DISTRETTO CALZATURIERO VENETO MATRIX Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Progetto di Ricerca: Relazione Finale Metadistretto Calzaturiero Veneto Via Mazzini, 2 – 30039 Stra (Ve) Italy tel. +39.049.9801422 fax. +39.049.9800503 [email protected] www.distrettocalzaturieroveneto.it Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione del progetto: Graziano Tassinato, Luisa Agostani, Federica Mancini, Federica Bassani Innovazione Impresa srl Michele Modesti, Silvia Bizzotto Dipartimento di processi chimici dell'ingegneria dell'Università di Padova Diego Caletti Consulente del settore Gianpiero Menegazzo Rappresentante Patto di Distretto Mauro Tescaro, Mario Zambelli, Cristina Chinellato Politecnico Calzaturiero scarl Maddalena Riccio ACRIB Servizi srl Franco Cestonaro, Vittorino Martarello CNA di Rovigo (Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa) Franco Scantamburlo Associazione Artigiani e Piccola Impresa “Città della Riviera del Brenta” Maurizio Simion Studio Simion & Partners - Studio Commercialisti Associati Auditors & Advisors s.rl Consorzio Maestri Calzaturieri del Brenta Le Aziende che hanno partecipato al CTS: Ballin Franco & C. s.r.l., Mima s.r.l., G&B di Giora & Baldan s.r.l., Insalp s.r.l., Barbato s.r.l., STF s.r.l., Del Brenta, Bond Street s.a.s, Le Aziende aderenti al progetto ed il loro personale dipendente per le attività di sperimentazione e ricerca Gli esperti del settore: Silvano Menin, Giancarlo Candian, Perussato Domenico, Giorgio Sperandio , Menin Gianni Le aziende che hanno trattato le superfici dei materiali: Conciaricerca s.r.l, Arioli s.p.a, Stazione Sperimentale della Seta, Tecnotessile Le aziende fornitrici materiali innovativi: Telerie d'Arte srl, Mascioni spa, Gabriel, Swarovski crystal, Samac s.r.l Realizzazione testi Federica Mancini, Silvia Bizzotto, Federica Bassani Progetto grafico e impaginazione Lucio Monaro La Press Con il contributo della Regione Veneto L.R. 8/2003 In collaborazione con: Rovigo MATRIX Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Progetto di Ricerca: Relazione Finale / Dicembre 2008 Prefazione IL METADISTRETTO CALZATURIERO VENETO TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE di Vendemiano Sartor In un momento di riflessione come quello attuale, caratterizzato dall'esigenza di affrontare nuove criticità internazionali che hanno determinato forti cambiamenti nel mondo economico, nelle regole e nelle ragioni di scambio, è indispensabile una generale riconsiderazione di rilancio e consolidamento della competitività dei territori produttivi regionali. Il Veneto che ha sofferto, più di altri, la velocità dei processi di globalizzazione, si è attrezzato e si sta attrezzando per fornire una risposta adeguata, consapevole che la propria realtà produttiva è ancora un valore saldo e con buone prospettive. La presentazione di questa pubblicazione che riassume il lavoro svolto e i risultati che il Metadistretto Calzaturiero Veneto ha raggiunto mi permette di esprimere la mia ammirazione all’impegno di queste aziende manifatturiere, che cercano di far convivere giorno dopo giorno, tradizione e innovazione, antichi saperi con tecniche all’avanguardia, storia e futuro ben interpretando la volontà del legislatore regionale. La vostra inventiva appare evidente nel momento in cui ci si confronta con la tipologia di prodotto che il mercato ed il consumatore richiedono e che sapienti artigiani realizzano incontrando le diverse esigenze. La realtà produttiva veneta, apprezzata in Italia e nel mondo, è supportata da una moderna politica di sostegno alle imprese grazie alla collaborazione di tutte le forze istituzionali. Più di cinque anni di azione efficace e mirata, se si pensa che i distretti veneti dai 28 del 2003, sono oggi 44 (di cui 34 Distretti e 10 Metadistretti) realtà riconosciute dalla Regione, con il coinvolgimento di più di 9.000 imprese per un totale di quasi 300.000 lavoratori. Dal 2003 al 2008 sono stati emanati 6 Bandi per i Distretti/Metadistretti per un totale di oltre 96 milioni di euro di stanziamenti regionali, a fronte di progettualità presentate, e quindi, per un volume economico di investimenti I Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature potenziale di circa 280 milioni di euro. La Legge regionale 8/2003 che il Metadistretto Calzaturiero Veneto ha saputo utilizzare ha dimostrato in questi cinque anni la fondatezza delle scelte operate dalla Regione Veneto che, proprio anche grazie alle indicazioni giunte dai destinatari della Legge, nel marzo 2006 ne ha approvato una rivisitazione, con un cammino veloce, concertato e concreto che è andato ben al di là degli schieramenti politici, inserendo al suo interno tante novità come i metadistretti, le aggregazioni di filiera, i nuovi parametri per favorire l’aggregazione, il rafforzamento delle misure rivolte alla ricerca e all’innovazione. L’innovazione in quanto motore della produzione e fattore di valorizzazione della conoscenza e della ricerca è l’elemento centrale della politica economica regionale, che mira a risolvere l’equazione tra crescita economica, competitività e occupazione da una parte, sostenibilità ambientale e coesione sociale dall’altra. Il ruolo cruciale svolto dai Distretti/Metadistretti produttivi, nel processo di sviluppo dell’economia italiana e del Veneto in particolare, testimonia che alcune importanti opportunità si possono cogliere solo collettivamente, come ha ben dimostrato il Metadistretto Calzaturiero Veneto coinvolgendo e coordinando centinaia di imprese che vedono coinvolti migliaia di lavoratori e artigiani con risorse altamente specializzate. I progetti di ricerca e innovazione che avete realizzato partecipando agli annuali bandi di assegnazione delle risorse testimoniano che i distretti sono l'esempio che le politiche per lo sviluppo possono anche non concentrarsi esclusivamente sulla relazione tra innovazione e ricerca. Rappresentano infatti l'evoluzione del concetto stesso di innovazione che passa dal semplice modello lineare nel quale la R&S si trova al punto di partenza, al modello sistemico che nasce dalle interazioni tra aziende, organizzazioni, il loro ambiente operativo e le istituzioni locali, realizzando un circolo virtuoso nel quale la ricerca scientifica genera l'innovazione che a sua volta sostiene la crescita continuando ad assecondare la ricerca per creare nuove conoscenze. Vendemiano Sartor Assessore alle Politiche dell'economia, dello sviluppo, della ricerca e dell'innovazione - Regione Veneto II Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi Presentazione I punti di forza delle calzature prodotte dalle aziende afferenti al Metadistretto Calzaturiero Veneto, sono da sempre la qualità delle materie prime, il controllo di ogni fase della lavorazione, lo sviluppo di specifici software per il settore, la capacità di rispondere prontamente e con precisione ai dettami degli stilisti delle grandi case di moda che, da anni, hanno scelto di affidarsi all’esperienza dei calzaturieri del Metadistretto. Come in altri settori del lusso e non, il particolare momento congiunturale vissuto dall’economia occidentale e mondiale ha notevolmente mutato le regole e le relazioni competitive del settore della moda, condizionandone notevolmente le strategie. Per questo motivo, la possibilità di acquisire materie prime innovative e di eccellente qualità dal settore conciario o da altri settori industriali, rappresenta un presupposto fondamentale per lo sviluppo dell’intera filiera produttiva e per la capacità di rimanere competitivi sui mercati. In una società in rapido cambiamento, il mondo produttivo deve tenere presente che per mantenersi competitivo deve creare o sviluppare innovazione Il progetto, MATRIX, inserito nell’ambito dei finanziamenti della L.r 8/2003 “Disciplina dei Distretti Produttivi e interventi di politica industriale locale - Bando 2008”, rappresenta, per quanto appena evidenziato, un importante fattore di unione e di sinergia tra la domanda di innovazione e di sviluppo delle aziende del Metadistretto Calzaturiero Veneto. Le componenti strategiche del processo evolutivo della calzatura si possano enunciare attraverso alcune parole chiave: Funzionalità, Fibre, Materiali, Finissaggi e Fattore moda. Queste elementi hanno consentito l’approfondimento dell’indagine sui materiali e sulle tecnologie, che possono essere adattate “ai nostri piedi”, o che domani lo saranno, con una visione trasversale ed integrata delle varie componenti del prodotto finito. In quest’ottica, il progetto MATRIX, ha cercato di coniugare questi III Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature importanti fattori, valutando e individuando indicatori di benessere delle calzature e, quantificandoli in una scala ponderale, ha raccolto e catalogato materiali innovativi provenienti da vari settori, ha sperimentato nuove tecnologie, quali la tecnologie al plasma sui vari componenti della calzatura e la realizzazione di schiume o gel diversamente funzionalizzate. Questo approccio, a tutto tondo, potrà condurre alla realizzazione di una calzatura con proprietà idonee alle diverse condizioni applicative con un elevato grado di benessere per il consumatore finale. I risultati ottenuti, inoltre, dal progetto potranno essere un’occasione interessante per sensibilizzare l’elevato numero di piccole-medie imprese per intraprendere e sviluppare nuove tecnologie, nuovi prodotti e processi. Giuseppe Baiardo Presidente ATI “Metadistretto Calzaturiero Veneto” IV Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi Sommario 1. IL PROGETTO MATRIX: PRESUPPOSTI E OBIETTIVI... 1.1 Il settore del Metadistretto Calzaturiero Veneto e le nuove sfide del mercato ....................................................... 1.2 Metodi, ricerca, sperimentazione............................................... 1.3 Individuazione degli indicatori morfo-funzionali...................... 1.3.1 I piedi .......................................................................................... 1.3.2 Il benessere viene dai piedi!....................................................... 1.3.3 La riflessologia plantare.............................................................. 1.3.4 Analisi del cammino.................................................................... 1.4 La tecnologia ai nostri piedi ....................................................... 1.5 Innovazione nei materiali e tecnologie dei tessuti e delle calzature .......................................................................... 1.5.1 Calzature...................................................................................... 1.5.2 Tomaia, Intersuola, Dispositivo di propulsione ammortizzante, Suola.................................................................. 2. TECNOLOGIE INNOVATIVE PER IL SETTORE CALZATURIERO .................................... 2.1 Le nanotecnologie....................................................................... 2.2 La tecnologia al plasma............................................................... 2.3 Potenzialità per il settore calzaturiero ....................................... 2.4 Applicazioni industriali del trattamento a plasma freddo ai tessuti e alle pelli..................................................................... 2.4.1 Il trattamento al plasma sottovuoto ............................................ 2.4.2 Sperimentazione della tecnologia di plasma sottovuoto ........... 2.4.3 Prove fisico meccaniche.............................................................. 2.4.4 I vantaggi del trattamento a plasma freddo ............................... 2.4.5 L’impatto ambientale .................................................................. 2.4.6 Comfort........................................................................................ 2.4.7 Tecnologia a plasma atmosferico................................................ V 1 1 3 6 6 7 9 13 20 31 32 33 37 37 38 39 40 40 41 43 49 50 51 53 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 2.5 2.5.1 2.5.2 2.6 Sperimentazioni su pelli con plasma atmosferico...................... Materiali e metodi per la sperimentazione ................................ Risultati sperimentali.................................................................. Trattamento al plasma su accessori per la calzatura.................. 57 57 64 74 3. 3.1 3.2 3.2.1 3.3 3.4 SPERIMENTAZIONI E TEST ................................................ 77 Prove di stampa digitale INK-JET............................................. 77 Trattamenti di rifinizione............................................................ 87 Prove di adesione dello strato di rifinizione .............................. 89 Trattamenti di profumazione...................................................... 91 Trattamento di supporti in pelle con soluzione di argento colloidale.................................................................... 92 3.4.1 Analisi morfologica ed analisi SEM_EDX................................. 92 3.5 Trattamento con argento............................................................. 114 4. MATERIALI INNOVATIVI PER IL SETTORE CALZATURIERO .................................... 4.1 Materiali utilizzati ....................................................................... 4.1.1 TPU: Poliuretano termoplastico ................................................. 4.1.2 PCM: Phase Change Materials .................................................. 4.1.3 Poliacrilammide .......................................................................... 4.1.4 L’argento come antibatterico...................................................... 4.2 Caratterizzazione dei materiali................................................... 4.2.1 La tecnica DSC (Differential Scanning Calorimetry) ............... 4.2.2 Analisi termogravimetrica........................................................... 4.2.3 Analisi dinamico-meccanica (DMA)........................................... 4.2.4 Microscopio elettronico a scansione (SEM) .............................. 4.2.5 Spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier .................... 4.2.6 Test antibatterico: metodo della diffusione dell’agar ................ 4.2.7 Metodo di prova della permeabilità al vapore d'acqua ............. 4.2.8 Prove di assorbimento di acqua.................................................. VI 125 125 125 131 134 136 137 137 139 141 143 146 149 151 151 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi 4.3 4.3.1 4.3.2 4.4 4.4.1 4.4.2 Risultati........................................................................................ Caratterizzazione schiume poliuretaniche con PCM................ Caratterizzazione schiume poliuretaniche con PAM ................ Elettrospinning ........................................................................... Membrane ................................................................................... Analisi delle proprietà antibatteriche della membrana con argento ...................................................... 152 152 157 162 163 168 Conclusioni.................................................................................. 171 Bibliografia .................................................................................. 173 VII Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature VIII Capitolo I IL PROGETTO MATRIX: PRESUPPOSTI E OBIETTIVI Il presente progetto si inserisce nell’ambito dei finanziamenti della L.R 8/2003 “Disciplina dei Distretti Produttivi e interventi di politica industriale locale” del Veneto per l’anno 2008. Attraverso il progetto MATRIX si è voluto realizzare uno studio globale sulla calzatura affinché, con l’impiego di materiali innovativi e con tecnologie innovative (es. plasma), si possa ottenere un aumento del grado di “benessere” omnicomprensivo generato dal sistema calzatura. Il progetto, inoltre, rappresenta un importante fattore di unione tra la domanda di innovazione e di sviluppo delle aziende del Metadistretto Calzaturiero Veneto e la corrispondente offerta derivante dal settore delle nanotecnologie. 1.1 IL SETTORE DEL METADISTRETTO CALZATURIERO VENETO E LE NUOVE SFIDE DEL MERCATO La produzione calzaturiera del Metadistretto Veneto si contraddistingue per la qualità e la continua ricerca di adeguamento alle esigenze stilistiche dettate dalla moda. Il risultato è una calzatura di alta qualità, destinata al mercato del lusso. La produzione delle aziende aderenti al Metadistretto Calzaturiero Veneto si posiziona pertanto su un’alta fascia di prodotto. Il settore calzaturiero nel Veneto rappresenta il 15.3% del totale nazionale (1085 aziende), con un numero di addetti pari al circa il 20% degli occupati nel settore nazionale. Nonostante la realtà del metadistretto sia costituita principalmente da piccolissime, piccole e medie imprese, il 99% di esse ha un numero di 1 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature occupati compreso tra 0 e 100 addetti, il Veneto si colloca al primo posto nell’export. 1085 aziende facenti parte del distretto Da 0 a 19 addetti 84.9% da 20 a 49 addetti 11.3% Da 50 a 99 addetti 2.8% Da 100 a 199 addetti 0.8% Certamente, il Metadistretto Calzaturiero Veneto può essere contemplato tra i settori di tipo tradizionale, perché tale risulta per tipo di prodotto e per tecnologia impiegata. I punti di forza del prodotto delle aziende, afferenti al Metadistretto, sono da sempre la qualità delle materie prime, il controllo di ogni fase della lavorazione, lo sviluppo di specifici software per il settore, la capacità di rispondere prontamente e con precisione ai dettami degli stilisti delle grandi case di moda che, da anni, hanno scelto di affidarsi all’esperienza dei calzaturieri del Metadistretto Calzaturiero Veneto. Per una serie di contingenze storiche e culturali, le aziende si sono indirizzate sulle seguenti categorie: • calzature da donna/uomo di tipo classico e di qualità fine/lusso, realizzate in piccole serie, • calzature da donna/uomo di qualità media, prodotte in grandi volumi, • scarponi da sci e calzature sportive. Tuttavia, come in altri settori del lusso e non, il particolare momento congiunturale vissuto dall’economia occidentale e mondiale ha notevolmente mutato le regole e le relazioni competitive del settore della moda, condizionandone notevolmente le strategie. Per questo motivo la possibilità di acquisire materie prime innovative e di eccellente qualità, dal settore conciario o da altri settori industriali, è un presupposto fondamentale 2 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi per lo sviluppo dell’intera filiera produttiva e per la capacità di competere sui mercati. In una società in rapido cambiamento, il mondo produttivo deve tenere presente che, per mantenersi competitivo, deve creare o sviluppare innovazione. La possibile risposta risiede sulla strada già intrapresa dell’innovazione tecnologica, intesa in tutta la sua completezza: innovazione di prodotto, di design e di processo produttivo, quest’ultimo reso più efficace grazie all’inserimento di nuovi materiali. Le nuove tecnologie sono i veri “costruttori” di valore economico per l’impresa. 1.2 METODI, RICERCA, SPERIMENTAZIONE Il miglioramento dei prodotti e dei processi è fondamentale per mantenere competitive le aziende calzaturiere italiane nei mercati esteri, e per soddisfare i bisogni di una clientela sempre più esigente. La qualità dei prodotti può essere mantenuta ad un alto livello o, addirittura, migliorata, sia mediante materiali innovativi acquisiti da altri settori sia attraverso l’introduzione di processi tecnologici ad alto contenuto innovativo. Il progetto MATRIX, per cercare di rispondere alle esigenze delle aziende del meta distretto, è stato articolato su tre livelli di ricerca e sperimentazione: • • • I livello: individuazione e definizione dei parametri morfofunzionali per definire indicatori di benessere della scarpa; II livello: individuazione e acquisizione di nuovi materiali per implementare una banca dati materiali; III livello: fase di sperimentazione e testaggio di nuove tecnologie e nuovi materiali per la calzatura. 3 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature In ciascuno dei livelli individuati dal progetto le aziende afferenti all’ATI è stato coinvolto per competenze specifiche e contributi. In particolare, per quanto riguarda il percorso di sperimentazione, sono stati coinvolti alcuni esperti calzaturieri, individuati dal Politecnico Calzaturiero, il Dipartimento di Ingegneria dei Materiali dell’Università di Padova strutture pubbliche e private quali Conciaricerca ed Arioli. Per meglio rispondere alla domanda di innovazione delle aziende il progetto ha previsto una prima fase di analisi dei bisogni delle imprese. Questa attività si è concretizzata in una serie di incontri con aziende ed esperti del settore facenti parte dell’ATI di progetto. Nel dettaglio: 4 • il Politecnico Calzaturiero, si è attivato per individuare, tra le imprese calzaturiere del metadistretto, un numero ristretto di “aziende guida”, particolarmente attente, per dimensioni o per natura di prodotto o per organizzazione, agli aspetti di innovazione. Parallelamente sono stati individuati un gruppo di “esperti” dei due principali settori del metadistretto, il settore lusso e il settore sportivo. • Le aziende individuate nel metadistretto sono state visitate in modo da poter effettuare una valutazione sul campo dei loro mezzi tecnologici, dei prodotti e degli aspetti organizzativi. L’approfondimento dei temi connessi alla domanda di innovazione è stato effettuato nell’ambito di colloqui con i referenti aziendali. • Sono stati, inoltre, organizzati, presso il Politecnico, vari incontri di confronto e valutazione, nel corso dei quali le risultanze emerse nei vari colloqui sono state discusse per indicare, sulla base di esse, le linee di azione su cui Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi indirizzare della ricerca tecnologica a supporto della domanda di innovazione delle aziende. MATRIX Individuazione indicatori/ parametri morfo-funzionali Individuazione acquisizione di nuovi materiali Nuove tecnologie e nuovi materiali per la calzatura. Individuazione di indicatori di benessere della scarpa Consultazione di adeguate Banche dati Trattamento al plasma su pelli e tessuti Sperimentazione di schiume e gel Creazione database materiali Prove e sperimentazione Prove e sperimentazione Valutazione risultati Valutazione risultati Figura 1.1 Flow Chart Progetto Matrix 5 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 1.3 INDIVIDUAZIONE DEGLI INDICATORI MORFOFUNZIONALI 1.3.1 I piedi I nostri piedi sono "strumenti" meccanicamente perfetti evolutisi per sostenere il nostro corpo e consentire un’adeguata deambulazione su ogni tipo di terreno. Le ossa che li compongono si articolano tra di loro per formare, grazie ad un complicato sistema di tiranti muscolari, tendinei e capsulo-legamentosi, una struttura ad arco sospeso con 3 punti di appoggio principali (Figura 1). Gli esperti sostengono che l’arco del piede non potrebbe sopportare un tacco oltre gli 11 centimetri, per questo, è necessario che le donne ascoltino i continui segnali d’allarme lanciati dagli esperti. Nemmeno le zeppe, tornate alla ribalta, e apparentemente più stabili e meno insidiose permettono di dormire sonni tranquilli. Secondo gli ortopedici americani, possono deformare il piede, creare infiammazioni, provocando – specie quelle arcuate – un’andatura innaturale e un equilibrio instabile. Figura 1.2. La struttura ad archi del piede Un adeguato funzionamento del piede è alla base di una corretta postura e di un migliore assetto del corpo nello spazio, cosicché ogni attività sportiva e non sportiva, possa essere eseguita nel migliore dei modi. Oggi svolgiamo numerose attività che richiedono di ingabbiare il piede in 6 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi particolari calzature che, pur se appositamente progettate per accoglierlo comodamente, costituiscono pur sempre delle innaturali estensioni che, a volte, possono essere causa di piccoli problemi. Nel caso, ad esempio, dello sci la scarpa, o meglio dovremmo parlare del cosiddetto "scarpone", sacrifica notevolmente il piede in uno spazio rigido limitandone pressoché totalmente le possibilità di movimento. Tale situazione si rende purtroppo necessaria dal momento che i piedi rivestono un importante ruolo nella conduzione dello sci dal momento che essi sono situati all'interfaccia tra gli arti inferiori e gli sci che devono essere adeguatamente condotti. La notevole costrizione del piede all'interno della scarpa da sci ha, dal punto di vista medico, un effetto duplice e contrapposto. Da un lato la patologia traumatica del piede negli sciatori è praticamente inesistente, mentre dall'altro possono crearsi alterazioni morfo-strutturali a carico del piede (Reazioni fibrotiche, Callosità, Accentuazione del valgismo dell'alluce o della deviazione "a martello" del 2° dito). I progettisti di scarpe si trovano nell'evidente difficoltà di garantire due opposte esigenze: 1) Comodità della calzatura. 2) Efficienza della calzatura 1.3.2 Il benessere viene dai piedi! Sembrano tutti uguali o quasi, ma non è così. I piedi parlano di noi, della nostra personalità, rivelano il modo di camminare e vivere, le tensioni che affrontiamo ogni giorno. Certo è che sono loro i piedi a camminare, correre, saltare, ballare, spesso costretti in scarpe dalle fogge a dir poco azzardate. Loro a sostenere quotidianamente il peso di un corpo in continuo movimento. Per mantenerli in buono stato e soprattutto curarne l’aspetto, c’è l’estetista. Ma che fare quando disagi e inestetismi superano il livello di guardia, come accade 7 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature almeno una volta nella vita a oltre il 90% della popolazione mondiale, specie nei Paesi occidentali? Allora è d’obbligo ricorrere al podologo, specializzato, appunto, nella prevenzione e nella terapia di qualunque patologia che interessa le estremità. Il piede non è solo un organo di movimento, ma anche di relazione diretta e continua con il mondo esterno, indebitamente costretto, fin dai primi mesi di vita, in una sorta di scafandro. Compito dello specialista è, dunque, salvaguardare e migliorare la sua funzionalità. Anche perché se la ‘base’ su cui poggia il corpo non è equilibrata e corretta, si rischiano ripercussioni sulla postura generale, con dolori alla schiena, ernie, ginocchia dolenti, tendiniti. Il primo step è un bilancio complessivo delle condizioni dei piedi, sulla base di precisi parametri morfologici, mediante analisi del passo con pedane a pressione, valutazione del movimento articolare, esami clinici e strumentali e, talvolta, elettromiografia. Una volta completate queste indagini preliminari, il podologo può intervenire a tre livelli: cutaneo, osseo ed articolare. Con l’obiettivo, nel primo caso, di mantenere elastica e ben idratata la pelle, e risolverne i problemi più comuni, come secchezza, ispessimenti, surriscaldamento, eccesso di sudorazione, affaticamento e infiammazioni. Curando anche gli inestetismi, che possono sfociare in patologie vere e proprie, fino a poco tempo fa, trattate solo da dermatologi ed estetiste: ipercheratosi, cheratosi, e discheratosi, duroni, verruche plantari e digitali. Dalla pelle e annessi, si passa poi agli strati sottocutanei del piede, comprensivi di muscoli, tendini e legamenti, fino ai livelli più profondi, che riguardano ossa e articolazioni. Anche in questo caso, gli interventi si avvalgono di diverse procedure: da manipolazioni e massaggi mutuati da varie discipline (massoterapia, kinesiologia, riflessologia, osteopatia) a terapie ortesiche (con l’utilizzo di plantari ad hoc) fino all’impiego di farmaci locali (cerotti, creme, pomate...) o infiltrazioni di sostanze allopatiche od omeopatiche. Funzionalità e bellezza dei piedi devono procedere, per quanto possibile, su binari paralleli. 