante
le ore di lezione non è mai associata all'atto di mangiare e bere (come avviene invece in ambito
scolastico statunitense) o di appisolarsi (come accade in Giappone): al cibo si riservano luoghi e
momenti diversi, generalmente separati dalle attività di studio. Le chiese sono il luogo sacro per
eccellenza in Italia, dove si osservano severe regole di comportamento (anche se meno rigide oggi
rispetto a qualche decennio fa). Anche la cucina di una casa in Italia è in qualche misura un luogo
tabù: la padrona di casa italiana considera sgradita l'ingerenza di un ospite che si offre di aiutare
curiosando qua e là negli scaffali, mentre nell'Europa del nord questo atteggiamento sarebbe
assolutamente normale e apprezzato. L'abitazione stessa è un luogo "sacro" per gli italiani, che
molto difficilmente si presterebbero a scambiarla con degli sconosciuti, anche solo per un breve
periodo di vacanza: non a caso stenta a decollare in Italia l'home swap, cioè lo scambio-casa, una
pratica molto diffusa in Nord-Europa, Nord-america e Australia.
2.1.3. Cronemica
La concettualizzazione e l'uso del del tempo da parte dei membri di una determinata cultura
costituiscono la base della competenza cronemica13: da quella più "nascosta" e sottilmente diffusa
fra i più svariati comportamenti comunicativi (ritmo del parlato, turni di parola nel dialogo,
lunghezza delle pause in relazione al contesto ecc.) a quella codificata in modelli di tipo
socioculturale (la puntualità, gli orari dei pasti, i tempi di apertura dei negozi ecc.).
La cronemica nel discorso
"Lasciami finire il discorso...": questa frase assolutamente normale per un italiano è inconcepibile
presso quelle culture che rispettano una struttura molto più rigida nei turni di parola del dialogo.
Infatti
"gli italiani, e più in generale i latini, hanno maggiore flessibilità di altre culture nel turn taking,
soprattutto nel 'collaborare' con l'interlocutore evitandogli lo sforzo di completare la frase una volta che il
suo significato sia intuitivamente chiaro. (…) I nord-europei e gli americani invece sono particolarmente
gelosi del loro 'territorio' comunicativo, per cui mal tollerano le intrusioni dell'interlocutore fino a quando,
con il tono di voce e con una pausa, non abbiano indicato che la loro battuta è terminata" (Balboni, 1999:
98)
Diverse convenzioni regolano dunque, da cultura a cultura, la possibilità di interrompere qualcuno
che parla, così come la durata dei convenevoli e delle pause. E' noto, per esempio che per i latini un
silenzio prolungato dell'interlocutore è interpretato come un commento negativo, mentre gli
scandinavi e i baltici apprezzano le pause e i silenzi, anche in contesti sociali in cui un italiano, al
1 Il termine chronemics è stato coniato da Poyatos (1983).
13
contrario, tenderebbe a riempire qualsiasi vuoto di comunicazione verbale. Per gli italiani, dunque,
esistono dei tempi (più ristretti rispetto a quelli delle culture nord-europee) oltre i quali una pausa
corrisponde a un'interruzione della comunicazione, da interpretare, nel caso che sia volontaria,
come un messaggio di irritazione, scortesia, opinione contraria.
La puntualità
"Puntualità", "fretta", "fra un minuto", "vengo subito!", "dopo", "presto", "tardi" sono espressioni
corrispondenti a concettualizzazioni del tempo che possono variare da cultura a cultura. Essere
puntuali per un giapponese corrisponde a un leggero anticipo rispetto all'orario stabilito, per un
tedesco significa invece arrivare all'ora esatta, per un italiano significa arrivare qualche minuto
dopo (come testimonia il "quarto d'ora accademico" che segna l'inizio delle lezioni universitarie con
un massimo di 15 minuti di ritardo rispetto alla data indicata nei programmi dei corsi): in America
Latina, poi, chi arriva puntuale mette davvero in imbarazzo, visto che un ritardo "educato" va dai tre
quarti d'ora all'ora e mezzo. Ma anche in Italia non tutte le culture regionali condividono gli stessi
comportamenti cronemici, e soprattutto i ritmi di vita delle grandi città, più accelerati e rigidi,
stanno sempre più differenziandosi da quelli dei piccoli centri e ancora di più dagli ambienti rurali.
Gli orari
Conoscere gli orari dei pasti del popolo di cui si studia la lingua rappresenta uno dei pochi
comportamenti cronemici che da sempre hanno accompagnato lo studio di una lingua straniera. Del
resto non è facile dimenticare il disagio dovuto nei primi tempi all'anticipare o posticipare i propri
ritmi alimentari: dalla cena tedesca alle cinque del pomeriggio, a quella italiana alle otto, a quella
greca dopo le dieci di sera! Ma gli orari dei pasti sono anche collegati con i tempi della
socializzazione,diversi da un popolo all'altro: in Italia si socializza al bar fra colleghi all'ora del
cappuccino di metà mattina, o a cena con gli amici; nel nord Europa invece si socializza la sera
mentre si beve birra o superalcolici.
In Italia è prevista di solito solo l'ora di inizio di un evento (conferenza, festa, vernissage, spettacolo
cinematografico ecc.) e non viene espressamente indicata la fine, mentre in molti cocktail parties
americani si prevede anche l'ora di chiusura entro la quale gli ospiti devono lasciare la festa. In
Italia non solo sarebbe scortese fissare un orario di chiusura per un incontro sociale, ma addirittura
abbandonare una cena prima degli altri commensali è considerato poco educato e richiede di
profondersi in scuse e giustificazioni: gli incontri conviviali sono sentiti quasi come eventi che
hanno un inizio ma non una fine che non sia quella determinata dalla stanchezza dei convitati!
La gestione del tempo in ambito professionale
La gestione del tempo diventa di cruciale importanza nelle relazioni di lavoro: qui le
incomprensioni interculturali hanno una rilevanza immediata e possono tradursi in insuccessi di tipo
professionale. Come rileva Balboni (1999: 100 sgg.), i popoli mediterranei sono in questo campo
molto più flessibili dei nord europei e nord americani, per i quali i ruoli gerarchici si traducono
anche nella possibilità di aprire e chiudere una seduta, o per i quali risulta inconcepibile non
attendere l'intero giro di tavolo prima di esprimere la propria opinione sull'intervento di un altro
partecipante.
3. Rapporti fra comunicazione verbale e non verbale.
Le componenti paralinguistiche del linguaggio e il codice gestuale sono i due aspetti della
comunicazione non verbale che più degli altri sono in stretta relazione con il codice lingua.
Nell'illustrare la sua teoria sulla "triplice struttura di base" (linguistica-paralinguistica-cinesica)
Poyatos (comunicazione personale) rileva che il comportamento non verbale che precede,
accompagna o segue il messaggio verbale può:
a. aggiungere informazioni
b. rafforzare ("Ma cosa vuoi?" , accompagnato dal movimento della mano a borsa per rafforzare il
tono aggressivo della domanda)
c. duplicare ("Non ci voglio andare!" seguito da un gesto con la mano a taglio che ripete il
concetto di negazione)
d. enfatizzare ("Bene! Siamo pronti!", accompagnato da un colpo battuto sul tavolo o su una
gamba o battendo i palmi delle mani una sola volta)
e. de-enfatizzare ("Mmmm … sì sì", l'esitazione, la pausa o l'abbassamento di voce rendono meno
enfatico il "sì")
f. contraddire ("Carino!" espresso con intonazione canzonatoria esprime l'esatto contrario del
complimento espresso a parole)
g. mascherare (quando il comportamento non verbale cerca di mascherare le reali intenzioni
comunicative, p.es. accentuando i movimenti facciali o il tono di voce cortese, come nel caso
del sorriso con cui i giapponesi camuffano imbarazzo o irritazione)
h. economizzare ("E' cambiato da così a così", accompagnato dal rovesciamento del palmo della
mano, permette di non esprimere esattamente a parole quale fosse la condizione iniziale e quella
di arrivo)
i. sostituire parole (puntare il dito verso un oggetto può significare "Voglio quello!")
In questi ultimi due casi, i gesti si inseriscono nel processo comunicativo in base ad una chiara
applicazione del principio dell'economia linguistica:
a. quando si vuole esprimere qualcosa difficile da tradurre a parole (si pensi agli insulti o al gesto
che in Italia indica che qualcuno è cornuto o omosessuale);
b. quando si vuole trasmettere un concetto più rapidamente senza ricorre a lunghi costrutti verbali
(si pensi agli insulti o gli apprezzamenti per strada)
c. quando esistano particolari impedimenti fisici che limitino l'uso della voce (eccessiva distanza
fra gli interlocutori, afasia, comunicazione attraverso un vetro, particolari divieti).
