FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 06/07/2013
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INDICE
IN PRIMO PIANO
05/07/2013 Tema Farmacia
Una vita per il farmaco
10
SANITÀ NAZIONALE
06/07/2013 Corriere della Sera - Nazionale
la Difficoltà di Vivere con la Mano di un Altro
14
06/07/2013 La Repubblica - Nazionale
Tedesco prosciolto per le cliniche ma inizia il processo principale
16
06/07/2013 La Repubblica - Nazionale
"Mandela, totem dell'Africa ecco perché il suo corpo ora è diventato un simbolo"
17
06/07/2013 La Stampa - Nazionale
Sanità Prosciolto l'ex senatore Tedesco (Pd)
19
06/07/2013 La Stampa - Nazionale
"Così Stamina mi ha rovinato la vita"
20
06/07/2013 Il Messaggero - Nazionale
Medici in rivolta, dal 13 agosto assicurazione obbligatoria
22
06/07/2013 Il Messaggero - Nazionale
Metodo Stamina: la consegna dei documenti slitta al 1 agosto
24
06/07/2013 Il Giornale - Nazionale
I consumi in discesa libera: si risparmia pure sulla pasta
25
06/07/2013 Avvenire - Nazionale
Corsi di formazione contro la ludopatia per gli operatori
26
06/07/2013 Avvenire - Nazionale
Reggio Emilia apre prima casa di cura
27
06/07/2013 Avvenire - Nazionale
ALUNNI IN CONCORSO PER IL LOGO SLOT FREE
28
06/07/2013 Avvenire - Nazionale
OLIO DI CANAPA SPACCIATO PER INTEGRATORE CURATIVO
29
06/07/2013 Avvenire - Nazionale
Camilliani, una missione chiamata salute
30
06/07/2013 ItaliaOggi
Acquisti del settore sanitario in economia fino a 193 mila
31
06/07/2013 ItaliaOggi
Tabacchi, norme tutte da riscrivere
32
06/07/2013 L Unita - Nazionale
Sanità, le allegre spese ai tempi della Polverini
33
06/07/2013 Eco di Bergamo
Ctf Group, la cooperativa dei farmacisti in 70 anni ha scalato il mercato italiano
34
06/07/2013 La Tribuna di Treviso - Nazionale
In Veneto mancano medicine salvavita Esposto farmacisti
36
05/07/2013 Il Venerdi di Repubblica
BASTA SCALE A TREVISO SI DIVENTA DEPRESSI
37
05/07/2013 Il Venerdi di Repubblica
Piccolissimi complici
38
06/07/2013 Milano Finanza
Axa compra il 40% di Hisi da Unicredit
40
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
I via libera italiani ed europei nella farmaceutica e in sanità
41
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
Politica del farmaco
46
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
Esperienze europee per cure migliori
48
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
LA SCELTA DEI BIOSIMILARI GARANTISCE MAGGIORE EQUITÀ NELLE CURE
49
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
Medicina difensiva: non possiamo più permettercela
52
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
MA LA LEGGE BALDUZZI NON DEFINISCE BENE L' AMBITO DI RESPONSABILITÀ
56
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
MERCK SERONO: SI PUÒ CREDERE NELL'ITALIA
59
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
Investire in progetti mirati ai più giovani garantisce maggiore effi cacia ed effi cienza
64
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
I farmaci del Snc al quarto posto per consumi. Gli antidepressivi (SSRI) i più utilizzati
66
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
NESTLÉ INVESTE SUL MERCATO DELLA NUTRIZIONE MEDICALE
67
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
L'ELETTRONICA DI CONSUMO ALLA CONQUISTA DELL'HEALTHCARE
69
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
Sono troppi i soggetti non trattati ma possiamo ridurre il rischio ictus
71
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
Entra in vigore la nuova disciplina per l'autorizzazione e la classifi cazione dei
medicinali
76
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
L'Aifa approva il Piano triennale anti corruzione
78
05/07/2013 AGI 14:09
SALUTE: FEDERFARMA GENOVA ADERISCE AD ASCOM CONFCOMMERCIO (3)
79
05/07/2013 AGI 16:04
Farmaci: direttore Aifa in database esperti commissione Ue
80
05/07/2013 Affari Italiani 17:19
Il padre del metodo Stamina:"Hanno paura, la cura funziona"
81
05/07/2013 Corriere.it 02:46
Nuovi (costosi) farmaci per i tumori, i pazienti rischiano di doverli pagare?
83
05/07/2013 Dagospia
MISTER STAMINA- LA STORIA DI VANNONI TRA SOGNI, PRATICHE VIETATE E
TANTI QUATTRINI
85
06/07/2013 Il Fatto Quotidiano
Sanità a Bari, prosciolto Tedesco in un'indagine
88
06/07/2013 Il Fatto Quotidiano
Stamina, il metodo sarà consegnato all'Iss il 1° agosto
89
06/07/2013 La Notizia Giornale
nuove prospettive per lo screening prenatale
90
06/07/2013 Corriere del Giorno
"Serenata" notturna calibro 9
91
06/07/2013 Cronaca di Verona
ALLARME DI FEDERFARMA PER LA CARENZA DI MOLTI FARMACI
92
05/07/2013 Giornale di Arona (NovaraOggi)
Medicinali consegnati a domicilio: siglato u n accord o
93
06/07/2013 Il Cittadino di Monza e Brianza
Un ladro armato in farmacia Mezzogiorno di paura a Ronco
94
05/07/2013 In Chiari Week
Farmacia comunale Sta per arrivare il terzo bando di gara
95
05/07/2013 Settegiorni Bollate - Paderno
Pistola in pugno rapina la farmacia
96
05/07/2013 Settegiorni Bollate - Paderno
Ancora irrisolto il caso farmacie: «E' ora che il sindaco si dimetta»
97
05/07/2013 Settegiorni - Sud Milano
Pistola in pugno rapina la farmacia
98
05/07/2013 Settegiorni - Sud Milano
Ancora irrisolto il caso farmacie: «E' ora che il sindaco si dimetta»
99
06/07/2013 Taranto Sera
Colpi di pistola contro farmacia
100
06/07/2013 Left
Ricerca bandita
101
05/07/2013 Tema Farmacia
Bellezza in farmacia
103
05/07/2013 Tema Farmacia
La legislazione farmaceutica nell'esercizio professionale
104
05/07/2013 IlFarmacistaOnline.it 10:16
Pianta organica farmacie. La legge va alla Consulta. E a Roma stop a piano della
Giunta
105
05/07/2013 IlFarmacistaOnline.it 09:40
Anticancro a pagamento. Favo: "Governo e Aifa risolvano questa gravissima
ingiustizia"
106
05/07/2013 QS - QuotidianoSanita.it 10:16
Pianta organica farmacie. La legge va alla Consulta. E a Roma stop a piano della
Giunta
107
05/07/2013 QS - QuotidianoSanita.it 09:40
Anticancro a pagamento. Favo: "Governo e Aifa risolvano questa gravissima
ingiustizia"
108
05/07/2013 Yahoo Finanza 00:10
Federfarma Roma: carenza di farmaci per esportazioni parallele
109
05/07/2013 Yahoo Finanza 04:39
Farmaci antitumorali, MC: quali i loro vantaggi per i pazienti?
110
VITA IN FARMACIA
06/07/2013 Corriere della Sera - Milano
I BIMBI DEI CLANDESTINI SACRIFICATI ALLE ASTRUSE LOGICHE POLITICHE
112
06/07/2013 Corriere della Sera - Brescia
Nel segno dello speziale
113
06/07/2013 Corriere della Sera - Roma
Agenzia di sanità Nominato un commissario
116
06/07/2013 La Repubblica - Bari
Miulli, la Regione vuole vedere i conti
117
06/07/2013 La Repubblica - Genova
Spot ingannevoli, parte la crociata contro il cibo-spazzatura
118
06/07/2013 La Stampa - Novara
Farmacia paga i lavori e riduce lo spartitraffico
120
06/07/2013 La Stampa - Novara
Medicinali a domicilio
121
06/07/2013 Il Messaggero - Roma
Ospedali, 60 licenziati: pulizie a rischio
122
06/07/2013 Il Messaggero - Latina
I titolari delle farmacie: «Il piano è da rivedere»
123
06/07/2013 Il Messaggero - Ancona
Ansia e stress per la crisi psicologi nelle farmacie
124
06/07/2013 Il Gazzettino - Venezia
Schede ospedaliere, corsa contro il tempo
125
06/07/2013 QN - Il Giorno - Laghi
Ecco il superman delle rapine 67 colpi in due anni e mezzo
126
06/07/2013 Il Secolo XIX - Genova
L'ospedale perde un altro pezzo
127
06/07/2013 ItaliaOggi
Dopo aver informatizzato la sanità emiliana Cup 2000 intende adesso approdare in
borsa
128
06/07/2013 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Taranto
Cinque colpi di pistola esplosi contro le vetrine della farmacia «Meliota»
129
06/07/2013 QN - La Nazione - Firenze
Diabetici, Passerotti ai ferri corti «L'Asl ha scaricato 700 pazienti»
130
06/07/2013 QN - La Nazione - Firenze
Serristori, nervi tesi in consiglio
131
06/07/2013 Corriere del Trentino - Trento
Farmaci contraffatti Nasce la banca dati Trento protagonista
132
06/07/2013 Corriere Mercantile - Genova
Le farmacie genovesi conuiscono in Ascom
133
06/07/2013 Il Trentino - Nazionale
IN BREVE
134
06/07/2013 La Prealpina - Nazionale
Farmacia, il Cda estraneo
135
06/07/2013 Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Taranto
Pistolettate contro una farmacia Mistero, forse un agguato fallito
136
06/07/2013 La Provincia di Latina
Rapina alla farmacia comunale, il Comune vuole il risarcimento
137
04/07/2013 La Valsusa - N.27 - 4 luglio 2013
Stavamo molto meglio quando stavamo peggio
138
PROFESSIONI
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
Norme certe
141
05/07/2013 About Pharma and Medical Devices
Flash news
142
05/07/2013 Wired
BIG DATA PER BIG PHARMA
143
05/07/2013 Tema Farmacia
ASSOSALUTE Nuovo nome per ANIFA
144
PERSONAGGI
06/07/2013 Corriere del Mezzogiorno - Lecce
I GIOVANI LEONI DELLA POLITICA
146
06/07/2013 Corriere del Mezzogiorno - Lecce
«Nuova stagione». «Vigileremo, ora basta tifare»
147
IN PRIMO PIANO
1 articolo
05/07/2013
Tema Farmacia - N.7 - luglio 2013
Pag. 8
La farmacia San Rocco di Cornaredo (MI), gestita dalla dottoressa Maria Guasco e dal figlio Francesco
Gamaleri compie 20 anni. Ma questi sono solo una parte della lunga esperienza professionale che Maria
Guasco ha dedicato al farmaco. Una sorta di "seconda vita", dopo la prima spesa con ruoli di elevata
responsabilità nell'industria farmaceutica. X Ci racconti la sua storia Mi sono laureata in Farmacia e subito
dopo l'esame di stato ho iniziato a lavorare nel laboratorio analisi del sito produttivo di Milano della
multinazionale Wander Spa, un'azienda che produceva prodotti farmaceutici e i primi dietetici. Dopo qualche
anno, in occasione dell'acqui sizione da parte del Gruppo Sandoz, sono diventata responsabile del
laboratorio analisi. Questo incarico mi ha subito appassionato e stimolato nello sviluppo di nuove metodiche
di controllo e di analisi statistiche. Eravamo negli anni '70 e iniziava ad evolversi il concet to di Controllo di
Qualità. Il mio ruolo di responsabile aziendale di "Quality Assurance", che doveva estendersi dalle materie
prime fino ai prodotti finiti, passando quindi attraverso tutte le fasi dei processi di produzione, veniva
progressivamente ad implementarsi. Nel corso degli anni si faceva largo il concetto di Qualità Integrale, che
comprendeva tra le analisi di tipo chimico, anche il controllo biologico. Le esigenze delle nuove tecniche di
produzione del farmaco e dell'alimento dietetico, unitamente alla mia curiosità e voglia di dare un senso
concreto a quello che facevo, mi hanno spinta ad iscri vermi alla Facoltà di Biologia, che ho terminato con
una tesi sperimentale sulla tipizzazione dello Stafilococco al sorgere degli anni '90. X Quando è arrivata in
farmacia? Poco dopo la seconda laurea, ho iniziato a riconoscere alcuni segnali di quella che poi si è rivelata
essere la più profonda crisi economica che il nostro Paese abbia mai attraversato. Le aziende nazionali e
multinazio nali procedevano con acquisizioni e fusioni che non sempre portavano ai risultati di business
sperati. Era arrivato il momento di prendere una decisione, che mi consentisse di rimanere nel mondo
farmaceutico, dando un senso concreto a tutto quello che avevo studiato. Ho così provato a cimentarmi in
concorsi per sedi farmaceutiche e, sempre lavorando nell'industria, l'ennesima sfida della preparazione dei
concorsi ed il superamento, mi ha portato qui in farmacia. X Immagino non sia stato semplice gestire
improvvisamente una farmacia dopo tanti anni trascorsi nel laboratorio di un'azienda farmaceutica
Onestamente i timori ci sono stati, ma nella realtà pratica professionale, non ho trovato alcuna difficoltà.
L'elevata e ampia preparazione scientifica mi ha aiutato a vivere la farmacia come una sfida e le novità come
un obiettivo da raggiungere. Le competenze gestionali maturate in azienda, come pure la profonda cono
scenza di molti farmaci che avevo seguito nelle fasi di sviluppo e nei processi per l'immissione nel mercato,
mi hanno certamente semplificato la strada. Devo riconoscere che all'inizio provavo una certa nostalgia
quando nelle cassettiere trovavo i "miei farmaci" che avevo seguito nel laboratorio d'analisi o nella stesura dei
registri regolatori; era come ritrovare un amico che avevo lasciato, prolungandogli la vita e donandogli un
nuovo significato e senso pratico. X E con i pazienti? Anche in questo caso le competenze mi hanno aiutato
ad aprire un dialogo con i miei pazienti. È facile consi gliare un farmaco che si conosce molto bene e la
profonda conoscenza mi aiuta ogni giorno a differenziare la comunicazione a seconda dell'interlocutore che
mi trovo di fronte. In alcuni casi, come con gli anziani, è necessario semplificare le informazioni il più
possibile, senza perdere di vista la specificità della situazione; in altri casi, come con i giovani, può essere
utile svisce rarsi in dettagli di forte contenuto pratico e concreto. X Undici anni fa in farmacia è arrivato anche
il figlio Francesco, laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato in Pediatria oltre che laureato in Farmacia.