8 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi Ma sempre guidati dal buon senso. Per questo risulta deleteria la tendenza, già molto diffusa negli Stati Uniti, di correggere chirurgicamente difetti (presunti o reali) solo di natura estetica, anche a scapito della funzionalità. I più comuni sono l’alluce valgo, le dita a martello e la pianta larga o troppo grande. In un organo complesso come il piede, infatti, qualunque correzione può influire sull’intera struttura. Si comprende, quindi, come sia indispensabile indossare scarpe comode e confortevoli, con adeguata altezza dei tacchi. Ma quali dovrebbero essere le caratteristiche delle scarpe ideali, capaci di conciliare un look di tendenza con il benessere dei piedi? Eccole in breve: • I materiali: pelle e fibre naturali per la tomaia, cuoio per la suola. • Le solette: in fibra di carbone o in gommapiuma, per chi soffre di eccessiva sudorazione o pratica attività sportive; in rame, se si vuole eliminare le cariche elettrostatiche. • I tacchi: non troppo sottili e alti 3-4 centimetri. • La forma: non c’è dubbio, la più comoda è sicuramente quella con la punta tonda, adatta a ogni tipo di piede. • Pericolo calli: tendono a formarsi con tacchi alti, scarpe a pianta stretta (fra il 4° e il 5° dito), mentre quelle a punta provocano “l'occhio di pernice”, un tipo di callo particolare dalla forma tonda, bianco e con un punto nero al centro. 1.3.3 La riflessologia plantare La riflessologia plantare rientra tra le medicine non convenzionali o alternative o naturali Perché la riflessologia plantare è un tipo di medicina efficace per mantenere o migliorare lo stato di benessere dell'individuo? In questa domanda sono contenute delle parole chiave che servono per dare la risposta. 9 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature La riflessologia plantare è un tipo di disciplina che si basa sull'approccio olistico ovvero sull'approccio che considera l'uomo nella sua totalità fisica e spirituale. La parola olistico viene da greco holos che significa tutto, intero. La riflessologia ha origini remote, infatti, la storia ci rimanda indietro nel tempo e in luoghi molto diversi. Era praticata dagli nativi americani ed ancora oggi è una disciplina che quei popoli continuano a tramandare alle nuove generazioni. In Cina e in India si ritorna indietro di 5000 anni. In Occidente questa tecnica è stata riscoperta per merito di un medico statunitense, il Dott. W. H. Fitzgerald (1872-1942). Egli divenne il padre della moderna riflessologia plantare riuscendo a dimostrare a livello scientifico i risultati positivi che per anni si registravano solo a livello empirico. Nel 1902 quando era un otorinolaringoiatra ormai affermato iniziò a sperimentare la riflessologia esercitando delle forti pressioni sulle dita delle mani per lenire il dolore. Il Dott. Joe Shelby Riley proseguì il lavoro di Fitzgerald insieme alla sua collaboratrice Eunice Ingham. Quest'ultima si appassionò a tal punto da iniziare lo studio della riflessologia del piede. Dopo anni di studio la Ingham apportò due notevoli progressi alla disciplina: esercitava le pressioni sul piede usando solo le dita delle mani e principalmente il pollice ed inoltre tracciò la prima mappa zonale del piede in rapporto con gli organi del corpo. Dunque, nella riflessologia, quando si valuta una patologia la si deve considerare prendendo in esame la storia della persona in quanto uno squilibrio può avere molteplici cause. Non devono essere trascurati dunque i lati emotivi, fisici, psichici ed energetici, ma anche quelli di relazione e di lavoro. Proseguendo e spiegando il funzionamento della riflessologia plantare occorre riprendere alcuni concetti di anatomia e fisiologia e chiamare in causa il nostro sistema nervoso. Il sistema nervoso è il centro di comando di tutte le attività corporee, 10 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi sia fisiche che psichiche. In ogni piede si trovano circa 7.200 terminazioni nervose che intessono estesi collegamenti, tramite il midollo spinale ed il cervello, con tutte le parti del corpo. Sono proprio gli impulsi nervosi che permettono di arrivare all'organo o agli organi che, stimolati attraverso il massaggio plantare, vengono sbloccati e dunque riequilibrati. Inoltre il sistema nervoso e la pelle hanno origine dallo stesso foglietto embrionale chiamato ectoderma ed è in virtù di questo legame che massaggiando la pelle si agisce in profondità sul sistema nervoso. E' grazie al nostro sistema nervoso che gli impulsi arrivano direttamente agli organi interessati favorendone il riequilibrio. Il trattamento riflessologico deve però essere studiato, valutato e "adattato" alla persona con una lettura preliminare che consente al riflessologo di impostare il percorso in base a due aspetti basilari: la ricerca visiva e tattile. La prima si basa sulla lettura del piede attraverso le linee presenti, le callosità, il colore etc. che danno già una prima informazione al riflessologo. La seconda e più importante si basa sulla ricerca dei punti dolenti. E' soprattutto questa ricerca che permette di stabilire il percorso da impostare e adattarlo alla persona. Si era già a conoscenza dei punti terapeutici del corpo che agiscono, esercitando una pressione, in aree distanti dalle aree manipolate. Nella vecchia Cina i “medici scalzi” curavano attraverso punti riflessi del corpo, senza nessun apparente punto di collegamento con l’organo ammalato. Questi punti sono rilassanti o eccitanti e divengono persino mortali se stimolati con forza; alcuni di questi sono situati nei piedi o nelle mani; ma esistono anche in bocca, nella mucosa nasale, nell’orecchio, sulla testa, lungo la spina dorsale. Il concetto moderno di riflessoterapia si differenzia nel caso specifico da tutto ciò, per una più organica distribuzione dei punti riflessi di tutti gli organi su una parte del corpo, nelle mani o nei piedi. Nel piede rivediamo proiettato tutto il corpo e dal piede possiamo agire quindi in maniera riflessa su ogni parte di esso, per risolvere disturbi e 11 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature ristabilire l’ordine perso. Guardando il piede di profilo potremo notare che ha la stessa sagoma di una persona seduta dove la testa corrisponde all’alluce. Nella visione plantare la parte esterna descrive la stessa curva della colonna vertebrale. La lunghezza ideale del corpo umano dovrebbe essere 7 volte e mezzo quella della testa; moltiplicando la falange dell’alluce per 7 volte e mezzo, troviamo esattamente la lunghezza del piede. Toccando i vari punti del piede, per esempio quelli corrispondenti al fegato od al rene, possiamo comprendere dal tipo di dolore, acuto o sordo, se si tratta di un problema recente o al contrario antico, in fase di guarigione o di riacutizzazione. Al piede destro per esempio corrisponde la parte più razionale di noi tutti, ciò che ha a che fare con lo studio, il lavoro; il piede sinistro invece corrisponde all’emotività, cioè agli affetti, le paure, le ansie ecc. Altro esempio: chi ha il secondo dito del piede sinistro più lungo dell’alluce, spesso è sofferente di cuore e vive in modo iper attivo, predilige i sapori amari, ma quando ha un problema emotivo, non riesce a mangiare perché gli si chiude lo stomaco. L’unghia incarnita dal lato della scarpa, segnala la tendenza alla sofferenza della milza e dello stomaco. Se è incarnita dalla parte opposta indica tendenza alle malattie del fegato. L’ispessimento delle unghie corrisponde ad una scarsa funzionalità renale, e nel carattere indica una personalità piena di paure con sonni agitati. La presenza di callosità sotto il 2° e 3° dito, rivela catarro bronco polmonare o catarro da sinusite. Verruche o funghi ai piedi prodotti da sudore acido, indicano che la dieta è troppo ricca di proteine animali: carne, formaggi, pesce, uova, ecc. Nelle mappe finora esistenti della riflessologia plantare, i rispettivi autori hanno circoscritto delle aree come punti riflessi nel piede delle varie parti del corpo, senza garantire precisione nella localizzazione di tali aree riflesse; infatti queste mappe propongono una raffigurazione standard del 12 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi piede, mentre tutti sappiamo che questi differiscono da individuo ad individuo per forma e proporzioni, in quanto ogni piede è diverso nella forma e questa è stabilita dalle ossa podaliche. Il linguaggio riscoperto nel piede, parla attraverso la sua forma, il colore, le screpolature, il tipo di odore, la forma delle dita e la loro proporzione, l’aspetto delle unghie, l’ispessimento delle stesse e della pelle, la localizzazione dei calli e duroni, l’altezza dell’arco plantare, le sporgenze ossee, le linee della pelle, i gonfiori e gli avvallamenti. L’intero psicosoma si proietta nel piede, rivelando in modo sorprendente ad un attento osservatore, lo stato di salute Psicologico e Fisiologico. Da questa analisi si intuisce come una calzatura confortevole possa influire sul benessere dell’intero organismo. Nel 1998 è stato depositato presso ENEA un brevetto dal titolo: “Modello di piede femminile per lo studio del comfort dermosensomeccanico delle calzature”. Lo scopo di questo brevetto è quello di ovviare alla mancanza di ricerche che permettono di ottenere dati quantitativi nel campo della fisiologia meccanica , quindi specificatamente relativi alla sensibilità cutanea del piede. Il brevetto rappresenta la realizzazione di un piede umano femminile il cui scopo è quello di simulare con una fitta rete di barosensori specifici, non solo la sensibilità dermica della pelle del piede ma anche di fornire una risposta il più riproducibile possibile relativamente alle aree riflessogene della pianta del piede. 1.3.4 Analisi del cammino La deambulazione può essere definita come la capacità di spostare il centro di pressione (CPS: proiezione a terra del baricentro) da un piede all’altro alternativamente e dinamicamente, per mantenere l’equilibrio dinamico. 13 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Il poligono di appoggio primario è dato dall’area totale in appoggio, a seconda della fase del passo considerata. I presupposti neuromeccanici per la locomozione in posizione eretta bipede sono: • supporto antigravitazionale del corpo, dove la postura eretta dipende dai riflessi di raddrizzamento e dai riflessi antigravitari che consentono il passaggio da supino a seduto ed eretto. Ciò è dovuto alla integrazione di impulsi vestibolari, propriocettivi, tattili e visivi, a livello del midollo spinale, tronco, gangli della base; • effettuazione dei passi, che è un movimento di base presente già alla nascita, integrato a livello del midollo, mesencefalo, diencefalo; • mantenimento dell’equilibrio; • un mezzo di propulsione. Stimoli appropriati alla deambulazione sono il contatto della pianta del piede al suolo e lo spostamento del centro di gravità (su un piede, poi sull’altro). Il centro di gravità (CPS) deve spostarsi da un lato all’altro (piede destro,piede sinistro e viceversa) in una situazione di equilibrio instabile entro limiti ristretti (poligoni di appoggio), ed è ottenuto attivando i riflessi posturali e di raddrizzamento periferici (stiramento) e centrali (vestibolocerebellari) , evocandoli ogni 100 msec da ogni spostamento della superficie di appoggio richiedendo informazioni afferenti precise: visive, vestibolari, propriocettive. Sono inoltre necessari movimenti alternati in avanti e di lato. La deambulazione normale avviene per lo più con la testa eretta, il tronco eretto, le braccia che pendono in modo sciolto e armonioso lungo i fianchi, muovendosi aritmicamente in avanti e insieme alla gamba del lato opposto. I piedi sono leggermente divaricati e i passi di lunghezza moderata con i malleoli interni che quasi si toccano quando un piede sopravanza l’altro. 14 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi Le semplici mediali dei talloni forniscono una linea retta quando toccano il suolo ad ogni passo. Mentre la gamba si porta avanti vi é una flessione coordinata dell’anca e del ginocchio , una dorsiflessione del piede ed una elevazione appena percettibile dell’anca che permette al piede di sfiorare il suolo. Ad ogni passo il torace si sposta leggermente in avanti e dal lato opposto a quello dell’arto inferiore che avanza. Il modo di camminare differisce da un individuo all’altro tra uomo e donna (cadenza, pesantezza e leggerezza nel passo). Generalmente i passi nella donna sono rapidi e brevi, nell’anziano rigidi e lenti. Il ciclo del cammino è distinguibile in una fase di appoggio o sostegno e una di sospensione o oscillazione. Quando entrambi i piedi (tallone sinistro/destro avampiede destro/sinistro) sono in appoggio, si parla di doppio appoggio. La fase di appoggio dura circa il 60% della durata complessiva del passo. Il doppio appoggio dura il 20% di cui il tallone ha un contatto pari al 15%, l’intera pianta 50-55%, la punta 30-35%. Importanti per l’analisi del passo sono: la lunghezza ( LP ), la larghezza (DIP), l’angolo del passo (°P). Il passo o ciclo del passo è dato dal contatto a terra di un tallone (destro/sinistro) al successivo contatto a terra dello stesso tallone. Il semipasso o passo semplice è dato dalla distanza fra l’appoggio di un tallone e quello controlaterale. Nel soggetto normale il semipasso (step) è circa uguale, nel patologico è frequentemente alterato. La lunghezza del passo secondo taluni autori sarebbe pari in condizioni di normale velocità a circa l’80-90% dell’altezza corporea del soggetto. Con un indice normale pari a 0,8 dividendo la LP per l’altezza del soggetto. La LP dipenderebbe dalla lunghezza degli arti inferiori, dal momento del doppio appoggio (che si riduce fino ad annullarsi nel passaggio dalla marcia alla corsa; con l’aumentare della velocità si riduce la fase di 15 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature appoggio), dal grado di estensione del ginocchio, estensione delle metatarsofalangee dell’arto posteriore, della flessione della coscia dell’arto anteriore. L’angolo del passo, è dato dall’angolo che forma l’asse della globale rotazione esterna del piede con la linea di progressione del cammino su di un piano traverso. Normalmente è di 15°. Alla luce delle attuali conoscenze sulla organizzazione del sistema nervoso centrale e periferico delle funzioni motorie noi avremo che in stazione eretta statica e in posizione assisa a tronco eretto per permettere all’individuo di mantenere tali posture ed evitare la caduta, l’intervento del cosiddetto riflesso miotatico tonico da stiramento e il riflesso miotatico inverso. Per il primo, una leggera estensione o flessione del tronco o degli arti inferiori evocherà un riflesso da stiramento nei muscoli interessati che si oppongono al movimento (antigravitari). Il circuito riflesso prevede l’intervento ed il buon funzionamento di fibre afferenti di gruppo Ia che originano nei fusi neuromuscolari presenti nei muscoli sia del tronco che degli arti inferiori, le quali entrate nel midollo spinale dicotomizzano , un ramo entrando in sinapsi con i motoneuroni alfa che innervano i muscoli estensori e sinergisti antigravitari, provocandone la contrazione. Altre collaterali delle fibre Ia terminano su interneuroni inibitori che fanno sinapsi con alfa motoneuroni che innervano i muscoli flessori (progravità) degli arti inferiori e del tronco. L’attività degli interneuroni inibitori, determina l’inibizione di tali motoneuroni. Il riflesso miotatico inverso vede come protagonisti gli organi tendinei del Golgi che funzionano in modo complementare ai fusi. In questo caso la fibra afferente Ia entrata nel midollo si dicotomizza e forma una sinapsi con interneuroni inibitori che inibiscono i motoneuroni alfa degli antigravitari e, con interneuroni eccitatori che attivano gli alfa motoneuroni che innervano i flessori. 16 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi La sua azione come detto è complementare al riflesso da stiramento ed interviene nelle posture prolungate quando l’affaticamento degli estensori riduce la forza applicata al tendine dove si trovano i recettori del Golgi i quali riducendo la loro scarica produrranno un aumento dell’eccitabilità dei motoneuroni alfa appropriati (estensori) e quindi un aumento della forza di contrazione degli estensori. Il risultato è che l’individuo starà in piedi o seduto senza soccombere (cadere) alla forza di gravità, e in condizioni di normalità con un minimo dispendio energetico per mantenere il centro di pressione all’interno dei relativi poligoni di appoggio. Nella deambulazione, a scopo didattico, è meglio considerare l’intervento di vari livelli nervosi per meglio comprendere la locomozione in toto. I comandi volontari originano dalla corteccia motrice e raggiungono il centro locomotorio mesencefalico (il quale può essere attivato anche da segnali afferenti) attraverso il fascio cortico-bulbare. Da qui i comandi passano alla formazione reticolare ponto-bulbare dove attraverso i fasci reticolo-spinali giungono al midollo spinale dove tramite il circuito nervoso definito generatore spinale della locomozione (altresì influenzato da afferente periferiche che permettono di adattare le sequenze contrattili alle variazioni improvvise del terreno), la deambulazione automatica si estrinseca poi nella fase flessoria attraverso un riflesso flessorio che prevede l’attivazione di interneuroni eccitatori che attivano motoneuroni alfa dei flessori dell’arto ipsilaterali, e l’eccitazione di interneuroni inibitori che impediscono l’attivazione degli alfa motoneuroni che innervano i muscoli estensori antagonisti. Inoltre, attraverso neuroni commissurali, si ha l’effetto opposto nel lato controlaterale e quindi l’estensione delle articolazioni corrispondenti tramite il riflesso di estensione crociata. Biomeccanicamente i requisiti fondamentali per una normale stazione eretta , posizione assisa a tronco eretto e deambulazione sono in definitiva: 17 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 1. integrità dell’apparato osteoarticolare (arti e colonna vertebrale); 2. integrità dei sistemi di controllo della postura, spinali e troncoencefalici (propriocezione muscolare e articolare, recettori vestibolari, afferente visive, formazione reticolare, cervelletto, nucleo rosso e nuclei della base, corteccia cerebrale); 3. integrità sistemi superiori (area motoria primaria, area 6, area supplementare motoria). Per la deambulazione inoltre i dati messi a disposizione dalla Gait Analysis ci fanno considerare che in condizioni normali la cadenza del passo (ritmo + n° passi/min) è uguale a 2 diviso la durata del passo. Ricordando che il ritmo per definizione è dato da un ordine di successione o di frequenza di qualsiasi forma di movimento che si svolge nel tempo in quanto oggetto di percezione (coscienza dello stimolo). La velocità del cammino (Vc) sarebbe uguale alla lunghezza del passo x la cadenza diviso per 2. Del resto si è osservato che la Vc aumenta se diminuisce la fase del doppio appoggio, mentre, al contrario, la Vc diminuisce se il doppio appoggio aumenta, così se diminuiscono i movimenti (automatici) oscillatori degli arti superiori e la rotazione di anca e ginocchio. Il CG (centro di gravità o CPS) oscilla verticalmente con frequenza uguale alla cadenza e con oscillazione orizzontale con frequenza uguale alla metà della cadenza, in condizioni normali. La fase di massima oscillazione verticale si ha nel singolo appoggio centrale dei due arti, mentre la fase di massima oscillazione orizzontale destra e sinistra, si ha nella fase centrale del singolo appoggio di destra e sinistra. La rotazione della pelvi avviene normalmente e generalmente su un asse verticale di circa 8°, mentre l’inclinazione avviene su di un asse coronale di 5° circa con flessione del ginocchio. Questi tre fattori associati possono incrementare la lunghezza del passo secondo alcuni autori anche del 200%. 18 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi La larghezza del passo normalmente è inferiore ai 10 cm. Il bacino sul piano frontale si abbassa di circa 10° dal lato in sospensione, e sul piano orizzontale ruota di circa 10-15°. Contemporaneamente il tronco si inclina verso il lato in appoggio con abbassamento della spalla omologa. Mentre il bacino ruota in un senso, il rachide ruota nell’opposto. L’articolazione dell’anca passa da una flessione di circa 30° a 10° mentre il ginocchio varia il suo grado di flessione da 0° durante il contatto a 20° all’accelerazione fino a 0° , per poi passare a 60° di flessione alla sospensione per poi tornare a 0° al contatto. La tibio-tarsica passa da 0° al contatto del tallone a terra per arrivare a 30° alla fase di sospensione di flessione plantare. La velocità del passo, inoltre, ha due picchi: aumenta allo stacco e diminuisce alla sospensione. La traiettoria della cresta iliaca presenta due picchi e due valli che sono invertiti rispetto alla velocità: altezza massima quando l’arto è in appoggio con diminuzione della velocità, viceversa altezza minima quando l’arto è in sospensione con aumento della velocità. Di conseguenza avremo che la lunghezza del passo (LP) sarebbe legata a: • lunghezza arto inferiore al momento del doppio appoggio; • grado di estensione del ginocchio; • grado di estensione e inclinazione delle metatarso-falangee dell’arto posteriore; • grado di flessione della coscia dell’arto anteriore. Mentre l’ampiezza del passo anteriore dipenderebbe dalla mobilità dell’articolazione del piede in appoggio (tibio-tarsica e metatarso-falangee). Inoltre la distanza del piede dal terreno nella sospensione dipenderebbe dalla possibilità di flessione del ginocchio e dell’anca. 19 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 1.4 LA TECNOLOGIA AI NOSTRI PIEDI Vi sono alcuni settori industriali i quali, più di altri, guidano il progresso della tecnologia verso sempre più avanzati traguardi di innovazione. Volgendo l’attenzione verso settori più vicini all’esperienza di tutti, è noto che la Formula Uno, e più in generale gli sport automobilistici, costituiscono un efficace banco di prova e un valido terreno di coltura delle innovazioni tecnologiche e dei materiali più avanzati. Ricordiamo, inoltre, il grande sviluppo tecnologico di tutto ciò che è legato alla pratica dello sport attivo, cioè l’abbigliamento, le calzature e gli accessori. Questo continuo trend di crescita ha stimolato l’intera catena produttiva dalle fibre ai nuovi materiali, dai trattamenti, dalla creatività dei designer alle strategie dei produttori nello studiare soluzioni innovative per soddisfare le esigenze di coloro che, talvolta in condizioni estreme, affidano le proprie performance, alle proprietà ergonomiche e protettive di ciò che indossano od utilizzano. Spesso, infatti, il nostro abbigliamento o le nostre scarpe incorporano soluzioni tecnologiche e di design messe a punto per impieghi specialistici, che ricercano necessariamente qualità e prestazioni senza compromessi. Queste considerazioni inducono a tentare di approfondire l’indagine sulle tecnologie, che possono essere adattate “ai nostri piedi”, o che domani lo saranno. Questi fattori si comprendono meglio riconducendoli ad alcuni semplici concetti fondamentali, che aiutano a dare una panoramica d’insieme. Le componenti strategiche del processo evolutivo della calzatura ci pare si possano enunciare attraverso cinque parole chiave che iniziano tutte con la “F”: Function, Fibres, Fabrics, Finishing, Fashion. I filoni di ricerca del Progetto MATRIX hanno cercato di investigare a 360° questi aspetti. 20 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi Function – La Funzionalità è il concetto base La funzionalità è sicuramente il fattore prevalente da tenere in considerazione nel progettare una calzatura destinata a particolari usi, quali scarpe professionali o sportive, ma in realtà ciò avviene sempre più spesso anche per le scarpe di uso quotidiano, pensate per uno stile di vita attivo. Se solo tentiamo di fare l’elenco dei bisogni da soddisfare, che non presume di essere completo, ci rendiamo conto di come conciliare tante diverse esigenze possa essere un problema davvero complesso. La protezione da freddo, acqua ed umidità, non deve andare a scapito della leggerezza, della libertà di movimento e di una ottima calzabilità. Il comfort “fisiologico” ed il controllo della traspirazione, unito all’impermeabilità, vanno considerati fattori altrettanto determinanti, insieme a durata, resistenza e facilità di manutenzione. Se poi si considerano anche altri aspetti che attengono, per così dire, al comfort “biologico”, quali la difesa dagli agenti patogeni, dai batteri causa di cattivi odori, dagli shock determinati dalla camminata o dalla corsa, ecco che si aggiunge un nuovo sensibile valore al concetto di funzionalità. Il tutto, infine, unito all’esperienza tattile dei materiali, che devono assicurare anche un ottimo comfort “sensoriale”, nonché un’efficace visibilità in certe condizioni d’uso. Senza dimenticare poi la ricerca di una adeguata immagine, legata alla presenza di spesso impalpabili elementi estetici, tali da fare della scarpa anche un mezzo per esprimere il proprio life style. 