viaggio di istruzione umbria - Istituto Comprensivo di San Daniele

SCUOLA MEDIA ‘Pellegrino da San Daniele’
SAN DANIELE DEL FRIULI
VIAGGIO DI ISTRUZIONE
CLASSI TERZE
Anno scolastico 2012-2013
UMBRIA
PERUGIA
ASSISI
SPOLETO
GUBBIO
17-18-19 aprile 2013
fascicoletto realizzato con la collaborazione delle classi terze
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO ‘Pellegrino da San Daniele’ San Daniele del Friuli
VIAGGO DI ISTRUZIONE
UMBRIA PERUGIA ASSISI SPOLETO GUBBIO
17- 18- 19 aprile 2013
Anno scolastico 2012-2013
Classi terze di SAN DANIELE
Gruppo scolastico/partecipanti n.78 alunni + 7 insegnanti:
Coordinatori progetto : prof.ssa Bello Donatella
Mezzi di trasporto: n 1 Autopullman GT SAF da 85 posti
Sistemazione: Hotel PANDA 3*** a Santa Maria degli Angeli – Assisi, trattamento di 2 mezze pensioni in Hotel (da
cena dell’17/4 a pranzo del 19/4 , pernottamento, prima colazione + 1 pranzo fornito dall’hotel e 1 pranzo in ristorante
convenzionato, assistenza , assicurazione, visite guidate); non compresi ingressi ai musei o monumenti; compresi n. 2
guide per due ore per la visita di Perugia, di Assisi e di Gubbio
1° giorno – mercoledì 17 aprile: SAN DANIELE – PERUGIA
Ore 6.00 partenza da San Daniele del Friuli c/o Scuola Media (Via Kennedy 11), via autostrada per Perugia.
Lungo il tragitto soste da definire.
Ore 13.00 circa sosta pranzo al sacco (portato da casa).
Arrivo a Perugia, antico centro umbro, che raggiunse grande importanza già nel periodo etrusco. Domina dall‟alto
del suo colle un incrocio di valli e di vie di comunicazione tra Valle Tiberina e Valle Umbra. Il centro storico si
concentra intorno a corso Vannucci che prende il nome dal pittore locale, Pietro Vannucci (Perugino).
Incontro con le guide locali (ore 15.30 circa) in Piazza Partigiani e visita guidata del centro storico (durata 2.30).
Il percorso prevede: Piazza IV Novembre - centro artistico della città ove sorgono i monumenti più cospicui - la
Fontana Maggiore – una delle più belle fontane medioevali d‟Italia, realizzata da Nicola e Giovanni Pisano – il
Duomo del XV, il Palazzo Comunale o dei Priori, il Collegio del Cambio, Piazza Italia ed il S. Bernardino.
Al termine delle visite, trasferimento a Santa Maria degli Angeli e sistemazione presso l‟Hotel PANDA 3***.
Cena. Serata libera (gruppo classe) e pernottamento in hotel. (ore 23.00 si spengono le luci. Silenzio)
2° giorno - giovedì 18 aprile: ASSISI E SPOLETO
Ore 7.00 sveglia e prima colazione.
Ore 08.30 partenza per Assisi, suggestiva città medievale, distesa a terrazze sul declivio del monte Subasio:
appunto perché è patria di San Francesco, per le mistiche memorie di quest‟ultimo è oggi uno dei maggiori centri
religiosi d‟Italia. Visita guidata del centro storico (durata 2.30): Porta S. Francesco, Piazza Inferiore, la Via S.
Francesco e Piazza del Comune (dominata dalle colonne del tempio di Minerva, la cui facciata romana è
perfettamente conservata dal periodo augusteo), la Basilica di San Francesco dov‟è allestito il “Presepe
Francescano” con la Chiesa Inferiore e la Chiesa Superiore (si ricorda che per la visita alla Basilica si dovranno
pagare sul posto € 1.80 per il noleggio degli auricolari). Rientro in hotel per il pranzo.
Nel pomeriggio, escursione a Spoleto, città pittoresca e austera, con una storia antichissima, è uno dei principali
centri turistici dell'Umbria, oltre che per l'importanza dei suoi monumenti archeologici, altomedioevali e
rinascimentali, per le interessanti manifestazioni culturali che vi si svolgono.
Passeggiata nel centro storico con i docenti accompagnatori. Rientro in hotel per la cena.
Passeggiata serale a S. Maria degli Angeli.
Ore 23.00 circa rientro in hotel e pernottamento (ore 23.30 si spengono le luci. Silenzio)
3° giorno venerdì 19 aprile: GUBBIO – SAN DANIELE
Ore 7.00 sveglia e prima colazione. Sistemazione dei bagagli.
Ore 08.30 partenza per Gubbio, una tra le più caratteristiche città d‟Umbria, situata ai piedi del Monte Ingino,
piena di fascino per il suo intatto aspetto medioevale e i nobili monumenti.
Incontro con le guide locali e visita del centro storico: Piazza della Signoria, il Palazzo dei Consoli, il Duomo, il
Palazzo Ducale e via dei Consoli, una delle più caratteristiche della città per le case tutte antiche, in perfetta
muratura (durata visita ore 2.30)
Pranzo al ristorante Alla Balestra con menu pizza (via della Repubblica 41 – Tel. 075 – 9273810).
Ore 15.00 circa partenza per il viaggio di ritorno. Lungo il tragitto soste da definire e cena in autogrill (a proprie
spese)
Ore 22.30/23.00 arrivo a San Daniele del Friuli c/o scuola Media.
ASPETTI ORGANIZZATIVI
GRUPPI : TOTALE PARTECIPANTI N. 85
ALUNNI PARTECIPANTI N. 78 DOCENTI ACCOMPAGNATORI N. 7
CAPOGRUPPO Prof. VARUTTI CARLO coadiuvato dal prof. ZULIANI
Mario
CLASSE F
M
Totale
DOCENTI ACCOMPAGNATORI
alunni
3^A
9
9
18
proff. BERNARDIS Silvano, ZULIANI
Mario
3^B
11 10 21
proff. PEVERE Ivana, CIAMPI Patrizia
3^C
10 18 18
proff.
VARUTTI
Carlo,
BRAVIN
Pierpaolo
3^D
14 8
22
proff. MUSSINANO Mario
MEZZI DI TRASPORTO
1 AUTOPULLMAN G.T. SAF POSTI OCCUPATI N. 85 SU 85
SISTEMAZIONE IN HOTEL
TURNI DI SORVEGLIANZA (dopo le ore 23.00)
HOTEL PANDA 3*** SANTA MARIA DEGLI ANGELI
1° TURNO
proff. Mussinano Mario, Varutti Carlo, Zuliani Mario
(17 aprile)
(riserva Bernardis Silvano)
2° TURNO
proff. Ciampi Patrizia, Pevere Ivana, Bernardis
(18 aprile)
Silvano, Bravin Pierpaolo (riserva Varutti Carlo)
NUMERI DI TELEFONO UTILI:
Scuola Media Statale ‘Pellegrino da San Daniele’ San Daniele del Friuli
Cellulare di servizio prof. Zuliani Mario
Hotel PANDA Santa Maria degli Angeli
0432 955406
340 1680241
075 8043 680
CONSIGLI UTILI E REGOLE DA SEGUIRE
CHE COSA PORTARE
Pranzo al sacco per il giorno della partenza.
Riparo per l’eventuale pioggia: è preferibile il K-way.
Abiti adeguati in numero contenuto (valigia di poco ingombro)
Si consiglia l’asciugamano personale.
Guida turistico-culturale elaborata dalle varie classi e inserita sul sito della scuola completa di
informazioni, consigli utili e regole da seguire.
DOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO
Fotocopia TESSERA SANITARIA ATTIVATA
Nota importante: applicare al bagaglio un contrassegno con nome e classe del
proprietario.
CHE COSA NON PORTARE
Gioielli, orologi costosi e comunque oggetti di valore (non si può garantire la
custodia).
Eccesso di abiti e cosmetici.
Scarpe scomode.
Bevande alcoliche (birra compresa), sigarette e/o oggetti inadeguati: accendini,
laser, coltellini ….
Troppo denaro.
NORME DI COMPORTAMENTO
N.B. 1) per la riuscita del viaggio di istruzione E’ MOLTO IMPORTANTE che gli
alunni mantengano un comportamento corretto e disponibile.
CONSIDERATE LE RESPONSABILITA’ CUI SI FANNO CARICO GLI ACCOMPAGNATORI
E LA SCUOLA, RI RICHIEDE LA MASSIMA COLLABORAZIONE DI ALUNNI E GENITORI
ANCHE PER EVITARE DRASTICI PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI
L’eventuale comportamento scorretto influirà anche sul giudizio finale ….
N.B. 2) IN PULLMAN: coloro che soffrono il mal di corriera, prendano in tempo i
provvedimenti necessari ( es. Travelgum, ecc.); evitino, inoltre, di mangiare e bere.
Si ricorda che sono ammesse gomme da masticare e caramelle solo se ne gettano
carte e resti nei contenitori. E’ necessario parlare a bassa voce, evitando di
spostarsi dai posti occupati e, quindi, di stare in piedi lungo il corridoio, non si
devono rivolgere gesti o urla agli altri utenti della strada.
E’ opportuno, poi, non usare eventuali cellulari e simili in modo inadeguato sia in
pullman che altrove.
N.B. 3) NEGLI AUTOGRILL: EVITARE acquisti costosi ed inopportuni.
Tenere d’occhio compagni ed insegnanti in procinto di partire e segnalare se si è
costretti a farsi attendere per un qualunque motivo.
N.B. 4) DURANTE LE VISITE: avvisare gli accompagnatori se ci si allontana dal
gruppo. Partecipare alle visite programmate con interesse e in silenzio,
rispettando comunque coloro che vi accompagnano e che guidano il gruppo.
SPENDERE DENARO E ACQUISTARE OGGETTI IN MODO SENSATO.
ATTRAVERSARE LA STRADA CON PRUDENZA!
SE CI SI PERDE, RINTRACCIARE COMPAGNI e/o CHIAMARE IL CELLULARE DI
SERVIZIO (memorizzare i numeri utili nel proprio cellulare)
Prof. Zuliani Mario 340 1680241
N.B. 5 ) NELLA STRUTTURA RICETTIVA: rispettare le cose, gli altri ospiti ed il
personale.
Non piagnucolare per eventuali piccoli inconvenienti che potrebbero verificarsi.
Rispettare gli orari che verranno stabiliti dagli accompagnatori per il riposo
notturno.
Restare assolutamente nella propria stanza dopo il silenzio.
DOVUNQUE: ESSERE CORDIALI, DISPONIBILI, RISPETTOSI E DIVERTIRSI SENZA
ECCESSI …
COMUNICARE ai docenti accompagnatori eventuali intolleranze alimentari e uso di
farmaci per cure mediche (referenti proff. Pevere Ivana e Ciampi Patrizia).
NOTA IMPORTANTE: FARE USO INTELLIGENTE DEL TELEFONO CELLULARE.
L’USO E’ CONSENTITO PER COMUNICAZIONI VELOCI E/O URGENTI!
AVVERTENZE DA PARTE DELLA DIREZIONE
DELLA STRUTTURA RICETTIVA ALBERGHIERA
PER UN SOGGIORNO GRADEVOLE E SERENO
Gli ospiti della struttura alberghiera sono certamente persone corrette e
rispettose dei diritti altrui.
Pertanto:
 Non disturberanno il riposo parlando ad alta voce, sbattendo le porte, ecc. …..
 Eviteranno di procurare danni alle strutture e all’arredo dei locali utilizzati.
 Il modo di parlare, vestire, ecc. sia improntato sempre a correttezza.
NOTA IMPORTANTE: l’Hotel richiede un deposito cauzionale di € 10 pro-capite
all’arrivo del gruppo che sarà restituito il giorno della partenza salvo danni alla
struttura e rumori durante le ore notturne e/o di riposo!
NUMERI DI TELEFONO UTILI:
Scuola Media Statale ‘Pellegrino da San Daniele’ San Daniele del Friuli
Cellulare di servizio prof. Zuliani Mario
0432 955406
340 1680241
Hotel PANDA Santa Maria degli Angeli
BUON DIVERTIMENTO A TUTTI !
075 8043 680
VISITE GUIDATE STORICO-CULTURALI
A. CENTRO STORICO di PERUGIA
Visita guidata (tempo a disposizione 2 ore)
DATA
ORA
Mercoledì 17 aprile 15.30
Mercoledì 17 aprile 15.30
GRUPPO CLASSE
TOTALE
VISITATORI
1° gruppo (3^A 18)+ (3^D 22) – 3 docenti
Proff. Bernardis S., Zuliani M., Mussinano M.
2° gruppo (3^B 21) + (3^C 17) – 4 docenti
Prof. Pevere I., Ciampi P.,Varutti C., Bravin P.
n. 40+3
n. 38+4
B. CENTRO STORICO DI ASSISI
Visita guidata (tempo a disposizione 2 ore e 30 minuti)
DATA
Giovedì 18 aprile
Giovedì 18 aprile
ORA
GRUPPO CLASSE
9.00
1° gruppo (3^A 18)+ (3^D 22) – 3 docenti
Proff. Bernardis S., Zuliani M., Mussinano M.
2° gruppo (3^B 21) + (3^C 17) – 4 docenti
Prof. Pevere I., Ciampi P.,Varutti C., Bravin P.
9.00
TOTALE
VISITATORI
n. 40+3
n. 38+4
C. CENTRO STORICO DI ASSISI + SPOLETO
Visita libera (eventualmente con prof. Mussinano, tempo a disposiz. 1 ora)
Visita libera (tempo a disposizione 3 ore) a Spoleto
DATA
Giovedì 18 aprile
ASSISI
Giovedì 18 aprile
ORA
GRUPPO CLASSE
TOTALE VISITATORI
Circa 11.30/12.30
Circa 18.00/19.00
Gruppi classe per visita di 1 ora
3^C, 3^B, 3^A e 3^D
17+2,21+2,18+2,22+1
15.00
Gruppo completo
insegnanti
SPOLETO
con
tutti
gli
78 +7
D. CENTRO STORICO DI GUBBIO
Visita guidata (tempo a disposizione 2 ore e 30 minuti)
DATA
Venerdì 19 aprile
Venerdì 19 aprile
ORA
GRUPPO CLASSE
9.00
1° gruppo (3^A 18)+ (3^D 22) – 3 docenti
Proff. Bernardis S., Zuliani M., Mussinano M.
