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GLI INCONTRI DI GESU’ NEL VANGELO DI GIOVANNI
di don Faustino Guerini
GIUDA
Sintesi di Carmine Bordieri
INTRODUZIONE
Giuda è uno dei personaggi più problematici del Vangelo, la sua figura ha suscitato accesi dibattiti e
contraddittori giudizi nel corso dei secoli. Tuttavia, per la nostra crescita spirituale è sicuramente molto più
utile non prendere posizione pro o contro Giuda, perché ciò non porta da nessuna parte; né conosciamo bene
la sua storia, in quanto il Vangelo ci racconta solo alcuni fatti per quello che sono.
E’ utile confrontarsi con la sua figura, perché è come confrontarci con una eventualità reale della nostra vita:
la possibilità di tradire Gesù!
La vicenda di Giuda è il simbolo della tragicità della nostra libertà di uomini.
PRESENTAZIONE DEGLI APOSTOLI (Mc 3,12-19)
Prima di riflettere sull’episodio dell’incontro di Gesù con Giuda nel Cenacolo, è interessante fermare la
nostra attenzione sulla descrizione che il Vangelo fa della chiamata degli Apostoli: Giuda è uno dei Dodici.
Gesù sale sul monte e chiama a sé. Nell’Antico Testamento il “monte” ricorda la Casa di Dio, è il luogo dove
Dio si rivela (ad esempio il Sinai) ed è lì che Gesù chiama gli Apostoli.
Vengono chiamati “quelli che egli volle”. La volontà coincide con l’amore di Dio, in ogni episodio di
chiamata nella Bibbia possiamo notare questo Amore. La “chiamata” è frutto dell’amore di Dio.
I chiamati andarono da lui: è la risposta degli uomini. Dio ha un desiderio e, davanti alla risposta dell’uomo,
si realizza il Suo progetto.
Quello della chiamata degli Apostoli è un evento che riguarda noi in modo straordinario: noi siamo collegati
all’evento Gesù Cristo attraverso gli apostoli (proclamiamo la Chiesa “Apostolica”).
Letteralmente, la parola “apostoli” vuol dire “mandati”. Gesù li chiama per stare con Lui ed essere mandati.
Questo è il senso della nostra vita, è ciò che dà senso e valore alla vita: stare insieme, in unione con Cristo e
poi essere mandati nel mondo a testimoniarlo.
L’evento della chiamata è una realtà che coinvolge tutti noi, anche noi siamo “chiamati”, ma nonostante la
chiamata può esserci un tradimento.
Ciascun apostolo fa un’esperienza intensa di Gesù, con tutti i sensi (con l’udito ascolta la Sua parola, con la
vista osserva le Sue opere). Con i piedi: si sta con Gesù per seguirlo, si fa un percorso, un cammino. Ma per
stargli veramente vicino bisogna imitarlo. Si sta con Lui con le mani, per toccare Cristo nel prossimo: è la
carità che si realizza verso i fratelli.
La Comunità degli Apostoli vivrà per tre anni questa esperienza, per essere poi inviata ad annunciare la
Parola in tutto il mondo.
Esaminando con attenzione gli uomini che vengono scelti, si può affermare che i Dodici sono un “gruppo
assurdo”, formato da persone incompatibili tra loro. Ci sono quattro pescatori di Cafarnao (Pietro, Andrea,
Giacomo, Giovanni); un pubblicano (Matteo) amico dei Romani; uno (o due) (Taddeo e Simone) a cui è dato
l’appellativo di “Zelota”, cioè affiliato al gruppo degli zeloti che si ribellava ai Romani anche con atti
“terroristici”; un cananeo (Simone) appartenente al popolo che abitava la Palestina prima degli Ebrei; uno di
origine egiziana (Bartolomeo, il cui nome significa “figlio di Tolomeo”) …
Un gruppo disomogeneo, senza grandi capacità “umane”, i cui componenti non hanno molto in comune, ma
stanno insieme solo perché hanno messo al centro della loro esistenza Gesù Cristo: questa è la Chiesa!
In tutti i secoli, la vera Chiesa è “Cristocentrica”.
In questo gruppo c’è Giuda Iscariota. Molte sono le ipotesi circa il significato del termine “iscariota”.
Un’ipotesi accreditata è che derivi dalla parola “kariot”, coltello usato dai sicari per uccidere; quindi,
potrebbe riferirsi ad una persona affiliata agli Zeloti, forse anche lui un “terrorista”.