Come concilia queste competenze in farmacia e quale il valore aggiunto? Prima di entrare in farmacia ho
lavorato per 11 anni come Medico Chirurgo e Specialista in Pediatra Preventiva e Puericultura. Premetto che,
dopo l'abi litazione all'esercizio della professione di Farmacista nel 2002, ho volontariamente e formalmente
comunicato agli Enti preposti al controllo dell'esercizio delle professioni sanitarie la mia cessazione
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Una vita per il farmaco
05/07/2013
Tema Farmacia - N.7 - luglio 2013
Pag. 8
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
dell'esercizio della professione di Medico Chirurgo. Infatti, ad oggi nel nostro Paese, per le disposizioni di
legge vigenti in materia, non vi è compatibilità e cumulabilità tra la professione di Medico Chirurgo e di
Farmacista. Naturalmente, l'esperienza e conoscenza maturata negli anni, oggi mi accompagna in farmacia e
mi per mette di riconoscere con ampia veduta le situazioni che possono essere gestite direttamente al
domicilio del paziente ed in ambito familiare, da quelle che invece vanno prontamente indirizzate al medico
curante o addirittura al pronto soccorso. In coda a questa considerazione, è opportuno sottolineare sempre
che in ambito sanitario, le situazioni non posseggono mai un grado di certezza e chiarezza assoluta e che il
livello di attenzione necessaria per ogni operatore sanitario, nel limite del possibile, dovrebbe essere sempre
elevata, in particolare di fronte a categorie di pazienti fragili come gli anziani, le donne in gravidan za e
naturalmente i bambini. Non posso negare che gli insegnamenti acquisiti nelle due peculiari facoltà
scientifiche, sicuramente mi permettono di consigliare i supporti appropriati (sanitari, di auto-medicazione,
educazionali e comportamentali) in svariate situa zioni ed a sapere definire le preziose opportunità di
intervento del Farmacista Territoriale, ma allo stesso tempo anche a valutarne i limiti. X Oltre che in farmacia
è impegnato a livello Ordinistico, con quali obiettivi? Uno degli aspetti della professione cui tengo molto è la
Farmacovigilanza, disciplina a tutt'oggi ancora da approfondire, sia dal punto di vista tecnico-scienti fico che
comunicativo. Per propensione personale alla materia, ho manifestato la disponibilità a collaborare come
professionista esterno inizialmente ed in seguito, a partire dal 2008, anche nel Consiglio Direttivo dell'Ordine
dei Farmacisti delle Province di Milano, Lodi e Monza Brianza, presieduto dal Dott. Andrea Mandelli. In
questa nuova ed altamente for mativa esperienza sia professionale che umana, ho collaborato e tutt'ora mi
impegno, nella formazione in materia, a favore dei colleghi farmacisti territoriali; ulteriore ambito è stato la
collaborazione nello sviluppo del Progetto F.O.F.I. per la Farmacovigilanza, ovvero la informatizzazione e
fruibilità "online" della scheda di segnalazione di reazioni avverse da farmaco e vac cino, presente sul sito
web della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani dal 2007. X Cosa ne pensano i pazienti della
Farmacovigilanza? I nostri pazienti manifestano un interessamento crescente nel tempo. Sanno che possono
raccontare tutto quello che succede loro e che riguarda la loro salute. Ovviamente l'opera di sensibilizzazione
è stata graduale, per la difficoltà naturale dei pazienti tenden zialmente abituati a pensare al farmaco solo per
il suo effetto terapeutico e non per l'intrinseco aspetto critico del potenziale effetto avverso, talvolta
prevedibile e molto spesso imprevedibile. Un inciso sui fitoterapici considerati come prodotti sempre sicuri, in
quanto naturali: anche in questo ambito, l'opera comunicativa per chiarire che l'interferenza potenziale tra
farmaco e fitoterapico è sempre in agguato, si dimostra una necessità contingente quotidiana. Ed è proprio
con i pazienti che il farmacista territoriale svolge un ruolo da protagonista nella costruzione di un terreno
favorevole alla raccolta delle segnalazioni; è quindi suo compito creare un dialogo aperto con i suoi pazienti,
spiegare l'importanza della farmacovigilanza e farmaco-utiliz zazione, sfruttando strumenti che facilitino la
registrazione dell'evento avverso, senza spaventare o rubare troppo tempo. Anche in questo caso è
fondamentale che il farmacista riconosca le peculiarità del paziente interlocutore e le diverse situazioni, così
da decidere se sia opportuno completare direttamente la sche da "online", oppure compilare la versione
cartacea da riportare "online", in momento successivo dopo aver congedato il paziente. Il risultato è ad oggi
confortante, poiché i pazienti stanno progressivamente interiorizzando il concetto che anche la loro transitoria
esperienza negativa dell'effetto avverso legato alla terapia in atto, può essere utilizzata per perfezionare i
propri percorsi terapeutici e può essere nuovo spun to di conoscenza tecnico-scientifica a favore di altri
utilizzatori e della collettività, in un circolo virtuoso di crescita culturale e sanitaria. X Cosa pensa della
Farmacia dei servizi e quali servizi avete attivato nella vostra farmacia? La Farmacia dei servizi è certamente
una nuova opportunità che il farmacista di comunità ha a dispo sizione per mettere a frutto la sua
professionalità. Per nostra formazione e nostra convinzione, abbiamo attivato servizi che riteniamo essere
veramente un valore per noi e per la salute dei pazienti. Da diversi anni è attivo il servizio di prenotazione
CUP, dappri ma come progetto sperimentale, successivamente locale nell'ambito della nostra Asl di
appartenenza; attualmente tale metodica di prenotazione è operativa a livello regionale, risultando efficace e
05/07/2013
Tema Farmacia - N.7 - luglio 2013
Pag. 8
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 06/07/2013
12
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ben recepita dall'utenza. Presso la nostra farmacia i pazienti possono effettuare le autoanalisi; in particolare
quelle principali che consentono di effettuare uno "screening" preliminare od un monitoraggio rapido della
terapia farmacologica in corso (glicemia, trigliceridi, colesterolo tot./Hdl, uricemia, il monitoraggio della
pressione arteriosa). Oltre ad aumentare l'offerta dei parametri per il futuro, stiamo cercando di identi ficare
nuove metodiche di più rapida esecuzione. Inoltre, ogni giorno, l'impegno della nostra farmacia si indirizza nei
confronti delle neomamme che alla dimissione sempre più precoce dall'ospedale, si ritrovano a gestire il
piccolo, sé stesse e la famiglia. E nella gestione del piccolo sono compresi tutti i consigli igienici e
comportamentali, l'abbigliamento, nonché il corretto utilizzo della pesata per seguire il ritmo di crescita e tutto
l'occorrente per l'allattamen to sia esso al seno o con latte in formula. Cerchiamo di dare un supporto alle
neomamme, sforzandoci di rispondere a quei mille semplici dubbi e paure che ogni donna prova alla sua
prima esperienza di madre. Due farmacisti e quattro lauree, questi sono i numeri che evidenziano il profilo di
alta professionalità della farmacia San Rocco di Cornaredo. I punti di forza: l'attenzione al paziente
dall'ascolto al consiglio, l'autoanalisi e le indicazioni alle neomamme. Tiziana Azzani
Foto: Compie 20 anni la farmacia San Rocco di Cornaredo (MI), gestita dalla dottoressa Maria Guasco e dal
figlio Francesco Gamaleri
Foto: L'elevata e ampia preparazione scientifica mi ha aiutato a vivere la farmacia come una sfida e le novità
come un obiettivo da raggiungere
Foto: Presso la nostra farmacia i pazienti possono effettuare le autoanalisi; in particolare quelle principali che
consentono di effettuare uno "screening" preliminare od un monitoraggio rapido della terapia farmacologica in
corso (glicemia, trigliceridi, colesterolo tot./Hdl, uricemia, il monitoraggio della pressione arteriosa)
SANITÀ NAZIONALE
62 articoli
06/07/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:619980, tiratura:779916)
la Difficoltà di Vivere con la Mano di un Altro
MAURO COVACICH
D opo tredici anni di dolorosa convivenza con la nuova mano, Walter Visigalli ha deciso di liberarsene. L'ha
fatto con l'approvazione del chirurgo Marco Lanzetta che gliela aveva trapiantata nell'ottobre del 2000 e che
ora ha concordato con lui l'amputazione (in vista di un arto artificiale). Già da questo possiamo intuire
l'affiatamento dei due, escludendo qualsiasi ipotesi di sfruttamento da parte del medico sperimentatore ai
danni di un supposto paziente cavia. Qui il progresso tecnologico e scientifico non ha sottratto spazio alla
dimensione umana (sullo sfondo di questo discorso c'è sempre Frankenstein di Mary Shelley, monito della
letteratura gotica). Tuttavia il travaglio interiore di un uomo che prova a vivere con una mano non sua, e alla
fine non ci riesce, ci si propone come una questione difficilmente ignorabile.
La mano - ovvero la terminazione di un arto superiore con pollice sovrapponibile - non è soltanto ciò che,
insieme alla postura eretta, ci ha resi umani, non è soltanto l'inizio del linguaggio, della tecnica, della
creatività: la mano è il nostro secondo volto, ovvero la parte del corpo che meglio racconta la nostra storia
personale e meglio mostra la continuità olistica del nostro organismo. La mano mi aiuta a capire che il corpo
non è un attrezzo che manovro con la mente: il dualismo cartesiano è confutato dall'esperienza di ognuno. La
mente non è altro che il sistema del corpo che pensa. La mia mano sono io. Nei suoi lineamenti affiorano i
miei genitori, la mia appartenenza a un albero millenario di cui sono l'ultimo ramo. Si pensi alla bellissima
poesia di Giovanni Raboni, La guerra: «Ho gli anni di mio padre - ho le sue mani,/ quasi: le dita specialmente,
le unghie,/ curve e un po' spesse, lunate (...)».
Da un canto la mano racchiude il massimo di identità, d'altro canto però ci espone a un massimo di alterità: è
la propaggine più estrema di noi, una presenza animata al punto che talvolta sembra vivere di vita propria. È
la condizione essenziale di ogni ventriloquo, di fatto la sua voce antagonista. Nel racconto di Guy de
Maupassant La mano dello scorticato un uomo raggiunge alcuni amici con uno strano trofeo, la mano
mozzata di uno stregone. Gli amici inorridiscono ma lui decide comunque di conservarla. Solo che, al termine
di una notte fitta di visioni spaventose, apprende dal servo che un suo amico è stato strangolato e soprattutto
che la mano è sparita.
Che sia nata o non sia nata con me, la mia mano è l'Altro, lo rappresenta in forma fantasmatica. Si pensi a
Thing della Famiglia Addams, una mano viva e indipendente, valorizzata al punto da assumere statuto di
personaggio.
Oltre al dolore, oltre agli effetti collaterali dei farmaci anti-rigetto, è proprio questo slittamento dell'Altro dal
piano simbolico a quello reale a diventare intollerabile. La coscienza cerca di convincermi che quella cosa
(thing) può diventare mia, che mi ci abituerò e non sarà più un'estranea; il sistema immunitario è
tassativamente contrario e la considera una costante minaccia alla mia incolumità; l'inconscio ne esce
sgomento (cos'è quella cosa: l'oggetto a?, il seno materno ricomparso all'improvviso?); il subconscio
semplicemente non la riconosce e senza alcuna volontà la esclude dal proprio orizzonte (per cui, ad esempio,
gli automatismi che mi fanno guidare la macchina mentre chiacchiero non entrano in funzione). Insomma,
tutto il contrario dell'arto fantasma: lì sento qualcosa che non c'è più, qui non sento - non riesco, non voglio
sentire - qualcosa che c'è. Qualcosa il cui ritratto è di qualcuno che non mi assomiglia per niente.
Da questo punto di vista forse, chissà - è facile dirlo dall'interno di un corpo integro - la protesi artificiale
appare una prospettiva meno traumatica. E il pensiero non può non andare al giovane protagonista del film di
Tim Burton Edward mani di forbice, un ragazzo dal fascino malinconico e irresistibile, che ha saputo
trasformare la disabilità in abilità, l'impedimento in ricchezza, il difetto in talento.
RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Dal trapianto all'amputazione
06/07/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 25
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
15
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Foto: La vicenda
Foto: La decisione Walter Visigalli, il primo uomo in Italia a farsi trapiantare una mano nel 2000 (sopra,
assieme al chirurgo Marco Lanzetta che realizzò l'intervento, foto Terenghi/Fotostore/Infophoto), ha deciso di
farsela amputare I motivi I dolori provocati dalle crisi di rigetto erano troppo forti
06/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Tedesco prosciolto per le cliniche ma inizia il processo principale
BARI - L'ex assessore regionale ed ex senatore del Pd Alberto Tedesco è stato prosciolto dal gup dall'accusa
di truffa, formulata contro di lui dai pm con l'ipotesi di aver favorito cliniche private nelle procedure di
accreditamento. Con Tedesco prosciolti altri 9 indagati, mentre 33 sono stati rinviati a giudizio. «La verità
emerge sempre - commenta la difesa dell'ex senatore democratico - purtroppo il ritardo crea danni». Tedesco
resta imputato - il dibattimento è iniziato proprio ieri - nel processo sulla presunta "cupola" della sanità
pugliese, nel quale è accusato di associazione a delinquere. Nei suoi confronti si è costituita parte civile la
Regione Puglia: i fatti si riferiscono a quando Tedesco era assessore nella giunta Vendola.
Foto: EX PD Alberto Tedesco, eletto nel Pd, passò poi al Misto
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Regione Puglia
06/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Le Goff: per il popolo c'è una sacralità del leader Fino a quando curare Penso che sia giusto mantenere in
vita una persona finché è possibile, ma non al di là di una scadenza fissata dal malato Il dilemma È un
dilemma altamente simbolico, le dimensioni del pubblico e del privato sono riunite. Mi auguro che alla fine ci
sia un accordo
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ANAIS GINORI
PARIGI - «È una questione delicata e fondamentale che mi sono posto altre volte, pensando anche a ciò che
vorrei per me stesso». Nonostante il suo distacco accademico, lo storico francese Jacques Le Goff non
riesce a guardare con freddezza la lite, privata e pubblica, intorno al corpo di Nelson Mandela. Il leader
sudafricano novantunenne, ricoverato in ospedale, sarebbe ormai "in stato vegetativo" secondo alcuni medici,
ma i famigliari non sono d'accordo tra loro sull'ipotesi di lasciarlo morire.
Per Le Goff, che da noto medievalista ha studiato la simbologia del corpo di re e sovrani, c'è un momento in
cui l'egoismo dei parenti, e in questo caso di una nazione, deve «fare un passo indietro, rispettando il destino
individuale».
Anche se Mandela rappresenta una sorta di "santo laico", che ha affrontato pacificamente la lotta al regime
dell'Apartheid, unificando poi il paese? «La sacralità del corpoè sempre esistita prima con i sovrani e poi,
seppur in misura molto minore, con alcuni grandi leader. Io non sono credente, ma c'è una cosa che trovo
molto giusta nel rito cristiano. Durante le esequie, anche in messe celebrate nel modo più semplice, la bara è
benedetta da tutti con l'incensiere. Dal clero, dai laici e dalla famiglia. È il segnale del rispetto del corpo che
appartiene alla nostra cultura, al di là del fatto religioso».
Nel caso del leader sudafricano, oltre al dilemma etico, religioso, rischiano di sommarsi considerazioni
politiche? «Come sempre quando si parla di questioni fondamentali della vita, la nascita o la morte, non si
può ragionare solo per se stessi: occorre pensare anche in funzione degli altri.
Il corpo di Mandela in qualche modo non gli appartiene già più. Il cristianesimo sostiene che bisogna
rimettere l'anima nelle mani di Dio. Io preferisco parlare di memoria consegnata alla collettività. È questo che
rimarrà sempre».