2° gruppo (3^B 21) + (3^C 17) – 4 docenti
Prof. Pevere I., Ciampi P.,Varutti C., Bravin P.
9.00
TOTALE
VISITATORI
n. 40+3
n. 38+4
PERUGIA (classe 3B)
Perugia, antica città italica che sorge su un colle dal profilo molto mosso, tra la valle del Tevere e il Trasimeno, è un
importante centro storico italiano. Città d'arte ricca di storia e monumenti, è polo culturale ed economico della
regione e meta di turisti e studenti. È sede, infatti, di due università: l'Università degli Studi, fondata nel 1308, e
l'Università per stranieri, la maggiore d'Italia. La città è però sfavorita dal punto di vista delle vie di
comunicazione, sebbene conosca un notevole sviluppo nel settore industrie. E‟ un comune italiano di 169.290
abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Umbria.
La Cattedrale di San Lorenzo a Perugia
I lavori per la costruzione della Cattedrale intitolata a San Lorenzo, uno dei Santi patroni della città, iniziarono nel
1345 e si conclusero nel 1490. Sia la fiancata laterale che la facciata principale, però, sono rimaste
incomplete. La fiancata laterale si affaccia sulla Fontana Maggiore, e una trama geometrica di rombi di marmo rosa
e bianco ne decora solo il lato inferiore. La facciata principale, invece, si affaccia su Piazza Danti ed è
caratterizzata da un portale barocco del 1729. L'interno, di impronta tardogotica, presenta tre navate di uguale
altezza, divise da possenti pilastri. Le decorazioni furono completate nel XVIII secolo e, tra queste, spiccano La
Deposizione di Federico Barocci, la vetrata policroma del XVI secolo di Arrigo Fiammingo e il Monumento Funebre
in onore del vescovo Andrea Baglioni realizzato da Urbano da Cortona. Nel chiostro della Cattedrale potrete
visitare il Museo Capitolare, sede di importanti opere d'arte.
La Galleria Nazionale dell'Umbria a Perugia
Lungo Corso Vannucci, agli ultimi piani del Palazzo dei Priori ha sede, dal 1878, la Galleria Nazionale dell'Umbria. La
Galleria ospita uno dei patrimoni artistici più completi e ricchi di tutta la regione. Le opere coprono un periodo
che va dal XIII al XIX secolo e sono organizzate secondo un esaustivo percorso cronologico: al terzo piano sono
raccolte le opere che vanno dal XIII al XV secolo; mentre al secondo piano quelle dal XVI al XIX secolo. A
differenza degli altri grandi musei italiani e stranieri, nella Galleria Nazionale dell'Umbria i capolavori sono raccolti
in uno spazio piccolo, quindi si susseguono senza sosta. Si ammirano in un solo sguardo le madonne e i politici della
pittura fiorentina e senese del 1400, accanto ai capolavori del Rinascimento, i pezzi unici dell'oreficeria umbra. Fra
tutti, spiccano capolavori di Duccio di Buoninsegna, Piero della Francesca, Beato Angelico, Pinturicchio e
Perugino In più, raccolte monografiche dedicate all'oreficeria, alla grafica antica, alla topografia e ai tessuti
umbri arricchiscono la raccolta.
Rocca Paolina a Perugia
Decantata in una celebre poesia di Giosue Carducci, la Rocca Paolina è un'antica fortezza voluta dal Papa Paolo III
e realizzata da Antonio da Sangallo il Giovane. L'intento del Papa, in cui era ancora vivo il ricordo del Sacco di
Roma, era quello di rendere la città sicura e di creare, così, un rifugio efficiente come lo era stato Castel
Sant'Angelo. La sua costruzione rese necessaria la distruzione di più di cento case ma anche di monasteri e chiese,
soprattutto di proprietà della famiglia Baglioni, odiatissima dal Papa. La Rocca è stata simbolo dell'autorità
papale fino al 1860, anno in cui venne abbattuta in seguito all'annessione al Regno d'Italia. Di quell'antica
costruzione sono visibili un tratto delle mura di sostegno ed il bastione che incorpora Porta Marzia. La parte più
suggestiva di quel che resta della Rocca Paolina sono i sotterranei, in particolare le scale mobili che dal parcheggio
di Piazza Partigiani attraversano la Rocca sotto il porticato laterale del Palazzo del Governo (1870, sede della
Provincia) e arrivano in Piazza Italia.
L'Oratorio di San Bernardino a Perugia
L'Oratorio fu voluto dai frati Francescani in onore di San Bernardino da Siena, la cui predicazione aveva
infiammato i perugini in diverse occasioni. La splendida facciata policroma è opera di Agostino di Duccio che,
utilizzando materiali differenti, riuscì a creare una vera e propria sinfonia di colori che esplode in un affascinante
gioco di riflessi. In un fine ricamo di pietre e marmi, Agostino di Duccio era riuscito a glorificare Bernardino e a
narrare i suoi miracoli. L'opera di Agostino è il più insigne monumento rinascimentale di Perugia. Un doppio portale
immette il visitatore nell'interno dall'impianto gotico, il cui altare è costituito da un sarcofago paleocristiano del
IV secolo che raccoglie le spoglie del beato Egidio, compagno di San Francesco. Dietro l'altare, un altro portale
introduce nell'Oratorio di Sant'Andrea con un soffitto a cassettoni e dipinti del XVIII e XIX secolo.
Piazza IV Novembre
E‟ considerata una delle più belle piazze d‟Italia ed è il centro monumentale della città di Perugia. Attorniata da
eleganti ed interessanti edifici, vede sorgere nel mezzo la meravigliosa Fontana Maggiore , realizzata nella seconda
metà del „200 da Nicola e Giovanni Pisano e Fra‟ Bevignate da Perugia. Sulla Piazza, alta su una gradinata, sorge la
fiancata delle trecentesca Cattedrale di San Lorenzo , con la bella decorazione in marmi rosati. L‟interno è assai
interessante ed offre pregevoli opere d‟arte. Sulla parte opposta della piazza, di fronte alla Cattedrale, sorge lo
stupendo Palazzo dei Priori che allunga il suo fianco curvilineo su Corso Vannucci . Esso rappresenta uno degli
esempi più raffinati ed interessanti dell‟architettura gotica. Venne in parte realizzato alla fine del XII secolo, in
parte all‟inizio del XIII. La facciata è caratterizzata da una grande scalinata che dà accesso alla Sala dei Notari .
In alto, poggianti su delle mensole, i simboli di Perugia: il grifo ed il leone. La Galleria Nazionale dell‟Umbria , che
occupa parte dell‟interno del Palazzo dei Priori, costituisce la più importante e ricca raccolta di pittura umbra. Al
pianterreno del Palazzo dei Priori si trovano poi la Sala del Collegio della Mercanzia e quella del Collegio del
Cambio . La prima, completamente rivestita in legno, era adibita alle riunioni dei Consoli della Mercanzia; la seconda
alle riunioni dei Cambiatori, ossia dei banchieri che praticavano il cambio delle monete. Parallelamente a Piazza IV
Novembre ed a Corso Vannucci si apre Piazza Matteotti.
Fontana Maggiore
La Fontana Maggiore, uno dei principali monumenti di Perugia, è situata al centro di Piazza IV Novembre (già
Piazza Grande) e riceve da più di 800 anni l'acqua dal monte Pacciano.
Fu progettata tra il 1275 ed
il 1278 da Nicola Pisano (con la collaborazione di frà Bevignate da Cingoli per la parte architettonica e
di Boninsegna Veneziano per la parte idraulica) e venne eretta per celebrare l'arrivo dell'acqua nell'acropoli della
città grazie al nuovo acquedotto, che convogliava nel centro di Perugia le acque provenienti dal monte Pacciano,
situato a pochi km dalla città.La Fontana venne danneggiata dal terremoto del 1348, con conseguente ricostruzione
arbitraria dell'ordine dei pannelli; è stata sottoposta a restauro una prima volta nel 1948-49 e poi ancora nel 199599. La fontana, predisposta in bottega e poi montata al centro della piazza, fu realizzata in pietra di Assisi. È
costituita da due vasche marmoree poligonali concentriche sormontate da una tazza bronzea ornata da un gruppo
bronzeo di Ninfe dal quale sgorga l'acqua. La fontana ha la decorazione incentrata in 50 bassorilievi e 24 statue
con cui Nicola Pisano e il giovane figlio Giovanni ornarono le due vasche poligonali concentriche. Nella vasca
inferiore sono rappresentati i Mesi dell'anno con i segni zodiacali e le scene della tradizione agraria e della cultura
feudale, le Arti liberali e personaggi della Bibbia e della storia di Roma.
Piazza Matteotti
Anticamente chiamata Sopramuro , perché costruita su un terrazzamento artificiale retto da un possente muro di
sostruzione , vi prospetta la lunga fronte del palazzo dell‟Università Vecchia , caratterizzato da finestre crociate
rinascimentali e l‟elegante palazzo del Capitano del Popolo , con notevole portale , alte bifore e balcone da cui
venivano banditi editti e ordinanze . Passando sotto l‟arco al N. 18 , si accede ad un mercato coperto e una terrazza
panoramica . In fondo alla piazza , la pittoresca via Volte della Pace , formata da un lungo e stretto portico del „300
costruito sul tracciato delle mura etrusche .
Piazza Italia
Piazza Italia aperta inseguito alla demolizione della cinquecentesca Rocca Paolina , riflette il gusto della società
borghese tardottocentesca . Il lato di fondo è chiuso dal porticato Palazzo del Governo o della Provincia , alle
spalle del quale sono i giardini Carducci , da cui si domina con ampio panorama il cuore dell‟Umbria .
Piazza Danti
Lungo al fianco destro della Cattedrale , era nel medioevo luogo di mercato . Al N. 18 si apre l‟ingresso al pozzo
etrusco , riserva idrica – m. 37 di profondità , m. 5. 6 di diametro –risalente al sec. III a.C. Per via Cesare Battisti ,
via Pensile realizzata nel 1901 , costeggiando un lungo tratto delle bene conservate mura etrusche , si scende verso
piazza Fortebraccio. A fianco dell‟arco etrusco si trova la C. di S. Fortunato di probabile origine altomedievale ma
rifatta nel „600.
Piazza Fortebraccio
Piazza Fortebraccio
è dominata dal barocco palazzo Gallenga Stuart , oggi sede dell‟ Università italiana per
Stranieri . Nella vicina via S. Elisabetta , all‟interno di un‟ edificio universitario , si trova un grande mosaico romano
del sec. III a tessere bianche e nere , appartenente ad un termale.
ASSISI (classe 3D)
Assisi: il percorso
La basilica di Santa Chiara
La basilica di Santa Chiara è un importante luogo di culto del centro storico di Assisi
Santa Chiara D'Assisi
Santa Chiara, al secolo Chiara Scifi (Assisi, ca. 1193 –
Assisi, 11 agosto 1253), è stata una religiosa italiana, collaboratrice di san Francesco e fondatrice delle Monache
Clarisse: è stata dichiarata santa da papa Alessandro IV nel 1255 nella Cattedrale di Anagni. Il 17 febbraio 1958
venne dichiarata, da papa Pio XII, santa patrona della televisione e delle telecomunicazioni
Biografia di Santa Chiara D'Assisi
Nata da Favarone di Offreduccio e da Ortolana, appartenente ad
un'alta classe sociale, dimostra forza d'animo nelle sue scelte radicali che la inducono a sfuggire il matrimonio
predisposto dalla famiglia di origine, per seguire il desiderio di dedicare la vita a Dio.
La notte del 28 marzo 1211 (è la sera della domenica delle Palme: Chiara ha solo 18 anni), stando alle testimonianze
del processo di canonizzazione, fugge da una porta secondaria della casa paterna, situata nei pressi della
cattedrale di Assisi, San Rufino. Subito raggiunge Francesco d'Assisi e i primi frati minori presso la chiesetta di
Santa Maria degli Angeli, già da allora comunemente detta la Porziuncola, dipendente dal monastero di San
Benedetto al Subasio. A sottolineare la sua condizione di penitente, Francesco le taglia i capelli, le dà una tunica e
la fa entrare nel monastero benedettino di San Paolo delle Badesse presso Bastia Umbra a 4 chilometri da Assisi,
per poi cercarle ricovero presso un altro monastero benedettino alle pendici del monte Subasio: Sant'Angelo di
Panzo. Qui, al riparo dalle ire familiari, viene presto raggiunta dalla sorella Agnese.
Leggende e storia di Santa Chiara d'Assisi
Chiara è la protettrice delle telecomunicazioni: il giorno
di Natale, nella messa servita da Francesco, non c'era Chiara, poiché era costretta a letto a causa della sua
infermità. Volendo ella partecipare comunque alla celebrazione, le cronache raccontano che le apparve una visione
della messa e al momento della comunione le si presentò innanzi un angelo che le diede la possibilità di comunicarsi
all'ostia consacrata; I Saraceni, al servizio di Federico II di Svevia erano alle porte di Assisi, e stavano assediando
san Damiano. Chiara, allora, avrebbe preso l'ostensorio, esponendolo alla finestra. Una luce accecante avrebbe
spaventato i Saraceni facendoli fuggire dal convento e da Assisi; Papa Gregorio IX le fece visita al convento e le
chiese di benedire il pane: appena Chiara lo ebbe benedetto, vi sarebbe comparsa sopra una croce.
La storia della Basilica
La chiesa venne costruita, dopo la morte di santa Chiara, tra il 1257 e il 1265,
attorno all'antica chiesa di San Giorgio, che fino al 1230 aveva custodito le spoglie mortali di san Francesco. Le
spoglie della santa vennero traslate già nel 1260, mentre la consacrazione solenne avvenne nel 1265, alla presenza
di Clemente IV. I lavori di costruzione furono eseguiti dall'architetto Filippo da Campello.
La cripta che ospita oggi la tomba della santa fu realizzata solamente nel 1850.
Santa Chiara: l‟esterno
La facciata è realizzata a filari di pietra locale bianca e rosa, tripartita da cornici. Il portale è a tutto sesto, con la
ghiera attorno alla lunetta che è sostenuta da due leoni a riposo. La lunetta presenta un affresco molto rovinato di
Giacomo Giorgetti. Più in alto, il rosone ha un doppio giro di colonnine e archetti. La facciata si conclude a timpano
con un oculo al centro.
