SCUOLA MEDIA ‘Pellegrino da San Daniele’ SAN DANIELE DEL FRIULI VIAGGIO DI ISTRUZIONE CLASSI TERZE Anno scolastico 2012-2013 UMBRIA PERUGIA ASSISI SPOLETO GUBBIO 17-18-19 aprile 2013 fascicoletto realizzato con la collaborazione delle classi terze SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO ‘Pellegrino da San Daniele’ San Daniele del Friuli VIAGGO DI ISTRUZIONE UMBRIA PERUGIA ASSISI SPOLETO GUBBIO 17- 18- 19 aprile 2013 Anno scolastico 2012-2013 Classi terze di SAN DANIELE Gruppo scolastico/partecipanti n.78 alunni + 7 insegnanti: Coordinatori progetto : prof.ssa Bello Donatella Mezzi di trasporto: n 1 Autopullman GT SAF da 85 posti Sistemazione: Hotel PANDA 3*** a Santa Maria degli Angeli – Assisi, trattamento di 2 mezze pensioni in Hotel (da cena dell’17/4 a pranzo del 19/4 , pernottamento, prima colazione + 1 pranzo fornito dall’hotel e 1 pranzo in ristorante convenzionato, assistenza , assicurazione, visite guidate); non compresi ingressi ai musei o monumenti; compresi n. 2 guide per due ore per la visita di Perugia, di Assisi e di Gubbio 1° giorno – mercoledì 17 aprile: SAN DANIELE – PERUGIA Ore 6.00 partenza da San Daniele del Friuli c/o Scuola Media (Via Kennedy 11), via autostrada per Perugia. Lungo il tragitto soste da definire. Ore 13.00 circa sosta pranzo al sacco (portato da casa). Arrivo a Perugia, antico centro umbro, che raggiunse grande importanza già nel periodo etrusco. Domina dall‟alto del suo colle un incrocio di valli e di vie di comunicazione tra Valle Tiberina e Valle Umbra. Il centro storico si concentra intorno a corso Vannucci che prende il nome dal pittore locale, Pietro Vannucci (Perugino). Incontro con le guide locali (ore 15.30 circa) in Piazza Partigiani e visita guidata del centro storico (durata 2.30). Il percorso prevede: Piazza IV Novembre - centro artistico della città ove sorgono i monumenti più cospicui - la Fontana Maggiore – una delle più belle fontane medioevali d‟Italia, realizzata da Nicola e Giovanni Pisano – il Duomo del XV, il Palazzo Comunale o dei Priori, il Collegio del Cambio, Piazza Italia ed il S. Bernardino. Al termine delle visite, trasferimento a Santa Maria degli Angeli e sistemazione presso l‟Hotel PANDA 3***. Cena. Serata libera (gruppo classe) e pernottamento in hotel. (ore 23.00 si spengono le luci. Silenzio) 2° giorno - giovedì 18 aprile: ASSISI E SPOLETO Ore 7.00 sveglia e prima colazione. Ore 08.30 partenza per Assisi, suggestiva città medievale, distesa a terrazze sul declivio del monte Subasio: appunto perché è patria di San Francesco, per le mistiche memorie di quest‟ultimo è oggi uno dei maggiori centri religiosi d‟Italia. Visita guidata del centro storico (durata 2.30): Porta S. Francesco, Piazza Inferiore, la Via S. Francesco e Piazza del Comune (dominata dalle colonne del tempio di Minerva, la cui facciata romana è perfettamente conservata dal periodo augusteo), la Basilica di San Francesco dov‟è allestito il “Presepe Francescano” con la Chiesa Inferiore e la Chiesa Superiore (si ricorda che per la visita alla Basilica si dovranno pagare sul posto € 1.80 per il noleggio degli auricolari). Rientro in hotel per il pranzo. Nel pomeriggio, escursione a Spoleto, città pittoresca e austera, con una storia antichissima, è uno dei principali centri turistici dell'Umbria, oltre che per l'importanza dei suoi monumenti archeologici, altomedioevali e rinascimentali, per le interessanti manifestazioni culturali che vi si svolgono. Passeggiata nel centro storico con i docenti accompagnatori. Rientro in hotel per la cena. Passeggiata serale a S. Maria degli Angeli. Ore 23.00 circa rientro in hotel e pernottamento (ore 23.30 si spengono le luci. Silenzio) 3° giorno venerdì 19 aprile: GUBBIO – SAN DANIELE Ore 7.00 sveglia e prima colazione. Sistemazione dei bagagli. Ore 08.30 partenza per Gubbio, una tra le più caratteristiche città d‟Umbria, situata ai piedi del Monte Ingino, piena di fascino per il suo intatto aspetto medioevale e i nobili monumenti. Incontro con le guide locali e visita del centro storico: Piazza della Signoria, il Palazzo dei Consoli, il Duomo, il Palazzo Ducale e via dei Consoli, una delle più caratteristiche della città per le case tutte antiche, in perfetta muratura (durata visita ore 2.30) Pranzo al ristorante Alla Balestra con menu pizza (via della Repubblica 41 – Tel. 075 – 9273810). Ore 15.00 circa partenza per il viaggio di ritorno. Lungo il tragitto soste da definire e cena in autogrill (a proprie spese) Ore 22.30/23.00 arrivo a San Daniele del Friuli c/o scuola Media. ASPETTI ORGANIZZATIVI GRUPPI : TOTALE PARTECIPANTI N. 85 ALUNNI PARTECIPANTI N. 78 DOCENTI ACCOMPAGNATORI N. 7 CAPOGRUPPO Prof. VARUTTI CARLO coadiuvato dal prof. ZULIANI Mario CLASSE F M Totale DOCENTI ACCOMPAGNATORI alunni 3^A 9 9 18 proff. BERNARDIS Silvano, ZULIANI Mario 3^B 11 10 21 proff. PEVERE Ivana, CIAMPI Patrizia 3^C 10 18 18 proff. VARUTTI Carlo, BRAVIN Pierpaolo 3^D 14 8 22 proff. MUSSINANO Mario MEZZI DI TRASPORTO 1 AUTOPULLMAN G.T. SAF POSTI OCCUPATI N. 85 SU 85 SISTEMAZIONE IN HOTEL TURNI DI SORVEGLIANZA (dopo le ore 23.00) HOTEL PANDA 3*** SANTA MARIA DEGLI ANGELI 1° TURNO proff. Mussinano Mario, Varutti Carlo, Zuliani Mario (17 aprile) (riserva Bernardis Silvano) 2° TURNO proff. Ciampi Patrizia, Pevere Ivana, Bernardis (18 aprile) Silvano, Bravin Pierpaolo (riserva Varutti Carlo) NUMERI DI TELEFONO UTILI: Scuola Media Statale ‘Pellegrino da San Daniele’ San Daniele del Friuli Cellulare di servizio prof. Zuliani Mario Hotel PANDA Santa Maria degli Angeli 0432 955406 340 1680241 075 8043 680 CONSIGLI UTILI E REGOLE DA SEGUIRE CHE COSA PORTARE Pranzo al sacco per il giorno della partenza. Riparo per l’eventuale pioggia: è preferibile il K-way. Abiti adeguati in numero contenuto (valigia di poco ingombro) Si consiglia l’asciugamano personale. Guida turistico-culturale elaborata dalle varie classi e inserita sul sito della scuola completa di informazioni, consigli utili e regole da seguire. DOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO Fotocopia TESSERA SANITARIA ATTIVATA Nota importante: applicare al bagaglio un contrassegno con nome e classe del proprietario. CHE COSA NON PORTARE Gioielli, orologi costosi e comunque oggetti di valore (non si può garantire la custodia). Eccesso di abiti e cosmetici. Scarpe scomode. Bevande alcoliche (birra compresa), sigarette e/o oggetti inadeguati: accendini, laser, coltellini …. Troppo denaro. NORME DI COMPORTAMENTO N.B. 1) per la riuscita del viaggio di istruzione E’ MOLTO IMPORTANTE che gli alunni mantengano un comportamento corretto e disponibile. CONSIDERATE LE RESPONSABILITA’ CUI SI FANNO CARICO GLI ACCOMPAGNATORI E LA SCUOLA, RI RICHIEDE LA MASSIMA COLLABORAZIONE DI ALUNNI E GENITORI ANCHE PER EVITARE DRASTICI PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI L’eventuale comportamento scorretto influirà anche sul giudizio finale …. N.B. 2) IN PULLMAN: coloro che soffrono il mal di corriera, prendano in tempo i provvedimenti necessari ( es. Travelgum, ecc.); evitino, inoltre, di mangiare e bere. Si ricorda che sono ammesse gomme da masticare e caramelle solo se ne gettano carte e resti nei contenitori. E’ necessario parlare a bassa voce, evitando di spostarsi dai posti occupati e, quindi, di stare in piedi lungo il corridoio, non si devono rivolgere gesti o urla agli altri utenti della strada. E’ opportuno, poi, non usare eventuali cellulari e simili in modo inadeguato sia in pullman che altrove. N.B. 3) NEGLI AUTOGRILL: EVITARE acquisti costosi ed inopportuni. Tenere d’occhio compagni ed insegnanti in procinto di partire e segnalare se si è costretti a farsi attendere per un qualunque motivo. N.B. 4) DURANTE LE VISITE: avvisare gli accompagnatori se ci si allontana dal gruppo. Partecipare alle visite programmate con interesse e in silenzio, rispettando comunque coloro che vi accompagnano e che guidano il gruppo. SPENDERE DENARO E ACQUISTARE OGGETTI IN MODO SENSATO. ATTRAVERSARE LA STRADA CON PRUDENZA! SE CI SI PERDE, RINTRACCIARE COMPAGNI e/o CHIAMARE IL CELLULARE DI SERVIZIO (memorizzare i numeri utili nel proprio cellulare) Prof. Zuliani Mario 340 1680241 N.B. 5 ) NELLA STRUTTURA RICETTIVA: rispettare le cose, gli altri ospiti ed il personale. Non piagnucolare per eventuali piccoli inconvenienti che potrebbero verificarsi. Rispettare gli orari che verranno stabiliti dagli accompagnatori per il riposo notturno. Restare assolutamente nella propria stanza dopo il silenzio. DOVUNQUE: ESSERE CORDIALI, DISPONIBILI, RISPETTOSI E DIVERTIRSI SENZA ECCESSI … COMUNICARE ai docenti accompagnatori eventuali intolleranze alimentari e uso di farmaci per cure mediche (referenti proff. Pevere Ivana e Ciampi Patrizia). NOTA IMPORTANTE: FARE USO INTELLIGENTE DEL TELEFONO CELLULARE. L’USO E’ CONSENTITO PER COMUNICAZIONI VELOCI E/O URGENTI! AVVERTENZE DA PARTE DELLA DIREZIONE DELLA STRUTTURA RICETTIVA ALBERGHIERA PER UN SOGGIORNO GRADEVOLE E SERENO Gli ospiti della struttura alberghiera sono certamente persone corrette e rispettose dei diritti altrui. Pertanto: Non disturberanno il riposo parlando ad alta voce, sbattendo le porte, ecc. ….. Eviteranno di procurare danni alle strutture e all’arredo dei locali utilizzati. Il modo di parlare, vestire, ecc. sia improntato sempre a correttezza. NOTA IMPORTANTE: l’Hotel richiede un deposito cauzionale di € 10 pro-capite all’arrivo del gruppo che sarà restituito il giorno della partenza salvo danni alla struttura e rumori durante le ore notturne e/o di riposo! NUMERI DI TELEFONO UTILI: Scuola Media Statale ‘Pellegrino da San Daniele’ San Daniele del Friuli Cellulare di servizio prof. Zuliani Mario 0432 955406 340 1680241 Hotel PANDA Santa Maria degli Angeli BUON DIVERTIMENTO A TUTTI ! 075 8043 680 VISITE GUIDATE STORICO-CULTURALI A. CENTRO STORICO di PERUGIA Visita guidata (tempo a disposizione 2 ore) DATA ORA Mercoledì 17 aprile 15.30 Mercoledì 17 aprile 15.30 GRUPPO CLASSE TOTALE VISITATORI 1° gruppo (3^A 18)+ (3^D 22) – 3 docenti Proff. Bernardis S., Zuliani M., Mussinano M. 2° gruppo (3^B 21) + (3^C 17) – 4 docenti Prof. Pevere I., Ciampi P.,Varutti C., Bravin P. n. 40+3 n. 38+4 B. CENTRO STORICO DI ASSISI Visita guidata (tempo a disposizione 2 ore e 30 minuti) DATA Giovedì 18 aprile Giovedì 18 aprile ORA GRUPPO CLASSE 9.00 1° gruppo (3^A 18)+ (3^D 22) – 3 docenti Proff. Bernardis S., Zuliani M., Mussinano M. 2° gruppo (3^B 21) + (3^C 17) – 4 docenti Prof. Pevere I., Ciampi P.,Varutti C., Bravin P. 9.00 TOTALE VISITATORI n. 40+3 n. 38+4 C. CENTRO STORICO DI ASSISI + SPOLETO Visita libera (eventualmente con prof. Mussinano, tempo a disposiz. 1 ora) Visita libera (tempo a disposizione 3 ore) a Spoleto DATA Giovedì 18 aprile ASSISI Giovedì 18 aprile ORA GRUPPO CLASSE TOTALE VISITATORI Circa 11.30/12.30 Circa 18.00/19.00 Gruppi classe per visita di 1 ora 3^C, 3^B, 3^A e 3^D 17+2,21+2,18+2,22+1 15.00 Gruppo completo insegnanti SPOLETO con tutti gli 78 +7 D. CENTRO STORICO DI GUBBIO Visita guidata (tempo a disposizione 2 ore e 30 minuti) DATA Venerdì 19 aprile Venerdì 19 aprile ORA GRUPPO CLASSE 9.00 1° gruppo (3^A 18)+ (3^D 22) – 3 docenti Proff. Bernardis S., Zuliani M., Mussinano M. 2° gruppo (3^B 21) + (3^C 17) – 4 docenti Prof. Pevere I., Ciampi P.,Varutti C., Bravin P. 9.00 TOTALE VISITATORI n. 40+3 n. 38+4 PERUGIA (classe 3B) Perugia, antica città italica che sorge su un colle dal profilo molto mosso, tra la valle del Tevere e il Trasimeno, è un importante centro storico italiano. Città d'arte ricca di storia e monumenti, è polo culturale ed economico della regione e meta di turisti e studenti. È sede, infatti, di due università: l'Università degli Studi, fondata nel 1308, e l'Università per stranieri, la maggiore d'Italia. La città è però sfavorita dal punto di vista delle vie di comunicazione, sebbene conosca un notevole sviluppo nel settore industrie. E‟ un comune italiano di 169.290 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Umbria. La Cattedrale di San Lorenzo a Perugia I lavori per la costruzione della Cattedrale intitolata a San Lorenzo, uno dei Santi patroni della città, iniziarono nel 1345 e si conclusero nel 1490. Sia la fiancata laterale che la facciata principale, però, sono rimaste incomplete. La fiancata laterale si affaccia sulla Fontana Maggiore, e una trama geometrica di rombi di marmo rosa e bianco ne decora solo il lato inferiore. La facciata principale, invece, si affaccia su Piazza Danti ed è caratterizzata da un portale barocco del 1729. L'interno, di impronta tardogotica, presenta tre navate di uguale altezza, divise da possenti pilastri. Le decorazioni furono completate nel XVIII secolo e, tra queste, spiccano La Deposizione di Federico Barocci, la vetrata policroma del XVI secolo di Arrigo Fiammingo e il Monumento Funebre in onore del vescovo Andrea Baglioni realizzato da Urbano da Cortona. Nel chiostro della Cattedrale potrete visitare il Museo Capitolare, sede di importanti opere d'arte. La Galleria Nazionale dell'Umbria a Perugia Lungo Corso Vannucci, agli ultimi piani del Palazzo dei Priori ha sede, dal 1878, la Galleria Nazionale dell'Umbria. La Galleria ospita uno dei patrimoni artistici più completi e ricchi di tutta la