Le quattro settimane dell`avvento

Le quattro settimane
dell’avvento
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L’avvento coi bambini: attendere, ascoltare, guardare e stupirsi
Per la tradizione ecclesiastica, l’anno liturgico inizia la prima domenica di
avvento, in anticipo quindi rispetto all’inizio dell’anno civile. Questo si
fonda sulla legge dell’anticipazione
morale, in base alla quale noi non
cogliamo la realtà delle cose nel
momento in cui la natura ce le offre
esteriormente, ma in anticipo.
Ad esempio in inverno la natura offre
poche occasioni per ricordarsi del sole,
ma proprio in questo periodo dell’anno
guardare un albero spoglio ci fa sentire
cos’è la primavera e la luce del sole.
Una
raccomandazione
importante:
l’avvento non è Natale. L’avvento è
attesa. Non è la festa, ma aspettare la
festa. Oggi questo è difficile da sentire,
perchè da ogni vetrina, e molto in anticipo, siamo bombardati da
immagini natalizie, canti, luci.
Però, creando a scuola e in famiglia momenti speciali che possano
scandire lo scorrere delle settimane, l’avvento può diventare occasione
per coltivare coi nostri bambini le capacità dell’attesa, dell’ascolto, del
guardare e dello stupirsi.
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Aspettare significa trattare con il tempo: mentre i desideri appartengono
al futuro, la loro realizzazione richiede tempo. I bambini possono
sperimentare l’attesa attraverso il calendario dell’avvento, la
preparazione di biscotti che potranno essere mangiati solo a Natale,
ecc…
Per ciò che riguarda l’ascolto, entriamo consapevolmente in momenti di
silenzio, e creiamo la giusta atmosfera di intimità per il racconto di una
fiaba, con ancor maggior cura di come facciamo di solito. Tra quelle dei
Grimm quelle consigliate per il periodo sono:
La chiave d’oro (dai 4 anni);
L’oca d’oro (dai 6 anni);
La guardiana delle oche (dai sei anni);
Biancaneve e Rosarossa (dai sei anni);
Biancaneve e i sette nani (dai sei anni);
Gli gnomi, la prima fiaba (dai tre anni);
I sette corvi (dai sei anni);
La pioggia di stelle (dai sei anni).
Guardare: nel periodo dell’avvento il sole tramonta presto. Possiamo ad
esempio approfittarne per guardare coi nostri bambini la bellezza del
tramonto o del cielo notturno.
Infine lo stupore. Ricordiamo che la capacità di stupirsi è il primo passo
dell’apprendimento, e questo dura tutta la vita. E sullo stupore possiamo
imparare molte più cose noi dai bambini, che non i bambini da noi.
L’avvento è l’attesa di una nascita. Una cosa che piace molto ai bambini
è vedere crescere il presepe lentamente, giorno dopo giorno.
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Ad esempio si può partire la prima domenica con un semplice telo blu, e
aggiungere giorno dopo giorno i vari elementi, prima la scenografia, poi
le piante, poi gli animali e infine i personaggi.
La corona dell’avvento si prepara con rametti di abete, e può essere
completata con quattro candele che richiamano il colore simbolo della
settimana: blu, rosso, bianco e viola. Ogni domenica si accenderà una
candela in più, facendo l’esperienza di una luce che diventa sempre più
intensa man mano che il Natale si avvicina.
Con qualche ramo avanzato dalla spirale dell’avvento di domenica
abbiamo preparato la nostra corona dell’avvento, aggiungendo soltanto
qualche bacca presa in giardino, della lana cardata colorata e qualche
filo dorato. Le candeline le abbiamo fissate con un po’ di colla a caldo.
Per fare la corona basta legare tra loro con del nastro robusto (magari
rosso) i rami scelti, a formare una lunga fila, che poi si curva e si modella
facilmente nella misura che si desidera. Una volta fissata, bisognerà forse
accorciare un po’ i rametti troppo sporgenti, ma non serve altro.
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Praparare un quadretto con carta velina colorata e attaccarlo alla
finestra è una bellissima attività prenatalizia, perchè permette di fare
esperienze interessanti di luce e colore.
Anche fare una bella lanterna, o accendere durante l’avvento la
lanterna preparata per san Martino è una bella cosa.
Si preparano 11 pentagoni (8cm di lato), e di ogni lato si segna la metà.