Più sinteticamente Poggi – Magno Caldognetto (1997: 154) notano che "un segnale di modalità (ad
esempio un gesto), rispetto a un segnale che è o dovrebbe essere prodotto in un'altra modalità (ad
esempio una o più parole) può avere quattro diversi tipi di rapporti o funzioni":
a. ripetitiva, se il gesto porta esattamente lo stesso significato delle parole,
b. aggiuntiva, se il significato del gesto aggiunge informazioni a quello delle parole,
c. sostitutiva, se il gesto porta un significato che il parlante ha previsto nella pianificazione del
parlato, ma a causa di un lapsus, di una dimenticanza o di una reticenza intenzionale non ha
prodotto in quella modalità,
d. contraddittoria, se il significato del gesto contraddice quello delle parole.14
Come nella lingua troviamo voci "olofrastiche" che da sole formano una frase (come l'interiezione
toh! che sottintende "Che sorpresa!" o "Questo fatto mi sorprende!") e altre che sono invece
propriamente "lessicali" (aereo, comprare, spesso), così anche in ambito gestuale troviamo i gestifrase (ruotare la mano con le dita piegate, gesto corrispondente alla frase "Vai via!"; il pollice
alzato che significa "Tutto a posto!; l'alzata di spalle corrispondente a "Non me ne importa niente!")
e i gesti-parola (strofinare l'indice contro il pollice per indicare il denaro; indicare se stessi in
sostituzione della parola io). Nel linguaggio verbale possiamo usare una singola voce lessicale
anche con valore olofrastico (per esempio quando diciamo "Birra!" in un bar, per chiedere "Vorrei
avere una birra!") e lo stesso avviene quando un gesto-parola assume il valore di una frase a
seconda del contesto, dei ruoli degli interlocutori e dell'espressione facciale che lo accompagna.
Ruotare la mano vicino alla tempia, che indica pazzia o stupidità, può infatti significare "Tu sei
matto!", "Quello è matto!" "Ma per chi mi hai preso?"; il gesto che mima l'atto di fumare può
corrispondere a una richiesta ("Mi dai una sigaretta?"), a un commento ("Quello fuma un sacco!"),
un invito ("Andiamo a fumarci una sigaretta?) e via dicendo. Come rileva Isabella Poggi (1986:
109), "l'osservazione parallela di questi fenomeni nella comunicazione verbale e in quella non
1 Sul rapporto fra gestualità e linguaggio verbale nell'ambito della comunicazione fra soggetti normali cfr. anche Key, 1980; McNeill, 1992, Rimè e
14
Schiaratura 1991.
verbale introduce ai concetti di base della grammatica, definendo in termini semantici e pragmatici
le nozioni fondamentali di frase o parola".15
Da uno spoglio dei gesti simbolici ("emblemi") presenti in alcuni film italiani degli anni Ottanta 16,
considerati in rapporto al loro significato e al comportamento verbale ad essi collegato (Diadori,
1992), è stato notato che alcuni rari gesti sono sempre accompagnati dalla stessa espressione
linguistica o paralinguistica:
- la mano tesa rovesciata a palmo in su per indicare cambiamento completo: "Sono cambiato da
così a così",
- l'indice teso davanti alla bocca per invitare a fare silenzio, abbinato al suono "sss" o "sc".
- la mano a taglio che batte contro lo stomaco, per indicare antipatia: "Quello mi è sempre stato
qua!"
Altri gesti sostituiscono invece le parole e sono abbinati a una pausa di silenzio:
- mano a borsa con le dita che si uniscono una sola volta, per invitare a chiudere un discorso troppo
lungo,
- mano a borsa con le dita che si stringono ritmicamente, per esprimere paura,
- la linguaccia come insulto o scherno,
- la mano che ruota con pollice e indice tesi, per esprimere una negazione.
Ci sono poi certi gesti che si sovrappongono al parlato trasmettendo un significato che modifica
quello delle parole pronunciate simultaneamente:
- l'occhiolino che invita a un'intesa l'interlocutore,
- le corna dietro la schiena che denunciano come falso quello che il soggetto sta dicendo.
Più spesso i gesti accompagnano il parlato per confermare e rafforzare il significato del messaggio
verbale. Un gesto come quello della mano a borsa, per esempio, serve per enfatizzare la domanda
ma non corrisponde a precisi esponenti linguistici, e al massimo a certe forme colloquiali come
"che cavolo", "una buona volta" o alla particella introduttiva "Ma...". Nei film analizzati infatti, il
gesto veniva realizzato dal soggetto in corrispondenza di frasi di questo tipo:
Borotalco: "Che ne sai te? chi te lo dice?" (Verdone parlando alla fidanzata). "Ma che mi
dirai?"."Ma insomma, ma che vuole tuo padre da me? (Verdone parlando alla fidanzata)
Il bisbetico domato: "Ma chi ti ha interrogato a te?" (Celentano)
Compagni di scuola: "Ma dove cavolo starà?" (Verdone parlando da solo). "Che volevi? cosa
volevi? ma perché mi devi aspettare? ma perché?" (Verdone parlando al telefono). "Ma si può
sapere una buona volta che cavolo di colpe ho?" (Verdone)
5. La competenza non verbale nella didattica dell'italiano a stranieri in prospettiva
interculturale.
Prendere consapevolezza della complessità e della varietà di codici coinvolti nella comunicazione
umana è di per sé un processo particolarmente importante che rientra fra le mete dell'educazione
linguistica sia in L1 che in L2.
Nel caso dell'insegnamento della L1, come rileva Isabella Poggi (1986 e 1997: 99 sgg.), la pratica e
la riflessione sulla comunicazione non verbale in particolare sviluppa indirettamente anche le
capacità di comunicazione verbale, dal momento che:
• permette di prendere coscienza delle proprie capacità comunicative,
• attraverso l'analisi semantica dei segnali comunicativi non verbali, affina la capacità di riflettere
anche sul significato di morfemi, parole e frasi,
1 Per un esempio di attività didattica che permette di prendere coscienza del rapporto inscindibile fra contesto comunicativo e comunicazione cfr.
15
appendice 2, attività 1.
1 Borotalco (1980) di C. Verdone; Stregati (1985) di F. Nuti; Non ci resta che piangere (1984) con M. Troisi e R. Benigni; Vacanze di Natale
16
(1983) di C. Vanzina; Il bisbetico domato (1980) di Castellano e Pipolo; Bianca (1984) di N. Moretti; Sposi (1988) di P. Avati; Compagni di scuola
(1987) di C. Verdone; Amici miei atto II (1982) di M. Monicelli; Ho fatto splash (1980) di M. Nichetti, Passione d'amore (1981) di E. Scola.
•
fa prendere coscienza dell'insostituibilità della comunicazione verbale, l'unica in grado di
esprimere qualsiasi contenuto e di descrivere anche se stessa,
• aiuta a sviluppare la capacità di confronto fra i diversi meccanismi che regolano i diversi codici
comunicativi e a metterli in relazione con le varie situazioni d'uso.
Per l'insegnamento della L2, la rilevanza del linguaggio non verbale viene riconosciuta da vari
metodi glottodidattici che si rifanno alle teorie umanistico-affettive, soprattutto in virtù di una
prospettiva multimodale (quindi non solo verbale) dell'acquisizione linguistica17. Gli aspetti non
verbali della comunicazione entrano invece nella classe di lingua straniera ispirata all'approccio
comunicativo (e ancora di più in quello orientato all'azione), facendo leva, più che sugli aspetti
psicologici, su quelli semiotici e socioculturali, che sono alla base di una didattica interculturale.
Relativismo culturale
Se già prendere coscienza dei diversi codici che vengono utilizzati nelle intenzioni comunicative di
un parlante all'interno della propria comunità linguistico-culturale è un obiettivo che solo
un'educazione mirata o particolari doti logico-deduttive dell'individuo possono sperare di
raggiungere, la questione si fa più complessa quando dal piano della comunicazione intraculturale ci
si sposta su quello interculturale. Insegnare a comunicare in una lingua non materna, infatti,
significa mirare anche allo sviluppo del relativismo culturale, una meta educativa specifica
dell'educazione linguistica in una lingua non materna.
Un terreno ideale per sperimentare questo tipo di processo educativo riguarda l'analisi della
comunicazione non verbale fra i membri della cultura obiettivo, e il confronto con i comportamenti
propri o di altre comunità linguistiche con cui agli apprendenti hanno familiarità. L'interazione
interculturale presenta infatti non pochi problemi di decodifica e di codifica dei messaggi, anche al
di là degli aspetti verbali della comunicazione e prendere coscienza di questo fatto è un primo passo
in un percorso interlinguistico e interculturale, ispirato a principi di tolleranza, curiosità per ciò che
è diverso, e in ultima analisi alla grammatica dell'anticipazione e al gioco dell'interpretazione dei
segni e della formulazione di ipotesi.
Valenza pragmatica.
Mettendo in relazione la competenza comunicativa di un particolare gruppo di apprendenti con le
modalità comunicative non verbali della cultura obiettivo, potrà verificarsi il caso che un certo
comportamento non verbale (per esempio un gesto simbolico, una determinata curva intonativa, un
comportamento prossemico in relazione all'interlocutore):
a. non esista con un significato specifico e condiviso presso una delle due comunità,
b. esista presso una delle due comunità con un significato diverso dall'altra,
c. esista in entrambe le comunità con lo stesso significato.