regione. Le opere coprono un periodo che va dal XIII al XIX secolo e sono organizzate secondo un esaustivo percorso cronologico: al terzo piano sono raccolte le opere che vanno dal XIII al XV secolo; mentre al secondo piano quelle dal XVI al XIX secolo. A differenza degli altri grandi musei italiani e stranieri, nella Galleria Nazionale dell'Umbria i capolavori sono raccolti in uno spazio piccolo, quindi si susseguono senza sosta. Si ammirano in un solo sguardo le madonne e i politici della pittura fiorentina e senese del 1400, accanto ai capolavori del Rinascimento, i pezzi unici dell'oreficeria umbra. Fra tutti, spiccano capolavori di Duccio di Buoninsegna, Piero della Francesca, Beato Angelico, Pinturicchio e Perugino In più, raccolte monografiche dedicate all'oreficeria, alla grafica antica, alla topografia e ai tessuti umbri arricchiscono la raccolta. Rocca Paolina a Perugia Decantata in una celebre poesia di Giosue Carducci, la Rocca Paolina è un'antica fortezza voluta dal Papa Paolo III e realizzata da Antonio da Sangallo il Giovane. L'intento del Papa, in cui era ancora vivo il ricordo del Sacco di Roma, era quello di rendere la città sicura e di creare, così, un rifugio efficiente come lo era stato Castel Sant'Angelo. La sua costruzione rese necessaria la distruzione di più di cento case ma anche di monasteri e chiese, soprattutto di proprietà della famiglia Baglioni, odiatissima dal Papa. La Rocca è stata simbolo dell'autorità papale fino al 1860, anno in cui venne abbattuta in seguito all'annessione al Regno d'Italia. Di quell'antica costruzione sono visibili un tratto delle mura di sostegno ed il bastione che incorpora Porta Marzia. La parte più suggestiva di quel che resta della Rocca Paolina sono i sotterranei, in particolare le scale mobili che dal parcheggio di Piazza Partigiani attraversano la Rocca sotto il porticato laterale del Palazzo del Governo (1870, sede della Provincia) e arrivano in Piazza Italia. L'Oratorio di San Bernardino a Perugia L'Oratorio fu voluto dai frati Francescani in onore di San Bernardino da Siena, la cui predicazione aveva infiammato i perugini in diverse occasioni. La splendida facciata policroma è opera di Agostino di Duccio che, utilizzando materiali differenti, riuscì a creare una vera e propria sinfonia di colori che esplode in un affascinante gioco di riflessi. In un fine ricamo di pietre e marmi, Agostino di Duccio era riuscito a glorificare Bernardino e a narrare i suoi miracoli. L'opera di Agostino è il più insigne monumento rinascimentale di Perugia. Un doppio portale immette il visitatore nell'interno dall'impianto gotico, il cui altare è costituito da un sarcofago paleocristiano del IV secolo che raccoglie le spoglie del beato Egidio, compagno di San Francesco. Dietro l'altare, un altro portale introduce nell'Oratorio di Sant'Andrea con un soffitto a cassettoni e dipinti del XVIII e XIX secolo. Piazza IV Novembre E‟ considerata una delle più belle piazze d‟Italia ed è il centro monumentale della città di Perugia. Attorniata da eleganti ed interessanti edifici, vede sorgere nel mezzo la meravigliosa Fontana Maggiore , realizzata nella seconda metà del „200 da Nicola e Giovanni Pisano e Fra‟ Bevignate da Perugia. Sulla Piazza, alta su una gradinata, sorge la fiancata delle trecentesca Cattedrale di San Lorenzo , con la bella decorazione in marmi rosati. L‟interno è assai interessante ed offre pregevoli opere d‟arte. Sulla parte opposta della piazza, di fronte alla Cattedrale, sorge lo stupendo Palazzo dei Priori che allunga il suo fianco curvilineo su Corso Vannucci . Esso rappresenta uno degli esempi più raffinati ed interessanti dell‟architettura gotica. Venne in parte realizzato alla fine del XII secolo, in parte all‟inizio del XIII. La facciata è caratterizzata da una grande scalinata che dà accesso alla Sala dei Notari . In alto, poggianti su delle mensole, i simboli di Perugia: il grifo ed il leone. La Galleria Nazionale dell‟Umbria , che occupa parte dell‟interno del Palazzo dei Priori, costituisce la più importante e ricca raccolta di pittura umbra. Al pianterreno del Palazzo dei Priori si trovano poi la Sala del Collegio della Mercanzia e quella del Collegio del Cambio . La prima, completamente rivestita in legno, era adibita alle riunioni dei Consoli della Mercanzia; la seconda alle riunioni dei Cambiatori, ossia dei banchieri che praticavano il cambio delle monete. Parallelamente a Piazza IV Novembre ed a Corso Vannucci si apre Piazza Matteotti. Fontana Maggiore La Fontana Maggiore, uno dei principali monumenti di Perugia, è situata al centro di Piazza IV Novembre (già Piazza Grande) e riceve da più di 800 anni l'acqua dal monte Pacciano. Fu progettata tra il 1275 ed il 1278 da Nicola Pisano (con la collaborazione di frà Bevignate da Cingoli per la parte architettonica e di Boninsegna Veneziano per la parte idraulica) e venne eretta per celebrare l'arrivo dell'acqua nell'acropoli della città grazie al nuovo acquedotto, che convogliava nel centro di Perugia le acque provenienti dal monte Pacciano, situato a pochi km dalla città.La Fontana venne danneggiata dal terremoto del 1348, con conseguente ricostruzione arbitraria dell'ordine dei pannelli; è stata sottoposta a restauro una prima volta nel 1948-49 e poi ancora nel 199599. La fontana, predisposta in bottega e poi montata al centro della piazza, fu realizzata in pietra di Assisi. È costituita da due vasche marmoree poligonali concentriche sormontate da una tazza bronzea ornata da un gruppo bronzeo di Ninfe dal quale sgorga l'acqua. La fontana ha la decorazione incentrata in 50 bassorilievi e 24 statue con cui Nicola Pisano e il giovane figlio Giovanni ornarono le due vasche poligonali concentriche. Nella vasca inferiore sono rappresentati i Mesi dell'anno con i segni zodiacali e le scene della tradizione agraria e della cultura feudale, le Arti liberali e personaggi della Bibbia e della storia di Roma. Piazza Matteotti Anticamente chiamata Sopramuro , perché costruita su un terrazzamento artificiale retto da un possente muro di sostruzione , vi prospetta la lunga fronte del palazzo dell‟Università Vecchia , caratterizzato da finestre crociate rinascimentali e l‟elegante palazzo del Capitano del Popolo , con notevole portale , alte bifore e balcone da cui venivano banditi editti e ordinanze . Passando sotto l‟arco al N. 18 , si accede ad un mercato coperto e una terrazza panoramica . In fondo alla piazza , la pittoresca via Volte della Pace , formata da un lungo e stretto portico del „300 costruito sul tracciato delle mura etrusche . Piazza Italia Piazza Italia aperta inseguito alla demolizione della cinquecentesca Rocca Paolina , riflette il gusto della società borghese tardottocentesca . Il lato di fondo è chiuso dal porticato Palazzo del Governo o della Provincia , alle spalle del quale sono i giardini Carducci , da cui si domina con ampio panorama il cuore dell‟Umbria . Piazza Danti Lungo al fianco destro della Cattedrale , era nel medioevo luogo di mercato . Al N. 18 si apre l‟ingresso al pozzo etrusco , riserva idrica – m. 37 di profondità , m. 5. 6 di diametro –risalente al sec. III a.C. Per via Cesare Battisti , via Pensile realizzata nel 1901 , costeggiando un lungo tratto delle bene conservate mura etrusche , si scende verso piazza Fortebraccio. A fianco dell‟arco etrusco si trova la C. di S. Fortunato di probabile origine altomedievale ma rifatta nel „600. Piazza Fortebraccio Piazza Fortebraccio è dominata dal barocco palazzo Gallenga Stuart , oggi sede dell‟ Università italiana per Stranieri . Nella vicina via S. Elisabetta , all‟interno di un‟ edificio universitario , si trova un grande mosaico romano del sec. III a tessere bianche e nere , appartenente ad un termale. ASSISI (classe 3D) Assisi: il percorso La basilica di Santa Chiara La basilica di Santa Chiara è un importante luogo di culto del centro storico di Assisi Santa Chiara D'Assisi Santa Chiara, al secolo Chiara Scifi (Assisi, ca. 1193 – Assisi, 11 agosto 1253), è stata una religiosa italiana, collaboratrice di san Francesco e fondatrice delle Monache Clarisse: è stata dichiarata santa da papa Alessandro IV nel 1255 nella Cattedrale di Anagni. Il 17 febbraio 1958 venne dichiarata, da papa Pio XII, santa patrona della televisione e delle telecomunicazioni Biografia di Santa Chiara D'Assisi Nata da Favarone di Offreduccio e da Ortolana, appartenente ad un'alta classe sociale, dimostra forza d'animo nelle sue scelte radicali che la inducono a sfuggire il matrimonio predisposto dalla famiglia di origine, per seguire il desiderio di dedicare la vita a Dio. La notte del 28 marzo 1211 (è la sera della domenica delle Palme: Chiara ha solo 18 anni), stando alle testimonianze del processo di canonizzazione, fugge da una porta secondaria della casa paterna, situata nei pressi della cattedrale di Assisi, San Rufino. Subito raggiunge Francesco d'Assisi e i primi frati minori presso la chiesetta di Santa Maria degli Angeli, già da allora comunemente detta la Porziuncola, dipendente dal monastero di San Benedetto al Subasio. A sottolineare la sua condizione di penitente, Francesco le taglia i capelli, le dà una tunica e la fa entrare nel monastero benedettino di San Paolo delle Badesse presso Bastia Umbra a 4 chilometri da Assisi, per poi cercarle ricovero presso un altro monastero benedettino alle pendici del monte Subasio: Sant'Angelo di Panzo. Qui, al riparo dalle ire familiari, viene presto raggiunta dalla sorella Agnese. Leggende e storia di Santa Chiara d'Assisi Chiara è la protettrice delle telecomunicazioni: il giorno di Natale, nella messa servita da Francesco, non c'era Chiara, poiché era costretta a letto a causa della sua infermità. Volendo ella partecipare comunque alla celebrazione, le cronache raccontano che le apparve una visione della messa e al momento della comunione le si presentò innanzi un angelo che le diede la possibilità di comunicarsi all'ostia consacrata; I Saraceni, al servizio di Federico II di Svevia erano alle porte di Assisi, e stavano assediando san Damiano. Chiara, allora, avrebbe preso l'ostensorio, esponendolo alla finestra. Una luce accecante avrebbe spaventato i Saraceni facendoli fuggire dal convento e da Assisi; Papa Gregorio IX le fece visita al convento e le chiese di benedire il pane: appena Chiara lo ebbe benedetto, vi sarebbe comparsa sopra una croce. La storia della Basilica La chiesa venne costruita, dopo la morte di santa Chiara, tra il 1257 e il 1265, attorno all'antica chiesa di San Giorgio, che fino al 1230 aveva custodito le spoglie mortali di san Francesco. Le spoglie della santa vennero traslate già nel 1260, mentre la consacrazione solenne avvenne nel 1265, alla presenza di Clemente IV. I lavori di costruzione furono eseguiti dall'architetto Filippo da Campello. La cripta che ospita oggi la tomba della santa fu realizzata solamente nel 1850. Santa Chiara: l‟esterno La facciata è realizzata a filari di pietra locale bianca e rosa, tripartita da cornici. Il portale è a tutto sesto, con la ghiera attorno alla lunetta che è sostenuta da due leoni a riposo. La lunetta presenta un affresco molto rovinato di Giacomo Giorgetti. Più in alto, il rosone ha un doppio giro di colonnine e archetti. La facciata si conclude a timpano con un oculo al centro. Vicino alla porta laterale sporgono una cappella rivestita da riquadri rosati su sfondo bianco, aggiunta all'inizio del Trecento, e il transetto. L'abside ha forma poligonale, con tre alte monofore. Il campanile a base quadrata si erge sul fianco, con bifore e grandi monofore, sormontato da una cuspide. Santa Chiara: l‟interno L'interno della chiesa è a croce latina con navata unica (quattro campate), transetto e abside poligonale. Gli archi delle volte poggiano su pilastri a fascio, che attraversano le pareti nude, ravvivate solo da un ballatoio sopra il quale si aprono delle monofore. Anticamente la navata ospitava un ciclo di affreschi sulla vita della santa, di cui restano solo pochi frammenti dopo la scialbatura settecentesca e i danni del terremoto del 13 gennaio 1832. Santa Chiara: la navata Nella navata si apre una sola cappella, detta di Sant'Agnese, situata nella quarta campata a sinistra. Di forma pentagonale è dedicata alla sorella di santa Chiara ed è decorata da affreschi del 1914 di Girolamo Marinelli e pitture murali di Sigismondo Spagnoli. Sul lato destro si apre invece l'ambiente della cappella di San Giorgio, già facente parte della primitiva chiesetta. Una vetrata la divide in due ambienti, uno dei quali è oggi la cappella del Sacramento. Quest'ultima è decorata dagli affreschi di Pace di Bartlo (sulla parete di ingresso Annunciazione, San Giorgio, Natività e Adorazione dei Magi) e di Puccio Capanna (parete sinistra, Madonna col Bambino in trono e santi), oltre che di un maestro trecntesco umbro influenzato da Giotto e Pietro Lorenzetti (Resurrezione, Deposizione, Sepoltura di Cristo). Sulla parete dietro l'altare si trovano i frammenti della decorazione duecentesca e altri successivi del Trecento, in cui si riconoscono Santa Caterina e una santa, Santi Chiara, Francesco e Agnese. Da questo ambiente si accede anche all'oratorio del Crocifisso o delle Reliquie, dove si conserva sopra l'altare l'originale Crocifisso di san Damiano che parlò a San Francesco nell'eremo di San Damiano. Gli affreschi sono di Francesco Tartaglia (1527): sull'ingresso Santa Chiara, Maestà, Sant'Anna, San Girolamo, San Rocco, San Francesco; nell'arco Urbano V attribuito a Pace di Bartolo. Dietro una grata sono esposte alcune reliquie:-Una cassetta col cranio di sant'Agnese-Il camice da diacono di san Francesco ricamato da santa Chiara-La tonaca, il mantello, il cordone di santa Chiara e un cofano coi suoi capelli-Una tonaca di san Francesco- Un sandalo e una calza di san Francesco fatti da santa Chiara-La tonacella di san Francesco- Un velo nero, una tonaca interna, un cilicio e un crocifisso appartenuti a santa Chiara.