21 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature V a ria b ili d el c o m fo rt E rgonom ic o S ensoria le C om fort P sic ologic o T erm ofisiologic o Figura 1.2 Variabili del comfort Il comfort, quindi, è il grado di benessere offerto da un indumento o da una calzatura. È, potremmo dire, la sensazione percepita mentre lo si indossa. La confortevolezza di un indumento o di una calzatura è determinata da parametri fisici misurabili quali: • Trasporto umidità; • Coibenza termica; • Interazione meccanica cute-tessuto; • Foggia, ergonomia, taglie. Psicologici, difficilmente quantificabili e prevedibili: • Colore; • Moda. 22 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi Per questo motivo misurare una sola componente del comfort è riduttivo, pertanto: • Bisogna osservare il problema nel suo complesso; • La determinazione di un indice globale richiede la misura delle diverse componenti. Per formulare un indice di comfort (IC) è necessario sommare tutte le suddette componenti, in particolare bisogna: Analizzare le caratteristiche intrinseche del tessuto o del pellame, quali composizione, concia etc., che definiremo come ICm (caratteristiche intrinseche del materiale) Quantificare il contributo termo fisiologico (Ct) e sensoriale (Cs) del materiale in esame, attraverso misure appropriate di termografia e di skin model; Valutare l’utilizzo finale, ovvero se si tratta di calzatura sportiva, professionale, di sicurezza, ad uso quotidiano (Uf) Le risultanze delle analisi delle caratteristiche intrinseche dei materiali e l’utilizzo finale sono fattori soggettivi, mentre il contributo termo fisiologico e sensoriale sono dati scientifici. L’equazione di comfort che ne deriva è la seguente: IC= CIm + Ct + Cs + Uf 23 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Da cui la classificazione dei materiali: IC= CIm + Ct+Cs + Uf CLASSE 1 COMFORT SCARSO CLASSE 2 COMFORT MEDIO CLASSE 3 COMFORT OTTIMO Figura 1.3 Classi di comfort Fibres – Nuove fibre per nuovi materiali Nella calzatura si è assistito, in questi ultimi anni, all’importante affermazione dei nuovi materiali “man made”, che hanno conquistato la fiducia del consumatore proprio grazie al loro contenuto innovativo, con il soddisfacimento di quelle molteplici esigenze di funzionalità esaminate sopra. I produttori più orientati al mercato hanno guidato i loro processi di sviluppo trasferendo l’innovazione dai settori di nicchia verso quelli che consentono più alti volumi, soddisfacendo prima le esigenze di particolari segmenti della calzatura specialistica e contribuendo poi a mettere a disposizione di una massa più vasta di consumatori le soluzioni così 24 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi consolidate. La spinta propulsiva dei materiali “intelligenti” sta iniziando a coinvolgere tutta la filiera produttiva. La ricerca si è basata non solo sulle qualità intrinseche delle materie prime, ma anche sul loro rapporto con le nuove tecnologie di trasformazione, con le metodologie di nobilitazione e finissaggio, fino allo studio di sistemi a più componenti, che legano la funzionalità della scarpa alle caratteristiche e alle performance determinate dalle proprietà dei vari materiali impiegati. Per far solo qualche esempio ricordiamo: L’importanza dei materiali microfibrosi, quali Alcantara®, o Lorica®, per calzature più confortevoli e sicure, adatte a tutti gli usi, perché morbide ma resistenti, impermeabili ma traspiranti; Il ruolo fondamentale delle fibre elastomeriche per il comfort e la calzabilità della scarpa. Il marchio Lycra® è certamente il più noto. Tale fibra è usata anche per migliorare il recupero elastico della pelle naturale, accoppiandola con un tessuto elasticizzato. L’uso delle fibre ad altissima tenacità, per incrementare la resistenza delle tomaie. Ricordiamo le fibre poliammidiche Meryl® Techno di Nylstar, usata nel tessuto sviluppato da Cierre, e Cordura® di DuPont®. La metaaramidica Nomex® è invece utilizzata nei tessuti protettivi di Cierre, dotati di notevoli proprietà “antitutto”: antifiamma, anticalore, antiacido, antitaglio. L’adozione di fibre antibatteriche, quali ad esempio, Amicor® per migliorare il livello del comfort biologico di fodere e sottopiedi. Proprio con la speciale versione batteriostatica del poliammide Meryl® di Nylstar® è prodotto il nuovissimo Teklife® di Siretessile®, un tessuto per fodere che non solo ha la proprietà di combattere in modo permanente la proliferazione dei batteri all’interno della scarpa, prevenendo i cattivi odori, ma è dotato anche di ottima antistaticità ed elevata idrofilia. Un altro esempio è dato il sapiente impiego delle proprietà idrofobiche e idrofiliche delle fibre che, ad esempio, è alla base delle speciali fodere Dri-Lex® – brevetto dell’americana Faytex® Co. – ora distribuite in Italia da Vagotex® anche accoppiate con la membrana Windtex®. 25 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Un analogo principio è adottato dalla fodera Ecocomfort® di Siretessile®, che, attraverso una mista di lana e poliestere, unisce la capacità della fibra naturale di mantenere il calore ed assorbire il sudore con la scarsa idrofilia della fibra sintetica, che evita la sensazione di umidità stagnante: il risultato è una fodera innovativa, capace di dare al piede il massimo comfort, attraverso un “microclima” caldo ed asciutto. In sintesi, una serie di risposte innovative, importanti per il progresso della scarpa, date dalle fibre intelligenti ad altrettante esigenze funzionali. Fabrics – La scarpa è sempre più tessile Lo sviluppo delle tecnologie di tessitura, senza dimenticare quello di alcune tipologie di nontessuti (si pensi, ad esempio, alla fodera Cambrelle®, distribuita in Italia da Forestali, o alla linea di fodere impermeabili e traspiranti Puratex di Freudemberg®, distribuita da S.A.M.A.C.) ha consentito la messa a punto di strutture tessili pensate espressamente per la calzatura, che hanno saputo utilizzare al meglio le performance delle fibre intelligenti ed hanno stabilito nuovi standard di qualità. Talvolta questi materiali sono utilizzati come tali, spesso invece costituiscono il substrato per ulteriori lavorazioni che ne cambiano radicalmente non solo l’aspetto estetico ma anche la funzionalità, assumendo valenze e denominazioni che non fanno rimpiangere i prodotti naturali. Queste considerazioni introducono la prossima “F”, cioè l’influenza fondamentale delle lavorazioni e dei trattamenti sui materiali di base, che così si arricchiscono di ulteriori funzionalità, integrando le caratteristiche intrinseche delle materie prime con cui sono fatti. Finishing – L’importanza di finissaggi e nobilitazioni Il fenomeno più rilevante che ha caratterizzato, negli ultimi decenni, il tessile in generale e i materiali per la calzatura in particolare, è proprio la grande importanza assunta dalla nobilitazione e dal finissaggio, intesi come 26 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi quel complesso di trattamenti, applicazioni e accoppiature che influiscono sia sul look che sulle prestazioni finali dei prodotti. È questo un processo che interessa tutti i tipi di materiali, sia man made che naturali, e si configura spesso come la via più rapida ed efficace per conferire ulteriori caratteristiche funzionali. Alcune particolari forme di “nobilitazione” dei materiali per la calzatura, quali l’applicazione di membrane microporose o idrofiliche, hanno acquisito una straordinaria diffusione e rinomanza sul mercato: basti pensare, per citare solo alcune tra le più note, a GoreTex®, a Windtex® di Vagotex, dotata di una particolare elasticità, a Siretex® di Siretessile sono molto utilizzati, per la loro funzionalità nel formare una barriera contro le gocce d’acqua, lo sporco e le macchie. Sono diffusi anche i processi come Sanitized® o Purista®, che controllano l’eccessivo sviluppo della flora batterica per mezzo di un trattamento superficiale. Questo rappresenta una consolidata alternativa (probabilmente meno duratura, ma di possibile gestione su ogni tipo di prodotto, anche naturale), all’uso delle più moderne fibre man made intrinsecamente antibatteriche o batteriostatiche. Ai limiti del concetto di nobilitazione si possono considerare anche i materiali che utilizzano la tecnologia delle microcapsule “a cambio di fase”, quali ad esempio Comfortemp® (marchio registrato di Freudemberg®), disponibile nella collezione di Omnipel®. Questi prodotti, messi a punto nell’ambito delle ricerche aerospaziali, basano la loro capacità termoregolatrice sulla presenza di milioni di microsfere, contenenti un fluido che incamera il calore in eccesso, passando dallo stato solido a quello liquido, per restituirlo quando fa freddo, con il ritorno allo stato solido. Concludendo, le tecniche di spalmatura, laminatura ed accoppiatura consentono di abbinare tra loro tessuti, membrane e altre componenti con funzionalità specifiche, creando strutture complesse, che diventano dei veri e propri materiali compositi, dalle molteplici performance. 27 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Fashion – Il ruolo del fattore moda Tutte le “F” fin qui esaminate, in buona sostanza, possono essere considerate ormai comuni sia alla scarpa sportiva che a quella specialistica e di tipo professionale: in effetti, l’interscambio di tecnologie tra questi settori, come abbiamo visto, è molto importante e frequente. Il fattore altamente differenziante sta proprio nella componente fashion e nella valenza di life style che caratterizza l’immagine di alcune marche leader e di certi modelli di calzatura, che si sono diffusi come un fenomeno di moda, “migrando”, dalla pratica delle attività lavorative o ginnico-sportive, non solo all’uso comune, ma anche alle occasioni più formali, in cui, ad esempio, si accostano liberamente l’abito elegante con una scarpa tecnica e protettiva. Anche nello sviluppo di questo fenomeno si registrano fasi evolutive differenti: attualmente, dopo un periodo di tecnicità e sportività ostentate ed evidenti, nei materiali, nelle fogge e nei colori, pare sia in atto un ritorno ad aspetti più naturali e a linee che conciliano praticità con eleganza, senza però rinunciare a quelle prestazioni che fanno ormai parte integrante - ma non più visivamente palesata - del prodotto. In una direzione analoga si può prevedere lo sviluppo futuro della scarpa più funzionale ed innovativa: linee sobrie ma che comunicano una decisa grinta sportiva, materiali hi-tech, dall’aria naturale e rassicurante, ma dalla sostanza man made e dalle prestazioni elevate e multifunzionali. A tutto ciò si integrerà, probabilmente, qualche nuova micro o nano tecnologia, per coniugare il camminare con il monitorare la condizione fisica dei nostri piedi, garantendo, attraverso le smart-fibres ed i materiali bioattivi, il massimo di benessere e comfort. Concetti, questi, sintetizzabili nel termine inglese “wellness”, che sta ad indicare una ottimale armonia di corpo e di spirito, nel totale rispetto della natura che ci circonda. Nella tabella sotto riportata si propone di dare una visione sinottica dei produttori di materiali o di trattamenti ad alto contenuto tecnologico, contattati nell’ambito del progetto MATRIX. 28 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi Tabella 1.1 Elenco dei produttori di materiali o di trattamenti ad alto contenuto tecnologico contattati nell'ambito del Progetto MATRIX Ragione Sociale 1 Bader GmbH & Co. KG 2 Carnegie Marchio Bader Città Goppingen Carnegie 3 Conceria Camaleonte S.p.A. 4 Conceria CARBI-PEL s.r.l. 5 Conceria Carli spa Conceria Camaleonte CARBI-PEL Rockville Centre S. Croce sull'Arno Zermeghedo Conceria Carli Conceria Cerbiatto Ponte a Cappiano S. Croce sull'Arno Italia Gabriel Fashmo Aalborg Asslar DK Germany IMTEX ICF Brescia Milano Italia Italia 6 Conceria Cerbiatto srl 7 Gabriel A/S 8 HARU Holding & Management GmbH 9 IMTEX srl 10 Industrie Chimiche Forestali SpA 11 Knoll inc. 12 Kokì 13 Kravet 14 Kvadrat Spa 15 Lenzing Aktiengesellschaft 16 Lo. Ri. Srl 17 Logistica del Calzado s.l. 18 Morelli Creazioni Tessili 19 Nastrotex-Cufra S.p.A. 20 Nonsolopelle S.r.l. KnollTextiles Kokì Kravet Paese Deutschlan d USA Italia Italia Italia New York Athens South Bethpage Kvadrat Milano Lenzing Fibers Lenzing USA Greece USA Lo.Ri. Italia Italia Austria Torre S. Patrizio Elche Spain Marcianise Italia Nastrotex Covo Italia Nonsolopelle Matera Italia Logistica del Calzado Morelli 29 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Marchio OMNIPEL Città Desenzano Paese Italia PIDIGI Lohmann Prima Visione Verona Mestrino Vigevano Italia Italia Italia 25 Salmo Leather GmbH Nanai Bischofsmais 26 Siretessile Srl Cornuda Deutschlan d Italia Saudàrkròki Iceland Getzville Milano USA Italia SympaTex Technologies Unterfohring Germany Telerie d'Arte srl T.T.M. Rossi Biella Italia Villa Guardia Italia Timex Toray Heliopolis Mansfield Egypt UK 35 Vagotex Spa Vagotex Colognola ai Colli Italia 37 Villani Leonello Villani Leonello Viniltex Spicchio Vinci Andria Italia 21 22 23 24 Ragione Sociale OMNIPEL Technologies S.r.l. PIDIGI Prades sas Prima Visione sas di Zanaria mario & C. 27 Sjavarledur-Atlantic Leather hf 28 Spinneybeck 29 Swarovski Internazionale d'Italia SpA 30 SympaTex Technologies Gmbh 31 Telerie d'Arte s.r.l. 32 Tessitura Tele Metalliche Rossi Oliviero & C. srl 33 Timex 34 Toray Textiles Europe Ltd 38 Viniltex srl 30 Siretessile Textile Industry Atlantic Leather Spinneybeck Swarovski Italia Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi 1.5 INNOVAZIONE NEI MATERIALI E TECNOLOGIE DEI TESSUTI E DELLE CALZATURE Il bisogno primario dell'uomo di proteggere il proprio corpo da agenti esterni si è venuto modificando nel tempo in funzione dei materiali e delle tecnologie disponibili. L'avvento dei nuovi materiali e delle sempre più sofisticate tecnologie di trasformazione ha rivoluzionato la filosofia di approccio alla progettazione di prodotti innovativi nel campo delle calzature e tessuti. Oggi si tende a progettare il materiale in base alle specifiche richieste della particolare applicazione ed, in particolare, alla realizzazione di un materiale che simuli correttamente la funzionalità delle strutture naturali coinvolte. Attraverso l'interpretazione della funzionalità dei singoli elementi costituenti, il progettista acquisisce le direttive progettuali per la definizione dell'elemento da realizzare. I risultati ottenuti possono essere trasferiti ai diversi settori produttivi, da quelli sportivi a quelli di protezione senza dimenticare quello tradizionale e della moda. Il benessere ed il comfort, prima elementi connaturati con un certo tipo di prodotto tessile e calzaturiero, quasi casuali, sono diventati elementi decisivi per l'apprezzamento ed il successo stesso dei prodotti, da progettare fin dall'inizio del concepimento del particolare capo. Oggi, inoltre, si progettano e si realizzano sempre più spesso prodotti multifunzionali, per i quali cioè devono coesistere e convivere prestazioni anche contrastanti tra di loro, come ad esempio l'impermeabilità all'acqua e la permeabilità all'aria, così come la forte resistenza abbinata alla morbidezza. Chiaramente i materiali (fibre, film, schiume, gel) hanno un ruolo centrale, così come per i tessuti e per le calzature nati e sviluppati espressamente per assicurare il comfort, ma altrettanto importanti, soprattutto in alcune applicazioni specifiche, sono i trattamenti di nobilitazione per conferire prestazioni che di per sé tali prodotti non avrebbero. Questa nuova linea di approccio conduce alla realizzazione degli elementi strutturali di una calzatura con proprietà idonee alle diverse 31 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature condizioni applicative. Inoltre, tale prodotto può essere un’occasione interessante per sensibilizzare l’elevato numero di piccole-medie imprese ad intraprendere la direzione; altamente richiesta da società del settore a livello nazionale ed internazionale, di sviluppare nuove tecnologie e nuove strutture. Un altro aspetto da considerare consiste nell’utilizzo di materiali innovativi (funzionalizzati, biodegradabili, riciclabili) che portino un elevato contributo sull’impatto ambientale e sulla qualità della vita. Oggi sono richieste ai prodotti caratteristiche e prestazioni antagoniste in alcuni casi si tratta di caratteristiche che superano quelle dei materiali che la natura e la tecnologia in genere mette di norma a disposizione: le microfibre, le fibre high-tech, le strutture polimeriche in generale. Il comfort è oggi visto come un aspetto fondamentale per la valutazione di un prodotto. Gli aspetti fisici legati al comfort del tessuto sono legati a diversi parametri, alcuni dei quali sono insiti alla natura dei materiali, altri ancora sono conseguenza della tecnologia del processo che oltre ai materiali e relative proprietà, trova in questo progetto un elevato interesse di sviluppo. 1.5.1 Calzature La costruzione di una calzatura ha raggiunto dei valori tecnologici paragonabili a quelli utilizzati in settori avanzati come nell’aeronautica ed nell’automobilistico sportivo. Inizialmente tali tecnologie avanzate erano applicate soltanto nel campo sportivo in cui i costi erano pienamente giustificati dalle prestazioni degli atleti. L'ottimizzazione di tali tecnologie e l'aumento della disponibilità di materiali a costi accessibili ha permesso di allargare il campo di applicazione anche a calzature da passeggio. 32 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi I principali componenti di una calzatura sono: suola, intersuola, plantare e tomaia, ognuno di esse deve soddisfare dei requisiti specifici. Il plantare, per esempio, deve assorbire sudore, l'intersuola deve contenere elementi (inserti) da poter meglio reagire agli sforzi, ad esempio deve assorbire sforzi nella fase di appoggio e reagire nella zona dell'avampiede; la tomaia invece deve ben aderire al piede mentre la suola deve aderire al suolo. La progettazione di una calzatura deve quindi assolutamente passare attraverso l'analisi del moto fino alle proprietà dei materiali e all’individuazione delle tecnologie di trasformazione. Ciò nonostante è riconosciuto che tali sistemi, anche se tecnologicamente avanzati, assolvono solo marginalmente, ed in misura sensibilmente diversa fra loro, la problematica fondamentale della corretta distribuzione degli sforzi e delle conseguenti trasformazioni energetiche. Diventa quindi di estrema importanza analizzare le proprietà meccaniche dei materiali coinvolti sia singolarmente che accoppiati ad altri nella struttura finale. I materiali utilizzabili efficacemente nella progettazione di una calzatura possono identificarsi come: fluidi polimerici, superassorbenti, polimeri e compositi, le cui proprietà specifiche sono ottenute manipolando, ad esempio, la composizione chimica delle catene costituenti il network polimerico, il grado di reticolazione, il tipo e la concentrazione del plasticizzante, la lunghezza ed il peso molecolare dei crosslinking, il grado di cristallinità etc. e le relative variabili di processo. 1.5.2 Tomaia, Intersuola, Dispositivo di propulsione ammortizzante, Suola La tomaia rappresenta uno degli elementi principali delle calzature in quanto ha il compito di soddisfare requisiti estetici e meccanici. Essa deve proteggere il piede da condizioni climatiche, assicurarne la traspirabilità e 33 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature permettere di trasferire i carichi dal piede agli altri componenti. I materiali utilizzati hanno raggiunto prestazioni elevate grazie allo sviluppo sinergico di nuovi materiali e tecnologie. Tali materiali vanno dal tradizionale cuoio al GORE-TEX®, materiale estremamente avanzato in quanto accoppia alle caratteristiche estetiche l’elevata resistenza meccanica, durabilità, traspirazione e protezione ambientale. Un’ulteriore innovazione, comunque, può essere conseguita attraverso i materiali compositi e relative tecnologie permettendo di realizzare tomaie con appropriate funzionalità e caratteristiche (traspirabilità, termoregolabilità, bio-funzionalità). L’intersuola, costituita generalmente da elastomeri termoplastici e poliuretani, è l’elemento di collegamento tra tomaia e suola e permette di essere utilizzata come “contenitore” di eventuali inserti capaci di migliorare le prestazione di una calzatura. La sua realizzazione e progettazione è principalmente legata alla tipologia degli inserti da creare. I processi tecnologici analizzati sono principalmente stampaggio ad iniezione e stampaggio reattivo per poliuretani. Particolare attenzione verrà rivolta alle caratteristiche meccaniche dell’intersuola in quanto attualmente esse riducono le prestazioni notevolmente dell'inserto ammortizzante. Poiché l’obiettivo consiste nell’ammortizzare l’impulso medio alto in corrispondenza del tallone, il dimensionamento e la disposizione attuale delle strutture risolvono solo marginalmente tale problematica. Infatti, dal confronto fra l’intersuola e il sistema intersuola-inserto, si deduce che il comportamento dinamico-meccanico differisce lievemente. L’aumentare della componente dissipativa del sistema intersuola-inserto può essere raggiunta mediante l’inclusione di inserti. Uno degli obiettivi del Progetto MATRIX è stato quello di studiare, sperimentare e caratterizzare sistemi costituiti da gel o schiume che durante il movimento del piede siano in grado di assorbire calore e lo restituiscano 34 Capitolo I – Il progetto Matrix: presupposti e obiettivi quasi integralmente. Particolare interesse è stato rivolto alla realizzazione di inserti costituiti da gel e schiume polimeriche (celle aperte e chiuse) per soddisfare alle necessità di comfort, traspirazione, proprietà meccaniche e leggerezza dei materiali che le costituiscono. La suola è l'elemento che permette il contatto della calzatura con il suolo, pertanto le caratteristiche principali consistono nel presentare elevata resistenza all'abrasione, adattabilità alle diverse condizioni climatiche e geometriche del suolo ed elevata aderenza. Nel corso del progetto sono stati ricercati materiali con prestazioni innovative in termini di usura ed aderenza, nonché di possibilità di recupero e/o riutilizzo nell’ottica di uno sviluppo eco-sostenibile ed eco-compatibile. Dall’altro lato si è cercato di funzionalizzare con la tecnologia al plasma freddo materiali già utilizzati, quali il cuoio, al fine di aumentarne le prestazioni in termini di usura. Un obiettivo fondamentale nella realizzazione delle moderne calzature è senz’altro quello di assicurare il comfort termo-fisiologico del piede, attraverso un controllo “attivo” dell’ambiente interno della calzatura. A tale scopo, l’intento del progetto curato dal prof. Modesti è stato quello di sviluppare un plantare funzionale che sia in grado di garantire un livello ottimale di umidità, di limitare lo sviluppo di cattivi odori. Si intende infatti sviluppare tale plantare partendo dalla messa a punto dei materiali più adatti per l’assorbimento di umidità in eccesso derivante dalla sudorazione del piede e per l’inibizione dello sviluppo batterico. A partire dalle considerazioni sopra esposte, il progetto MATRIX ha portato alla raccolta e alla catalogazione in un apposito database, che sarà posizionato presso il Politecnico Calzaturiero, di materiali innovativi sia dedicati al settore calzaturiero sia acquisiti da altri settori tecnologici. 35 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Figura 1.5 Schermata iniziale del database 36 Capitolo II TECNOLOGIE INNOVATIVE PER IL SETTORE CALZATURIERO Nella necessità di indagare le principali variabili del comfort, individuate nel precedente capitolo, sono stati individuati due approcci tecnologici: • uno che prevede lo sviluppo di nuovi di materiali destinati al sottopiede ed alla soletta, • l’altro basato sul trattamento mediante tecnologia al plasma di superfici dei tessuti, di pelli e di componenti per la calzatura. 2.1 LE NANOTECNOLOGIE Le nanotecnologie sono tecnologie interdisciplinari emergenti che negli ultimi anni hanno avuto un grande diffusione in molti campi, dalle scienze dei materiali, alla fisica, alla biologia, alla medicina, fino all’elettronica e all’aeronautica. Esse rappresentano una vera e propria rivoluzione nel mondo scientifico ed industriale grazie alla possibilità che offrono di manipolare, misurare ed organizzare la materia su scala nanometrica o, in taluni casi, atomica. Realizzare un materiale con le nuove tecnologie significa non solo miniaturizzarlo, ma anche poter modulare le sue proprietà e le sue funzioni agendo direttamente sulla sua struttura atomica, molecolare o nanometrica. Nel passare dalle dimensioni macroscopiche a quelle nanometriche le proprietà delle sostanze cambiano inaspettatamente e drasticamente. L’aspetto senza dubbio interessante dal punto di vista tecnologico consiste nel fatto che piccole quantità di sostanze nanodimensionate possono conferire ai materiali con cui interagiscono proprietà migliori ed 37 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature innovative. Per questi ed altri motivi, le nanotecnologie sono state negli ultimi anni oggetto di numerose attività di ricerca, nei campi più svariati e hanno assunto un importanza tale da avere grosso impatto anche nel mondo sociale. Le nanotecnologie stanno trovando un impiego sempre più diffuso anche nel mondo del tessile, consentendo di migliorare la prestazione dei materiali e di creare nuove funzioni nei materiali destinati alla calzatura. 2.2 LA TECNOLOGIA AL PLASMA Il plasma è stato oggetto negli ultimi anni di vari studi per trattare differenti tipi di materiale, al fine di ottenere caratteristiche funzionali e strutturali. Sono stati ottenuti risultati particolarmente interessanti su varie tipologie di materiali che vanno dai materiali polimerici, ai tessuti, ottenendo proprietà tecniche ed estetiche di rilievo. L’utilizzo del plasma in ambito conciario e, conseguentemente, in ambito calzaturiero, può costituire una tecnologia alternativa a vari trattamenti conciari e ad elevata compatibilità ambientale. In particolare, può permettere un minore utilizzo di risorse e prodotti (acqua, energia, composti chimici), con una riduzione di emissioni e scarichi. I trattamenti al plasma, anche in combinazione tra loro possono permettere di ottenere i seguenti risultati sulla pelle: • rimozione di sottili strati superficiali di materiale, con effetto di pulizia e conferimento di maggiore uniformità (etching); • l’inserimento sulla superficie della pelle di atomi o gruppi chimici (grafting); • il deposito di strati sottili di metalli o polimeri; • l’attivazione chimica della superficie tramite rottura di legami chimici e generazione di radicali liberi; • la formazione spontanea di nuovi legami, senza inserimento di composti reattivi. 38 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero Tali trattamenti, oltre a sostituire potenzialmente alcune fasi svolte con tecnologie tradizionali (ad elevato impatto ambientale), possono permettere la realizzazione di proprietà e strati superficiali, tali da conferire un effettivo miglioramento delle caratteristiche dei prodotti in cuoio, o la creazione di prodotti in pelle con caratteristiche innovative. 