Considerando, infatti, che ognuno è portato a ricorrere agli elementi della propria lingua quando
non conosce la forma corrispondente straniera, è chiaro a quali equivoci può portare l'uso o
l'interpretazione automatica di un comportamento non verbale che, innocuo in una lingua, è invece
scortese o offensivo in un'altra. O semplicemente trasmette un messaggio diverso.
Limitandoci agli aspetti gestuali della comunicazione possiamo rilevare, per esempio, che
nell'interazione interculturale possono verificarsi equivoci generati da
• gesti uguali ma con significati diversi da un Paese all'altro, come:
117 Serra Borneto parla appunto di "multimodalità" a proposito della pluralità di accessi
nell'acquisire informazioni: visivo, uditivo, tattile ecc. I metodi umanistico-affettivi, al di là delle
singole caratterizzazioni, si basano tutti sulla tesi secondo la quale "più canali vengono attivati (…),
più è facile che l'informazione venga acquisita stabilmente" (1998: 42). Cfr. in particolare il ruolo
del movimento corporeo nella Total Physical Response, della funzione dei gesti e del tono di voce
dell'insegnante nella suggestopedia e psicopedia, dell'osservazione della realtà nonverbale nelle fasi
di silenzio previste dal Silent Way.
-
l'atto di battere le nocche del pugno su una superficie dura esprime approvazione in
Germania e Austria, ostinazione in Italia;
- l'indice a vite sulla guancia indica pazzia in Germania, effeminatezza in Spagna,
approvazione in Italia;
- le dita incrociate significano protezione o augurio in Italia, rottura di amicizia in Grecia e
Turchia;
- il colpetto al lobo dell'orecchio indica bontà in Portogallo, omosessualità in Italia;
- le dita ad anello possono esprimere approvazione (Italia, USA), ma possono anche indicare
uno zero (Francia) oppure l'idea di denaro (Giappone), e possono essere perfino un insulto
(Tunisia) o un gesto osceno (Colombia);18
• gesti con più significati all'interno dello stesso Paese, secondo il contesto d'uso, come:
- la palpebra inferiore abbassata dal dito indice, che in Italia puo' significare "Io sono furbo",
"Devi essere furbo", "Furbo quello" , ma anche "Fai attenzione!" ,
- le dita della mano a borsa ritmicamente aperte e chiuse, che in Italia significano "Ho una
gran paura" , ma anche "Vieni al sodo".
• gesti corrispondenti a diversi registri espressivi, come:
- i diversi cenni di saluto che indicano il grado di familiarità fra gli interlocutori (dal
formalissimo baciamano, all'alzata di cappello, alla stretta di mano, fino ai due baci sulle
guance, all'abbraccio usato fra amici, sia uomini che donne)
Il comportamento prossemico, al pari di quello cinesico, può generare equivoci e intolleranze dal
contatto fra diverse culture. Gli italiani che usano distanze più ravvicinate fra gli interlocutori
rispetto ai nordeuropei e nordamericani, possono essere giudicati invadenti o aggressivi,
specialmente quando superano i limiti spaziali che l'altro considererebbe adeguati a un rapporto fra
conoscenti. Al contrario un italiano giudicherà freddo e scostante lo straniero che si ritrae al suo
avvicinarsi, associando questo modo di fare al comportamento asociale di certi disturbi della
mente19.
Quali abilità?
L'importanza della competenza non verbale nella didattica delle lingue moderne è testimoniata dagli
espliciti riferimenti contenuti nel Framework (1996). In questo documento si elencano, al capitolo
4.5.5, alcuni aspetti del comportamento non verbale
• linguaggio del corpo: gesti (pugno scosso per protesta), espressioni del viso (sorriso o sguardo
torvo), postura (crollare per la disperazione o sedersi con il busto eretto per indicare attento
interesse), contatto degli occhi (sguardo cospiratore o occhiata incredula), contatto del corpo
(bacio o stretta di mano), prossemica (stare vicini o distanti).
• uso di suoni extralinguistici (portatori di significati convenzionali, ma non inseriti nel sistema
fonologico della lingua in qualità di fonemi), p.es. [] "fai silenzio!", "s-s-s", disapprovazione,
• uso di qualità prosodiche riferite a atteggiamenti emotivi e mentali (diverse dalle caratteristiche
prosodiche appartenenti al sistema fonologico, quali lunghezza e accenti), p.es. la qualità della
voce (burbera, affannata, pungente), il tono (roco, lamentoso), l'altezza (sussurro, urlo), la
lunghezza ("Moooolto bèèèène").
La rilevanza pragmatica di questi comportamenti è esplicitamente riconosciuta dagli Autori, che
inseriscono i comportamenti non verbali20 fra i processi alla base della comunicazione linguistica
18 Cfr. Morris, 1995.
19 Argyle (1992: 271) osserva infatti che i malati di mente "presentano una comune tipologia di
comunicazione nonverbale (…): minore espressione facciale, specialmente meno sorrisi; meno
sguardi; minore vicinanza; un minor numero di gesti diretti verso gli altri e un maggior numero di
gesti diretti verso di sé".
20 Nel documento si usa il termine "paralinguistico" (paralinguistic behaviour), che noi abbiamo
invece usato limitatamente agli aspetti prosodici, ritmici e soprasegmentali del linguaggio,
(communicative language processes) a fianco della la pianificazione, dell'esecuzione, del
monitoraggio, delle azioni pratiche, delle caratteristiche paratestuali (cap. 4.5.) e che invitano a
"considerare e eventualmente valutare quali comportamenti paralinguistici21 obiettivo l'apprendente
avrà bisogno / sarà capace / sarà richiesto di riconoscere e capire (a) o usare (b)"22.
Non tutti i comportamenti non verbali della cultura obiettivo, infatti, risulteranno essenziali per gli
apprendenti: sarà compito del docente individuare, in base ai loro bisogni comunicativi, quelli più
adeguati ad essere inseriti fra le abilità produttive e quelli che invece dovranno essere sviluppati a
livello solo ricettivo23.
L'esigenza di sviluppare, oltre alle abilità di comprensione, anche quelle di produzione di
comportamenti non verbali secondo le convenzioni in uso fra i parlanti della comunità di cui si
apprende la lingua, è evidente soprattutto quando certi "segni" vengono decodificati erroneamente
in base ai diversi parametri di valutazione sociali o psicologici condivisi nell'altra cultura: è questo
il caso del ricchissimo linguaggio non verbale dell'Italia meridionale, che nel nord viene spesso
giudicato come segno di scarsa educazione, di basso livello sociale o, nella migliore delle ipotesi, di
un carattere particolarmente estroverso o invadente. L'opposto avviene a proposito della limitata
gamma gestuale e della maggiore distanza interpersonale in uso presso gli anglosassoni, viste come
sintomo di riservatezza e freddezza, oppure nel caso dei tipici gesti orientali, che in Occidente
vengono interpretati come eccessivamente compiti e quasi servili (l'inchino di saluto, per esempio).
Criteri di selezione e ordine di presentazione: il caso della gestualità.
Fra i vari aspetti della competenza non verbale, i gesti sono la componente che più delle altre si
presta ad un approfondimento, specialmente in relazione al vasto repertorio gestuale della comunità
dei parlanti italiani e al loro stretto legame con la comunicazione verbale nell'interazione faccia a
faccia. Fra i vari tipi di gesti (espressivi, mimici, schematici, simbolici, tecnici, codificati), in un
corso di italiano per stranieri è utile concentrarsi su quelli che presentano maggiori difficoltà di
comprensione da parte degli stranieri, ovvero i gesti che Morris (1977) chiama "simbolici".o
"schematici", cioè quelli che rappresentano:
- idee e stati d'animo (incrociare le dita per augurare buona fortuna, toccarsi il lobo dell'orecchio per
indicare omosessualità, strizzare un occhio per invitare ad un accordo, ecc.), o anche
- azioni abbreviate (l'indice e il pollice che si strofinano a indicare soldi).
Molti di questi gesti, oltre a poter sostituire o accompagnare intere parti del discorso (inserendosi
così direttamente nella comunicazione volontaria del parlante), sono anche tipici di ogni comunità
linguistica e anche per questo motivo possono essere falsamente decodificati o non decodificati
affatto da persone di comunità culturalmente lontane.
Un criterio di selezione dei comportamenti non verbali da inserire nella didattica della L2 in
relazione ai livelli di apprendimento della lingua può essere quello della frequenza. I gesti molto
frequenti nella comunicazione quotidiana saranno da introdurre già nei primi livelli di
apprendimento, mentre i gesti meno frequenti saranno presentati solo nei livelli più avanzati.
Un altro modo per selezionare i gesti può essere legato ai registri d'uso. In relazione ai bisogni
comunicativi degli studenti si possono privilegiare nei primi livelli i gesti di media formalità, e nei
livelli più alti quelli molto informali o molto formali.
nell'accezione che noi abbiamo invece attribuito al termine "extralinguistico".
21 Cfr. nota 20.
22 "Users of Framework may wish to consider and where appropriate state which target
paralinguistic behaviours the learner will need / be equipped / be required to a) recognise and
understand b) use" (4.5.5) (la traduzione è nostra).