-Il trittico a sportelli con la Madonna col Bambino e storie di Cristo è di Rinaldo di Ranuccio.-Dalla navata si accede anche alla Cripta, ricavata nel 1850-1872 e sistemata in stile neogotico nel 1935. Qui, attraverso una grata, si vede l'urna con le spoglie di santa Chiara. Al centro si trova un tempietto con l'altare, nella cui parte superiore, accessibile tramite una scaletta, si vede il sarcofago in pietra in cui era già stato conservato il corpo della santa. Crocifisso di San Damiano La storia del crocifisso di San Damiano d‟Assisi Il nome dell‟artista è sconosciuto ma è datata attorno all‟anno 1100ca. La tradizione di questo tipo di croci iniziò nella Chiesa orientale e fu trasportata in Umbria da monaci serbi. Lo scopo di una croce icona era di insegnare il significato dell‟evento rappresentato e rafforzare la fede delle persone. Lo stile bizantino era comune in Italia prima di Cimabue e Giotto. Quando le Clarisse si trasferirono da San Damiano alla basilica di Santa Chiara nel 1257 portarono con loro la Croce di San Damiano originale e la conservano ancora oggi. Attualmente è appesa nella Basilica sopra l‟altare della Cappella del Crocifisso ce è una ricostruzione della chiesa di San Giorgio che fu demolita per costruire la Basilica. Il crocifisso appeso sopra l‟altare dell‟antica chiesa di San Damiano è una copia. San Francesco: la vita San Francesco d'Assisi nacque ad Assisi nel 1182 ca. e morì nel 1226; il suo nome di battesimo era Giovanni Francesco Bernardone. Figlio di un ricco mercante di stoffe, istruito in latino,in francese,e nella lingua provenzale,condusse da giovane una vita spensierata e mondana; partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e venne tenuto prigioniero per più di un anno,durante il quale patì per una grave malattia che lo avrebbe indotto a cambiare stile di vita: tornato ad Assisi nel 1205,Francesco si dedicò a opere di carità tra i lebbrosi e cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto in rovina. Dedicò i tre anni seguenti alla cura dei lebbrosi e dei poveri nei boschi del monte Subasio. Tornato ad Assisi, Francesco iniziò la sua predicazione,raggruppando intorno a se dodici seguaci che elessero Francesco loro superiore, scegliendo la loro sede nella Porziuncola. Nel 1210 l'ordine venne riconosciuto dal papa Innocenzo III. Intorno al 1212, Francesco partì per la Terra Santa,ma un naufragio lo costrinse a tornare. Nel 1219 si recò in Egitto,poi si recò in Terra Santa. Al suo ritorno,si ritiro sul Monte Verna, nel 1224,e dopo 40 giorni di digiuno ricevette le stigmate. Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per anni segnato dalla sofferenza fisica e dalla cecità. Nel 1225 compose il Cantico delle creature. Venne canonizzato nel 1228 da Papa Gregorio IX. San Francesco: le regole 1- Nel nome del Signore inizia la vita dei frati minori 2- Di coloro che vogliono intraprendere questa vita e come devono essere ricevuti 3- Del divino ufficio e del digiuno e come i frati debbano andare per il mondo 4- Che i frati non ricevano denaro 5- Del modo di lavorare 6- Che i frati di niente si approprino e del chiedere l' elemosina e dei frati infermi 7- Della penitenza da imporsi ai frati che peccano 8-Della elezione del ministro generale di questa fraternità e del capitolo di Pentecoste 9- Dei predicatori 10-Dell'ammonizione e della correzione dei frati 11-Che i frati non entrino nei monasteri delle monache 12-Di coloro che vanno in missione tra i saraceni e tra gli altri infedeli Basilica di San Francesco Basilica Superiore Basilica Inferiore Storia della Basilica Fu iniziata nel 1228 due anni dopo la morte del Santo e ne fu il promotore e ideatore il frate Elia. Nel 1253 venne consacrata ed è costituita da due chiese sovrapposte. Nella basilica inferiore è situato un locale che ospita le reliquie di san Francesco.Vi si accede da Piazza Inferiore San Francesco, suggestiva piazza circondata da bassi portici del XV secolo. Il terremoto del 1997 causò profonde lesioni alla basilica superiore e provocò la morte di quattro persone ricordate con un'iscrizione nel pavimento all'ingresso della basilica. Basilica Superiore evidenti al gotico francese. L‟esterno della Basilica ha richiami L‟interno propone una sola navata a quattro campate e un‟ abside poligonale. La decorazione fu opera di diversi pittori; il più importante di questi fu Cimabue che operò nel 1272. Un altro grande maestro che affrescò dal 1296 al 1304 la basilica, fu Giotto. A lui è attribuito il ciclo di affreschi sulla vita di San Francesco collocato nella fascia inferiore della navata della basilica. Le sue pitture sono destinate a colpire vivamente la fantasia popolare; infatti hanno il carattere dell‟immediatezza narrativa e di plastica evidenza. Il suo naturalismo colpì la fantasia popolare. Basilica Inferiore Inferiore si presenta come una costruzione ad archi schiacciati e a volte prone. La Basilica La navata centrale si presenta come una galleria oscura formata dalle potenti costolature dagli archi impostati ad altezza uomo. Lo sguardo è attratto da un‟ incerta luminosità dell‟altare maggiore e dalle vele a crociera e le quattro pitture allegoriche. Nella basilica inferiore è situato un locale che ospita le reliquie di san Francesco, un piccolo ma significativo insieme di oggetti appartenuti al santo Piazza dei Priori Nel 1200 diventò la piazza più importante della città. Vi si affaccia il palazzo dei Priori e il tempio di Minerva che fu eretto nel I secolo a.C. Duomo di S.Rufino La cattedrale di S. Rufino è il duomo della città. La chiesa sorge nell‟omonima piazza che anticamente era una terrazza creata in epoca romana. Venne costruita tra il 1140 e il 1571. La facciata è una delle opere più significative in stile romanico. L'interno è a tre navate divise da pilastri, con pianta basilicale. L'aspetto odierno risale al rinnovo del 1571 ad opera di Galeazzo Alessi; solo sopra le volte restano tracce della chiesa primitiva, tra le quali i resti di una cupola. Cattedrale di S. Rufino: l‟interno L‟Eremo delle Carceri L'eremo delle Carceri è il luogo in cui San Francesco d'Assisi e i suoi confratelli si ritiravano per pregare e meditare. Situato a 4 chilometri da Assisi , a 791 metri di altitudine sulle pendici del monte Subasio, l'eremo delle Carceri sorge nei pressi di alcune grotte naturali, frequentate da eremiti già in età paleocristiana. La Porziuncola La Porziuncola è una piccola chiesa fuori Assisi, attorno a cui venne costruita tra il XVI e il XVII secolo, proprio a protezione dello stesso più antico edificio di culto, la grande basilica di Santa Maria degli Angeli. A questa chiesa, di notevole valore storico, artistico e spirituale, si deve il nome della città statunitense di Los Angeles, chiamata dagli spagnoli El Pueblo de la Iglesia de Nuestra Señora la Reina de Los Angeles de Porciúncola (Città della Chiesa di Nostra Signora la Regina degli Angeli della Porziuncola) La Porziuncola La cappella è situata in una zona denominata "Portiuncula". Rimasta per lungo tempo in stato di abbandono, viene restaurata da san Francesco. Egli qui comprende chiaramente la sua vocazione e qui fonda l'Ordine dei Frati Minori nel 1209, affidandolo alla protezione della Vergine Madre di Cristo, cui la chiesina è dedicata. Dai Benedettini ottenne in dono il luogo e la cappella per farne il centro della sua nuova Istituzione. Il 28 marzo 1211, Chiara di Favarone di Offreduccio vi riceve dal Santo l'abito religioso, dando inizio all'Ordine delle Povere Dame (Clarisse). ottiene da Gesù stesso Nel 1216, in una visione, Francesco l'Indulgenza conosciuta come "Indulgenza della Porziuncola" o "Perdono di Assisi", approvata dal Papa Onorio III. Alla Porziuncola, che fu ed è il centro del francescanesimo, il Poverello raduna ogni anno i suoi frati nei Capitoli (adunanze generali), per discutere la Regola, per ritrovare di nuovo il fervore e ripartire per annunciare il Vangelo nel mondo intero. La tradizione fa risalire l'edificazione della Porziuncola al IV secolo, ad opera di eremiti provenienti dalla Palestina. Nel 576 ne avrebbe preso possesso san Benedetto stesso, per i suoi monaci. La Porziuncola fu la terza chiesa riparata da san Francesco dopo la sua vocazione: mentre egli pregava di fronte al crocifisso di San Damiano sentì una voce che diceva: "va' e ripara la mia chiesa". L'edificio all'epoca dipendeva dal monastero di San Benedetto al Subasio. La Porziuncola divenne per Francesco luogo particolare e vi sostava spesso in preghiera; qui capì che doveva vivere "secondo il santo Vangelo". Proprio dalla Porziuncola Francesco inviò i primi frati ad annunciare la pace. Il 2 agosto del 1216 con la presenza di sette vescovi umbri il piccolo edificio fu consacrato e vi fu proclamato il così detto "Perdono d'Assisi". Nella Porziuncola inoltre, santa Chiara rinunciò al mondo e abbracciò sorella povertà e qui Francesco morì la sera del 3 ottobre 1226. La chiesa è costruita con pietra scavata dal monte Subasio Porziuncola: l‟interno L'interno è costituito da un'unica aula con piccola abside, "chiusa" da una pala d'altare datata 1393, opera del pittore Ilario da Viterbo. Il piccolo edificio (di soli 4 metri per 7) conserva tutt'ora le strutture trecentesche, compreso il tetto con la copertura in marmi bianco e rosa. Il recente restauro, dovuto al sisma del 1997 e terminato nel 1999, ha fatto rinvenire il pavimento originale in "cocciopesto" che era poi stato ricoperto dalle strutture cinquecentesche. Porziuncola: l‟esterno Sull'arco del portale d'ingresso, sulla fascia d'oro che incornicia l'affresco della facciata, sono scritte le parole "La tua richiesta Francesco accolgo" pronunciate da Gesù in risposta alla richiesta del Santo: che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe. A sottolineare l'ingresso nel luogo dell'indulgenza altre due brevi iscrizioni, una incisa sulla soglia: Hic locus sanctus est (questo luogo è santo) e l'altra scritta alla base dell'altare dell'affresco sopra la porta: Haec est porta vitae aeternae (questa è la porta della vita eterna). L'ingresso alla Porziuncola è sproporzionato, così come lo è la porta laterale aperta nel XIX secolo per consentire il flusso delle grandi folle di pellegrini. Sul lato destro esterno è affisso uno dei documenti epigrafici più antichi dell'Ordine: la lapide della tomba di Pietro Cattani, morto il 10 marzo 1221 quando ancora era in vita Francesco. Si racconta che folle di devoti accorrevano alla sua tomba disturbando la preghiera dei frati; allora Francesco esortò Cattani ad essere obbediente in morte come lo era stato in vita e, quindi, gli ordinò di non compiere più miracoli. E così avvenne. L'affresco sulla facciata è del pittore nazareno Friedrich Overbeck (1830) e vi è rappresentato Francesco che chiede a Gesù e a Maria la concessione dell'indulgenza plenaria. In alto, una lanterna in stile gotico (XVI-XV secolo) con una statua della Vergine, una Madonna del latte degli inizi del XIV secolo. Sulla parete esterna dell'abside un affresco raffigurante la Crocifissione, recentemente ripulito, in cui sembra possa riconoscersi la mano del pittore Pietro Vannucci, detto il Perugino; è quel che resta di un più grande affresco che ricopriva la parete del convento del XVI secolo, abbattuto quando la Porziuncola fu inglobata dalla grande basilica di Santa Maria degli Angeli, innalzata, per volere di papa Pio V, negli anni 1569-1679, su disegno di Galeazzo Alessi. SPOLETO Le origini del nome Il toponimo Spoleto deriverebbe dalla congiunzione delle parole greche "Spao" e "Lithos" , ovvero sasso-staccato: in altre parole il colle Sant'Elia (ovvero "il colle del sole") su cui è sorta la città sarebbe stato interpretato come il resto di una frana staccatasi dal Monteluco, ma tale teoria non è stata mai confermata. Spoleto si trova all'estremità meridionale della Valle Umbra, una vasta pianura alluvionale generata in epoca preistorica dalla presenza di un vasto lago, il lacus Umber, prosciugato definitivamente nel Medioevo, dopo il suo impaludamento, con delle opere di bonifica. La città si è sviluppata sul colle Sant'Elia, un basso promontorio collinare alle falde del Monteluco, e più in basso fino alle rive del torrente Tessino; ad est è contornata dai monti che delimitano la Valnerina. Storia Spoleto è centro abitato fin dalla preistoria. Divenne colonia romana nel 241 a.C. con il nome di Spoletium e si