Sarebbe dunque giusto interrompere i trattamenti medici? «È una domanda molto difficile, sulla quale ho
riflettuto più volte. Alla fine mi sono convinto che sia giusto mantenere in vita una persona finché è possibile,
ma non al di là di una scadenza fissata dal malato, se è cosciente, dalla famiglia vicina -e sul grado di
parentela si potrebbe discutere - e infine dai medici. Ci dovrebbe essere una forma di consenso tra tutte
queste parti. Se invece il malato soffree nonè cosciente il mio auspicio è non aumentare o allungare la sua
sofferenza fisica.
Nel caso di Mandela, non esistono le condizioni che ho citato. Da quel che si sa, non soffre e non ha lasciato
disposizioni in anticipo. Inoltre, medici e famigliari non sono d'accordo su cosa decidere». Ma è possibile
trovare un consenso su una questione del genere che, oltretutto, riguarda un eroe nazionale come Madiba?
«Io sono per un inquadramento giuridico del fine vita laddove sia possibile. Non conosco le leggi in Sudafrica.
Poi ci deve essere una valutazione caso per caso. Su Mandela il dilemma diventa altamente simbolico:
investe la sfera pubblica anche se non dovrebbe. C'è una sacralità del suo corpo, come in altri tempi, è
accaduto con re e santi. Mandela ha un corpo privato e uno pubblico.
In questa situazione le due dimensioni sono riunite ed è evidentemente difficile fare la differenza. Mi auguro
che alla fine ci sia un accordo per lasciare andare l'uomo, comprendendo che il leader, l'eroe nazionale tanto
amato, resterà sempre.
Con la sua anima o la sua memoria, ognuno dica come crede». REPUBBLICA.IT Un video inedito di Nelson
Mandela: "Ho fatto la mia vita" PER SAPERNE DI PIÙ www.africanheraldexpress.com www.africanews.it
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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"Mandela, totem dell'Africa ecco perché il suo corpo ora è diventato un
simbolo"
06/07/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 12
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Foto: TUTU: BASTA LITIGI "Risolvete le vostre divergenze, basta sporcare il nome di Madiba".
Così Desmond Tutu, si appella ai parenti di Nelson Mandela
Foto: LO STORICO Jacques Le Goff è uno studioso della storia e della sociologia del Medioevo, tra i più
autorevoli nella ricerca agiografica
06/07/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 16
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Sanità Prosciolto l'ex senatore Tedesco (Pd)
FABIO ALBANESE
È stato prosciolto da ogni accusa l'ex senatore Alberto Tedesco nel procedimento per l'accreditamento di
case di cura private. Il gup del Tribunale di Bari, Roberto Oliveri del Castillo ha, infatti, disposto il non luogo a
procedere per Tedesco con riferimento a tutti i capi d'imputazione che la Procura gli contestava in questa
indagine. «C'è voluto molto tempo, ma alla fine la verità emerge sempre» ha detto Rosita Petrelli, avvocato di
Tedesco. Il gup ha anche assolto perché il fatto non sussiste i sei imputati che avevano scelto il rito
abbreviato: gli ex direttori della Asl di Bari Nicola Pansini, Alessandro Calasso e Francesco Lippolis, l'ex
direttore generale dell'agenzia regionale per la Sanità (l'Ares) Mario Morlacco, l'allora dirigente del Settore
Programmazione e Gestione Sanitaria della Regione Puglia, Fulvia Tamma, Giannantonio Daddabbo, ex
direttore Dipartimento Prevenzione - Servizio igiene pubblica dell'allora Ausl Ba 5. Per loro la Procura aveva
chiesto condanne tra un minimo di 1 anno e 9 mesi ad un massimo di 2 anni e 8 mesi di reclusione.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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IN PUGLIA
06/07/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 18
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"Così Stamina mi ha rovinato la vita"
Una marea di denunce contro il metodo inventato da Davide Vannoni, bocciature nel mondo scientifico Ecco
il racconto del paziente che ha convinto la Procura a indagare: "Con loro ho rischiato di morire" LA BEFFA
«Quando sono stato male volevano firmassi una liberatoria e ammettere che era colpa mia»
NICCOLÒ ZANCAN INVIATO A SCARNAFIGI (CUNEO)
Èandata così, anche se fa male crederci. «Mi hanno prenotato l'impianto delle cellule staminali in un centro
estetico di San Marino. All'ingresso la prima cosa che ho notato è stata la pubblicità di un trattamento
dimagrante. C'erano i dottori Ferro e Fungi, una bellissima infermiera di Alba. Il ragazzo che stava facendo le
pulizie, a un certo punto si è messo il camice ed è entrato con noi in una stanza. Li ho visti trafficare con un
siringone pieno di un liquido biancastro. Mi hanno fatto sedere su un tavolo. Il ragazzo delle pulizie mi ha
abbracciato con un cuscino e mi ha tenuto le gambe, mentre loro iniettavano nel midollo spinale». Nelle carte
dell'inchiesta di Torino, lui è la vittima numero 52. Una di quelle ritenute più significative per capire cosa sia
veramente l'associazione «Stamina Foundation» di Davide Vannoni. Si chiama Carmine Vona, 54 anni,
commerciante ambulante, abita in un paese tranquillo fra i campi di mais. Dal 3 aprile 2008 ha la parte
sinistra del corpo semi paralizzata per colpa di un ictus. Il trapianto di cellule staminali non l'ha fatto guarire,
come promesso da Vannoni in persona. Neppure migliorare. Ma è soprattutto quello che è successo dopo il
trattamento ad averlo convinto a sporgere denuncia. «Mi avevano prenotato una stanza all'hotel
Passepartout di San Marino. Mi avevano assicurato che sarei stato tenuto sotto osservazione nelle
ventiquattro ore successive all'intervento. Stavo guardando un film western alla televisione, quando mi sono
sentito male. Ho avuto una crisi epilettica: la prima della mia vita. Schiumavo dalla bocca. Stavo per morire.
Mi ha salvato un amico che mi ha accompagnato nel viaggio della speranza». Il signor Vona si risveglia
all'ospedale civile di San Marino. Cerca i medici che lo avevano operato al centro estetico, per capire cosa
fosse successo, ma erano già in viaggio all'altezza di Bologna. Li convince a tornare indietro: «Erano
imbarazzatissimi - ricorda hanno negato di avermi fatto un trapianto di cellule staminali». La storia della
vittima numero 52 ha molti punti di contatto con le altre. Partono tutte da un sogno di guarigione. Un miraggio
che all'improvviso sembra a portata di mano. «La prima volta che ho telefonato a Vannoni, mi ha assicurato
che sarei guarito, subito, al cento per cento». Subito. Senza dubbi né sfumature. Ecco la trafila. Visita di
cinque minuti dal neurologo Leonardo Scarsella con studio a Moncalieri. Successivo appuntamento nello
studio della «Stamina Foundation», uno scantinato in via Giolitti, nel centro di Torino. «C'erano una scrivania
e un computer. Chiamavo Vannoni dottore, perché pensavo che lo fosse. Solo più tardi ho saputo che, in
realtà, è un professore di psicologia. In effetti parlava bene, in maniera molto convincente. Ci ha fatto vedere
due video impressionanti sul suo computer. Un ballerino quasi paralizzato, che dopo le staminali tornava a
danzare alla grande. Un signore anziano in sedia a rotelle, che ricominciava a camminare. Il primo prezzo per
il trattamento era di 27 mila euro. Visto che io e mia moglie eravamo titubanti, Vannoni ci ha proposto uno
sconto fino a 21.600 euro». Silvia e Carmine Vona, tenendosi per mano, accettano: «In quei momenti sei
fragile, faresti qualsiasi cosa per guarire». E così, prima del viaggio a San Marino, la vittima numero 52 si
sottopone al prelievo: «Sono andato nella clinica privata Lisa di Carmagnola. Mi hanno preso un pezzo di
osso con un carotaggio. Ricordo il medico, un ragazzo alto di Torino, che alla fine, con una valigetta in mano,
mi fa: "Vado subito a coltivare le sue cellule". Mi hanno chiamato dieci giorni dopo». Era il 2009. Carmine
Vona, difeso dagli avvocati Stefano Castrale e Luisa Scotta, ancora aspetta, soffre e si indigna: «Ogni volta
che vedo Vannoni in televisione mi arrabbio moltissimo. Fa affari sulla pelle dei malati». Le vittime del metodo
Stamina solo a Torino, secondo il procuratore Raffaele Guariniello e i carabinieri del Nas, sono 62. L'inchiesta
è alle fasi finali. Si va verso un rinvio a giudizio per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla
somministrazione di farmaci pericolosi per la salute. Sarebbero dieci le persone coinvolte, fra cui due
ricercatori ucraini. Carmine Vona aspetta di poter dare il nome esatto al trattamento ricevuto. «Ho cercato
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Inchiesta
06/07/2013
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:309253, tiratura:418328)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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tante volte Vannoni al telefono, ma non mi ha più risposto». Se ne va zoppicando: «La cosa peggiore è che
quando sono stato male, proprio Vannoni ha cercato in tutti i modi di convincermi a firmare una liberatoria.
Voleva che mi assumessi io la responsabilità. Insisteva. Ho capito che erano arrabbiati con me, perché avevo
parlato troppo». Il fatto è che certe volte i miracoli non riescono. Proprio di questo parla l'inchiesta della
procura di Torino. Anche la signora Font ha pagato 27 mila euro: «Mio padre aveva il Parkinson, non riusciva
più a camminare, avremmo voluto aiutarlo in tutti i modi. Ma dopo l'iniezione stava malissimo, delirava.
Quando abbiamo cercato spiegazioni, ci hanno sbattuto il telefono in faccia. Questa è la cosa che mi
tormenta ancora. Che mio padre si sia sentito preso in giro poco prima di morire». [1. continua]
Tutte le stroncature 1Nel 2009 apre un fascicolo sulla vicenda RL'INCHIESTA DI GUARINIELLO RLA
PRIMA DENUNCIA 2Arriva con la morte di un uomo torinese RLA RIVISTA NATURE 3«Il metodo Stamina è
errato» RL'APPELLO DEL MINISTRO 4«Vannoni consegni il protocollo» RRACCOLTA FIRME DEI
RICERCATORI 5In duecento chiedono lo stop dei test
62
querele Presentate da persone che contestano a Vannoni la validità del suo metodo di cura
27
mila euro È la cifra che i pazienti di Stamina devono spendere per potersi sottoporre alla terapia
2009
l'inizio La sperimentazione di Vannoni prosegue da quattro anni Il primo centro È stato aperto circa dieci anni
fa in un ufficio di via Giolitti a Torino: qui ci lavoravano due medici ucraini Ha detto Davide Vannoni presidente
Stamina Foundation Il 1° agosto consegnerò all'Istituto Superiore di Sanità il protocollo per l'applicazione del
metodo. A giorni vedremo il comitato scientifico per la sperimentazione
«Curato in un centro estetico» La denuncia di Carmine Vona è considerata uno dei cardini dell'indagine in
corso alla Procura di Torino
06/07/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Carla Massi
R O M A Guerra delle polizze in corsia. In molte Regioni è stato deciso di disdire le stipule delle Asl e mettere
da parte un fondo da destinare ai contenziosi legali, perché entro il 13 agosto medici, infermieri, veterinari e
ostetrici devono avere in tasca una polizza, mentre gli specialisti più a rischio-denuncia (ortopedici,
ginecologi, chirurghi) dicono di non riuscire a sostenere le tariffe che vengono offerte dal mercato delle
assicurazioni. Da qui, la richiesta di rinviare l'entrata in vigore della legge del 13 agosto. Ogni anno le
denunce sono 30 mila. Massi a pag. 15 E' guerra delle polizze in corsia. Perché in molte Regioni è stato
deciso di disdire le stipule delle Asl e mettere da parte un fondo da destinare ai contenziosi legali, perché
entro il 13 agosto medici, infermieri veterinari e ostetrici devono avere in tasca una polizza, perché gli
specialisti più a rischio denuncia (ortopedici, ginecologi, chirurghi generali e chirurghi estetici) dicono di non
riuscire a sostenere le tariffe che vengono offerte dal mercato, perché, dicono sempre i medici, non esiste un
sistema di procedure che delimiti con regole precise il settore delle assicurazioni sanitarie. Da qui, la richiesta
di rinviare l'entrata in vigore della legge del 13 agosto (vale anche per altri professionisti questo
obbligo)peraltro già rinviata l'anno scorso. Da qui lo sciopero dei ginecologi del servizio sanitario nazionale a
febbraio: chiedevano la messa in sicurezza dei punti nascita, la regolamentazione della responsabilità
professionale e costi meno proibitivi per le assicurazioni. Lunedì 1 luglio si sono fermati settemila ortopedici:
«Basta operare con l'incubo di una causa per risarcimento danni» stigmatizza Michele Saccomanno,
presidente di Nuova Ascoti, il sindacato degli ortopedici che ha inetto la protesta. «Ci sentiamo i
portabandiera di questa battaglia. Tutti i professionisti saranno obbligati ad assicurarsi ma le assicurazioni
non sono obbligate a farlo. Le polizze possono arrivare fino a diciottomila euro l'anno». Rincara Giovanni
Botti, presidente dell'Aicpe (Associazione italiana chirurgia plastica estetica): «Avrebbero dovuto calmiera le
polizze, l'obbligatorietà sta solamente facendo innalzare i costi oltre ogni misura accettabile. Chiediamo che
vengano fermati i furbi, quelli che vanno dall'avvocato nella speranza di un risarcimento». Una bagarre in
Italia, ormai, conta circa 30mila cause l'anno. In mezzo, il paziente. Che da metà agosto avrà il diritto di
chiedere al medico gli estremi della polizza e il massimale. Diversa la visione dei medici dipendenti del
servizio sanitario nazionale che temono di ritrovarsi, senza l'ombrello della Asl, a dover pagare cifre che
sfiorano i milioni di euro. «La responsabilità civile e il risarcimento sono in carico all'ospedale - spiega
Domenico Iscaro presidente Anaao il sindacato più rappresentativo tra i medici pubblici - ma la crisi, la
lievitazione dei costi e il peso economico dei contenziosi hanno fatto decidere le Regioni a rescindere le
polizze e optare per un fondo destinato alle cause. Ma non sempre basta il denaro. Ci stiamo occupando di
tre casi di medici che con la Asl senza denaro si sono trovati soli a fronteggiare cause molto pesanti». Il
problema più grande, dunque, è per i medici che non dipendono dal servizio sanitario nazionale. In
particolare i giovani appena laureati che non hanno la disponibilità di pagare tariffe di oltre il diecimila euro.