Vicino alla porta laterale sporgono una cappella rivestita da riquadri rosati su sfondo bianco, aggiunta all'inizio del
Trecento, e il transetto. L'abside ha forma poligonale, con tre alte monofore. Il campanile a base quadrata si erge
sul fianco, con bifore e grandi monofore, sormontato da una cuspide.
Santa Chiara: l‟interno
L'interno della chiesa è a croce
latina con navata unica (quattro campate), transetto e abside poligonale. Gli archi delle volte poggiano su pilastri a
fascio, che attraversano le pareti nude, ravvivate solo da un ballatoio sopra il quale si aprono delle monofore.
Anticamente la navata ospitava un ciclo di affreschi sulla vita della santa, di cui restano solo pochi frammenti dopo
la scialbatura settecentesca e i danni del terremoto del 13 gennaio 1832.
Santa Chiara: la navata
Nella navata si apre una sola cappella, detta di Sant'Agnese, situata nella quarta
campata a sinistra. Di forma pentagonale è dedicata alla sorella di santa Chiara ed è decorata da affreschi del 1914
di Girolamo Marinelli e pitture murali di Sigismondo Spagnoli. Sul lato destro si apre invece l'ambiente della
cappella di San Giorgio, già facente parte della primitiva chiesetta. Una vetrata la divide in due ambienti, uno dei
quali è oggi la cappella del Sacramento. Quest'ultima è decorata dagli affreschi di Pace di Bartlo (sulla parete di
ingresso Annunciazione, San Giorgio, Natività e Adorazione dei Magi) e di Puccio Capanna (parete sinistra, Madonna
col Bambino in trono e santi), oltre che di un maestro trecntesco umbro influenzato da Giotto e Pietro Lorenzetti
(Resurrezione, Deposizione, Sepoltura di Cristo). Sulla parete dietro l'altare si trovano i frammenti della
decorazione duecentesca e altri successivi del Trecento, in cui si riconoscono Santa Caterina e una santa, Santi
Chiara, Francesco e Agnese. Da questo ambiente si accede anche all'oratorio del Crocifisso o delle Reliquie, dove si
conserva sopra l'altare l'originale Crocifisso di san Damiano che parlò a San Francesco nell'eremo di San Damiano.
Gli affreschi sono di Francesco Tartaglia (1527): sull'ingresso Santa Chiara, Maestà, Sant'Anna, San Girolamo, San
Rocco, San Francesco; nell'arco Urbano V attribuito a Pace di Bartolo. Dietro una grata sono esposte alcune
reliquie:-Una cassetta col cranio di sant'Agnese-Il camice da diacono di san Francesco ricamato da santa Chiara-La
tonaca, il mantello, il cordone di santa Chiara e un cofano coi suoi capelli-Una tonaca di san Francesco- Un sandalo e
una calza di san Francesco fatti da santa Chiara-La tonacella di san Francesco- Un velo nero, una tonaca interna, un
cilicio e un crocifisso appartenuti a santa Chiara.-Il trittico a sportelli con la Madonna col Bambino e storie di
Cristo è di Rinaldo di Ranuccio.-Dalla navata si accede anche alla Cripta, ricavata nel 1850-1872 e sistemata in stile
neogotico nel 1935. Qui, attraverso una grata, si vede l'urna con le spoglie di santa Chiara. Al centro si trova un
tempietto con l'altare, nella cui parte superiore, accessibile tramite una scaletta, si vede il sarcofago in pietra in
cui era già stato conservato il corpo della santa.
Crocifisso di San Damiano
La storia del crocifisso di San Damiano d‟Assisi
Il nome dell‟artista è sconosciuto ma è datata
attorno all‟anno 1100ca. La tradizione di questo tipo di croci iniziò nella Chiesa orientale e fu trasportata in Umbria
da monaci serbi. Lo scopo di una croce icona era di insegnare il significato dell‟evento rappresentato e rafforzare
la fede delle persone. Lo stile bizantino era comune in Italia prima di Cimabue e Giotto. Quando le Clarisse si
trasferirono da San Damiano alla basilica di Santa Chiara nel 1257 portarono con loro la Croce di San Damiano
originale e la conservano ancora oggi. Attualmente è appesa nella Basilica sopra l‟altare della Cappella del Crocifisso
ce è una ricostruzione della chiesa di San Giorgio che fu demolita per costruire la Basilica. Il crocifisso appeso
sopra l‟altare dell‟antica chiesa di San Damiano è una copia.
San Francesco: la vita
San Francesco d'Assisi nacque ad Assisi
nel 1182 ca. e morì nel 1226; il suo nome di battesimo era Giovanni Francesco Bernardone. Figlio di un ricco
mercante di stoffe, istruito in latino,in francese,e nella lingua provenzale,condusse da giovane una vita spensierata
e mondana; partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e venne tenuto prigioniero per più di un anno,durante il quale
patì per una grave malattia che lo avrebbe indotto a cambiare stile di vita: tornato ad Assisi nel 1205,Francesco si
dedicò a opere di carità tra i lebbrosi e cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto in rovina. Dedicò i tre
anni seguenti alla cura dei lebbrosi e dei poveri nei boschi del monte Subasio. Tornato ad Assisi, Francesco iniziò la
sua predicazione,raggruppando intorno a se dodici seguaci che elessero Francesco loro superiore, scegliendo la loro
sede nella Porziuncola. Nel 1210 l'ordine venne riconosciuto dal papa Innocenzo III. Intorno al 1212, Francesco
partì per la Terra Santa,ma un naufragio lo costrinse a tornare. Nel 1219 si recò in Egitto,poi si recò in Terra
Santa. Al suo ritorno,si ritiro sul Monte Verna, nel 1224,e dopo 40 giorni di digiuno ricevette le stigmate.
Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per anni segnato dalla sofferenza fisica e dalla cecità. Nel 1225
compose il Cantico delle creature. Venne canonizzato nel 1228 da Papa Gregorio IX.
San Francesco: le regole
1- Nel nome del Signore inizia la vita dei frati minori
2- Di coloro che vogliono intraprendere questa vita e come devono essere ricevuti
3- Del divino ufficio e del digiuno e come i frati debbano andare per il mondo
4- Che i frati non ricevano denaro
5- Del modo di lavorare
6- Che i frati di niente si approprino e del chiedere l' elemosina e dei frati infermi
7- Della penitenza da imporsi ai frati che peccano
8-Della elezione del ministro generale di questa fraternità e del capitolo di Pentecoste
9- Dei predicatori
10-Dell'ammonizione e della correzione dei frati
11-Che i frati non entrino nei monasteri delle monache
12-Di coloro che vanno in missione tra i saraceni e tra gli altri infedeli
Basilica di San Francesco
Basilica Superiore
Basilica Inferiore
Storia della Basilica
Fu iniziata nel 1228 due anni dopo la morte del Santo e ne fu il promotore e ideatore il frate Elia.
Nel 1253 venne consacrata ed è costituita da due chiese sovrapposte. Nella basilica inferiore è situato un locale
che ospita le reliquie di san Francesco.Vi si accede da Piazza Inferiore San Francesco, suggestiva piazza
circondata da bassi portici del XV secolo. Il terremoto del 1997 causò profonde lesioni alla basilica superiore e
provocò la morte di quattro persone ricordate con un'iscrizione nel pavimento all'ingresso della basilica.
Basilica Superiore
evidenti al gotico francese.
L‟esterno della Basilica ha richiami
L‟interno propone una sola navata a quattro campate e
un‟ abside poligonale. La
decorazione fu opera di diversi pittori; il più importante di questi fu Cimabue che operò nel 1272. Un altro grande
maestro che affrescò dal 1296 al 1304 la basilica, fu Giotto. A lui è attribuito il ciclo di affreschi sulla vita di San
Francesco collocato nella fascia inferiore della navata della basilica. Le sue pitture sono destinate a colpire
vivamente la fantasia popolare; infatti hanno il carattere dell‟immediatezza narrativa e di plastica evidenza. Il suo
naturalismo colpì la fantasia popolare.
Basilica Inferiore
Inferiore si presenta come una costruzione ad archi schiacciati e a volte prone.
La Basilica
La navata centrale si presenta
come una galleria oscura formata dalle potenti costolature dagli archi impostati ad altezza uomo. Lo sguardo è
attratto da un‟ incerta luminosità dell‟altare maggiore e dalle vele a crociera e le quattro pitture allegoriche.
Nella basilica inferiore è situato un locale che ospita le reliquie di san Francesco, un piccolo ma significativo
insieme di oggetti appartenuti al santo
Piazza dei Priori
Nel 1200 diventò la piazza più
importante della città. Vi si affaccia il palazzo dei Priori e il tempio di Minerva che fu eretto nel I secolo a.C.
Duomo di S.Rufino
La cattedrale di S.
Rufino è il duomo della città. La chiesa sorge nell‟omonima piazza che anticamente era una terrazza creata in epoca
romana. Venne costruita tra il 1140 e il 1571. La facciata è una delle opere più significative in stile romanico.
L'interno è a tre navate divise da pilastri, con pianta basilicale. L'aspetto odierno risale al rinnovo del 1571 ad
opera di Galeazzo Alessi; solo sopra le volte restano tracce della chiesa primitiva, tra le quali i resti di una cupola.
Cattedrale di S. Rufino: l‟interno
L‟Eremo delle Carceri
L'eremo delle Carceri è il luogo in
cui San Francesco d'Assisi e i suoi confratelli si ritiravano per pregare e meditare. Situato a 4 chilometri da Assisi
, a 791 metri di altitudine sulle pendici del monte Subasio, l'eremo delle Carceri sorge nei pressi di
alcune grotte naturali, frequentate da eremiti già in età paleocristiana.
La Porziuncola
La Porziuncola è una piccola chiesa fuori Assisi, attorno a cui venne costruita tra il XVI e il XVII secolo, proprio a
protezione dello stesso più antico edificio di culto, la grande basilica di Santa Maria degli Angeli. A questa chiesa,
di notevole valore storico, artistico e spirituale, si deve il nome della città statunitense di Los Angeles, chiamata
dagli spagnoli El Pueblo de la Iglesia de Nuestra Señora la Reina de Los Angeles de Porciúncola (Città della Chiesa
di Nostra Signora la Regina degli Angeli della Porziuncola)
La Porziuncola
La cappella è situata in una zona denominata
"Portiuncula". Rimasta per lungo tempo in stato di abbandono, viene restaurata da san Francesco. Egli qui
comprende chiaramente la sua vocazione e qui fonda l'Ordine dei Frati Minori nel 1209, affidandolo alla protezione
della Vergine Madre di Cristo, cui la chiesina è dedicata. Dai Benedettini ottenne in dono il luogo e la cappella per
farne il centro della sua nuova Istituzione.
Il 28 marzo 1211, Chiara di Favarone di Offreduccio vi riceve dal
Santo l'abito religioso, dando inizio all'Ordine delle Povere Dame (Clarisse).
ottiene da Gesù stesso
Nel 1216, in una visione, Francesco
l'Indulgenza conosciuta come "Indulgenza della Porziuncola" o "Perdono di Assisi",
approvata dal Papa Onorio III.
Alla Porziuncola, che fu ed è il centro del francescanesimo, il Poverello raduna ogni anno i suoi frati nei Capitoli
(adunanze generali), per discutere la Regola, per ritrovare di nuovo il fervore e ripartire per annunciare il Vangelo
nel mondo intero.
La tradizione fa risalire l'edificazione della Porziuncola al IV secolo, ad opera di eremiti
provenienti dalla Palestina. Nel 576 ne avrebbe preso possesso san Benedetto stesso, per i suoi monaci. La
Porziuncola fu la terza chiesa riparata da san Francesco dopo la sua vocazione: mentre egli pregava di fronte al
crocifisso di San Damiano sentì una voce che diceva: "va' e ripara la mia chiesa". L'edificio all'epoca dipendeva dal
monastero di San Benedetto al Subasio. La Porziuncola divenne per Francesco luogo particolare e vi sostava spesso
in preghiera; qui capì che doveva vivere "secondo il santo Vangelo". Proprio dalla Porziuncola Francesco inviò i primi
frati ad annunciare la pace. Il 2 agosto del 1216 con la presenza di sette vescovi umbri il piccolo edificio fu
consacrato e vi fu proclamato il così detto "Perdono d'Assisi". Nella Porziuncola inoltre, santa Chiara rinunciò al
mondo e abbracciò sorella povertà e qui Francesco morì la sera del 3 ottobre 1226. La chiesa è costruita con
pietra scavata dal monte Subasio
Porziuncola: l‟interno
L'interno è costituito da un'unica
aula con piccola abside, "chiusa" da una pala d'altare datata 1393, opera del pittore Ilario da Viterbo.
Il piccolo
edificio (di soli 4 metri per 7) conserva tutt'ora le strutture trecentesche, compreso il tetto con la copertura in
marmi bianco e rosa. Il recente restauro, dovuto al sisma del 1997 e terminato nel 1999, ha fatto rinvenire il
pavimento originale in "cocciopesto" che era poi stato ricoperto dalle strutture cinquecentesche.
Porziuncola: l‟esterno
Sull'arco del portale d'ingresso, sulla
fascia d'oro che incornicia l'affresco della facciata, sono scritte le parole "La tua richiesta Francesco accolgo"
pronunciate da Gesù in risposta alla richiesta del Santo: che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare
questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe. A sottolineare
l'ingresso nel luogo dell'indulgenza altre due brevi iscrizioni, una incisa sulla soglia: Hic locus sanctus est (questo
luogo è santo) e l'altra scritta alla base dell'altare dell'affresco sopra la porta: Haec est porta vitae aeternae
(questa è la porta della vita eterna). L'ingresso alla Porziuncola è sproporzionato, così come lo è la porta laterale
aperta nel XIX secolo per consentire il flusso delle grandi folle di pellegrini. Sul lato destro esterno è affisso uno
dei documenti epigrafici più antichi dell'Ordine: la lapide della tomba di Pietro Cattani, morto il 10 marzo 1221
quando ancora era in vita Francesco. Si racconta che folle di devoti accorrevano alla sua tomba disturbando la
preghiera dei frati; allora Francesco esortò Cattani ad essere obbediente in morte come lo era stato in vita e,
quindi, gli ordinò di non compiere più miracoli. E così avvenne. L'affresco sulla facciata è del pittore nazareno
Friedrich Overbeck (1830) e vi è rappresentato Francesco che chiede a Gesù e a Maria la concessione
dell'indulgenza plenaria. In alto, una lanterna in stile gotico (XVI-XV secolo) con una statua della Vergine, una
Madonna del latte degli inizi del XIV secolo. Sulla parete esterna dell'abside un affresco raffigurante la
Crocifissione, recentemente ripulito, in cui sembra possa riconoscersi la mano del pittore Pietro Vannucci, detto il
Perugino; è quel che resta di un più grande affresco che ricopriva la parete del convento del XVI secolo, abbattuto
quando la Porziuncola fu inglobata dalla grande basilica di Santa Maria degli Angeli, innalzata, per volere di papa Pio
V, negli anni 1569-1679, su disegno di Galeazzo Alessi.
