Oltre il bullismo da problema a opportunità 27 ottobre 2010 Scuola “G. Gioachino Belli” di Roma Intervento della dr.ssa Terry Bruno, psicologa/psicoterapeuta, presidente Earth, al convegno “L’altra faccia del bullismo - da problema a opportunità Buongiorno, sono Terry Bruno, psicologa/psicoterapeuta, Presidente della Earth, Scuola di Formazione in ambito clinico, psicologico, sportivo, aziendale, scolastico, criminologico e promotrice di questo progetto che si è potuto realizzare grazie al finanziamento dell’ISMA e alla Scuola Secondaria di I grado G. Gioacchino Belli che ci ha ospitato. Il progetto è sì una sfida alla prevaricazione, alla prepotenza, all’aggressività, alla violenza, una sfida educativa, che riguarda l’educazione alla convivenza, al dialogo, alla tolleranza, alla solidarietà, alla corresponsabilità, ma soprattutto un voler fornire ai ragazzi gli strumenti necessari per un armonioso sviluppo della propria personalità, compito cruciale negli anni dell’adolescenza. Il bullismo tra gli adolescenti è stato a lungo considerato una tappa fondamentale e inevitabile dello sviluppo. Questa visione è totalmente cambiata negli ultimi anni. Numerosi studi hanno dimostrato che il bullismo è un problema comportamentale con gravi effetti negativi sia nell’immediato che a lungo termine. Inoltre, alcuni lavori americani hanno evidenziato che esso sta trasformandosi in un qualcosa di più grave del razzismo, delle violenze sessuali e dell’uso di alcol o droghe … per cui esso diventa un problema non solo della scuola, ma anche della struttura sociale. L’attenzione al tema del bullismo, ma più in generale al tema delle relazioni caratterizzate dalla cultura della prevaricazione e da comportamenti prepotenti, è sempre maggiore. Attualmente, attraverso i mass media e non solo, siamo subissati da episodi sempre più allarmanti. Sentiamo parlare di bullismo, violenza minorile, stupri, pedofilia, maltrattamenti a donne e bambini, omicidi ogni volta più raccapriccianti, un escalation sempre maggiore in cui i termini prepotenza, aggressività, violenza, diventano alla fine sinonimi. Di fronte a casi come questi indignarsi è umano e necessario, ma è anche opportuno porsi delle domande. La maggior parte degli episodi avvengono tra le mura scolastiche, alcuni appaiono sulle cronache dei giornali, altri meno pesanti vengono filtrati, gestiti in modo riservato e rimangono oscuri alla cronaca. Sia gli insegnanti sia chi da anni lavora in tale settore, sanno quanto sia difficile lavorare con gli adolescenti che cambiano in fretta e che si disputano il potere nel gruppo con atti di prevaricazione sul più debole, sia esso timido o straniero o con un handicap o di religione diversa. In questo caso non parliamo di razzismo ma di chiusura alla diversità e all’utilizzo della fragilità altrui per un proprio vantaggio. Il bullismo è in crescita? Tutti lo dicono ma nessuno lo sa con certezza in quanto non esistono indagini significative ed omogenee a livello nazionale. In Italia, al contrario di quanto avviene in altri Paesi europei, la sperimentazione di progetti di intervento per la prevenzione del bullismo ha purtroppo ancora carattere locale. Per poter dare delle risposte più significative occorrerebbe effettuare delle indagini periodiche che diano la possibilità di poter fare dei raffronti e osservare l’andamento del fenomeno in modo più concreto. Il bullismo è conosciuto in Italia dagli adolescenti (40%) ma comincia a lambire anche fasce di popolazione più giovane come i bambini, sin dalla scuola materna. Da indagini effettuate su un’ampia casistica di ragazzi in riferimento all’andamento del bullismo in Italia, si è osservato che circa il 40% dei ragazzi, in un’età compresa tra gli 8-11 anni, è vittima di atti di bullismo. Tale % decresce significativamente con l’aumentare dell’età. Al contrario i prepotenti sono il 25%, sempre in riferimento allo stesso intervallo di età, ma si può osservare che nel periodo