Le compagnie parlano di polizze a cifre contenute, al massimo mille euro l'anno. «Ma chi entra in sala
operatoria e non è un dipendente - spiega Roberto Manzato, direttore centrale dell'Ania, l'Associazione
nazionale fra le imprese assicuratrici - può arrivare a cifre che sfiorano i ventimila euro. Nessun problema,
ripeto, per i dipendenti che possono usufruire anche di polizze collettive». Carla Massi
Così in Italia
I CASI DI MALASANITÀ REGISTRATI LE DENUNCE
2010
2011
33.700
31.400
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
22
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Medici in rivolta, dal 13 agosto assicurazione obbligatoria
06/07/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
23
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+200% Fonte Ania (Associazione nazionale imprese assicurazioni)
11.782
12.329
21.353
19.627
66% Contro le Asl Sinistri denunciati non danno seguito ad un risarcimento Contro i professionisti 2010 2011
2010 2011
17,5%
13,9%
7,7%
5,4%
5,2%
2,8% Or topedia Oncologia Odontoiatria Ginecologia e ostetricia Emergenza e pronto soccorso Chirurgia
generale e oculistica LE AREE SPECIALISTICHE PIÙ A RISCHIO DENUNCIA (Cittadinanzattiva Pit Salute)
Il contratto
Ospedali bloccati il 22 luglio: sciopero R O M A «Contratto subito». È l'appello dei medici, veterinari e
dirigenti del Servizio sanitario nazionale al governo. Collegandosi al sito www.contrattosubito.it, i dirigenti
medici, veterinari, sanitari, tecnici, professionali e amministrativi del Ssn possono dunque sottoscrivere
l'appello promosso da tutte le organizzazioni sindacali che li rappresentano. Le organizzazioni sindacali
promotrici dell'appello consegneranno le firme al ministro dell'Economia lunedì 22 luglio in occasione dello
sciopero nazionale e del sit-in che si svolgerà di fronte al ministero.«La sanità italiana si legge nell'appello - è
senza contratto da 4 anni. E rischia di rimanerci ancora a lungo visto l'atteggiamento del governo che mira a
prorogare fino al 2014 il blocco in vigore senza escludere un rinvio a tempi indeterminati. E mentre il nuovo
contratto è ostaggio di un futuro incerto, quello vecchio viene smantellato ogni anno dalle leggi finanziarie».
06/07/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Metodo Stamina: la consegna dei documenti slitta al 1 agosto
ROMA L'accordo, almeno sulla data, sembra essere stato raggiunto: il primo agosto, ha annunciato il
presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni, «consegneremo il nostro metodo all'Istituto superiore di
sanità». Terminata la semplificazione del protocollo, dunque, il metodo sarà consegnato al Comitato
scientifico nominato per l'avvio della sperimentazione, ma Vannoni ribadisce, però, cinque condizioni
fondamentali, che verranno discusse in un incontro in programma per il 12 luglio all'Iss. L'avvio della
sperimentazione del metodo Stamina inizialmente previsto per il primo luglio - sembra dunque avvicinarsi. A
meno di ulteriori imprevisti. E intanto cresce la protesta di vari ricercatori italiani, che chiedono al ministro
della Salute, Beatrice Lorenzin, di «chiudere questo grave scandalo». Dall'altro lato ci sono i malati che
chiedono di accedere al metodo. In prima linea i genitori della piccola Sofia, la bimba fiorentina di 3 anni e
mezzo affetta da una grave patologia degenerative e alla quale sono state effettuate tre infusioni secondo il
protocollo Stamina. Per mostrare i progressi fatti dalla piccola, i genitori hanno postato sulle loro pagine
Facebook due video della piccola.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La sperimentazione
06/07/2013
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:192677, tiratura:292798)
I consumi in discesa libera: si risparmia pure sulla pasta
Scende la quantità degli acquisti: -2,8%, per l'Istat è il record negativo dal 1997 Diminuisce la vendita dei beni
alimentari, calo a due cifre per l'abbigliamento CAMBIO DI ABITUDINI Spesa all'hard discount, tagli su salute
e cultura e bici al posto dell'auto
Nadia Muratore
Milano Fare la spesa nell' hard discount , utilizzare i mezzi pubblici o la bicicletta, rimandare gli acquisti di
abbigliamento e arredamento, utilizzare l'energia elettrica con parsimonia e tagliare su cinema, libri e
giocattoli. Sono queste le strategie attuate dalle famiglie italiane per risparmiare e ridurre i costi della vita
quotidiana, spesso anche a scapito di quantità e qualità, soprattutto quando si tratta di comprare generi
alimentari o vestiario. Un «piano al risparmio» che ha portato nel 2012 ad una contrazione della spesa media
mensile del 2,8%. A rilevarlo è l'indagine dell'Istat, che registra una caduta negli acquisti come non accadeva
dal 1997. Consumi in frenata, quindi, per un «tirare la cinghia» che colpisce indistintamente famiglie più o
meno agiate, al Nord come al Sud e colpisce anche le due star della dieta Mediterranea: pane e pasta (-9%).
Si piange nelle case di tutto lo Stivale, quindi, anche se, come sempre, c'è chi fa più fatica di altri. Metà delle
famiglie italiane spendono meno di 2.078 euro al mese, un dato - sempre secondo l'Istat - dovuto soprattutto
alla più marcata diminuzione di acquisti da parte delle famiglie con livelli di spesa elevati. E se i ricchi
piangono, i poveri non stanno certo meglio, anzi, anche per loro «tirare la cinghia» e risparmiare su ogni cosa
è diventata un'azione quotidiana, fatta di pellegrinaggi tra hard discount - scelto da oltre il 12% degli italiani e mercati. La spesa alimentare è sostanzialmente stabile rispetto al 2011 - da 477 passa a 468 euro ma sei
famiglie su dieci hanno ridotto la qualità o la quantità del cibo comprato. Nel Mezzogiorno si spende più che
altrove per i prodotti da mettere in tavola ma si risparmia di più sul tempo libero e l'abbigliamento. La spesa
non alimentare diminuisce del 3%, scendendo sotto i 2mila euro mensili. In picchiata gli acquisti per
l'abbigliamento e le calzature (-10,3%), per arredamento ed elettrodomestici (-8,7%) e anche per il tempo
libero e cultura (-5,4%). Gli italiani si rivelano un popolo sportivo, perché se risparmiano su cinema e libri,
mantenimento di animali domestici e lotterie, aprono volentieri il portafoglio quando si tratta di palestre e
piscine. In lieve diminuzione le percentuali di spesa destinate alla cura della salute (-3,7%), soprattutto al
Sud, ma se si va meno dal dentista e si riduce l'acquisto dei medicinali, non si rinuncia al fisioterapista, ai
servizi infermieristici e alle diagnosi cliniche. Le coppie di anziani spendono di più di quelle giovani,
soprattutto se con figli e in Trentino e in Lombardia il portafoglio si apre più che in Sicilia. Crescono, anche
per l'aumento dei prezzi di energia elettrica (+ 12,5 %) e carburanti (+15,4%), le quote di spesa destinate a
combustibili ed energia, così come ai trasporti. Secondo i dati di Terna, a giugno di quest'anno, la richiesta di
energia ha registrato una flessione del 6,2% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Elaborazione su
dati Istat
LA RADIOGRAFIA DELLA CRISI L'andamento della spesa delle famiglie italiane -2,8% la contrazione della
spesa nel 2012 rispetto al 2011 468 € la spesa mensile per l'alimentare -3% il calo della spesa per il nonalimentare Single con meno di 35 anni Pensionato solo con più di 65 anni Coppia giovane senza figli Famiglia
con 1 figlio Famiglia con 2 figli Famiglia con 3 o più figli LA SPESA MEDIA PER TIPOLOGIA DI FAMIGLIA
2.419 € al mese La spesa media delle famiglie italiane 468 € alimentari Tempo libero e cultura 100 Altri beni
e servizi 247 Tabacchi 20 Abbigliamento e calzature 120 Abitazione 700
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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ITALIA IN RECESSIONE
06/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Corsi di formazione contro la ludopatia per gli operatori
È stata l'emergenza del gioco patologico a spingere il Dipartimento politiche antidroga ad attivare un percorso
formativo per i professionisti dei centri pubblici di assistenza. Una prima risposta al problema per
razionalizzare e omogeneizzare i modelli tecnico-scientifici di prevenzione, cura e riabilitazione su tutto il
territorio attraverso un approccio di tipo multidisciplinare è stato il primo corso nazionale organizzato per dare
concretezza e applicazione immediata all'iniziativa: ogni Regione partecipante, infatti, ora potrà indire a
cascata, per i propri operatori dei servizi, corsi regionali pubblici. «Sicuramente - ha dichiarato Giovanni
Serpelloni, capo del Dpa - è una problematica di non facile inquadramento, ma molti punti sono ormai
abbastanza chiari tanto da poter concludere che il gioco d'azzardo patologico è una vera e propria malattia,
sicuramente evitabile, prevenibile, curabile e guaribile, con un forte impatto sociale e che ha bisogno di
essere affrontata con tutti i criteri anche attraverso un intervento tempestivo sia a livello normativo che a
livello organizzativo». Neuroscienze, scienze sociali e del comportamento, supporto alle famiglie,
orientamento dei sistemi socio-sanitari, usura correlata ai debiti di gioco sono i temi affrontati durante il corso
nazionale.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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L'INIZIATIVA
06/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
DA MILANO NELLO SCAVO
empre più italiani sprecano soldi nell'azzardo e, secondo la stima del Cnr, sono circa un milione i giocatori a
rischio alto o che hanno già una forma di dipendenza. I governi che si sono succeduti negli ultimi vent'anni
hanno promosso sempre nuove forme d'azzardo ma, a differenza di quanto accade all'estero, non hanno mai
garantito un diritto di cura gratuito per i giocatori patologici. Dopo gli ottimi esiti della breve sperimentazione
effettuata nel 2011 e grazie a un nuovo progetto, finanziato in parte dalla Regione Emilia-Romagna e in parte
dall'associazione Centro sociale Papa Giovanni XXIII, è stata inaugurata in provincia di Reggio Emilia la
prima struttura residenziale italiana aperta tutto l'anno per l'accoglienza di giocatori patologici seguiti dai
servizi pubblici di tutta Italia. L'importanza di garantire una cura residenziale gratuita a queste persone e le
caratteristiche specifiche di Pluto, la nuova struttura, saranno illustrate lunedì dai presidenti dell'associazione,
Matteo Iori, e del Cnca, Armando Zappolini, e dal responsabile dell'AzzardoPoint di Reggio, Umberto Caroni.
L'iniziativa rientra nell'impegno assunto dalla Regione con l'approvazione all'unamità del progetto di legge sul
contrasto e la prevenzione del gioco d'azzardo patologico.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Reggio Emilia apre prima casa di cura
06/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
ALUNNI IN CONCORSO PER IL LOGO SLOT FREE
A settembre, con la riapertura delle scuole, sarà lanciato un concorso di idee regionale riservato a tutte le
classi delle medie inferiori della Lombardia. Sarà chiesto agli studenti di realizzare il logo "slot free" da far
esporre nei locali virtuosi che rinunceranno a utilizzare le macchinette mangiasoldi. «I numeri sono
impressionanti: secondo lo studio fatto dall'istituto di Fisiologia clinica del Cnr il 45,3% degli studenti delle
superiori ha puntato almeno una volta somme in denaro, il 20% afferma di giocare con frequenza» e il 12%
dei ragazzi è decisamente a rischio ludopatia», ricorda l'assessore regionale al Territorio e all'Urbanistica,
Viviana Beccalossi. Per questo è stato deciso di coinvolgere direttamente le scuole, dalle quali, sottolinea
l'assessore, può arrivare «un contributo forte e concreto per fronteggiare la piaga della ludopatia e il dilagare
di slot». La Regione Lombardia ha anche presentato un progetto di legge che prevede, tra l'altro, l'adozione
della distanza minima di cinquecento metri delle sale giochi da scuole e altri luoghi sensibili, attività di
prevenzione e recupero in collaborazione con Asl e associazioni di consumatori, corsi di formazione
obbligatori per esercenti con rilascio di un patentino che ne certifichi la conoscenza delle normative vigenti.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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REGIONE LOMBARDIA
06/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:105812, tiratura:151233)
OLIO DI CANAPA SPACCIATO PER INTEGRATORE CURATIVO
Sequestrati circa 230 litri di olio di canapa spacciato per integratore alimentare con inesistenti proprietà
terapeutiche. È il risultato di un'operazione dei Carabinieri del Nas di Ancona, presso due aziende della
provincia di Macerata. Il prodotto, sul sito internet e sui depliant illustrativi dell'azienda, veniva pubblicizzato
quale cura per diverse patologie: ipercolesterolemia, trombosi, arteriosclerosi ed altre malattie
cardiovascolari, infezioni croniche alla vescica, colite ulcerativa, colon irritato, morbo di Crohn. Ma veniva
venduto anche contro la sindrome premestruale e la menopausa. I militari del Nas hanno accertato che nei
due stabilimenti, che producevano oli vegetali e distribuivano alimenti, l'olio di canapa veniva preparato in
confezioni dai 100 ai 750 ml (per un prezzo al pubblico di circa 100 euro al litro) e poi commercializzato non
solo presso il punto vendita ma su tutto il territorio nazionale.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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INTERVENTO NAS
06/07/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Camilliani, una missione chiamata salute
Il vicario generale: dove non arrivano gli Stati, arriva la carità E anche se la tecnica domina c'è sempre posto
per la compassione
DA ROMA STEFANIA CAREDDU
Più cuore in quelle mani», amava ripetere Camillo de Lellis ai suoi confratelli. Nella frase del santo che dedicò
la sua vita alla cura degli ammalati e dei bisognosi è racchiuso uno stile, una concezione di assistenza che va
oltre il mero approccio medico-scientifico. Una filosofia che continua a guidare l'attività dei Camilliani e degli
operatori laici impegnati nel settore socio-sanitario. Sono più di 200 le strutture gestite dalla famiglia religiosa
e sparse in 40 nazioni di cui la metà nei Paesi in via di sviluppo. Ambulatori, dispensari, ospedali missionari,
case di cura per anziani, tossicodipendenti, senza fissa dimora e disabili, centri per malati di Aids dove la
persona viene accolta e accudita a 360 gradi. «La tecnica non riesce ad intervenire in alcuni spazi
fondamentali per il paziente che solo un incontro umano, pastorale, etico e spirituale può coprire», osserva
padre Paolo Guarise, vicario generale dell'ordine, sottolineando che «anche in un mondo dominato dalla
tecnica, c'è sempre posto per la compassione». Soprattutto se si ha a che fare con persone sofferenti e
fragili, a maggior ragione se povere o emarginate. «Il nostro focus - rileva - è piuttosto sul sociale: dove non
arriva lo Stato, arriva la carità». Sulle orme del fondatore - che fu in prima linea nell'aiutare i feriti durante le
guerre d'indipendenza ispirando l'opera della Croce Rossa di Henry Dunant - i Camilliani operano su diversi
fronti, dal lavoro sul campo alla formazione. «Da una ventina di anni - spiega il vicario generale - siamo attivi
nella cura dell'Aids. Abbiamo diversi centri, molti in Kenya, Perù e Spagna: si tratta di piccole case famiglia in
cui l'operatore diventa per i quattro o cinque pazienti una mamma. L'accoglienza in una casa è importante,
specialmente in Africa dove i bambini sieropositivi spesso sono orfani». E poiché San Camillo non esitò a
portare soccorso mentre la peste dilagava a Milano o l'esondazione del Tevere mieteva vittime a Roma e in
situazioni di fame e carestia, non manca un impegno dei religiosi nelle emergenze come i terremoti e le
inondazioni. Indonesia, Cile, Haiti e Perù sono solo alcune delle aree in cui si è intervenuto recentemente: «Il
nostro non è un primo soccorso, quanto più un'azione di supporto morale, spirituale e sociale anche nel lungo
periodo. Promuoviamo infatti progetti che aiutino le persone a riprendere una vita normale», dice padre
Guarise che per 23 anni è stato missionario in Kenya dove ha prestato il suo servizio come cappellano
dell'ospedale («la malattia più diffusa era l'Aids - ricorda - e spesso mancavano gli elementi indispensabili, i
guanti ad esempio, per garantire l'igiene e l'assistenza, mentre nei Paesi ricchi è forte l'enfasi sulle cure
cosmetiche») e nella formazione dei giovani. «Per avere una buona sanità, è necessario avere buoni
operatori sanitari», conclude il religioso evidenziando lo sforzo dell'ordine nel campo dell'educazione. Che si
realizza nella sede universitaria del Camillianum, l'istituto di teologia pastorale sanitaria di Roma, e in una
quindicina di centri pastorali per laici e consacrati.