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poi si ritagliano e si piegano lungo le linee ideali che vanno dalla metà di
un lato alla metà dell’altro:
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quindi si procede ad incollarli tra di loro in questo modo: per la base si
incollano i due triangoli tra loro e poi le “lingue” ottenute sui lati verticali,
così
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Per tutti gli altri pentagoni invece, si incolla sempre un triangolo all’interno
e un triangolo all’esterno (in questo modo le stelle si formano su ogni
faccia della lanterna), così:
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I primi alberi di Natale erano semplicemente addobbati con mele rosse,
biscotti e rose di carta, tutti simboli di rinnovamento, ma oggi non
possiamo immaginare un albero di Natale senza candele o lucette. Nella
tradizione nordica l’albero si addobba solo la vigilia di Natale, noi forse
siamo abituati a farlo molto prima, a seconda delle zone. Però per
rendere il giorno di Natale più luminoso potremmo pensare di prepararlo,
ma accendere le luci solo a partire dalla vigilia.
Infine è molto bello dedicarsi con i nostri bambini alla preparazione di
doni fatti a mano per parenti ed amici.
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La festa per l’inizio dell’avvento: la spirale dell’avvento
Il primo giorno di scuola del mese di dicembre, o se possibile la prima
domenica di avvento, si può preparare in casa, a scuola o anche
all’aperto una grande spirale con rami di abete.
Cantando insieme i canti natalizi, ogni bambino percorre la spirale con
una candela spenta tra le mani, la accende alla candela grande posta
al centro, e nel percorso inverso depone la candelina accesa tra i rami.
Poi esce dal percorso dando spazio ad un altro bambino.
Se i bambini sono troppo piccoli per percorrerla da soli, l’adulto può
accompagnarli stando dietro a loro.
Sulla spirale possono essere poste a distanza regolare delle stelline di
carta, per segnare i posti dove i bambini metteranno le loro candeline
accese. La candela grande al centro, che rappresenta la luce di Natale,
può essere decorata con dei cristalli.
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La mela può divenire in questa festa il miglior
portacandela. Nelle mele rosse precedentemente
lucidate, viene scavato un foro perfettamente
perpendicolare e non troppo fondo col cavatorsoli
(2cm circa). Le candele, mentre vengono inserite
nella mela, possono essere circondate da punte di
abete molto corte o da una rosellina di carta
dorata.
Su di un tavolino posto all’ingresso della spirale di
preparano tutte le mele con le candeline, e si
mettono in un bel cesto.
Dopo aver fatto tutti i preparativi, per ogni evenienza poniamo un
secchio d’acqua con uno straccio in un luogo nascosto ma facilmente
accessibile.
Quando tutti i bambini hanno portato nella spirale la loro luce, è bello
restare ad ammirarla qualche istante.
Poi ci sono due possibilità di conclusione, entrambe molto belle.
Si può, dopo un momento di ammirazione, fare che ogni bambino
ripercorra la spirale e ne porti fuori una candelina ancora accesa, che
terrà tra le mani, sedendo su delle sedie poste precedentemente in
cerchio attorno alla spirale.
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Quindi la maestra passa con una campanella a spegnere le candeline
ad una ad una, perchè possano essere portate a casa ed essere
riaccese dalla mamma e dal papà.
Oppure si può decidere di lasciare come ultima impressione visiva nei
bambini quella della spirale illuminata, e condurli fuori dal salone mentre
ancora tutte le candele sono accese.
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Poi, di nascosto, si spegneranno le candele e in un altro momento della
giornata si consegneranno le mele ai bambini perchè possano essere
portate ed usate a casa.
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La prima settimana dell’avvento
Natale si avvicina, però i giorni e le notti sono gli
stessi di prima.
Ai bambini si può raccontare che la prima
domenica d’avvento succede una cosa molto
importante: un grande angelo discende dal cielo,
ed invita tutti gli uomini a preparare il loro cuore al
Natale. E’ vestito con un grande mantello blu
fatto di pace e di silenzio.
Nella corona dell’avvento si accende
accompagnandola da una piccola poesia.
la
candela
blu,
magari
Affidare ad ogni settimana un colore aiuta tantissimo i bambini più piccoli
a percepire lo scorrere del tempo, percezione che si rafforza
riproponendo la sequenza di anno in anno.
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Per la prima settimana a me piace scegliere qualcosa sulla neve, ad
esempio:
Sopra i tetti, sulle strade
piano piano, lieve lieve
cade giù la bianca neve.
