Rubik in agonia, ma le banche sono già pronte

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IL CAFFÈ 22 luglio 2012
C1ECONOMIA
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Rubik in agonia,
ma le banche
sono già pronte
L’accordo fiscale sui capitali esteri
convince poco anche in Svizzera
‘‘
MAURO SPIGNESI
Traballa sotto le cannonate dei
maggiori länder tedeschi. Scricchiola sotto il peso dei dubbi del
mondo bancario svizzero, e con
PostFinance in prima a fila a dire
che no, non lo applicherà. Oscilla
dopo le spallate di governi che acquistano dischetti con i nomi di
correntisti, evasori, o presunti tali.
Il modello Rubik, presentato come
la soluzione per salvare il segreto
bancario e rompere l’accerchiamento della piazza finanziaria,
come alternativa apparentemente
indolore ai vecchi accordi fiscali
che avevano spedito la Svizzera
dritta nelle black list italiane, si sta
dimostrando quello che è: un
rompicapo. E anche se le banche si
preparano all’appuntamento per
calcolare l’imposta liberatoria prevista, il dibattito continua. “La verità è che inizialmente Rubik sembrava fosse di tutti, oggi non si sa
più bene chi lo sostenga”, osserva
Marco Chiesa, capogruppo udc in
Gran consiglio: “E allora io penso
che abbia ragione il presidente di
Ubs, Sergio Ermotti, quando dice
che siamo nel mezzo di una guerra
commerciale. Si fa leva sulla politica per scardinare il sistema bancario svizzero”.
Con Rubik si è passati dall’entusiamo iniziale alla paura, quando
fatti quattro conti si è capito che gli
accordi coi vari Paesi, potrebbero
costare alla piazza finanziaria rossocrociata una fuga di capitali per
un centinaio di miliardi di franchi.
Che gli accordi bilaterali raggiunti,
applicando il modello Rubik, con
Germania, Inghilterra e Austria (
su cui in Svizzera pesa la minaccia
di un referendum) fossero precari
sin dall’inizio non è un mistero per
nessuno. Tanto che l’Ocse conti-
Che cos’è
Il modello Rubik prevede di
tassare in Svizzera i capitali
dei cittadini europei, per poi
riversare l’importo al fisco
dei loro Paesi. La tassazione
viene fatta sulla base di
aliquote variabili. Il modello
Rubik è stato escogitato per
allentare la pressione dei
Paesi Ue sulla Svizzera e
salvare il segreto bancario
‘‘
Regazzi
Abbiamo fatto
i primi della
classe..., ma
se salta
l’ipotesi
di accordo...
Stojanovic
Si è fatto un
tentativo, ma
subito si è
capito che il
progetto ha
dei limiti
nua la sua lotta contro l’evasione
fiscale. L’ultimo tassello di questa
strategia è stato sistemato a Parigi
pochi giorni fa con l’ approvazione
un nuovo standard per l’assistenza
amministrativa in materia fiscale
fra Stati che autorizza domande su
gruppi di contribuenti (privilegio
che Berna ha concesso solo agli
Usa). Praticamente siamo a un
passo dalla “fishing expedition”,
‘‘
che vuol dire il colpo finale al segreto bancario. “Io a Berna ho votato a favore degli accordi con
Gran Bretagna, Austria e Germania”, spiega Fabio Regazzi, consigliere nazionale ppd: “Non perché
mi entusiasmassero particolarmente, ma perché non ho visto alcuna alternativa e mi sono fidato
delle scelte del Consiglio federale.
Non è stato un sì facile. Ma Rubik
Chiesa
Dietro le
black list e i
dischetti c’é
l’interesse
delle grandi
banche estere
era e resta l’unica proposta sul tavolo, giusta o sbagliata che sia. Tuttavia, oggi devo dire che sono deluso da come si stanno comportando gli altri Paesi, e penso alla
Germania”. Tagliente il giudizio di
Lorenzo Quadri, consigliere nazionale della Lega: “Rubik è nato
male e rischia di finire peggio.
D’altronde le premesse c’erano
tutte: concessione dopo conces-
‘‘
Quadri
È un progetto
nato male e
che rischia di
finire peggio.
C’erano già
le premesse
sione siamo finiti nel tritacarne.
Ora i nodi sono venuti al pettine. Il
Consiglio federale ha dimostrato
di non avere una strategia, ha detto
sì a tutte le richieste delle autorità
estere. Con Rubik, poi, si è arrivati
al paradosso che la Svizzera si fa
carico dell’evasione fiscale di altri,
fa l’esattore per conto terzi e lede la
sua sovranità nazionale”.