2.3 POTENZIALITÀ PER IL SETTORE CALZATURIERO La possibilità di utilizzare le tecnologie al plasma in ambito calzaturiero può portare a notevoli benefici, diretti o indiretti. Si potranno realizzare calzature aventi proprietà innovative come ad esempio: • antibattericità; • oleorepellenza; • idrorepellenza associata a traspirabilità; • antimacchia; • migliorare l’adesione ai coloranti • aumentare la resistenza al pilling • aumentare la resistenza all’infeltrimento • migliorare l’adesione ai collanti Figura 2.1. Alcune proprietà innovative ottenibili con tecnologie al plasma 39 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 2.4 APPLICAZIONI INDUSTRIALI DEL TRATTAMENTO A PLASMA FREDDO AI TESSUTI E ALLE PELLI 2.4.1 Il trattamento al plasma sottovuoto Il trattamento al plasma è un processo a basso impatto ambientale in grado di modificare, a livello nanometrico, le caratteristiche di superficie dei tessuti. Viene effettuato in una camera sottovuoto dove, per effetto di un campo elettromagnetico, un gas (aria, azoto, ossigeno, anidride carbonica, argon, elio, ecc.) si trasforma in un plasma caratterizzato da temperature di esercizio non superiori a 60°C. La bassa temperatura del plasma sottovuoto, che per tale motivo viene anche denominato plasma freddo, consente una prolungata esposizione dei materiali al trattamento senza danneggiarli, permettendo una più intensa, efficace e duratura azione di modifica superficiale rispetto a quanto ottenibile mediante altri trattamenti, quali il corona ed il plasma atmosferico. Il plasma, definito come il 4° stato della materia, costituito da ioni, elettroni, radiazioni UV, radicali liberi, agisce sulla superficie dei materiali da trattare, rimuovendo i contaminanti organici presenti su di essa e modificandone, permanentemente ed in modo naturale, la struttura chimica e fisica. In pratica, per effetto dell’energia fornita dal campo elettromagnetico il gas diventa plasma, dissociandosi in diverse specie molecolari ed atomiche fortemente eccitate, che vanno a colpire la superficie con grande energia, modificandola, limitatamente ai primi strati molecolari (< 100 nm), sia fisicamente, con un conseguente aumento del valore di rugosità, che chimicamente, mediante l’inserimento di nuovi gruppi funzionali nella struttura chimica. 40 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero Figura 2.2 A sinistra superficie non trattata, a destra superficie dopo il trattamento al plasma L’applicazione industriale della tecnologia del plasma freddo ai tessuti o alle pelli, può risultare di importanza vitale per lo sviluppo del settore, sfruttando la capacità del processo di modificare in maniera ottimale la superficie di un tessuto o di una pelle in modo tale da conferire ad esso proprietà particolari e diverse a seconda delle esigenze specifiche. Tale trattamento può essere applicato a qualsiasi tessuto (lana, seta, cotone, poliestere, poliammide, kevlar, vetro, ecc.) senza che le sue proprietà meccaniche (resistenza, elasticità, ecc.) vengano alterate. 2.4.2 Sperimentazione della tecnologia di plasma sottovuoto Nell’ambito del progetto MATRIX alcuni materiali di interesse dei calzaturieri sono stati sottoposti a trattamento di plasma sottovuoto al fine di conferire idrofilia. Per verificare l’effetto conferito dal plasma tutti i materiali trattati ono stati sottoposti al test della goccia d’acqua per verificarne le proprietà idrofiliche. Di seguito vengono riportati i risultati del test alla goccia d’acqua: 41 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Materiale Capra Utilizzo Tomaia Scamosciata Capra puro Non trattato Trattato Trattato lato lato fiore carne Trattabile Buono Trattabile Ottimo Buono Buono Idrorepellente Idrorepellente Ottimo non trattabile non trattabile Idrorepellente Idrorepellente non trattabile non trattabile Idrorepellente Idrorepellente non trattabile trattabile Idrorepellente Idrorepellente Idrorepellente non trattabile non trattabile non trattabile Idrorepellente Idrorepellente Buono non trattabile trattabile Idrorepellente non trattabile Fodera cromo fiore Idrorepellente non trattabile non rifinita Vitello pieno Tomaia fiore Idrorepellente passante Capra puro Fodera cromo fiore rifinita Capra pieno Tomaia fiore Capra Fodera vegetale Ottimo Ottimo rifinita Vernice Tomaia nera Pelle bianca Fodera Maialino Fodera Poco idrofilo Buono Ottimo Tessuto (19% Tomaia Idrorepellente Ottimo Ottimo Tomaia Idrorepellente Ottimo Ottimo poliestere 81% Saran) Tessuto 88% Poliestere 12% Poliuretano 42 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero Tessuto 88% Tomaia Idrorepellente Ottimo Ottimo Fodera Poco idrofilo Ottimo Ottimo Suole Poco idrofilo Lato Ottimo Poliestere 12% Poliuretano Tessuto con sfere a cambio di fase Cuoio finissaggio trattabile In conferimento dell’idrofilia ad una materiale è il presupposto per i successivi trattamenti di adesione, di rifinizione etc., quindi anche per aumentare il grado di comfort percepito. 2.4.3 Prove fisico meccaniche Presso il Politecnico Calzaturiero, sui materiali funzionalizzati con plasma sottovuoto sono state condotte prove fisico meccaniche per verificare le proprietà di resistenza al colore, traspirabilità e resistenza alla trazione. I campioni di pelle trattati con plasma sottovuoto sono stati sottoposti a prove fisico meccaniche al fine di verificare le proprietà sia prima del trattamento al plasma sia dopo. Sono state eseguite due tipologie di prove fisico meccanico. Le prove di flessione effettuate con il flessimetro Bally, presente presso il laboratorio controllo di qualità del Politecnico Calzaturiero simulano le sollecitazioni a cui è sottoposta la tomaia o la fodera durante la camminata. Le prove di trazione servono per verificare l’elasticità del materiale e la sua resistenza se “tirati” con forza all’estremità. 43 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature In tabella si riportano i valori delle prove effettuate presso il Politecnico. materiale utilizzo capra rifinita non PT tomaia beige tomaia beige capra rifinita PT beige riferimento condizioni UNIEN T 23°C, UR 13512:2002 50% risultato Screpolature molto leggere nella zona di piega dopo 100000 cicli Resistenza media alla capra rifinita non PT Norma di UNIEN ISO T 23°C, trazione =26,27 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale medio alla rottura = 38,01% tomaia UNIEN T 23°C, Nessun danno dopo 100000 13512:2002 UR 50% cicli Resistenza media alla capra rifinita PT beige tomaia UNIEN ISO T 23°C, trazione =26,65 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale medio alla rottura = 39,28% capra puro fiore vegetale tomaia grigia non UNIEN T 23°C, 13512:2002 UR 50% Screpolature molto leggere nella zona di piega dopo 100000 cicli PT capra puro Resistenza media alla fiore vegetale tomaia grigia non UNIEN ISO T 23°C, trazione =14,89 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale medio alla rottura = 32,78% PT capra puro vegetale rifinita PT grigia 44 tomaia UNIEN T 23°C, 13512:2002 UR 50% Screpolature molto leggere nella zona di piega dopo 100000 cicli Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero capra puro vegetale rifinita PT Resistenza media alla tomaia UNIEN ISO T 23°C, trazione =17,09 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale medio alla rottura = 36,06% grigia maialino non PT UNIE fodera N 13512:2002 T 23°C, Nessun danno dopo 100000 UR 50% cicli Resistenza media alla maialino non PT fodera UNIEN ISO T 23°C, trazione =27,69 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale medio alla rottura = 65,01% maialino PT fodera UNIEN T 23°C, Nessun danno dopo 100000 13512:2002 UR 50% cicli Resistenza media alla maialino PT fodera UNIEN ISO T 23°C, trazione =27,97 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale medio alla rottura = 71,14% capra scamosciata tomaia non PT rossa tomaia non PT rossa tomaia PT rossa PT rossa 13512:2002 UR 50% cicli UNIEN ISO T 23°C, trazione =20,29 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale UNIEN T 23°C, Nessun danno dopo 100000 13512:2002 UR 50% cicli Resistenza media alla capra scamosciata Nessun danno dopo 100000 medio alla rottura = 43,39% capra scamosciata T 23°C, Resistenza media alla capra scamosciata UNIEN tomaia UNIEN ISO T 23°C, trazione =20,36 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale medio alla rottura = 53,46% 45 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature capra puro cromo rifinita non fodera UNIEN T 23°C, 13512:2002 UR 50% Screpolature molto leggere nella zona di piega dopo 100000 cicli PT rosa capra puro cromo rifinita non Resistenza media alla fodera UNIEN ISO T 23°C, trazione =17,60 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale medio alla rottura = 40,61% PT rosa capra puro cromo rifinita PT fodera UNIEN T 23°C, 13512:2002 UR 50% Screpolature molto leggere nella zona di piega dopo 100000 cicli rosa capra puro cromo rifinita PT Resistenza media alla fodera UNIEN ISO T 23°C, trazione =16,68 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale medio alla rottura = 48,76% rosa vitello pieno fiore non PT tomaia bianco tomaia bianco tomaia bianco vitello pieno fiore PT bianco 46 Nessun danno dopo 100000 13512:2002 UR 50% cicli UNIEN ISO T 23°C, trazione =16,36 N/mm2 3376:2006 UR 50% Allungamento percentuale medio alla rottura = 51,60% vitello pieno fiore PT T 23°C, Resistenza media alla vitello pieno fiore non PT UNIEN tomaia UNIEN T 23°C, Nessun danno dopo 100000 13512:2002 UR 50% cicli Resistenza media UNIEN ISO T 23°C, trazione =15,94N/mm2 3376:2006 Allungamento UR 50% alla percentuale medio alla rottura = 53,00% Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero capra puro vegetale rifinita non tomaia UNIEN T 23°C, 13512:2002 UR 50% PT grigia capra puro vegetale rifinita non tomaia 3376:2006 Allungamento UR 50% tomaia UNIEN T 23°C, 13512:2002 UR 50% non PT non PT percentuale nella zona di piega dopo 100000 cicli tomaia UNIEN ISO T 23°C, tomaia trazione media =24,65 Allungamento tomaia alla N/mm2 percentuale 3376:2006 UR 50% UNIEN T 23°C, Nessun danno dopo 100000 13512:2002 UR 50% cicli medio alla rottura = 31,06% Resistenza vernice nera N/mm2 Screpolature molto leggere Resistenza grigia PT vernice nera =19,47 alla medio alla rottura = 36,03% capra puro vegetale media trazione grigia PT fiore 100000 cicli UNIEN ISO T 23°C, capra puro vegetale nella zona di piega dopo Resistenza PT grigia fiore Screpolature molto leggere media UNIEN ISO T 23°C, trazione 3376:2006 Allungamento UR 50% =13,82 alla N/mm2 percentuale medio alla rottura = 49,46% vernice nera PT tomaia UNIEN T 23°C, Nessun danno dopo 100000 13512:2002 UR 50% cicli Resistenza vernice nera PT tomaia media UNIEN ISO T 23°C, trazione 3376:2006 Allungamento UR 50% =12,45 alla N/mm2 percentuale medio alla rottura = 40,56% 47 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature capra puro cromo non rifinita non fodera UNIEN T 23°C, 13512:2002 UR 50% PT rosa rifinita non fodera 3376:2006 Allungamento UR 50% fodera UNIEN T 23°C, 13512:2002 UR 50% capra puro rifinita PT =13,48 alla N/mm2 percentuale medio alla rottura = 50,21% rosa cromo non media trazione capra puro rifinita PT 100000 cicli UNIEN ISO T 23°C, PT rosa cromo non nella zona di piega dopo Resistenza capra puro cromo non Screpolature molto leggere Screpolature molto leggere nella zona di piega dopo 100000 cicli Resistenza fodera rosa media UNIEN ISO T 23°C, trazione 3376:2006 Allungamento UR 50% =14,42 alla N/mm2 percentuale medio alla rottura = 50,35% Legenda: PT= materiale sottoposto al trattamento al plasma, non PT= materiale tal quale Conclusioni: I Test hanno dato esito positivo su tutti i campioni analizzati. Le screpolature che appaiono su alcuni provini sono molto lievi tenendo conto dell’elevato numero di cicli di flessione a cui sono state sottoposte. I materiali trattati al plasma e quelli non trattati hanno risposto allo stesso modo nel corso della prova. Nel caso delle prove di trazione non ci sono stati scostamenti significativi tra materiali trattati e non trattati al plasma. Vi sono dei leggeri scostamenti imputabili alla naturale disomogeneità della pelle. Secondo le norme il valore della resistenza media alla trazione riportato nel rapporto di prova deve essere > 10N/mm2 e questo si verifica in tutti i campioni. Da quanto riportato si evince che il trattamento al plasma non modifica le proprietà fisico meccaniche dei materiali. 48 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero 2.4.4 I vantaggi del trattamento a plasma freddo Con il trattamento al plasma sottovuoto è possibile modificare la superficie dei tessuti in funzione degli obiettivi desiderati, utilizzando i gas e le condizioni di trattamento più appropriate, per svariati campi applicativi, quali tessuti di protezione, abbigliamento, filtrazione, compositi, medicale, nastri trasportatori, ecc. Il trattamento al plasma è in grado di rendere immediatamente bagnabili tessuti, tessuti non tessuti, film, membrane, ecc., che per natura non lo sono (poliestere, kevlar, polietilene, polipropilene, lana, ecc.) e che pertanto inducono all’utilizzo di fastidiosi agenti chimici e/o processi di lavorazione complessi. L’aumento dell’adesione del tessuto o della pelle trattati nei successivi trattamenti è elevato e questo comporta, da un lato, il miglioramento delle proprietà meccaniche del prodotto finale (taglio interlaminare, resistenza al peeling, ecc.) e, dall’altro, il raggiungimento di valori di resistenza ai lavaggi, all’usura ed all’abrasione. Caratteristiche di idro/oleorepellenza, antifiamma, stain release ed antistaticità, sono ottenibili senza l’uso di prodotti a base solvente o imbibenti convenzionali e facendo uso di ridotti quantitativi degli ausiliari chimici normalmente utilizzati. L’antinfeltrimento e la stabilità dimensionale dei tessuti in lana, la maggiore resa tintoriale per le fibre naturali, la maggiore solidità dei colori, la migliore qualità di stampa, sono altre caratteristiche ottenibili con il trattamento al plasma, che, in definitiva, consente di realizzare prodotti di più elevata qualità e/o processi di lavorazione più semplici e meno costosi. 49 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Figura 2.3 A sinistra esempio di oleorepellenza di un materiale non trattato al plasma e, a destra, esempio dello stesso materiale trattato al plasma 2.4.5 L’impatto ambientale Il processo del trattamento al plasma è un processo a secco, che non fa uso di acqua se non per il raffreddamento di elettrodi, pompe da vuoto e generatore, che pertanto rimane pulita e può essere riciclata. E’ questo un elemento di importante distinzione del trattamento al plasma nei confronti delle ordinarie tecnologie in uso, che invece sono sempre basate su elevati consumi di acqua. Preparare materiali con il trattamento al plasma significa dotare la superficie dei materiali trattati di caratteristiche chimico-fisiche tali da ridurre in modo significativo ed, il più delle volte, da eliminare completamente l’uso di solventi utilizzati di solito nei processi di lavorazione successivi. 50 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero 2.4.6 Comfort Con il trattamento al plasma è possibile conferire ai materiali, destinati a vari settori, ottime caratteristiche di idrofila, trasporto umidità, traspirabilità e velocità di asciugatura. Ciò consente il raggiungimento di un livello di comfort eccezionale, senza far uso di alcun prodotto chimico; questo assicura l’assenza di qualsiasi forma di intolleranza o tossicità, che talvolta si manifesta per il contatto delle sostanze chimiche presenti sul tessuto e la pelle del corpo. Temperatura ottimale del piede Da dove traspiriamo? 100 120 >210 140 170 190 Pori / cm² stimolati Valori medi di 10 esseri umani 210 temperatura in 0C 7 INSOPP. 10 FREDDO 20 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35 FRESCO PIACEVO OTTIMALE LMENTE CALDO CALDO 40 45 INSOPP. Accettabile Tra i 28°-32° si avverte una sensazione di confort ottimale Figura 2.4 Traspirazione del corpo umano e comfort del piede Per esempio, il tessuto ideale per applicazioni sportive, in particolare, e per quei tessuti che hanno un contatto prolungato con la pelle, in generale, è un tessuto dotato di buona idrofilia ed bassa igroscopia, in modo che l’umidità o il sudore proveniente dal corpo possano essere “naturalmente” raccolti dalla superficie del tessuto e trasportati in modo efficace all’esterno, senza che si verifichi alcun assorbimento all’interno delle fibre. Ciò consentirebbe di eliminare la fastidiosa sensazione di bagnato sulla pelle, sia durante l’esercizio che dopo averlo effettuato, e di evitare l’appesantimento del capo per effetto dell’assorbimento del sudore progressivamente emesso dal corpo che si ha quando si indossano capi costituiti da fibre igroscopiche come il cotone. 51 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature D’altro canto le fibre sintetiche, che non si bagnano perché dotate di scarsa idrofilia, si mostrano poco confortevoli. Il trattamento a plasma freddo riesce nell’impresa di realizzare il tessuto ideale per ottenere il massimo comfort. Il trattamento al plasma modifica la superficie delle fibre sintetiche in modo che il tessuto sia in grado di bagnarsi e di trasferire rapidamente verso l’esterno i vapori, l’umidità ed i liquidi emessi e senza che si verifichino fenomeni di assorbimento all’interno delle fibre costituenti il tessuto poiché la modifica indotta è solo superficiale. I fattori suddetti contribuiscono insieme a garantire un maggior livello di comfort, ottenuto con una tecnologia hitech a basso impatto ambientale grazie alla modifica permanente, ottenuta in modo naturale, della superficie delle fibre costituenti il tessuto. La misura del comfort di un tessuto o di una pelle può essere effettuata, secondo lo “skin model”, mediante la determinazione degli indici di assorbimento e rilascio, vale a dire misurando la quantità di liquido trattenuta dal tessuto e rilasciata nell’ambiente in un certo intervallo di tempo. Figura 2.5 Macchina per la prova di Skin model 52 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero I requisiti per la misura del comfort termofisiologico sono descritti dalla norma UNI EN 31092/’96. Il confronto degli indici di assorbimento/rilascio e di solo rilascio di alcuni tessuti trattati al plasma rispetto agli stessi senza il trattamento evidenzia che i valori di skin model ottenuti per tessuti trattati con plasma risultano significativamente più elevati, rispetto agli stessi tessuti non trattati. Ciò, in pratica, significa che le quantità di liquido raccolte dal tessuto, trasferite lungo la superficie delle fibre e smaltite all’esterno sono più elevate se il tessuto è trattato mediante plasma, garantendo una maggiore efficienza di scambio tra pelle, tessuto ed ambiente ed in grado di assicurare il massimo comfort. 2.4.7 Tecnologia a plasma atmosferico Una nuova tecnologia a plasma altamente innovativa si sta sviluppando nel campo dei trattamenti superficiali dei materiali. Questa è basata su una scarica elettrica, denominata DBD (Dielectric Barrier Discharge), in cui vengono prodotti radicali, specie chimiche attive e varie specie cariche con le quali è possibile realizzare processi di modifica superficiale non convenzionali. Le modifiche superficiali avvengono pertanto grazie alla notevole reattività del plasma e all’innescarsi di processi di tipo fisico (bombardamento della superficie), e di tipo chimico (reazioni con radicali). I processi riguardano reazioni di inserzione di atomi o di interi gruppi chimici (grafting), generazione di radicali liberi sulla superficie (attivazione), deposizione di polimeri formati in fase gassosa sotto forma di strati sottili aderenti alla superficie (film deposition) oppure ablazione superficiale del materiale (etching). Le modifiche apportate sulla superficie avvengono su scala nanometrica (10-9m), e quindi i trattamenti a plasma possono essere inseriti a tutti gli effetti nella categoria delle nanotecnologie. La tecnologia DBD 53 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature conserva tutti i vantaggi di una tecnologia a plasma; si tratta infatti di processi a secco che non richiedono solventi o prodotti chimici a rischio per l’ambiente. Inoltre, rispetto alle comuni tecnologie a plasma, ha il vantaggio di operare a pressione atmosferica e ciò semplifica il trasferimento tecnologico in quei settori industriali dove i processi di produzione vengono realizzati in modalità continua e con velocità relativamente elevate. Infatti con essa si riducono notevolmente i tempi di processo ed, inoltre, si evitano tutti gli svantaggi dovuti all’allestimento di impianti da vuoto. Più recentemente, il plasma ottenuto in questi dispositivi viene utilizzato per processi di attivazione superficiale dei materiali plastici per aumentarne l’idrofilia e quindi rendere più efficaci i processi di adesione, di stampa e di tintura. In questi ultimi anni, le tecnologie basate sui dispositivi DBD si stanno espandendo in diversi settori industriali, ad esempio vengono applicate per il trattamento superficiale di diversi polimeri e tessuti tecnici e di abbigliamento. In particolare, con questa tecnologia, è ragionevole pensare di potere modificare le proprietà superficiali tessili ottenendo gli stessi effetti realizzati con i plasmi a bassa pressione, comunemente più usati, come ad esempio l’aumento della bagnabilità o dell’idrofilia, l’ottenimento di superfici idrorepellenti e oleorepellenti o biocompatibili. La macchina utilizzata si trova presso Arioli S.p.A., azienda meccanotessile lombarda, si basa su scariche di tipo DBD, opera a pressione atmosferica con aria o gas inerti e varie miscele di gas e produce plasmi tra due o più elettrodi tra i quali viene fatto scorrere il tessuto. La macchina permette di realizzare processi a diverse velocità (1-60 m/min) e di sperimentare diverse condizioni di lavoro. I tempi di trattamento sono dell’ordine di una frazione di secondo. Sono stati ottenuti ottimi risultati per quanto riguarda l’aumento della proprietà dell’idrorepellenza e idrofilia. Altre applicazioni comprendono la generazione di superfici antifiamma, antistatiche, antibatteriche, antimuffa, biocompatibili. Altre caratteristiche ancora si possono ottenere, finalizzate a 54 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero diversi settori di utilizzo, come impermeabilizzazione, resistenza ad agenti ossidanti, rivestimenti protettivi, metallizzazione, protezione del prodotto dall’azione della luce solare e della radiazione UV, polimerizzazione con monomeri, grafting di polimeri sintetici, depositi biodegradabili. L’aumento dell’adesività è possibile grazie a diverse condizioni: • in presenza di una superficie pulita, libera cioè da oli, ausiliari e agenti deformanti; • un’alta bagnabilità scaturita da un ampliamento dell’area di contatto e dalla prevenzione nella formazione di micropori, che agiscono come un punto predeterminato di rottura; • la formazione di crateri sulla superficie dei substrati tali da rendere un ancoraggio più fattibile; • la possibilità di formazione di un legame chimico tra le molecole del substrato tessile e lo strato superficiale a livello atomico; • l’aumento di energia superficiale conseguente ad un aumento della area superficiale. L’aumento di idrofilia e quindi la bagnabilità, importante per poliammide, politetrafluoroetilene, polietilene, poliestere, polipropilene, ad esempio scaturisce da fenomeni di: • ossidazione della superficie; • deposizione di polimeri del plasma di gas reattivo in grado di polimerizzare. La bagnabilità del substrato è sufficientemente alta quando il tempo di assorbimento di una goccia d’acqua depositata si aggira intorno ai 6-8 secondi. Il miglior assorbimento di coloranti ed inchiostri va a migliorare i processi di stampa tradizionali consentendo una migliore definizione del disegno, del filetto e della penetrazione di stampa. Un materiale come il poliestere, molto versatile per l’elevata resistenza chimica, alto punto di fusione, alta temperatura di transizione vetrosa, è molto cristallino, quindi poco tingibile. Con i trattamenti al plasma si è in grado di inserire sulla superficie 55 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature gruppi funzionali tali da creare uno strato superficiale polare atto a migliorarne le proprietà senza recare danno alla fibra in massa. Un notevole vantaggio è rappresentato dal fatto che quando si ricorre ad un plasma freddo ad alta densità, a bassa temperatura e a pressione atmosferica, non è necessario ricorrere a sistemi a tenuta. Questa nuova procedura di finissaggio consente quindi un risparmio energetico e un minor impatto ambientale. Molti sono i materiali che possono essere funzionalizzati: polipropilene, polietilene, poliestere, nylon, fibre tessili naturali, etc. Per ottenere i risultati attesi è necessaria, tuttavia, un’approfondita comprensione del meccanismo di azione del plasma. Nel caso specifico della macchina messa a punto lo spessore superficiale interessato al trattamento è limitato a profondità dell’ordine di una decina di nanometri, così come le metodiche di indagine. La superficie del tessuto subisce una serie di collisioni con elettroni ad alta energia, ioni radicali, fotoni di radiazione ultravioletta e visibile. Le interazioni provocano inserzioni di atomi piuttosto che deposizioni di polimero o ablazione del tessuto. Con la macchina di Arioli è possibile, quindi, condurre sperimentazioni e realizzare applicazioni a livello industriale su diversi prodotti tessili tecnici e tradizionali per uso arredamento ed abbigliamento e calzatura. 56 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero 2.5 SPERIMENTAZIONI ATMOSFERICO SU PELLI CON PLASMA I paragrafi seguenti sono il risultato di alcune sperimentazioni effettuate nell’ambito del progetto MATRIX della tecnologia al plasma atmosferico applicate a varie tipologie di pelle destinate alle calzature. In particolare, si è proceduto ad uno studio sistematico delle variazioni indotte su differenti tipologie di pelle in seguito a processi di plasma freddo a condizioni atmosferiche. I risultati ottenuti sperimentalmente sono stati interpretati alla luce dei differenti meccanismi di interazione della pelle col plasma, meccanismi così schematizzabili: • modificazioni fisiche permanenti sui primi nanometri della superficie trattata, con fenomeni di ablazione (etching) più o meno marcati; • modificazioni chimiche di breve periodo mediante assorbimento sulla pelle di specie altamente reattive, quali gruppi radicalici ed ozono. L'effetto di questa modificazione decade velocemente nel tempo, con drastiche variazioni già nei primi minuti post-trattamento, per azione dell'ambiente esterno (aria e contaminanti atmosferici); • modificazioni chimiche di medio/lungo periodo; attivazione della superficie mediante innesto/ancoraggio di specie reattive stabili che, legandosi più stabilmente alla pelle, ne funzionalizzano la superficie per periodi relativamente lunghi (da qualche giorno fino ad alcuni mesi). 