SPAZIO E TEMPO ASSOLUTI IN FISICA CLASSICA: LA VISIONE DI NEWTON Giuliani Valter Più rilassati? In questa seconda parte del corso di relatività ci dobbiamo sentire più a nostro agio perché si sta seguendo l’evoluzione storica dei concetti legati alla relatività ristretta, mentre nel modulo precedente ci si trovava – almeno inizialmente – “spiazzati” perché si assumeva, in un certo senso, questi stessi concetti come già acquisiti per poterne mostrare in modo più efficace la loro carica innovativa? Metafisica a scuola all’università e nella società. Spesso, sia nella scuola superiore, sia all’università, le scienze naturali, non vengono presentate come elemento centrale di un sapere globale, che aiuta l’uomo a formarsi una visione del mondo razionale, ma come un insieme di abilità tecniche da acquisire, separato dalla Storia e dalla Filosofia, che invece sarebbero le discipline affini rispetto alle quali esse andrebbero contestualizzate. Non siamo anche noi insegnanti che, pur capaci di separare il ragionamento matematico e fisico dai pregiudizi teologici e metafisici, trasmettono solo procedure di soluzione di problemi, senza mostrare che tali problemi hanno un significato culturale profondo? Non vi sembra che ai nostri studenti è normalmente richiesto di apprendere l’utilizzo di determinate procedure - e quando ci riescono ci riteniamo soddisfatti del nostro lavoro - senza valutare il loro valore conoscitivo? Siamo in grado di convincere i nostri studenti che in una società impregnata di tecnologia come la nostra, ma sempre più assediata da guaritori e astrologi, dalla disonestà di giornali e programmi televisivi che sfruttano la credulità di persone impreparate, allontanarsi dalla scienza o permettere che venga demonizzata (basti pensare all’idea che ci siamo fatti delle centrali nucleari oppure agli ostacoli che incontra la realizzazione della ben nota linea ferroviaria), significa in realtà, come ha affermato C. Sagan, consegnarci a nuovi demoni: l’irrazionalità, la superstizione, il pregiudizio, ed entrare in un’epoca di nuovo oscurantismo? Detto in altro modo: siamo in grado di far tracciare ai nostri studenti la linea di demarcazione tra fisica e anti-fisica nel nostro quotidiano e nelle scelte dei nostro governanti? F = ma, dove sei? Leggendo la raccolta di brani tratti dai “Principia” sono rimasto sorpreso dalla forma con la quale Newton enuncia la seconda legge della dinamica: Il cambiamento di moto è proporzionale alla forza motrice impressa, ed avviene lungo la linea retta secondo la quale la forza è stata impressa Mi sarei aspettato la versione simbolica F = ma di tale legge. Non essendoci nell’enunciato alcun riferimento al tempo essa potrebbe venir tradotta in F ma oppure in F mv . La prima formulazione mette in risalto il carattere continuo della forza mentre la seconda il carattere impulsivo. Non vi sembra che la differenza non sia di poco conto? Un’altra mancanza nei Principia è rappresentata dalla costante di gravitazione universale G. Essa fa la sua comparsa esplicita solo nei lavori a disposizione di Laplace nel diciottesimo secolo. Introducendo questo elemento costante nella formula della legge della gravitazione universale, Newton fece un eccezionale passo in avanti: egli affermava che tutti i corpi, sia quelli celesti sia quelli terrestri, erano soggetti a questa stesse legge della natura Licei, Istituti Tecnici, Progetto Brocca e la filosofia. Concedetemi di aprire una breve parentesi sul sistema scolastico secondario in Italia. Esso è nato 100 anni fa in forma dicotomica. Da un lato l’istruzione classica con i Licei Classici, scuole chiamate a dare una cultura letteraria e filosofica di base finalizzata per l’accesso all’università e come tale il loro percorso è aperto, cioè non conclusivo [In un secondo tempo sono stati introdotti altri tipi di Licei: prima quelli scientifici, nei quali la lingua italiana e latina vengono chiamate a descrivere il mondo reale nella sua eccezione più ampia e poi i Licei Scientifici Tecnologici dove si dà grande importanza all’integrazione tra scienza e tecnologia]. Dall’altra parte gli Istituti Tecnici nati per insegnare una professione con un percorso chiuso. Tale spaccatura, giustificata dal momento storico, era l’immagine di una società stratificata. Oggigiorno questi gradoni sociali si sono