Foto: La cupola della Clinica camilliana "San Pio X" di Milano
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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L'ANNO GIUBILARE Più di 200 le strutture gestite dall'ordine e sparse in 40 nazioni. La metà è in Paesi in via
di sviluppo: dagli ambulatori agli ospedali missionari, dalle case di cura per anziani ai centri per malati di Aids
06/07/2013
ItaliaOggi
Pag. 32
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Nuove soglie per gli acquisiti in economia di beni e servizi nel settore sanitario, che vengono uniformate al
regolamento del Codice; possibile la procedura "in economia" fino a 125.000 e a 193.000 . E' quanto prevede
il decreto del Ministero della Salute 26 aprile 2013 recante la nuova disciplina dei lavori, servizi e forniture in
economia, ai sensi dell'articolo 125, comma 10, del Codice dei contratti pubblici (d.lgs. n. 163/2006) che
dispone anche la conseguente abrogazione del precedente decreto 6 novembre 2002 (il decreto è pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale n. 154 del 3 luglio 2013). L'intervento normativo si è reso necessario in quanto l'art.
358, comma 1, lettera f) del Regolamento attuativo del Codice (dpr 207/2010) ha abrogato (con decorrenza 8
giugno 2011) il Dpr 384/2001, che a sua volta costituiva la base giuridica del decreto del Capo Dipartimento
del 6 novembre 2002. Quest'ultimo provvedimento prevedeva soglie differenti in relazione alle diverse
prestazioni contrattuali da richiedere, mentre il nuovo decreto ministeriale uniforma la disciplina prevista per il
settore sanitario a quella generale contenuta nel dpr 207/2010. In base ad essa le soglie (comma 9
dell'articolo 125 sono pari a 125.000 (per le amministrazioni centrali) e 193.000 per le altre amministrazioni.
Stesse soglie si applicano per i lavori di manutenzione, per quelli di"compilazione dei progetti". L'affidamento
diretto, invece, in base al Codice, è previsto fino a 40.000 euro. In realtà va comunque considerata
l'applicabilità del ricorso al Mepa (Mercato elettronico della p.a.) a decorrere dal 9 maggio 2012, rispetto al
quale il parere n. 92 del 18/3/2013 della Sezione regionale di controllo per la Lombardia della Corte conti ha
sancito l'obbligatorietà anche per l'acquisizione di beni e servizi per importi inferiori alla soglia di rilievo
comunitario da parte delle p.a. (escluse quelle del settore dell'istruzione) . Infine il decreto prevede che alla
ricezione, custodia, conservazione e distribuzione dei materiali sanitari, comunque acquisiti per l'attuazione
dei compiti istituzionali propri del Ministero della salute, si provvede a mezzo del magazzino centrale del
materiale profilattico che ha sede a Roma e delle sedi perfiferiche che saranno individuate.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Acquisti del settore sanitario in economia fino a 193 mila
06/07/2013
ItaliaOggi
Pag. 38
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Tabacchi, norme tutte da riscrivere
La normativa che regola la vendita di tabacchi è tutta da rifare. Lo ha stabilito l'Autorità garante per la
concorrenza e il mercato che ha indicato ai presidenti di camera e senato, presidente del Consiglio dei
ministri e ministro delle finanze le correzioni necessarie. L'intervento dell'Antitrust fa seguito alla recente
modifica alla disciplina introdotta dall'art. 24, comma 42, del dl 98/11, (legge conv. 111/11), e in particolare
dal dm 38/2013, «Regolamento recante disciplina della distribuzione e vendita dei prodotti da fumo», il cui
testo non è stato trasmesso prima dell'adozione all'Autorità per rendere parere obbligatorio in merito al
rispetto del principio di proporzionalità come previsto dall'art. 34.5, del decreto Salva Italia. «La previsione di
distanze minime tra i rivenditori e l'individuazione di criteri di produttività minima delle rivendite esistenti per
l'apertura di nuove, secondo il Garante, si pongono in palese contrasto con l'art. 34 del medesimo decreto
Salva Italia». In particolare, con riferimento alle questioni connesse alla tutela della salute che, in base alla
normativa, dovrebbe giustificare le limitazioni poste, per l'Autorità sono sufficienti le campagne di
informazione sui rischi per la salute derivanti dal tabagismo e i divieti di fumare in un'ampia tipologia di luoghi.
In ogni caso, sottolinea la nota pubblicata sul bollettino n. 25 del primo luglio, «del tutto ingiustificata con
riferimento alla tutela della salute è la previsione contenuta nell'art. 23 della legge n. 1293/1957, ancora oggi
in vigore, in forza della quale i titolari dei patentini sono tenuti ad acquistare i tabacchi per la rivendita
esclusivamente dai rivenditori ordinari. Ciò in quanto si tratta di norma idonea ad incidere negativamente sugli
utili generati dai titolari dei patentini, [...] senza essere al contempo legata ad esigenze di protezione della
salute pubblica.» In sostanza, secondo l'Antitrust, devono essere «abolite le distanze minime, le valutazioni di
produttività degli esercizi, le discriminazioni fra operatori in ragione del titolo di esercizio dell'attività e, più in
generale, tutte le forme di programmazione della struttura dell'offerta.»
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Indicazione dell' Antitrust alle camere
06/07/2013
L Unita - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Sanità , le allegre spese ai tempi della Polverini
JOLANDA BUFALINI ROMA
Lazio: quei contratti rinnovati a fine mandato BUFALINI A PAG. 12 Avrà un grande da fare il commissario
liquidatore dell'Asp, l'Agenzia di sanità pubblica del Lazio che avrebbe dovuto e s s e r e u n o s t r u m e n t o
d i c o n t r o l l o dell'efficienza del sistema sanitario regionale e che invece è stato trasformato in una
fabbrica politica di prebende, con moltiplicazione della dirigenza, nella misura di un dirigente per ogni tre
dipendenti (a tempo determinato). Ora si chiude, la legge regionale pubblicata mercoledì scorso prevede 10
giorni per la nomina del liquidatore, che dovrebbe arrivare all'inizio della settimana prossima. Però a
dicembre, negli ultimi giorni prima della caduta dell'impero di Renata Polverini, si è fatto in modo di
proteggere gli amici. Non si è arrivati a nominare senatore un cavallo, come ai tempi di Caligola, ma è stato
messo a punto un sistema che assomiglia molto a quello dell'Ama, l'azienda capitolina dei rifiuti, dove c'era
persino un tariffario per gli scatti di carriera favoriti da sindacalisti corrotti. All'Asp i sindacalisti Ugl e Cisl,
Carlo Francia e Stefano Foresta, rispettivamente segretario e autista del direttore generale Gabriella
Guasticchi, hanno pensato prima di tutto a se stessi garantendosi indennità a quattro zeri, mentre i loro
colleghi, per conservare il posto di lavoro hanno dovuto rinunciare al pregresso, sono ancora in attesa dei
buoni pasto e, in molti casi, non sono a posto con i contributi, sebbene i loro contratti a termine durino da 15
anni. Anche un altro rappresentante della Rsu, Emanuele Fabrizi,della Uil, ha potuto usufruire di una
indennità basata sui fondi per un progetto di ricerca. Ma non basta, fra le richieste di accesso agli atti
formulate dalla funzione pubblica Cgil ce n'è una in cui salta agli occhi la seguente domanda: «Come è
possibile che contratti a tempo determinato di durata triennale stipulati nell'anno 2010 risultino essere tutti,
tranne uno, in scadenza nell'anno 2015?». Se la matematica non è un'opinione, è invece opinabile la
procedura con cui è avvenuto il miracolo di allungare gli anni di contratto da tre a cinque: a dicembre, senza
l'avviso pubblico che le norme richiedono, i contratti sono stati semplicemente prolungati. L'8 aprile 2013, il
direttore generale ne prende atto e il gioco è fatto. La data è interessante perché l' 8 aprile, ormai, le
elezioni sono avvenute, alla Regione si è insediato Nicola Zingaretti che, visto l'andazzo, si è premurato, di
mandare una lettera con tutti i crismi dell'ufficialità, in cui si sottolinea che, in attesa di «un nuovo modello di
attuazione mirato alla spending review in ambito sanitario», appare opportuno «astenersi dall'adottare
provvedimenti o nomine che possano compromettere il raggiungimento di tale obiettivo». La preoccupazione
di Zingaretti è molto fondata perché le indennità di cui si parla sono sostanziose, intorno ai 57.000 euro. Una
generosità facilitata dal fatto che all'Asp il direttore generale ha guadagnato nel 2011, in barba alle spending
review, 253.000 euro. Una cifra che ha fatto esclamare a Nicola Zingaretti in campagna elettorale «basta, è
una oscenità!». E facilitato anche dal fatto che i revisori dei conti, in questo regno di Bengodi nell'Italia in crisi,
percepivano ciascuno 63.000 euro, 71.000 il presidente. I dottori revisori rimarranno in carica anche con il
commissario liquidatore ma le loro retribuzioni sono state decurtate a 14.000 e 17.000. Insomma,
faticosamente è cominciato il lavoro di pulizia, ma i rischi sono sempre in agguato, perché negli uffici della
Regione il vecchio personale non perde occasione di continuare il proprio gioco in una guerra guerreggiata e
senza esclusione di colpi: giovedì è stata revocata una delibera su progetti di ricerca finanziati da privati dopo
bandi regolarmente svolti. Evidentemente si tratta di finanziamenti che andavano a persone non gradite alla
dirigenza in procinto di andare a casa. E i sindacati che hanno fatto ricorso al Tar ritenendo illegittime le
nomine fatte in campagna elettorale (Il sindacato dei dirigenti Dires e la Cgil), alla prima e alla seconda
udienza hanno avuto la sorpresa di trovarsi contro la Regione, all'avvocatura, infatti, c'è ancora il signor
Bologna, nominato da Renata Polverini. La cosa ha creato un notevole sconcerto, ne è seguito un atto
formale della presidenza della Regione che si è ritirata dal procedimento. Il 19 luglio la prossima udienza.
Foto: L'ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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L'INCHIESTA
06/07/2013
Eco di Bergamo
(diffusione:54521, tiratura:63295)
Ctf Group, la cooperativa dei farmacisti in 70 anni ha scalato il mercato
italiano
È un colosso molto discreto Ctf Group, l'ex Cotifa, la cooperativa per la distribuzione di farmaci (ma oggi è
anche qualcosa di più), che, con un fatturato di 450 milioni di euro (in calo rispetto ai 520 milioni del 2011 per
effetto della cessione del ramo d'azienda del magazzino mantovano) rientra nella top ten delle principali
imprese bergamasche ed è fra i primi 250 gruppi italiani. Partita come piccolo consorzio nel lontano 1943
(questo è dunque l'anno del settantesimo dalla fondazione), la cooperativa di Lallio ora è diventata il quinto
gruppo distributivo del Paese, presente in trenta province del Nord Italia (soprattutto Lombardia e Veneto, ma
anche Emilia e provincia di Trento), è il primo (per fatturato e dimensioni) di proprietà di farmacisti ad
azionariato diffuso e il primo per numero di farmacisti soci (812). I clienti sono 2.425, i magazzini 5 (oltre a
Lallio, Milano, Caiolo in provincia di Sondrio, Bolzano Vicentino e Saonara in provincia di Padova), gli articoli
trattati oltre 150 mila. Ctf Group controlla con una quota del 91% Nordest Farma (la società di distribuzione
che opera nel Veneto) e ha una quota del 38% in Faggi Farma e del 25% in Catena Farmaceutica, attive
sempre nella distribuzione. I dipendenti diretti sono 370 (di cui 180 impiegati nella sede centrale di Lallio), ma
vanno aggiunti altrettanti addetti dell'indotto (come gli autisti dei 300 furgoni che riforniscono quotidianamente
le farmacie). La dimensione della società bergamasca, tuttavia, oltrepassa i confini nazionali dato che
partecipa con una quota del 20% a Secof, il network con sede a Siviglia che riunisce le cooperative europee
di proprietà di farmacisti con l'obiettivo di difendere i titolari di farmacia e di migliorare le performance delle
cooperative da un punto di vista logistico: è operativa in Italia, Germania, Francia, Belgio, Spagna, Portogallo
e Turchia e costituisce il quarto gruppo europeo con un fatturato di 11 miliardi di euro e 36 mila farmacie
servite. Sia il neo presidente di Ctf Group Alfredo de'Gasperis (le cariche sono state rinnovate nei giorni
scorsi: vicepresidente è Giovanna Venturini, amministratore delegato Giliola Colombi) sia il past president
Giuseppe Bottelli sia il direttore generale Alfredo Sassi tengono a evidenziare la natura cooperativa del
gruppo, i cui soci sono gli stessi farmacisti e in cui quindi (rispetto alle concorrenti multinazionali) prevale una
filosofia che punta a un'efficienza del servizio che va a favore non solo delle farmacie ma anche dei clienti.
«Nella Bergamasca, dove deteniamo una quota di mercato del 63% nella distribuzione farmaci - spiegano arriviamo a garantire quattro consegne al giorno: in questo modo, nel giro di due ore alla farmacia viene
consegnato il medicinale richiesto». Alle spalle della nostra provincia, seguono quelle di Vicenza (dove Ctf
Group ha una quota di penetrazione del 32%), Padova (28%), Lecco (22%), Rovigo (16%), Treviso (15%) e
via via le altre. Ma, nonostante la crisi si sia abbattuta anche sulle farmacie, e, di conseguenza, sul comparto
della distribuzione farmaci (che nei primi cinque mesi del 2013 ha fatto registrare in Italia una flessione
dell'attività del 4%), Ctf Group ha messo a segno un più 8,9%. Un risultato più che lusinghiero che permette
alla cooperativa di fissare ambiziosi obiettivi nel medio termine: «Puntiamo entro i prossimi 5-7 anni spiegano presidente e direttore - ad arrivare ad estenderci a tutto il Nord Italia con una quota di mercato del
25-30% nelle regioni settentrionali e del 10% a livello nazionale, e di toccare il miliardo di euro di fatturato».