tra 11-18 anni si ha una stabilizzazione degli atti di prepotenza intorno al 20%. …ci sono problemi che rimangono nascosti nella società, continuando a produrre vittime che usano il silenzio come impotente difesa. Ma è proprio questo silenzio a rendere possibile il perpetuarsi del problema…. Il bullismo è il risultato di tale silenzio, di una dinamica di gruppo, per cui la strategia di prevenzione deve tener conto del gruppo come sistema d’interazione, dove ogni elemento è interdipendente dall’altro e dal gruppo, e dell’educazione alla collaborazione, al rispetto di se stessi e degli altri. La classe è un luogo relazionale molto importante per gli adolescenti, dove sperimentarsi e crescere. Un gruppo classe unito è uno dei fattori di maggior prevenzione ai fenomeni di bullismo. Gli adolescenti sono molto critici e a volte anche svalutanti verso se stessi, giudicanti ed esigenti nei confronti degli adulti. Spesso i continui comportamenti aggressivi dei ragazzi sono espressione di sofferenza, che non riescono ad esprimere in altro modo. NELL’ADOLESCENTE, INFATTI, LA SOFFERENZA, LA CONFLITTUALITA’ INTERIORE È ESPULSA ATTRAVERSO UN’AZIONE VIOLENTA, IMPULSIVA E TRASGRESSIVA. Questo processo è importante per la loro individuazione ed essi delegano all’adulto il contenimento del loro “fermento interiore” ed è faticoso non essere reattivi alla loro aggressività. L’adulto, di fronte alle provocazioni aggressive dei ragazzi, non dovrebbe innescare un meccanismo di reazione aggressiva che alimenterebbe e giustificherebbe ulteriormente la loro aggressività. Numerose indagini hanno dimostrato che gli studenti stimano e rispettano gli insegnanti che sanno essere severi e coerenti, senza prevaricare o usare aggressività, in pratica autorevoli. Spesso si attribuisce ai ragazzi una maturità che non possiedono, infatti, fino a 22 anni la corteccia pre-frontale non è sviluppata e anche il cervelletto non si sviluppa prima di quell’età. Ma cos’è il bullismo: aggressività? Gioco? Prepotenza? Bravata? Vandalismo? C’è una differenza tra bullismo e altri comportamenti, come ad esempio “lo stuzzicare”: è innocente, spontaneo, scherzoso; dura poco; avviene tra uguali; è spiacevole ma sopportabile; è uno contro uno e può essere reciproco. Il bullismo è, invece, un fenomeno che si presenta quando una persona continua a fare o a dire cose per avere la predominanza su un’altra persona e che mira deliberatamente a fare del male e a danneggiare un altro individuo. Esso può espletarsi con: prese in giro, minacce, esclusioni, rendendo la vita della vittima scomoda, prendendo o danneggiando le sue cose, facendole fare cose che non le piace fare, aggredendola fisicamente con calci e spintoni. Dal punto di vista relazionale il bullismo ha a che fare con la forza. Chi è il bullo? E’ una categoria ristretta di ragazzi che incute paura e gode di una popolarità; si presenta in genere come il “terzetto”; manca di empatia, insensibilità ai sentimenti degli altri, difficoltà a creare rapporti (incompetenza sul piano sociale); ha un forte bisogno di dominare gli altri e non vede il loro punto di vista; forte fisicamente, non è stato spesso educato a controllare l’aggressività. L’atteggiamento negativo del Bullo, tende a radicarsi negli anni e a diventare parte integrante della propria personalità. La vittima invece è tranquilla, facile al pianto, riservata e sensibile. Tende a non reagire di fronte alle provocazioni e chiede l’appoggio degli adulti. Spesso insicura e con scarsa stima di sé; a volte iperprotetta dall’infanzia o, al contrario, trascurata; può essere un diverso (ragazzo con disabilità, obeso, mingherlino, portatore di occhiali). La vittima, a lungo andare, diventerà sempre più insicura ed ansiosa fino al punto di cadere in depressione. I protagonisti di episodi di bullismo attivano dei processi di giustificazione morale (strategie cognitivo-discorsive con cui vengono giustificate le trasgressioni) per mettersi al