molto assotigliati e soprattutto il grande impulso della scienza e della Tecnologia ha richiesto e richiede un numero sempre maggiore di figure professionali di alto livello, di superspecialisti, tuttavia dotati di una preparazione flessibile. Il punto di forza dei Licei si può pertanto sintetizzare nella riflessione critica sulle idee del mondo, sul senso della vita, sul contesto storico (letteratura-storia-filosofia), mentre il punto di forza degli Istituti Tecnici sta nell’insegnamento tecnologico teorico e pratico. La sperimentazione Ministeriale “Progetto Brocca”, introdotta in molte scuole secondarie superiori, è nata dalla consapevolezza che il punto di forza dei Licei è il punto di debolezza degli IT e viceversa. Per tale motivo si è pensato ad una certa forma di reciproca compensazione inserendo nei curriculum dei Licei più materie scientifiche e negli IT un po’ meno di tecnicismo e più materie letterali. In particolare negli IT è stata inserita la filosofia nelle classi terminali! Non ritenete che per una formazione completa, moderna e critica i percorsi formativi che nasceranno dalla ridefinizione dei cicli scolastici debbano seguire le linee guida della sperimentazione Brocca? I Principia, sono scritti malissimo. Mi risulta che chi abbia fatto un tentativo serio di leggere i Principia li abbia trovati di non facile lettura e non soltanto per il linguaggio geometrico adottato ma anche per le imprecisioni terminologiche e per le lacune. Sembra che la chiarezza dei brani che sono stati riportati nel materiale messo a disposizione costituiscano un’eccezione piuttosto che la regola. Non trovate, tuttavia, che l’insegnamento della fisica acquisti particolare valenza culturale ed efficacia didattica dalla lettura dettagliata e commentata di alcuni brani tratti dalle memorie originali delle opere più significative? Non ritenete che, in tal modo, sia possibile sottolineare l’aspetto culturale e formativo dell’impresa scientifica mettendo in risalto non soltanto lo sviluppo storico del dibattito culturale ma anche del rapporto tra gli uomini-scienziati e la realtà esterna? Proprio in questi giorni, nella mia classe quarta, per dare un quadro concettuale generale all’interno del quale si è sviluppata la fisica all’inizio del novecento - incentrato inizialmente sulla costituzione atomistica della materia e che ha poi coinvolto rapidamente anche l’aspetto legato alla granularità della radiazione – ho proposto agli studenti la lettura dell’introduzione che Einstein fece al suo articolo del 1905 sull’effetto fotoelettrico, dal titolo “Un punto di vista euristico relativo alla generazione e alla trasformazione della luce”. La magistrale e chiarissima sintesi - che vi invito a leggere e commentare con i vostri studenti - con la quale Einstein affronta il problema, a mio avviso non dovrebbe mancare nei libri di testo. Ambiguità in Newton. Galileo aveva tracciato una linea di demarcazione tra fisica e metafisica attribuendo il ruolo della salvezza dell’anima alla metafisica - in particolare alla fede - mentre alla scienza spettava il compito di occuparsi delle dispute sulla natura. Newton imbocca la via - tracciata da Galileo - di una faticosa emancipazione dalle "verità" religiose e del disimpegno dei procedimenti della ricerca da ogni ipotesi metafisica. Contro ogni filosofia della natura aspirante a costruire un sapere compiuto e sistematizzato, partendo da intuizioni a priori, lo scienziato newtoniano elabora un metodo sperimentale induttivo poggiato su poche e semplici regole presentate come strumenti che il fisico deve tener presente in ogni momento della sua ricerca. Con il suo metodo e con la sua opera sembrerebbe segnare chiaramente la linea di demarcazione tra ricerca scientifica e meditazione metafisica. E’ evidente tuttavia come Newton non sempre sia stato capace di separare il ragionamento matematico e fisico dai pregiudizi teologici e metafisici. Le sue nozioni di spazio, tempo e moto assoluti traevano origine sia da ragioni fisiche (giustificare il principio di inerzia e l’esistenza privilegiata di osservatori inerziali), sia da ragioni metafisiche (giustificare la presenza e l’azione di Dio nello spazio e nel tempo). Pertanto la sua visione meccanicistica della natura sembrerebbe esigere l’intervento di Dio nel mondo. Non trovate difficile