2.5.1 Materiali e metodi per la sperimentazione I trattamenti al plasma sono stati effettuati utilizzando una macchina da banco Arioli, in grado di processare campioni di dimensioni ridotte (21 cm x 30 cm - spessore 3 mm). 57 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Le principali caratteristiche della macchina sono presentate in tabella 1. 58 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero Figura -2.6 Macchina da banco ARIOLI per il trattamento atmosferico 59 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Tabella 2.1 Scheda tecnica apparecchiatura al plasma Macchinario da laboratorio per trattamento al plasma atmosferico su un lato del tessuto di campioni formato A4 Velocità di lavoro da 10 a 30 m/min Velocità nominale 15 m/min Formato trattare dei campioni da A4 Materiale da trattare tessuti o film sottili, spessore nominale < 1 mm spessore massimo 3 mm Lati trattati 1 Componenti Generatore alta frequenza da 1,5 kW di potenza massima in uscita, avente la possibilità di lavorare sia in sinusoidale che in pulse and pause 1 Unità di trattamento in profilati di alluminio e pannelli di chiusura dotata di 2 elettrodi di scarica con rivestimento in ceramica sistema di regolazione manuale dell'air gap cilindro D=150 mm di scarica con rivestimento in ceramica motorizzazione del cilindro cappa aspirazione gas esausti, raffreddamento e pulizia elettrodi condotti interni di connessione aspirazione gas 1 Cavi di collegamento da generatore e cappe di scarica 1 Esaustore gas completo di condotti fra cappa di aspirazione e esaustore stesso 1 Quadro di comando dotato di PLC e pannello operatore per l’impostazione dei parametri di processo. 1 60 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero L'entità delle modificazioni ottenute con i trattamenti selezionati è stata valutata per ogni tipologia di pelle mediante cinetiche di assorbimento, misurando come varia nel tempo l'angolo di contatto di una goccia sessile depositata sulla superficie della pelle, in funzione delle differenti potenze applicate. Le misurazioni dell'angolo di contatto sono state eseguite con un sistema ottico First Ten Angstroms (serie 1000) che permette l'analisi in tempo reale sia di singoli fotogrammi sia di filmati. Figura -2.7 FTA-serie 1000 per la misura dell'angolo di contatto col metodo della goccia sessile 61 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Figura -2.8 Deposizione della goccia sessile a vari intervalli e misurazione dell'angolo di contatto Figura 2.9. Cinetica di assorbimento di una goccia depositata sulla superficie di una pelle non trattata. 62 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero I campioni trattati sono stati selezionati da Conciaricerca, sulla base delle specifiche definite nell’ambito del progetto MATRIX: Campione A – Vitello pieno fiore – concia al cromo Campione B – Capra pieno fiore – concia al cromo Campione C – Capra scamosciata – concia al cromo Campione D – Capra pieno fiore – concia al cromo – non rifinita destinazione fodera Campione E – Capra pieno fiore – concia al cromo – rifinita – destinazione fodera Sulle pelli A, B e C sono state effettuate prove per il miglioramento dell'idrofilia. Sulle pelli A, D ed E si è verificata l'applicabilità del plasma come processo preparatorio ai processi convenzionali, per migliorarne l'efficienza, ed in particolare aumentare la resa (risoluzione e intensità cromatica) dei processi di stampa digitale (A), l'adesione dello strato di rifinizione (A), aumento del potere antibatterico mediante applicazione di prodotti ad hoc (D), profumazione (E). 63 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 2.5.2 Risultati sperimentali Campione A – Vitello pieno fiore – concia al cromo 140 120 100 Angolo di contatto Non t ratt at o P1 80 P3 P4 60 P5 P6 P7 40 20 0 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 Secondi Figura 2.10 Campione A – Cinetiche di assorbimento in funzione della potenza irraggiata 64 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero 110 105 Angolo di contatto 100 P7.1 - hard P7.2 - hard P7.1 - soft 95 P7.2 - soft 90 85 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 Secondi Figura 2.11 Campione A – Prove di ripetibilità a potenza costante (hard VS soft) 140 120 100 Non tratt ato Angolo di contatto P7. 1 - hard - 0 h 80 P7. 2 - hard - 0 h P7. 1 - hard - 24 h P7. 2 - hard - 24 h 60 P7. 3 - sof t - 0 h P7. 4 - sof t - 0 h P7. 3 - sof t - 24 h 40 P7. 4 - sof t - 24 h 20 0 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 Secondi Figura 2.12 Campione A – Prove di decadimento a 24 ore a potenza costante 65 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Campione B – Capra pieno fiore – concia al cromo 140 120 Angolo di contatto 100 80 Non trattat o P1 P2 60 P3 P4 P5 40 P6 P7 20 0 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Secondi Figura 2.13 Campione B – Cinetiche di assorbimento a potenza variabile 140 120 Non trat tato P1 - 0 h P1 - 24 h 100 P2 - 0 h Angolo di contatto P2 - 24 h 80 P3 - 0 h P3 - 24 h P4 - 0 h 60 P4 - 24 h P5 - 0 h P5 - 24 h 40 P6 - 0 h P6 – 24 h 20 P7 - 0 h P7 – 24 h 0 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Secondi Figura 2.14 Campione B – Prove di decadimento a 24 ore a potenza variabile 66 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero Campione C – Capra scamosciata – concia al cromo 140 120 100 Angolo di contatto Non trattato P1 80 P2 P3 60 P4 P5 P6 40 P7 20 0 0 60 120 180 240 Secondi Figura 2.15 Campione C – Cinetiche di assorbimento a potenza variabile 140 120 Non t rat t at o P1 - 0 h 100 P1 - 24 h Angolo di contatto P2 - 0 h P2 - 24 h 80 P3 - 0 h P3 – 24 h 60 P4 - 0 h P4 – 24 h P5 - 0 h 40 P5 - 24 h P6 - 0 h P6 – 24 h 20 P7 - 0 h P7 – 24 h 0 0 60 120 180 240 Secondi Figura 2.16 Campione C – Prove di decadimento a 24 ore a potenza variabile 67 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Campione D – Capra pieno fiore – concia al cromo – non rifinita destinazione fodera 140 120 100 Non trattato Angolo di contatto 80 P1 P2 P3 60 P4 P5 P6 40 P7 20 0 0 100 200 300 400 500 600 700 800 Secondi Figura 2.17 Campione D – Cinetiche di assorbimento a potenza variabile 140 120 100 Angolo di contatto Non t rat tato P6. 1 - 0 h 80 P6. 1 - 24 h P6. 2 - 0 h P6. 2 – 24 h 60 P7. 1 - 0 h P7. 1 – 24 h 40 P7. 2 - 0 h P7. 2 - 24 h 20 0 0 100 200 300 400 500 600 700 800 Secondi Figura 2.18 Campione D – Prove di decadimento a 24 ore a potenza variabile 68 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero Campione E – Capra pieno fiore – concia al cromo – rifinita – destinazione fodera 90 80 70 60 Non trat tato P1 50 Angolo di contatto P2 P3 40 P4 P5 30 P6 P7 20 10 0 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 Secondi Figura 2. 19 Campione E – Cinetiche di assorbimento a potenza variabile 90 80 70 Non trattato P2 - 0 h 60 P2 - 24 h P3 - 0 h Angolo di contatto 50 P3 - 24 h P4 - 0 h 40 P4 - 24 h P5 - 0 h 30 P5 - 24 h P6 - 0 h 20 P6 - 24 h P7 - 0 h 10 P7 - 24 h 0 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 Secondi Figura 2.20 Campione E – Prove di decadimento a 24 ore a potenza variabile 69 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Per ogni campione si è valutata l'efficacia del trattamento con plasma mediante uno studio cinetico che correla l'angolo di contatto di una goccia di acqua bidistillata depositata sul materiale (un indice della sua “bagnabilità”) al tempo di deposizione/assorbimento. Per ogni campione sono state registrate le cinetiche a differenti valori di potenza irraggiata, nell'intervallo da 0 a 4000 W, con potenze crescenti nell'intervallo da P1 a P7. Per una corretta comprensione dei dati è importante sottolineare che, sebbene diversi campioni presentano una base comune, ad esempio la specie animale, data la natura “superficiale” del plasma, in grado di massimizzare il proprio effetto in un range di spessori generalmente inferiore ai 10 nanometri, ogni substrato mostra un comportamento a se stante, riconducibile in via prioritaria alle lavorazioni subite dal materiale precedentemente al trattamento al plasma (ad es. la natura degli ingrassi, l'eventuale rifinizione, lavorazioni meccaniche quali smerigliatura, palissonatura.). Questa premessa ha carattere di vincolo per qualsiasi applicazione di tipo industriale: non è possibile ipotizzare un'applicazione generalizzata dei processi al plasma se non all'interno di protocolli di lavorazione rigorosi, per i quali devono essere preliminarmente identificati specifiche procedure di pretrattamento, metodi e tempi. Pelli di tipo A I campioni di tipo A si sono dimostrati particolarmente refrattari al trattamento al plasma, con un impatto del trattamento poco più che trascurabile al di sotto della potenza P3. Inoltre, al di sotto di tale soglia, si sono riscontrati degli andamenti di tipo non lineare nella dipendenza potenza applicata / assorbimento, comunque ampiamente giustificabili all'interno dell'incertezza insita in questo tipo di analisi (nell'ordine del ± 5°). Al di sopra di P3 l'effetto è più marcato, anche se ancora di portata 70 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero ridotta: nonostante un'evidente riduzione dell'angolo di contatto al tempo zero, la goccia rimane ancora perfettamente formata per tempi estremamente lunghi, determinando soltanto una leggera bagnatura superficiale della pelle ed arrivando, di fatto, alla completa evaporazione. A P6 si è registrato il massimo di efficienza e a P7 una evidente flessione, con stabilizzazione delle curve di assorbimento su valori prossimi a quelli di P5. L'effetto potrebbe essere spiegabile con il comportamento della pelle non rifinita, che si è rivelata una matrice “spugnosa” piuttosto efficace: per potenze superiori a P6 tale matrice viene saturata, lasciando l'ozono libero di esercitare la propria azione sulla pelle (da cui le evidenti variazioni di colore alle potenze superiori). Tale comportamento è compatibile con l'intenso odore rilasciato posttrattamento, anche in archi di tempo prolungato (fino a 72-96 ore). Anche l'evidente viraggio del substrato verso i toni del rosa sembra confermare questa ipotesi. La spiegazione più verosimile è quella di un'azione ossidante dell'ozono sui prodotti di ingrasso. Il parziale recupero del colore originario nell'arco di alcuni giorni sembra infatti escludere una modificazione diretta e permanente della pelle quale, ad esempio, un imbrunimento di tipo termico. Poiché nel corso delle prove si è registrata la formazione in macchina di piccole scariche elettriche che hanno determinato bruciature puntiformi, si sono valutate differenti condizioni operative per ovviare al problema. Lavorando a velocità costante si sono verificate due differenti condizioni operative definite come hard (maggiore numero di trattamenti/minore potenza erogata) e soft (minore numero di trattamenti / maggiore potenza erogata). Col trattamento soft le scariche elettriche si sono praticamente azzerate con un'efficienza del trattamento sul substrato solo lievemente inferiore rispetto ai risultati del trattamento hard (valori di poco superiori all'incertezza del metodo). 71 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature L'effetto matrice cui precedentemente accennato è stato infine dimostrato studiando i decadimenti a 24 ore: sebbene apprezzabili, gli effetti del plasma sono comunque chiaramente distinguibili rispetto alla pelle non trattata. Pelli di tipo B Le analisi nelle differenti condizioni di potenza hanno permesso di ricostruire delle cinetiche di assorbimento estremamente differenti rispetto a quelle delle pelli di tipo A, dimostratesi fondamentalmente idrofobe. Nel caso del tipo B, il campione non trattato presenta un comportamento perfettamente idrofobo, con angolo di contatto maggiore di 120° per un tempo inferiore a 10 secondi, per poi dare il via ad un rapido assorbimento che culmina con il collasso pressoché completo della goccia nell'intervallo 30-70 secondi. L'effetto del trattamento al plasma, anche alle potenze inferiori, si è dimostrato particolarmente efficace, con cinetiche di assorbimento notevolmente aumentate. Al di sopra della potenza P2 si registra un salto, con la pelle che aumenta in maniera considerevole il proprio comportamento idrofilico. Al di sopra di P5 non è più apprezzabile una variazione di tipo lineare delle proprietà osservate, giungendo di fatto, anche in questo caso, ad una saturazione del substrato. Il vantaggio che si può trarre dall'operare a regimi di potenza elevata sembra essere quello di un minor velocità di decadimento, con valori che nelle 24 ore successive al trattamento si assestano comunque nella fascia di massimo assorbimento. Pelli di tipo C Per questa tipologia di materiale, la soglia oltre il quale il trattamento acquisisce efficacia è situata in prossimità di P4. Al di sotto di tale valore non sono osservabili cambiamenti considerevoli, verosimilmente in ragione della superficie scamosciata del campione che esercita un'azione idrofobica 72 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero del tipo “effetto loto”. Al di sopra di P4, l'attivazione superficiale indotta dal plasma risulta prevalere sulle interazioni di tipo fisico e gli assorbimenti aumentano di conseguenza. In questo caso non sono osservabili effetti di saturazione con la possibilità, tutta da verificare, di poter operare a regimi di potenza di ordine superiore. Il trattamento decade piuttosto velocemente, con perdite di oltre il 50% nelle 24 ore anche per i trattamenti a potenze più elevate. Le pelli trattate a potenze inferiori dopo 24 ore risultano addirittura più idrofobiche delle non trattate. Le ragioni di questo comportamento non sono identificabili, se non con approccio analitico più approfondito (maggiore conoscenza dei pretrattamenti subiti dalla pelle e metodi di analisi strumentale quali/quantitativa più sofisticati). Pelli di tipo D In prima approssimazione, le prove effettuate hanno evidenziato similitudini rispetto ai riscontri ottenuti per le pelli di tipo B. Il campione D non trattato ha un andamento paragonabile a B, sebbene con un tempo di assorbimento di quasi un ordine di grandezza superiore (700” VS 100”). Il trattamento al plasma modifica in profondità tale caratteristica, già alle potenze inferiori. Questa azione è riscontrabile in maniera evidente sia sui tempi di assorbimento, che sugli angoli di contatto che, già al tempo zero, decrescono con regolarità da 120° fino a 60° nel range P1-P7. Il decadimento risulta apprezzabile ma non così drastico per le tipologie A e C, con cinetiche di assorbimento comunque di interesse per i trattamenti alle potenze superiori. Pelli di tipo E In termini di idrofilia, i campioni non trattati hanno mostrato un comportamento intermedio tra quello della tipologia A e C, con angolo di 73 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature contatto iniziale di circa 80°. I campioni trattati hanno mostrato un incremento di questa proprietà, attestandosi però a livelli lievemente inferiori rispetto alle pelli di tipo C. Rispetto allo stesso termine di paragone, nel complesso, la tipologia E si è mostrata però più uniforme, sia immediatamente dopo al trattamento sia nelle 24 ore successive, con entità del decadimento decisamente ridotta per tutte le applicazioni al di sopra di P3. 2.6 TRATTAMENTO AL PLASMA SU ACCESSORI PER LA CALZATURA Nell’ambito dei colloqui con gli esperti del settore calzaturiero è emerso come gli accessori destinati alla calzatura spesso danno problemi di imbrunimento, di graffio e di incollaggio. Per questo motivo, in collaborazione con un’azienda leader di settore degli accessori appartenente al Metadistretto Calzaturiero, abbiamo testato alcuni campioni di fibbie con un ricoprimento in nano quarzo attraverso la tecnica di PECVD. Nel PECVD (Plasma Enhanced Chemical Vapour Deposition) il reagente principale (monomero), miscelato eventualmente con altri gas, viene portato allo stato di plasma a una pressione intorno a 0.1mbar. Una volta innescato il plasma, il monomero istantaneamente si frammenta e si lega con altre molecole per formare il polimero, che crescerà in prossimità delle superfici all’interno della camera da vuoto. La flessibilità del trattamento al plasma consente di pilotare le proprietà del film che si vuole produrre, variando le caratteristiche del plasma o aggiungendo diversi gas nella camera di reazione. Tra i polimeri che si possono depositare, hanno una particolare importanza industriale i film a base di SiOx (nanoquarzo) in quanto sono in grado di proteggere i metalli dalla corrosione e dal graffio ma sono applicabili anche su tutte le materie plastiche. 74 Capitolo II – Tecnologie innovative per il settore calzaturiero Tra i diversi polimeri depositabili con la tecnica PECVD hanno una rilevanza industriale quelli a base di quarzo amorfo. Questi tipi di film consentono di ottenere elevate prestazioni barriera applicabili nei più svariati settori: Alcuni settore d’impiego del nanoquarzo Arredamento e casalinghi Accessori per abbigliamento (fibbie) Oggetti per nautica Packaging alimentare,farmaceutico e cosmetico Accessori per auto e motocicli Biomedicale Dispositivi elettrici e ottici nei settori dell'anticorrosione possono essere impiegati in sostituzione o in appoggio ai trattamenti superficiali tradizionali. Alcune caratteristiche sono qui sotto indicate. Metalli o leghe come l’alluminio e l'ottone trattati con questo film mostrano nei test di corrosione in nebbia salina valori superiori mille ore, resistenza all'esposizione della luce UV-visibile senza ingiallimenti, resistenza chimica agli acidi, basi e ai solventi organici. Inoltre protegge i metalli dal fenomeno dell'ossidazione ad alta temperatura. Il nanoquarzo può essere impiegato come barriera al rilascio di sostanze che dal manufatto migrano verso l'ambiente esterno. Si può ottenere così un efficace barriera ai metalli pesanti (come ad esempio il Nichel). Il film di nanoquarzo ha tutti gli effetti le stesse proprietà del quarzo naturale e del vetro, quindi può essere impiegato per proteggere una superficie (metallica o di plastica) dall'attacco di acidi, solventi organici 75 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature (alcooli, chetoni etc..) e sostanze ossidanti e riducenti. I riporti di nano quarzo, inoltre, possono essere impiagati per rendere meno macchiabile le superfici metalliche da impronte o calcare. Un particolare film di nanoquarzo modificato può essere impiagato come antifog sui film plastici. Il deposito a delle buone caratteristiche antigraffio è può essere applicato su metalli o plastica. La durezza in Vickers su ottone è di 620 Hv mentre alla matita è maggiore di 9H su alluminio. Una caratteristica esclusiva del nanoquarzo è l'elevate capacità elastica (180° sull’alluminio e 180° per piegatura a T sull’ottone) e di resistenza all’impatto. Questo è reso possibile dal fatto che il NANOQUARZO si lega in modo permanente con la superficie metallica. Inoltre, l’adattabilità a differenti forme e geometrie anche per sottosquadra di superfici complesse, rappresenta un altro pregio offerto da questa tecnologia. 76 Capitolo III SPERIMENTAZIONI E TEST 3.1 PROVE DI STAMPA DIGITALE INK-JET Sono stati sottoposti a prove di stampa digitale ink-jet campioni in formato A4 provenienti dalle seguenti tipologie di pelli: − pelle di vitello pieno fiore conciata al cromo per tomaia tipo nappa – colore beige (campione A) − pelle di capra pieno fiore conciata al cromo per tomaia – colore rosa (campione B) entrambe allo stadio crust. Le prove di stampa non erano previste sulla tipologia B dagli accordi della sperimentazione; sono state comunque effettuate per confrontare i risultati ottenibili su due tipologie di pelle molto diverse tra loro per origine animale e lavorazione conciaria e per aumentare il ventaglio di effetti ottenibili con la tecnologia testata. Le prove sono state condotte in doppio su campioni pre-trattati e non pre-trattati al plasma provenienti dalla stessa pelle, con l’obiettivo di verificare se il pre-trattamento al plasma freddo in senso idrofilico migliori la resa (risoluzione e intensità cromatica) del disegno di stampa. Sono stati testati 3 differenti disegni, ognuno dei quali è stato stampato sia su pelli di vitello sia di capra per paragonare la qualità della stampa sui due tipi di substrato. Le prove sono state condotte da Conciaricerca utilizzando un prototipo pre-industriale messo a punto per il settore conciario nell’ambito di un progetto finanziato dalla Regione Lombardia conclusosi nel mese di giugno 2008. Il plotter è un Mimaki JV4-130 di tipo piezoelettrico con teste di stampa EPSON, sistema di stampa in quadricromia, sistema di rilevazione a 77 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature fibra ottica dei contorni della pelle (e quindi dei profili di stampa), nastro trasportatore della pelle con sistema di aspirazione per spianare il substrato durante l’avanzamento verso le teste di stampa e piastra riscaldante per l’asciugatura degli inchiostri depositati sulla pelle. La tecnologia garantisce che vengano preservate le caratteristiche di naturalezza proprie dell’equivalente prodotto non stampato e che danno pregio al materiale. Gli inchiostri utilizzati sono a base di coloranti acidi alimentati con un sistema a serbatoi refill. La foto sottostante mostra la macchina utilizzata per l’effettuazione delle prove. Figura 3.1 Stampante digitale ink-jet 78 Capitolo III – Sperimentazione e test Le foto sottostanti mostrano i risultati di stampa ottenuti. Per semplicità i campioni non trattati al plasma verranno indicati con la sigla NT, mentre quelli pre-trattati con la sigla PT. Tutti i campioni sono stati stampati con alta risoluzione (720x720 DPI) e stampa bidirezionale a 8 passaggi. DISEGNO A Pelle di vitello NT Pelle di vitello NT Pelle di vitello PT Pelle di vitello PT 79 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Pelle di capra NT 80 Pelle di capra PT Capitolo III – Sperimentazione e test DISEGNO B Pelle di vitello NT Pelle di vitello PT 81 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Pelle di capra NT 82 Pelle di capra PT Capitolo III – Sperimentazione e test DISEGNO C Pelle di vitello NT Pelle di vitello PT 83 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Pelle di capra NT 84 Pelle di capra PT Capitolo III – Sperimentazione e test Dopo la stampa le pelli sono state rifinite con un film trasparente per dare protezione al disegno nei confronti degli agenti esterni, in particolar modo l’acqua. Gli inchiostri utilizzati sono infatti a base acqua e di per sé non garantiscono elevate solidità. La scelta di escludere inchiostri pigmentati a base solvente è stata fatta per motivi di carattere ambientale e per mantenere inalterate le caratteristiche sensoriali del materiale. Osservando la resa di stampa dei diversi campioni, si nota per le pelli di vitello un miglioramento evidente nel caso del pre-trattato al plasma; nel caso delle capre non c’è un cospicuo miglioramento, in quanto la qualità del disegno è buona anche nel caso del campione non trattato. Prima di analizzarne il motivo, è opportuno fare una breve digressione sui fattori che condizionano la qualità della stampa, tra i quali hanno particolare rilievo le caratteristiche chimico-fisiche della superficie, la struttura e la porosità della pelle. Ai fini della resa di stampa risultano determinanti alcuni trattamenti meccanici, come la palissonatura e la bottalatura a secco che, snervando le fibre collageniche, possono contribuire a rendere più aperta, e quindi più ricettiva, la superficie della pelle. In subordine hanno una certa importanza anche i trattamenti chimici, primi fra tutti l’ingrasso, che, agendo sulle proprietà di idrofilia della pelle, possono interagire con i coloranti della stampa determinando effetti diversi. La qualità di una stampa è infatti determinata dal comportamento della goccia di inchiostro nei momenti immediatamente successivi all'impatto sulla superficie della pelle. In questa fase si innesca, infatti, una serie di processi diffusivi (sulla superficie e lungo la sezione) governati dalla natura e dall’intensità delle interazioni che si stabiliscono tra i due mezzi a contatto. Complessivamente, queste interazioni possono essere descritte col termine “affinità”: maggiore è l’affinità, maggiore è la possibilità che si stabilisca, in tempi ridotti, un legame stabile tra inchiostro e il substrato, diminuendo la possibilità di fenomeni diffusivi. Sui supporti idrofobici porosi, come nel caso della pelle di vitello non pre-trattata al plasma sottoposta alle prove l’inchiostro a base acquosa tende 85 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature a non essere assorbito dalle maglie proteiche conciate e migra velocemente in senso assiale all’interno delle porosità, portando all’"annegamento" dell’immagine. Schema di un fenomeno di diffusione assiale attraverso un supporto idrofobico poroso Schema di un fenomeno di diffusione assiale attraverso un supporto idrofilico poroso La pelle di capra scelta per le prove (campione B) è invece un supporto idrofilico poroso; il campione presenta un comportamento idrofobo per un tempo di contatto della goccia d’acqua inferiore a 10 secondi, per poi dare il via ad un rapido assorbimento della goccia entro i successivi 70 secondi) e ciò consente alle gocce di colorante di rimanere al livello, o in immediata prossimità, della superficie, dopo che la stampa è stata asciugata (comportamento simile a quello mostrato nella figura di destra). 86 Capitolo III – Sperimentazione e test Il pre-trattamento al plasma delle pelli di vitello ha consentito di modificare le proprietà superficiali della pelle in senso idrofilico rendendo evidenti i miglioramenti della resa di stampa. 