ARTE E SCIENZA di Massimo Belloni Dalle più antiche origini arte e scienza si appartengono, nel senso che risolvono le condizioni seguite al progressivo allontanamento dallo stato di natura. Anche la semplice osservazione delle pitture rupestri e del vasellame, agli albori della storia, ci rivela come l’arte e la tecnica presero forma con la graduale comparsa degli archetipi, tramite l’esperienza. Già con il nascere della scienza moderna, attorno al 1600, è possibile rilevare il corrispondente sviluppo dell’arte, sia come modalità di espansione che nel suo carattere proprio. La connessione tra l’acquisizione di tecniche e l’espressione artistica era ed è completa e definitiva, sempre favorita dalla strumentazione, quale ne sia il grado di complessità. In modo sempre più chiaro e diversificato, arte e scienza risultano accomunate dall’essere espressione della volontà e dal bisogno di migliorare, il che è un dato storicamente sensibile. Con una prevalenza della componente estetica e di diletto, l’arte è da sempre una esplicitazione di dati, che poi ha assunto le caratteristiche, più o meno permanenti e ripetute, dell’abilità individuale estesa al gruppo. La volontà insita nella produzione di manufatti, tramite procedure e ricerca di senso, era ed è orientata a una funzione relativamente neutra che si avvale di tecnica e filosofia, sia nella fase preventiva che definitiva. Evitando quanto si rivela improduttivo, la scienza vuole dimostrare per applicare, mentre il fine prevalente dell’arte sembra essere quello di rappresentare. Si ripete così la tendenza atavica alla raccolta, in questo caso di dati utili, e la progressiva elaborazione tecnica ed espressiva. Elementi quali la densità e la rarefazione, la ricorrenza, la tensione e la distensione, sono comuni ad entrambe le procedure e offrono la possibilità di essere trattati e articolati tramite la sperimentazione e l’esperienza. La recente e possibile deformazione dei modelli precedenti, come invece il suo contrario, dipende da ragioni storiche ed estetiche che ne decidono il carattere, con prevalenza tecnica e funzionale per la scienza, tramite elaborazione ed esercizio della volontà, che in tal modo manifesta uno dei suoi tratti fondamentali, cioè il bisogno di controllo. L’approccio più adatto può mutare nel tempo, e così il risultato: il consenso all’immutabile nel passato e il consenso al divenire nell’era moderna. Comune alle pratiche artistiche e scientifiche è la necessità di piegare elementi nuovi e già esistenti per formare con essi una struttura autonoma nel tempo, e poi dispiegarla in forma controllata ed efficace, secondo le caratteristiche spazio temporali prevalenti nelle singole arti. La contrazione del tempo e della fatica, seguita al passaggio alla società industriale, ha comportato il successivo adattamento dell’arte all’evoluzione tecnologica, con il conseguente acuirsi e la successiva implosione della visione per così dire sentimentale della realtà. Con ciò è comparsa la vena dissolutiva, in antagonismo con i valori precedenti. Essendo realtà diverse ma accomunate dalla ricerca e dalla cultura, arte e scienza offrono l’occasione di alimentare i bisogni e gli interessi attinenti all’attenzione e ad una qualche forma di impegno, esigenza piuttosto frequente nell’individuo. Come risposta ad una serie di bisogni e motivazioni della natura umana, è chiaro che non sempre appaiono sufficienti le strumentazioni, le tecnologie e le procedure, bensì si richiedono suggestioni e presagi di senso autentico, nonché gratificazioni in grado di accrescere il benessere individuale. Per cui, senza arrivare a parlare di emozioni, tenderei ad una procedura grigia ed una colorata. Se l’applicazione tende a negare il lato giocoso dell’esperienza, ne spegne la vitalità: e questo può essere un problema tale da minarne non tanto la tenuta, quanto la capacità attrattiva. Il consenso si ottiene con il senso ludico e l’impegno, essenziali per garantire compatibilità e sostenibilità. Di riflesso, essendo il consenso costituito dallo sviluppo dell’interesse e dalla corrispondente riduzione del dissenso, arte e scienza vedono attestarsi nelle tecniche le