23 Si vedano a questo proposito le indicazioni contenute nel Curricolo… (1995) a proposito della
competenza cinesica (179 sgg.) e prossemica (184 sgg.).
In un insegnamento di tipo comunicativo si farà riferimento ai gesti simbolici e schematici dell'uso
italiano contemporaneo, di registro medio, scegliendo i gesti diffusi in tutta Italia, tranne nel caso di
studenti che si trovino a studiare l'italiano in un'area in cui siano diffusi particolari gesti regionali
(come la negazione siciliana con il sollevamento del mento).
Un caso a parte ci sembra quello dei gesti tabù e di quelli volgari, che possono essere introdotti fin
dalle prime fasi di apprendimento della lingua se, in base alla provenienza socioculturale dei
destinatari e ai loro bisogni comunicativi in italiano, si reputa che questo contribuisca ad evitare
fenomeni di incomprensione, intolleranza e perfino falsa acculturazione (per un elenco di gesti
simbolici italiani selezionati in base a criteri glottodidattici cfr. Curricolo…, 1995: 181-184).
Glottotecnologie e materiali didattici.
Un approfondimento sulle componenti non verbali della comunicazione in uso nell'Italia
contemporanea non potrà basarsi unicamente sulle spiegazioni dell'insegnante, ma dovrà utilizzare
strumenti didattici diversificati, in primo luogo audiovisivi, ma anche iconici statici e scritti.
Citiamo come esempi:
- registrazioni radiofoniche (per gli aspetti paralinguistici),
- filmati tratti da trasmissioni televisive (spot pubblicitari, film, talk-show, candid camera),
- filmati registrati dal vivo (riprese di interazioni faccia a faccia fra parlanti nativi in situazioni
comunicative di interesse per gli studenti),
- immagini tratte da giornali e riviste (foto, vignette, pubblicità),
- brani di articoli di giornale o di testi letterari contenenti riferimenti espliciti o impliciti a
comportamenti non verbali.
Tecniche didattiche per l'insegnamento/apprendimento delle componenti non verbali
La tecnica didattica che si associa più spesso allo sviluppo delle componenti non verbali della
comunicazione è la drammatizzazione (Curricolo…, 1995: 206), che permette agli studenti di
simulare interazioni in lingua straniera, adattando anche il proprio comportamento cinesico,
prossemico e cronemico alle coordinate relative al contesto "virtuale" evocato in classe (i ruoli
reciproci degli interlocutori, il tema del dialogo, l'ambiente).
Limitandoci agli aspetti cinesici della comunicazione, si può anche favorire la consapevolezza dei
reciproci rapporti che legano il linguaggio verbale e non verbale (in L2, ma anche in L1)
proponendo per esempio un'attività basata sui gesti olofrastici (che possono cioè corrispondere a
un'intera frase). Il docente potrebbe fornire una scheda di lavoro come quella riportata al n. 1
nell'appendice 2, che gli studenti devono completare con:
• la descrizione di un possibile contesto comunicativo in cui un interlocutore potrebbe fare ricorso
al gesto indicato;
• la frase che il gesto potrebbe accompagnare o sostituire.
L'insegnante potrebbe costruire altre griglie simili, fornendo, invece dei gesti olofrastici, una
schematica descrizione dei contesti comunicativi o le frasi corrispondenti ai gesti più diffusi, e
chiedendo alla classe di completare (a coppie o in gruppo) le caselle lasciate vuote.
Un lavoro di tipo interculturale può essere quello suggerito da Poyatos (comunicazione personale) e
riportato al n. 2 dell'appendice 2. Si tratta di stimolare la riflessione sui movimenti del corpo che
vengono associati (spesso inconsciamente), per esempio, a
• concetti come "io", "denaro", "bella donna",
• azioni come contare, rispondere negativamente o affermativamente;
• ordini o insulti,
In una classe plurilingue e pluriculturale il confronto fra culture avverrà spontaneamente, anche
senza un intervento esplicativo dell'insegnante, osservando i diversi modi di rotare o oscillare la
testa per dire "sì" o "no"24, le dita usate per contare da uno in poi25, i gesti che, innocui in una
cultura, costituiscono il massimo tabù in un'altra26, una volta completata la griglia conenente i gesti
usati in Italia con questi significati.
Analizzare le espressioni metaforiche di una lingua alla ricerca dei comportamenti gestuali a cui
fanno riferimento può fornire in primo luogo materiale di riflessione sul rapporto fra lingua e
cultura: si pensi alle innumerevoli metafore gestuali contenute nelle espressioni idiomatiche in
italiano, e alla loro relativa scarsità nelle lingue germaniche. Altri gesti "cristallizzati" in certe
espressioni metaforiche italiane (come levarsi di cappello, tenere i piedi su due staffe, difendere a
spada tratta) testimaniano invece l'evoluzione della gestualità nel tempo, anche all'interno della
stessa cultura. Nell'attività proposta al n. 3 dell'appendice 2 sono riportate alcune espressioni
idiomatiche italiane che fanno riferimento a comportamenti gestuali ancora in uso (allargare le
braccia, mordersi le mani, toccare ferro) o solo metaforici (fare orecchi da mercante, mangiarsi le
mani, alzare il gomito), ciascuno con la spiegazione del rispettivo significato: dopo aver
sensibilizzato gli studenti sugli aspetti sincronici e diacronici del linguaggio e sul fatto che la lingua
riflette anche il comportamento non verbale di un popolo, si passerà ad un confronto interlinguistico
e interculturale, prima traducendo l'espressione idiomatica italiana nelle diverse lingue degli
studenti, e poi traducendo queste in italiano27.
La comunicazione non verbale di un popolo si riflette non solo nelle espressioni idiomatiche, ma
anche nella lingua scritta. Secondo Poyatos, che si è occupato di questo tema nell'ambito della
cosiddetta "antropologia letteraria", esistono "quattro modi in cui l'autore di solito trasmette il
comportamento non verbale attraverso il testo narrativo (Poyatos 1983: 309):
• descrizione del comportamento con spiegazione del significato,
• descrizione del comportamento senza spiegazione del significato
• spiegazione del significato senza descrizione del comportamento
• descrizione del comportamento e espressione verbale corrispondente
In realtà, da uno spoglio dei gesti presenti negli articoli di giornale e in una selezione di autori
italiani degli ultimi cinquant'anni, abbiamo notato che la descrizione dei gesti può essere più o
meno dettagliata. Si possono dunque verificare questi diversi casi:
A. l'autore descrive dettagliatamente il gesto senza spiegarne il significato:
24 L'affermazione si esprime in Italia rotando la testa da destra a sinistra e viceversa, ma in India,
per esempio, si usa oscillare la testa da e verso la spalla, con un gesto che le culture occidentali
interpretano come segno negativo (e quindi con significato opposto).
25 In Italia fin da bambini si conta partendo dal pollice (1), a cui si aggiunge progressivamente
l'indice (2), il medio (3), l'anulare (4) e il mignolo (5). In altre culture (per esempio in Marocco o in
Giappone) si comincia invece dal mignolo (1) e si prosegue con l'anulare, il medio. In Italia "tre
birre" si possono ordinare con pollice, indice e medio tesi, ma in Brasile o in Marocco, per esempio,
questo gesto sarà interpretato dal cameriere come un "due", visto che per il numero "tre" si
userebbero invece l'indice, il medio e l'anulare tesi: i movimenti del pollice, per lui, in questo
contesto non sono significativi, per questo non li "vede". Per lui pertinente è solo l'assenza
dell'anulare teso, che corrisponde dunque a un "due" invece che a un "tre".
26 La "pernacchia" che i francesi usano per dire semplicemente "non lo so" o "che me ne importa" è
un atto piuttosto sgradevole per un italiano, così come le mani aperte con il palmo rivolto verso
l'interlocutore corrispondeono al gesto più offensivo in Grecia (il cosiddetto muza), mentre in Italia
al massimo potrebbero essere interpretate con il consiglio di fare con calma. In Marocco, la mano
aperta, di solito la destra, aperta con il palmo rivolto due volte verso l’interlocutore corrisponde a
togliere il malocchio. Per esempio, se l’interlocutore ti dice: ‘Oh! Come sei ricco!!’ Tu rispondi
utilizzando il gesto descritto e dicendo ‘Cinque sui tuoi occhi’
27 Un esempio: tocco ferro! per esprimere scaramanzia, si traduce in inglese touch wood! che in italiano significa letteralmente tocco legno!.
Solleva fuori dal finestrino indice e mignolo tesi all'indirizzo di un autista degli autobus comunali
che aveva stretto la sua Mercedes-coupé ad un semaforo; al conducente non gli sta bene e vuole
spiegazioni.28
B. l'autore descrive dettagliatamente il gesto e ne spiega il significato:
Oreste Nava volta in su il palmo, riunisce a punta le dita, e la sua mano oscilla su e giù a indicare
commiserazione29,
C. l'autore descrive dettagliatamente il gesto, mentre il significato è spiegato dalle parole del
personaggio:
Se ne andò, ma prima di andarsene, mi lanciò un'occhiata come per dire "Intesi, eh" 30.