SPOLETO
Le origini del nome
Il toponimo Spoleto deriverebbe dalla congiunzione delle parole greche "Spao" e "Lithos" , ovvero sasso-staccato:
in altre parole il colle Sant'Elia (ovvero "il colle del sole") su cui è sorta la città sarebbe stato interpretato come il
resto di una frana staccatasi dal Monteluco, ma tale teoria non è stata mai confermata.
Spoleto si trova all'estremità meridionale della Valle Umbra, una vasta pianura alluvionale generata in epoca
preistorica dalla presenza di un vasto lago, il lacus Umber, prosciugato definitivamente nel Medioevo, dopo il suo
impaludamento, con delle opere di bonifica.
La città si è sviluppata sul colle Sant'Elia, un basso promontorio collinare alle falde del Monteluco, e più in basso
fino alle rive del torrente Tessino; ad est è contornata dai monti che delimitano la Valnerina.
Storia
Spoleto è centro abitato fin dalla preistoria.
Divenne colonia romana nel 241 a.C. con il nome di Spoletium e si mantenne sempre fedele a Roma, in special modo
durante le guerre puniche, non soltanto respingendo Annibale dopo la sua vittoria al Trasimeno (217 a.C.), ma
soprattutto nel periodo critico successivo a quel lungo conflitto.
Sotto i Longobardi Spoleto fu capitale dell'omonimo ducato, proiettando l'influenza politica della città su un vasto
territorio dell'Italia centro-meridionale, fino al ducato di Benevento.
Caduti i Longobardi, il ducato passò ai Franchi. Quando l'impero carolingio fu smembrato, i duchi di Spoleto, Guido
III e suo figlio Lamberto, si spinsero alla conquista della corona imperiale (889).
Nel 1155 Spoleto, "munitissima città, difesa da cento torri" fu, secondo la tradizione, distrutta da Federico
Barbarossa.
Contesa poi tra l'Impero e la Chiesa, fu a questa aggregata da Innocenzo III nel 1198 e, definitivamente, nel 1247.
Funestata da conflitti tra Guelfi e ghibellini, fu riappacificata dal cardinale Egidio Albornoz; fu assicurata alla
Chiesa e fatta centro importante dello Stato pontificio, che le mandò autorevoli governatori, tra cui anche
Lucrezia Borgia (1499).
Dal Rinascimento in poi, Spoleto si trasformò progressivamente da centro prevalentemente strategico a centro
culturale, con la fondazione dell'Accademia degli ottusi (oggi Accademia spoletina). Seguirono periodi di splendore
e di decadenza. I papi, Urbano VIII e Pio IX erano stati rispettivamente Vescovo ed Arcivescovo di Spoleto.
Durante l'occupazione francese nel periodo napoleonico, Spoleto fu capoluogo prima del dipartimento del Clitunno e
poi di quello del Trasimeno, per la sua prossimità ai territori montani confinanti con il Regno di Napoli, e perciò
esposti alla penetrazione del brigantaggio, che consentiva un più agevole controllo territoriale.
La Restaurazione (1814) la fece sede di una delegazione pontificia sino alla Unità d'Italia.
Con il plebiscito del 4 novembre 1860, che coinvolse Marche e Umbria, Spoleto fu annessa al Regno d'Italia.
Dopo l'unità, il nuovo stato italiano privilegiò Perugia come capoluogo di una vastissima provincia, che inglobava
anche il territorio spoletino e si estendeva fino alla Sabina, relegando quindi Spoleto ad un ruolo di secondo piano.
Infine, con la successiva promozione di Terni a capoluogo di provincia, nel 1927, Spoleto ha finito per perdere
definitivamente il suo antico ruolo di centro politico-amministrativo dell'Umbria meridionale.
MONUMENTI DA VISITARE
Basilica di San Salvatore - Secoli IV-VIII
Dedicata in origine ai martiri spoletini Concordio e Senzia, la chiesa fa parte di una serie di basiliche paleocristiane
sorte intorno a Spoleto nei primi secoli dell'epoca cristiana. L'attuale dedicazione testimonia l'importante ruolo
assunto dalla basilica durante la dominazione longobarda, vista la particolare devozione di questo popolo al
Salvatore.
Si deve probabilmente all'elitè ducale il rinnovamento, databile intorno al VII-VIII secolo, che conferì all'edificio
la rara bellezza che ancora oggi lo caratterizza. La facciata si caratterizza per i girali vegetali scolpiti sugli
architravi dei tre portali, la cui bellezza fu d'ispirazione per gli scalpellini delle epoche successive, che ne
riproposero le forme in numerose chiese romaniche del nostro territorio. L'interno, dall'impianto basilicale a tre
navate, con presbiterio impostato su colonne sostenenti un architrave, è un mirabile esempio dell'abilità delle
maestranze altomedievali locali di utilizzare materiale di spoglio proveniente dai numerosi edifici romani della zona
e di riassemblarlo in un armonico insieme.La chiesa dal 25 giugno 2011 fa parte del patrimonio mondiale
dell'UNESCO, insieme ad altre sei importanti testimonianze monumentali italiane di epoca longobarda.
Ex chiesa di Sant'Agata - Sec. XI
La chiesa, edificata su parte delle
strutture del teatro romano di Spoleto, era una delle antiche chiese parrocchiali della città ed esisteva già
nell'Alto Medioevo.Nel XIV secolo divenne sede di un importante comunità monastica di benedettine, le quali
trasformarono in monastero le adiacenti case dell'antica famiglia spoletina dei Corvi, ereditate da una loro
consorella.Della chiesa è oggi conservato solo il portico d'ingresso composto da colonne ornate di capitelli datati
all'XI secolo, mentre la decorazione pittorica dell'interno è totalmente scomparsa a causa della destinazione
dell'edificio ad uso profano avvenuta nel 1870 circa.
Chiesa dei SS. Simone e Giuda - Sec. XIII
Nel 1250 morì a Spoleto, presso il piccolo convento
francescano di Sant'Elia, frate Simone da Collazzone, circondato dalla pubblica venerazione.Il Comune ottenne da
Papa Innocenzo IV il processo di canonizzazione e nel 1254 i frati minori iniziarono la costruzione di un nuovo
grande convento e di una nuova chiesa, eretta in onore del loro confratello ma liturgicamente intitolata a San
Simone Apostolo, dato che il processo di canonizzazione non fu mai concluso.
Cattedrale di Santa Maria Assunta - Sec. XII
La prima
notizia dell'edificio è datata 956, quando in quest'area esistevano già l'episcopio e una prima cattedrale,
denominata Santa Maria del Vescovato, edificata tra l'VIII e il IX secolo. Un decreto vescovile del 1067 accerta
inoltre la presenza di un altro edificio facente parte del gruppo cattedrale, la cosiddetta "tribuna di San Primiano",
databile al IX secolo. La costruzione del Duomo odierno fu avviata dopo il 1155, anno in cui Spoleto fu devastata
dall'esercito imperiale di Federico "Barbarossa",e terminò tra il XII e il XIII secolo, quando i Papi Innocenzo IIII
nel 1198 e Onorio III nel 1216, consacrarono solennemente il nuovo edificio. Nei secoli successivi la chiesa si andò
progressivamente trasformando: nel XIII secolo fu ingrandita la facciata e successivamente fu realizzato
all'interno, tra 1374 e 1384, un vasto ciclo ad affresco, oggi quasi scomparso; tra 1467 e 1469 Filippo Lippi realizzò
gli affreschi dell'abside, mentre numerose cappelle cominciarono ad arricchire le navate ed il transetto; tra XV e
XVI secolo fu costruito il portico rinascimentale e dal 1638 venne integralmente ricostruito l'interno. Il campanile
e la facciata conservano oggi il bellissimo aspetto romanico, e quest'ultima è impreziosita dai cinque rosoni, dal
portico, opera di Ambrogio Barocci da Milano realizzata tra 1491 e 1504, e dal mosaico, firmato e datato da un
"Doctor Solsternus" nel 1207. Entrando nel portico si ammira il bellissimo portale maggiore romanico, finemente
scolpito con motivi fitomorfi e zoomorfi. L'interno della chiesa è totalmente diverso, poiché esso si presenta con
l'aspetto scaturito dal rinnovamento seicentesco, promosso dai Barberini e realizzato dagli architetti camerali
Luigi Arrigucci e Domenico Castelli tra il 1638 e il 1644. Il bellissimo pavimento della navata centrale è invece
ancora quello originale della cattedrale romanica ed è di tipo cosmatesco, composto di tessere di pietra, porfido e
serpentino; quello delle navate laterali, a rombi di pietra bianca e rossa, fu posto in opera nel 1481. Un ulteriore
rinnovamento dell'interno del duomo, effettuato tra il 1785 e il 1792, fu diretto dall'architetto Giuseppe Valadier
e comportò il rifacimento dell'altare maggiore, degli otto altari nelle navate laterali, dei due nelle testate del
transetto e delle quattro grandi porte alle estremità delle navate laterali. La Cattedrale di Spoleto conserva
preziose opere d'arte, tra le quali gli affreschi del Pintoricchio nella cappella Eroli (1497), la tela ad olio di
Annibale Carracci e collaboratori, raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Francesco e Dorotea (1599) e la
Santissima Icone, preziosa opera bizantina dell'XI-XII secolo donata nel 1185 dall'Imperatore Federico
Barbarossa in segno di pace. L'abside è interamento decorata dai bellissimi affreschi raffiguranti Storie della
Vergine, realizzati tra 1467 e 1469 da Fra' Filippo Lippi, le cui spoglie sono custodite nel monumento sepolcrale
situato nel transetto destro. La Cappella delle Reliquie conserva una lettera autografa di San Francesco, mentre al
principio della navata sinistra è esposta la Croce dipinta di Alberto Sotio, firmata e datata 1187, uno dei migliori
esemplari di croce dipinta di epoca romanica in Italia.
Ex Chiesa di Santa Maria della Manna d'Oro - Sec. XVI
La chiesa fu edificata per volontà dal Comune di Spoleto
nel 1527 in segno di ringraziamento alla Vergine, in seguito al "sacco di Roma" ad opera dei Lanzichenecchi.Grazie
alla protezione della Vergine, la città non solo aveva evitato il pericolo del saccheggio, ma si era anche
notevolmente arricchita grazie ad un proficuo commercio con l'esercito invasore: la "manna d'oro" rappresenta
quindi i cospicui guadagni conseguiti dal popolo spoletino nel corso di questa vicenda. La chiesa presenta all'esterno
una pianta rettangolare di semplice architettura, mentre nella parte superiore è un tamburo ottagonale
probabilmente più tardo. L'interno ha pianta ottagonale con presbiterio absidato ed è il risultato di un rifacimento
tardo-seicentesco. Di notevole interesse sono un grande Fonte Battesimale, proveniente dal Duomo e databile alla
prima metà del „500, ed alcune tele del pittore settecentesco Sebastiano Conca.
Chiesa di Sant'Ansano e Cripta di Sant'Isacco - Secoli XI-XVIII
La chiesa di Sant'Ansano è stata interamente ricostruita alla fine del „700 dall'architetto milanese Antonio Dotti.
L'interno è a navata unica e conserva interessanti opere d'arte, tra le quali, un affresco di Giovanni di Pietro detto
"Lo Spagna" rappresentante la Madonna col Bambino e due Santi, frammento superstite della decorazione pittorica
della "Cappella dei Lombardi", e una tela col Martirio di Sant'Ansano realizzata dal pittore seicentesco Archita
Ricci da Urbino,collocata sull'altare maggiore. Dalla chiesa si accede alla sottostante Cripta dedicata a
Sant'Isacco, monaco siriano giunto a Spoleto nella prima metà del VI secolo e primo rappresentante del fenomeno
eremitico sul Monteluco. In epoca paleocristiana una chiesa venne ricavata nelle strutture di un precedente tempio
romano e solo successivamente essa divenne la cripta di una nuova chiesa, edificata sopra di essa a causa
dell'innalzamento del livello stradale. È a tre navatelle coperte da volte a crociera e divise da colonne di spoglio con
capitelli altomedievali, databili ai secoli VIII-IX. La cripta è inoltre decorata da interessantissimi affreschi datati
ai secoli XI-XII, ricollocati in situ nel 1971 in seguito ad un precedente distacco e restauro.
Chiesa di San Pietro extra moenia - Secoli XII-XIII
L'origine della chiesa è molto antica, poiché un edificio dedicato a San Pietro venne innalzato nel luogo già all'inizio
del V secolo dal Vescovo Achilleo, il quale aveva trasferito a Spoleto le reliquie delle catene di San Pietro.La
riedificazione avvenne tra il XII il XIII secolo, ma all'inizio del „300 subì notevoli danneggiamenti causati dagli
scontri tra le fazioni guelfe e ghibelline e si rese necessario un immediato restauro, iniziato nel 1329 ma
protrattosi lentamente fino all'inizio del „400. Un ulteriore rinnovamento fu effettuato, sul modello della
Cattedrale, alla fine del XVII secolo. La facciata, rimasta quasi interamente quella originale, è uno dei migliori
esempi di romanico umbro ed è ornata da una bellissima decorazione scultorea, realizzata tra XII e XIII secolo,
raffigurante scene religiose e favole allegoriche reinterpretate in chiave cristiana tratte dalla cultura antica e dai
bestiari medievali.
Chiesa di San Rocco o di Santa Maria del Massaccio - Sec. XV
La chiesa, già esistente nel Medioevo col nome di Santa Maria del Massaccio, fu riedificata alla fine del „400, ed è
da tale epoca chiamata San Rocco perchè vi fu unito il titolo di una chiesa di San Rocco demolita nel 1790 per
ingrandire la chiesa di San Luca. La chiesa presenta una pianta a croce greca e non fu mai compiuta all'esterno.