Danza, scherza, su nell’aria,
si rincorre, si riprende
e poi lenta lenta scende
come candida farfalla
che è già stanca del suo volo
si riposa sopra il suolo
ed in breve lo ricopre
d’un uguale bianco manto:
sembra tutto un dolce incanto. (P. Guarnieri)
Si comincia anche ad allestire il presepe: prepariamo un tavolo
appoggiato al muro e vestiamolo con un telo blu che, come un angelo,
scende dall’alto. Questa immagine del silenzio va lasciata per almeno un
giorno, e poi via via si può completare con i simboli legati alla prima
settimana dell’avvento, che sono:
- la stella
- l’angelo blu
- il calendario dell’avvento
- i rami di Santa Barbara (si aggiungono il 4 dicembre, come racconterò
meglio poi…)
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- sassi e minerali preziosi, per preparare montagne, stradine, e il percorso
verso la grotta
- la corona dell’avvento.
Se sei interessato alla realizzazione di un presepe in lana cardata,
consulta il free ebook Lapappadolce
Per rappresentare questi elementi nel nostro presepe, esistono moltissime
possibilità di scelta.
Decidere è spesso difficile, ma è molto importante non eccedere nelle
decorazioni.
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Alla maggior parte dei bambini piace molto collezionare sassi: questa
settimana si possono raccogliere durante le passeggiate, e si possono far
trovare pietre preziose nelle tasche del calendario dell’avvento…
Un angioletto blu da portare a casa da scuola può essere un gradito
regalo a fine settimana.
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Tra le attività manuali che si possono proporre, quella che riscuote
maggior successo è senza dubbio la preparazione di geodi di feltro.
Mettiamo sulla tavola un vecchio telo mare o una vecchia coperta, che
avanzi abbondantemente ai lati, così i bambini possono asciugarsi le
mani quando lo desiderano.
Poi prepariamo al centro un ricco assortimento di avanzi di lana cardata
colorata, una brocca di acqua calda e una ciotola con una soluzione di
acqua calda e sapone (qualsiasi tipo di sapone va bene, anche quello
per i piatti…).
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Chiediamo ad ogni bambino di scegliere il proprio colore preferito; col
batuffolo scelto formiamo una pallina a secco (si può roteare tra i palmi,
oppure fare un nodo iniziale e lavorare i ciuffi che avanzano come per
fare un gomitolo)
Quindi ci insaponiamo le mani (meglio non far immergere la pallina nella
ciotola ai bambini più piccoli, per evitare esagerazioni di schiuma sulle
mani…)
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e continuiamo a roteare la pallina insaponata tra i palmi, prima con
delicatezza ed esercitando via via una pressione maggiore.
La pallina diventerà notevolmente più piccola e molto dura.
A questo punto chiediamo ai bambini di scegliere un secondo colore, e
di nascondere dentro al secondo batuffolo la pallina. Ci insaponiamo di
nuovo le mani, e procediamo sempre facendo roteare la pallina tra i
palmi.
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Continuiamo così per più strati, considerando che più il geode è grande,
più è difficile per il bambino da infeltrire.
Quando il bambino è soddisfatto del proprio lavoro, e la pallina si è
arricchita di vari strati che via via si sono nascosti, la maestra, che nel
frattempo ha scelto un angolino tranquillo e appartato nella classe,
prende in consegna l’opera, e con cautela la apre davanti a lui (servono
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forbici ben affilate o un cutter). Un bambino alla volta, e prestando ad
ognuno l’attenzione che merita. Così anche a casa.
Prima di farlo è bene dire al bambino qualcosa del genere: “Ora io taglio
il tuo sasso, ma non lo guardo, così lo guarderai tu per primo. Se poi vuoi
ce lo potrai mostrare…”
Ogni geode può essere portato a casa il giorno stesso, incartato nella
carta velina a caramella, per rinnovare la sorpresa con mamma e papà.
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4 dicembre: i rami di santa Barbara
La tradizione dei rami di Santa Barbara non è connessa ad alcuna
leggenda relativa alla santa, ma si lega invece alle più antiche tradizioni
contadine.
Il 4 dicembre di tagliano dei rami di alberi da frutto (ciliegio, melo, susino,
mandorlo) o anche gelsomino o ippocastano.
Poi si stendono in acqua tiepida, per una notte, ed il giorno successivo si
dispongono in un vaso con acqua a temperatura normale, accanto al
presepe.