D. l'autore accenna genericamente al gesto, senza spiegarne il significato:
Ora Bob non era più sconvolto, strizzò l'occhio, ma il sinistro solamente, e rise31.
E. l'autore accenna genericamente al gesto e ne spiega il significato:
Scosse la testa come per rifiutare32
F. l'autore accenna genericamente al gesto, mentre il significato è spiegato dalle parole del
personaggio:
Amelia alzò le spalle e fece "pf"33
G. l'autore non indica il gesto, ma ne spiega il significato:
Ad un crocicchio una bella ragazza bionda ci fece un gesto per l'autostop 34
Questo modello di analisi, applicato ai gesti presenti nei Promessi Sposi, dimostra una volta di più
l'estrema sensibilità espressiva del Manzoni, che caratterizza personaggi e situazioni anche dal
punto di vista dei diversi comportamenti cinesici. Nell'attività 4 dell'appendice 2 riportiamo alcuni
passi tratti appunto dal romanzo manzoniano, in cui sono descritti tali comportamenti. Una prima
analisi da proporre agli studenti consisterà nell'individuare le parti del testo che descrivono il gesto,
guidati in questo dal titolo che ne riassume il significato (saluto, indifferenza, soddisfazione, ecc.) e
dalla lettera corrispondente al tipo di descrizione, fra quelli elencati sopra (A, B, C ecc.). A questo
punto si passerà a confrontarle con le corrispondenti traduzioni in inglese e in tedesco35 per
verificare quale traduttore abbia reso più fedelmente l'originale.
6. CONCLUSIONI.
Insegnare una lingua e cultura straniera oggi significa non solo insegnare come funziona il sistema
linguistico della L2 nella sua dimensione di langue, ma anche aiutare l'apprendente a riconoscere, a
livello di parole, come questo si trasforma nel momento in cui deve "adattarsi" alle variabili sociali
(diacroniche, diatopiche, diastratiche, diafasiche, diamesiche) che entrano in gioco nella
comunicazione reale, e come viene ad integrarsi con gli altri codici (cinesico, prossemico,
28 Dal quotidiano La Nazione del 14.6.1988.
29 Dal quotidiano La Nazione del 10.9.1985.
30 Dal racconto L'infermiera, della raccolta Racconti romani di Alberto Moravia, Fabbri Editori,
Milano 1954.
31 Da Le ragazze di Sanfresiano, di Vasco Pratolini, Vallecchi, Firenze 1951.
32 Dal racconto Romolo e Remo, in Racconti romani di Alberto Moravia, Fratelli Fabbri Ed.,
Milano 1954
33 Dal racconto La bella estate, di cesare Pavese, Einaudi, Torino 1949
34 Dal racconto Pignolo, della raccolta Racconti romani di Alberto Moravia, Fabbri Editori, Milano
1954.
35 Per i gesti nell’opera del Manzoni
si veda Diadori (1997).
cronemico, oggettuale ecc.) a disposizione dei parlanti della cultura obiettivo. Significa aiutarlo a
prendere coscienza degli strumenti espressivi verbali e non verbali anche in rapporto alla propria
madrelingua e alle modalità in cui questa entra in relazioni con gli aspettici sociolinguistici e
semiotici della comunicazione, sviluppando in lui una sensibilità di tipo interlinguistico e
interculturale. Significa, in ultima analisi, perseguire le mete glottodidattiche generali a lungo
termine che Freddi (1999: 119sgg.) riconduce alle quattro valenze fondamentali della lingua
(comunicativa, pragmatica, glottomatetica, espressiva), aiutandolo a:
a. comunicare con gli altri in lingua straniera (valenza comunicativa);
b. interagire in lingua straniera in base alle proprie intenzioni e in sintonia con le convenzioni
socio-pragmatiche del contesto (valenza pragmatica);
c. apprendere nozioni e contenuti, ma soprattutto riflettere sui fenomeni linguistici e socioculturali,
sulle proprie esperienze comunicative e sull’evoluzione della propria interlingua, cioè imparare
ad imparare una lingua straniera, non solo quella che nel momento costituisce la lingua obiettivo
(valenza glottomatetica);
d. esprimere anche in lingua straniera il proprio mondo interiore senza generare equivoci negli
interlocutori che appartengono ad un’altra cultura (valenza espressiva).
In questo orizzonte, più ampio rispetto al passato, in cui si colloca l'educazione linguistica nel
mondo occidentale al passaggio fra il primo e il secondo millennio, diventa più definito anche il
ruolo delle componenti non verbali in prospettiva glottodidattica: assenti nell'insegnamento di tipo
grammaticale-traduttivo in auge fino agli anni Sessanta, si sono affacciate nelle classi di lingua
degli anni Settanta sulla scia dell'approccio comunicativo e, ancora di più, sono divenute rilevanti
alla luce della didattica orientata all'azione che sta caratterizzando la proposta europea degli anni
Novanta.
Il rinnovato interesse per l'insegnamento/apprendimento delle lingue moderne nell'ottica della
creazione del nuovo cittadino europeo36, con un background culturale comune ma con una
competenza di almeno tre lingue comunitarie (la madrelingua, l'inglese e almeno una seconda
lingua straniera fra quelle parlate in Europa) nasce da pressioni di ordine economico e culturale (la
mobilità studentesca, le migrazioni di lavoratori e di esuli, la realizzazione di una valuta unica,
l'abolizione delle barriere commerciali, la diffusione degli strumenti telematici ecc.) e non può non
orientare la didattica verso obiettivi di interazione concreti. Dall'astrattezza del "comunicare" in
base a "funzioni comunicative" si passa alla concretezza dell'"agire" per realizzare i propri "scopi
comunicativi" in relazione a contesti e interlocutori reali. Proprio la ricerca sulla didattica delle
lingue parlate in Europa può rivelarsi dunque un terreno fertile per verificare la validità di un
modello di didattica "pragmatica", in cui le componenti non verbali della comunicazione
necessitano di un trattamento sistematico dal punto di vista semiotico e pedagogico.
Lo scenario in cui si va realizzando tutto questo fa emergere nuove prospettive glottodidattiche
interessanti, come quella del confronto fra le culture "del contatto" (che comprendono i paesi
europei che si affacciano sul mediterraneo come Italia, Spagna, Grecia) e le culture nord-europee
che rappresentano l'estremo opposto, cioè quello del "non contatto". Come abbiamo già visto,
nell'area "mediterranea" la comunicazione avviene in gran parte facendo ricorso al contesto, quindi
utilizzando spesso anche codici non verbali, mentre nel nord Europa si fa ricorso primariamente al
codice lingua. Va da sé che, in un approccio orientato all'azione, l'insegnamento dell'italiano (o dello
spagnolo, o del greco moderno) a cittadini europei di madrelingua diversa non potrà avvenire
semplicemente adattando quanto viene fatto per l'insegnamento di altre lingue legate alle culture
dell'Europa del nord, ma dovrà, a nostro parere, affinare i propri strumenti didattici, per sviluppare
una vera e propria "competenza strategica" basata sulla reciproca negoziazione dei significati, e non
solo linguistici.
36 Si pensi per esempio al Progetto Lingue 2000 lanciato nel 1999 dal governo italiano per
potenziare il portfolio linguistico dei propri cittadini attraverso l'ampliamento delle offerte
formative per l'insegnamento delle lingue comunitarie presso le scuole di ogni ordine e grado.
Mettere a fuoco l'importanza dell'insegnamento degli aspetti non verbali della comunicazione
dell'Italia contemporanea ed elaborare le strategie didattiche più adeguate in relazione ai bisogni dei
destinatari e ai livelli di competenza (anche parziale) che essi intendono raggiungere sarà quindi
uno degli imperativi di fronte ai quali si troverà nei prossimi anni il docente più sensibile al proprio
rinnovato ruolo di mediatore linguistico e culturale.