riparo da sentimenti di svalutazione associati ad una condotta immorale a causa di un proprio atteggiamento aggressivo, violento. Abbiamo così delle giustificazioni morali (“E’ giusto litigare per proteggere un amico”), o degli etichettamenti eufemistici (“Dare una sberla o una spinta a qualcuno è solo un modo di scherzare”), o un confronto vantaggioso (“Non è un problema danneggiare le cose dei compagni. Basta pensare che c’è chi picchia selvaggiamente la gente…!”), o una distorsione delle conseguenze (“Dire piccole bugie non è grave perché non fanno male a nessuno”); o a una deumanizzazione (“E’ giusto trattar male qualcuno che si comporta come un verme”); o un’attribuzione di colpa (“ I ragazzi che vengono maltrattati di solito se lo meritano”). Spesso ci troviamo di fronte anche a situazioni del tipo: “Non è giusto rimproverare un ragazzo che ha contribuito solo in piccola parte al danno prodotto dall’intero gruppo”; ““Se i ragazzi si azzuffano o si comportano male a scuola è colpa degli insegnanti”; “Certi ragazzi sono molto aggressivi ma non ne hanno colpa. È che hanno grossi problemi in famiglia o nella società”. Ma cosa spinge un bambino/un ragazzo ad avere un tale comportamento da bullo? E’ un modo di sentirsi popolare, di sembrare più duro e forte, per attirare l’attenzione o ottenere le cose, per avere supremazia. Alcune volte l’atto di bullismo può essere la conseguenza di una sorta di gelosia verso l’altro soggetto. Di fronte ad un tale fenomeno c’è spesso un senso d’impotenza. Vi son due strategie che possono essere adottate: quella diretta e quella indiretta. La prima consiste nel considerare che esiste una vittima e un colpevole che va punito, con un ripristino della giustizia. La seconda si basa su una relazione socio-affettiva, interpersonale e di gruppo, e su un’educazione morale, per sviluppare la coesione, l’appartenenza comunitaria e la cooperazione. Negli Stati Uniti il Massachusetts ha approvato quella che Slate definisce la miglior legge anti-bullismo del paese. Tale legge chiede agli insegnanti e allo staff della scuola di riportare episodi di bullismo al proprio preside o a un amministratore scelto per gestire le segnalazioni; ma soprattutto richiede l’organizzazione di corsi per gli insegnanti e lo staff, ogni anno, sulla prevenzione e l’intervento. Dà istruzioni sul lasciare traccia nei curriculum dei professori dei loro interventi riusciti. A queste disposizioni se ne aggiunge un’altra solo apparentemente ovvia: sia gli adulti che gli studenti devono sapere a cosa stare attenti. Il nostro percorso formativo sembra rispettare appieno tale richiesta: esso, infatti, è stato diretto ai docenti, genitori e alunni, in quanto è anche provato che la chiave per affrontare il problema del bullismo è l’adozione di una politica scolastica integrata, cioè un insieme coordinato di interventi che coinvolgano tutte le componenti scolastiche e nella quale gli adulti della scuola (inclusi i genitori) si assumono la responsabilità della relazione con i ragazzi. A tutti sono stati somministrati dei questionari all’inizio del percorso per una valutazione dei loro comportamenti e della conoscenza del fenomeno. Una valutazione finale sui ragazzi è stata effettuata grazie alla risposta ottenuta con l’utilizzo, da parte di alcuni insegnanti, di tecniche specifiche che miravano all’ottenimento di una coesione del gruppo classe, allo sviluppo delle capacità/competenze gestionali individuali e dell’autostima. Poiché il bullismo è un fenomeno che interessa particolarmente i ragazzi, anche se coinvolge tutto il sistema sociale, per brevità abbiamo ritenuto utile riportare ciò che abbiamo rilevato dalla lettura dei questionari consegnati ai ragazzi. Voglio precisare che il nostro obiettivo non era solo quello di conoscere cosa i ragazzi sapessero circa il bullismo, quanto quello di verificare quali strategie, risorse interiori essi adottano, cioè come psicologicamente sono in grado di