mantenne sempre fedele a Roma, in special modo durante le guerre puniche, non soltanto respingendo Annibale dopo la sua vittoria al Trasimeno (217 a.C.), ma soprattutto nel periodo critico successivo a quel lungo conflitto. Sotto i Longobardi Spoleto fu capitale dell'omonimo ducato, proiettando l'influenza politica della città su un vasto territorio dell'Italia centro-meridionale, fino al ducato di Benevento. Caduti i Longobardi, il ducato passò ai Franchi. Quando l'impero carolingio fu smembrato, i duchi di Spoleto, Guido III e suo figlio Lamberto, si spinsero alla conquista della corona imperiale (889). Nel 1155 Spoleto, "munitissima città, difesa da cento torri" fu, secondo la tradizione, distrutta da Federico Barbarossa. Contesa poi tra l'Impero e la Chiesa, fu a questa aggregata da Innocenzo III nel 1198 e, definitivamente, nel 1247. Funestata da conflitti tra Guelfi e ghibellini, fu riappacificata dal cardinale Egidio Albornoz; fu assicurata alla Chiesa e fatta centro importante dello Stato pontificio, che le mandò autorevoli governatori, tra cui anche Lucrezia Borgia (1499). Dal Rinascimento in poi, Spoleto si trasformò progressivamente da centro prevalentemente strategico a centro culturale, con la fondazione dell'Accademia degli ottusi (oggi Accademia spoletina). Seguirono periodi di splendore e di decadenza. I papi, Urbano VIII e Pio IX erano stati rispettivamente Vescovo ed Arcivescovo di Spoleto. Durante l'occupazione francese nel periodo napoleonico, Spoleto fu capoluogo prima del dipartimento del Clitunno e poi di quello del Trasimeno, per la sua prossimità ai territori montani confinanti con il Regno di Napoli, e perciò esposti alla penetrazione del brigantaggio, che consentiva un più agevole controllo territoriale. La Restaurazione (1814) la fece sede di una delegazione pontificia sino alla Unità d'Italia. Con il plebiscito del 4 novembre 1860, che coinvolse Marche e Umbria, Spoleto fu annessa al Regno d'Italia. Dopo l'unità, il nuovo stato italiano privilegiò Perugia come capoluogo di una vastissima provincia, che inglobava anche il territorio spoletino e si estendeva fino alla Sabina, relegando quindi Spoleto ad un ruolo di secondo piano. Infine, con la successiva promozione di Terni a capoluogo di provincia, nel 1927, Spoleto ha finito per perdere definitivamente il suo antico ruolo di centro politico-amministrativo dell'Umbria meridionale. MONUMENTI DA VISITARE Basilica di San Salvatore - Secoli IV-VIII Dedicata in origine ai martiri spoletini Concordio e Senzia, la chiesa fa parte di una serie di basiliche paleocristiane sorte intorno a Spoleto nei primi secoli dell'epoca cristiana. L'attuale dedicazione testimonia l'importante ruolo assunto dalla basilica durante la dominazione longobarda, vista la particolare devozione di questo popolo al Salvatore. Si deve probabilmente all'elitè ducale il rinnovamento, databile intorno al VII-VIII secolo, che conferì all'edificio la rara bellezza che ancora oggi lo caratterizza. La facciata si caratterizza per i girali vegetali scolpiti sugli architravi dei tre portali, la cui bellezza fu d'ispirazione per gli scalpellini delle epoche successive, che ne riproposero le forme in numerose chiese romaniche del nostro territorio. L'interno, dall'impianto basilicale a tre navate, con presbiterio impostato su colonne sostenenti un architrave, è un mirabile esempio dell'abilità delle maestranze altomedievali locali di utilizzare materiale di spoglio proveniente dai numerosi edifici romani della zona e di riassemblarlo in un armonico insieme.La chiesa dal 25 giugno 2011 fa parte del patrimonio mondiale dell'UNESCO, insieme ad altre sei importanti testimonianze monumentali italiane di epoca longobarda. Ex chiesa di Sant'Agata - Sec. XI La chiesa, edificata su parte delle strutture del teatro romano di Spoleto, era una delle antiche chiese parrocchiali della città ed esisteva già nell'Alto Medioevo.Nel XIV secolo divenne sede di un importante comunità monastica di benedettine, le quali trasformarono in monastero le adiacenti case dell'antica famiglia spoletina dei Corvi, ereditate da una loro consorella.Della chiesa è oggi conservato solo il portico d'ingresso composto da colonne ornate di capitelli datati all'XI secolo, mentre la decorazione pittorica dell'interno è totalmente scomparsa a causa della destinazione dell'edificio ad uso profano avvenuta nel 1870 circa. Chiesa dei SS. Simone e Giuda - Sec. XIII Nel 1250 morì a Spoleto, presso il piccolo convento francescano di Sant'Elia, frate Simone da Collazzone, circondato dalla pubblica venerazione.Il Comune ottenne da Papa Innocenzo IV il processo di canonizzazione e nel 1254 i frati minori iniziarono la costruzione di un nuovo grande convento e di una nuova chiesa, eretta in onore del loro confratello ma liturgicamente intitolata a San Simone Apostolo, dato che il processo di canonizzazione non fu mai concluso. Cattedrale di Santa Maria Assunta - Sec. XII La prima notizia dell'edificio è datata 956, quando in quest'area esistevano già l'episcopio e una prima cattedrale, denominata Santa Maria del Vescovato, edificata tra l'VIII e il IX secolo. Un decreto vescovile del 1067 accerta inoltre la presenza di un altro edificio facente parte del gruppo cattedrale, la cosiddetta "tribuna di San Primiano", databile al IX secolo. La costruzione del Duomo odierno fu avviata dopo il 1155, anno in cui Spoleto fu devastata dall'esercito imperiale di Federico "Barbarossa",e terminò tra il XII e il XIII secolo, quando i Papi Innocenzo IIII nel 1198 e Onorio III nel 1216, consacrarono solennemente il nuovo edificio. Nei secoli successivi la chiesa si andò progressivamente trasformando: nel XIII secolo fu ingrandita la facciata e successivamente fu realizzato all'interno, tra 1374 e 1384, un vasto ciclo ad affresco, oggi quasi scomparso; tra 1467 e 1469 Filippo Lippi realizzò gli affreschi dell'abside, mentre numerose cappelle cominciarono ad arricchire le navate ed il transetto; tra XV e XVI secolo fu costruito il portico rinascimentale e dal 1638 venne integralmente ricostruito l'interno. Il campanile e la facciata conservano oggi il bellissimo aspetto romanico, e quest'ultima è impreziosita dai cinque rosoni, dal portico, opera di Ambrogio Barocci da Milano realizzata tra 1491 e 1504, e dal mosaico, firmato e datato da un "Doctor Solsternus" nel 1207. Entrando nel portico si ammira il bellissimo portale maggiore romanico, finemente scolpito con motivi fitomorfi e zoomorfi. L'interno della chiesa è totalmente diverso, poiché esso si presenta con l'aspetto scaturito dal rinnovamento seicentesco, promosso dai Barberini e realizzato dagli architetti camerali Luigi Arrigucci e Domenico Castelli tra il 1638 e il 1644. Il bellissimo pavimento della navata centrale è invece ancora quello originale della cattedrale romanica ed è di tipo cosmatesco, composto di tessere di pietra, porfido e serpentino; quello delle navate laterali, a rombi di pietra bianca e rossa, fu posto in opera nel 1481. Un ulteriore rinnovamento dell'interno del duomo, effettuato tra il 1785 e il 1792, fu diretto dall'architetto Giuseppe Valadier e comportò il rifacimento dell'altare maggiore, degli otto altari nelle navate laterali, dei due nelle testate del transetto e delle quattro grandi porte alle estremità delle navate laterali. La Cattedrale di Spoleto conserva preziose opere d'arte, tra le quali gli affreschi del Pintoricchio nella cappella Eroli (1497), la tela ad olio di Annibale Carracci e collaboratori, raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Francesco e Dorotea (1599) e la Santissima Icone, preziosa opera bizantina dell'XI-XII secolo donata nel 1185 dall'Imperatore Federico Barbarossa in segno di pace. L'abside è interamento decorata dai bellissimi affreschi raffiguranti Storie della Vergine, realizzati tra 1467 e 1469 da Fra' Filippo Lippi, le cui spoglie sono custodite nel monumento sepolcrale situato nel transetto destro. La Cappella delle Reliquie conserva una lettera autografa di San Francesco, mentre al principio della navata sinistra è esposta la Croce dipinta di Alberto Sotio, firmata e datata 1187, uno dei migliori esemplari di croce dipinta di epoca romanica in Italia. Ex Chiesa di Santa Maria della Manna d'Oro - Sec. XVI La chiesa fu edificata per volontà dal Comune di Spoleto nel 1527 in segno di ringraziamento alla Vergine, in seguito al "sacco di Roma" ad opera dei Lanzichenecchi.Grazie alla protezione della Vergine, la città non solo aveva evitato il pericolo del saccheggio, ma si era anche notevolmente arricchita grazie ad un proficuo commercio con l'esercito invasore: la "manna d'oro" rappresenta quindi i cospicui guadagni conseguiti dal popolo spoletino nel corso di questa vicenda. La chiesa presenta all'esterno una pianta rettangolare di semplice architettura, mentre nella parte superiore è un tamburo ottagonale probabilmente più tardo. L'interno ha pianta ottagonale con presbiterio absidato ed è il risultato di un rifacimento tardo-seicentesco. Di notevole interesse sono un grande Fonte Battesimale, proveniente dal Duomo e databile alla prima metà del „500, ed alcune tele del pittore settecentesco Sebastiano Conca. Chiesa di Sant'Ansano e Cripta di Sant'Isacco - Secoli XI-XVIII La chiesa di Sant'Ansano è stata interamente ricostruita alla fine del „700 dall'architetto milanese Antonio Dotti. L'interno è a navata unica e conserva interessanti opere d'arte, tra le quali, un affresco di Giovanni di Pietro detto "Lo Spagna" rappresentante la Madonna col Bambino e due Santi, frammento superstite della decorazione pittorica della "Cappella dei Lombardi", e una tela col Martirio di Sant'Ansano realizzata dal pittore seicentesco Archita Ricci da Urbino,collocata sull'altare maggiore. Dalla chiesa si accede alla sottostante Cripta dedicata a Sant'Isacco, monaco siriano giunto a Spoleto nella prima metà del VI secolo e primo rappresentante del fenomeno eremitico sul Monteluco. In epoca paleocristiana una chiesa venne ricavata nelle strutture di un precedente tempio romano e solo successivamente essa divenne la cripta di una nuova chiesa, edificata sopra di essa a causa dell'innalzamento del livello stradale. È a tre navatelle coperte da volte a crociera e divise da colonne di spoglio con capitelli altomedievali, databili ai secoli VIII-IX. La cripta è inoltre decorata da interessantissimi affreschi datati ai secoli XI-XII, ricollocati in situ nel 1971 in seguito ad un precedente distacco e restauro. Chiesa di San Pietro extra moenia - Secoli XII-XIII L'origine della chiesa è molto antica, poiché un edificio dedicato a San Pietro venne innalzato nel luogo già all'inizio del V secolo dal Vescovo Achilleo, il quale aveva trasferito a Spoleto le reliquie delle catene di San Pietro.La riedificazione avvenne tra il XII il XIII secolo, ma all'inizio del „300 subì notevoli danneggiamenti causati dagli scontri tra le fazioni guelfe e ghibelline e si rese necessario un immediato restauro, iniziato nel 1329 ma protrattosi lentamente fino all'inizio del „400. Un ulteriore rinnovamento fu effettuato, sul modello della Cattedrale, alla fine del XVII secolo. La facciata, rimasta quasi interamente quella originale, è uno dei migliori esempi di romanico umbro ed è ornata da una bellissima decorazione scultorea, realizzata tra XII e XIII secolo, raffigurante scene religiose e favole allegoriche reinterpretate in chiave cristiana tratte dalla cultura antica e dai bestiari medievali. Chiesa di San Rocco o di Santa Maria del Massaccio - Sec. XV La chiesa, già esistente nel Medioevo col nome di Santa Maria del Massaccio, fu riedificata alla fine del „400, ed è da tale epoca chiamata San Rocco perchè vi fu unito il titolo di una chiesa di San Rocco demolita nel 1790 per ingrandire la chiesa di San Luca. La chiesa presenta una pianta a croce greca e non fu mai compiuta all'esterno. Chiesa di San Paolo inter vineas - Secoli VI-XIII L'origine antica dell'edificio è attestata da San Gregorio Magno, il quale racconta di un episodio miracoloso avvenuto nel VI secolo, che vide protagonista un vescovo longobardo di fede ariana colpito da cecità in seguito al tentativo di officiare la chiesa. Altre notizie sono datate al X secolo, quando vi fu annesso un monastero benedettino femminile. Un rinnovamento fu poi realizzato entro il 1234, anno in cui la chiesa venne consacrata da Papa Gregorio IX. Nel XIV secolo, a causa delle continue lotte tra fazioni, il monastero venne abbandonato e ricostruito entro le mura cittadine presso la chiesa di Sant'Agata. Nel 1771 San Paolo inter vineas subì, soprattutto all'interno, un rinnovamento, ma nel 1965 fu effettuato un restauro che le ha restituito l'antico aspetto. Oggi la chiesa rivela la sua forma tardoromanica pertinente al rinnovamento del 1234, con la facciata simile ad altre chiese spoletine quali San Pietro e San Ponziano, il portale a tre rincassi e il prezioso rosone. L'interno è a tre navate divise da colonne coronate da capitelli corinzi, mentre l'ampio transetto conserva alcuni affreschi staccati che componevano il notevole ciclo pittorico della prima metà del XIII secolo che decorava la chiesa. Questi affreschi sono