Chiesa di San Paolo inter vineas - Secoli VI-XIII
L'origine antica
dell'edificio è attestata da San Gregorio Magno, il quale racconta di un episodio miracoloso avvenuto nel VI secolo,
che vide protagonista un vescovo longobardo di fede ariana colpito da cecità in seguito al tentativo di officiare la
chiesa. Altre notizie sono datate al X secolo, quando vi fu annesso un monastero benedettino femminile. Un
rinnovamento fu poi realizzato entro il 1234, anno in cui la chiesa venne consacrata da Papa Gregorio IX. Nel XIV
secolo, a causa delle continue lotte tra fazioni, il monastero venne abbandonato e ricostruito entro le mura
cittadine presso la chiesa di Sant'Agata. Nel 1771 San Paolo inter vineas subì, soprattutto all'interno, un
rinnovamento, ma nel 1965 fu effettuato un restauro che le ha restituito l'antico aspetto. Oggi la chiesa rivela la
sua forma tardoromanica pertinente al rinnovamento del 1234, con la facciata simile ad altre chiese spoletine quali
San Pietro e San Ponziano, il portale a tre rincassi e il prezioso rosone. L'interno è a tre navate divise da colonne
coronate da capitelli corinzi, mentre l'ampio transetto conserva alcuni affreschi staccati che componevano il
notevole ciclo pittorico della prima metà del XIII secolo che decorava la chiesa. Questi affreschi sono
testimonianza della cultura pittorica di epoca romanica.
Chiesa della Madonna di Loreto - sec. XVI
La chiesa fu iniziata nel 1572 su progetto dell'architetto fiorentino Annibale de' Lippi ed è considerata uno degli
edifici di culto rinascimentali più belli dell'Umbria. Essa sorge nelle vicinanze della Porta San Matteo, in seguito
detta "di Loreto", in un area nella quale, già nel 1537, lo spoletino Jacopo Spinelli aveva fatto erigere una Maestà e
l'aveva fatta affrescare dal noto pittore Jacopo Santoro da Giuliana, detto Jacopo Siculo. Il dipinto ebbe subito
grande venerazione popolare perché sembra che fosse stato portato a termine in assenza del pittore, per
intervento divino. La devozione nei confronti di questa immagine crebbe maggiormente a partire dal 1571, quando,
nella notte tra il 20 ed il 21 Aprile, Spoleto fu scossa da un terribile terremoto cui seguì un lunghissimo sciame
sismico. Il popolo terrorizzato ricorse allora all'intercessione dell'immagine prodigiosa e, miracolosamente, le
scosse cessarono; inoltre, molti videro l'immagine della Madonna muovere gli occhi. Dato che la notizia dell'evento
prodigioso si diffuse enormemente, si decise di costruire un grande edificio che racchiudesse al suo interno la
sacra immagine e di rendere più decorosa la strada che conduceva ad essa tramite l'edificazione di un portico.
L'architetto Annibale de' Lippi progettò una pianta molto elaborata, a croce greca, che si addiceva perfettamente
alle prescrizioni tridentine. All'esterno emerge la grande semplicità e il rigore spaziale. Il vasto interno è
impreziosito da numerose cappelle ornate da dipinti e sculture soprattutto nel corso del XVII secolo. Al centro
dell'edificio vi è la Cappella, ad imitazione della Santa Casa di Loreto, che ingloba la miracolosa Maestà del 1537.
Chiesa e Monastero di San Ponziano–SecoliXII-XIII
Il
complesso
monumentale
dedicato al Santo patrono di Spoleto, è formato dalla basilica e dal monastero benedettino, in origine maschile, e
successivamente femminile.
Nel 1788 vennero fatti dei lavori.La facciata mantenne l'aspetto romanico, con il portale ornato di inserti musivi e
simboli degli evangelisti attorno al rosone, l'interno elaborato secondo il nuovo gusto neoclassico fu dimezzato nella
lunghezza per ricavarvi il coro. La cripta è ornata con affreschi del XIV-XV secolo e mantiene inalterato il suo
aspetto originario. All'interno del monastero è custodito il teschio di San Ponziano, che ancora oggi viene portato
in processione il 14 Gennaio. La reliquia è esposta fino alla domenica successiva in occasione delle celebrazioni per
la festa del martire-patrono. Numerose opere d'arte e suppellettili sacre di proprietà del monastero furono
alienate a seguito della soppressione napoleonica del 1810 e delle demaniazioni del 1860.
Chiesa di San Gregorio Maggiore - Sec. XII
La chiesa fu
eretta in onore del martire spoletino Gregorio, il cui corpo sarebbe stato raccolto da una vedova di nome
Abbondanza nel vicino anfiteatro romano e traslato nel sito dell'odierna chiesa, dove ella fondò già nel IV secolo un
cimitero cristiano con un primo edificio ecclesiastico. Circa nell'VIII secolo, un'altra Santa di nome Abbondanza
avrebbe rinnovato la primitiva chiesa, che venne con certezza riedificata successivamente, fra il 1079 e il 1146.
Come avvenne per molte altre chiese spoletine, anche San Gregorio subì parziali rinnovamenti nei secoli XIV, XVI e
XVIII, ma nella prima metà del „900 alcuni interventi di ripristino hanno riportato l'edificio all'antico aspetto.
L'odierna facciata è preceduta da un portico cinquecentesco, mentre la parte superiore è trecentesca ed ornata
da tre archi rincassati, il centrale dei quali ospita un affresco quasi scomparso realizzato nel 1413 da Giovanni di
Corraduccio da Foligno. Della chiesa romanica rimangono la parte inferiore della facciata, la trifora, due rovinate
statue collocate negli archi laterali, rappresentanti San Gregorio e San Barattale e il campanile costruito con
pietre di spoglio provenenti da edifici romani ed altomedievali. Alla sinistra del portico si apre la Cappella degli
Innocenti, affrescata nella seconda metà del „500 con Storie di Santa Abbondanza e la Strage degli innocenti.
L'interno è a tre navate divise da colonne coronate da capitelli cubici e congiungenti archi a tutto sesto; il
presbiterio è sopraelevato e triabsidato e permette l'accesso alla bellissima cripta. Le pareti della chiesa
conservano numerosi frammenti della decorazione pittorica, soprattutto quattrocentesca, mentre nell'abside
centrale, la cui pavimentazione è in parte ancora quella cosmatesca, sono visibili bellissimi affreschi del XII secolo
che documentano la ricchezza della decorazione pittorica originale della chiesa e la fioritura artistica spoletina nel
periodo romanico.Ex
Chiesa Santi Stefano e Tommaso - Sec. XVIII
La
chiesa dei Santi Stefano e Tommaso, comunemente chiamata Santa Maria della Stella, è stata recentemente
adibita ad auditorium e a sede di importanti manifestazioni culturali spoletine.Costruita tra 1786 e 1793 su
progetto di Battista Dotti, rappresenta una delle migliori testimonianze cittadine di architettura neoclassica del
tardo Settecento. L'interno è caratterizzato da una grande aula luminosa che indirizza l'interesse verso il
presbiterio e l'abside curvilinea, di singolare effetto scenografico.La stessa raffinatezza di gusto si riscontra
nella ricca decorazione in stucco, l'unica ancora in situ, dato che i preziosi altari marmorei delle nicchie ed alcune
tele settecentesche che impreziosivano l'ambiente sono stati trasferiti in altre sedi.
Ex Chiesa di San Nicolò - Sec. XIV
Nell'area dove sorge oggi San Nicolò, esisteva già dal IV
secolo, una chiesa intitolata a San Nicola di Bari, ed è inoltre accertata la consacrazione di una chiesa di questo
titolo nel 1089. Tale edificio fu concesso dal Vescovo Bartolomeo Accoramboni nel 1263 ai frati Agostiniani, che
ottennero anche la vicina chiesa di San Massimo. Sull'area delle due chiese, essi edificarono a partire dal 1304 un
nuovo grande tempio con annesso convento, che fu per secoli un centro di cultura rinomato in tutta Italia. La chiesa
ha semplice pianta rettangolare che si conclude con un'altissima abside poligonale; la facciata è a due spioventi ed
è arricchita da un grande portale archiacuto e scolpito, di moderato stile gotico.
Chiesa dei SS. Domenico e Francesco - Secoli XIII-XIV
La chiesa
attuale, originariamente dedicata al Salvatore, fu edificata fra la seconda metà del XIII e i primi anni del XIV
secolo in stile gotico locale, ed annessa al convento domenicano già eretto nel 1247. All'esterno la struttura
muraria è ravvivata da fasce sovrapposte di conci bianchi e rosa che creano un effetto riscontrabile in altre chiese
umbre quali Santa Chiara di Assisi Santa Prassede di Todi. La semplice facciata è disadorna del rosone, che non fu
mai realizzato, mentre nel fianco destro si apre un grande portale con colonnine a fascio, nella cui lunetta è un
dipinto raffigurante il Salvatore, opera di Perino Cesarei, datato 1591. L'interno presenta lo schema consueto delle
chiese degli ordini mendicanti: un'unica navata con ampio transetto e una tribuna sulla quale si aprono cappelle.
Numerosi sono gli affreschi di varie epoche che decorano la chiesa, molti dei quali frammentari a causa degli
interventi di rinnovamento cinquecenteschi e seicenteschi. Tra i dipinti su tela visibili all'interno spiccano una
Trasfigurazione, copia del celebre dipinto raffaellesco attribuita al Cavalier d'Arpino e nel transetto destro una
pala del celebre pittore parmense Giovanni Lanfranco, raffigurante la Madonna col Bambino e Sant'Anna con le
Sante Caterina da Siena, Caterina d'Alessandria ed Elena.
Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo - Sec. XII
La piccola chiesa
sorge nell'area dell'antica Vaita Filittèria, il quartiere bizantino della Spoleto medievale. Fu consacrata nel 1174 e
divenne una delle chiese parrocchiali della città; per la sua costruzione furono utilizzate pietre conce e materiale
di spoglio di epoca romana. L'esterno, di linee molto semplici, è impreziosito nel muro sinistro da un grande
affresco raffigurante la Madonna e quattro Santi datato al XIII-XIV secolo, purtroppo assai rovinato; l'interno è
ad aula unica con presbiterio rialzato e cripta, oggi non più accessibile. La decorazione pittorica è riferibile ad un
arco temporale compreso tra il XII e il XVI secolo. Particolarmente degno di nota è un affresco ubicato nel muro
sinistro che rappresenta il Martirio di Thomas Becket da Canterbury, databile al primo quarto del XIII secolo.
Esso è uno dei più antichi esempi raffiguranti la scena dell'assassinio del vescovo inglese e si riferisce alla
controversia tra quest'ultimo e il Cancelliere del regno d'Inghilterra Enrico II. La vicenda, tuttavia, può essere
collegata ad un fatto di storia locale: la lotta tra Papato ed impero per il possesso del Ducato di Spoleto. La zona
presbiteriale, aggiunta nel „500, conserva affreschi dello stesso secolo realizzati da Pier Matteo Piergili, prelato e
pittore locale.
Chiesa San Filippo Neri - Secoli XVII-XVIII
La costruzione della chiesa,
edificata su progetto dell'architetto spoletino Loreto Scelli, fu iniziata nel 1640, ma la sua consacrazione venne
effettuata solo nel 1724. La facciata presenta caratteristiche stilistiche tipiche delle chiese romane del primo
„600 e l'interno è a tre navate con cappelle che ospitano altari seicenteschi e settecenteschi; il transetto è
coperto da cupola. Gli altari sono impreziositi da buone tele settecentesche realizzate da Gaetano Lapis,
Sebastiano Conca e Pietro Labruzzi e da altri dipinti su tela del pittore spoletino seicentesco Francesco Refini.
Basilica di Sant'Eufemia
La Basilica di
S. Eufemia sorge all‟interno del Palazzo Arcivescovile, la cui area era occupata dalla residenza dei Duchi
Longobardi, come ricordano i documenti dei secoli VIII e IX. La prima notizia del monastero di S. Eufemia e
dell'annessa chiesa risale al secolo X, quando la badessa del Monastero di S. Eufemia, chiese al monaco
benedettino Giovanni Cassinese di scrivere la vita di S. Giovanni Arcivescovo di Spoleto.
Verso la metà del secolo XII il complesso fu adibito a Palazzo Vescovile. Verso la metà del XV secolo la diocesi
spoletina fu retta dal Patriarca d'Alessandria, il veneziano Marco Condulmer e all'incirca a quell'epoca la chiesa
sembra aver cambiato l‟antico titolo di S. Eufemia o S. Giovanni Arcivescovo, in quello di S. Lucia, e venne
realizzato il trittico per l'altare maggiore, oggi conservato al Museo Diocesano. Alla fine del XV secolo è riferibile
il dipinto del semicatino dell'abside principale che presenta l'Eterno tra i cherubini. L'interno, pur nella esiguità
degli spazi, colpisce per la giustezza di ritmi e di proporzioni: le colonne e i pilastri, spesso ottenuti con elementi di
spoglio provenienti da edifici classici ed alto medioevali, scandiscono le tre navate; la presenza di matronei, è stata
posta in relazione con la tradizione secondo cui Sant'Eufemia occupò l'area dell'antica residenza regia e ducale
dove, sul tipo della cappella palatina di Aquisgrana, esistevano i matronei.
Monumenti urbani Rocca Albornoziana e Ponte delle Torri
La Rocca sorge sulla sommità del
Colle Sant'Elia, in posizione strategica e dominante tutta la vallata spoletina.