L’acqua va cambiata ogni 3 giorni, ed ogni tanto sarebbe anche bene
inumidire i rami con uno spruzzino.
Il giorno di Natale questi rami saranno coperti di bei germogli, e potremo
osservare la loro “miracolosa” fioritura.
Come si dice, provare per credere…
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La seconda settimana dell’avvento
La seconda domenica dell’avvento, si può
raccontare che un altro angelo scende dal cielo:
ha un grande mantello rosso e nelle mani tiene
una coppa d’oro. Questa coppa è vuota, perchè
l’angelo scende proprio per riempirla sulla terra e
riportarla in cielo. Cosa ci mette? L’amore puro
che trova nel cuore degli uomini. E terminato il suo
lavoro consegna la coppa agli angeli, che col suo
contenuto fanno luce per le stelle.
Accendendo la seconda candela insieme alla
prima nella corona d’avvento, si può recitare o
leggere una breve poesia. Nelle scuole steineriane
usa questo motto: “All’angelo rosso noi tutti doniamo l’amore puro che
nel cuore abbiamo.” Io preferisco non calcare troppo su
quest’immagine, e mi piace qualcosa che richiami al mondo delle
piante, come questa:
Albero secco
Un albero secco, fuori della mia finestra solitaria
leva nel cielo freddo i suoi rami bruni.
Il vento rabbioso la neve il gelo
non possono ferirlo.
Ogni giorno quell’albero mi dà pensieri di gioia:
da quei rami secchi
indovino il verde a venire. (Wang Ya-Ping)
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Il presepe
Accanto ai sassi e alle pietre preziose, i geodi di feltro e ai rami di santa
Barbara, possiamo aggiungere muschio, pigne, alberelli e cespugli
realizzati coi bambini in lana cardata o con qualsiasi altra tecnica, frutta
secca, un san Nicola, dei fiorellini di feltro…
Naturalmente sullo sfondo possiamo aggiungere all’angelo azzurro quello
rosso e usare del rosso anche per abbellire l’interno della capanna,
che può essere fatta con cortecce e rametti secchi, oppure
nascondendo una scatola sotto il telo blu e drappeggiandola a forma di
grotta. Anche delle roselline rosse sistemate in un angolo sono una bella
idea. Le stelle nel cielo possono aumentare.
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6 dicembre: arriva San Nicola
Questa festa si ricollega alla figura storica di Nicola, che visse nel VI
secolo.
Anche se è spesso vestito di rosso, San Nicola nella tradizione indossa una
tunica bianca e blu e ha un mantello azzurro stellato.
Sappiamo tutti che Babbo Natale è diventato rosso perchè ha bevuto la
Cocacola, e a maggior ragione immaginare San Nicola azzurro aiuta i
bambini a distinguere tra i due personaggi.
In testa porta la mitra, ha solidi stivali perchè deve camminare molto, e in
una mano tiene un bel bastone da vescovo (la pastorale con la spirale
avvolta), nell’altra dovrebbe tenere un grande libro d’oro, dove sono
scritte tutte le azioni degli uomini, ma coi bambini tralascio sempre questi
aspetti troppo moraleggianti e un po’ da “partita doppia” (aspetti in
alcune tradizioni addirittura caricati dalla presenza accanto a Nicola di
un antagonista malvagio, il Krampus…)
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Siccome San Nicola deve camminare molto, indossa grossi stivali, e come
richiamo al suo tanto camminare, è tradizione che al suo passaggio gli
stivali e le pantofole dei bambini si riempiano di cose buone da
mangiare, soprattutto mele, noci, pane bianco (o farina bianca, o
dolcetti al miele). Altri doni ne falsificano un po’ l’immagine e fanno di
San Nicola un Babbo Natale fuori tempo.
E’ inoltre preferibile non far venire San Nicola a scuola o a casa, ma far
trovare i doni ai bambini al mattino presto o al ritorno da una breve
passeggiata.
Magari il giorno prima si puliscono per bene le pantofole insieme ai
bambini, con una spazzolina e un panno morbido, e si sistemano insieme
a loro con gran cura prima di lasciare la scuola. A casa questo si può fare
la sera prima di andare a dormire, oppure al mattino presto, prima di
uscire…
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Ecco un piccolo racconto che si può leggere ai bambini, anche il giorno
prima:
“Nel lontano oriente viveva un uomo molto buono, il vescovo Nicola.