3.2 TRATTAMENTI DI RIFINIZIONE Sono stati sottoposti a trattamenti di rifinizione campioni in formato A4 provenienti dalle seguenti tipologie di pelli: • pelle di vitello pieno fiore conciata al cromo per tomaia tipo nappa – colore beige (campione A) • pelle di capra pieno fiore conciata al cromo per tomaia – colore rosa (campione B) entrambe allo stadio crust. Anche in questo caso sono state rifinite anche le pelli della tipologia B, pur non essendo previsto dagli accordi della sperimentazione. L’obiettivo era valutare se il pre-trattamento al plasma freddo in senso idrofilico potesse migliorare l’adesione del film di rifinizione. Per adesione del film di rifinizione si intende la forza necessaria a separare dal cuoio la pellicola di rifinizione, il cui corretto ancoraggio è di fondamentale importanza per il valore d’uso della pelle e per le lavorazioni effettuate durante il confezionamento del manufatto finale. Dipende dai metodi di applicazione del film, dai processi di essiccamento e dalle operazioni meccaniche effettuate durante la rifinizione, dalla capacità di assorbimento della superficie del cuoio dei prodotti chimici utilizzati. Quest’ultimo fattore può essere influenzato da un pre-trattamento al plasma, che, modificando la superficie della pelle in senso idrofilo, può favorire l’assorbimento dei prodotti di rifinizione a base acqua e rendere più stabile l’ancoraggio del film durante la realizzazione e la vita del manufatto. La fase di rifinizione è lo step finale della lavorazione conciaria e prevede, nella maggior parte dei casi, l’applicazione, con diverse tecniche, 87 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature di una miscela di prodotti in grado di formare un film più o meno spesso sulla superficie della pelle. Tale pellicola viene applicata per diversi scopi, tra i quali, quello di fornire protezione alla superficie della pelle nei confronti degli agenti esterni e delle offese meccaniche e di conferire l’aspetto, il tatto e l’effetto superficiale desiderati. Nella sperimentazione, sia i campioni pre-trattati al plasma sia i non trattati sono stati sottoposti a prove di rifinizione a spruzzo e a rullo, utilizzando le seguenti miscele e i seguenti trattamenti: 1^ rifinizione a spruzzo Fondo caseinico: 2 passaggi Lucido poliuretanico: 2 passaggi 2^ rifinizione a spruzzo Fondo mix filler più resina: 2 passaggi Lucido poliuretanico: 2 passaggi Stiratura a caldo 3^ rifinizione a rullo Compound 70% resina poliuretanica-acrilica e 30% filler Lucido finale poliuretanico con caseina La rifinizione a spruzzo viene eseguita mediante nebulizzazione delle miscele di rifinizione con pistole ad aria compressa in cabine di spruzzo munite di aspiratori d’aria. È il metodo più largamente utilizzato e consente di ottenere strati di spessore variabile. Con la rifinizione a rullo l’applicazione dei prodotti avviene mediante i cilindri zigrinati del roll coater e il film risulta più spesso e coprente. 88 Capitolo III – Sperimentazione e test 3.2.1 Prove di adesione dello strato di rifinizione Le analisi sono state effettuate secondo il metodo UNI EN ISO 11644:2005. Da ciascun campione di pelle sono stati prelevati 4 provini di 100 mm x 10 mm (la quantità minima di provini prevista dal metodo di prova). I provini sono stati incollati su dei portaprovini in PVC rigido con una colla a base cianoacrilica. Sono stati quindi posti sotto un peso di circa 4.5 Kg per il tempo necessario all’incollaggio È stata infine eseguita la prova dinamometrica di adesione della rifinizione, utilizzando il dinamometro digitale mostrato nella foto in figura 3.2. Figura 3.2 Dinamometro digitale 89 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Figura 3.3 Prova dell’adesione della rifinizione Come mostrato nella foto in figura 3.3, il distacco dello strato di rifinizione si ottiene esercitando opportuna trazione all’estremità lasciata libera. Il risultato si esprime in N/cm (N = forza applicata; cm = spessore della pelle). Per quanto riguarda i campioni rifiniti con la tecnica a spruzzo, il tipo di rifinizione è risultata essere molto leggera, molto porosa e quindi poco adatta ad essere valutata con questa tipologia di test. Infatti l’eccessiva porosità della rifinizione ha fatto sì che la colla le passasse attraverso andando a legarsi con il fiore della pelle. Durante la prova si è assistito infatti al distacco dello strato fiore della pelle e non della sola pellicola di rifinizione. Ciò è risultato evidente per tutti i provini (trattati e non trattati). Le pelli trattate con la tecnica a rullo, avendo ricevuto uno strato di rifinizione più consistente (e più coprente) si sono meglio prestate all’esecuzione del test, dando i seguenti risultati: 90 Capitolo III – Sperimentazione e test Campione A (vitello) NON TRATTATO AL PLASMA: 13,8 N/cm PRE-TRATTATO AL PLASMA: 19,5 N/cm Aumento dell’adesione pari al 41,3%. Campione B (capra) NON TRATTATO AL PLASMA: 13,8 N/cm PRE-TRATTATO AL PLASMA: 15,1 N/cm Aumento dell’adesione pari al 9,4%. Il risultato mette in evidenza un consistente aumento dell’adesione dello strato di rifinizione dopo trattamento al plasma per entrambe le tipologie di pelle. L’esiguo numero di prove non consente però una valutazione definitiva. 3.3 TRATTAMENTI DI PROFUMAZIONE Sono stati sottoposti a trattamenti di profumazione campioni in formato A4 provenienti da pelli di capra pieno fiore per fodera (campione E). L’obiettivo era valutare se il pre-trattamento al plasma freddo in senso idrofilico potesse migliorare il grado di profumazione delle pelli e ridurne il decadimento nel tempo. È stata preparata una emulsione tra un concentrato di profumo ed etere di petrolio. La concentrazione dell’emulsione era 1% su peso pelle. Con questa miscela è stata imbibita la superficie sia delle pelli trattate al plasma che delle pelli non trattate. 91 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Dopo alcuni giorni dal trattamento le pelli risultano essere profumate, non presentando però differenze di profumazione nel caso dei campioni pre-trattati al plasma. Da nostre precedenti ricerche abbiamo però verificato come il decadimento della profumazione non sia così immediata. Per valutare un’eventuale differenza tra i campioni non trattati e pretrattati al plasma risulta quindi opportuno che vengano effettuate delle verifiche della profumazione dopo 1, 2, 3, 6 mesi dall’applicazione dell’emulsione, sia in maniera organolettica (eseguite sempre dal medesimo operatore) sia, eventualmente, in maniera strumentale (Naso Elettronico). 3.4 TRATTAMENTO DI SUPPORTI IN PELLE CON SOLUZIONE DI ARGENTO COLLOIDALE Campioni ricevuti: Totale numero 6 campioni di pelle di capra puro cromo pieno fiore non rifinita per fodera (campione D). I campioni sono suddivisi in: 3 campioni di pelle della stessa tipologia in formato A4 (circa) definite Tal quali. 3 campioni di pelle della stessa tipologia in formato A4 (circa) trattate al plasma e distinte in: 1 -1600 W 2 -1600 W 3 -1600W 4 – 800 W 3.4.1 Analisi morfologica ed analisi SEM_EDX Tutti i campioni sono stati sottoposti ad analisi morfologica mediante Microscopia elettronica a Scansione mediante metallizzazione con oro. Gli 92 Capitolo III – Sperimentazione e test stessi campioni sono stati sottoposti a metallizzazione con carbonio ed analizzati al SEM-EDX per un controllo del profilo della componente metallica superficiale. Vedi le foto seguenti: • Camp. 1 TQ a, Camp. 1 TQ b, Camp. 1 TQ c • Camp. 2 TQ a, Camp. 2 TQ b, Camp. 2 TQ c • Camp. 3 TQ a, Camp. 3 TQ b, Camp. 3 TQ c • Camp. 1 Plasma 1600 TQ a, Camp. 1 Plasma 1600 TQ b, Camp. 1 Plasma 1600 TQ c • Camp. 2 Plasma 1600 TQ a, Camp. 2 Plasma 1600 TQ b, Camp. 2 Plasma 1600 TQ c • Camp. 3 Plasma 1600 TQ a, Camp. 3 Plasma 1600 TQ b, Camp. 3 Plasma 1600 TQ c • Camp. 4 Plasma 800 TQ a, Camp. 4 Plasma 800 TQ b, Camp. 4 Plasma 800 TQ c, (TQ indica il campione trattato plasma, ma non sottoposto a trattamento con argento) Da un punto di vista generale le immagini ottenute al SEM mostrano complessivamente una superficie omogenea con una regolare distribuzione di aperture assimilabili alle sedi di inserzione dei bulbi e dei follicoli piliferi. La struttura è di tipo composito con due o tre fori principali con diametri di circa 100 μ seguiti da una serie di cinque con diametri inferiori. La disposizione di tali strutture è lineare. Tali osservazioni sono comparabili per il campione n° 1 TQ e n° 2 TQ, mentre per il campione n° 3 TQ si nota una differente conformazione della superficie. 93 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Campione 1 TQ 94 Capitolo III – Sperimentazione e test Campione 1 TQ 95 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Campione 1 TQ 96 Capitolo III – Sperimentazione e test Campione 2 TQ 97 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Campione 2 TQ B 98 Capitolo III – Sperimentazione e test Campione 2 TQ C 99 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Campione 3 TQ C 100 Capitolo III – Sperimentazione e test Campione 3TQ C 101 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Campione 3 TQ C 102 Capitolo III – Sperimentazione e test Campione 4 TQ C Campione 4 TQ 103 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Tutti i campioni sono stati metallizzati con carbone e sottoposti ad analisi EDX per evidenziare gli elementi presenti negli strati superficiali. I campioni TQ: Il campione n° 1 TQ presenta una superficie omogenea e con corrugazioni lievi ed ampie omogeneamente distribuite, priva di contaminanti solidi, sufficientemente liscia ed omogenea. I pori sono ben evidenti e con forma regolare. Gli spettri ottenuti mostrano per il campione n° 1 TQ ben evidenti i segnali ascrivibili a carbonio ed ossigeno da mettere in relazione alla composizione del collagene stesso. I segnali relativi ad alluminio e silicio e zolfo sono da mettere in relazione con i trattamenti di lavorazione delle pelli. In questo campione non è rilevabile il segnale ascrivibile al cromo. Tale evidenza può essere interpretata considerando che la emissione dei raggi x interessi una strato superficiale dove il cromo non è presente per probabili trattamenti di lavaggio nelle fasi di concia. Il metallo si trova appena sotto la superficie. Il campione n° 2 TQ presenta, rispetto al campione precedente, la superficie meno liscia e caratterizzata da corrugazioni ampie ed omogeneamente diffuse. I pori sono bene evidenti con aperture libere e nell’insieme privi di materiale estraneo o contaminante. Gli spettri eseguiti mediante Sem-EDX sono del tutto comparabili con quelli del campione precedente Il campione n° 3 TQ mostra una diversa morfologia la superficie appare uniforme, ma caratterizzata da una leggera corrugazione con avvallamenti e solchi di piccole dimensioni omogeneamente diffusi. I fori , indicati come probabile sede dei bulbi piliferi, appaiono deformati ed in alcuni casi occlusi. Le aperture dei pori, insieme alle corrugazioni superficiali, appaiono deformate ed orientate lungo una stessa direzione. Tale fenomeno potrebbe derivare da un trattamento meccanico eseguito con la pelle in uno stato di imbibizione. Lo spettro Sem-EDX mostra un profilo comparabile con quelli dei campioni precedenti. 104 Capitolo III – Sperimentazione e test 105 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 106 Capitolo III – Sperimentazione e test 107 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature I campioni di pelle trattati Plasma : Il campione n°1 trattato plasma 1600 W TQ mostra, rispetto al TQ, una superficie leggermente modificata: i pori presenti sulla superficie hanno subito una leggera deformazione; sono, inoltre, osservabili numerosi punti con abrasioni a diversa estensione che si approfondiscono appena sotto la superficie. Lo spettro Sem – EDX mostra un profilo con segnali comparabili con il campione Tq non trattato al plasma. Per il campione n° 2 Trattato Plasma 1600 TQ le immagini ottenute mostrano una superficie con pori leggermente modificati per deformazione della aperture superficiali ed aumento della rugosità. Non sono osservabili le abrasioni presenti nel campione n° 1 Trattato plasma 1600 W TQ. Lo spettro SEM-EDX mostra un profilo che si differenzia da quello del campione non trattato plasma per la comparsa del segnale ascrivibile al cromo. Tale fenomeno è dovuto probabilmente al fatto che il trattamento plasma opera una piccola ablazione superficiale esponendo gli strati immediatamente sotto quello esterno dove il cromo non è stato eliminato da trattamenti di lavaggio. Il fascio di elettroni che colpisce il campione in queste condizioni penetra ad una profondità maggiore rispetto al campione TQ e mostra la presenza del cromo. Il campione n° 3 trattato Plasma 1600 TQ mostra una superficie con profonde modifiche superficiali ed i pori sono quasi del tutto modificati ed occlusi. La superficie è maggiormente omogenea e le corrugazioni sono sensibilmente ridotte Lo spettro SEM-EDX , rispetto al campione n° 3 TQ, mostra la comparsa del segnale ascrivile al cromo per la stessa ragione con la quale si è argomentato per il campione precedente . 108 Capitolo III – Sperimentazione e test 109 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 110 Capitolo III – Sperimentazione e test 111 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Il campione n° 4 trattato plasma 800 W TQ mostra una superficie omogenea e liscia, ma con i pori che mostrano una evidente deformazione in una stessa direzione. Il trattamento plasma in questo campione ha eseguito una sorta di levigazione omogenea della superficie Lo spettro SEM-EDX mostra un profilo comparabile con i precedenti campioni non trattati, ma con un segnale ascrivibile al cromo ben evidente. Tale caratteristica è dovuta probabilmente ad una ablazione superficiale molto omogenea che ha esposto lo strato sottostante quello esterno dove si trova il cromo. 112 Capitolo III – Sperimentazione e test 113 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 3.5 TRATTAMENTO CON ARGENTO Tutti i campioni sono stati sottoposti a trattamento con argento. Sono stati eseguiti due tipi di trattamento con Argento: il primo mediante immersione in una soluzione di argento colloidale stabilizzata ed in presenza di un imbibente il secondo mediante trattamento Spattering al Plasma con target in argento purissimo. Le soluzioni di argento colloidale sono state ottenute mediante un piccolo impianto elettrochimico, allestito in laboratorio, con il quale sono state preparate due soluzioni con una concentrazione media in argento di 200 ppm. I campioni sono stati pretrattati mediante immersione in una soluzione 1% di diottilsolfosuccinato di sodio successivamente tenute per circa 30’ nei due bagni di argento colloidale. Al termine del periodo di immersione tutti i campioni sono stati trasferiti su una rete, lasciati sgocciolare per semplice caduta libera del liquido in eccesso, e posti in stufa ventilata a 60° per 12 ore. Il secondo trattamento è stato eseguito, su due fogli di pelle, presso un impianto sperimentale di sputtering statico. Lo sputtering condotto sulle facce opposte di uno stesso campione ha mostrato una deposizione di argento metallico di colore nero - marrone sulla lato carne, mentre sul lato fiore ha generato una colorazione interferenziale grigio - azzurra. Il colore azzurro indica la presenza di cromo che corrompe la colorazione grigia dell’argento Da tutti i campioni si è prelevata una aliquota rappresentativa e preparata mediante metallizzazione a carbonio per l’analisi SEM-EDX. Tutti gli spettri sono sopra riportati 114 Capitolo III – Sperimentazione e test Gli spettri EDX dei campioni trattati con argento colloidale sono comparabili a quelli dei campioni di origine sia TQ che trattati al plasma. Le sole differenze sono rilevabili per il campione n° 2 TQ che dopo trattamento con Argento mostra il segnale ascrivibile al cromo. Tale fenomeno è dovuto al fatto che il trattamento in soluzione acquosa del campione ha riportato in superficie piccole quantità di cromo che si trovavano negli strati sottostanti e non potevano essere messe in evidenza con il sistema di rilevazione con SEM_EDX. Lo spettro mostra uno dei punti dove è stata rilevata la presenza del cromo, ma la presenza non è omogenea e continua su tutta la superficie del campione. Una seconda differenza rispetto ai campioni originari è stato riscontrata nel campione n° 3 trattato plasma 1600; in questo caso la presenza di cromo rilevata dopo il trattamento plasma scompare dopo il trattamento con argento. Il fenomeno è dovuto anche in questo caso al trattamento in soluzione acquosa del campione durante l’impregnazione con argento colloidale. In questo caso la soluzione ha lavato ed allontanato le tracce di cromo emerse durante il trattamento plasma. La possibilità di estrarre il cromo da parte della soluzione di argento è da mettere in relazione alla presenza di un agente disperdente. I campioni trattati argento, che non hanno mostrato il segnale connesso con il sistema EDX , sono stati sottoposti ad analisi ICP- MS che ha confermato la presenza di argento su tutti i campioni con una concentrazione media di 300 ppm. Il risultato oltre a confermare la presenza di tale elemento mette in evidenza la capacità della pelle di assorbimento selettivo. La concentrazione di argento nella soluzione di trattamento impiegata è inferiore alla quantità assorbita dalla pelle. Tale fenomeno si verifica anche su altri substrati proteici, quali seta e lana. La concentrazione dell’argento non mostra differenze tra i campioni TQ e quelli tratti plasma . Tutti i campioni trattati con soluzione di argento ellettrochimico sono stati sottoposti ad analisi per verificare le proprietà antibatteriche (ASTM E2149-01). 115 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Campioni: Pelle trattata con sali d’argento ( n° 9 campioni) 20.012 Preparazione soluzione per ICP-AES (met. Incenerimento/digestione) Metodo: Interno CH9/96 Strumento: digestore ECO 6 Digestione di 200 mg di campione posto in acido nitrico concentrato (5 ml) a 110 °C per 8 ore. Si porta a volume con acqua in matracci da 25 ml. L’analisi in ICP-MS è stata effettuata previa diluizione 1:750 con acqua acida per HNO3 2%. Determinazione quantitativa degli elementi per ICP-MS Strumento: Spettrometro ICP-QMS thermo X serie 2 Argento: 306 ppm 116 Capitolo III – Sperimentazione e test Campione: Pelle non trattata tal quale 20.012 Preparazione soluzione per ICP-AES (met. Incenerimento/digestione) Metodo: Interno CH9/96 Strumento: digestore ECO 6 Digestione di 200 mg di campione posto in acido nitrico concentrato (5 ml) a 110 °C per 8 ore. Si porta a volume con acqua in matracci da 25 ml. L’analisi in ICP-MS è stata effettuata previa diluizione 1:750 con acqua acida per HNO3 2%. Determinazione quantitativa degli elementi per ICP-MS Strumento: Spettrometro ICP-QMS thermo X serie 2 Argento: inferiore a 1 ppm I risultati confermano che il trattamento con argento determina una riduzione del 100% dell’inoculo batterico iniziale, ma il dato non mostra per intero la sua rilevanza poiché la pelle TQ ha mostrano una attività antibatteriche di poco inferiore. Per ovviare a tale inconveniente si è proceduto ad eseguire un secondo test su un campione di pelle trattata al vegetale e secondo una differente procedura analitica Per ultimo si è eseguito il test su un supporto proteico comparabile con il collegane contenuto nella pelle e si è scelto un substrato di fibroina estratta dalla seta: i risultati in questo ultimo caso hanno mostrato una 117 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature elevata attività antibatterica impartita dal trattamento con argento elettrochimico. METODO DI PROVA: Determinazione della attività antibatterica secondo il metodo ASTM E2149-01: “Determination of the antimicrobial activity of immobilized antimicrobial agents under dynamic contact conditions (BISFA 2002, cap. 4.4, quantitative method B). IDENTIFICAZIONE DEI CAMPIONI: N°9 campioni di pelle contrassegnati: Campione 1: Bianco 1 Pelle. Campione 2: Bianco 1 Pelle Trattata con Plasma (1600). Campione 3: Pelle 1 TQ + Ag Elettrochimico. Campione 4: Pelle 2 TQ + Ag Elettrochimico. Campione 5: Pelle 3 TQ + Ag Elettrochimico. Campione 6: Pelle 1 Trattata Plasma 1600 + Ag Elettrochimico. Campione 7: Pelle 2 Trattata Plasma 1600 + Ag Elettrochimico. Campione 8: Pelle 3 Trattata Plasma 1600 + Ag Elettrochimico. Campione 9: Pelle 4 Trattata Plasma 800 + Ag Elettrochimico. 118 Capitolo III – Sperimentazione e test METODO DI PROVA: Determinazione della attività antibatterica secondo il metodo ASTM E2149-01: “Determination of the antimicrobial activity of immobilized antimicrobial agents under dynamic contact conditions (BISFA 2002, cap. 4.4, quantitative method B). Condizioni sperimentali: Valutazione dell’attività antimicrobica quantitativa dei substrati e del rilascio di prodotti antimicrobici in soluzione acquosa. - Microrganismi: Staphylococcus aureus ATCC 6538 - Tempo di contatto: 24 h a temperatura ambiente. - Quantità di campione testato: 0,8 g di tessuto per beuta (tessuto tagliato in piccoli frammenti). - Quantità di tampone inoculato per beuta: 20 ml. - Capacità delle beute usate: 150 ml. - Sterilizzazione del campione: no. L' Attività antibatterica dei campioni è riportata nel seguente modo: A = CFU/ml (colony forming units/ml) del campione trattato dopo il tempo di contatto specificato. B = CFU/ml al tempo 0 per la beuta contenente il campione di riferimento. (B – A) / B x 100 = % riduzione 119 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Determinazione del rilascio di prodotto antimicrobico nel surnatante di prova in accordo a ASTM E2149-01. Seguendo le indicazioni del metodo è stata analizzata la sospensione in ogni beuta dopo 24 ore di contatto fra batteri e tessuto. 100 ml di tale sospensione sono stati aggiunti al centro di piastre Petri contenenti terreno completo inoculato con Staphylococcus aureus. Sono state analizzate tutte le campionature. Dopo 24 h di incubazione delle piastre non è stata evidenziata la formazione di un alone di inibizione di crescita per i campioni testati, indicando che nelle condizioni di saggio, non vi è rilascio di prodotto antimicrobico nel surnatante. 120 Capitolo III – Sperimentazione e test Attività antibatterica ASTM E2149-01. Campione Solo tampone Staphylococcus aureus ATCC 6538 CFU/ml T0 CFU/ml 1 h 32 x 104 35 x 104 % riduzione 1h inoculato Bianco 1 Pelle 38 99,00 Bianco 1 Pelle Trattata con Plasma (1600) Pelle 1 con Ag Colloidale 22 99,00 0 100 0 100 Pelle 2 con Ag Colloidale 0 100 0 100 Pelle 3 con Ag Colloidale 0 100 0 100 Pelle 1 Trattata con Plasma con Ag Colloidale Pelle 2 Trattata con Plasma con Ag Colloidale Pelle 3 Trattata con Plasma con Ag Colloidale Pelle 4 Trattata con Plasma con Ag Colloidale 0 100 0 100 0 100 0 100 0 100 0 100 0 100 0 100 121 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature METODO DI PROVA: -Determinazione dell’Attività Antibatterica secondo il metodo AATCC 100-1998. Condizioni sperimentali: AATCC 100: Microrganismo: Staphylococcus aureus ATCC 6538; diluizione dell’inoculo in nutrient broth. Inoculo: sospensione batterica, 1 x 105 UFC/mL diluito in nutrient broth+tampone in rapporto 1 a 8. 200 μL della sospensione vengono sparsi in micro-gocce sulla superficie del provino Tempo di contatto: 24 ore a 37°C. Neutralizzante: 30 g/l azolecitina, 30 g/l Tween 80, 5 g/l sodio tiosolfato, 1 g/l L-istidina, 0.68 g/l KH2PO4, (pH a 7.2 ± 0.2). Sterilizzazione del campione: campione non sterile. L' Attività antibatterica dei campioni viene calcolata nel seguente modo: Attività battericida: R = 100(B-A)/B dove: Attività battericida + batteriostatica: R = 100(C-A)/C dove: A = UFC/ml del campione dopo 24 ore di contatto (UFC= Unità Formanti Colonie). B = UFC/ml del campione al tempo 0. C UFC/ml del riferimento dopo 24 ore di contatto. R = percentuale di riduzione del numero di batteri. 122 Capitolo III – Sperimentazione e test RISULTATI: Staphylococcus aureus ATCC 6538 Campione UFC/ml inoculo Pelle Tal Attività Battericida Attività Battericida+ Batteriostatica 3 100 100 0 100 100 T0 UFC/ml inoculo 24 h 1,5 x 106 1,8 x 108 Quale Pelle con Ag Figura 3.4 Test antibatterico contro Staphylococcus aureus ATCC 6538 A sinistra la piastra della pelle tal quale e a destra la piastra della pelle trattata con argento 123 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 124 Capitolo IV MATERIALI INNOVATIVI PER IL SETTORE CALZATURIERO 4.1 MATERIALI UTILIZZATI In questo paragrafo vengono presentati i materiali utilizzati nel lavoro, le proprietà e i loro campi di applicazione. Sono state prodotte delle schiume poliuretaniche per un loro possibile impiego come solette per scarpe, alle quali sono state aggiunte cariche come poliacrilammide per le proprietà assorbenti, PCM per un effetto freshness e ioni d’argento per le proprietà antibatteriche. 4.1.1 TPU: Poliuretano termoplastico Vengono genericamente denominati poliuretani (PU) tutte le sostanze polimeriche contenenti più legami uretanici (figura 4.1 ). Figura 4.1 Legame urtano Sono compresi, quindi, in questa categoria una grande varietà di prodotti con caratteristiche, quali la densità e la rigidezza, molto diverse tra loro e conseguente vasta gamma di applicazioni:dalle fibre tessili, agli adesivi, alle schiume espanse per materassi e cuscini, alle schiume rigide con proprietà isolanti, ai prodotti autopellanti per la riproduzione del legno e simili, agli elastomeri utilizzati nel settore automobilistico, etc. La sintesi dei poliuretani ha come base la reazione tra degli isocianati aventi uno o più gruppi isocianici per molecola con degli alcoli aventi due o 125 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature più gruppi ossidrilici per molecola (dioli o polioli). Le proprietà e le caratteristiche del prodotto polimerico ottenuto dipendono sia dalla struttura dei prodotti di base, polioli e isocianati, sia dal tipo di catalizzatori e additivi impiegati;catalizzatori e additivi vengono spesso premiscelati con i polioli e contribuiranno, durante la reazione con l’isocianati, sia a controllare la reazione di sintesi del poliuretano, sia a modificare le proprietà del polimero finale. MATERIE PRIME PER LA PREPARAZIONE DEGLI ESPANSI In questo paragrafo verranno elencate e brevemente descritte le materie prime utilizzate per la preparazione degli espansi rigidi poliuretanici. In particolare, per ciascuna di esse, si cercherà di sottolineare la funzione specifica svolta. Polioli I polioli sono componenti fondamentali perché concorrono in gran parte a determinare le caratteristiche finali del prodotto. Quello che accomuna tutti i polioli è il fatto di avere gruppi ossidrilici reattivi; essi si differenziano però tra loro per peso molecolare, funzionalità e struttura. Per misurare la concentrazione dei gruppi ossidrilici reattivi in un poliolo per unità di peso, viene definito il numero di ossidrile (nOH): nOH = 56100 × funzionalità peso molecolare Esistono due grandi famiglie di polioli: i polieteri e i poliesteri. I primi sono ottenuti per reazione di poliaddizione di epossidi (generalmente di etilene o propilene) ad iniziatori polifunzionali, quali ad esempio glicoli o ammine. Essi hanno il pregio di possedere una bassa viscosità, ma lo svantaggio di essere scarsamente resistenti alla luce e all’ossidazione. 