Fu edificata a partire dal 1359,
nell'imminenza del rientro definitivo della sede papale da Avignone a Roma, nell'ambito della realizzazione,
affidata al cardinale Egidio Albornoz, del sistema difensivo finalizzato a riportare l'autorità papale nei territori
della Chiesa dopo la cattività avignonese. La fortezza spoletina fu un perno di tale sistema, posto a controllo della
via Flaminia e punto di appoggio e di partenza ideale per le azioni militari volte al recupero dei territori
dell'Umbria, delle Marche e della Romagna. Il monumento è un complesso fortificato dall'allungata forma
rettangolare, scandito da sei torri e con due ampi cortili interni; fu concepito per svolgere anche funzione di
rappresentanza e residenziale per i rettori del Ducato, i governatori della città e i legati pontifici. La Rocca perse,
poi, progressivamente la funzione residenziale e nel 1816 fu trasformata in penitenziario, uso che assolverà fino al
1982. In quell'anno furono avviati gli imponenti lavori di recupero e restauro (ad oggi ancora non del tutto ultimati)
che hanno restituito agli ambienti l'immagine originaria, pur con le inevitabili perdite evidenti, soprattutto, nelle
lacune delle decorazioni pittoriche. Rimangono, tuttavia, numerose tracce degli stemmi nelle arcate sui due livelli
del Cortile d'Onore, oltre al ciclo con storie cavalleresche, uno dei più notevoli dell'Italia centrale, che orna la
cosiddetta Camera pinta, o picta, all'interno della torre maestra. Per accedere al parco della Rocca (ingresso
gratuito) è possibile avvalersi dell'entrata pedonale in piazza Campello o dei più comodi, ampi ascensori collocati al
termine della breve galleria che si
apre lungo il Giro della Rocca, sul versante rivolto verso nord, da cui si
può ammirare anche una splendida vista sulla Valle spoletana e sulla Cattedrale. Gli ascensori sono parte del
sistema meccanizzato che, tramite 8 blocchi di scale mobili, collega questa area, facilmente e in breve tempo, con
la parte bassa del centro storico (quartiere della Ponzianina, borgo Garibaldi, Basilica di S. Salvatore, ecc.) e con il
parcheggio "Ponzianina". È possibile visitare vari ambienti della fortezza: il Cortile d'Onore, circondato dagli
edifici destinati ai governatori della città, in cui soggiornarono anche alcuni pontefici, ornato da un bel pozzo
esagonale e circondato dal doppio loggiato; il Cortile delle Armi, che occupa l'area un tempo destinata alle truppe, il
Salone d'Onore, l'ambiente più vasto della Rocca e la Camera Pinta. Nella Rocca ha sede il Museo Nazionale del
Ducato di Spoleto che si sviluppa in quindici sale, poste su due piani, ed è parte integrante del percorso conoscitivo
del monumento. Il Museo, con i manufatti esposti e gli apparati didattici, testimonia l'origine e lo sviluppo del
Ducato di Spoleto, costituito intorno al 570 a seguito della conquista longobarda e la cui denominazione rimane in
uso fino al XVII sec. Sono esposte iscrizioni funebri, arredi liturgici, corredi di sepolture, reperti di scultura e
frammenti architettonici, statue lignee e manufatti dipinti. Nel Museo sono depositate le opere di proprietà
comunale riferibili al periodo documentato.
Nella Rocca hanno sede anche la Scuola Europea del Restauro del Libro e il Laboratorio di Diagnostica dei Beni
Culturali.
Vivo è ancora il ricordo leggendario della presenza di Lucrezia Borgia, figlia del Pontefice Alessandro VI che la
elesse, appena diciannovenne, reggente del Ducato di Spoleto. Nel 1499 si fermò per tre mesi a Spoleto;
nell'archivio cittadino c'è un documento con poche parole latine scritte di sua mano. Nel 1502, diretta a Ferrara,
farà ancora una sosta in questa principesca dimora. Al "maschio" della fortezza, la torre centrale rivolta verso la
città, destinata ad essere fulcro di una estrema difesa, è rimasto il nome di "Torre della Spiritata", forse in
ricordo delle crudeltà e delle vendette della castellana. Intorno alla fortezza c'è il cosiddetto Giro della Rocca, un
anello di un chilometro che rappresenta una delle più belle e frequentate passeggiate della città, da dove è
possibile ammirare una sintesi dei suoi monumenti principali. Affrontandolo in senso antiorario a partire da piazza
Campello, il Giro offre subito l'opportunità di notare i resti delle antiche mura romane. Poco più avanti si scopre lo
splendido panorama
sul Monteluco e sul Ponte delle Torri, eretto alla fine
del Trecento, probabilmente sui resti di una precedente struttura romana. Il Ponte è realizzato in calcare locale e
sorretto da nove piloni collegati tra loro da arcate ogivali. I due sostegni centrali sono cavi e presentano al loro
interno alcuni ambienti che fungevano da postazioni di guardia. La struttura venne compiuta presumibilmente entro
la fine del XIII secolo, con lo scopo di assicurare alla città il rifornimento d'acqua attraverso un canale posto sulla
sua sommità. Un'altra sua funzione, che mantiene ancora oggi, era quella di collegamento tra il centro storico
spoletino e il Monteluco, grazie alla presenza di un camminamento che corre lungo il versante nord. Il ponte, nel
corso dei secoli, ha sempre affascinato viaggiatori ed importanti personaggi storici ed è ancora oggi uno dei
monumenti più famosi e pittoreschi di Spoleto tra le più grandi costruzioni in muratura dell'età antica, alto ben 80
metri e lungo circa 280. Poco prima del finestrone c'è una rientranza nella muraglia con cardini ben visibili, una
nicchia anticamente destinata alla sorveglianza dell'acquedotto. In epoca più recente, quando la città aveva la cinta
daziaria, essa fu usata come guardiola del gabelliere che ispezionava i passanti per accertarsi che non
introducessero in città generi assoggettati a dazio.
All'altro estremo del Ponte è il Fortilizio dei Mulini, presidio dell'acquedotto dove le acque alimentavano due mulini
comunali prima di essere convogliate lungo il ponte. Da questo punto prendono il via il Giro dei Condotti e numerosi
sentieri verso la montagna spoletina Oltrepassato il Ponte, si prosegue lungo il Giro da cui si può ammirare la
pianura spoletina che fece esclamare a S. Francesco "Nihil jucundius vidi valle mea spoletana", parole che si
trovano ancora incise sul marmo del belvedere a Monteluco. A metà del percorso, dove il Colle S. Elia è più vicino al
monte, sopra un dirupo, c'è la cosiddetta Sedia del papa, un masso scavato a forma di poltrona, da cui si può
ammirare in tutta la sua magnificenza la mole del Ponte delle Torri.
Fortilizio dei Molini - Secoli XIII-XIV
Fu edificato per vigilare il ponte e al
suo interno esistevano serbatoi d'acqua che alimentavano un mulino comunale attivo fino al XIX secolo.
Fontana del Mascherone - Secoli XVII-XVIII
La fontana è una
delle più caratteristiche della città ed è chiamata dagli spoletini semplicemente "il mascherone", per via della
imponente maschera umana coronata di alloro dalla cui bocca fuoriesce il forte getto d'acqua. Un'iscrizione
informa di un restauro effettuato nel 1736 all'edicola che incornicia la vasca e la maschera, le quali sono invece
seicentesche. Sulla destra è un'altra piccola fontanella che reca l'iscrizione BIBE VIATOR, un invito a dissetarsi
alle sue freschissime acque rivolto al viaggiatore.
Via dell'Arringo - Secoli XIII-XIV
La Via dell'Arringo è il risultato più evidente di una vasta modifica
effettuata in epoca tardo-medievale sul tessuto urbanistico romano ed altomedievale. La strada ha una forte
valenza simbolica poiché è chiusa, nei lati corti, dal simbolo del potere civile, ovvero il Palazzo del Comune, e dalla
Cattedrale di Santa Maria Assunta, sulla quale offre una meravigliosa visuale. I motivi che portarono
alla sua realizzazione sono da ricercare negli imponenti lavori che, alla
fine del XII secolo, determinarono l'edificazione della nuova Cattedrale, la trasformazione degli edifici e delle
aree ad essa adiacenti e al trasferimento del Palazzo Vescovile entro l'insula di Sant'Eufemia. La via è così
chiamata perché conduceva all' "Arringo" (o "Arenga"), ovvero all'assemblea del popolo che da tempi antichi si
teneva in Piazza del Duomo.
Via dei Duchi
A sinistra della fontana di Piazza del Mercato,
risalendo in direzione del Duomo, si percorre via del Palazzo dei Duchi, detta anche "Stradetta". L'intitolazione
deriva dall'errata convinzione che i resti ritrovati sotto l'attuale livello stradale, appartenessero all'antico edificio
di epoca romana utilizzato come sede del potere dai Duchi longobardi di Spoleto. Qui sorgeva l'antica chiesa di San
Donato, di cui sono visibili ancora oggi alcuni resti, ma a seguito del grave stato di abbandono dell'edificio, nel
Cinquecento vennero aperte delle botteghe artigiane. Le botteghe erano in prevalenza di orafi, argentieri e
gioielleri, i quali usarono per la loro realizzazione il materiale lapideo rinvenuto in uno scavo nel 1573. Nella via
inoltre è possibile ancora oggi vedere le decorazioni trecentesche di Casa Spiga e il cavalcavia della Casa Conca.
Teatro Romano e Museo Archeologico Statale
Il Teatro Romano (I sec. a.C.), eloquente testimonianza della Spoleto romana, è stato riportato alla luce tra il 1954
e il 1960. Fu individuato nel 1891 da Giuseppe Sordini attraverso un disegno cinquecentesco che lo collocava
nell'area del convento di Sant'Agata. Oggi è inserito nel complesso che ospita il Museo Archeologico Statale ed è
ancora utilizzato per spettacoli e rappresentazioni varie. L'accesso si trova lungo via Sant'Agata ma la vista
d'insieme si coglie fin dall'esterno, dall'affaccio da piazza della Libertà, attraverso le arcate poste sul lato ovest.
Il complesso di Sant' Agata, già monastero benedettino a partire dal
XIV sec., è occupato dal Museo che raccoglie materiali dall'età del bronzo alla fase romana imperiale provenienti
da scavi nella città e nel territorio.
Fonte di Piazza - 1746-1748
La fontana fu costruita su progetto dell'architetto
romano Costantino Fiaschetti tra il 1746 e il 1748. Presenta una scenografica facciata composta nella parte
inferiore da semplici lesene, e in quella superiore da un frontone riccamente scolpito, nel quale spicca il monumento
celebrativo della famiglia Barberini, eseguito nel 1626 su progetto di Carlo Maderno. Una fonte pubblica nella
piazza esisteva già in età comunale e fu ricostruita nel 1433: essa occupava lo spazio davanti alla fontana attuale,
ma venne demolita nel 1746. Il luogo dove sorge la fontana odierna era invece occupato dalla chiesa romanica di San
Donato, assai rovinata già nella seconda metà del '500 e quindi sostituita dapprima da un orologio pubblico e poi, nel
1626, da un monumento dedicato ai Barberini.
Arco di Druso e Germanico - Sec. I d.c.
L'arco
sorge a pochi passi da Piazza del Mercato, l'antico foro romano, di cui costituiva l'ingresso trionfale. L'iscrizione
ancora visibile sulla fronte informa che fu eretto per iniziativa del senato spoletino nell'anno 23 d.C, in onore dei
principi Druso e Germanico, rispettivamente figlio e figlio adottivo dell'imperatore Tiberio. L„arco è ad un solo
fornice ed è composto da grandi blocchi squadrati di pietra, mentre le decorazioni sono oggi molto frammentarie. A
partire dal Medioevo, esso fu inglobato negli edifici vicini, tanto che il pilone occidentale è ancora oggi non visibile,
mentre quello orientale è stato riportato alla luce fino all'antico piano di posa, relativo alla pavimentazione del
cardo maximus.
R. B. Fuller (Spoletosphere) – 1967
La Spoletosfera, collocata
in un'area verde tra Viale Matteotti e viale Martiri della Resistenza, fu realizzata dall' architetto Buckminster
Fuller (1895-1983) in occasione del X° Festival dei Due Mondi di Spoleto. In concomitanza, Giovanni Carandente
allestiva la mostra "Le strutture di Fuller: 40 anni di ricerca architettonica,1927-1967". L'opera donata
dall'architetto alla città di Spoleto è oggi divenuta parte integrante del paesaggio urbano: il connubio
antico/moderno ha funzionato ancora dopo l'avventura di "Sculture nella città" del 1962. Fuller brevettò la cupola
geodetica nel 1954. Questo termine si riferiva ad una struttura basata sull'estensione di alcuni principi base dei
solidi semplici ( tetraedro, ottaedro e solidi con numero di facce maggiori ) che possano considerarsi
approssimazione della sfera. Ne risultò un'opera estremamente leggera ed allo stesso tempo stabile. Le cupole
diedero fama a Fuller; a tutt'oggi ce ne sono in uso in Giappone e negli Stati Uniti ed ospitano stazioni radar,
edifici civili e tensostrutture. La Spoletosfera di Spoleto ha ospitato eventi artistici di vario interesse: istallazioni
(ricordiamo "Io" di Mario Ceroli nel 1969), performance (ad esempio in occasione degli eventi organizzati nel 1980
dai Laboratori di Nuova Creatività) e concerti. In seguito la struttura è rimasta inutilizzata fin quando nel 2008, in
occasione dell'apertura di un parcheggio sotterraneo proprio in quell'area, è stata dotata di un sistema di
illuminazione non invasivo formato da circa 105.000 luci a led bianche che la rende viva anche nella ore di buio.
Portico della Madonna di Loreto - Secoli XVI-XIX
Il
portico, lungo circa 300 metri, venne edificato allo scopo di offrire riparo ai fedeli che si dirigevano al cospetto
della veneratissima immagine della Madonna di Loreto, custodita all'interno dell'omonima chiesa spoletina. La
costruzione venne finanziata dalle più ricche famiglie spoletine, di cui si vedono gli stemmi dipinti tra le arcate, e si
protrasse dagli ultimi anni del „500 fino al 1802.
Porta San Matteo - 1296-1297
È una delle quattro porte
principali della cinta muraria medievale di Spoleto. Fu costruita tra 1296 e 1297, quando il Comune decise di
comprendere i nuovi borghi cittadini entro una nuova e più estesa cinta muraria. La porta è composta da pietre
conce e da materiali provenienti da edifici antichi e subì ingenti danni provocati dai numerosi terremoti del XVIII
secolo. In essa sono ancora in opera gli antichi battenti in legno, mentre la terminazione realizzata in epoca
barocca fu demolita nel corso dello scorso secolo.
Ponte Sanguinario - Secoli I a.C.- I d.C.
Il Ponte Sanguinario
è un importante monumento romano ubicato nella parte bassa della città, nei pressi della Porta Leonina,
comunemente detta di San Gregorio. Una scala che scende nel sottosuolo consente l'accesso al ponte, del quale
rimangono tre grandi arcate realizzate in blocchi di travertino. L'aggettivo "sanguinario" ricorda gli eccidi di
martiri cristiani avvenuti nell'anfiteatro romano, che sorgeva nelle vicinanze. In epoca romana, attraverso il ponte
la Via Flaminia sorpassava il torrente Tessino, che, nel corso dei secoli, ha deviato il suo corso, tanto da lasciare la
struttura inutilizzata e quindi totalmente interrata.
Complesso dell'Anfiteatro Romano - Sec.
II d.c.