affrontare un atto di prepotenza fisica e/o psicologica reiterata nel tempo: bullismo. Il nostro progetto mira non solo a prevenire il bullismo, a far in modo che si rafforzi l’autostima dei ragazzi grazie ad una maggiore consapevolezza delle loro risorse e strategie da adottare in situazioni di disagio, ma soprattutto e questo e ciò che speriamo di riuscire ad effettuare se l’ISMA ci permetterà di continuare, di potenziare le cosiddette life skills, le abilità per la vita le cui linee guida sono state descritte e codificate dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Questo lavoro, a differenza di quello già effettuato sarà espressamente attuato sui ragazzi. Il bullismo si trasforma, quindi, da problema ad opportunità in quanto si ha la possibilità di agire sui ragazzi permettendo loro di affrontare in modo efficace le esigenze della vita quotidiana, rapportandosi con fiducia a se stessi, agli altri e alla comunità. Esse sono “abilità e competenze" che è necessario apprendere per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni e gli stress della vita quotidiana. La mancanza di tali skills socio-emotive può causare, in particolare nei giovani, l'instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio in risposta agli stress". Proprio per questo motivo abbiamo voluto chiamare il Convegno “L’altra faccia del bullismo” – da problema a opportunità. I ragazzi coinvolti nella nostra indagine sono 250 tutti della seconda classe media. L’obiettivo era verificare quali strategie, risorse interiori essi adottano, cioè come psicologicamente sono in grado di affrontare un atto di prepotenza fisica e/o psicologica reiterata nel tempo: bullismo. Le risposte raccolte (n. 236) mostrano alcuni aspetti interessanti come la presenza di valori significativi ed una buona consapevolezza di se stessi. Alcuni adolescenti hanno dato più risposte alla stessa domanda. Alla domanda: Se qualcuno fa il bullo con te, tu potresti: (risposte 230) Presenza di valori significativi: rispetto verso se stessi e le istituzioni. • Dirlo ad un insegnante o ai tuoi genitori 83,04% • Cercare di diventare invisibile 14,35% • Non andare a scuola 2,61% Alla domanda: Se qualcuno cerca di fare il bullo con te usando le parole tu potresti: (risposte 245). Presenza di valori significativi: buona consapevolezza di sé • Dire: «Allora» oppure dire «Okay» e andare via 82,04% • Credere a ciò che sta dicendo perché ha ragione 0,82% • Colpirlo o lottare con lui 17,14% Alla domanda: Se tu vuoi fermare il comportamento del bullo tu potresti: (risposte 209) Presenza di valori significativi: il gruppo • Nasconderti in bagno 6,70% • Non partecipare ai giochi durante l’intervallo 17,70% • Stare al centro di un grande gruppo di adolescenti 75,60% Alla domanda: Se tu conosci qualcuno che è sottoposto a bullismo tu potresti (risposte 259) Presenza di valori significativi: l’amicizia • Essere suo amico 73,75% • Evitarlo così non vieni anche tu sottoposto a bullismo 13,90% • Fare pure tu il bullo 12,36% Aspetti interessanti delle risposte raccolte Non abbiamo inserito la risposta del danno fisico (il picchiare) e abbiamo aggiunto la risposta “Altro”, presente alla prima e all’ultima domanda, per osservare e valutare le loro considerazioni in merito alla domanda posta. Qualcuno è un bullo se: (risposte 238) • Ti toglie le tue cose 41,18% • Impedisce ai tuoi amici di giocare con te 22,27% • Prova a metterti nei pasticci 36,55 Altro: il 25% delle risposte “Altro”, riguarda il picchiare e l’azione morale; il 19% esplicita l’azione del bullo attraverso la presa in giro; il 14% delle risposte riguarda il farsi notare, usare la violenza e il controllare gli altri. Sei un bullo e non lo sai? Tu: (risposte 87) • Pensi che sia divertente prendere in giro gli altri 49,43% • Escludi gli altri dai tuoi giochi 13,79% • Incoraggi gli altri a non parlare con qualcuno 36,78% Altro: il 68,57% dei ragazzi ha risposto che non ritiene di essere un bullo.