Eppure Rubik, inizialmente, era
L’esperto
Paolo Bernasconi, docente di diritto bancario, analizza limiti e possibilità reali per l’applicazione dell’imposta liberatoria
“Tra leggi e norme Ocse è un modello quasi superato”
Nell’incertezza le banche svizzere hanno già messo
in atto il piano d’esecuzione. Ma al fischio d’inizio,
previsto nel 2013, il sistema rischia d’essere superato. “Il vero problema non è Rubik, di cui è incerta
persino la nascita ufficiale. Ma quanto sta accadendo attorno a Rubik”, spiega l’avvocato Paolo Bernasconi, docente di diritto bancario e tributario: “Perché mentre si discute, gli standard dell’Ocse sullo
scambio di informazioni fra autorità fiscali sono appena stati estesi ai gruppi di contribuenti”. E, poi, c’è
il fatto che il Consiglio federale ha approvato il mes-
Le spese
esclusivamente a persone che dichiarano al fisco i
patrimoni in deposito. Inoltre, l’Amministrazione federale delle contribuzioni ha già pubblicato la prima
versione delle direttive sul prelevamento delle imposte alla fonte e sulla regolarizzazione fiscale. Tutto
questo porterà, come si teme, ad una fuga di capitali. “Ma dove? - si domanda Bernasconi- .Oggi è difficile nascondere i soldi al fisco. Dove li porti? Singapore? Sono rimaste le banche locali. Madeira è stata
messa fuori gioco dall’Ue. Montecarlo, Nassau? Il rischio rimane: gli Stati stanno tirando le reti”. m.sp.
Le oscillazioni sono all’ordine del giorno e così il prezzo della nafta sta cambiando le abitudini delle famiglie
Ora l’olio da riscaldamento
è in vendita come ai saldi
NOSTRO SERVIZIO
tri e si decida di aspettare ancora”. Insomma,
la capienza delle cisterne della case unifamiliari, che varia in media dai 2 ai 4mila litri,
obbedisce sempre più alla logica di un vero
e proprio investimento che richiede informazione continua e rapidità di decisione. “Il
picco dei rifornimenti – precisano alla Benoil di Rancate – è tra settembre e novembre. Ma è impossibile fare previsioni sul
prezzo. La situazione internazionale, e in
particolare i rapporti tra Siria e Turchia, rendono tutto molto incerto e fluido”. Il prezzo
ottimale di fatto non c’è. Difficile dire quale
sia la soglia limite. Tutto dipende dalle condizioni del mercato.
I dati dell’Ufficio federale di statistica dicono molto su questa
Prezzi medi gasolio
oscillazione dei prezzi. Ad
esempio, a livello nazioIn franchi per 100 litri di olio combustibile (per quantità relativa a 3-6 mila litri)
nale il prezzo medio di
2011
giugno, per quantità di 3104.93 100.55 97.63
104.53
103.13
102.96
6mila litri, è stato di 98,03
93.56 89.87 95.38 97.2
90.46 96.2
franchi. A maggio era di
103,69. Un anno fa, nel luglio del 2011, il livello medio era, invece, di 93, 56
franchi. I fattori alla base
di queste variazioni sono
gen feb mar apr mag giu
lug ago
set
ott
nov
dic essenzialmente il prezzo
d’entrata della nafta fissato a Rotterdam, il cam2012
103.92 105.36 108.05 105.78 103.69 98.03 bio dollaro-franco svizzero e i costi per il trasporto dell’olio sul Reno.
La Migrol, per faciltare la
l’informazione e la decisione dei clienti, ha attivato sul suo sito un “algen
feb
mar
apr
mag
giu larme prezzo” per l’olio
combustibile. Basta indifornitura. “Se si ritiene che il prezzo sia
care il prezzo minimo e
buono – continua Egloff – si fa il pieno. Altrimassimo desiderato e si viene allertati via
menti capita che d’estate, davanti a un
email o sms quando si raggiunge il costo inprezzo ritenuto alto, si mettano solo mille lidicato.
m.l.r
Fonte: Ust
Marketing e promozioni per i rifornimenti di gasolio
Ti-Press
Nelle cassette della posta occhieggiano le
prime promozioni dell’olio combustibile
per il riscaldamento. L’offerta è allettante:
93.30 franchi per 100 litri, Iva compresa, più
38 franchi per il costo della tassa sul traffico
pesante. Il volantino pubblicitario invita
pressante: “Non aspettate!”, l’offerta, difatti,
vale per le ordinazioni entro il 27 luglio e
sino all’esaurimento delle scorte. L’estate è
tradizionalmente il periodo in cui si provvede a riempire le cisterne. Fa caldo, il
prezzo dell’olio da riscaldamento è più
basso e, dunque, conviene comprare quei
2-3mila litri di nafta necessari per l’inverno.