testimonianza della cultura pittorica di epoca romanica. Chiesa della Madonna di Loreto - sec. XVI La chiesa fu iniziata nel 1572 su progetto dell'architetto fiorentino Annibale de' Lippi ed è considerata uno degli edifici di culto rinascimentali più belli dell'Umbria. Essa sorge nelle vicinanze della Porta San Matteo, in seguito detta "di Loreto", in un area nella quale, già nel 1537, lo spoletino Jacopo Spinelli aveva fatto erigere una Maestà e l'aveva fatta affrescare dal noto pittore Jacopo Santoro da Giuliana, detto Jacopo Siculo. Il dipinto ebbe subito grande venerazione popolare perché sembra che fosse stato portato a termine in assenza del pittore, per intervento divino. La devozione nei confronti di questa immagine crebbe maggiormente a partire dal 1571, quando, nella notte tra il 20 ed il 21 Aprile, Spoleto fu scossa da un terribile terremoto cui seguì un lunghissimo sciame sismico. Il popolo terrorizzato ricorse allora all'intercessione dell'immagine prodigiosa e, miracolosamente, le scosse cessarono; inoltre, molti videro l'immagine della Madonna muovere gli occhi. Dato che la notizia dell'evento prodigioso si diffuse enormemente, si decise di costruire un grande edificio che racchiudesse al suo interno la sacra immagine e di rendere più decorosa la strada che conduceva ad essa tramite l'edificazione di un portico. L'architetto Annibale de' Lippi progettò una pianta molto elaborata, a croce greca, che si addiceva perfettamente alle prescrizioni tridentine. All'esterno emerge la grande semplicità e il rigore spaziale. Il vasto interno è impreziosito da numerose cappelle ornate da dipinti e sculture soprattutto nel corso del XVII secolo. Al centro dell'edificio vi è la Cappella, ad imitazione della Santa Casa di Loreto, che ingloba la miracolosa Maestà del 1537. Chiesa e Monastero di San Ponziano–SecoliXII-XIII Il complesso monumentale dedicato al Santo patrono di Spoleto, è formato dalla basilica e dal monastero benedettino, in origine maschile, e successivamente femminile. Nel 1788 vennero fatti dei lavori.La facciata mantenne l'aspetto romanico, con il portale ornato di inserti musivi e simboli degli evangelisti attorno al rosone, l'interno elaborato secondo il nuovo gusto neoclassico fu dimezzato nella lunghezza per ricavarvi il coro. La cripta è ornata con affreschi del XIV-XV secolo e mantiene inalterato il suo aspetto originario. All'interno del monastero è custodito il teschio di San Ponziano, che ancora oggi viene portato in processione il 14 Gennaio. La reliquia è esposta fino alla domenica successiva in occasione delle celebrazioni per la festa del martire-patrono. Numerose opere d'arte e suppellettili sacre di proprietà del monastero furono alienate a seguito della soppressione napoleonica del 1810 e delle demaniazioni del 1860. Chiesa di San Gregorio Maggiore - Sec. XII La chiesa fu eretta in onore del martire spoletino Gregorio, il cui corpo sarebbe stato raccolto da una vedova di nome Abbondanza nel vicino anfiteatro romano e traslato nel sito dell'odierna chiesa, dove ella fondò già nel IV secolo un cimitero cristiano con un primo edificio ecclesiastico. Circa nell'VIII secolo, un'altra Santa di nome Abbondanza avrebbe rinnovato la primitiva chiesa, che venne con certezza riedificata successivamente, fra il 1079 e il 1146. Come avvenne per molte altre chiese spoletine, anche San Gregorio subì parziali rinnovamenti nei secoli XIV, XVI e XVIII, ma nella prima metà del „900 alcuni interventi di ripristino hanno riportato l'edificio all'antico aspetto. L'odierna facciata è preceduta da un portico cinquecentesco, mentre la parte superiore è trecentesca ed ornata da tre archi rincassati, il centrale dei quali ospita un affresco quasi scomparso realizzato nel 1413 da Giovanni di Corraduccio da Foligno. Della chiesa romanica rimangono la parte inferiore della facciata, la trifora, due rovinate statue collocate negli archi laterali, rappresentanti San Gregorio e San Barattale e il campanile costruito con pietre di spoglio provenenti da edifici romani ed altomedievali. Alla sinistra del portico si apre la Cappella degli Innocenti, affrescata nella seconda metà del „500 con Storie di Santa Abbondanza e la Strage degli innocenti. L'interno è a tre navate divise da colonne coronate da capitelli cubici e congiungenti archi a tutto sesto; il presbiterio è sopraelevato e triabsidato e permette l'accesso alla bellissima cripta. Le pareti della chiesa conservano numerosi frammenti della decorazione pittorica, soprattutto quattrocentesca, mentre nell'abside centrale, la cui pavimentazione è in parte ancora quella cosmatesca, sono visibili bellissimi affreschi del XII secolo che documentano la ricchezza della decorazione pittorica originale della chiesa e la fioritura artistica spoletina nel periodo romanico.Ex Chiesa Santi Stefano e Tommaso - Sec. XVIII La chiesa dei Santi Stefano e Tommaso, comunemente chiamata Santa Maria della Stella, è stata recentemente adibita ad auditorium e a sede di importanti manifestazioni culturali spoletine.Costruita tra 1786 e 1793 su progetto di Battista Dotti, rappresenta una delle migliori testimonianze cittadine di architettura neoclassica del tardo Settecento. L'interno è caratterizzato da una grande aula luminosa che indirizza l'interesse verso il presbiterio e l'abside curvilinea, di singolare effetto scenografico.La stessa raffinatezza di gusto si riscontra nella ricca decorazione in stucco, l'unica ancora in situ, dato che i preziosi altari marmorei delle nicchie ed alcune tele settecentesche che impreziosivano l'ambiente sono stati trasferiti in altre sedi. Ex Chiesa di San Nicolò - Sec. XIV Nell'area dove sorge oggi San Nicolò, esisteva già dal IV secolo, una chiesa intitolata a San Nicola di Bari, ed è inoltre accertata la consacrazione di una chiesa di questo titolo nel 1089. Tale edificio fu concesso dal Vescovo Bartolomeo Accoramboni nel 1263 ai frati Agostiniani, che ottennero anche la vicina chiesa di San Massimo. Sull'area delle due chiese, essi edificarono a partire dal 1304 un nuovo grande tempio con annesso convento, che fu per secoli un centro di cultura rinomato in tutta Italia. La chiesa ha semplice pianta rettangolare che si conclude con un'altissima abside poligonale; la facciata è a due spioventi ed è arricchita da un grande portale archiacuto e scolpito, di moderato stile gotico. Chiesa dei SS. Domenico e Francesco - Secoli XIII-XIV La chiesa attuale, originariamente dedicata al Salvatore, fu edificata fra la seconda metà del XIII e i primi anni del XIV secolo in stile gotico locale, ed annessa al convento domenicano già eretto nel 1247. All'esterno la struttura muraria è ravvivata da fasce sovrapposte di conci bianchi e rosa che creano un effetto riscontrabile in altre chiese umbre quali Santa Chiara di Assisi Santa Prassede di Todi. La semplice facciata è disadorna del rosone, che non fu mai realizzato, mentre nel fianco destro si apre un grande portale con colonnine a fascio, nella cui lunetta è un dipinto raffigurante il Salvatore, opera di Perino Cesarei, datato 1591. L'interno presenta lo schema consueto delle chiese degli ordini mendicanti: un'unica navata con ampio transetto e una tribuna sulla quale si aprono cappelle. Numerosi sono gli affreschi di varie epoche che decorano la chiesa, molti dei quali frammentari a causa degli interventi di rinnovamento cinquecenteschi e seicenteschi. Tra i dipinti su tela visibili all'interno spiccano una Trasfigurazione, copia del celebre dipinto raffaellesco attribuita al Cavalier d'Arpino e nel transetto destro una pala del celebre pittore parmense Giovanni Lanfranco, raffigurante la Madonna col Bambino e Sant'Anna con le Sante Caterina da Siena, Caterina d'Alessandria ed Elena. Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo - Sec. XII La piccola chiesa sorge nell'area dell'antica Vaita Filittèria, il quartiere bizantino della Spoleto medievale. Fu consacrata nel 1174 e divenne una delle chiese parrocchiali della città; per la sua costruzione furono utilizzate pietre conce e materiale di spoglio di epoca romana. L'esterno, di linee molto semplici, è impreziosito nel muro sinistro da un grande affresco raffigurante la Madonna e quattro Santi datato al XIII-XIV secolo, purtroppo assai rovinato; l'interno è ad aula unica con presbiterio rialzato e cripta, oggi non più accessibile. La decorazione pittorica è riferibile ad un arco temporale compreso tra il XII e il XVI secolo. Particolarmente degno di nota è un affresco ubicato nel muro sinistro che rappresenta il Martirio di Thomas Becket da Canterbury, databile al primo quarto del XIII secolo. Esso è uno dei più antichi esempi raffiguranti la scena dell'assassinio del vescovo inglese e si riferisce alla controversia tra quest'ultimo e il Cancelliere del regno d'Inghilterra Enrico II. La vicenda, tuttavia, può essere collegata ad un fatto di storia locale: la lotta tra Papato ed impero per il possesso del Ducato di Spoleto. La zona presbiteriale, aggiunta nel „500, conserva affreschi dello stesso secolo realizzati da Pier Matteo Piergili, prelato e pittore locale. Chiesa San Filippo Neri - Secoli XVII-XVIII La costruzione della chiesa, edificata su progetto dell'architetto spoletino Loreto Scelli, fu iniziata nel 1640, ma la sua consacrazione venne effettuata solo nel 1724. La facciata presenta caratteristiche stilistiche tipiche delle chiese romane del primo „600 e l'interno è a tre navate con cappelle che ospitano altari seicenteschi e settecenteschi; il transetto è coperto da cupola. Gli altari sono impreziositi da buone tele settecentesche realizzate da Gaetano Lapis, Sebastiano Conca e Pietro Labruzzi e da altri dipinti su tela del pittore spoletino seicentesco Francesco Refini. Basilica di Sant'Eufemia La Basilica di S. Eufemia sorge all‟interno del Palazzo Arcivescovile, la cui area era occupata dalla residenza dei Duchi Longobardi, come ricordano i documenti dei secoli VIII e IX. La prima notizia del monastero di S. Eufemia e dell'annessa chiesa risale al secolo X, quando la badessa del Monastero di S. Eufemia, chiese al monaco benedettino Giovanni Cassinese di scrivere la vita di S. Giovanni Arcivescovo di Spoleto. Verso la metà del secolo XII il complesso fu adibito a Palazzo Vescovile. Verso la metà del XV secolo la diocesi spoletina fu retta dal Patriarca d'Alessandria, il veneziano Marco Condulmer e all'incirca a quell'epoca la chiesa sembra aver cambiato l‟antico titolo di S. Eufemia o S. Giovanni Arcivescovo, in quello di S. Lucia, e venne realizzato il trittico per l'altare maggiore, oggi conservato al Museo Diocesano. Alla fine del XV secolo è riferibile il dipinto del semicatino dell'abside principale che presenta l'Eterno tra i cherubini. L'interno, pur nella esiguità degli spazi, colpisce per la giustezza di ritmi e di proporzioni: le colonne e i pilastri, spesso ottenuti con elementi di spoglio provenienti da edifici classici ed alto medioevali, scandiscono le tre navate; la presenza di matronei, è stata posta in relazione con la tradizione secondo cui Sant'Eufemia occupò l'area dell'antica residenza regia e ducale dove, sul tipo della cappella palatina di Aquisgrana, esistevano i matronei. Monumenti urbani Rocca Albornoziana e Ponte delle Torri La Rocca sorge sulla sommità del Colle Sant'Elia, in posizione strategica e dominante tutta la vallata spoletina. Fu edificata a partire dal 1359, nell'imminenza del rientro definitivo della sede papale da Avignone a Roma, nell'ambito della realizzazione, affidata al cardinale Egidio Albornoz, del sistema difensivo finalizzato a riportare l'autorità papale nei territori della Chiesa dopo la cattività avignonese. La fortezza spoletina fu un perno di tale sistema, posto a controllo della via Flaminia e punto di appoggio e di partenza ideale per le azioni militari volte al recupero dei territori dell'Umbria, delle Marche e della Romagna. Il monumento è un complesso fortificato dall'allungata forma rettangolare, scandito da sei torri e con due ampi cortili interni; fu concepito per svolgere anche funzione di rappresentanza e residenziale per i rettori del Ducato, i governatori della città e i legati pontifici. La Rocca perse, poi, progressivamente la funzione residenziale e nel 1816 fu trasformata in penitenziario, uso che assolverà fino al 1982. In quell'anno furono avviati gli imponenti lavori di recupero e restauro (ad oggi ancora non del tutto ultimati) che hanno restituito agli ambienti l'immagine originaria, pur con le inevitabili perdite evidenti, soprattutto, nelle lacune delle decorazioni pittoriche. Rimangono, tuttavia, numerose tracce degli stemmi nelle arcate sui due livelli del Cortile d'Onore, oltre al ciclo con storie cavalleresche, uno dei più notevoli dell'Italia centrale, che orna la cosiddetta Camera pinta, o picta, all'interno della torre maestra. Per accedere al parco della Rocca (ingresso gratuito) è possibile avvalersi dell'entrata pedonale in piazza Campello o dei più comodi, ampi ascensori collocati al termine della breve galleria che si apre lungo il Giro della Rocca, sul versante rivolto verso nord, da cui si può ammirare anche una splendida vista sulla Valle spoletana