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Appendice 137
INDICE DEI GESTI E DEGLI ATTI COMUNICATIVI
I. CONVENZIONI SOCIALI
SALUTARE PER INIZIARE UN CONTATTO:
Baciare
[ 1]
Togliersi
[ 2]
Dare
[ 3]
Agitare
[ 4]
Abbracciarsi
[ 5]
Scambiarsi
[ 6]
la
mano
il
una
cappello
stretta
di
la
mano
mano
due
aperta
baci
sulle
guance
stretta
di
mano
SALUTARE PER CHIUDERE UN CONTATTO:
Dare
[ 7]
Agitare
[ 8]
Aprire
[ 9]
Abbracciarsi
[10]
Scambiarsi
[11]
una
Dare
[12]
Dare
[13]
una
la
mano
e
aperta
chiudere
la
mano
baci
sulle
guance
stretta
di
mano
sulla
spalla
due
CONGRATULARSI:
una
pacca
II. STATI EMOTIVI E SENTIMENTI
ESPRIMERE STATI EMOTIVI E SENTIMENTI:
soddisfazione
rammarico
approvazione
3 Cfr. Diadori, 1999.
37
Fregarsi
[14]
Soffiarsi
[15]
Unire
[16]
Fare
[17]
Portarsi
[18]
Mordersi
[19]
Mordersi
[20]
Battere
[21]
le
sulla
punta
le
delle
dita
e
mani
le
le
le
mani
strofinarle
poi
sopra
la
sul
petto
testa
dita
a
V
mani
alla
testa
le
labbra
la
mano
mani
/
applaudire
Alzare
[22]
Fare
[23]
Tirare una
[24]
Baciarsi
[25]
Ruotare
[26]
il
le
linea
pollice
dita
retta
con
ad
indice
la
e
pollice
punta
l'indice
a
ad
dita
sulla
guancia
Fare
[27]
indifferenza
Passarsi
[28]
disapprovazione
Battere
la
mano
a
taglio
contro
lo
[29]
Battere
la
mano
a
taglio
contro
la
[30]
Scuotere
la
testa
da
una
spalla
[31]
Accarezzarsi
il
[32]
Scuotere
la
mano
davanti
allo
[33]
Tirare
una
linea
davanti
alla
fronte
con
la
mano
[34]
Muovere
le
mani
con
pollici
e
indici
[35]
paura
la
Chiudere
[36]
mano
mano
e
aprire
rovescia
sotto
la
anello
delle
vite
la
uniti
valutazione media
noia
oscillare
anello
il
mano
mento
a
stomaco
gola
all'altra
mento
stomaco
rovescia
uniti
borsa
III. PROGETTI DI AZIONE
AZIONI CHE RIGUARDANO NOI STESSI:
giurare
Mettersi
[37]
Baciarsi
[38]
la
mano
sul
le
cuore
dita
incrociate
AZIONI CHE RIGUARDANO GLI ALTRI:
invitare ad avvicinarsi
invitare ad allontanarsi
Agitare
[39]
Agitare
[40]
Muovere
[41]
Battere
[42]
Ruotare
[43]
la
mano
a
palmo
la
mano
a
palmo
l'indice
la
avanti
mano
la
mano
invitare a fare silenzio
Mettere
[44]
l'indice
invitare a fare con calma
Abbassare
[45]
e
in
e
con
le
la
giù
su
indietro
contro
davanti
alzare
in
il
palmo
dita
piegate
alla
bocca
mano
rovescia
Muovere
[46]
invitare a un accordo
Strizzare
[47]
invitare a fare attenzione
Abbassare
[48]
invitare a dare un passaggio
Alzare
[49]
invitare alla concisione
Chiudere
[50]
ammonire
Muovere
[51]
minacciare
Agitare
[52]
Mordersi
[53]
Unire
[54]
augurare il male
Fare
[55]
consolare
Dare
[56]
avanti
e
indietro
le
mani
aperte
un
occhio
la
palpebra
inferiore
il
e
aprire
pollice
la
mano
a
borsa
l'indice
la
teso
mano
a
taglio
la
gli
indici
e
mano
i
le
pollici
a
cerchio
corna
una
pacca
orizzontali
sulla
spalla
AZIONI CHE RIGUARDANO NOI O GLI ALTRI:
augurare il bene
Incrociare
[57]
allontanare il male
Fare
[58]
le
le
corna
verso
dita
il
basso
o
verso
l'alto
IV. DOMANDE E RISPOSTE
DOMANDARE:
Muovere
[59]
Tenere
[60]
Muovere
[61]
la
mano
a
le
borsa
mani
giunte
mani
giunte
le
RISPONDERE:
in maniera affermativa
Muovere
[62]
in maniera negativa
Muovere
[63]
Scuotere
[64]
Darsi
[65]
Fare
[66]
in maniera dubbiosa
Ruotare
[67]
il
viso
il
viso
in
su
da
destra
e
a
l'indice
un
lo
l'indice
colpetto
giu'
sinistra
teso
sui
scatto
e
in
denti
dell'avambraccio
il
pollice
Scuotere
[68]
in maniera indifferente
la
Passarsi
[69]
Alzare
[70]
Tirare
[71]
testa
la
da
una
mano
spalla
all'altra
il
mento
sotto
le
indietro
spalle
le
mani
aperte
V. OPINIONI
INDICARE LE CARATTERISTICHE DI QUALCUNO:
omosessualità
Toccarsi
[72]
infedeltà coniugale
Fare
[73]
fortuna
Unire
[74]
amicizia
Avvicinare
[75]
inimicizia
Toccare
[76]
furbizia
Puntarsi
[77]
Abbassare
[78]
stupidità o follia
ostinazione
Colpirsi
[79]
Sventolarsi
[80]
Picchiettarsi
[81]
Ruotare
[82]
Ruotare
[83]
Passare
[84]
Ruotare
[85]
l'orecchio
le
gli
corna
indici
e
i
pollici
gli
le
degli
fronte
mano
la
a
con
borsa
fronte
l'indice
vite
sulla
tempia
vicino
alla
tempia
la
borsa
le
alla
con
lungo
mano
l'indice
a
davanti
a
l'indice
con
mano
tempia
la
Picchiare
[86]
la
mano
la
fronte
inferiore
con
l'indice
indici
alla
palpebra
la
cerchio
tesi
punte
l'indice
la
a
indici
insieme
la
verticali
fronte
davanti
nocche
al
del
viso
pugno
INDICARE FATTI:
cambiamento completo
Rivoltare
[87]
allontanamento
Battere
[88]
Ruotare
[89]
scampato pericolo
Fare
[90]
il
la
dorso
mano
la
mano
lo
della
contro
con
scatto
le
mano
il
palmo
dita
piegate
dell'avambraccio
Tirare
[91]
bugia
Tenere
[92]
danno subito
Afferrarsi
[93]
intesa
Strizzare
[94]
fuori
la
le
dita
il
collo
lingua
incrociate
nascoste
con
la
mano
un
occhio
INDICARE COSE O ELEMENTI CONCRETI:
moltitudine
Chiudere
[95]
denaro
Strofinare
[96]
la
l'indice
mano
contro
a
borsa
il
pollice
INSULTARE:
Alzare
la
mano
dal
basso
[97]
Fare
lo
scatto
[98]
Tirare
fuori
la
[99]
Muovere la mano con il pollice che tocca la [100]
punta del naso
verso
l'alto
dell'avambraccio
lingua
Appendice 2
SCHEDE DI LAVORO
1. I gesti olofrastici possono corrispondere ad una intera frase, che può cambiare in base al
contesto, ai ruoli degli interlocutori, all'espressione del viso della persona che trasmette il
messaggio. Sulla base del primo esempio, completate questa griglia, immaginando un contesto
possibile in cui ognuno dei gesti elencati può assumere un particolare significato.
GESTO OLOFRASTICO
Alzare il pollice indicando
dietro le proprie spalle
Muovere la mano a borsa
Muovere l'indice teso
Baciarsi la punta delle dita
Abbassare la palpebra inferiore
con un dito
Tenere le mani giunte
Ruotare l'indice e il pollice
CONTESTO E
FRASE CORRISPONDENTE
INTERLOCUTORI
Un ragazzo con lo zaino in
"PUÒ DARMI UN PASSAGGIO?"
spalla, in piedi sul bordo di una
strada trafficata, fa il gesto
rivolgendosi all'autista di ogni
autovettura che passa
2. Completate insieme ai vostri compagni di nazionalità diversa questa scheda, descrivendo i gesti o
i comportamenti che ciascuno usa nella propria cultura per esprimere le espressioni indicate nella
lista.
ESPRESSIONI
1. Io
2. C'è molta gente
3. Ho avuto un'idea!
4. Molto tempo fa
5. Bella donna
6. Sì
7. No
8. Contare con le dita
9. Due
10. Tre
11. Quattro
12. Vieni qui!
13. Denaro
14. Baci di saluto
15. Il gesto più
offensivo
ITALIA
Batto con le dita della
mano destra sul petto
Chiudo le dita della
mano destra a borsa
Indice della mano destra
punta alla tempia
La mano destra si muove
sopra la spalla destra,
con il palmo rivolto
all'indietro
Bacio la punta delle dita
della mano unite
Muovo la testa in
verticale
Muovo la testa in
orizzontale, da destra a
sinistra e viceversa
1 (pollice), 2 (indice), 3
(medio), 4 (anulare), 5
(mignolo)
Pollice+indice
Pollice+indice+medio
Pollice+indice+medio+a
nulare
Muovo la mano destra
con le dita verso il basso
e il palmo verso
l'interlocutore
Pollice e indice si
sfregano
Due baci sulle guance,
prima a destra e poi a
sinistra
Mano destra
sull'avambraccio sinistro
_____________
_____________
3. Completate questa scheda insieme ai vostri compagni di nazionalità diversa, traducendo nella
vostra lingua (e ritraducendo poi in italiano) le espressioni idiomatiche che in italiano contengono
riferimenti a comportamenti non verbali.