La distribuzione farmaceutica è stata in anni più recenti affiancata da altre attività come la logistica
ospedaliera (è stato da poco rinnovato per i prossimi sei anni il contratto con gli Ospedali Riuniti di Bergamo
che hanno appaltato al magazzino Ctf di Lallio il servizio di stoccaggio e di logistica del materiale sanitario e
cosiddetto «alberghiero», costituito da salviette, tovaglioli, lenzuolini, eccetera) e da diversi servizi
complementari, dalla telemedicina al noleggio di apparecchi elettromedicali, dalla consegna di surgelati senza
glutine alle consulenze nutrizionali, dai servizi di analisi biologiche ai test sulle intolleranze alimentari. «La
farmacia - spiega ancora il direttore Sassi - oggi ha l'opportunità di diventare, in particolare per il paziente
cronico, una sorta di "terminale intelligente della sanità". Per fare solo un esempio, la telemedicina viene già
attuata da 25 farmacie bergamasche permettendo l'accesso in tempi rapidi, senza bisogno di recarsi in
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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ECONOMIA
06/07/2013
Eco di Bergamo
(diffusione:54521, tiratura:63295)
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ospedale e a costi di poco superiori al ticket, a vari servizi, come l'holter pressorio, l'elettrocardiogramma e la
rilevazione della pressione arteriosa. Per queste attività contiamo molto sulla collaborazione della classe
medica, anche perché tutti ne sono avvantaggiati: farmacie, medici e pazienti». Ha intanto raggiunto quota
100 mila unità la «Carta salute» di Ctf con cui al cliente, in funzione del punteggio raggiunto grazie
all'acquisto di prodotti parafarmaceutici, vengono offerti servizi che vanno dai consigli medici telefonici alla
visita domiciliare di un medico generico, dal trasporto in autoambulanza all'ospedale più vicino (emergenze
escluse) alla prenotazione del centro specialistico. P. S.
06/07/2013
La Tribuna di Treviso - Ed. nazionale
Pag. 9
(diffusione:19022, tiratura:23555)
MESTRE Federfarma veneto ha denunciato una grave situazione di mancanza di farmaci salva-vita inVeneto.
Una situazione che si trascina dal 2011. «La pressione era diventata insostenibile ed era stata evidenziata
più volte con numerose denunce all'Aifa, l'Agenzia Italiana del Farmaco, da parte soprattutto dei farmacisti di
alcune sedi di Federfarma come quelle di Veneto, così Federfarma Roma ha presentato ieri mattina un
esposto alla Procura sull'irreperibilità. «La nostra prima pubblica denuncia sulla grave situazione che si
registrava anche nelle farmacie venete risale al 18 gennaio del 2011, mentre l'ultima reca la data del 25
marzo 2013» recita una nota di Federfarma «La carenza di medicinali nel ciclo distributivo costringe le
farmacie a ripetute ed estenuanti ricerche prima di poter ottenere anche poche unità del farmaco richiesto
creando disagio per i cittadini per i lunghi tempi di attesa».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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In Veneto mancano medicine salvavita Esposto farmacisti
05/07/2013
Il Venerdi di Repubblica - N.1320 - 5 luglio 2013
Pag. 42
(diffusione:687955, tiratura:539384)
BASTA SCALE A TREVISO SI DIVENTA DEPRESSI
Traviso. «Usare le scale, evitare gli ascensori». Sono questi i cartelli comparsi all'ospedale Ca' Foncello.
Secondo i dati raccolti dall'Ulss 9, il 75 per cento dei trevigiani tra i 18 e i 70 anni non svolge un'attività fisica
adeguata. Usare le scale quando è possibile - spiegano dal Dipartimento di prevenzione - è una delle più
semplici scelte per evitare malattie cardiache, Alzheimer e depressione.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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ITALIA CRONACHE PROVINCIALI
05/07/2013
Il Venerdi di Repubblica - N.1320 - 5 luglio 2013
Pag. 68
(diffusione:687955, tiratura:539384)
Piccolissimi complici
NON SOLO CUORE, RENI, FEGATO. TRA GLI ORGANI DA CUI DIPENDE LA SALUTE C'È IL
MICROBIOMA, CIOÈ L'INSIEME DI batteri BUONI, FUNGHI E LIEVITI DIFFUSI IN TUTTO IL NOSTRO
CORPO. CHE CI PROTEGGONO. E VANNO PROTETTI
Alex Saragosa
Il latte umano contiene 700 specie di batteri diversi: lo ha rivelato una ricerca pubblicata della microbiologa
Maria Carmen Collado, dell'Istituto di agrochimica spagnolo. Dobbiamo preoccuparci e pastorizzare anche il
latte della mamma? No, al contrario, dobbiamo essere lieti nello scoprire come questo latte contribuisca a
costruire nel neonato quel complesso mix di microrganismi che gli permetterà di sopravvivere. È sempre più
evidente infatti che non siamo individui, ma ecosistemi, e riusciamo a mantenerci in salute grazie al
microbioma, ovvero alla patina di batteri, funghi e lieviti che ricopre le parti del nostro corpo in contatto o con
scambi con l'esterno (dalla pelle all'intestino, dai bronchi all'uretra) impedendo che vengano colonizzate da
varietà patogene. Una persona di 70 chili si porta dietro un numero di cellule estranee 10 volte superiori alle
sue, circa 2 chili di microrganismi che, da potenziali nemici, in milioni di anni di evoluzione sono diventati
preziosi alleati. «Il microbioma è come un altro organo del nostro corpo, le cui funzioni stiamo cominciando a
capire solo ora» dice la microbiologa Carlotta De Filippo, che studia il microbioma alla fondazione trentina
Edmund Mach. Dal 2008 il consorzio internazionale Human Microbiome Project, promosso dal National
Health Institute americano, censisce i microrganismi che convivono con l'umanità: per ora ne hanno
individuato oltre 10 mila specie. Fra le centinaia di persone di cui hanno analizzato il microbioma, c'è anche il
giornalista Michael Pollan, che ha raccontato sul magazine del New York Times i risultati del suo esame:
possiede un ottimo mix di microrganismi, tra i quali figurano quelli della famiglia Prevotella, che digeriscono
fibre vegetali, frutto probabilmente della sua dieta largamente vegetariana. Nelle popolazioni dei Paesi
avanzati, invece, questi batteri stanno diventando relativamente scarsi, sostituiti da altri, come i Firmicutes,
più a loro agio in un ambiente ricco di zuccheri e proteine, ma che non sembrano altrettanto utili al nostro
benessere. «In realtà non sappiamo quale sia il microbioma "perfetto"» dice il microbiologo Rob Knights,
dell'Università del Colorado a Boulders, ricercatore di punta dello Human Microbiome Project, «anche perché
l'ideale varia con la dieta e l'ambiente in cui si vive. Per esempio nell'intestino dei giapponesi, e solo nel loro,
è presente un batterio specializzato nella digestione delle alghe. Pensiamo però che più il microbioma è
diversificato meglio sia. Infatti, se l'uomo ha 27 mila geni nel suo Dna, il Dna del suo microbioma ne contiene
milioni, e più è grande la varietà più è probabile che abbia una soluzione pronta per rispondere a variazioni
nella k. dieta o alla presenza di patogeni». La costruzione di un microbioma varicT ed equilibrato inizia dai
primi secondi di vita. «Nasciamo sterili» dice Duccio Cavalieri, biologo, che lavora con De Filippo nello studio
del microbioma delle aree alpine, «ma già il passaggio attraverso il canale materno ci conferisce una carica
batterica in grado di "addestrare" il nostro sistema immunitario a distinguere gli "amici" presenti nel corpo
materno dai batteri estranei. Una ricerca del febbraio scorso, condotta dalla pediatra Christine Cole Johnson,
ha mostrato come la mancanza di questo imprinting batterico nei bambini nati per parto cesareo possa
portarli a sviluppare cinque volte più allergie di quelli nati con parto naturale». A completare il nuovo
mirrohioma pensa poi l'allattamento al seno, sia con i batteri presenti nel latte, sia con quelli di ceppo bifìdus
che prosperano sui capezzoli materni. Addirittura si potrebbe dire che la madre allatti 0 microbioma: certi
zuccheri contenuti nel latte non sono infatti digeribili per 0 piccolo, ma solo per i suoi bifidus. «H microbioma
del bambino» continua Cavalieri «si perfeziona entro i primi quattro anni di vita, assumendo altre specie sia
dal cibo solido che dall'ambiente dove vive, animali domestici compresi, fino ad arrivare ad averne uno simile
a quello dei propri genitori. «C'è il forte sospetto» dice De Filippo «che far crescere i bambini in una bolla di
igiene eccessiva, dando loro solo cibi sterilizzati, non facendoli giocare con animali o per terra, curandoli con
antibiotici a ogni raffreddore, impoverisca il loro microbioma, creando le premesse per le allergie». In età
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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scienze MICROCOSMI/1
05/07/2013
Il Venerdi di Repubblica - N.1320 - 5 luglio 2013
Pag. 68
(diffusione:687955, tiratura:539384)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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adulta, poi, è fondamentale la presenza nel microbioma di batteri che digeriscono le fibre vegetali. «Il colon»
dice De Filippo «ospita i batteri che digeriscono le fibre, producendo butirrato, che le cellule dell'epitelio
intestinale, isolate dal flusso sanguigno, usano come nutrimento. Se quei batteri scarseggiano, le cellule
dell'epitelio si diradano, rendendo l'intestino permeabile al passaggio di microrganismi, tossine e proteine non
digerite, e innescando uno stato di costante infiammazione nell'organismo. E questa potrebbe essere una
delle cause di patologie "moderne" come la sindrome metabolica, il diabete di tipo 2, le infiammazioni
croniche intestuiali, l'obesità». Uno studio condotto da Stanley Hazen, della Cleveland Clinic, ha rivelato che
un microbioma squilibrato potrebbe essere anche il nesso fra consumo di carne e malattie cardiocircolatorie.
Hazel aveva già dimostrato nel 2011 che i batteri intestuiali trasformano alcune proteine della carne in Tmao,
una sostanza che promuove l'arteriosclerosi. Ora ha misurato i livelli di Tmao in volontari che seguivano diete
diverse dopo avergli fatto mangiare una bistecca: ha scoperto che nei vegetariani i livelli di Tmao restavano
molto più bassi rispetto a quelli di chi mangiava carne abitualmente. Sarebbe perciò il microbioma
predominante a rendere la carne un alimento più o meno pericoloso per le arterie. La farmacologa Patrizia
Brigidi, dell'Università di Bologna, ha invece esplorato con un gruppo di colleghi il cambiamento del
microbioma negli anziani, rilevando una perdita di biodiversità e un aumento in specie patogene, forse dovuto
all'invecchiamento del sistema immunitario. Questa modifica della microflora intestinale apre la strada a uno
stato di infiammazione permanente, deleterio per la salute, ma che potrebbe essere ridotto con l'assunzione
quotidiana di probiotici. Ripristinare il corretto microbioma, però, non è semplice. «Anzitutto spesso
l'organismo deve abituarsi fin dalla fase di sviluppo alla presenza di un microrganismo, per accettarlo come
ospite» dice Cavalieri, «poi la dieta va adattata al nuovo microbioma: se aggiungo batteri che si nutrono di
fibre vegetali, devo arricchire la mia dieta di fibre, per mantenerli. In terzo luogo, più che un singolo
microrganismo, come i famosi bifidus delle pubblicità, sarebbero più utili mix di varie specie, ancora da
studiare nel dettaglio. Infine assumere integratori "probiotici" per bocca non garantisce che arrivino vivi
all'intestino, a causa dell'acidità dello stomaco». In alcuni casi gravi, come le infezioni intestuiali da
Cbstridium difficttis, un batterio molto difficile da curare, si ricorre però già al trapianto di microbioma da una
persona sana a una malata: è già ay- . venuto anche in Italia, al Policlinico Gemelli di Roma (prelevando flora
batterica da un intestino e innestandola in un altro). Se il microbioma è tanto prezioso, allora bisogna
impegnarsi per proteggerlo. «Meglio evitare antibiotici inutili e un eccesso di zuccheri, consumare vegetali
vari e alimenti fermentati» suggerisce Knights. «Un approccio che può aiutare anche a rilanciare i nostri
prodotti tipici» dice Cavalieri, che con De Filippo studia quelli del Trentino. «Dalla birra ai formaggi, dal vino
agli yogurt, la nostra industria alimentare potrebbe proporre nuovi prodotti che mantengano un equilibrio
salutare del microbioma intestinale». Alex Saragosa HANNAH WHITAKER
Foto: Prevotella I batteri di questa
Foto: famiglia aiutano a digerire i vegetali. Sono fondamentali perché grazie a loro si rinforzano le pareti
dell'intestino
Foto: licutes Sono batteri più diffusi tra chi si nutre di molti zuccheri e proteine e sembrano non essere molto
utili al nostro benessere generale
Foto: Bifidobacterium lactis
Foto: Batteri del ceppo bifidussì trovano nel latte e sui capezzoli materni e aiutano il bambino a sviluppare il
proprio microbioma
Foto: I! microbioma dei bambini si perfeziona nei primi quattro anni di vita, grazie alcontatto con l'ambiente.
Un eccesso di pulizia impedisce la sua formazione e apre le porte alle allergie
Foto: Helìcobacter pylòri Da quando, nel 1983, questo batterio fu indicato come causa di ulcere è stato quasi
fatto scomparire, a colpi di antibiotici. Secondo Martin Blaser della New York University, è indispensabile per
regolare il nostro sistema immunitario e digestivo: la sua estinzione potrebbe essere causa del riflusso acido
esofageo e, forse, di obesità in età adulta L'arteriosderosi dipende anche dalla flora batterica, che, in chi
mangia troppa carne, è squilibrata
06/07/2013
Milano Finanza - N.132 - 6 luglio 2013
Pag. 23
(diffusione:100933, tiratura:169909)
Stefania Peveraro
Axa Infrastructure ha rilevato da Unicredit il 40% di Hisi (Holding di Investimenti in Sanità e Infrastrutture),
nella quale il fondo di Axa Private Equity detiene già il 40% e sale così all'80%, al fianco di Techint Group che
continuerà a detenere il restante 20%. Il valore dell'operazione non è stato reso noto, ma secondo quanto
risulta a MF-Milano Finanza, la quota di Hisi era a bilancio di Unicredit per 2,7 milioni di euro ed è stata
ceduta con una piccola plusvalenza. Hisi è la holding che controlla il 65% di Genesi Uno, società di progetto
che ha ottenuto una concessione di 28 anni per la progettazione, costruzione e gestione dell'ospedale da 550
posti letto di Legnano. Genesi Uno fornisce tutti i servizi non sanitari all'ospedale, tra cui pulizia, gestione di
rifiuti speciali, manutenzione, sicurezza, gestione delle aree verdi, lavanderia e catering. «Siamo azionisti di
Hisi dal 2007 e, in questo lasso di tempo, la società ha costantemente messo a segno un solido risultato di
gestione», ha affermato Stefano Mion, managing director Infrastructure di Axa Private Equity, anticipando che
ora l'idea è «crescere in modo organico, implementando altresì una strategia di acquisizioni». (riproduzione
riservata)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Axa compra il 40% di Hisi da Unicredit
05/07/2013
About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
Pag. 10
I via libera italiani ed europei nella farmaceutica e in sanità
Ogni mese una selezione degli avvenimenti che impattano sulla salute pubblica e delle curiosità legate al
mondo healthcare
IL BILANCIO DELLA 66ª ASSEMBLEA MONDIALE OMS L'Oms lancia l'allarme sulla diffusione del nuovo
Coronavirus MERS-CoV. A chiusura della 66ª assemblea dell'Organizzazione mondiale della Sanità, che si è
svolta dal 21 al 27 maggio scorso a Ginevra, il direttore generale Margaret Chan ha dichiarato dal palco:
"abbiamo capito troppo poco su questo virus rispetto alla grandezza della possibile minaccia. Non è un
problema che ogni singolo paese colpito può tenere per sé o gestire da solo, è una minaccia per il mondo
intero". Per il resto, sono state ventiquattro le risoluzioni e cinque le decisioni adottate dai circa 2 mila delegati
degli stati membri Oms. "Uno dei risultati principali di quest'assemblea è il riconoscimento della copertura
sanitaria universale come principio chiave per sostenere il lavoro della salute globale negli anni a venire" ha
spiegato la presidente Shigeru Omi, nel discorso di chiusura. Come enfatizzato dai delegati, la copertura
sanitaria universale non richiede però solo fi nanziamenti, ma anche sistemi forti che forniscano servizi di
qualità, a prezzi accessibili, a tutti i livelli di cura. Tra i risultati principali dell'incontro anche l'adozione del
budget dell'Oms per il biennio 2014-2015 che ammonta a circa 3,9 miliardi di dollari. I delegati sono anche
stati aggiornati sullo stato di avanzamento della riforma dell'organizzazione. È stata sottolineata la necessità
di rafforzare il modello organico dell'organizzazione in modo che risponda ai bisogni dei singoli paesi.