Oggi, però, non è più così. A dettare legge
sono ora le continue oscillazioni delle quotazioni in borsa del petrolio, cioè il gioco
della domanda e dell’offerta. E questo ha
delle ripercussioni immediate anche sulle
abitudini del piccolo consumatore, per cui
non c’è più un periodo preciso in cui conviene fare rifornimento. “In passato si acquistava l’olio combustibile soprattutto
d’estate – dice Gualtiero Egloff, direttore dell’ufficio regionale Migrol -. Oggi le abitudini
stanno cambiando. La gente si informa,
chiama più volte per sapere quando il
prezzo è conveniente e provvedere al rifornimento”. Insomma, si rincorre il prezzo più
basso, l’offerta migliore.
Il cliente fedele a un solo fornitore esiste ancora, certo, ma anche qui niente è più come
prima. La variazione continua del prezzo
della nafta ha cambiato le vecchie abitudini.
I giornali pubblicano i prezzi a cura delle associazioni di categoria, precisando che
“sono indicativi per cui suscettibili di variazioni giornaliere”. Per fare un esempio: un
fornitore può chiedere per 3mila litri, da trasportare nel Luganese, 98,40 franchi/100 litri, Iva inclusa, più i canonici 38 franchi di
tassa sul traffico pesante. E magari nella
saggio per la legge antiriciclaggio concedendo più
elevate possibilità di scambio di informazioni: “Una
norma contro la delinquenza internazionale, avversata finora soltanto dall’Udc e dalla Lega”, precisa Bernasconi: “L’anno prossimo il Parlamento dovrà approvare la punibilità del riciclaggio di averi patrimoniali non dichiarati sia al fisco svizzero che a quello
straniero”. Anticipando la politica del “denaro fiscalmente pulito” voluta da Berna, in questi giorni, l’Ubs,
seguendo l’esempio di Credit Suisse, ha diramato al
suo interno una circolare che impone di aprire conti
stato visto con una certa simpatia
anche dalla sinistra, sebbene i socialisti si fossero divisi. “Qui bisogna capire che sino a quando non
si avrà il coraggio di affrontare il
problema dalla radice, questo stillicidio di attacchi alla piazza finanzia non cesserà”, avverte il granconsigliere ps Nenad Stojanovic:
“Dobbiamo metterci in testa che
ormai i Paesi confinanti, ma anche
gli Usa, non accettano più che i capitali dei loro cittadini sfuggano al
fisco. Con Rubik c’è stato un tentativo di portarsi avanti, ma ben presto si è capito che ha dei limiti
strutturali. Certo, dobbiamo difendere i nostri interessi, ma la tattica del salame, con la concessione
di una fetta al giorno, non funziona più. E, anzi, ci renderà, come
sta accadendo, ostaggio di Paesi
che possono contare su alleanze
internazionali forti. Per questo
dobbiamo arrivare a una soluzione globale e trasparente”.
Il problema è sempre il solito: si
può mettere in discussione il segreto bancario? “No”, risponde
secco Chiesa: “Poi, non mi dispiace che qualsiasi proposta fatta
dalla Svizzera per far pagare le
tasse ai clienti stranieri, venga vista con sospetto non mi piace”. E
Regazzi rincara: “Noi svizzeri,
come sempre, abbiamo voluto
fare i primi della classe, onorando i
patti. Abbiamo votato e ci siamo
presi le nostre responsabilità. Altri
non lo hanno fatto sino in fondo.
Quello che mi chiedo è: se salta
Rubik, cosa si fa?”.
Già, che si fa? “Noi faremo il referendum”, conclude Quadri: “Dobbiamo difendere il nostro Paese,
non le banche che sono diventate
delle multinazionali, licenziano da
noi e assumomo altrove”.
[email protected]
stessa giornata e per la stessa zona, il listino
indica, per quella quantità, un prezzo di
113.30 franchi. Questa incertezza fa sì che le
cisterne non si riempiano più con una sola