similitudini che le accomunano: si pensi all’accelerazione e la densità, alternate al loro contrario, cioè situazioni impiegate sia nelle arti che nella scienze. Sostenere che il ludus, cioè il gioco, rivesta un ruolo essenziale può risultare quasi fuori luogo, però credo che abbia una grande importanza. Con l’adesione e il consenso, come risultato dell’arte e della scienza, si può mantenere e migliorare l’equilibrio tra sé e l’ambiente. Con l’equilibrio le relazioni, la cui influenza in ogni senso è fondamentale, anche se è resa poco esplicita. Se ciò di cui ci si rende artefici ha un senso, esso sarà servito a produrre realtà e forse utilità. Arte e scienza ci aiutano in modo organico a vivere meglio, però sappiamo che il vivere è esposto a cose altre, come la disponibilità, gli interessi, l’empatia e la vivibilità. Quindi è bene adeguarsi, anche sul piano culturale, praticando scelte capaci di assecondare una sorta di ecologia personale, sia per ridurre il proprio impatto ambientale che per limitare quello proveniente da fonti esterne. I modelli dinamici a direzionalità ristretta possono limitare le divergenze e di riflesso gli effetti del caos, oltre a valorizzare modelli e progetti capaci di stimolare e promuovere, modificare o annullare l’applicazione, a prescindere dai fattori economici correlati. L’attività artistica e scientifica per vivere deve essere compatibile e organica a interessi altri, perciò la cosiddetta intelligenza sociale appare essenziale, anzi forse più rilevante delle altre abilità individuali. Applicare si pone oltre le modalità del divenire e dell’articolazione progettuale: così ogni soggetto ha il proprio dimensionamento, in consonanza con l’essere. Perciò l’esperienza ottenuta, con metodi classici o evoluti, può assecondare e accrescere la resa, dando luogo a persuasione favorevole. In pratica, a fronte di ciò che si fa e in relazione a come si è, ci si può ritenere funzionali. Però il consenso significa anche che non siamo i soli a decidere. Argomentare sulla validità richiede di considerare il grado di sviluppo e la posizione del sistema all’origine del prodotto. Certo la validità viene favorita con il dar prova di assumere impegni, anche con sé stessi, avendo la tenacia e la capacità di svolgerli bene. Un prerequisito continuo, che assume piena importanza nel passaggio dalla condizione di studente a quella lavorativa. Nell’arte occorre allineare il proprio agire alla realtà di cui si fa parte, riuscendo se possibile a sostenere e completare la propria volontà di rappresentazione, posizionandola mediante il linguaggio, che ci descrive. A livello generale il controllo della motivazione è una questione primaria. Il retaggio dell’artistico come riassunto dell’esperienza soggettiva, va evitato o può venire recuperato? La tendenza a separare è all’origine della mancanza di unità e a volte di senso. Non è l’unica realtà possibile, anzi unendo ciò che è separato si mette in atto un’occasione importante. Il recupero, ancorché selettivo, è necessario e possibile e si attua integrando nuove soluzioni in modo sostenibile: scelte che possono rivelarsi come rimedi validi. Ricordando che la neutralità è spesso solo apparente e che anzi si può intuire la diffusa volontà di modificare il rapporto dell’essere con le cose e l’ambiente. Quella che può sembrare una regressione, a fronte del disuso di tecniche precedenti, può contrastare con la relativa linearità del sentire e con il complesso dei nostri sistemi espressivi e di relazione. L’espansione e la riduzione, come espressione delle dinamiche correlate alla volontà, sia estesa che individuale, vedono comunque l’arte e la scienza come organiche e inserite nel sistema. Dopo il razionalismo acuto, la visione artistica è ora più aperta e conciliante. In musica per esempio, la pluralità dei soggetti e dei linguaggi ha sostituito la centralità del sistema tonale e poi dodecafonico. Una cosa che sembra non cambiare mai è l’applicazione dell’arte e della tecnica, e in generale del pensiero culturale, con modalità elitarie e al contrario diffuse. Si tratta di una realtà immutabile, che rende ognuno di noi sensibile ai propri bisogni reali.