Discussi nel corso dell'assemblea anche gli obiettivi di sviluppo del millennio delle Nazioni unite (in scadenza
nel 2015). Sono stati registrati progressi importanti nel ridurre la mortalità infantile e materna e la morbilità
dovuta a infezione da Hiv e tubercolosi. Permangono però forti differenze sia all'interno sia tra i vari Stati.
Anche sul fronte della malaria sono stati registrati risultati promettenti: il tasso della mortalità a livello
mondiale è diminuito di più del 25% tra il 2000 e il 2010. L'assemblea ha sottolineato però come la carenza
dei fondi globali potrebbe minacciare questi avanzamenti. Ulteriori passi avanti nella lotta a questa malattia
potranno essere fatti se saranno rafforzati gli interventi nei 17 paesi più colpiti, che corrispondo all'80% dei
casi. Anche le malattie non trasmissibili (tema principale dell'assemblea mondiale 2012) sono state al centro
di quest'assemblea con l'approvazione del Piano d'azione 2013-2020 per la prevenzione e il controllo.
L'obiettivo è ridurre la mortalità del 25% entro il 2025. Altre tematiche di particolare rilevanza sono state la
salute materno-infantile, le disabilità, per cui è stata adottata una risoluzione che invita gli stati membri a
sviluppare piani nazionali e migliorare la raccolta dei dati, il piano globale per le vaccinazioni e il piano
d'azione per la prevenzione della cecità evitabile e dei defi cit visivi 2014-2019 che punta a ridurre la
prevalenza dei defi cit visivi evitabili del 25% entro il 2019. I DIECI ANNI DELL'AIFA E LE SFIDE FUTURE
Appartenenza, responsabilità e trasparenza. Sono i tre principi chiave per l'Agenzia italiana del farmaco che
quest'anno ha festeggiato i dieci anni di attività con l'emissione di un francobollo celebrativo, presentato in un
incontro a Palazzo Marini lo scorso 3 giugno. "L'insieme delle attività dell'Agenzia ruotano attorno a un
obiettivo principale: porre al centro del sistema di cura l'interesse primario del malato" ha sottolineato il
direttore generale Luca Pani, senza mancare di evidenziare che sul fronte dell'accesso alle cure il cammino è
ancora lungo, a causa delle notevoli differenze regionali che minano l'equità del Sistema sanitario. "Esistono
purtroppo grosse disparità a livello territoriale, con alcune regioni che hanno raggiunto standard di eccellenza
e altre che sono ancora molto indietro e non garantiscono ai cittadini l'accesso a determinati farmaci"
continua Pani. Diffi coltà anche nel garantire l'equilibrio economico della spesa ospedaliera: "bisogna tener
conto che sono in arrivo farmaci molto onerosi per il Servizio sanitario nazionale". Intervenendo all'incontro il
ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha confermato "la sua piena fi ducia al direttore generale Luca Pani"
sottolineando come "l'Agenzia italiana del farmaco è e sarà strategica per il ministero della salute nei prossimi
mesi". Il lavoro fatto fi no a oggi "è molto importante" ha aggiunto il ministro. Sul versante della trasparenza,
della partecipazione e dell'innovazione l'ente regolatorio ha fatto diversi passi in avanti: "l'Aifa, infatti, è stata
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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ATTUALITÀ
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About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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la prima Agenzia in Europa a dotarsi di un regolamento sul Confl itto di interesse che sancisce principi di
trasparenza e indipendenza validi per tutti coloro che sono coinvolti a qualsiasi titolo nelle sue attività
istituzionali. Sul fronte della ricerca, poi, è stato elaborato un algoritmo per la valutazione dei farmaci
innovativi che rappresentano, per il costo elevato e le grandi aspettative riposte, una delle sfi de principali per
ogni Agenzia regolatoria" commenta Pani che conclude "il futuro sarà segnato da sfi de sempre più
complesse le disomogeneità regionali nell'accesso ai farmaci, la medicina sempre più personalizzata,
l'invecchiamento della popolazione". IL SSN COMINCIA A RIPIANARE I DEBITI Boccata di ossigeno per i
conti delle regioni, sempre in affanno soprattutto sul capitolo sanità. Tra la fi ne di maggio e l'inizio di giugno,
governo e parlamento hanno dato il via libera a due provvedimenti, il decreto per lo sblocco dei pagamenti dei
debiti della pubblica amministrazione e l'ok agli anticipi per il fi nanziamento del Servizio sanitario nazionale in
sei Regioni in piano di rientro, che consentiranno ai governatori di avere un margine di azione più ampio.
Grazie alla norma che accelera i pagamenti alle aziende in credito nei confronti della pubblica
amministrazione, per la sanità saranno disponibili 14 miliardi in due anni (cinque per il 2013 e nove per l'anno
prossimo). Il testo è stato approvato in via defi nitiva dalla Camera il 5 giugno ed è entrato in vigore l'8. Per
accedere alla liquidità, le regioni dovranno mettere a punto "misure, anche legislative, idonee e congrue di
copertura annuale del rimborso dell'anticipazione", che saranno controllate dal Tavolo di verifi ca degli
adempimenti. Già ad aprile era pronto il decreto per il riparto delle risorse per il 2013 destinate al ripiano dei
debiti sanitari delle regioni, costruito, come riporta lo stesso decreto, in proporzione agli ammortamenti non
sterilizzati negli anni 2001-2011 (gli investimenti in edilizia sanitaria ex articolo 20, che per un precedente
accordo con l'Economia dal 2001 al 2011 non sono stati realmente coperti), ponderati al 50% e in
proporzione dei crediti verso la regione per spesa corrente o per ripiano perdite, sempre ponderati al 50%. La
regione con i rimborsi più alti è il Lazio con 786,741 milioni di euro. Seguono il Veneto (777,231), il Piemonte
(633,899), la Sicilia (606,097) e la Campania (531,970). Chiudono la graduatoria la Provincia autonoma di
Bolzano con zero euro, la Valle d'Aosta (2,945 mln) e la Basilicata (16,209 mln). E mentre si procederà al
ripiano del debito con le aziende (circa dieci miliardi di euro per la sola fornitura di farmaci e dispositivi medici,
circa 800 milioni attesi dalle farmacie), a sei regioni "promosse" al cosiddetto tavolo Massicci, il Tavolo al
ministero dell'Economia per la verifi ca degli adempimenti, stanno per arrivare quasi due miliardi di euro,
''somme a titolo di anticipo sulle spettanze relative al fi nanziamento'' del Ssn. A benefi ciarne saranno
Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Molise e Sicilia. La cifra maggiore sarà incassata dal Lazio (540 milioni
di euro), seguito dalla Sicilia (500 milioni) e da Calabria (411 milioni) e Campania (287 milioni). Più modesto
lo stanziamento per l'Abruzzo (118 milioni), in coda il Molise, cui andranno 63 milioni di euro. (Silvia
Gasparetto) COSTI STANDARD: ECCO COME SCEGLIERE LE TRE REGIONI BENCHMARK Aver
garantito l'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza e l'equilibrio economico-fi nanziario del bilancio
sanitario regionale, non essere assoggettate a piani di rientro, essere risultate adempienti alla valutazione del
Tavolo di verifi ca. Sono i criteri per la scelta delle regioni di riferimento ai fi ni della determinazione dei costi e
dei fabbisogni standard nel settore sanitario, defi niti nella delibera del Consiglio dei ministri pubblicata lo
scorso 11 giugno in Gazzetta Uffi ciale. Sulla base di questi criteri, i ministeri della Salute e dell'Economia
individueranno le cinque regioni di riferimento, inserendole in un'apposita graduatoria dalla quale verranno
scelti i tre enti benchmark. Prende corpo così quanto previsto dal dl 68/2011, che disponeva la conclusione
del processo delle regioni benchmark entro il 2013, con relativa defi nizione del calcolo del fabbisogno
sanitario nazionale standard e applicazione a tutte le regioni dei valori di costo rilevati nelle regioni di
riferimento. Nel corso del 2012, erano stati individuati i criteri di qualità dei servizi erogati, appropriatezza ed
effi cienza, al fi ne di consentire la scelta delle regioni di riferimento; tuttavia, sul provvedimento predisposto,
era mancata l'intesa in Conferenza Stato-Regioni. L'esigenza di assicurare rappresentatività a tutte le aree
geografi che e di prevedere almeno una regione di piccole dimensioni (popolazione inferiore a un milione di
abitanti) sarà recuperata in sede di determinazione della graduatoria. La defi nizione del fabbisogno standard,
inoltre, si baserà sui risultati degli studi condotti su pesatura della popolazione residente, indice di prevalenza
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About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
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delle malattie e indicatori di outcome, misurazione dei consumi sanitari, stima della spesa nel medio periodo,
ricostruzione della spesa storica. APPROVATA LA TERAPIA QUATTRO IN UNO DI GILEAD PER I
PAZIENTI CON HIV Importante passo avanti nella semplifi cazione delle terapie e dell'aderenza alla cura per
i pazienti con Hiv. La Commissione europea ha concesso l'autorizzazione all'immissione in commercio per
l'antiretrovirale Stribild, prima compressa anti-Hiv con quattro principi attivi (elvitegravir 150 mg/ cobicistat 150
mg/emtricitabina 200 mg/tenofovir disoproxil 245 mg) della farmaceutica americana Gilead. La terapia è
approvata in singola somministrazione giornaliera per il trattamento dell'Hiv-1 in pazienti adulti naïve al
trattamento antiretrovirale o infettati con HIV-1 senza mutazioni conosciute associate a resistenza a uno
qualsiasi dei tre agenti antiretrovirali in Stribild. L'autorizzazione Ce consente la commercializzazione in tutti i
27 paesi dell'Unione europea della compressa, che è già approvata negli Stati Uniti, in Canada, Australia,
Corea del Sud, Giappone e Turchia. L'approvazione è stata supportata dai dati di due studi pivotal di 48
settimane di fase III in cui Stribild ha raggiunto il suo obiettivo primario di non inferiorità rispetto ad Atripla
(efavirenz 600 mg /emtricitabina 200 mg/tenofovir disoproxil 245 mg) (Studio 102) e a un regime contenente
atazanavir potenziato con ritonavir più Truvada (emtricitabina/tenofovir disoproxil (come fumarato) (Studio
103). Stribild è il terzo poli-trattamento anti-Hiv in singola compressa sviluppato da Gilead a essere
disponibile in Europa. Il primo, Atripla, è stato approvato nell'Unione europea nel 2007 ed è commercializzato
da Gilead con Bristol-Myers Squibb e Merck & Co. Il secondo, Eviplera (emtricitabina / rilpivirina / tenofovir
disoproxil 245 mg), è commercializzato da Gilead e Janssen R & S Irlanda e ha ricevuto l'autorizzazione
all'immissione in commercio in Europa nel novembre 2011. L'ITALIA RIMBORSA IL PIRFENIDONE PER LA
FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA Dal 29 giugno è rimborsato anche in Italia Esbriet (pirfenidone), unico
trattamento approvato per la fi brosi polmonare idiopatica (Ipf) da lieve a moderata, sviluppato dall'azienda
biotecnologica americana InterMune. Il Consiglio di amministrazione dell'Agenzia italiana del Farmaco ha
approvato il prezzo e le condizioni di rimborsabilità a carico del Sistema sanitario nazionale del farmaco e
l'accordo è stato pubblicato in Gazzetta Uffi ciale lo scorso 14 giugno. Si stima siano circa 6-9 mila i pazienti
italiani con Ipf, malattia irreversibile e imprevedibile, caratterizzata prevalentemente da fi brosi
(cicatrizzazione) del tessuto polmonare che ostacola il processo di ossigenazione dei polmoni. Il tempo medio
di sopravvivenza dal momento della diagnosi è da due a cinque anni, con una percentuale di sopravvivenza a
cinque anni del 20-40 per cento. Il farmaco agisce inibendo la sintesi di TGFbeta, mediatore chimico che
controlla molte funzioni cellulari (compresi proliferazione e differenziamento) e svolge un ruolo chiave nello
sviluppo della fi brosi, e di TNF-alfa, una citochina dall'azione pro-infi ammatoria. L'accordo con Aifa prevede
che Esbriet possa essere prescritto dai medici specialisti pneumologi. Il trattamento è classifi cato in classe H
(classe ospedaliera) e dispensato dalle farmacie dei centri individuati dalle regioni e dalle province autonome.
I pazienti in cura sono stati inseriti in un apposito registro istituito a cura dell'Aifa, per raccogliere i dati relativi
alle persone trattate e assicurare l'uso appropriato del trattamento. Per la rimborsabilità di Esbriet è stato
applicato un nuovo modello di risk-sharing, simile al "payment for performance", sistema già in vigore per
molti farmaci specialistici in Italia. La capacità vitale forzata (forced vital capacity - Fvc) sarà monitorata al
termine di un ciclo di terapia di sei mesi. Se la Fvc diminuisce in termini assoluti di oltre il 10 per cento nel
corso dei sei mesi di trattamento, la terapia non sarà rimborsata e il costo sarà addebitato all'azienda.