126 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero I polioli poliesteri, invece, si ottengono per policondensazione tra glicoli e acidi bicarbossilici. Un’altra classificazione possibile per i polioli prevede la distinzione tra alifatici ed aromatici: questi ultimi sono più economici, termicamente stabili e resistenti al fuoco, caratteristiche quindi che li rendono interessanti per il nostro lavoro. Lo svantaggio è la ridotta emulsionabilità con i fluidi espandenti, nella fattispecie il pentano. Isocianati L’isocianato polifunzionale più utilizzato per la produzione di espansi PIR-PUR è il metano-difenil-diisocianato (MDI), di formula: NCO NCO NCO CH2 CH2 n Figura 4.2 MDI oligomerico n = 1÷3 L’MDI oligomerico (n>0) è preferito a quello monomerico (n=0), per diverse ragioni: • • • a temperatura ambiente è liquido anziché solido, e ciò lo rende più facilmente processabile; è più economico; ha una funzionalità maggiore e quindi è più adatto alla produzione di resine termoindurenti. In maniera analoga a quanto visto precedentemente per i polioli è possibile calcolare la concentrazione dei gruppi –NCO reattivi nell’isocianato, rapportati al peso secondo la relazione: 127 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature % - NCO = 42 × funzionalità × 100 peso molecolare Conoscendo questo valore, i numeri di ossidrile dei polioli presenti e la quantità d’acqua utilizzata, è possibile calcolare la quantità stechiometrica (in grammi) di isocianato necessaria per la reazione. In realtà, però, la quantità di isocianato usata differisce da quella stechiometrica: generalmente se ne utilizza una quantità maggiore, per assicurare la completa reazione dei polioli e, in alcuni casi, per ottenere la formazione di isocianurato. Catalizzatori I catalizzatori utilizzati nella produzione degli espansi sono di due tipi: • • catalizzatori attivi per la reazione tra isocianato e poliolo e tra isocianato e acqua, con formazione rispettivamente di uretano e urea (si usa ad esempio un’ammina terziaria, la DMCHA (dimetilcicloesilammina); catalizzatori di trimerizzazione, necessari per ottenere la struttura isocianurica nei PIR: i più utilizzati sono sali di potassio, quali acetato ed ottoato. H3C N CH3 Figura 4.3 Dimetilcicloesilammina (DMCHA) 128 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero Agenti espandenti Gli agenti espandenti sono i responsabili della particolare struttura cellulare dei polimeri espansi. Durante la polimerizzazione, essi danno luogo a bolle di gas che rigonfiano la miscela, formando appunto delle celle. A seconda del meccanismo di formazione delle bolle di gas, gli espandenti si suddividono in due categorie distinte: • • espandenti fisici: sono sostanze volatili, liquidi bassobollenti o gas liquefacibili a bassa temperatura e/o pressione che evaporano a causa del calore liberato durante la polimerizzazione; rientrano in questa categoria di espandenti i clorofluorocarburi (CFC), gli idroclorofluorocarburi (HCFC), oggi non più utilizzabili, gli idrofluorocarburi (HFC) e gli idrocarburi (HC); espandenti chimici: sono sostanze che producono gas in seguito alla reazione chimica con un componente del formulato; l’esempio più tipico è quello dell’acqua che, reagendo con l’isocianato, conduce alla formazione di anidride carbonica (secondo la reazione già citata sopra). Altri esempi di espandenti chimici sono gli acidi carbossilici o derivati, come ad esempio l’acido formico. Tensioattivi I tensioattivi vengono aggiunti alla formulazione degli espansi principalmente per la loro capacità di ridurre la tensione superficiale del liquido. Questa proprietà comporta molteplici effetti. I principali sono: • • maggior compatibilità tra le varie sostanze presenti nel formulato, e di conseguenza miglior emulsionamento; stabilizzazione e regolazione della dimensione delle celle. I tensioattivi utilizzati sono di tipo siliconico e in pratica non influenzano in maniera significativa il comportamento al fuoco del polimero. 129 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature PREPARAZIONE DEI POLIURETANI Nella preparazione di una schiuma poliuretanica le quantità di ciascun reagente sono relazionate nel rispetto di precisi rapporti stechiometrici. Ne è prova il fatto che in rapporto al contenuto di gruppi funzionali per unità di peso si determinano i contenuti di reagenti nella miscela di partenza. I gruppi isocianici reagiscono seguendo un rapporto unitario con i gruppi ossidrilici, la qual cosa significa che ciascun –NCO reagisce ovviamente con un solo –OH. Le concentrazioni dei gruppi funzionali dei polioli e dell’isocianato sono forniti dalle ditte produttrici nelle schede tecniche di ciascun prodotto. Il valore del rapporto NCO/OH, anziché essere posto uguale ad 1, nella pratica è stato fissato ad almeno 1,1 per essere certi che tutto il poliolo sia reagito al termine della formazione della schiuma. Come già accennato poco sopra la quantità di isocianato usata differisce da quella stechiometrica: generalmente se ne utilizza una quantità maggiore, per assicurare la completa reazione dei polioli e, in alcuni casi, non nel presente, per ottenere la formazione di isocianurato. Della differenza tra la quantità stechiometrica e quella reale tiene conto l’indice di isocianato (I), espresso dalla relazione seguente: I= quantità reale di isocianato × 100 quantità stechiometrica di isocianato Tutte le schiume poliuretaniche sono state realizzate adottando una metodologia “one shot. Nella pratica si sono introdotte in un becker quantità pesate dei vari reagenti che compongono la miscela di partenza, ossia tutte le sostanze meno l’isocianato. Il tutto è stato mescolato una prima volta con un agitatore meccanico ad otto palette disposte radialmente, collegato ad un albero rotante ad elevata velocità. Il fine di questa operazione è stato di ottenere un composto omogeneo. Si è aggiunta poi la quantità necessaria di isocianato, mescolando immediatamente per quindici secondi con lo stesso agitatore della fase 130 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero precedente. I tempi di miscelazione devono essere necessariamente brevi per evitare che la schiuma cominci a reagire prima di essere deposta nello stampo. Successivamente si è posta la miscela di reazione in uno stampo aperto di dimensioni 12x21x1.2 cm. L’espanso così formato è stato inserito in un forno a 70°C per 24 ore onde consentire lo svolgersi in tempi accettabili delle rimanenti reazioni all’interno dell’espanso già formato. DENSITÀ APPARENTE La densità apparente rappresenta il rapporto fra la massa ed il volume del materiale e viene espressa in kg/m3. La densità della schiuma è uno dei parametri fondamentali che concorre a determinare le caratteristiche meccaniche del materiale: infatti, maggiore è la densità, maggiore è la resistenza a compressione come risulta da una relazione empirica che lega questi due parametri, ovvero: σ = Kρn dove σ è la resistenza a compressione, ρ è la densità, n è un fattore empirico minore di 2. Dopo aver determinato le dimensioni lineari e la massa del campione e verificato che il campione sia omogeneo, la densità si determina con la: ρ= m V dove ρ è la densità, m la massa e V il volume. 4.1.2 PCM: Phase Change Materials L’accumulo di energia termica è un problema molto importante in alcune applicazioni ingegneristiche e negli ultimi anni sta diventando l’oggetto di molte ricerche. I PCMs sono dei materiali che posseggono la proprietà di passare dallo stato solido a quello liquido (o viceversa) dentro un certo range di temperatura 131 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Durante la fusione, quando il materiale passa dalla fase solida a quella liquida, una grande quantità di calore viene accumulata al punto di fusione e la temperatura non aumenta finchè tutto il materiale non è passato allo stato liquido. Questo assorbimento di calore accumulato nel PCM viene rilasciato nel processo di raffreddamento quando si raggiunge la temperatura di cristallizzazione. Esistono vari tipi di PCMs che fondono in range di temperature diversi. Nei recenti anni la ricerca e lo sviluppo apportati nella tecnologia dei PCM ha reso possibile il loro usi in svariate applicazioni, da quelle terrestri a quelle spaziali. Nel campo dell’elettronica l’uso di tali materiali ebbe il suo esordio con la missione lunare dell’Apollo 15 dove l’alta dissipazione di potenza dei componenti elettrici doveva evitare un sovra riscaldamento anche dei circuiti solo occasionalmente attivati. Infatti la mancanza di atmosfera precludeva l’uso dei tradizionali metodi di convenzione e pertanto si proteggeva il componente con il PCM che attivando il cambiamento di fase assorbiva calore ed impediva l’aumento di temperatura. Nel settore automobilistico la BMW utilizza i PCMs come batteria a calore latente offerta come optional nella serie 5. Tale materiale viene collegato al radiatore e accumula l’eccesso di calore quando il motore è a regime. Questo calore è poi riutilizzabile quando la macchina riparte da fredda per alzare rapidamente la temperatura, ad esempio come confort interno di guida. Nel settore edilizio recenti studi dimostrano come l’inserimento dei PCMs nelle pareti aiuti a mantenere costante la temperatura interna della stanza durante tutte le 24 ore della giornata. Il calore viene assorbito durante le ore più calde della giornata e rilasciato nella notte quando la temperatura esterna è minore. Il parametro da considerare affinché il PCM svolga la sua azione è la temperatura di fusione; infatti se il range di temperatura entro il quale il materiale dovrebbe lavorare non comprende quello che lo porta a fusione non si avrà alcun cambiamento di stato e di 132 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero conseguenza nessun assorbimento di calore. 4 Heat Flow (W/g) 2 21.99°C -0.5336W/g 114.3J/g 81.67 % crystallized 0 -2 29.09°C -4 -40 -20 0 Exo Up 20 40 60 80 100 Universal V3.9A TA Instruments Temperature (°C) Figura 4.4 Analisi DSC del PCM utilizzato 120 100 Weight (%) 80 60 40 20 366.80°C -0.4816% 0 -20 0 200 400 600 Temperature (°C) 800 1000 Universal V3.9A TA Instruments Figura 4.5 TgA del PCM utilizzato 133 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Pertanto considerando che la temperatura del corpo umano è di circa 37°C per questo lavoro si è scelto un tipo di PCM che fonde circa tra i 2730°C (vedi figura 4.4.). 4.1.3 Poliacrilammide La poliacrilammide è un derivato polimerico dell’acrilammide (CH2=CH-CO-NH2), che sotto forma di gel trova applicazione come mezzo di risoluzione e separazione delle proteine nell'elettroforesi e nella cromatografia. Un’altra importante proprietà di questo polimero, che l’ha portato all’utilizzo in questo progetto, è la capacità di assorbire moderate quantità di liquidi. Figura 4.6 Unità monomerica della poliacrilammide I gel di poliacrilammide si formano tramite copolimerizzazione dell’acrilammide, un monomero solubile in acqua, e di un agente che forma legami trasversali così da formare un reticolo tridimensionale (l'agente usato più comunemente è l' N,N'-metilen-bis-acrilammide (CH2=CH-CO-NHCH2-NH-CO-CH=CH2)). La polimerizzazione avviene per mezzo di una reazione a catena dovuta alla formazione in serie di radicali liberi. La formazione di tali radicali è dovuta all'aggiunta di ammonio persolfato e della base N,N,N',N'tetraetilendiammina (TEMED). Il TEMED catalizza la decomposizione dello ione persolfato con la produzione del corrispondente radicale libero (ovvero una molecola con un elettrone spaiato). In questo modo si formano lunghe catene di acrilammide. Queste sono tenute insieme tra loro da legami crociati derivanti 134 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero Trasmittance % dall'intersezione occasionale all'interno della catena di molecola di bisacrilammide. Poiché l'Ossigeno rimuove i radicali liberi dalla soluzione, tutte le soluzioni per la preparazione del gel vengono degassate prima dell'uso. Questo è il metodo più in uso nei laboratori di ricerca;in alternativa c'è il metodo della fotopolimerizzazione. Tale tecnica utilizza,invece del TEMED e dello ione persolfato,la riboflavina. Si prepara la soluzione e poi la si irradia per 2 o 3 ore con luce intensa. La fotodecomposizione della riboflavina produce radicali liberi che danno inizio alla polimerizzazione del gel. Per questo studio è stato utilizzato il DPNT che è un copolimero della poliacrilammide. Questo composto è stato analizzato tramite FT-IR in trasmittanza usando le apposite celle da liquido in cui si è inserita la pastiglia di CsI. L’analisi è stata condotta utilizzando una risoluzione spettrale di 4 cm-1, nell’intervallo da 4000 cm-1 a 250 cm-1, utilizzando 32 acquisizioni sia per il background sia per il campionamento. Lo spettro del DPNT viene riportato in figura 4.7. 120 100 80 60 40 20 4000 3000 2000 -1 wavenumbers (cm ) 1000 Figura 4.7 Spettro FT-IR dell’emulsione a base di poliacrilammide in olio DPNT 06- 0177 135 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Di seguito riportiamo una tabella riassuntiva dei picchi più importanti per il DPNT, che corrispondono essenzialmente a quelli della poliacrillamide. Tabella 4.1 Gruppi corrispondenti al DNPT Gruppo Alkyl group general -CH3 R-CONH2 -CO-NH2 Frequenza teorica (cm-1) Frequenza sperimentale (cm-1) 3030 - 2855 2924,42 - 2854,08 1485 - 1415 1455,08 - 1415,71 3540 - 3200 1205 - 885 3344,64 - 3205,01 1211,61 - 1117,63 1043,06 3540 -3200 3344,6 4- 3205,01 3425 - 3145 // 1670 - 1615 1688,14 1580 - 1485 1548,83 1460 -1390 1376,49 835 -690 799,33 - 767,95 4.1.4 L’argento come antibatterico Un antibatterico è una sostanza capace di arrestare lo sviluppo e la moltiplicazione di microrganismi patogeni (batteriostatico) o di provocarne la morte (battericida). L’argento ha proprietà antimicrobiche molto potenti, dal momento che basta la presenza di una parte su 100 milioni di argento elementare in soluzione per avere un’efficace azione antimicrobica. Per ottenere un effetto battericida,gli ioni argento devono essere disponibili in soluzione, sulla superficie batterica. Gli ioni argento sembrano distruggere i microrganismi 136 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero all’istante, bloccando il sistema respiratorio enzimatico (cioè la produzione di energia) e alterando il DNA microbico e la parete cellulare, mentre non hanno effetti tossici sulle cellule umane in vivo. L’argento ha trovato impiego come battericida in vari settori, non solo quello medicale. Si usa largamente come disinfettante dell’acqua, ma anche in soluzione per lavare le verdure, mescolato con la plastica per fabbricare giocattoli per bambini, i ricevitori dei telefoni, spazzolini per denti, tastiere dei computer ed altri oggetti di uso comune. L’argento è stato introdotto addirittura nei tessuti utilizzati per produrre sacchi a pelo e calzini, con lo scopo di ridurre la crescita batterica e di conseguenza il cattivo odore. 4.2 CARATTERIZZAZIONE DEI MATERIALI I materiali utilizzati sono stati caratterizzati al fine di comprendere al meglio le loro caratteristiche. Vengono qui di seguito riportate le metodologie e gli strumenti necessari per affrontare un corretto e approfondito studio delle materie prime e dei campioni. 4.2.1 La tecnica DSC (Differential Scanning Calorimetry) La calorimetria differenziale a scansione è una tecnica che misura la velocità di scambio del calore di un materiale sottoposto a determinati cicli termici (isotermi, di riscaldamento, di raffreddamento o loro combinazione) rispetto ad un riferimento posto nelle stesse combinazioni. Le misure DSC forniscono dati qualitativi e quantitativi riguardo a modificazioni chimiche e fisiche e ad alcune proprietà del materiale, purchè coinvolgano processi endotermici e esotermici. La DSC viene largamente usata per la caratterizzazione dei polimeri, in quanto fornisce preziose informazioni riguardo a: • transizioni primarie e secondarie; 137 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature • • • • processi di cristallizzazione; gradi di reticolazione delle resine termoindurenti; calore specifico; stabilità ossidativi. All’interno della cella di misura vengono poste due capsule portacampioni termicamente isolate una dall’altra e contenenti una il materiale da caratterizzare e l’altra il riferimento (in genere una capsula vuota); la cella di misura viene mantenuta in atmosfera controllata (di solito in presenza di azoto). La DSC misura la differenza di calore assorbito o ceduto dal campione rispetto a quella del materiale inerte di riferimento sottoposto allo steso trattamento termico, quindi provvede informazioni sui bilanci energetici e sulle transizioni di fase. Figura 4.8 Schema di cella di misura di DSC a flusso di calore La quantità di calore assorbita/ceduta dal campione da analizzare viene rilevata mediante un filamento posto sotto la capsula e confrontata con quella del riferimento che si trova nelle stesse condizioni di temperatura e pressione e di cui è noto il comportamento termico. La DSC può essere usata in due modi. Nella DSC a compensazione d’energia si aggiunge o si sottrae calore al materiale di riferimento in 138 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero quantità tale da mantenere le due sostanze alla stessa temperatura nel corso del programma di temperatura. Si registra il calore aggiunto che compensa la perdita o il guadagno di energia risultante dalle modificazioni esotermiche o endotermiche nel campione. Nella DSC a flusso di calore il campione e il materiale di riferimento sono riscaldati contemporaneamente a velocità costante. Il flusso di calore è determinato dalla differenza di temperatura tra i due materiali attraverso un percorso termico fissato. 4.2.2 Analisi termogravimetrica Le prove termogravimetriche possono essere realizzate in due modi, ovvero termogravimetria isoterma e termogravimetria in scansione. Il primo metodo consiste nel registrare la variazione in peso come funzione del tempo mantenendo costante la temperatura. Questa prova permette di verificare la stabilità termica del campione, la velocità di decomposizione, l’effetto di differenti gas sulla decomposizione stessa e le possibili reazioni di assorbimento o dessorbimento. Per il secondo metodo, la scansione, si registra la variazione di peso di un campione in funzione della temperatura che varia linearmente una volta fissata la velocità di riscaldamento. Le apparecchiature più moderne permettono di essere utilizzate in un ampio campo di velocità di riscaldamento così da consentire, per esempio, di essiccare il campione prima di effettuare la prova. Dai risultati di una termogravimetria in scansione è facile ottenere l’informazione differenziale riferita alla funzione di perdita in peso con la temperatura o il tempo. Uno dei principali vantaggi rispetto alle prove isoterme, è la possibilità di caratterizzare il comportamento del campione su un ampio campo di temperature e velocità di riscaldamento. In generale le temperature impiegate possono variare dai 25 ai 1000°C e le velocità da 1 a 500°C/min. Lo strumento impiegato nell’analisi è una termobilancia, di cui si riporta lo schema nella figura 4.9. 139 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Figura 4.9 Rappresentazione schematica di un apparato per TGA Esso è costituito da una bilancia di precisione posta all’interno di una fornace ad atmosfera controllata; l’atmosfera può essere inerte (ad esempio azoto) o ossidante (ad esempio aria). Il campione viene posto sul piatto della bilancia (figura 4.10). Questo è situato su un braccio semovente che in fase di carica porta il campione in asse con la fornace, dove il piatto viene agganciato. Il programma termico viene caricato da un PC che registra in tempo reale i dati provenienti dalla bilancia, con possibilità di visualizzarli in divenire. Il portacampione si trova all’interno della fornace, che viene raffreddata in continuo sul lato esterno ed è percorsa internamente da un flusso di gas che permette di condizionare l’atmosfera intorno al campione e di allontanare i prodotti della degradazione. 140 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero Figura 4.10 Particolare dello strumento per la TGA Il cambiamento di peso misurato dalla bilancia viene compensato dall’unità modulare elettrica in cui è situata una bobina magnetica. Essa è percorsa da corrente e genera una forza repulsiva in modo da riportare la scala della bilancia sullo zero. Il cambiamento di corrente necessario a questo scopo risulta essere proporzionale al cambiamento di peso del campione: il registratore fornisce quindi direttamente l’andamento del peso in funzione della temperatura o del tempo. La leggibilità dello strumento è pari ad 1μg, mentre la portata del gas di flussaggio può variare da 0 a 400 ml/min. Dall’andamento del peso residuo del campione sottoposto a riscaldamento, si possono ricavare numerose informazioni sul polimero in esame, quali il contenuto di sostanze volatili, la temperatura a cui inizia a decomporsi, il contenuto di sostanze inorganiche, l’efficacia dei ritardanti di fiamma, ecc. 4.2.3 Analisi dinamico-meccanica (DMA) L’analisi dinamico meccanica consiste nell’applicazione al provino di una sollecitazione sinusoidale e di una rampa di temperatura all’interno di un prescelto intervallo. È possibile ottenere parametri importanti per la caratterizzazione: modulando la temperatura si riesce infatti a osservare la 141 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature variazione di modulo elastico e risalire alle temperature di transizione vetrosa (Tg). Il campione è sottoposto ad una sollecitazione che può essere a trazione, flessione o torsione. L’analisi al DMA permette di ricavare i valori di loss modulus, dello storage modulus e della tanδ i cui andamenti al variare della temperatura sono in stretta relazione con le variazioni di fase e struttura del polimero. Ai picchi dell’andamento di queste grandezze sono infatti associati effetti di risonanza fra le frequenze di sollecitazione imposta e determinati moti molecolari che diventano attivi a specifiche temperature. Da un punto di vista strutturale infatti, durante il riscaldamento, la catena polimerica è soggetta a una serie di movimenti che prendono il nome di transizioni termiche. La più importante è la temperatura di transizione vetrosa (Tg):temperatura minima alla quale si manifesta microscopicamente nel passaggio da un materiale rigido e fragile a uno gommoso e facilmente deformabile. 200 20 Tan Delta Storage Modulus (MPa) 150 100 50 0 -60 -40 -20 0 20 40 60 Temperature (°C) Figura 4.11 Esempio di analisi DMA 142 80 0.6 15 0.4 10 0.2 5 Loss Modulus (MPa) 31.95°C 0 100 Universal V3.9A TA Instruments Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero Si riporta in figura 4.11 un esempio di analisi DMA; è segnato sul picco della tanδ il valore della Tg del materiale in esame. Intuitivamente si può pensare lo storage modulus come l’energia che dopo una applicazione viene rilasciata, mentre il loss modulus come l’energia assorbita dal materiale e quindi persa al termine dell’applicazione. 4.2.4 Microscopio elettronico a scansione (SEM) Il SEM (Scanning Electron Microscope) si è affermato nel corso degli anni sul tradizionale microscopico ottico per i molteplici vantaggi che esso offre. Tra questi ricordiamo: • • l’ottima risoluzione la notevole profondità di campo. Entrambi questi fattori concorrono a garantire elevati ingrandimenti ed una sorprendente tridimensionalità delle immagini ottenute. Il principio di funzionamento del microscopio elettronico a scansione (SEM), si basa sulla possibilità di accelerare un fascio di elettroni (fino a 130keV) in condizioni di vuoto pari a 0.6-0.7⋅10-5Pa e di deviarli attraverso un campo elettromagnetico al fine di ottenere informazioni sull’aspetto, sulla natura e sulle natura e sulle proprietà della superficie di campioni solitamente solidi. Per ottenere un’immagine al SEM, la superficie del campione è percorsa lungo un tracciato a reticolo con un fascio elettronico finemente focalizzato. Un tracciato a reticolo è una forma di scansione in cui un raggio elettronico è fatto scorrere sulla superficie lungo una linea retta orizzontale, riportato alla posizione precedente che poi viene traslata verticalmente di un incremento fisso: questo processo è ripetuto finché non è stata indagata tutta l’area prescelta della superficie. Quando una superficie è investita da elettroni ad elevata energia si ottengono diversi tipi di segnali: nella 143 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature microscopia elettronica a scansione sono principalmente due i segnali che interessano: gli elettroni secondari e quelli retroddifusi (backscatterati). Gli elettroni secondari, o segnale SE (Secondary Electron), sono definiti convenzionalmente come quelli uscenti dal campione con energia minore o uguale a 50eV. Essi provengono da una profondità di 50-500Å e scaturiscono dal fascio primario e dall’interazione anaelastica degli elettroni retrodiffusi con gli elettroni di valenza del campione. Gli SE forniscono informazioni sulla topografia delle superfici. L’immagine fornita da tali elettroni appare in rilievo, come se l’osservatore fosse allo stesso livello del diaframma interno e guardasse l’oggetto illuminato da un’ipotetica sorgente situata in corrispondenza del rilevatore. Gli elettroni retrodiffusi, o segnale BSE (Back-Scattered Electron), hanno energia maggiore di 50eV e derivano principalmente dalle interazioni (singole a grande angolo o multiple, elastiche e non) del fascio primario con i nuclei degli atomi del campione. I BSE forniscono informazioni riguardo al numero atomico medio della zona di provenienza (circa qualche μm), alla topografia e alla struttura cristallina del campione. Il microscopio immette nel sistema elettroni ad elevata energia mediante un cannone elettronico, cioè un filamento di tungsteno riscaldato sotto potenziale di 20kV a una pressione di 0.8torr, avente diametro di 0.1mm e sagomato a V. Tutto intorno al filamento si trova una griglia, o cilindro di Wehnelt, che è mantenuta ad una tensione negativa rispetto al filamento; l’effetto del campo elettrico nel cannone è di far convergere gli elettroni emessi in un piccolo punto, detto di incrocio, di diametro d0. 144 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero Figura 4.12 Diagramma a blocchi di una sorgente a filamento di tungsteno Il sistema ottico dello strumento costituito da due tipi di lenti magnetiche (condensatrice e obiettivo), serve per ridurre l’immagine del punto di incrocio (d0 = 10-50μm) ad una dimensione finale del punto sul campione di 5-200nm. Le lenti condensatrici (costituite da una o più lenti) servono per il controllo del fascio elettronico che raggiunge l’obiettivo; le lenti obbiettivo determinano il fascio di elettroni incidente sulla superficie del campione. Ciascuna lente è a simmetria cilindrica e di altezza tra i 10 e i 15cm. La scansione è eseguita per mezzo di due coppie di bobine elettromagnetiche, poste internamente alle lenti dell’obiettivo, che muovono il pennello elettronico sulle coordinate cartesiane X e Y della superficie del campione in base al segnale elettrico ricevuto. Gli elettroni secondari vengono raccolti dal rivelatore (GSED) ed i segnali ottenuti vengono inviati a modulare l’intensità del fascio del tubo a raggi catodici. Il GSED è insensibile a luce e calore e permette di ottenere immagini estremamente pulite anche di campioni fluorescenti o incandescenti. I movimenti di scansione della sonda e del pennello elettronico del tubo sono controllati da un solo generatore, cosicché la luminosità dello schermo dipende dall’intensità del segnale raccolto. Nel 145 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature microscopio elettronico a scansione non esiste un’immagine reale del campione, ma tutte le informazioni che lo riguardano sono ottenute direttamente dalla mappa della superficie del campione. Nel caso dei polimeri l’analisi SEM viene condotta su campioni metallizzati in modo da renderli conduttori. Il rivestimento conduttivo ha uno spessore di circa 25nm; spessori maggiori di rivestimento non sono consigliabili in quanto alcuni particolari superficiali potrebbero venir persi. Il metallo utilizzato per il rivestimento è l’oro: la scelta di tale metallo viene giustificata dal fatto che, bombardato con elettroni ad alta energia, fornisce elettroni secondari che danno luogo ad un segnale molto forte, ottenendo immagini con un buon contrasto che permettono di seguire in modo preciso la morfologia della superficie del campione. Va inoltre tenuto presente che per l’analisi delle nanofibre polimeriche i potenziali di accelerazione impiegati non devono essere troppo elevati (15-20 kV) al fine di evitare il danneggiamento della struttura, ad esempio per l’incremento eccessivo della temperatura. 