Un giorno sentì dire che lontano lontano, in occidente, c’era una grande
città dove tutti gli uomini pativano la fame, perfino i bambini piccoli.
Chiamò allora tutti gli abitanti della città e chiese loro di portargli i
migliori frutti dei loro orti e dei loro campi. Questi tornarono poco dopo
con grossi cesti pieni di mele e di noci, sacchi di grano dorato per fare la
farina, pane bianco e dolcetti al miele.
Il vescovo Nicola fece caricare tutto su una nave. Era una nave
imponente e maestosa, blu come il cielo, ed aveva una grande vela
bianchissima che splendeva sotto i raggi del sole.
Iniziarono il viaggio verso occidente, e il vento si mise subito ad aiutarli,
soffiando sempre nella direzione giusta. Ci impiegarono sette giorni e
sette notti, e quando giunsero alle porte della città stava calando la sera.
Per le strade non si vedeva anima viva, ma qua e là brillava qualche
lucetta alle finestre. Il vescovo Nicola bussò ad una di esse.
In quella povera casetta viveva una mamma coi suoi cinque bambini. La
donna, sentendo bussare, disse ai figlioletti di andare ad aprire la porta,
pensando si trattasse di qualche poverello bisognoso di ospitalità. I
bambini obbedirono, ma non trovarono nessuno; anche la mamma
venne a controllare, e poi tornarono tutti insieme a casa.
Vicino alla stufa a legna la mamma aveva messo le scarpine dei suoi
bimbi ad asciugare, perchè nel pomeriggio erano andati a far legna nel
bosco.
Rientrando in casa, sentirono tutti un delizioso profumino provenire proprio
dalla stufa, si avvicinarono e trovarono le loro scarpe traboccanti di noci,
mele rosse, mandarini, pane e dolcetti al miele. E lì vicino c’era anche un
grande sacco pieno di chicchi di grano. Tutti poterono finalmente
mangiare, ed i bimbi crebbero sani e vivaci.
Così San Nicola ogni anno, nel giorno del suo compleanno, si mette in
viaggio per venire da noi. Monta sul suo cavallo bianco e cavalca di
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stella in stella, e porta ogni anno i suoi doni per ricordare ai bambini che
presto sarà Natale”.
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La terza settimana di avvento
La terza settimana d’avvento si può raccontare ai
bambini che sulla terra discende un angelo bianco ( o
giallo) luminosissimo.
Tiene nella mano un raggio di sole che, toccando gli
uomini buoni, li fa diventare bellissimi.
Nella corona dell’avvento, a partire da questa domenica, si accendono
tre candele: quella blu, quella rossa e quella bianca.
Il presepe
Accanto ai sassi e alle pietre preziose, i geodi di feltro e i rami di santa
Barbara, il muschio, i bulbi di giacinto, le pigne, gli alberelli e i cespugli,
compaiono finalmente gli animali.
Il bue e l’asinello, naturalmente, ma anche tante pecorelle e gli
animaletti domestici e del bosco, che ai bambini piacciono moltissimo.
Aggiungetene pochi al giorno, così sarà un bel gioco per loro andare a
scovare dove si trovano quelli piccoli…
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Sullo sfondo possiamo aggiungere all’angelo azzurro ed a quello rosso,
anche l’angelo bianco, e le stelle nel cielo possono aumentare.
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Santa Lucia (il 13 dicembre)
La leggenda della santa martire siracusana è un po’ troppo forte per i
bambini. Il suo culto è legato alle celebrazioni contadine del solstizio
s’inverno, poichè in origine veniva festeggiata il 21 dicembre (Santa Lucia
è il giorno più corto che ci sia).
E’ tradizione del 13 dicembre fare le candele coi bambini.
Si prendono due pentole per sciogliere la cera a bagnomaria e un
fornelletto da campeggio.
La cera d’api è acquistabile in panetti dagli apicoltori. I bambini si
mettono in fila con un lungo stoppino infilato all’indice, e a turno lo
immergono nella cera.
Mentre tocca agli altri bambini, il loro strato si solidifica e via via si
aggiungono altri strati, fino a raggiungere il diametro desiderato.
Noi le abbiamo fatte a scuola, qui vi raccontiamo con un tutorial come
abbiamo fatto:
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Preparare due pentole che possano stare una nell’altra, in quella più
grande mettere dell’acqua, in quella più piccola i blocchi di cera d’api
(si acquistano dagli apicoltori). A fuoco bassissimo e lentamente far
sciogliere la cera.