e sulla Cattedrale. Gli ascensori sono parte del sistema meccanizzato che, tramite 8 blocchi di scale mobili, collega questa area, facilmente e in breve tempo, con la parte bassa del centro storico (quartiere della Ponzianina, borgo Garibaldi, Basilica di S. Salvatore, ecc.) e con il parcheggio "Ponzianina". È possibile visitare vari ambienti della fortezza: il Cortile d'Onore, circondato dagli edifici destinati ai governatori della città, in cui soggiornarono anche alcuni pontefici, ornato da un bel pozzo esagonale e circondato dal doppio loggiato; il Cortile delle Armi, che occupa l'area un tempo destinata alle truppe, il Salone d'Onore, l'ambiente più vasto della Rocca e la Camera Pinta. Nella Rocca ha sede il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto che si sviluppa in quindici sale, poste su due piani, ed è parte integrante del percorso conoscitivo del monumento. Il Museo, con i manufatti esposti e gli apparati didattici, testimonia l'origine e lo sviluppo del Ducato di Spoleto, costituito intorno al 570 a seguito della conquista longobarda e la cui denominazione rimane in uso fino al XVII sec. Sono esposte iscrizioni funebri, arredi liturgici, corredi di sepolture, reperti di scultura e frammenti architettonici, statue lignee e manufatti dipinti. Nel Museo sono depositate le opere di proprietà comunale riferibili al periodo documentato. Nella Rocca hanno sede anche la Scuola Europea del Restauro del Libro e il Laboratorio di Diagnostica dei Beni Culturali. Vivo è ancora il ricordo leggendario della presenza di Lucrezia Borgia, figlia del Pontefice Alessandro VI che la elesse, appena diciannovenne, reggente del Ducato di Spoleto. Nel 1499 si fermò per tre mesi a Spoleto; nell'archivio cittadino c'è un documento con poche parole latine scritte di sua mano. Nel 1502, diretta a Ferrara, farà ancora una sosta in questa principesca dimora. Al "maschio" della fortezza, la torre centrale rivolta verso la città, destinata ad essere fulcro di una estrema difesa, è rimasto il nome di "Torre della Spiritata", forse in ricordo delle crudeltà e delle vendette della castellana. Intorno alla fortezza c'è il cosiddetto Giro della Rocca, un anello di un chilometro che rappresenta una delle più belle e frequentate passeggiate della città, da dove è possibile ammirare una sintesi dei suoi monumenti principali. Affrontandolo in senso antiorario a partire da piazza Campello, il Giro offre subito l'opportunità di notare i resti delle antiche mura romane. Poco più avanti si scopre lo splendido panorama sul Monteluco e sul Ponte delle Torri, eretto alla fine del Trecento, probabilmente sui resti di una precedente struttura romana. Il Ponte è realizzato in calcare locale e sorretto da nove piloni collegati tra loro da arcate ogivali. I due sostegni centrali sono cavi e presentano al loro interno alcuni ambienti che fungevano da postazioni di guardia. La struttura venne compiuta presumibilmente entro la fine del XIII secolo, con lo scopo di assicurare alla città il rifornimento d'acqua attraverso un canale posto sulla sua sommità. Un'altra sua funzione, che mantiene ancora oggi, era quella di collegamento tra il centro storico spoletino e il Monteluco, grazie alla presenza di un camminamento che corre lungo il versante nord. Il ponte, nel corso dei secoli, ha sempre affascinato viaggiatori ed importanti personaggi storici ed è ancora oggi uno dei monumenti più famosi e pittoreschi di Spoleto tra le più grandi costruzioni in muratura dell'età antica, alto ben 80 metri e lungo circa 280. Poco prima del finestrone c'è una rientranza nella muraglia con cardini ben visibili, una nicchia anticamente destinata alla sorveglianza dell'acquedotto. In epoca più recente, quando la città aveva la cinta daziaria, essa fu usata come guardiola del gabelliere che ispezionava i passanti per accertarsi che non introducessero in città generi assoggettati a dazio. All'altro estremo del Ponte è il Fortilizio dei Mulini, presidio dell'acquedotto dove le acque alimentavano due mulini comunali prima di essere convogliate lungo il ponte. Da questo punto prendono il via il Giro dei Condotti e numerosi sentieri verso la montagna spoletina Oltrepassato il Ponte, si prosegue lungo il Giro da cui si può ammirare la pianura spoletina che fece esclamare a S. Francesco "Nihil jucundius vidi valle mea spoletana", parole che si trovano ancora incise sul marmo del belvedere a Monteluco. A metà del percorso, dove il Colle S. Elia è più vicino al monte, sopra un dirupo, c'è la cosiddetta Sedia del papa, un masso scavato a forma di poltrona, da cui si può ammirare in tutta la sua magnificenza la mole del Ponte delle Torri. Fortilizio dei Molini - Secoli XIII-XIV Fu edificato per vigilare il ponte e al suo interno esistevano serbatoi d'acqua che alimentavano un mulino comunale attivo fino al XIX secolo. Fontana del Mascherone - Secoli XVII-XVIII La fontana è una delle più caratteristiche della città ed è chiamata dagli spoletini semplicemente "il mascherone", per via della imponente maschera umana coronata di alloro dalla cui bocca fuoriesce il forte getto d'acqua. Un'iscrizione informa di un restauro effettuato nel 1736 all'edicola che incornicia la vasca e la maschera, le quali sono invece seicentesche. Sulla destra è un'altra piccola fontanella che reca l'iscrizione BIBE VIATOR, un invito a dissetarsi alle sue freschissime acque rivolto al viaggiatore. Via dell'Arringo - Secoli XIII-XIV La Via dell'Arringo è il risultato più evidente di una vasta modifica effettuata in epoca tardo-medievale sul tessuto urbanistico romano ed altomedievale. La strada ha una forte valenza simbolica poiché è chiusa, nei lati corti, dal simbolo del potere civile, ovvero il Palazzo del Comune, e dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta, sulla quale offre una meravigliosa visuale. I motivi che portarono alla sua realizzazione sono da ricercare negli imponenti lavori che, alla fine del XII secolo, determinarono l'edificazione della nuova Cattedrale, la trasformazione degli edifici e delle aree ad essa adiacenti e al trasferimento del Palazzo Vescovile entro l'insula di Sant'Eufemia. La via è così chiamata perché conduceva all' "Arringo" (o "Arenga"), ovvero all'assemblea del popolo che da tempi antichi si teneva in Piazza del Duomo. Via dei Duchi A sinistra della fontana di Piazza del Mercato, risalendo in direzione del Duomo, si percorre via del Palazzo dei Duchi, detta anche "Stradetta". L'intitolazione deriva dall'errata convinzione che i resti ritrovati sotto l'attuale livello stradale, appartenessero all'antico edificio di epoca romana utilizzato come sede del potere dai Duchi longobardi di Spoleto. Qui sorgeva l'antica chiesa di San Donato, di cui sono visibili ancora oggi alcuni resti, ma a seguito del grave stato di abbandono dell'edificio, nel Cinquecento vennero aperte delle botteghe artigiane. Le botteghe erano in prevalenza di orafi, argentieri e gioielleri, i quali usarono per la loro realizzazione il materiale lapideo rinvenuto in uno scavo nel 1573. Nella via inoltre è possibile ancora oggi vedere le decorazioni trecentesche di Casa Spiga e il cavalcavia della Casa Conca. Teatro Romano e Museo Archeologico Statale Il Teatro Romano (I sec. a.C.), eloquente testimonianza della Spoleto romana, è stato riportato alla luce tra il 1954 e il 1960. Fu individuato nel 1891 da Giuseppe Sordini attraverso un disegno cinquecentesco che lo collocava nell'area del convento di Sant'Agata. Oggi è inserito nel complesso che ospita il Museo Archeologico Statale ed è ancora utilizzato per spettacoli e rappresentazioni varie. L'accesso si trova lungo via Sant'Agata ma la vista d'insieme si coglie fin dall'esterno, dall'affaccio da piazza della Libertà, attraverso le arcate poste sul lato ovest. Il complesso di Sant' Agata, già monastero benedettino a partire dal XIV sec., è occupato dal Museo che raccoglie materiali dall'età del bronzo alla fase romana imperiale provenienti da scavi nella città e nel territorio. Fonte di Piazza - 1746-1748 La fontana fu costruita su progetto dell'architetto romano Costantino Fiaschetti tra il 1746 e il 1748. Presenta una scenografica facciata composta nella parte inferiore da semplici lesene, e in quella superiore da un frontone riccamente scolpito, nel quale spicca il monumento celebrativo della famiglia Barberini, eseguito nel 1626 su progetto di Carlo Maderno. Una fonte pubblica nella piazza esisteva già in età comunale e fu ricostruita nel 1433: essa occupava lo spazio davanti alla fontana attuale, ma venne demolita nel 1746. Il luogo dove sorge la fontana odierna era invece occupato dalla chiesa romanica di San Donato, assai rovinata già nella seconda metà del '500 e quindi sostituita dapprima da un orologio pubblico e poi, nel 1626, da un monumento dedicato ai Barberini. Arco di Druso e Germanico - Sec. I d.c. L'arco sorge a pochi passi da Piazza del Mercato, l'antico foro romano, di cui costituiva l'ingresso trionfale. L'iscrizione ancora visibile sulla fronte informa che fu eretto per iniziativa del senato spoletino nell'anno 23 d.C, in onore dei principi Druso e Germanico, rispettivamente figlio e figlio adottivo dell'imperatore Tiberio. L„arco è ad un solo fornice ed è composto da grandi blocchi squadrati di pietra, mentre le decorazioni sono oggi molto frammentarie. A partire dal Medioevo, esso fu inglobato negli edifici vicini, tanto che il pilone occidentale è ancora oggi non visibile, mentre quello orientale è stato riportato alla luce fino all'antico piano di posa, relativo alla pavimentazione del cardo maximus. R. B. Fuller (Spoletosphere) – 1967 La Spoletosfera, collocata in un'area verde tra Viale Matteotti e viale Martiri della Resistenza, fu realizzata dall' architetto Buckminster Fuller (1895-1983) in occasione del X° Festival dei Due Mondi di Spoleto. In concomitanza, Giovanni Carandente allestiva la mostra "Le strutture di Fuller: 40 anni di ricerca architettonica,1927-1967". L'opera donata dall'architetto alla città di Spoleto è oggi divenuta parte integrante del paesaggio urbano: il connubio antico/moderno ha funzionato ancora dopo l'avventura di "Sculture nella città" del 1962. Fuller brevettò la cupola geodetica nel 1954. Questo termine si riferiva ad una struttura basata sull'estensione di alcuni principi base dei solidi semplici ( tetraedro, ottaedro e solidi con numero di facce maggiori ) che possano considerarsi approssimazione della sfera. Ne risultò un'opera estremamente leggera ed allo stesso tempo stabile. Le cupole diedero fama a Fuller; a tutt'oggi ce ne sono in uso in Giappone e negli Stati Uniti ed ospitano stazioni radar, edifici civili e tensostrutture. La Spoletosfera di Spoleto ha ospitato eventi artistici di vario interesse: istallazioni (ricordiamo "Io" di Mario Ceroli nel 1969), performance (ad esempio in occasione degli eventi organizzati nel 1980 dai Laboratori di Nuova Creatività) e concerti. In seguito la struttura è rimasta inutilizzata fin quando nel 2008, in occasione dell'apertura di un parcheggio sotterraneo proprio in quell'area, è stata dotata di un sistema di illuminazione non invasivo formato da circa 105.000 luci a led bianche che la rende viva anche nella ore di buio. Portico della Madonna di Loreto - Secoli XVI-XIX Il portico, lungo circa 300 metri, venne edificato allo scopo di offrire riparo ai fedeli che si dirigevano al cospetto della veneratissima immagine della Madonna di Loreto, custodita all'interno dell'omonima chiesa spoletina. La costruzione venne finanziata dalle più ricche famiglie spoletine, di cui si vedono gli stemmi dipinti tra le arcate, e si protrasse dagli ultimi anni del „500 fino al 1802. Porta San Matteo - 1296-1297 È una delle quattro porte principali della cinta muraria medievale di Spoleto. Fu costruita tra 1296 e 1297, quando il Comune decise di comprendere i nuovi borghi cittadini entro una nuova e più estesa cinta muraria. La porta è composta da pietre conce e da materiali provenienti da edifici antichi e subì ingenti danni provocati dai numerosi terremoti del XVIII secolo. In essa sono ancora in opera gli antichi battenti in legno, mentre la terminazione realizzata in epoca barocca fu demolita nel corso dello scorso secolo. Ponte Sanguinario - Secoli I a.C.