ESPRESSIONE IDIOMATICA
TRADUZIONE IN:
SIGNIFICATO
_______________
ITALIANA
gesti dell'uso contemporaneo
1. allargare le braccia
2. arricciare il naso
3. fare l'occhiolino
4. girarsi i pollici
5. mordersi le mani
6. toccare ferro
7. stringersi nelle spalle
rinunciare, rassegnarsi
esprimere disgusto
intesa segreta, accordo
stare in ozio
rammaricarsi
per scaramanzia
rassegnarsi
gesti del passato
8. difendere a spada coraggiosamente
tratta
9. gettarsi ai piedi di implorare
qualcuno
10. pollice verso
rifiutare,
dare
giudizio negativo
11. levarsi di cappello ammirare
12. tenere i piedi su due tenersi
aperte
staffe
possibilità
13. abbassare la testa
sottomettersi
14. inchinarsi di fronte ammirare
a qualcuno
un
due
gesti metaforici
15. alzare i tacchi
16. alzare il gomito
17. chiudere un occhio
18. fare orecchi da
mercante
19. fare qualcosa con i
piedi
20. mangiarsi le mani
21. non muovere un
dito per qualcuno
andarsene
bere troppo
perdonare
fingere di non sentire
fare qualcosa male
rammaricarsi
non aiutare
TRADUZIONE LETTERALE
IN ITALIANO
4. Leggete ora questi i brani tratti dal romanzo “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni (con
traduzione in inglese e tedesco) e scrivete a fianco il numero dei gesti corrispondenti (in base
all'elenco fornito nell'Appendice 1). Confrontate poi il testo italiano con quelli inglese e tedesco:
quale traduttore ha reso più fedelmente le descrizioni dei gesti dell’originale?
Saluto
Cap. 24
Finalmente il biroccio arriva, e si
ferma alla casa del sarto. Lucia
s'alza precipitosamente; Agnese
scende, e dentro di corsa: sono
nelle braccia l'una dell'altra.
Finally the cart reached the
village, and stopped at the tailor's
house. Lucia sprang up from her
seat; Agnese jumped down from
the cart and ran in, and in a
moment they were in each other's
arms.
Endlich kam der Wagen an und
hielt vor dem Hause des
Schneiders. Lucia steht hastig
auf, Agnes steigt ab und stürmt
herein. Sie liegen einander in den
Armen.
1) Gesto n. _______(D)
Saluto
Cap. 9
Lucia non nascose le lacrime;
Renzo trattenne a stento le sue, e,
stringendo forte forte la mano a
Agnese, disse con voce soffogata:
"A rivederci", e partì.
Indifferenza
Cap. 8
(Il Griso) spalanca l'uscio, vede
un letto, addosso; il letto è fatto e
spianato, con la rimboccatura
arrovesciata, e composta sul
capezzale. Si stringe nelle spalle,
si volta alla compagnia, accenna
loro che va a vedere nell'altra
stanza.
Soddisfazione
Cap. 37
(Renzo) si fregava le mani.
Lucia wept openly; Renzo held
back his tears only with difficulty.
Wringing Agnese's hand very
tightly, he choked out the word
"Good-bye!" and left.
Lucia verbarg ihre Tränen nicht,
Renzo hielt die seinen mühsam
zurück, drückte Agnes ganz fest
die Hand, sagte mit ernickter
Stimme: "Auf Wiedersehen" und
ging.
2) Gesto n. _______(C)
He pushed the door right open,
and saw a bed, which he quickly
approached. But the bed was
empty, tightly made up, with the
bedclothes turned back over the
pillows. He shrugged the
shoulders,
turned
to
his
companions, and signalled to
them that he was going into the
other bedroom.
(...) reißt die Tür sperrangelweit,
erblickt ein Bett. Drüberher! Das
Bett
ist
gemacht
und
glattgestrichen,
das
Linnen
umgeschlagen und über das
Kopfkissen gebreitet. Er zuckt die
Achseln, dreht sich nach seinen
Leuten um, bedeutet ihnen, daß er
im nächsten Zimmer nachsehen
wird.
3) Gesto n. _______(D)
He rubbed his hands.
Er rieb sich die Hände.
4) Gesto n. _______(D)
Approvazione
Cap. 30
E ripassando nel paesetto salvato,
non si potrebbe dire con quali
applausi e benedizioni fosse
accompagnato
il
drappello
liberatore e il condottiero.
The troop of liberators and its
leaders were received with more
applause and blessings than we
can say, as they passed through
the hamlet they had saved.
Disapprovazione
Cap. 6
Lucia gently shook her head, but
Lucia tentennava mollemente il the other two enthusiasts took no
capo; ma i due infervorati le notice of her.
badavan poco.
Kaum läßt sich schildern, von
welch einem Beifall und was für
Segenswünschen die Befreierschar und ihr Anführer begleitet
wurden, als sie wieder durch das
gerettete Dörfchen kamen.
5) Gesto n. _______(D)
Lucia schüttelte sanft den Kopf.
In ihrem Eifer beachteten die
beiden anderen sie aber nur
wenig.
6) Gesto n. _______(A)
Richiesta di fare silenzio.
Cap. 1
(...) he turned towards Perpetua, (...) wandte er sich zu Perpetua
(Don Abbondio) si voltò indietro and put his finger on his lips. um, legte den Finger auf den
verso Perpetua, mise il dito sulla "Remember now!" he said. "For Mund, sagte noch langsam und
bocca, disse, con tono lento e the love of Heaven! Not a word!" bedeutungsvoll: "Um Gottes
solenne: "Per amor del cielo!", e And he vanished from her view.
willen!" und verschwand.
disparve.
7) Gesto n. _______(C)
Saluto
Cap. 23
(...) l'Innominato passò; e davanti
alla porta spalancata della chiesa,
si levò il cappello e chinò quella
fronte tanto temuta, fin sulla
criniera della mula... Don
Abbondio si levò anche lui il
cappello, si chinò, si raccomandò
al cielo.
Richiesta implorante
Cap. 21
(Lucia) giungendo le mani come
avrebbe
fatto
davanti
a
un'immagine, alzò gli occhi in
viso all'Innominato (...).
(...) the Unnamed; as he passed
the open door of the church, he
took off his hat, and bowed the
forehead whose frown had been
so dreaded until it touched the
mane of his mule... Don
Abbondio also lifted his hat,
bowed
and
reccommended
himself to Providence.
(...) dann kam der Ungenannte,
und vor dem Kirchenportal lüftete
er den Hut und neigte die so
gefürchtete Stirn bis auf die
Mähne des Maultiers, während
hundertfach der Ruf klang: "Gott
segne
Euch!". Auch
Don
Abbondio zog den Hut, verneigte
sich und befahl sich dem
Himmel.
8) Gesto n. _______(A)
She put her hands together, as if
before the image of a saint, raised
her eyes to the Unnamed's face
(...).
(Lucia) faltete die Hände, wie sie
es vor einem Gnadenbilde getan
hätte, hob die Blicke zum Anlitz
des Ungenanntes (...).
9) Gesto n. _______(D)
Giuramento
Cap. 2
(Don Abbondio) con volto fiero e
ansioso, alzandogli davanti agli
occhi le tre prime dita della
destra, come per aiutarlo anche
lui dal canto suo, "Giurate
almeno..." gli disse.
With a serious and anxious
expression, he raised his right
hand
with
three
fingers
outstretched to the level of the
young man's eyes, as if to give
him what help he could, and said
"At least swear that you won't..."
Don Abbondio kam hinterdrein,
und während jener den Schlüssel
umdrehte, stellte er sich neben
ihn, hielt ihm die drei ersten
Finger seiner Rechten vor die
Augen, als wollte er ihm auch
seinerseits nachhelfen, und sagte
mit ernstem und ängstlichem
Gesicht: "Schwört wenigstens!"
10) Gesto n. _______(C)
Giuramento
Cap. 34
"Promettetemi di non levarle un
filo d'intorno (...)". Il monatto si
mise una mano al petto.
"Now promise me this" She went
on "not to touch a stich of her
clothes (...)". The monatto laid
his hand upon his heart.
"Versprech mir, ihr auch kein
Fädchen abzunehmen (...)". Der
Pestpfleger legte eine Hand auf
die Brust.
11) Gesto n. _______(A)
Her long, skinny arms were
raised, and her wrinkled hands,
crooked as talons, were moving
in and out, as if clutching at
something. You could see that she
was trying to summon help
without attracting the attention of
some particular person.
Sie reckte ihre fleischlosen Arme
hoch und schloß und öffnete die
runzligen,
krallenartig
gebogenen Hände, als ob sie
etwas zu erhaschen versuchte.
Man sah, daß sie unauffällig
Leute herbeirufen wollte.
Invito ad avvicinarsi
Cap. 34
(La donna) alzando due braccia
scarne, allungando e ritirando due
mani grinzose e piegate a guisa
d'artigli, come se cercasse
d'acchiappar qualcosa, si vedeva
che voleva chiamar gente, in
modo che qualcheduno non se
n'accorgesse.