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Preparare con del cordoncino di cotone gli stoppini. Tagliare tante strisce
di cordoncino, un po’ più lunghe di quanto si vogliono fare le candele
(considerata anche la profondità della pentola) e fare su ogni
cordoncino un cappio. I bambini piccoli possono infilarlo al dito come un
anello, per i più grandi facilita la presa. Poi rende anche più comodo
appenderle per farle raffreddare.
Per irrigidire gli stoppini, fare un primo bagno di cera e raddrizzarli bene
tirando ai due estremi, prima di appenderli
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Mettere un fornelletto da campeggio elettrico su uno sgabello basso,
impostare la temperatura minima, e predisporre le due pentole una
nell’altra. Per preservare il pavimento sistemare del cartone o delle stoffe
intorno. Poi consegnare ad ogni bambino uno stoppino, e chiedere ai
bambini di mettersi in fila. Poi mettetevi seduti accanto al fornelletto.
La fila non serve a tenere ordine nella stanza, ma a permettere ad ogni
strato di cera che via via si deposita intorno allo stoppino di rapprendersi
tra un’immersione e l’altra.
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Infatti il bambino che ha immerso lo stoppino nella pentola, cioè il primo
della fila, si mette poi per ultimo, ed ora che è di nuovo il suo turno la
candela si è rappresa.
Man mano che i bambini arrivano, spiegare loro, ad uno ad uno, come
immergere lo stoppino, e chiedere di non agitare la candela mentre
aspettano il turno successivo per evitare di romperla. Bisogna dire che le
immersioni devono essere veloci, altrimenti invece di creare un nuovo
strato intorno allo stoppino, si sciolgono quelli precedenti, e la candela
invece di crescere si assottiglia. E’ bene che anche noi facciamo una
candela insieme a loro, così possono vedere bene i gesti.
Nella fila i bambini più grandi possono essere accoppiati a quelli più
piccoli.
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Raggiunto un certo diametro, mettere le candele a raffreddare appese a
dei chiodi o infilate ad un bastone. Quando sono fredde e la cera si è
ben solidificata, passare alle rifiniture, tagliando la base in modo tale che
la candela possa stare bene in piedi, e il cappio, lasciando naturalmente
almeno 1cm di stoppino.
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La quarta settimana di avvento
La quarta settimana d’avvento si può raccontare ai
bambini che sulla terra discende un grande e
bellissimo angelo dal manto violetto, molto tenero e
caldo. Tiene nelle sue mani una grande arpa e con
questa suona una dolce melodia, cantando con la
sua voce soave. Il suo è il canto della pace. Lo
accompagnano molti piccoli angeli, ed anche loro
cantano allegri. Così tutti i semi che dormivano
nascosti nella terra si risvegliano e anche la terra
esulta. Il canto dice che l’inverno finirà e tornerà la primavera.
Nella corona dell’avvento, a partire da questa domenica, si accendono
tutte e quattro le candele: quella blu, quella rossa, quella bianca e quella
viola.
Mentre si accendo le quattro candele si può leggere o recitare una
piccola poesia natalizia, ad esempio:
Nel cuor dell’inverno, fra neve e fra gelo
discende il bambino dall’alto del cielo
riporta alla terra la luce e il calore
e dona ad ognuno speranza ed amore.
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Il presepe
Accanto ai sassi e alle pietre preziose, i geodi di feltro e i rami di santa
Barbara, il muschio, i bulbi di giacinto, le pigne, gli alberelli e i cespugli e
tutti gli animali, compaiono finalmente Giuseppe, Maria e i pastori.
Solo Gesù bambino, naturalmente, aspetterà il giorno di Natale. La sua
apparizione può essere curata di nascosto dai bambini, come per tutti gli
altri personaggi, oppure si può seguire un’antica tradizione italiana, che
vuole che sia il bambino più piccolo della famiglia ad adagiarlo nella
mangiatoia del presepe. Allora possiamo mettere il piccolo Gesù sullo
zerbino fuori dalla porta, o sul davanzale di una finestra, o in un altro
posto magico e speciale della casa, e il bambino può prenderlo e
portarlo nella sua culla. Si può anche appendere il fagottino al cielo del
presepe, e poi farlo prendere dal bambino.