- I d.C. Il Ponte Sanguinario è un importante monumento romano ubicato nella parte bassa della città, nei pressi della Porta Leonina, comunemente detta di San Gregorio. Una scala che scende nel sottosuolo consente l'accesso al ponte, del quale rimangono tre grandi arcate realizzate in blocchi di travertino. L'aggettivo "sanguinario" ricorda gli eccidi di martiri cristiani avvenuti nell'anfiteatro romano, che sorgeva nelle vicinanze. In epoca romana, attraverso il ponte la Via Flaminia sorpassava il torrente Tessino, che, nel corso dei secoli, ha deviato il suo corso, tanto da lasciare la struttura inutilizzata e quindi totalmente interrata. Complesso dell'Anfiteatro Romano - Sec. II d.c. L'edificio fu costruito probabilmente nel II secolo d.C. fuori dall'antica cinta muraria di Spoleto, nelle vicinanze del torrente Tessino. Oggi non restano che poche tracce delle antiche strutture, perchè, nei secoli, esse subirono diverse devastazioni: già nel VI secolo i goti di Totila trasformarono l'anfiteatro in un presidio fortificato, poi, nel XIII secolo, le arcate dell'ambulacro furono adibite a botteghe di commercianti, mentre sopra la cavea e l'arena cominciavano a sorgere la chiesa di San Gregorio Minore ed il Monastero del Palazzo. Alla fine del „300 l'intero edificio venne praticamente smantellato, poiché fu usato come cava di pietre per la costruzione della Rocca Albornoziana. L'anfiteatro venne inoltre indicato dagli agiografi medievali come luogo di martirio ed uccisione di santi e martiri spoletini. Torre dell'Olio - Sec. XIII Annessa al cinquecentesco Palazzo Vigili, è la torre più alta della città, e trae il suo nome dall'antica consuetudine difensiva consistente nel gettare dalla sommità delle torri l'olio bollente sugli assalitori. La torre attuale risale probabilmente al XIII secolo, ma un elemento difensivo affine esisteva nello stesso luogo già nel 217 a.C., quando le truppe cartaginesi di Annibale, in marcia verso Roma, vennero respinte dagli spoletini. La memoria di tale celebre avvenimento ha dato poi il nome alla porta che sorge proprio sotto alla torre, Porta Fuga. Casa Romana In via Visiale, tra via del Municipio e via Saffi, sorge la Casa Romana, posta su un terrazzamento immediatamente superiore a quello del foro. Scoperta da Giuseppe Sordini nel 1885 e scavata tra la fine dell'‟800 e il 1914, appartenne ad un personaggio economicamente e socialmente rilevante nella Spoleto del I sec. d.C., forse a Vespasia Polla, madre dell'imperatore Vespasiano, come testimonierebbe un frammento di iscrizione con dedica di una tal Polla a Caligola, rinvenuto nel pozzo della casa.Si tratta, in ogni caso, di una pregevole abitazione signorile il cui schema architettonico riflette quello classico delle abitazioni patrizie romane. , . Sono infatti presenti l'atrio, dotato di un bacino di raccolta delle acque piovane (impluvium), il tablinum, il triclinium, il peristilium, nonché cubicula e alae. Tutti gli ambienti sono pavimentati a mosaico; in qualche punto sono visibili tracce di affreschi.Sopra l'area della casa, si erge il Palazzo del Comune, tornato al suo originale splendore dopo gli impegnativi lavori di restauro eseguiti dopo il terremoto del 1997. GUBBIO (classe 3 C) Il teatro romano Il Teatro Romano di Gubbio si trova alla periferia della città, presso le antiche terme. Fu costruito nell'ultimo periodo della Roma repubblicana, quindi a metà del primo secolo a.C. Era uno dei maggiori teatri dell‟impero romano. Col suo diametro di 70 metri, la parte riservata al pubblico, cioè la "cavea", poteva ospitare più di seimila spettatori. La "cavea" originaria era molto più alta dell'attuale, ma praticamente nulla resta della parte superiore. Il Teatro fu gravemente danneggiato nell‟VIII secolo, durante l'occupazione longobarda. Nell'alto Medioevo, quando il teatro fu considerato una cava da cui trarre le pietre per ricostruire la città dopo le distruzioni barbariche, D‟estate, vengono rappresentate grandi opere classiche. La basilica di Sant‟Ubaldo La Basilica di Sant‟Ubaldo sorge sulle pendici del Monte Ingino.Essa risale al XII secolo e fu restaurata nel Cinquecento dai Canonici Regolari Lateranensi: fu anche costruito l‟annesso convento. Verso la fine del Settecento fu affidato ai Padri Passionisti e, nel 1816, ai Frati Minori.Rappresenta il cuore religioso, storico e folcloristico della città. La Basilica conserva i ceri con cui si corre – il 15 maggio di ogni anno – la famosa "Corsa dei Ceri".Una manifestazione cittadina, folcloristica e religiosa insieme, si svolge in onore del santo patrono e si conclude alla Basilica stessa. L‟esterno della Basilica è semplice e allo stesso tempo suggestivo, privo di particolari ornamenti, sulle pareti s‟intravedono ancora frammenti di affreschi cinquecenteschi, e da uno stupendo portale finemente scolpito. L'interno è diviso in 5 navate. Il palazzo dei Consoli Il più importante edificio di Gubbio è senza dubbio lo storico Palazzo dei Consoli. Il Palazzo prospetta su Piazza Grande, è fra i meglio conservati in Italia ed è stato considerato l‟unico che possa competere con il palazzo della Signoria di Firenze. Un‟iscrizione indica che la i lavori iniziarono nel 1332. L‟opera terminò nel 1346 e fu subito la residenza della suprema Magistratura cittadina. Architetto fu quasi certamente l'eugubino Matteo di Giovannello, detto Gattapone. L'edificio ha la forma di un parallelepipedo. Tutta la mole è sorretta da grandi e robuste arcate e da volte. Le mura sono di pietra calcare, bruna.La facciata volge ad oriente ed è aperta dal portale, che si trova alla sommità di una scalinata, e da una serie di finestre nella parte più alta. Il palazzo è terminato in alto da un ballatoio scoperto. Sull'angolo sinistro della facciata s'innalza la torre della campana. Il primo piano è occupato dal grande salone che serviva alle adunanze popolari. Un‟arditissima scala conduce alle sale superiori. Dai primi anni del Novecento, il Palazzo dei Consoli ospita il Museo Civico e la Pinacoteca Comunale. La Chiesa di San Francesco Si trova in Piazza Quaranta Martiri, dove – nel Medioevo – sorgeva la residenza degli Spadalonga; la famiglia che accolse amichevolmente ed ospitò Francesco d‟Assisi, quando il Poverello lasciò la casa paterna. L‟edificio fu costruito nella seconda metà del Duecento. La facciata è rivolta a nord-est, secondo i canoni francescani; essa presenta un bel portale e un piccolo campanile a pianta ottagonale: è l‟unica in città ad avere una navata centrale e due navate laterali. Assisi: patria di Francesco Francesco nacque ad Assisi tra il 1181 o 1182 e morì nel 1226. Figlio di Pietro di Bernardone, un ricco mercante di stoffe, in gioventù condusse una vita spensierata e mondana e fu istruito in latino e in francese. Partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, fu fatto prigioniero durante la battaglia di Collestrada e tenuto prigioniero per più di un anno. Tornato ad Assisi, nel 1207 dopo un periodo di meditazione avviene lo strappo con il padre, che lo aveva accusato davanti al vescovo, di dissipare i propri averi, regalandoli ai poveri e di vestire di soli stracci, ridicolizzando la famiglia. In quella occasione, Francesco si spogliò degli abiti che indossava affermando che da allora non avrebbe più invocato il padre Pietro ma "il Padre Nostro che è nei cieli". Gubbio: sua seconda patria Ricoperto di un misero camiciotto sul quale tracciò con il gesso una grande Croce. Francesco parte da Assisi e si rifugia a Gubbio dove abita la famiglia degli Spadalonga. Con uno dei figli di Bernardo Spadalonga, Francesco era diventato amico durante la prigionia a Perugia, dopo la sconfitta di Collestrada. Sulla strada per Gubbio lungo il percorso oggi chiamato: "Sentiero Francescano della Pace", nei pressi di Caprignone incontra dei briganti che lo picchiano e lo gettano in una fossa piena di neve. Stanco ed affamato Francesco si ferma all'abbazia di S.Verecondo (oggi abbazia di Vallingegno) dove si trattiene alcuni giorni costretto dal maltempo. Poi prosegue per Gubbio, dove viene accolto dalla famiglia Spadalonga e a Gubbio vi rimane per qualche mese. Durante il soggiorno a Gubbio S. Francesco compì alcuni miracoli tra cui la guarigione di una donna con le mani rattrappite. Gubbio sarà spesso tappa, nei suoi viaggi. La prima dimora a Gubbio di Francesco e dei suoi frati fu S. Maria della Vittoria (detta Chiesa della Vittorina perché in quel luogo gli Eugubini avevano ottenuto la vittoria nell'853 contro i Saraceni). L'incontro con il lupo Durante uno dei suoi viaggi a Gubbio giunse a S. Francesco notizia di un lupo che terrorizzava gli abitanti e si spingeva fino alle vicinanze delle abitazioni. S. Francesco incontra il lupo e lo ammansì. L'episodio è raccontato nei "Fioretti". All' addomesticamento del lupo sono stati attribuiti diversi significati: c'è chi sostiene che il lupo simboleggi il peccato, l'avidità e la ferocia, altri una meretrice, altri ancora un indemoniato. Ma la maggior parte della gente di tutto il mondo ritiene che si tratti di un vero e proprio lupo. Molte prove hanno come fulcro la chiesetta di S. Francesco della pace (oggi detta "dei muratori" ) costruita nel luogo della grotta dove, secondo la tradizione, per due anni visse e morì il lupo. MONTEFALCO(classe 3A) Per la sua incantevole posizione geografica, sul vertice di un colle (473 mt.), che si erge al centro delle valli del Clitunno, del Topino e del Tevere, la città è stata definita ''Ringhiera dell'Umbria''. Rinomato luogo di produzione dei vini D.O.C. Rosso Montefalco, Sagrantino e Sagrantino passito e di ottimo olio d„oliva, Montefalco è anche città d„arte, culla della Scuola Pittorica Umbra. Le origini La città è celebre per gli affreschi delle sue chiese, che ne fanno un punto di riferimento essenziale per la conoscenza della pittura umbra.Inoltre i suoi santuari rappresentano, nel turismo religioso, una tappa importante, ancora quasi tutta da scoprire, della spiritualità umbra.Montefalco fu centro abitato fin dalla più remota antichità. Probabile 'pago' rurale, conserva memoria in una rara epigrafe del 'marone' (magistrato tipico degli antichi umbri). Durante il periodo romano il colle si popolò di ville patrizie, di cui permane il ricordo nei toponimi:Assegnano, Camiano, Colverano, Rignano, Satriano, Vecciano. Numerosi resti scultorei e di altro tipo (Museo Comunale, Chiostro di San Fortunato) testimoniano, nonostante le molte dispersioni, il periodo più antico e meno noto. Il Cristianesimo a Montefalco Il Cristianesimo vi fu introdotto, si suppone, da San Fortunato, evangelizzatore della zona, vissuto nel IV secolo. Sul suo sepolcro il vescovo spoletino Spes consacrò una basilica, fatta edificare per voto del magister militum Severo (inizi V secolo). Questa chiesa divenne la pieve di un vasto territorio, ben documentata dal secolo XI in poi. Il Medioevo Nel Medioevo l'abitato ebbe il nome di Coccorone. Secondo una tradizione, che nel secolo XVI era definita antica, il toponimo sarebbe derivato da un presunto fondatore, il senatore romano Marco Curione.Moderni storici, invece, lo fanno discendere dal greco oros (monte). Già nel secolo XII Coccorone era libero comune: un tipico 'comune di ville' o 'comune di pieve', che raccoglieva l'antichità dell'antico 'pago' preromano. Nell'autunno del 1185 l'imperatore Federico Barbarossa vi sostò a lungo e in quella circostanza, tra l'altro, accolse di nuovo nelle grazie imperiali la città di Spoleto, da lui fatta devastare trent'anni prima. La denominazione Montefalco Improvvisamente, tra la fine dell'anno 1249 e i primi mesi del 1250, il luogo prese il nome attuale di Montefalco, probabilmente legato ad uno dei falchi dell'imperatore Federico II, che aveva soggiornato in Coccorone dal 9 al 13 febbraio 1240. Il libero comune fu retto nel XII e agli inizi del XIII secolo dai consoli (1180 - 1235) e dai boni homines (1180 - 1213); poi, ben presto, dal podestà (attestato del 1239), dai vari consigli (speciale, dei giudici, dei sapienti, documentati a partire dal 1227), e dalla 'curia' comunale (citata dal 1195), che poi si estrinsecò nelle magistrature tradizionali (priori del popolo, camerario, correttori delle società, cancelliere, ecc.). Lo Statuto Lo Statuto Comunale è ricordato, con valore retroattivo di almeno cinquant'anni, la prima volta nel 1282. Esso venne aggiornato in più riprese, fino all'ultima redazione del 1425. Prima del Rinascimento Nel corso del secolo XIV Montefalco fu a lungo sede preferita dei rettori del ducato di Spoleto (1320 - 1355). Uno di questi, il francese Jean d'Amiel, vi fece costruire due poderose rocche papali, avvalendosi anche dei consigli e pareri tecnici del celebre architetto senese Lorenzo Maitani, il quale allora dirigeva i lavori della cattedrale di Orvieto. Ma già nel corso del secolo XV tali importanti costruzioni venivano distrutte. Successivamente (1379 - 1424 e 1438 - 1439) Montefalco fini sotto la signoria dei Trinci di Foligno, i quali tentarono di farne un caposaldo della loro potenza. Recuperato alla Chiesa con un energico intervento del cardinale Giovanni Vitelleschi, fu per breve tempo governata da Niccolò Maurizi da Tolentino, il quale ne riorganizzò l'amministrazione e, in particolar modo, suddivise il territorio in quattro quartieri. Da allora Montefalco conobbe una grande attività artistica e culturale, che si protrasse ininterrottamente per quasi un secolo. Tale floridezza economica e civile venne bruscamente interrotta da un avvenimento assai grave. Il 18 ottobre 1527 Montefalco fu presa per tradimento e saccheggiata da un distaccamento delle Bande Nere, comandato da Orazio Baglioni, e tenuta occupata per oltre un mese. Gravi pestilenze ed un generale deterioramento della situazione economica compirono il resto. Montefalco Città Nel 1848, a seguito dell'ampliamento del territorio comunale con l'aggregazione dei castelli di Fabbri, Fratta e San Luca, smembrati da Trevi, a seguito restaurazione pontificia (1812) Montefalco ottenne da Po IX, (già arcivescovo di Spoleto) l'ambitissimo titolo di città. Castello