L'edificio fu costruito probabilmente nel II secolo d.C. fuori dall'antica cinta muraria di Spoleto, nelle
vicinanze del torrente Tessino. Oggi non restano che poche tracce delle antiche strutture, perchè, nei secoli, esse
subirono diverse devastazioni: già nel VI secolo i goti di Totila trasformarono l'anfiteatro in un presidio
fortificato, poi, nel XIII secolo, le arcate dell'ambulacro furono adibite a botteghe di commercianti, mentre sopra
la cavea e l'arena cominciavano a sorgere la chiesa di San Gregorio Minore ed il Monastero del Palazzo. Alla fine
del „300 l'intero edificio venne praticamente smantellato, poiché fu usato come cava di pietre per la costruzione
della Rocca Albornoziana. L'anfiteatro venne inoltre indicato dagli agiografi medievali come luogo di martirio ed
uccisione di santi e martiri spoletini.
Torre dell'Olio - Sec. XIII
Annessa al cinquecentesco Palazzo Vigili, è
la torre più alta della città, e trae il suo nome dall'antica consuetudine difensiva consistente nel gettare dalla
sommità delle torri l'olio bollente sugli assalitori. La torre attuale risale probabilmente al XIII secolo, ma un
elemento difensivo affine esisteva nello stesso luogo già nel 217 a.C., quando le truppe cartaginesi di Annibale, in
marcia verso Roma, vennero respinte dagli spoletini. La memoria di tale celebre avvenimento ha dato poi il nome alla
porta che sorge proprio sotto alla torre, Porta Fuga.
Casa Romana
In via Visiale, tra via del Municipio e via Saffi, sorge la Casa Romana, posta su un terrazzamento
immediatamente superiore a quello del foro. Scoperta da Giuseppe Sordini nel 1885 e scavata tra la fine dell'‟800
e il 1914, appartenne ad un personaggio economicamente e socialmente rilevante nella Spoleto del I sec. d.C., forse
a Vespasia Polla, madre dell'imperatore Vespasiano, come testimonierebbe un frammento di iscrizione con dedica
di una tal Polla a Caligola, rinvenuto nel pozzo della casa.Si tratta, in ogni caso, di una pregevole abitazione signorile
il cui schema architettonico riflette quello classico delle abitazioni patrizie romane.
,
.
Sono infatti presenti l'atrio, dotato di un bacino di raccolta delle acque piovane (impluvium), il tablinum, il
triclinium, il peristilium, nonché cubicula e alae. Tutti gli ambienti sono pavimentati a mosaico; in qualche punto sono
visibili tracce di affreschi.Sopra l'area della casa, si erge il Palazzo del Comune, tornato al suo originale splendore
dopo gli impegnativi lavori di restauro eseguiti dopo il terremoto del 1997.
GUBBIO (classe 3 C)
Il teatro romano
Il Teatro Romano di Gubbio si trova alla periferia della città, presso le antiche terme. Fu costruito nell'ultimo
periodo della Roma repubblicana, quindi a metà del primo secolo a.C.
Era uno dei maggiori teatri dell‟impero romano. Col suo diametro di 70 metri, la parte riservata al pubblico, cioè la
"cavea", poteva ospitare più di seimila spettatori. La "cavea" originaria era molto più alta dell'attuale, ma
praticamente nulla resta della parte superiore.
Il Teatro fu gravemente danneggiato nell‟VIII secolo, durante l'occupazione longobarda. Nell'alto Medioevo,
quando il teatro fu considerato una cava da cui trarre le pietre per ricostruire la città dopo le distruzioni
barbariche, D‟estate, vengono rappresentate grandi opere classiche.
La basilica di Sant‟Ubaldo
La Basilica di Sant‟Ubaldo sorge sulle pendici del Monte Ingino.Essa risale al XII secolo e fu restaurata nel
Cinquecento dai Canonici Regolari Lateranensi: fu anche costruito l‟annesso convento. Verso la fine del Settecento
fu affidato ai Padri Passionisti e, nel 1816, ai Frati Minori.Rappresenta il cuore religioso, storico e folcloristico
della città. La Basilica conserva i ceri con cui si corre – il 15 maggio di ogni anno – la famosa "Corsa dei Ceri".Una
manifestazione cittadina, folcloristica e religiosa insieme, si svolge in onore del santo patrono e si conclude alla
Basilica stessa. L‟esterno della Basilica è semplice e allo stesso tempo suggestivo, privo di particolari ornamenti,
sulle pareti s‟intravedono ancora frammenti di affreschi cinquecenteschi, e da uno stupendo portale finemente
scolpito. L'interno è diviso in 5 navate.
Il palazzo dei Consoli
Il più importante edificio di Gubbio è senza dubbio lo storico Palazzo dei Consoli. Il Palazzo prospetta su Piazza
Grande, è fra i meglio conservati in Italia ed è stato considerato l‟unico che possa competere con il palazzo della
Signoria di Firenze. Un‟iscrizione indica che la i lavori iniziarono nel 1332. L‟opera terminò nel 1346 e fu subito la
residenza della suprema Magistratura cittadina. Architetto fu quasi certamente l'eugubino Matteo di Giovannello,
detto Gattapone. L'edificio ha la forma di un parallelepipedo. Tutta la mole è sorretta da grandi e robuste arcate
e da volte. Le mura sono di pietra calcare, bruna.La facciata volge ad oriente ed è aperta dal portale, che si trova
alla sommità di una scalinata, e da una serie di finestre nella parte più alta. Il palazzo è terminato in alto da un
ballatoio scoperto. Sull'angolo sinistro della facciata s'innalza la torre della campana. Il primo piano è occupato dal
grande salone che serviva alle adunanze popolari. Un‟arditissima scala conduce alle sale superiori. Dai primi anni del
Novecento, il Palazzo dei Consoli ospita il Museo Civico e la Pinacoteca Comunale.
La Chiesa di San Francesco
Si trova in Piazza Quaranta Martiri, dove – nel Medioevo – sorgeva la residenza degli Spadalonga; la famiglia che
accolse amichevolmente ed ospitò Francesco d‟Assisi, quando il Poverello lasciò la casa paterna. L‟edificio fu
costruito nella seconda metà del Duecento. La facciata è rivolta a nord-est, secondo i canoni francescani; essa
presenta un bel portale e un piccolo campanile a pianta ottagonale: è l‟unica in città ad avere una navata centrale e
due navate laterali.
Assisi: patria di Francesco
Francesco nacque ad Assisi tra il 1181 o 1182 e morì nel 1226.
Figlio di Pietro di Bernardone, un ricco mercante di stoffe, in
gioventù condusse una vita spensierata e mondana e fu istruito in
latino e in francese. Partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, fu
fatto prigioniero durante la battaglia di Collestrada e tenuto
prigioniero per più di un anno. Tornato ad Assisi, nel 1207 dopo un
periodo di meditazione avviene lo strappo con il padre, che lo aveva
accusato davanti al vescovo, di dissipare i propri averi, regalandoli ai
poveri e di vestire di soli stracci, ridicolizzando la famiglia.
In quella occasione, Francesco si spogliò degli abiti che indossava
affermando che da allora non avrebbe più invocato il padre Pietro
ma "il Padre Nostro che è nei cieli".
Gubbio: sua seconda patria
Ricoperto di un misero camiciotto sul quale tracciò con il gesso una
grande Croce. Francesco parte da Assisi e si rifugia a Gubbio dove
abita la famiglia degli Spadalonga. Con uno dei figli di Bernardo
Spadalonga, Francesco era diventato amico durante la prigionia a
Perugia,
dopo
la
sconfitta
di
Collestrada.
Sulla strada per Gubbio lungo il percorso oggi chiamato: "Sentiero
Francescano della Pace", nei pressi di Caprignone incontra dei briganti
che lo picchiano e lo gettano in una fossa piena di neve. Stanco ed
affamato Francesco si ferma all'abbazia di S.Verecondo (oggi abbazia
di Vallingegno) dove si trattiene alcuni giorni costretto dal maltempo.
Poi prosegue per Gubbio, dove viene accolto dalla famiglia Spadalonga e a Gubbio vi rimane per qualche mese.
Durante il soggiorno a Gubbio S. Francesco compì alcuni miracoli tra cui la guarigione di una donna con le mani
rattrappite. Gubbio sarà spesso tappa, nei suoi viaggi. La prima dimora a Gubbio di Francesco e dei suoi frati fu S.
Maria della Vittoria (detta Chiesa della Vittorina perché in quel luogo gli Eugubini avevano ottenuto la vittoria
nell'853 contro i Saraceni).
L'incontro con il lupo
Durante uno dei suoi viaggi a Gubbio giunse a S. Francesco notizia di un
lupo che terrorizzava gli abitanti e si spingeva fino alle vicinanze delle
abitazioni.
S. Francesco incontra il lupo e lo ammansì. L'episodio è raccontato nei
"Fioretti".
All' addomesticamento del lupo sono stati attribuiti diversi significati: c'è chi sostiene che il lupo simboleggi il
peccato,
l'avidità
e
la
ferocia,
altri
una
meretrice,
altri
ancora
un
indemoniato.
Ma la maggior parte della gente di tutto il mondo ritiene che si tratti di un vero e proprio lupo. Molte prove
hanno come fulcro la chiesetta di S. Francesco della pace (oggi detta "dei muratori" ) costruita nel luogo della
grotta dove, secondo la tradizione, per due anni visse e morì il lupo.
MONTEFALCO(classe 3A)
Per la sua incantevole posizione geografica, sul vertice di un colle (473 mt.), che si erge al centro delle valli del
Clitunno, del Topino e del Tevere, la città è stata definita ''Ringhiera dell'Umbria''. Rinomato luogo di produzione
dei vini D.O.C. Rosso Montefalco, Sagrantino e Sagrantino passito e di ottimo olio d„oliva, Montefalco è anche
città d„arte, culla della Scuola Pittorica Umbra.
Le origini
La città è celebre per gli affreschi delle sue chiese, che ne fanno un punto di riferimento essenziale
per la conoscenza della pittura umbra.Inoltre i suoi santuari rappresentano, nel turismo religioso, una tappa
importante, ancora quasi tutta da scoprire, della spiritualità umbra.Montefalco fu centro abitato fin dalla più
remota antichità. Probabile 'pago' rurale, conserva memoria in una rara epigrafe del 'marone' (magistrato tipico
degli antichi umbri). Durante il periodo romano il colle si popolò di ville patrizie, di cui permane il ricordo nei
toponimi:Assegnano,
Camiano,
Colverano,
Rignano,
Satriano,
Vecciano.
Numerosi resti scultorei e di altro tipo (Museo Comunale, Chiostro di San Fortunato) testimoniano, nonostante le
molte dispersioni, il periodo più antico e meno noto.
Il Cristianesimo a Montefalco
Il Cristianesimo vi fu introdotto, si suppone, da San Fortunato,
evangelizzatore della zona, vissuto nel IV secolo. Sul suo sepolcro il vescovo spoletino Spes consacrò una basilica,
fatta edificare per voto del magister militum Severo (inizi V secolo). Questa chiesa divenne la pieve di un vasto
territorio, ben documentata dal secolo XI in poi.
Il Medioevo
Nel Medioevo l'abitato ebbe il nome di Coccorone. Secondo una tradizione, che nel secolo XVI
era definita antica, il toponimo sarebbe derivato da un presunto fondatore, il senatore romano Marco
Curione.Moderni storici, invece, lo fanno discendere dal greco oros (monte). Già nel secolo XII Coccorone era
libero comune: un tipico 'comune di ville' o 'comune di pieve', che raccoglieva l'antichità dell'antico 'pago'
preromano. Nell'autunno del 1185 l'imperatore Federico Barbarossa vi sostò a lungo e in quella circostanza, tra
l'altro, accolse di nuovo nelle grazie imperiali la città di Spoleto, da lui fatta devastare trent'anni prima.
La denominazione Montefalco
Improvvisamente, tra la fine dell'anno 1249 e i primi mesi del 1250, il
luogo prese il nome attuale di Montefalco, probabilmente legato ad uno dei falchi dell'imperatore Federico II, che
aveva soggiornato in Coccorone dal 9 al 13 febbraio 1240. Il libero comune fu retto nel XII e agli inizi del XIII
secolo dai consoli (1180 - 1235) e dai boni homines (1180 - 1213); poi, ben presto, dal podestà (attestato del 1239),
dai vari consigli (speciale, dei giudici, dei sapienti, documentati a partire dal 1227), e dalla 'curia' comunale (citata
dal 1195), che poi si estrinsecò nelle magistrature tradizionali (priori del popolo, camerario, correttori delle
società, cancelliere, ecc.).
Lo Statuto
Lo Statuto Comunale è ricordato, con valore retroattivo di almeno cinquant'anni, la prima volta nel
1282. Esso venne aggiornato in più riprese, fino all'ultima redazione del 1425.
Prima del Rinascimento
Nel corso del secolo XIV Montefalco fu a lungo sede preferita dei rettori del
ducato di Spoleto (1320 - 1355). Uno di questi, il francese Jean d'Amiel, vi fece costruire due poderose rocche
papali, avvalendosi anche dei consigli e pareri tecnici del celebre architetto senese Lorenzo Maitani, il quale allora
dirigeva i lavori della cattedrale di Orvieto. Ma già nel corso del secolo XV tali importanti costruzioni venivano
distrutte. Successivamente (1379 - 1424 e 1438 - 1439) Montefalco fini sotto la signoria dei Trinci di Foligno, i
quali tentarono di farne un caposaldo della loro potenza. Recuperato alla Chiesa con un energico intervento del
cardinale Giovanni Vitelleschi, fu per breve tempo governata da Niccolò Maurizi da Tolentino, il quale ne
riorganizzò l'amministrazione e, in particolar modo, suddivise il territorio in quattro quartieri. Da allora
Montefalco conobbe una grande attività artistica e culturale, che si protrasse ininterrottamente per quasi un
secolo. Tale floridezza economica e civile venne bruscamente interrotta da un avvenimento assai grave. Il 18
ottobre 1527 Montefalco fu presa per tradimento e saccheggiata da un distaccamento delle Bande Nere,
comandato da Orazio Baglioni, e tenuta occupata per oltre un mese. Gravi pestilenze ed un generale
deterioramento della situazione economica compirono il resto.
Montefalco Città
Nel 1848, a seguito dell'ampliamento del territorio comunale con l'aggregazione dei
castelli di Fabbri, Fratta e San Luca, smembrati da Trevi, a seguito restaurazione pontificia (1812) Montefalco
ottenne da Po IX, (già arcivescovo di Spoleto) l'ambitissimo titolo di città.