comprendere se tale ambiguità siano volute oppure no, nel senso che sono la conseguenza di una convinzione profondamente radicata nello scienziato, oppure Newton è semplicemente prigioniero del suo Tempo e della sua Fede? Ritenete che Newton non voglia abolire la metafisica in nome della scienza, ma soltanto segnare dei confini tra l'una e l'altra? In tal caso scienza e metafisica avrebbero due procedimenti metodologici distinti, ciascuno con la propria autonomia. La distinzione e l'autonomia non andrebbero lette come differenza ed estraneità tra le due sfere, perché anzi scienza e religione si presentano intrecciate fino al punto che l'una è di ausilio all'altra. Le nuove idee sono metafisiche. Coloro che hanno compiuto scoperte nella fisica si sono distinti dai normali scienziati non per il fatto di non avere alcuna metafisica nella loro testa ma per il fatto di avere nuove idee metafisiche, mentre i loro avversari rimanevano fermi alle vecchie idee, sanzionate dalla scienza esistente; e perchè collegavano la loro metafisica a teorie rivoluzionarie invece di tenere le due separate. Buona teoria. Le qualità di una buona teoria sono: semplicità, coerenza con le altre teorie, potere unificante, fecondità. Scienza incalzante. Il ritmo incalzante del mutamento della scienza, in particolare della fisica, non può spiegare in parte lo scompiglio, il disorientamento che essa suscita e quindi anche la difficoltà ad individuare la corretta interpretazione di una teoria? Quando finalmente riusciamo a capire qualcosa di cui stanno parlando gli scienziati, ci dicono che non è più vero. E anche se lo è, viene ad aggiungersi al sapere scientifico una sfilza di cose nuove, a volte inaudite, difficili da credere. Dottrina teologica e quantistica. Una dottrina teologica o sciamanica è diversa è diversa dalla MQ o TR ? Se ci accostiamo seriamente ad una di tali dottrine ci vorrebbe un noviziato di almeno 15 anni, alla fine potremmo affrontare seriamente l’argomento. In che modo allora una dottrina teologica è diversa dalla MQ? La riposta è che la MQ può essere verificata, anche se non riusciamo a capire come funziona. Ad esempio possiamo confrontare le predizioni quantitative di questa teoria con le lunghezze d’onda misurate delle righe spettrali degli elementi chimici. Scienziati che fanno errori. Gli scienziati sono esseri umani e perciò fanno errori, devono riconoscere i nostri limiti, essere severamente autocritici. La scienza è un’impresa collettiva in cui il meccanismo di correzione funziona benissimo: basta fare esperimenti. Poche persone di grande statura morale spiccano in un mare turbolento di gelosie, ambizione e assurde vanità. Principio di equivalenza di Einstein, PEE: egli richiese, per un campo gravitazionale qualsiasi, che i sistemi locali in caduta libera siano equivalenti a sistemi di riferimento inerziali in regioni limitate dello spazio tempo. Entro questi sistemi, le leggi della fisica verificabili con misure che non implichino la gravitazione hanno la stessa forma che hanno nella relatività ristretta ( e quindi le porzioni di spoaziotempo interessate possono considerarsi frammenti dello spazio di Minkowski) Spaziotempo curvo. La gravitazione è un fenomeno dello spaziotempo curvo, o in altre parole che gli effetti della gravitazione sono equivalenti a quelli di vivere in uno spaziotempo curvo. Il campo gravitazionale coincide con la geometria dello spazio. Le equazioni di campo di Einstein determinano la curvatura (cioè la metrica dello spaziotempo) generata da una data distribuzione di massa-energia: una volta nota la metrica dello spaziotempo, il PEE ci dice quale sia la risposta della massa-energia alla curvatura spaziotemporale: il moto delle particelle in un campo gravitazionale avviene lungo delle linee chiamate geodetiche, che generalizzano il concetto di linea retta in uno spazio curvo. Una geodetica su una superficie è la line più breve fra due punti ed è anche la più retta. Si ricordi che l’idea di geodetica deve essere applicata ad uno spazio quadridimensiale. L’orbita ellittica della Terra è solo la proiezione sullo spazio ordinario di una curva nello spaziotempo, simile a un’elica molto allungata nella direzione dello spazio. Lo spazio in cui viviamo è dolcemente curvo. Si può sempre definire localmente, in ogni punto dello spazio, e in ogni