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Anche i Re Magi possono poi fare la loro apparizione, magari col
cammello. Si possono far partire da lontano (un angolo della stanza dove
si trova il presepe, oppure già nel presepe, ma distanti dalla capanna) e
giorno dopo giorno di possono far avvicinare fino a quando, il 6 gennaio,
raggiungeranno anche loro la capanna.
Sullo sfondo possiamo aggiungere agli angeli azzurro, rosso e bianco,
anche quello viola; le stelle nel cielo possono aumentare; si possono
aggiungere tanti angioletti più piccoli intorno alla capanna.
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Stella tridimensionale di carta
Realizzare questa stella è molto semplice.
Dal foglio rettangonale ottenere un quadrato piegandolo così, ed
eliminando la parte eccedente:
tenere il foglio piegato lungo la diagonale, trovare con la squadra
l’altezza del triangolo, prenderne la misura e dividerla per 4.
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Usare questa misura per segnare il foglio così:
Con le forbici (o con righello e cutter) praticare dei tagli lungo le linee
tracciate a matita sul foglio (sempre piegato a metà), avendo cura di
lasciare intatto un margine di almeno 1cm in prossimità dell’altezza del
triangolo:
quindi aprire il foglio.
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Ora non resta che incollare o graffettare tra loro i lembi ritagliati, a partire
dal centro, alternando il lavoro una volta sul davanti e una volta sul retro,
così:
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Preparare sei di questi elementi in totale:
quindi fissarli tra di loro per creare la stella:
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Qualche racconto natalizio
La leggenda dell'abete (G. Benzoni)
S'approssimava l'inverno di tanti e tanti anni fa. Un uccellino, che aveva
un'ala spezzata, non sapeva dove ripararsi dal freddo e dalla neve. Si
guardò intorno per cercare un asilo e vide i begli alberi di una grande
foresta. A piccoli passi si portò faticosamente al limitare del bosco. Il
primo albero che vide fu una betulla dal manto d'argento.
- Graziosa betulla, vuoi ospitarmi fra le tue fronde fino alla buona
stagione?- Che curiosa idea! Ne ho abbastanza di custodire le mie foglie!L'uccelletto saltellò fino all'albero vicino. Era una quercia dalla fitta
chioma.
- Grande quercia, vuoi tenermi al riparo fino a primavera?- Che domanda! Se io ti riparassi mi beccheresti tutte le ghiande!L'uccellino volò alla meglio fino a un grosso salice che sorgeva sulla riva di
un fiume.
- Bel salice, mi dai ricovero fino
- No davvero! Va', va' lontano da me!-
a
che
dura
il
freddo?-
Il povero uccellino non sapeva più a chi rivolgersi, ma continuò a
saltellare... Lo vide un abete e gli chiese:
- Dove vai, uccellino?- Non lo so. Nessuno mi vuole ospitare e io non posso volare tanto
lontano, con questa ala spezzata.- Vieni qui da me, poverino. Riparati sul ramo che più ri piace- Oh, grazie. E potrò restare qui tutto l'inverno?- Certamente, mi terrai compagnia.Una notte il vento gelido sferzò le foglie, che caddero a terra mulinando.
La betulla, la quercia, il salice, in breve tempo si trovarono nudi e intirizziti.
L'abete invece conservò le sue foglie, e le conserva tuttora.
Sapete perchè?
Perchè Dio volle premiarlo della sua bontà.
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Un mantello speciale (S. Lagerloff)
C'era una volta un uomo che uscì fuori nella notte per cercare del fuoco.
Andò di casa in casa e picchiava:
-Oh, buona gente, apritemi! Ho un bambinello appena nato e cerco del
fuoco per riscaldare il mio bambino e la sua mamma.Era una notte profonda: tutti dormivano. L'uomo camminò ancora finchè,
lontano, scorse un chiarore: si avvicinò e vide nell'aperta campagna un
bel fuoco che ardeva, e intorno molte pecore, che dormivano vigilate da
un pastore e dai cani. Quando l'uomo si avvicinò alle pecore, tre grossi
cani si destarono e spalancarono le bocche per abbaiare, ma non
poterono; allora mostrarono i denti e fecero per slanciarsi su di lui, ma i
loro denti non poterono morderlo. L'uomo voleva avvicinarsi al fuoco, ma
le pecore erano così fitte che tra loro non si poteva passare e l'uomo
passò sopra di loro, senza che nessuna si svegliasse o si muovesse, e
giunse vicino al fuoco.