12) Gesto n. _______(B)
Intelligenza
Cap. 14
And then they've another trick "Hanno poi anche un'altra when they want to muddle a poor
malizia; che, quando vogliono working lad, who's never studied,
imbrogliare un povero figliolo, but has a bit of... of... of... I know
"Dann haben sie noch einen
anderen Trick: wenn sie einen
armen Kerl verbiestern wollen,
der nicht studiert hat, der aber
che non abbia studiato, ma che
abbia un po' di... so io quel che
voglio dire..." e, per farsi
intendere,
(Renzo)
andava
picchiando, e come arietando la
fronte con la punta dell'indice.
Cap. 17
"E un milanese che abbia un po'
di..." e qui picchiò la fronte col
dito, come aveva fatto nell'osteria
della luna piena.
Risposta affermativa
Cap. 19
(...) e alcuni clienti legati alla casa
per una dipendenza ereditaria, e
al personaggio per una servitù di
tutta la vita; i quali, cominciando
dalla minestra a dir di sì, con la
bocca, con gli occhi, con gli
orecchi, con tutta la testa, con
tutto il corpo, con tutta l'anima,
alle frutte v'avevano ridotto un
uomo a non ricordarsi più come si
facesse a dir di no.
Accordo segreto
Cap. 5
"Mi
vuole
insegnare...?"
riprendeva il conte; ma Don
Rodrigo gli diè d'occhio per fargli
intendere che, per amor suo,
cessasse di contraddirlo.
Cap. 18
Un parlare ambiguo, un tacere
significativo, un restare a mezzo,
uno
stringer
d'occhi
che
esprimeva: "Non posso parlare"
Cap. 25
Solo nel passar loro accanto,
mentre usciva, e quelle venivano
avanti, (don Abbondio) poté dar
loro d'occhio, per accennare
ch'era contento di loro, e che
continuassero, da brave, a non dir
nulla
what I'm trying to say, now" and,
to make himself clear, he prodded
and battered his forehead with
the tip of the finger.
hier oben etwas... ich weiß schon,
was ich sagen will..." - um sich
begreiflich zu machen, rührte, ja
stieß er förmlich mit dem
Zeigefinger an die Stirn.
"But what about a Milanese who
has something up here?" asked
Renzo, tapping his forehead with
the same gesture he had used in
the tavern of the Full Moon.
"Ein Mailänder, der aber nun
etwas..." und er tippte mit dem
Finger an die Stirn, wie er es Im
Gasthaus Zum Vollmond getan
hatte.
13) Gesto n. _______(C/F)
Then
there
were
certain
dependants of the host, linked to
the family by hereditary feudal
obligations, and to his head by a
lifetime of humble service. They
began to say "Yes" as the soup
was served, and they went on
saying it with their tongues, their
eyes, their ears, with their whole
heads, their whole bodies and
theyr whole souls, until by the
time the fruit arrived you might
well have forgotten the sound of
the word "No".
Hinzu kamen einige Günstlige,
die dem Hause in herkömmlicher
abhänglichkeit verbunden, dem
Gastgeber für ihr ganzes Leben
verpflichtet waren; und die Art
und Weise, wie diese bei der
Suppe anfingen, mit Mund,
Augen, Ohren, mit den ganzen
Kopf, mit Leib und Seele ja zu
sagen, mußte beim Nachtisch
einen Menschen so weit gebracht
haben, daß er sich nicht mehr
erinnerte,
wie
man
es
fertigbrächte, nein zu sagen.
14) Gesto n. _______(A)
"Do you think I need your
lessons, Sir?" cried the count, but
Don Rodrigo caught his eye in a
way which clearly meant - as a
favour to me, don't contradict
him
Ambiguous utterances, significant
silences, non-committal remarks,
a way of closing his eyes which
meant "I can't comment on that"
"Wollen
Sie
mich
etwa
belehren?" fuhr der Graf auf. Don
Rodrigo gab ihm aber durch
Blicke zu verstehen, daß er ihm
zuliebe den Mund halten möchte
As he came out, he passed them
on their way in, and could only
give them a look, which was
meant to convey that he was
pleased with their behaviour
sofar, and that they should be
good people and should continue
to keep their mouths shut
Eine doppelsinnige sprechweise,
ein vielsagendes Schweigen, ein
Zusammenkneifen der Augen,
das besagte: Dazu kann ich mich
nicht äußern
Nur beim Hinausgehen, und als
diese herantraten, konnte er ihnen
zuzwinkern, um anzudeuten, daß
er mit ihnen zufrieden sei und
daß sie wacker fortfahren sollten,
nichts zu verraten
15) Gesto n. _______(E/C/E)
Disappunto
Cap. 11
"Fuggiti
insieme!"
gridò:
"insieme! E quel frate birbante!
Quel frate!" La parola gli usciva
arrantolata
dalla
gola,
e
smozzicata tra' denti, che
mordevano il dito.
"So they got away!" he shouted.
"And they got away together at
that! That swine of a fiar! Damn
the friar!" The words emerged
from his throat in a sort of rattle,
and were further distrorted as
they passed between his teeth,
which were furiously biting his
forefinger.
"Zusammen entflohen!" schrie er
auf, "zusammen! Und dieser
Schuft von einem Mönch! Dieser
Mönch! " Er röchelte das wort
hervor, zerknirschte es zwischen
den Zähnen und biß sich dabei in
den Finger.
16) Gesto n. _______(A)
Disappunto
Cap. 33
(Renzo) diede un'occhiata alle
pareti:
scrostate,
imbrattate,
affumicate. Alzò gli occhi al
palco: un parato di ragnateli (...).
Se n'andò anche di là mettendosi
le mani nei capelli.
He looked at the walls, and saw
patches stripped of theyr plaster,
patches smeared with dirt, and
patches fowl with smoke. He
looked up at the ceiling and saw a
hanging tapestry of cobwebs (...).
Tearing his hear, he went back
(...).
Er warf einen Blick auf die
abgeblätterten, besudelten und
räuchrigen Wände, hob die Augen
zur Decke und sah einen dichten
Überzug von Spinnweben (...). Er
ging auch von hier fort und
raufte sich die Hare.
17) Gesto n. _______(D)
Congratulazioni
Cap. 14
Renzo però non sentì che i
complimenti; chi gli prendeva
una mano, chi gli prendeva l'altra.
But Renzo heard only the
complimentary remarks, and
found both his hands being
warmly shaken by his admirers.
Renzo
jedoch
hörte
nur
Zustimmung. Der eine drückte
ihm die Rechte, ein anderer die
Linke.
18) Gesto n. _______(A)
Insulto
Cap. 16
"Bisognava veder che canaglia,
che facce (...). Andavan dunque
con la buona intenzione di dare il
sacco; ma..." E qui, alzata in aria,
e stesa la mano sinistra, si mise la
punta del pollice alla punta del
naso."
"You'd hardly credit what faces
they had on them, the scum (...);
they were going to sack that
house properly. But then, you
see...". He raised his left hand
with a flourish, spread out the
fingers, and put the thumb to his
nose in a significant gesture."
"Das Gesindel muß man gesehen
haben! Was für Gesichter! (...) Sie
rückten also mit der besten
Absicht heran, zu plündern,
aber..." er hob die linke Hand in
die Luft, spreizte sie und machte
eine lange Nase.
19) Gesto n. _______(A)
Negazione
Cap. 35
La prima cosa che si vedeva,
nell'entrare, era un infermo seduto
sulla paglia nel fondo; un infermo
però non aggravato, e che anzi
poteva
parer
vicino
alla
convalescenza; il quale, visto il
padre, tentennò la testa, come
accennando no.
The first thing the young man
saw as he went in was a sick man
sitting on the straw that covered
the ground. He was not
desperately ill, however, and
looked as if he might soon be
convalescent. When he saw
Father Cristoforo, he made a
little sign, as if to say that there
had been no change.
Beim Eintritt erblickte man
zunächst einen Kranken, der auf
dem Stroh im Hintergrund der
Hütte saß. Es war jedoch kein
Schwerkranker, und er konnte
sogar der Genesung nahe sein,
Als dieser den Pater erblickte,
schüttelte er wie verneinend den
Kopf.
20) Gesto n. _______(E)
I Promessi Sposi (con commento di Dino Provenzal), Lattes, Torino 1961.The Betrothed (traduzione in inglese di Bruce Penman), Penguin Books,
Harmondsworth 1972. Die Verlobten (traduzione in tedesco di Ernst Wiegand Junker), Winkler Verlag, München 1960 (VI ed. 1991).
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Per esigenze di spazio, non è stato possibile inserire tutte le lingue parlate dai
ragazzi a cui diamo il benvenuto nella scuola italiana.
Su www.zanichelli.it/benvenuti/aggiungilatualingua/ potrete scaricare una
ulteriore griglia da aggiungere al manifesto per fare voi stessi la traduzione
di un'altra lingua.
Per stimolare gli studenti italiani a comunicare con i nuovi compagni e compagne
nelle loro lingue, la traduzione di ogni frase, solo per le lingue che generalmente
non si studiano nella scuola italiana, è seguita dalla sua pronuncia semplificata,
di facile lettura perchè in lettere latine. In alcuni casi tuttavia la difficoltà di
riprodurre il suono preciso ha costretto ad una approssimazione.
Chiedete ai vostri nuovi compagni e compagne di insegnarvi la pronuncia giusta!
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