4.2.5 Spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier Tale tecnica è una spettroscopia di assorbimento legata ai movimenti vibrazionali di stiramento delle molecole, che modificano la lunghezza dei legami, e di deformazione, che modificano gli angoli di legame. Come è noto, infatti, vale la seguente relazione: E = h ⋅ν E= energia associata alla radiazione [J]; h= costante di Planck (6,626*10-34 J*s) ν = frequenza della radiazione [s-*1] Quindi, se la radiazione che colpisce la molecola ha frequenza tale che l’energia ad essa associata sia uguale a quella richiesta per il moto 146 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero vibrazionale di uno dei suoi legami, allora tale radiazione viene assorbita e si ha di conseguenza un aumento nell’ampiezza delle oscillazioni del sistema stesso. Dal momento che ogni legame assorbe radiazioni a frequenze caratteristiche, è possibile ricavare informazioni sulla presenza dei diversi gruppi funzionali in un composto e quindi sulla natura chimica di una sostanza. L’analisi viene effettuata con uno strumento detto spettrofotometro e consiste nell’inviare verso la sostanza in esame radiazioni infrarosse di frequenze variabili, di norma tra 4000 e 400 cm-1, e individuare quali di esse vengono assorbite. Per ridurre l’errore dovuto al rumore di fondo, si utilizza la strumentazione FT-IR, ossia uno spettrofotometro che lavora in trasformata di Fourier. Si riporta in figura 4.13 uno schema dell’apparecchiatura utilizzata. Figura 4.13 Rappresentazione schematica di uno spettrofotometro FT-IR Il raggio in uscita dalla sorgente IR è suddiviso in due parti per mezzo di uno specchio semi-trasparente (SS): i due raggi ottenuti vengono 147 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature quindi sfasati tra loro, in quanto vanno a riflettersi uno su uno specchio fisso (SF) e l’altro su uno specchio mobile (SM). I raggi provenienti dai due specchi vengono poi ricombinati tra loro e, attraversando il campione, generano l’interferogramma, che viene sottoposto all’anti-trasformata di Fourier, secondo un processo detto apodizzazione; si ottiene in questo modo lo spettro infrarosso del campione. Quanto detto finora, però, riguarda la spettroscopia in trasmissione. Se invece interessa l’analisi della superficie di una sostanza, si usa un’altra tecnica di campionatura, che viene detta riflettanza totale attenuata (ATR). Essa sfrutta la proprietà della luce riflessa di penetrare leggermente (1-5 μm) sulla superficie del campione. Durante la prova quest’ultimo viene fissato sulla superficie di un cristallo (di norma in Zn e Se) attraverso cui viene fatta passare la radiazione. Tale metodologia è raffigurata in figura 4.14. Figura 4.14 Rappresentazione schematica di un dispositivo ATR-FTIR La banda di assorbimento, però, oltre a fornire informazioni qualitative sul tipo di legami presenti, può anche fornire informazioni quantitative sul numero di molecole presenti nella sostanza. Vale infatti la legge di Lambert-Beer: log I0 = A= ε ⋅ c ⋅λ I A = assorbanza [adim]; I0 = intensità della radiazione che incide il campione; 148 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero I = intensità della radiazione emessa dal campione; ε = coefficiente di estinzione molare [l/(mol·m)]; c = concentrazione [mol/m]; λ = lunghezza del cammino ottico [m]. Il valore di ε per ciascun picco dello spettro è una costante caratteristica di quel composto; di conseguenza la legge sopra scritta può essere usata per paragonare le diverse concentrazioni di particolari legami chimici in sostanze diverse. 4.2.6 Test antibatterico: metodo della diffusione dell’agar Questo metodo è basato sul fatto che un antibatterico, deposto sulla superficie di un agar seminato con uno stipite batterico, diffonde tridimensionalmente a partire dal punto in cui è stato messo creando così un gradiente di concentrazione: nella zona circolare di agar dove l’antimicrobico raggiunge una concentrazione sufficiente,cioè superiore o uguale alla concentrazione minima inibente, non si avrà sviluppo batterico ma una zona di inibizione il cui diametro è funzione della diffusibilità che l’antimicrobico ha nell’agar e della sensibilità dello stipite in esame. La formazione della zona di inibizione è pertanto la risultante di due eventi dinamici contemporanei: la diffusione dell’antimicrobico nell’agar da una parte e lo sviluppo batterico dall’altra. L’alone di inibizione si estenderà fino al punto in cui la concentrazione critica dell’antimicrobico incontrerà un numero così elevato di cellule batteriche che non sarà più in grado di inibirle. Nella figura 4.15 è illustrato un esempio di test effettuato con nanofibre in TPU funzionalizzate con argento. 149 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Figura 4.15 Test antibatterico con nano fibre in TPU funzionalizzate con argento In base alla grandezza del diametro dell’alone di inibizione uno stipite batterico viene definito rispetto ad un dato antibiotico come sensibile o moderatamente sensibile o resistente. Nel metodo della diffusione l’antibiotico può essere messo in pozzetti scavati nello spessore dell’agar o può essere applicato sulla superficie dell’agar mediante piccoli cilindri di porcellana o mediante pasticche o dischetti di carta da filtro imbevuti dell’antibiotico. Il metodo della diffusione offre il vantaggio della semplicità di esecuzione e pertanto è il test di sensibilità ai battericidi attualmente più usato nella routine di laboratorio. Esso tuttavia ha la limitazione di esprimere valutazione della sensibilità solo qualitative e non quantitative. 150 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero 4.2.7 Metodo di prova della permeabilità al vapore d'acqua Le prove di permeabilità al vapor d’acqua sono state eseguite presso il Laboratorio per il controllo della qualità dei materiali al Politecnico Calzaturiero di Capriccio di Vigonza (PD). PRINCIPIO Un provino circolare è bloccato sull'estremità aperta di un contenitore di prova contenente un agente disidratante che assorbe l'umidità. Sopra il provino è diretta aria con umidità,temperature e velocità specificate che viene fatta circolare spostando il contenitore e provocando il movimento dell'agente disidratante. Dopo un tempo misurato, è determinata la massa di vapore d'acqua trasmessa attraverso il provino ed è calcolata la permeabilità al vapore d'acqua del materiale. I provini hanno dimensioni circolari di 45mm di diametro, vengono collocati in un ambiente controllato per almeno 24h e sottoposti successivamente ad una prova di 20000 cicli. 4.2.8 Prove di assorbimento di acqua La metodologia di prova consiste semplicemente nella determinazione del peso del campione dapprima essiccato fino a massa costante (pi) e successivamente immerso in acqua a temperatura ambiente per 24 ore. In particolare, il provino, di dimensione (30mm±1mm)x(30mm±1mm) è stato inizialmente pesato ed immerso in un bicchiere contenente dell’acqua di rubinetto. Periodicamente è stato asciugato su un pezzo di carta assorbente e ripesato. Il peso e il tempo di immersione sono stati di volta in volta annotati fino ad ottenere un valore costante di massa. 151 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 4.3 RISULTATI Sono di seguito riportati i risultati e le relative discussione delle prove eseguite sui materiali e sui campioni ottenuti. 4.3.1 Caratterizzazione schiume poliuretaniche con PCM Sono state prodotte schiume poliuretaniche ad alta densità apparente (>700Kg/m3) a diverso contenuto di PCM, precisamente al 10%, 20% 30% e 40% in massa. I campioni ottenuti sono stati caratterizzati dal punto di vista termico con tecniche DSC, dal punto di vista morfologico mediante analisi con microscopio elettronico a scansione e sottoposti alla tecnologia di termografia. CALORIMETRIA A SCANSIONE DIFFERENZIALE Dopo aver prelevato dei campioni del materiale da analizzare, questi sono stati pesati e infine sono stati incapsulati in portacampioni chiusi in alluminio. Nelle figure 4.16-4.19 si possono distinguere i picchi di fusione rispettivamente per la schiuma con il 10%, 20%, 30% e 40% di carica e la relativa temperatura di fusione della particella di PCM. Come si può notare l’area del picco, e quindi la quantità di calore rilasciata dal materiale, aumenta all’aumentare della quantità di PCM presente nel campione. 152 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero 1.5 Heat Flow (W/g) 1.0 0.5 0.0 21.99°C 14.10J/g -0.5 27.38°C -1.0 -40 -20 0 Exo Up 20 40 60 80 100 Universal V3.9A TA Instruments Temperature (°C) Figura 4.16 DSC schiuma poliuretanica 10% PCM 1.5 1.0 Heat Flow (W/g) 0.5 0.0 21.09°C 30.87J/g -0.5 -1.0 27.31°C -1.5 Exo Up -40 -20 0 20 40 60 80 Temperature (°C) 100 Universal V3.9A TA Instruments Figura 4.17 DSC schiuma poliuretanica 20% PCM 153 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 1.5 1.0 Heat Flow (W/g) 0.5 0.0 21.53°C 39.29J/g -0.5 -1.0 29.72°C -1.5 -40 -20 0 Exo Up 20 40 60 80 100 Universal V3.9A TA Instruments Temperature (°C) Figura 4.18 DSC schiuma poliuretanica 30% PCM 1.5 1.0 Heat Flow (W/g) 0.5 0.0 20.46°C 62.97J/g -0.5 -1.0 -1.5 29.05°C -40 Exo Up -20 0 20 40 60 80 Temperature (°C) 100 Universal V3.9A TA Instruments Figura 4.19 DSC schiuma poliuretanica 40% PCM Le foto al SEM dimostrano la presenza delle particelle di PCM nelle schiume che ovviamente sono in numero maggiore nella schiuma a più 154 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero elevata concentrazione. Figura 4.20 Schiuma poliuretanica con il 40% di PCM a due diversi ingrandimenti 155 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Nella figura 4.20 vengono riportate le foto per il campione con il 40% di PCM a due diversi ingrandimenti. Come si può notare le celle sono prevalentemente chiuse e le particelle sono distribuite in modo abbastanza uniforme in tutta la superficie, formando in qualche zona degli agglomerati. TERMOGRAFIA La termografia è una tecnica diagnostica non distruttiva che sfrutta il principio fisico secondo cui qualunque corpo abbia una temperatura maggiore dello zero assoluto (-273,14°C), emette energia sotto forma di radiazione infrarossa. Lo strumento che converte l’energia emessa da un corpo (sotto forma di onde elettromagnetiche infrarosse) in un segnale digitale è la termocamera. La “visione dell’energia” rilevata con la termocamera viene rappresenta sotto forma di un’immagine a colori, grazie all’abbinamento di una palette di colori con una scala di temperature. L’immagine ottenuta non è altro che la mappatura termica superficiale dell’oggetto. La termografia permette di visualizzare valori assoluti e variazioni di temperatura degli oggetti, indipendentemente dalla loro illuminazione nel campo del visibile. La quantità di radiazioni emessa aumenta proporzionalmente alla quarta potenza della temperatura assoluta di un oggetto. La correlazione tra irraggiamento e temperatura è fornita dalla Legge di Stefan-Boltzmann: q = εσT4 ove σ è la costante di Stefan-Boltzmann e vale 5,6703× 10−8 W×m−2×K−4, ε è l'emissività della superficie emittente (variabile tra i limiti teorici 0 e 1) e T è la sua temperatura assoluta. La termografia permette l’individuazione di anomalie nell'emissione dell'energia e quindi, a parità di emissività, di anomalie termiche. 156 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero Il metodo temografico trova oggi applicazione in numerosi settori: siderurgico, industriale chimico, artistico, aeronautico, automobilistico, ambientale. Il principio si basa sulla misura della distribuzione delle temperature superficiali dell'oggetto in esame, quando viene sollecitato termicamente. Le prove di termografia sono state effettuate presso l’azienda Tecnotessile di Prato. Sono stati sottoposti a tale tecnica tre campioni di schiuma con le seguenti percentuali di PCM: 1) 0% (rappresenta il bianco) 2) 20% 3) 40% e un tessuto in poliestere già in commercio, contenente il 41% di PCM. 4.3.2 Caratterizzazione schiume poliuretaniche con PAM Anche in questo caso sono state prodotte schiume poliuretaniche ad alta densità con concentrazioni diverse di poliacrilammide (10%,20% in peso). La poliacrilammide inizialmente presa in considerazione si presentava in stato solido sottoforma di polvere. L’utilizzo di questo composto non permetteva però di ottenere una schiuma poliuretanica con le caratteristiche volute. La schiuma infatti si presentava troppo molle nonostante l’alta densità. Successivamente si è passato a produrre i campioni con poliacrilammide in forma liquida con il risultato di una schiuma con le caratteristiche fisiche desiderate (figura 4.21) 157 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Figura 4.21 Schiuma poliuretanica ad alta densità I campioni ottenuti sono stati caratterizzati dal punto di vista meccanico e morfologico mediante analisi DMA e al microscopio elettronico a scansione. Nelle figure 4.22 e 4.23 sono riportati i grafici ottenuti dall’analisi dinamico-meccanica a compressione per i due campioni dove si è evidenziato il valore del picco della tanδ. 158 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero 20 2.5 18.06°C 0.5 2.0 0.4 1.5 0.3 1.0 0.2 0.5 10 Loss Modulus (MPa) Tan Delta Storage Modulus (MPa) 15 5 0 -60 -40 -20 0 20 40 0.0 Universal V3.9A TA Instruments Temperature (°C) Figura 4.22 Analisi DMA schiuma 10% PAM 4 0.3 21.90°C 0.2 0.2 0.1 Loss Modulus (MPa) 0.4 Tan Delta Storage Modulus (MPa) 3 2 1 0 -80 -60 -40 -20 0 20 40 60 Temperature (°C) 80 0.0 100 Universal V3.9A TA Instruments Figura 4.23 Analisi DMA schiuma 20% PAM 159 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Figura 4.24 Schiuma poliuretanica con 10% PAM Figura 4.25 Schiuma poliuretanica con 20% PAM 160 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero Come si può notare dalla figure 4.24 e 4.25, non esistono grosse differenze tra le schiume con diversa percentuale di PAM. Tutte e due presentano una struttura a celle prevalentemente chiuse, ma tale da permettere al materiale di traspirare. Le particelle di poliacrilammide normalmente hanno un diametro compreso tra i 15 e i 20 µm. In questo caso, come si dimostra in figura 4.26 la particella presenta diametro superiore ai 100 µm. Questo aumento è dovuto all’assorbimento di acqua da parte della poliacrilammide, in quanto le schiume sono rimaste a contatto con l’umidità presente nell’aria per quasi un mese. Figura 4.26 Dimensione particelle di PAM in schiuma poliuretanica con il 20% di carica I campioni sono stati inoltre sottoposti a prove di assorbimento in acqua e i risultati sono riportati nella tabella 4.2. 161 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature La variazione di peso percentuale dei campioni è stata calcolata come: Δpeso% = peso (t i ) − peso (t 0 ) *100 peso (t 0 ) dove peso (ti) rappresenta il peso del materiale al tempo i, con i che va da 1 a ∞ ed il peso(t0) rappresenta il peso del materiale iniziale Tabella 4.2 Risultati della prova di assorbimento d’acqua Variazione % peso schiuma 10%PAM (g) Variazione % peso schiuma 20%PAM (g) Tempo (h) Peso schiuma 10%PAM (g) 0 7.494 0 4.875 0 1.5 7.725 3 5.417 11 3 7.915 5 5.854 20 5 8.211 9 6.012 23 22 8.678 16 6.221 27 26 8.945 19 6.318 29 29 8.947 19 6.316 29 46 8.946 19 6.319 29 Peso schiuma 20%PAM (g) Come si può notare la schiuma con il 20% di PAM arriva ad assorbire il 29% di acqua, rispetto al 19 % della schiuma con metà carica. 4.4 ELETTROSPINNING L’elettrospinning è considerata una tecnica efficace per produrre fibre polimeriche con diametri nanomerici partendo da soluzioni o fusi, per mezzo dell’applicazione di un elevato campo elettrico che induce lo stiro della fibra. Nel processo di elettrospinning si applica un campo elettrico alla soluzione (o il fuso) di un polimero, situato in un contenitore con un foro. Si 162 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero ha la formazione di un getto di fluido che nel tragitto dal foro ad un collettore apposito si assottiglia a causa della repulsione elettrostatica e dell’evaporazione del solvente. Sul collettore si raccoglie un contessuto di fibre nanometriche (figura 4.27). Si possono usare moltissimi tipi di polimeri e attraverso il cambiamento dei parametri che influenzano il processo si varia la forma e la misura delle fibre. Figura 4.27 Nanofibre in TPU prodotte attraverso elettrospinning Quindi, l’elettrospinning, sembra essere l’unico metodo flessibile che può avere sviluppi notevoli nella produzione delle nanofibre. 4.4.1 Membrane In questa parte di progetto sono state realizzate delle membrane polifunzionali con la finalità di poterle accoppiare, a seconda delle caratteristiche, a diverse parti della calzatura. Prima di tutto si è studiato e verificato l’adesione della membrana alla pelle. 163 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Si è presa in considerazione una pelle di capra pieno fiore di colore rosso, e come polimero da utilizzare per produrre nanofibre mediante il processo di elettrospinning si è considerato un TPU. Applicando il processo di elettrospinning sulla pelle tal quale si è ottenuta una membrana facilmente removibile con una pinzetta. Si è pensato allora di trattare la pelle con un trattamento chimico al fine di ottenere una superficie che consentisse una maggior adesione alle fibre. Dopo vari tentativi, si è ottenuta una membrana perfettamente adesa alla pelle trattata. Poiché lo stesso tipo di pelle è stato sottoposto al trattamento al plasma sottovuoto, si è pensato di verificare se tale processo migliori l’adesione della membrana senza ricorrere ad ulteriori trattamenti. E’ stato quindi applicato l’elettrospinning su un pezzo di pelle trattata al plasma . Quello che si ottiene è una migliore adesione delle fibre rispetto alla pelle tal quale, ma non maggiore di quella ottenuta trattandola chimicamente. Il risultato migliore si è ottenuto quindi filando il TPU sulla pelle trattata al plasma e successivamente trattata chimicamente. Un esempio di nanofibre depositate su pelle, è rappresentato in figura 4.28. Figura 4.28 Nanofibre di TPU depositate su pelle 164 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero Tutte e tre le membrane adese alla pelle sono state sottoposte a prove di permeabilità al vapor d’acqua presso il Politecnico calzaturiero a Capriccio di Vigonza e i risultati sono riportati in tabella 4.3. Tabella 4.3 Risultati delle prove di permeabilità al vapor d’acqua Campione 1 2 3 4 5 Permeabilità al vapor d’acqua WVP [mg/(cm2h)] 3.23 7.68 8.50 8.66 10.95 1) pelle non trattata; 2) Pelle trattata chimicamente +membrana; 3) pelle trattata al plasma; 4) pelle trattata al plasma+ membrana; 5) pelle trattata al plasma e chimicamente+ membrana Secondo la normativa UNI 10594:1999 il valore WVP per tomaie e fodere deve essere >=1.5 mg/(cm2h), quindi tutti i campioni presentano una buona permeabilità al vapor d’acqua. Come si può notare la tecnologia al plasma aumenta di molto la traspirabilità della pelle che non viene alterata con la presenza della membrana adesa. Si può notare inoltre che il trattamento chimico non diminuisce ma ne aumenta di poco il valore. Il miglior risultato di permeabilità al vapor d’acqua si è ottenuto quindi sulla pelle trattata sia al plasma che chimicamente in superficie. Trovato e verificato il modo per attaccare le fibre alla pelle, senza che queste ne alterino la traspirabilità, il passo successivo è stato quello di creare delle membrane multistrato, contenenti particelle di PCM per dare un effetto fresh, PAM per un maggior assorbimento di vapor d’acqua e ioni di argento per un’attività antimicrobica. Ogni strato della membrana è stato caratterizzato dal punto di vista morfologico mediante analisi con microscopio elettronico a scansione(figure 4.29 e 4.30). 165 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature Figura 4.29 Fibre di PAM Figura 4.30 Agglomerati di PCM su fibre di TPU 166 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero Si è analizzato in questo caso anche il segnale BSE (Back- Scatterei Electon) per avere indicazioni qualitative sulla composizione elementare e rilevare quindi la presenza di argento. Figura 4.31 Microanalisi della membrana con ioni di argento Le funzionalità dei PCM e della poliacrilammide sono state verificate sulle schiume poliuretaniche attraverso analisi DSC e prove di assorbimento d’acqua. Per quanto riguarda invece l’effetto anti-batterico degli ioni di argento, si è applicato il metodo di diffusione in agar. 167 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 4.4.2 Analisi Delle Proprietà Antibatteriche Della Membrana Con Argento Preparazione Piastre Sono stati effettuati test con inoculazione diretta di batteri per determinare l’attività antibatterica della membrana contenente l’argento. Il metallo è stato inserito sotto forma di nitrato d’argento che viene poi ridotto ad argento elementare dai raggi UV. Come supporto per le fibre sono stati utilizzati dei fogli in alluminio del diametro di 2cm precedentemente sterilizzati in autoclave. I tipi di batteri utilizzati sono uno Gram-positivo, Staphilococcus aureus e l’altro Gram-negativo, Eschelichia coli. Si è preparato una sospensione batterica di concentrazione nota e si sono inoculati 100 µL di questa soluzione diluita 1:10 nelle piastre contenenti agar. Successivamente sopra le piastre seminate si sono applicati i fogli di alluminio contenti i campioni, assicurandosi la perfetta adesione con la superficie dell’agar. Per ogni battere si sono fatte quindi due piastre: una contente il campione con l’argento, e l’altra solamente la membrana (è servita come controllo). Risultati e commenti Nel caso delle fibre senza argento si osserva (figura 4.32) una crescita batterica su tutta la superficie dell’agar, incluso il campione. Nel caso invece delle fibre con argento si è formato un alone di inibizione intorno al foglio. 168 Capitolo IV – Materiali innovativi per il settore calzaturiero Figura 4.32 Piastre inoculate con Escherichia Coli: A – senza argento; B –con argento L’alone di inibizione è disomogeneo probabilmente a causa della distribuzione ineguale delle fibre sulla superficie del supporto. L’alone di inibizione nel caso dell’inoculo di Eschelichia coli ha un’estensione minore rispetto al caso con Staphilococcus aureus (figura 4.33) probabilmente per la differenza nella parete cellulare tra i batteri Grampositivi ed i batteri Gram-negativi. La parete cellulare di Eschelichia coli, che è composta da lipidi, proteine e lipopolisaccaridi (quest’ultimi assenti nella parete cellulare di Staphilococcus aureus), le conferisce protezione contro i battericidi. A B Figura 4.33 Aloni di inibizione: A – inoculo Escherichia Coli; B – inoculo Staphylococcus aureus La membrana con argento ha mostrato quindi un effetto antibatterico contro tutti e due i ceppi batterici. 169 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature 170 Conclusioni Le nanotecnologie, come è stato evidenziato nel corso del progetto MATRIX, richiedono sinergie tra molte e differenti discipline scientifiche e tecnologiche, spesso difficili da attuare. Molto del successo futuro si basa proprio sulla fertilizzazione incrociata di diversi rami della ricerca pura ed applicata, sul lavoro di squadra tra diversi specialisti, sulla collaborazione tra diversi settori industriali, nonché sul fondamentale contributo delle Università. Nel caso del progetto MATRIX, l’applicazione della tecnologia del plasma, per la funzionalizzazione di pelli e tessuti per applicazioni calzaturiere, ha richiesto il contributo del settore calzaturiero, conciario e tessile. Il progetto MATRIX ha consentito di aprire nuovi scenari per le imprese del Metadistretto Calzaturiero Veneto sia in termini di nuovi materiali, sia di possibili nuove tecnologie. Aziende produttrici di nuovi materiali hanno trovato, attraverso i canali aperti dal progetto, la possibilità di instaurare importanti rapporti commerciali. Le aziende del Metadistretto, dall’altro lato, hanno avuto la possibilità di vedere applicate le nuove tecnologie e di sperimentare i materiali ottenuti con i trattamenti superficiali realizzati. Le nanotecnologie offrono dunque la possibilità di concorrere ad un salto radicale per tutto il Metadistretto, in considerazione anche del fatto che a lungo termine le nanotecnologie applicate diverranno pervasive coprendo campi che spaziano dalla meccanica all’elettronica, dal tessile alla farmaceutica, alla biologia. In particolare, nel settore tessile e della pelle mostrano importanti potenzialità quali: funzionalizzazione delle superfici tessili (fibre, fili, tessuti), inserimento nei materiali tessili di nuove funzionalità/proprietà, possibilità di inserire nei tessuti/capi di abbigliamento nanosistemi per avere una interazione corpo/ambiente esterno ingegnerizzabile. Il progetto MATRIX ha inoltre evidenziato che, per la corretta 171 Progetto-Matrix Processi e materiali innovativi per lo sviluppo di nuove funzionalità nelle calzature applicazione delle nuove tecnologie in qualsiasi campo industriale, è necessario l’utilizzo di tecniche di indagine che siano in grado di rilevare gli effetti fisici, chimici e strutturali prodotti dall’applicazione di particelle nanometriche a diversi tipi di materiali, oppure dalla loro modificazione superficiale a livello nanometrico e il loro effetto sul comfort di un tessuto o di una pelle. Sempre di più il comfort di una calzatura deve basarsi su dati oggettivi e quantificabili, ottenuti attraverso, ad esempio, lo skin model e la termografia. 172 Bibliografia Chignola, M. “Ricerca e sperimentazione di materiali innovativi per i componenti strutturali della calzatura”. 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