Allora il pastore si svegliò; era un vecchio severo e violento.
Vedendo quell'uomo vicino al suo gregge, prese un lungo bastone e
glielo lanciò contro, ma il bastone cadde proprio ai suoi piedi senza
toccarlo. Lo straniero si fece allora vicino al pastore e gli disse: -Dammi un
po' di fuoco che riscaldi il mio bambino appena nato e la sua mamma.-Prendine quanto ne vuoi- rispose il pastore, ma intanto pensava "Costui
non potrà prenderne nemmeno un poco, perchè non ha con sè una
pala,
nè
un
recipiente
per
portare
i
tizzi
accesi".
Ma l'uomo si chinò, prese con le mani alcuni carboni accesi, e li mise nel
mantello. Il pastore meravigliato pensava: "Che nottata è questa, che i
cani non mordono, e il fuoco non brucia?". E, pieno di curiosità, seguì
l'uomo che aveva già preso la via del ritorno.
Vide che lo straniero non aveva una casa: si era fermato davanti a una
grotta, nella quale erano una donna e un bimbo. Il pastore allora ebbe
pietà del bambino tremante nella notte fredda, e dal sacco che aveva
sulle spalle trasse fuori una morbida e bianca pelle di pecora, e la offrì
all'uomo per il bambino.
In quel momento, proprio quando il suo cuore diventava buono, vide
intorno a sè una fitta schiera di angeli dalle grandi ali d'argento. Tutti
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insieme cantavano che nella notte era nato il Redentore.
Allora il pastore capì perchè in quella notte tutto era così buono e
nessuna cosa faceva del male.
Il pastorello povero (G. E. Nuccio)
Quando gli angeli del cielo annunciarono per valli e per monti ch'era
nato Gesù, tutti si misero in cammino per andarlo a visitare. E chi gli
portava pane e frumento, chi cacio e ricotta, chi miele e latte, chi
capretti o conigli.
Venne anche un garzoncello di pastori; ma si sentiva umiliato, e quasi si
vergognava, perchè non possedeva nulla da donare a Gesù Bambino. E
come entrò, si stette in un angolo della grotta; e stringeva sul petto il suo
zufolo,
l'unica
cosa
che
avesse.
Ma lo vide la Madonna, e venne a prenderlo per una mano, e gli fece
coraggio col suo dolce sorriso. Allora il pastorello si fece animo e disse: Non ho niente da donare a Gesù Bambino. Solo vorrei offrirgli una
sonatina con questo mio zufolo-.
-Sì, figlio mio- disse la Madonna, sorridendogli amorosa. Ma proprio in quel
momento, entrarono i tre Re Magi, tutti vestiti di porpora e d'oro, con
largo seguito di servitori carichi di ricchissimi doni. Allora il pastorello tornò
a mettersi in un angolo della grotta, ma la Madonna lo cercò con gli
occhi amorosi, lo scorse e venne di nuovo a prenderlo per mano.
E, facendolo passare tra i magnifici Magi vestiti di porpora e d'oro, lo
guidò fin presso la culla di Gesù. Allora il pastorello, voltosi dalla parte del
bambino,
intonò
col
suo
zufolo
la
più
dolce
canzone.
Nella grotta si fece un silenzio grande: tutti, Magi e pastori, cacciatori e
contadini, donne e ragazzi, tacquero; e le pecore e i colombi e gli uccelli,
che stavano dentro e fuori della grotta, tacquero anch'essi; e lo stesso il
ruscello, che scorreva lì presso; e il mulino si fermò per non fare rumore.
La voce dello zufolo era dolce e soave, come quella di tutte le madri
della terra, messe ginocchioni per adorare il Figliolo divino. E Gesù
Bambino stava ad ascoltare e guardava, con i suoi occhi dolci di luce,
negli occhi del pastorello. E il pastorello si sentiva tanta dolcezza nel
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cuore; proprio gli pareva di essere tutto solo con Gesù e la Madonna.
Allorchè il suono dello zufolo si tacque, la santa Vergine venne accanto
al pastorello, e gli fece una carezza sul capo. E Gesù Bambino, levando
la sua bianca manina, lo benedisse. E quando il pastorello passò in mezzo
alla folla, tra pastori e contadini, fra servi e Magi, tutti si chinarono al suo
passaggio, quasi fosse il re più ricco. Perchè egli aveva offerto il dono più
prezioso a Gesù: la musica sgorgata dal suo cuore.
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