La conclusione della presentazione dei Dodici (“lo tradì”) ci fa capire che in questa comunità è presente il
tradimento fin dall’inizio, come eventualità che dobbiamo sempre tenere vigilata.
IL TRADIMENTO di Giuda (Gv 13,26-32)
Il brano del Vangelo che narra di questo incontro di Gesù con Giuda ha tre livelli di lettura: 1) Gesù ragiona
come “fuori di testa”, ha la prospettiva di vivere la sua Passione come strumento per la Salvezza degli
uomini; 2) Giuda realizza il tradimento con il benestare di Gesù; 3) gli altri Apostoli non capiscono niente di
quello che sta accadendo.
Versetto 26
Da una parte c’è l’Amore. Nell’Antico Testamento l’atto di intingere e offrire il boccone significa
“alleanza”, è un gesto di ospitalità. Gesù che offre il boccone compie un gesto di amore, il culmine
dell’amicizia; ma ricordiamo che anche il segno che Giuda darà alle guardie (il bacio) è ordinariamente un
atto di amore. Gesù si consegna al traditore affinché lo consegni agli uomini. Dall’altra parte c’è Giuda con il
suo rifiuto dell’amore. Ma nel “cuore del rifiuto” Gesù continua ad offrirsi e continua ad amare.
Vers. 27
I protagonisti del dramma sono Gesù e satana.
Gesù detta i tempi della sua offerta verso l’ultima tentazione. C’è la fretta di satana di compiere la sua opera
e, dall’altra parte, c’è la fretta di Gesù di accendere il “suo fuoco”, di immergersi nella Passione, nella
sofferenza, perché attraverso essa può salvare gli uomini. Gesù si consegna liberamente, con dolore, ma
consapevole.
Vers. 28-29
Nessuno dei presenti comprende. Tutti sono concentrati su altro, tutti pensano a qualcosa (alla festa religiosa,
al denaro, al servizio ai poveri), non si accorgono di Gesù che si sta offrendo. Anche le ipotesi che fanno gli
Apostoli, se le analizziamo, sono fuori luogo: la loro incomprensione li porterà al tradimento generale che si
compirà di lì a poco.
Vers. 30
La “notte” in cui piomba Giuda dà proprio il senso delle tenebre, del male che sembra avvolgere tutto. E
Giuda, preso il boccone, va a compiere quel male.
Giuda “esce” da Gesù e satana entra nel suo cuore. Abbandona la comunità con la quale ha condiviso tre
anni di intensa esperienza di Cristo. Giuda si chiama fuori dall’amicizia con Cristo, precipita nella notte,
diventa egli stesso “notte”.
Non sa che quella notte è solo una preparazione all’esplosione della Luce! Questo è l’aspetto tragico del
personaggio Giuda: pensa come se la notte potesse vincere ogni cosa; non sa che il “miracolo di Dio” è
trasformare la notte in un’alba nuova! Non sa che solo le tenebre possono accogliere la Luce. La fine di
Giuda è la conseguenza del non aprirsi della notte alla gloria di Dio.
Vers. 32
Gesù, invece, sa che sta per irrompere quest’alba nuova e parla di glorificazione. La prospettiva di Gesù è
stratosferica, è totalmente diversa. E noi, se vogliamo essere veri cristiani, dobbiamo assumere la Sua
prospettiva, altrimenti … siamo rovinati!
Nelle nostre sofferenze per un tradimento, per un dolore, siamo chiamati ad unire il nostro sacrificio al
Sacrificio di Cristo.
Il tradimento in atto fa crescere in Gesù la convinzione che si sta compiendo la sua gloria (che nelle visione
del vangelo di Giovanni coincide con la morte in croce, salvezza per il mondo). La gloria del Figlio è
l’estremo atto di amore di Dio per gli uomini.
Il tradimento di Giuda simboleggia tutta la malvagità dell’uomo nel mondo. Il tradimento di Giuda rimane
nel mistero, ma ci dice che è una realtà presente nella Rivelazione di Dio fin dall’inizio.
Tutti siamo chiamati a tener vigilata l’eventualità di tradire Gesù, siamo chiamati a rinnovare
quotidianamente la nostra adesione al Maestro. Ed è una adesione che deve essere non teorica, ma che si
concretizza nel servizio: la qualità del servizio ai fratelli è la “cartina di tornasole” della nostra adesione a
Cristo.
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