istante di tempo, un osservatore inerziale, ma è impossibile estenderlo globalmente a tutto lo spaziotempo: ogno osservatore inerziale ha limitazioni di dominio imposte dalla curvatura. Inerzia e Mach. Vorrei riprendere quanto evidenziato da Pendenza nel suo contributo. Le equazioni di campo di Einstein, essendo ottenute da una generalizzazione dell’equazione di Poisson, sono del secondo ordine nel campo gravitazionale e devono essere pertanto dotate delle appropriate condizioni iniziali che sono legate al cosiddetto principio di E.Mach. Secondo Mach, l’inerzia di un corpo è una conseguenza del campo gravitazionale di tutti gli altri corpi dell’Universo; in questo senso, lo spaziotempo assoluto non esiste e non esiste neppure alcun moto assoluto; esistono solo i corpi materiali e la geometria empirica che utilizziamo è solo un modo conveniente di discutere le proprietà dei corpi materiali e i loro moti relativi. In particolare, l’esperimento de Newton del vaso rotante prova solamente l’esistenza di un’accelerazione rispetto alle stelle fisse: se queste non esistessero, argomenta Mach, non sarebbe possibile evidenziare la rotazione del vaso. Nella teoria della relatività generale non è possibile evitare l’introduzione dello spazio poiché la geometria dello spazio coincide con il campo gravitazionale. In questa teoria il moto delle particelle in un campo gravitazionale avviene lungo delle linee chiamate geodetiche, che generalizzano il concetto di linea retta in uno spazio curvo. Quindi, in un certo senso, per Einstein come per Newton l’idea di moto è strettamente connessa con quella di spazio? Soggettivare la fisica. Un fisico non dovrebbe soggettivare la fisica, così come uno storico non dovrebbe soggettivare la storia. Gli storici nazisti hanno affermato che l’invasione della Polonia, era stata preceduta da attacchi della Polonia alla Germania; gli storici sovietici hanno sostenuto che le truppe sovietiche, che soffocarono la rivoluzione ungherese e cecoslovacca, erano state chiamate dalle popolazioni invase piuttosto che da una minoranza comunista. E’ comunque vero che non è facile essere oggettivi né nella fisica né nella storia. Anche perché esistono una storia e una fisica vera? E’ possibile una ricostruzione degli eventi storici reali? Uno scienziato nel formulare una teoria non è vittima dei pregiudizi del suo ambiente? In questo Master abbiamo toccato con mano quanti diversi modi ci sono di affrontare le problematiche della fisica moderna. Lo stesso Newton che aveva sancito le Regole del buon scienziato, con l’introduzione dello spazio e del tempo assoluti, non è stato prigioniero delle sue credenze? Anche se, paradossalmente, la sua credenza nella magia forse lo ha aiutato a formulare la legge della gravitazione universale, svelando la peculiarità dell’azione a distanza della forza gravitazionale; una forza che agisce a distanza non ricorda tanto la magia: alcune magie sono a tocco, altre a distanza. Conoscenza e conoscenza approssimata. Questo mio intervento non è strettamente collegato al filo di discussione ma ha comunque a che fare con l’evoluzione e quindi l’interpretazione di una teoria. Non vi sembra che una componente essenziale della crescita della fisica consista nella trasformazione della “conoscenza” in “conoscenza approssimata” ? Noto è il fatto che quando v << c le trasformazioni di Lorentz possono essere approssimate a quelle galileane e quindi si possa tradurre la cinematica relativistica in quella classica. Quindi la fisica relativistica include la fisica classica e ottiene molto di più. Mi sembra interessante farvi notare che anche entro la meccanica classica ci sia una situazione analoga, eccola. Newton ha realizzato l’unificazione della fisica terrestre di Galileo e della fisica celeste di Keplero in un quadro concettuale che pretendeva di includere entrambe e ottenere qualcosa di più. Ma se consideriamo la caduta dei corpi le due teorie sembrano incompatibili. Poiché quella che per Galileo è una costante, l’accelerazione di gravità g, per Newton è una variabile che dipende dalla distanza del corpo in caduta dal centro della Terra. Si deve pertanto trattare il modello galileano come un’approssimazione del modello newtoniano, quando l’altezza di caduta del corpo è molto piccola rispetto al raggio della Terra, cioè quando h <<R.