Domenica delle Palme Ingresso del Signore a Gerusalemme 16 marzo 2008 Mt 21, 1-11. Benedetto colui che viene nel nome del Signore! (Benedizione delle Palme) Is 50, 4-7. Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola. Sal 21, 8-9. 17-18°. 19-20.23-24. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Fil 2, 6-11. Assunse la condizione di servo, divenendo simile agli uomini. Mt 27, 54. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». Il culmine di un itinerario di fedeltà Siamo all'inizio di una settimana che comincia con delle acclamazioni trionfali e che culmina con la più grande gioia, mai sperimentata. Una settimana che deve condurre al suo punto culminante attraverso la contemplazione del mistero della Passione, della Morte e della Resurrezione del Signore. Il nostro incontro con Lui può essere decisivo per la nostra vita se è improntato a una forte volontà di imitazione e di accettazione del Suo messaggio, se il nostro amore per Lui e nei confronti degli altri è la risposta generosa alla chiamata a identificarci con la causa del Regno, che Egli predica e con l'offerta del nostro più sincero coinvolgimento. E' questo il momento di seguire attimo dopo attimo i passi di Gesù. Dovremmo tuttavia chiederci con la massima sincerità, e come esame personale e comunitario: Cosa è accaduto nella nostra vita durante questa Quaresima? Come abbiamo vissuto personalmente questo tempo di grazia? Quale è stato e continua ad essere il nostro cammino di conversione? Cosa è cambiato nella mia vita per quanto riguarda la relazione diretta con la Parola di Dio e la preghiera? Come vivo l'offerta del perdono attraverso il sacramento della riconciliazione? In qual modo ho esercitato la carità ed, in particolare, l’aiuto ai più bisognosi? Per cosa devo ringraziare Dio in questo pellegrinaggio interiore che è stata la Quaresima? In questa Domenica delle Palme, inizio della Settimana Santa, accogliamo Gesù che entra nei nostri villaggi, come lo ha fatto a Gerusalemme, e nel nostro cuore. I nostri canti di riconoscenza, di lode e di giubilo hanno bisogno del completamento della luminosa notte di Pasqua per verificare che l'incontro con Lui costituisce per noi la maggior fonte di trasformazione per la nostra vita personale e per le strutture della nostra società. Sappiamo che Gesù viene in nome di Dio, e anche se attraverso l'amaro calice dell'accettazione della sua 1 volontà, otterrà per tutto il genere umano la più grande di tutte le libertà, quella che assicura la vittoria sul peccato, sulla morte e su ogni tipo di male. Ma, affinché tutto ciò sia reso possibile, Egli dovrà prendere su di sé il nostro peccato e assumere la nostra morte per trasformarla in passaggio verso la Vita. Per noi, proclamare oggi «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!» costituisce già il riconoscimento nella fede che Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo e che, essendo uguale a noi in tutto meno che nel peccato, è Lui che ci ha proiettati verso Dio e ci ha ottenuto la salvezza, la vita eterna. Oggi, dopo aver acclamato Gesù, colui che viene nel nome del Signore, la nostra attenzione è diretta verso la sua Passione, per fare di essa una preghiera silenziosa, contemplativa. Quale mistero nasconde e rivela? Senza alcun dubbio, un mistero di amore, l'amore di Dio che si è innamorato del suo popolo e che vuole condurlo alla meta più felice per la quale lo ha scelto, gli ha rivolto la parola, lo ha santificato e si è incarnato. Dio si è fatto interamente solidale con l'umanità, amandola e dando tutto per lei nella persona di suo Figlio. A tal punto giunge questo avvicinamento di Dio che oggi contempliamo, come continueremo a fare in questi giorni, che “Cristo Gesù ... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo, Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome» (2ª lettura). Queste parole di Paolo riassumono il mistero centrale della nostra vita cristiana. Non guardiamo alla croce senza la resurrezione né la resurrezione senza la croce: ci troviamo di fronte al mistero della morte e della vita che esprime il più grande realismo a cui siamo confrontati ogni giorno. Al punto che nella luce che ci proietta il mistero pasquale di Cristo troviamo la chiarezza della fede, la ragione della speranza e l'ardore della carità. Abbiamo bisogno di ricuperare il coraggio di comunicare con la nostra testimonianza quelle virtù che sostengono la nostra vita cristiana, e per poter dire, con Isaia : « Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola» (1ª lettura). Il nostro sguardo è fisso su Gesù, sulla sua decisione di entrare in città, sul suo ineffabile amore nei nostri confronti al punto di affidarsi al Padre nel compimento della sua volontà per la nostra salvezza. Tutto in Lui è una parola di incoraggiamento affinché noi continuiamo a fare lo stesso, offrendoci agli altri per amore. Posso anche dire con il profeta, nei momenti più difficili di questa identificazione: «Il Signore mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come la pietra, sapendo di non restare deluso». (1° lettura) Lo abbiamo ascoltato nel lungo racconto della Passione secondo San Matteo. E' una lettura a cui dobbiamo ritornare in questi giorni, per meglio comprendere il suo significato e la portata del nostro impegno cristiano: L'importanza dell'Eucaristia per le nostre comunità a partire dalla sua istituzione nella cena pasquale del «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo», e del «Bevetene tutti: 2 perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti,in remissione dei peccati» (Passione secondo Matteo). A cosa ci impegna? La preghiera nel giardino degli ulivi e la raccomandazione di Gesù: «Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione, perché lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Passione secondo Matteo). Cosa attende dal nostro dedicarci alla preghiera? Le reazioni dei discepoli di fronte al tradimento di uno di loro e la detenzione di Gesù. La dichiarazione solenne di fronte al sommo sacerdote : «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio? Tu l’hai detto!» (Passione di Matteo) e le urla che chiedono la pena di morte, la croce. La crocifissione, le torture e le burle che le precedono: «Salve, re dei giudei!» (Passione di Matteo). L'ultima tentazione: «E’ il re di Israele, scenda dalla croce e gli crederemo». Ci perdiamo in esigenze e condizioni o viviamo la fede nel figlio di Dio? Il grido di agonia sulla croce che si unisce ai clamori dei tanti che sono stati crocifissi nel corso della storia ed ancora oggi lo sono, grido che abbiamo udito e che abbiamo ripetuto e pregato insieme: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Come aiutiamo tutti quelli che soffrono? Il ricordo dell'annuncio della resurrezione: «essendo ancora in vita, vi annuncio: tra tre giorni resusciterò» (???). Dove si trova, e in quale persona, il fondamento della mia speranza? Tutto questo è stato fatto per noi e per la nostra salvezza. Raccolti in adorazione, nel ricevere oggi Gesù nell'Eucaristia e in comunione di Chiesa, si pieghi ogni ginocchio e proclami ogni lingua: GESU' CRISTO E' IL SIGNORE PER LA GLORIA DI DIO PADRE. 3