Castello di Montefalco
L'antico Falisco assunse l'aspetto di un "castrum romano", razionalmente impostato,
si possono riconoscere il cardo e il decumano massimo. Dopo la caduta dell'impero,
Coccorone divenne l'instabile confine tra Longobardi e Bizantini. Poco dopo il Mille, il
di cui
castello fu circondato da mura. Nel 1240 ospitò Federico II ed il figlio: per l'occasione fu eretta la porta ad arco
ogivale, sopra la quale campeggiano la croce e l'aquila imperiale, e il nome del podestà, Lopardo. Nel 1324, fu
costruita la seconda e più ampia cerchia di mura, intramezzata da torrioni, bastioni e spalti che dettero al castello
l'aspetto di una fortezza inespugnabile. Della rocca rimangono vestigia significative con buona parte della cinta
muraria, prima merlata guelfa poi ghibellina, con quattro porte: Camiano, Della Rocca, Il Verziere e Federico II e
una torre angolare quadrata. Delle porte, il Verziere rimane la più imponente, sormontata da beccatelli e merli
ghibellini. Dell'antica struttura medievale restano all'interno notevoli reperti: le vie caratteristiche, il palazzo del
Popolo eretto nel 1270,(e oggi sede municipale) ed alcune abitazioni trecentesche. L'importanza strategica e
difensiva del castello fu sempre notevole, come pure la sua posizione che nel 1568 meritò l'appellativo di "Ringhiera
dell'Umbria". Nel Rinascimento divenne culla di artisti di chiara fama che hanno lasciato preziose testimonianze
delle proprie opere.
Al centro storico si accede dalla caratteristica Porta di S. Agostino (o dello Stradone), la principale delle quattro
porte della cinta muraria, ben conservata, del centro storico. Questo tratto di cinta fu fatto ricostruire poco
prima del 1328 dal rettore del Ducato di Spoleto, Jean d„Amiel. Sulla sinistra della torre sopra alla porta, con
orologio e merlature guelfe, le mura proseguono fino alla torre d„angolo, detta del Verziere. Sotto alla volta della
porta, un affresco di una Maestà del XIV secolo. Lungo il Corso Mameli che sale dritto verso la cima della città,
sulla sinistra si erge la Chiesa ed ex Convento di S. Agostino, costruita fra il 1279 e il 1285 sulle fondamenta di
una chiesa precedente, intitolata a S. Giovanni Battista. La sua facciata obliqua con il portale gotico rincassato è
una particolarità dell‟edificio. Sulla parete di sinistra si possono ammirare numerosi dipinti sacri. Nella parete i
destra troviamo la Cappella del Sacramento con affreschi dello spoletino Jacopo di Vinciolo (seconda metà XV
sec.). Nella chiesa sono conservate in urne di cristallo i corpi delle beate Illuminata e Chiaretta (discepole di S.
Chiara di Montefalco) e di un pellegrino sconosciuto, deceduto casualmente a Montefalco nel XIV secolo. Nel 1466,
sul lato sinistro della chiesa fu costruito il chiostro conventuale, in corso di restauro. Nel convento, abbandonato
dagli Agostiniani fin dal 1978, si tiene, in coincidenza con le feste pasquali, la Settimana enologica, una mostramercato dei vini D.O.C di Montefalco e dell„umbria e dei vini passiti italiani.
Piazza del Comune,
già
chiamata Campo del Certame e più tardi Piazza dei Cavalieri è un grande invaso quasi circolare al centro dell„abitato
e contemporaneamente al punto più alto, sul quale convergono le principali direttrici provenienti dalle quattro
porte, circondato dai palazzi delle famiglie nobili e dominato dal Palazzo Comunale. Nel 1270 l„edificio venne
ricostruito e poi rimaneggiato e ampliato più volte: evidente è il loggiato quattrocentesco e la torre comunale dalla
quale si gode di una vista superba. Le mura cittadine, stupendamente conservate presentano quattro porte
d'ingresso. Della costruzione duecentesca rimane solo una bifora sul lato destro. Il portico venne aggiunto nel XV
sec., la torre e il timpano con orologio solo nel XIX secolo. Nella antica Sala del Consiglio, ora sala di lettura della
Biblioteca, vi è un affresco della Madonna in Maestà, attribuibile al pittore folignate Giovanni di Corraduccio (XV
sec.).
Palazzo de Cuppis, fu ingrandito nel 1480-89 da Bernardino de Cuppis.
Dal 1516 al 1524 appartenne al Cardinale Francesco Soderini e dal 1525 ne tornò in possesso il figlio di Bernardino
de Cuppis. Oltre il Palazzo Senili, alla sua destra, si trova la ex chiesetta di S. Maria di Piazza dove vi si
riunirono i consigli comunali di Coccorone e poi di Montefalco. Nel 1500 fu concessa dal Comune alla Confraternita
del Sacramento. Oggi la chiesa è concessa in uso all„Accademia di Montefalco. Sulla piazza si trova un„altra chiesa
dismessa, la ex chiesa di S. Filippo Neri, costruita nel 1705 e trasformata in teatro nel 1895.
Accanto a essa si può scendere verso la
Chiesa di S. Lucia,
una
chiesetta romanica del XII sec., documentata già nel 1220, fondata dai benedettini dell„abbazia di S. Stefano di
Manciano di Trevi e successivamente dipendente dal priorato benedettino di S. Maria di Turrita, insieme a
quest„ultima nel 1295 passò in proprietà al capitolo del Duomo di Spoleto, che la lasciò abbandonta. Nel 1793 il
Comune di Montefalco tentò di opporsi alla demolizione della parte posteriore pericolante e da allora è ridotta alla
sola parte anteriore. Le sue antiche decorazioni pittoriche andarono distrutte a causa del crollo del tetto; nel 1926
e nel 1977 fu restaurata. Da qui si prosegue verso la Via dei Vasari e la Porta Camiano, inserita nella seconda
cerchia delle mura degli anni 1225-32. Sopra ad essa si conserva il più antico stemma di Montefalco, in cotto. A
fianco di questa porta si ergeva una delle chiese parrocchiali più antiche di Montefalco, S. Maria di Turri poi
demolita nel 1864. Poco sottostante la porta si trova la casa natale di Francesco Melanzio con un„edicola sul muro
esterno con un affresco del XV secolo e la caratteristica Fonte del Poggiolo (XV sec.). Attraverso Via dei Vasari,
che conserva ancora una antica bottega artigianale, si risale il borgo medievale fino in piazza, per poi scendere a
destra in Via Ringhiera dell‘Umbria, dove sulla destra troviamo il
allestito nella
Museo Civico/Pinacoteca Comunale,
ex Chiesa di S. Francesco. Essa rappresenta uno dei sacrari dell'arte italiana, un punto di
riferimento insostituibile per lo studio della pittura umbra, presente in tre secoli di evoluzione e nei suoi
monumenti migliori e più significativi. La chiesa fu costruita dai frati minori fra il 1335 e 1338. Il portale risale al
1555, mentre la bifora sopra a esso fu aggiunta solo nel 1876, insieme al rifacimento della facciata. All'interno è
ancora stupendamente custodita l'abside centrale affrescata da Benozzo Gozzoli nel 1452 e narrante la storia
della vita di San Francesco. Commissionato da Jacopo da Montefalco, guardiano del convento di San Francesco, il
ciclo è illustrato in dodici scene (in 12 riquadri) e ricorda la sua glorificazione fra i santi dell'Ordine (volta), i suoi
primi compagni (sottarco), grandi francescani (sopra gli stalli del coro): disposte su tre registri. Per quest'opera,
Benozzo Gozzoli inizialmente utilizzò il grande modello giottesco, ma se ne discostò, perchè, su probabile
suggerimento dello stesso fra Jacopo, utilizzò due noti testi francescani: la Leggenda Maior di Bonaventura da
Bagnoregio, divenuta dal 1266 la biografia ufficiale del santo in sostituzione di tutte quelle scritte in precedenza e
giudicate non abbastanza ortodosse, e la Leggenda dei tre compagni, che, poichè faceva attenzione soprattutto alle
vicende assisane di Francesco, costituì spesso un'importante fonte di ispirazione per la rappresentazione delle
scene relative. Il pittore affrescò inoltre la prima cappella di destra con un finto polittico, storie della vita di
S.Girolamo, Crocefissione, Evangelisti, vari Santi. Queste Opere montefalchesi del fiorentino portarono in Umbria
una prima ventata di Umanesimo, determinando un rinnovamento radicale del movimento pittorico della regione, cui
nessun contemporaneo potè sottrarsi. E presente il Perugino col suo tradizionale Presepio, sempre variato nei suoi
freschi panorami spaziali e nel suoi colori cangianti. L'attigua Pinacoteca raccoglie ancora opere dei folignati Nicolò
Alunno e Pierantonio Mezzastris, di Melozzo da Forlì, Antoniazzo Romano, del
montefalchese Francesco Melanzio, di Tiberio d'Assisi Il percorso museale
all'interno della chiesa prosegue poi con un dipinto del 1503 di Pietro Vannucci
detto il Perugino, con la cappella di San Girolamo affrescata da Benozzo Gozzoli
nel 1452, la cappella di Sant'Antonio della metà del XV secolo attribuita ad
Andrea di Cagno ed altri affreschi riconducibili ad autori (Niccolò Alunno,
Mezzastris, Melanzio, Tiberio Diotallevi detto Tiberio d'Assisi) della scuola
umbro-senese del '400 e '500. Nel 1863 la chiesa passò in mano al comune e fin
dal 1895 divenne sede del Museo Civico. Nel 1990 il ripristino di locali ex-conventuali ha permesso di articolare la
struttura museale in tre spazi distinti: la chiesa, la pinacoteca al piano superiore, con le opere mobili provenienti
dal territorio comunale, e la cripta, dove sono raccolti reperti archeologici e sculture ed altri frammenti di varie
epoche.
Tornati in piazza, scendendo il Corso Mameli, si svolta a sinistra in Via Tempestivi, dove sulla destra sorge il
Palazzo Tempestivi, fatto costruire, forse su progetto del Vignola, agli inizi del XVII secolo da Cherubino
Tempestivi, cameriere segreto di Papa Clemente VIII. Presenta dei notevoli loggiati su tre piani; al piano nobile,
salone affrescato della scuola dei Zuccari, con scene del Vecchio Testamentro, stemmi e paesaggi, e un camino
monumentale con lo stemma familiare, soffitti a cassettoni e decorazioni pittoriche anche neglia altri ambienti del
paino nobile. La via prosegue verso la Chiesa di S. Bartolomeo, documentata fin dal 1219, rimaneggiata nel 1489
nella parte absidiale, allora sopraelevata, e ulteriormente modificata e ampliata nel 1638-46. Dell„originale edificio
romanico non rimane che la parte absidiale esterna, con una monofora con lunetta, ornata da tralci di vite ed altri
motivi medioevali, e,sulla parete vicina, una piccola caratteristica bifora.
Dalla porta sono pochi passi fino alla Chiesa di S. Chiara di Montefalco. Nel 1281
Giovanna di Bengente, di famiglia montefalchese, vi fondò un monastero agostiniano. Nel
1303, la sorella Chiara, divenuta abadessa, ottenne dal vescovo di Spoleto l„autorizzazione
di costruirvi una chiesa, nella quale la Santa, morta nel 1308, fu sepolta. Nel 1430 fu
terminata una nuova grande chiesa, nella quale il corpo della Santa fu trasferita, ma nel
1615 iniziarono i lavori per una chiesa ancora più grande, su progetto dell„architetto
perugino Valentino Martelli. Tra il il 1641 e il 1643 furono terminate le volte delle navate,
mentre al posto dell„attuale transetto rimaneva ancora in piedi la chiesa quattrocentesca,
finché nel 1670 si concluse con la costruzione della cupola. Tuttavia, parte della chiesa
originaria fu conservata. Nella Cappella di S. Croce, l„abside della primitiva chiesa, sono
conservati degli affreschi commissionati dal rettore del Ducato di Spoleto, Jean d„Amiel, nel 1333. Si tratta di
opere tra le più significative del Trecento umbro.
Proseguendo per Via Verdi, si raggiunge la Chiesa di S. Illuminata. I frati agostiniani riformati, ricostruirono la
chiesa, terminata nel 1500. La facciata è tipica del Rinascimento lombardo, con un portico a tre fornici, mentre
l„interno è a navata unica, con tre cappelle laterali per parte.
Varcata la vicina
Porta Spoletina,
incastonata fra i
conventi
di
S.
Illuminata e di S. Leonardo, alla fine del viale si volta a
sinistra in direzione di
Convento e Chiesa
di S. Fortunato,
dedicato al santo evangelizzatore di questo territorio, morto
nel 390. Già nel 422
venne consacrata una basilica dal vescovo di Spoleto Spes,
nella
trasferiti i resti del Santo. Quando Montefalco, durante
l„esilio avignonese dei
Fabbri per raggiungere dopo 1 km il
quale
furono
papi (1320-1355), divenne sede del rettore del Ducato di Spoleto, la pieve e il castello furono messi a disposizione
della curia ducale. Entrando nel cortile porticato sui quattro lati, su quello sinistro si trova la Cappella delle Rose
(XV sec.), con scene di vita di S. Francesco.
Scendendo da
Porta Camiano,
sottostante, si raggiunge la
d„altronde ennesimo punto panoramico sulla vallata
Chiesa di S. Rocco,
recentemente restaurata.
Originalmente dedicata a S. Maria della Selvetta, vi sorse il primo insediamento
francescano a Montefalco (dal 1240 al 1275), finché i frati Minori non costruirono un nuovo
convento prossimo alle mura della città. Rimase un eremitorio dei „fraticelli“, seguaci di
Angelo Clareno. Nel 1516, in seguito a una tavola di S. Rocco dipinta dal Melanzio, la chiesa
fu intitolata a questo santo. Nella parte absidiale è conservato il resto di una
„Crocifissione“ di Giovanni di Corraduccio (XV sec.) e sulla parete di destra sono stati
riportati
alla
luce
Proseguendo, si arriva alla
alcuni
affreschi
Chiesa di S. Elisabetta,
del
XV
secolo.
sorta nel XVII secolo a
protezione di un„edicola con uno splendido affresco del giovane Francesco Melanzio rappresentante la Madonna col
Bambino fra due angeli musicanti.
N.B.: Le immagini inserite sul presente fascicolo sono state tratte dalla rete