di Montefalco L'antico Falisco assunse l'aspetto di un "castrum romano", razionalmente impostato, si possono riconoscere il cardo e il decumano massimo. Dopo la caduta dell'impero, Coccorone divenne l'instabile confine tra Longobardi e Bizantini. Poco dopo il Mille, il di cui castello fu circondato da mura. Nel 1240 ospitò Federico II ed il figlio: per l'occasione fu eretta la porta ad arco ogivale, sopra la quale campeggiano la croce e l'aquila imperiale, e il nome del podestà, Lopardo. Nel 1324, fu costruita la seconda e più ampia cerchia di mura, intramezzata da torrioni, bastioni e spalti che dettero al castello l'aspetto di una fortezza inespugnabile. Della rocca rimangono vestigia significative con buona parte della cinta muraria, prima merlata guelfa poi ghibellina, con quattro porte: Camiano, Della Rocca, Il Verziere e Federico II e una torre angolare quadrata. Delle porte, il Verziere rimane la più imponente, sormontata da beccatelli e merli ghibellini. Dell'antica struttura medievale restano all'interno notevoli reperti: le vie caratteristiche, il palazzo del Popolo eretto nel 1270,(e oggi sede municipale) ed alcune abitazioni trecentesche. L'importanza strategica e difensiva del castello fu sempre notevole, come pure la sua posizione che nel 1568 meritò l'appellativo di "Ringhiera dell'Umbria". Nel Rinascimento divenne culla di artisti di chiara fama che hanno lasciato preziose testimonianze delle proprie opere. Al centro storico si accede dalla caratteristica Porta di S. Agostino (o dello Stradone), la principale delle quattro porte della cinta muraria, ben conservata, del centro storico. Questo tratto di cinta fu fatto ricostruire poco prima del 1328 dal rettore del Ducato di Spoleto, Jean d„Amiel. Sulla sinistra della torre sopra alla porta, con orologio e merlature guelfe, le mura proseguono fino alla torre d„angolo, detta del Verziere. Sotto alla volta della porta, un affresco di una Maestà del XIV secolo. Lungo il Corso Mameli che sale dritto verso la cima della città, sulla sinistra si erge la Chiesa ed ex Convento di S. Agostino, costruita fra il 1279 e il 1285 sulle fondamenta di una chiesa precedente, intitolata a S. Giovanni Battista. La sua facciata obliqua con il portale gotico rincassato è una particolarità dell‟edificio. Sulla parete di sinistra si possono ammirare numerosi dipinti sacri. Nella parete i destra troviamo la Cappella del Sacramento con affreschi dello spoletino Jacopo di Vinciolo (seconda metà XV sec.). Nella chiesa sono conservate in urne di cristallo i corpi delle beate Illuminata e Chiaretta (discepole di S. Chiara di Montefalco) e di un pellegrino sconosciuto, deceduto casualmente a Montefalco nel XIV secolo. Nel 1466, sul lato sinistro della chiesa fu costruito il chiostro conventuale, in corso di restauro. Nel convento, abbandonato dagli Agostiniani fin dal 1978, si tiene, in coincidenza con le feste pasquali, la Settimana enologica, una mostramercato dei vini D.O.C di Montefalco e dell„umbria e dei vini passiti italiani. Piazza del Comune, già chiamata Campo del Certame e più tardi Piazza dei Cavalieri è un grande invaso quasi circolare al centro dell„abitato e contemporaneamente al punto più alto, sul quale convergono le principali direttrici provenienti dalle quattro porte, circondato dai palazzi delle famiglie nobili e dominato dal Palazzo Comunale. Nel 1270 l„edificio venne ricostruito e poi rimaneggiato e ampliato più volte: evidente è il loggiato quattrocentesco e la torre comunale dalla quale si gode di una vista superba. Le mura cittadine, stupendamente conservate presentano quattro porte d'ingresso. Della costruzione duecentesca rimane solo una bifora sul lato destro. Il portico venne aggiunto nel XV sec., la torre e il timpano con orologio solo nel XIX secolo. Nella antica Sala del Consiglio, ora sala di lettura della Biblioteca, vi è un affresco della Madonna in Maestà, attribuibile al pittore folignate Giovanni di Corraduccio (XV sec.). Palazzo de Cuppis, fu ingrandito nel 1480-89 da Bernardino de Cuppis. Dal 1516 al 1524 appartenne al Cardinale Francesco Soderini e dal 1525 ne tornò in possesso il figlio di Bernardino de Cuppis. Oltre il Palazzo Senili, alla sua destra, si trova la ex chiesetta di S. Maria di Piazza dove vi si riunirono i consigli comunali di Coccorone e poi di Montefalco. Nel 1500 fu concessa dal Comune alla Confraternita del Sacramento. Oggi la chiesa è concessa in uso all„Accademia di Montefalco. Sulla piazza si trova un„altra chiesa dismessa, la ex chiesa di S. Filippo Neri, costruita nel 1705 e trasformata in teatro nel 1895. Accanto a essa si può scendere verso la Chiesa di S. Lucia, una chiesetta romanica del XII sec., documentata già nel 1220, fondata dai benedettini dell„abbazia di S. Stefano di Manciano di Trevi e successivamente dipendente dal priorato benedettino di S. Maria di Turrita, insieme a quest„ultima nel 1295 passò in proprietà al capitolo del Duomo di Spoleto, che la lasciò abbandonta. Nel 1793 il Comune di Montefalco tentò di opporsi alla demolizione della parte posteriore pericolante e da allora è ridotta alla sola parte anteriore. Le sue antiche decorazioni pittoriche andarono distrutte a causa del crollo del tetto; nel 1926 e nel 1977 fu restaurata. Da qui si prosegue verso la Via dei Vasari e la Porta Camiano, inserita nella seconda cerchia delle mura degli anni 1225-32. Sopra ad essa si conserva il più antico stemma di Montefalco, in cotto. A fianco di questa porta si ergeva una delle chiese parrocchiali più antiche di Montefalco, S. Maria di Turri poi demolita nel 1864. Poco sottostante la porta si trova la casa natale di Francesco Melanzio con un„edicola sul muro esterno con un affresco del XV secolo e la caratteristica Fonte del Poggiolo (XV sec.). Attraverso Via dei Vasari, che conserva ancora una antica bottega artigianale, si risale il borgo medievale fino in piazza, per poi scendere a destra in Via Ringhiera dell‘Umbria, dove sulla destra troviamo il allestito nella Museo Civico/Pinacoteca Comunale, ex Chiesa di S. Francesco. Essa rappresenta uno dei sacrari dell'arte italiana, un punto di riferimento insostituibile per lo studio della pittura umbra, presente in tre secoli di evoluzione e nei suoi monumenti migliori e più significativi. La chiesa fu costruita dai frati minori fra il 1335 e 1338. Il portale risale al 1555, mentre la bifora sopra a esso fu aggiunta solo nel 1876, insieme al rifacimento della facciata. All'interno è ancora stupendamente custodita l'abside centrale affrescata da Benozzo Gozzoli nel 1452 e narrante la storia della vita di San Francesco. Commissionato da Jacopo da Montefalco, guardiano del convento di San Francesco, il ciclo è illustrato in dodici scene (in 12 riquadri) e ricorda la sua glorificazione fra i santi dell'Ordine (volta), i suoi primi compagni (sottarco), grandi francescani (sopra gli stalli del coro): disposte su tre registri. Per quest'opera, Benozzo Gozzoli inizialmente utilizzò il grande modello giottesco, ma se ne discostò, perchè, su probabile suggerimento dello stesso fra Jacopo, utilizzò due noti testi francescani: la Leggenda Maior di Bonaventura da Bagnoregio, divenuta dal 1266 la biografia ufficiale del santo in sostituzione di tutte quelle scritte in precedenza e giudicate non abbastanza ortodosse, e la Leggenda dei tre compagni, che, poichè faceva attenzione soprattutto alle vicende assisane di Francesco, costituì spesso un'importante fonte di ispirazione per la rappresentazione delle scene relative. Il pittore affrescò inoltre la prima cappella di destra con un finto polittico, storie della vita di S.Girolamo, Crocefissione, Evangelisti, vari Santi. Queste Opere montefalchesi del fiorentino portarono in Umbria una prima ventata di Umanesimo, determinando un rinnovamento radicale del movimento pittorico della regione, cui nessun contemporaneo potè sottrarsi. E presente il Perugino col suo tradizionale Presepio, sempre variato nei suoi freschi panorami spaziali e nel suoi colori cangianti. L'attigua Pinacoteca raccoglie ancora opere dei folignati Nicolò Alunno e Pierantonio Mezzastris, di Melozzo da Forlì, Antoniazzo Romano, del montefalchese Francesco Melanzio, di Tiberio d'Assisi Il percorso museale all'interno della chiesa prosegue poi con un dipinto del 1503 di Pietro Vannucci detto il Perugino, con la cappella di San Girolamo affrescata da Benozzo Gozzoli nel 1452, la cappella di Sant'Antonio della metà del XV secolo attribuita ad Andrea di Cagno ed altri affreschi riconducibili ad autori (Niccolò Alunno, Mezzastris, Melanzio, Tiberio Diotallevi detto Tiberio d'Assisi) della scuola umbro-senese del '400 e '500. Nel 1863 la chiesa passò in mano al comune e fin dal 1895 divenne sede del Museo Civico. Nel 1990 il ripristino di locali ex-conventuali ha permesso di articolare la struttura museale in tre spazi distinti: la chiesa, la pinacoteca al piano superiore, con le opere mobili provenienti dal territorio comunale, e la cripta, dove sono raccolti reperti archeologici e sculture ed altri frammenti di varie epoche. Tornati in piazza, scendendo il Corso Mameli, si svolta a sinistra in Via Tempestivi, dove sulla destra sorge il Palazzo Tempestivi, fatto costruire, forse su progetto del Vignola, agli inizi del XVII secolo da Cherubino Tempestivi, cameriere segreto di Papa Clemente VIII. Presenta dei notevoli loggiati su tre piani; al piano nobile, salone affrescato della scuola dei Zuccari, con scene del Vecchio Testamentro, stemmi e paesaggi, e un camino monumentale con lo stemma familiare, soffitti a cassettoni e decorazioni pittoriche anche neglia altri ambienti del paino nobile. La via prosegue verso la Chiesa di S. Bartolomeo, documentata fin dal 1219, rimaneggiata nel 1489 nella parte absidiale, allora sopraelevata, e ulteriormente modificata e ampliata nel 1638-46. Dell„originale edificio romanico non rimane che la parte absidiale esterna, con una monofora con lunetta, ornata da tralci di vite ed altri motivi medioevali, e,sulla parete vicina, una piccola caratteristica bifora. Dalla porta sono pochi passi fino alla Chiesa di S. Chiara di Montefalco. Nel 1281 Giovanna di Bengente, di famiglia montefalchese, vi fondò un monastero agostiniano. Nel 1303, la sorella Chiara, divenuta abadessa, ottenne dal vescovo di Spoleto l„autorizzazione di costruirvi una chiesa, nella quale la Santa, morta nel 1308, fu sepolta. Nel 1430 fu terminata una nuova grande chiesa, nella quale il corpo della Santa fu trasferita, ma nel 1615 iniziarono i lavori per una chiesa ancora più grande, su progetto dell„architetto perugino Valentino Martelli. Tra il il 1641 e il 1643 furono terminate le volte delle navate, mentre al posto dell„attuale transetto rimaneva ancora in piedi la chiesa quattrocentesca, finché nel 1670 si concluse con la costruzione della cupola. Tuttavia, parte della chiesa originaria fu conservata. Nella Cappella di S. Croce, l„abside della primitiva chiesa, sono conservati degli affreschi commissionati dal rettore del Ducato di Spoleto, Jean d„Amiel, nel 1333. Si tratta di opere tra le più significative del Trecento umbro. Proseguendo per Via Verdi, si raggiunge la Chiesa di S. Illuminata. I frati agostiniani riformati, ricostruirono la chiesa, terminata nel 1500. La facciata è tipica del Rinascimento lombardo, con un portico a tre fornici, mentre l„interno è a navata unica, con tre cappelle laterali per parte. Varcata la vicina Porta Spoletina, incastonata fra i conventi di S. Illuminata e di S. Leonardo, alla fine del viale si volta a sinistra in direzione di Convento e Chiesa di S. Fortunato, dedicato al santo evangelizzatore di questo territorio, morto nel 390. Già nel 422 venne consacrata una basilica dal vescovo di Spoleto Spes, nella trasferiti i resti del Santo. Quando Montefalco, durante l„esilio avignonese dei Fabbri per raggiungere dopo 1 km il quale furono papi (1320-1355), divenne sede del rettore del Ducato di Spoleto, la pieve e il castello furono messi a disposizione della curia ducale. Entrando nel cortile porticato sui quattro lati, su quello sinistro si trova la Cappella delle Rose (XV sec.), con scene di vita di S. Francesco. Scendendo da Porta Camiano, sottostante, si raggiunge la d„altronde ennesimo punto panoramico sulla vallata Chiesa di S. Rocco, recentemente restaurata. Originalmente dedicata a S. Maria della Selvetta, vi sorse il primo insediamento francescano a Montefalco (dal 1240 al 1275), finché i frati Minori non costruirono un nuovo convento prossimo alle mura della città. Rimase un eremitorio dei „fraticelli“, seguaci di Angelo Clareno. Nel 1516, in seguito a una tavola di S. Rocco dipinta dal Melanzio, la chiesa fu intitolata a questo santo. Nella parte absidiale è conservato il resto di una „Crocifissione“ di Giovanni di Corraduccio (XV sec.) e sulla parete di destra sono stati riportati alla luce Proseguendo, si arriva alla alcuni affreschi Chiesa di S. Elisabetta, del XV secolo. sorta nel XVII secolo a protezione di un„edicola con uno splendido affresco del giovane Francesco Melanzio rappresentante la Madonna col Bambino fra due angeli musicanti. N.B.: Le immagini inserite sul presente fascicolo sono state tratte dalla rete