InterMune stima che circa il 15% dei pazienti in terapia potrà avere un simile declino della Fvc. Il trattamento,
attualmente in studio in fase 3 per la commercializzazione negli Stati Uniti, aveva ottenuto l'autorizzazione
all'immissione in commercio in Europa il 28 febbraio 2011. È autorizzato per il trattamento della Ipf anche in
Canada e in diverse nazioni in Asia e America Latina. In attesa del percorso di prezzo e rimborso in Italia, a
febbraio 2012 il farmaco era stato reso disponibile dall'azienda ai pazienti in 12 strutture italiane grazie a una
procedura a carattere compassionevole (Npp). VACCINI: UN SOFTWARE CONTRO LE "BUFALE" ONLINE
Si intensifica la lotta alla disinformazione sui vaccini. Un gruppo di ricercatori guidato da Heidi Larson della
London School of Hygiene and Tropical Medicine, ha messo a punto un sistema informatico in grado di
individuare commenti non veritieri e denigratori circolanti su web riguardo ai vaccini. "Internet ha dato vita al
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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proliferare di rumor non controllati e disinformazioni sui vaccini, che possono portare a una perdita di fiducia
da parte della popolazione. Questo - scrivono gli autori della ricerca - può dar luogo a lungo termine anche
allo sviluppo di focolai di malattie". Lo strumento funziona in tempo reale in 144 paesi ed è il risultato di uno
studio presentato sulla rivista Lancet Infectious Diseases. Il software, nato a partire da HealthMap, un
programma usato per identificare la diffusione delle epidemie tramite le notizie su Web, è in sperimentazione
dal 2011, e ha analizzato da allora oltre 10 mila notizie e commenti. Tra i risultati analizzati, il 69% era
favorevole o neutro nei confronti dei vaccini, mentre il 31% era negativo, nella maggior parte dei casi rispetto
all'efficacia dei programmi di vaccinazione. (Caterina Gatti) LA FILOSOFIA GREEN DEI LABORATORI
ALTER ITALIA Una svolta eco friendly che coinvolge la produzione, la distribuzione e il paziente. È il progetto
Green del gruppo spagnolo farmaceutico-alimentare Laboratori Alter Italia, presentato lo scorso 4 giugno a
Milano. Una maggiore attenzione all'ambiente, che si concretizza a partire dalla produzione, ad esempio
nell'utilizzo di risorse energetiche alternative e nella collocazione comunitaria dei siti produttivi per ridurre
l'impatto sull'ambiente dei trasporti e della logistica. Ma green si traduce anche in un approccio differente ai
consumatori, ad esempio con progetti di educazione alla salute, corsi di formazione per gli operatori sanitari,
iniziative educazionali attraverso l'utilizzo del web e collaborazioni con le farmacie più attente alla qualità
globale dei servizi offerti. La formazione dedicata al farmacista prevede corsi Fad dedicati ai temi
dell'assistenza delle mamme e dei piccoli già a partire dai primi mesi di gravidanza e per tutto il periodo post
parto, mentre un modulo specifico è finalizzato all'ottimizzazione dei processi gestionali della farmacia. Inoltre
è fornito al farmacista un supporto e anche esperti a cui rivolgersi. Si tratta di pediatri, nutrizionisti e altri
specialisti scelti per le loro competenze e non in quanto parte della direzione medica aziendale. Nata nel
1939 a Madrid ad opera del farmacista Juan Josè Alonso, Laboratori Alter è presente in Italia dal 2005 con
una divisione di generici e nel settore dell'alimentazione infantile con il marchio Nutribén. (Ilaria Nava)
DALL'HOTEL ALL'OSPEDALE AL CENTRO COMMERCIALE, IL PROGETTO ORION IN BRASILE Un polo
multifunzionale di 125 mila metri quadrati in Brasile, pensato per accogliere uffi ci, negozi, un albergo e,
addirittura, un ospedale. È il nuovo progetto Orion di Klinamen, brand nato nel 2011 ad opera di Daniele
Militello, imprenditore di origini siciliane, forte di una formazione medica a cui si è aggiunta nel tempo
l'esperienza di architetto e il lavoro di management e di sviluppo strategico di asset immobiliari.
Centosessanta i posti letto previsti per l'ospedale, di cui 40 per la terapia intensiva, un centro chirurgico con
14 sale operatorie, 100 medici impiegati, tra terapia intensiva e Pronto soccorso, per un totale di 1.500
dipendenti. Non solo, a eccezione di maternità e pediatria, saranno presenti tutte le specialità mediche. Un
complesso imponente, costruito su un territorio storicamente a vocazione sanitaria, che entrerà in funzione
entro soli tre anni e che costituirà un "progetto pilota" per tutto il Brasile. Tutto ha inizio quando due anni fa
Militello viene invitato da uno dei più grandi costruttori brasiliani a visitare un grattacielo di San Paolo. "Ho
capito che l'idea di partenza poteva diventare realtà. Ciò che faccio oggi, insieme alla mia squadra, non è
esportare nel mondo modelli pensati a tavolino nel mio studio, ma portare sul posto l'italian factor". Come?
"Analizzando i contenuti e le procedure tecnicoamministrative dei costruttori locali e abbracciando attraverso
le nostre divisioni (Architettura, Arte, Ingegneria, Design, Commerciale, Marketing) il prodotto fi nale in tutti i
suoi aspetti, dall'ideazione alla progettazione, fi no alla realizzazione. In questo senso, "fare insieme" signifi
ca nel concreto partire dall'analisi di mercato delle città per poi realizzare un prodotto misto, locale e
internazionale, potremmo dire "tropicalizzato". Prima di passare alla fase realizzativa viene poi stabilita una
nuova procedura tecnico-amministrativa in modo che l'equipe mista italo-brasiliana possa operare al meglio".
Una sfi da non facile, che porta con sé tutte le inevitabili diffi coltà linguistiche e culturali di una collaborazione
tra due mondi molto lontani. "Iniziare questa avventura partendo dal Brasile ha però un valore particolare.
Questo paese è particolarmente interessante, tra i cosiddetti Brics, perché ha un cuore portoghese e una
mente americana. Qui l'intellighenzia sente il richiamo forte dell'Europa, mentre il popolo vive attorno agli
shopping center. E cominciare a scrivere questa storia senza partire da San Paolo, ma da Goiânia (la
capitale dello stato del Goiás, nel cuore del Brasile) non lontano da Brasilia, ci rimanda idealmente a un
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About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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pioniere come Oscar Niemeyer, uno dei più importanti architetti del XX secolo". Un sincretismo, unico nel suo
genere, che vedrà la coabitazione tra un hotel, un centro commerciale e un ospedale. "In Brasile ci sono
aziende che da cinquant'anni costruiscono a ritmi di tre grattacieli al mese. Sotto questo profi lo non abbiamo
molto da insegnare- conclude Militello - La chiave di tutto è fornire a chi opera in loco quel quid che ci
caratterizza e che fa volare il prodotto. Per questo motivo è potuto accadere che il polo Urbanistico di Orion,
di proprietà di quattro aziende brasiliane (FR, Artefato Engenharia, Joule Engenharia, Tropical e Urbanismo)
scegliesse la direzione artistica di Klinamen. Il mondo ha fame della nostra eccellenza e del nostro modo di
pensare e di vedere". (Carlo Melato)
Foto: MARGARET CHAN
05/07/2013
About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
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Asl e pharma nel mirino dell'Antitrust Le gare sull'acquisto dei farmaci delle Asl non stimolano sempre la
concorrenza, con effetti negativi sui possibili risparmi di spesa: la segnalazione è stata inviata dal presidente
dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella al ministro della Salute, all'Aifa e alla Conferenza delle Regioni. La
comunicazione ha preso spunto dalle gare dell'Azienda ospedaliera Istituti clinici di perfezionamento di Milano
e dell'Azienda sanitaria locale di Taranto: i bandi non prevedevano che alla scadenza del brevetto il confronto
concorrenziale avvenisse tra il produttore sino a quel momento esclusivista e i nuovi produttori del farmaco
equivalente. A ostacolare il regolare svolgimento della concorrenza oltre alle Asl, contribuiscono anche le
aziende farmaceutiche, lo ha evidenziato la Relazione annuale dell'Autorità garante della concorrenza e del
mercato, presentata lo scorso 18 giugno in Parlamento. Secondo quanto emerso dal documento
dell'Authority, nel corso del 2012 e nei primi mesi del 2013, l'Antitrust ha comminato sanzioni per oltre 182
milioni di euro, la quota percentuale maggiore delle sanzioni irrogate ha interessato il settore alimentare,
farmaceutico e dei trasporti (26%). Uno dei casi citati nel rapporto è anche quello di Ratiopharma-Pfi zer:
l'Autorità dopo aver accertato che il gruppo Pfi zer aveva abusato della propria posizione dominante nel
mercato della commercializzazione di farmaci a base del principio attivo latanoprost per la cura del glaucoma,
mettendo in atto una serie di condotte fi nalizzate ad ostacolare l'ingresso dei genericisti sul mercato, ha
irrogato alla società una sanzione di 10 milioni e 600 mila euro. -- Più approvazioni da Ema che da Fda nel
primo semestre 2013 Da gennaio ad oggi l'Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha approvato 24 farmaci, di
cui otto generici e uno per l'imaging (fl orbetapir - 18F). Sono tre nuove molecole in più dell'americana Fda
che ad oggi ne ha approvato tredici, di cui due agenti per l'imaging (Lymphoseek e Dotarem). Il numero di
molecole approvate è un indice di riferimento per la valutazione del livello di innovazione del settore nel
fornire nuovi prodotti al mercato. Dalle due sponde dell'oceano l'industria farmaceutica continua anche nei
primi sei mesi del 2013 a fornire una serie di molecole soprattutto per le principali malattie croniche. Circa il
50% delle approvazioni riguarda le terapie anti cancro, seguite da diabete, ipertensione/ rischio
cardiovascolare, malattie respiratorie e neurodegenerative. Escludendo i due agenti di imaging, è possibile
ipotizzare che sei degli undici prodotti farmaceutici approvati da Fda da gennaio possono generare oltre un
miliardo di dollari in vendite globali entro il 2017 (cioè entro quattro anni dal lancio). Al momento i farmaci
approvati in Europa non possono vantare probabilmente lo stesso impatto sul mercato, ma osservando quello
che succede sulla sponda americana, si possono trovare indicazioni della tendenza per i mesi a venire. La
seconda metà del 2013 potrebbe vedere altre approvazioni chiave da parte della Fda compresi gli attesissimi
farmaci per l'epatite C come sofosbuvir di Gilead e l'associazione di AbbVie. -- Aifa, ok a Kaletra e Prezista
off label per Hiv L'Aifa ha approvato l'utilizzo in monoterapia anche al di fuori delle indicazioni autorizzate (off
label) di Kaletra (lopinavir/ ritonavir) e Prezista (darunavir) nel trattamento dell'infezione Hiv-1. Con
pubblicazione in Gazzetta Uffi ciale numero 125 del 30 maggio 2013, l'Agenzia italiana del farmaco ha
deliberato l'inserimento di questi due farmaci nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio
sanitario nazionale. Per la prima volta i pazienti sieropositivi italiani potranno disporre di un nuovo approccio
terapeutico, più effi cace e di migliore tollerabilità, riducendo la tossicità dei farmaci somministrati. La
decisione dell'Agenzia si pone in accordo con le recenti linee guida nazionali del ministero della Salute su
"Utilizzo dei farmaci antireterovirali e gestione diagnostico-clinica delle persone con infezione da Hiv-1", che
riconoscono la validità della monoterapia. Il provvedimento oltre a rispondere alle esigenze di sostenibilità
economica, garantisce ai pazienti affetti da Hiv un'ulteriore opzione terapeutica, più fl essibile e
personalizzata sulla base delle singole esigenze. -- Anifa cambia nome e diventa Assosalute L'Associazione
nazionale dell'industria farmaceutica dell'automedicazione, Anifa, ha cambiato denominazione: dal 18 giugno,
è diventata "Assosalute. Associazione nazionale farmaci di automedicazione". Oggi i farmaci da banco,
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Politica del farmaco
05/07/2013
About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
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acquistabili cioè senza obbligo di prescrizione medica, rappresentano il 17,3% delle vendite italiane di
medicinali, con oltre 316 milioni di confezioni vendute nel 2012, da alcuni anni, tuttavia, il mercato non cresce.
Per questo motivo e con l'obiettivo di ampliare la possibilità di comunicazione diretta sui farmaci Anifa ha
cambiato la sua denominazione. "Il nuovo nome - ha commentato il presidente Stefano Brovelli - rafforzerá il
ruolo dell'associazione nella diffusione di una cultura dell'automedicazione responsabile".
05/07/2013
About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
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Esperienze europee per cure migliori
A cura della redazione di AboutPharma and Medical Devices
M olto partecipato anche quest'anno il workshop Escp (European society of clinical pharmacy),
appuntamento primaverile annuale dell'associazione dei farmacisti clinici ospedalieri e di comunità che di
solito si riunisce in congresso in autunno. Il tema dell'incontro formativo di condivisione di esperienze
quest'anno era: Improving patient care through collaborative practice. Ospiti dell'Università di Edimburgo,
Scozia, il 30 e 31 maggio, un'ottantina di farmacisti europei si sono confrontati su modelli sviluppati nei vari
paesi per migliorare l'assistenza al paziente con un sistema di collaborazione che garantisca la continuità
della cura farmaceutica nel passaggio da un centro di cura al territorio. "Ci sono molti esempi di farmacisti
che lavorano all'interno di team multidisciplinari in ospedali, cliniche ambulatoriali, case di cura e comunità,
ma anche in farmacie territoriali, soprattutto in alcuni paesi del Nord Europa, che aiutano a identifi care,
prevenire e risolvere i problemi relativi alle terapie, migliorare la qualità prescrittiva e garantire la continuità
della cura anche a casa", osserva Piera Polidori, membro del General Committe dell'Escp. La presenza
italiana, forte di contenuti, paga la scarsa conoscenza della lingua inglese che ostacola la possibilità di
partecipare a livelli maggiori nella realtà europea. Comunicazioni orali sui migliori abstract e quattro workshop
organizzati a rotazione per dare modo a tutti i partecipanti di partecipare agli incontri formativi. "Molto seguito
e di interesse il workshop Falls evaluation and prevention - continua Polidori - tenuto dalla canadese Louise
Mallet, sulla prevenzione sulle cadute, problema molto presente negli ospedali. Molto utile quello dedicato
alla condivisione delle informazionei tra pazienti ed operatori sanitari grazie alla tecnologia informatica
(Information sharing among professionals and patients -IT solutions)". Oltre al workshop Successes and
challenges to shared learning, ha destato curiosità l'incontro dal titolo Caring for the patient in their own
home- challenges to providing effective collaborative care, sulla sfi da di garantire una continuità di cura a
domicilio grazie alla collabroazione degli operatori sanitari. "Questo è un argomento cruciale - dice l'esperta se consideriamo soprattutto i pazienti cronici. In Belgio, Olanda e nei paesi nordici in generale, il farmacista
territoriale ha accesso a dati informatizzati che permettono l'effettivo ed effi cace monitoraggio della qualità di
cura erogata al paziente anche al di fuori del contesto ospedaliero". La prossima primavera, appuntamento a
Palermo per un nuovo workshop.
Foto: PIERA POLIDORI
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POST EVENT
05/07/2013
About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
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LA SCELTA DEI BIOSIMILARI GARANTISCE MAGGIORE EQUITÀ NELLE
CURE
Il vice presidente di Assogenerici, Francesco Colantuoni, interpreta con favore i contenuti del position paper
Aifa , del documento d'indirizzo europeo, della sentenza del Tar Umbria e della delibera della regione
Campania, misurandone anche gli effetti rispetto all'accessibilità delle terapie
A cura della redazione di AboutPharma and Medical Devices redaz
L'avanzata in Italia dei farmaci biosimilari sembra proprio inarrestabile. A fare il punto sulle norme che ne
liberano le potenzialità, sugli effetti prodotti sia sul mercato e soprattutto sulla salute pubblica, è Francesco
Colantuoni, vice presidente di Assogenerici con delega per l'area ospedaliera e i rapporti con la pubblica
amministrazione. Vice presidente Colantuoni, il 2013 - per molti motivi, soprattutto per ragioni legate a
importanti prese di posizione istituzionali e regolatorie - sembra proprio essere l'anno d'oro del biosimilare.
L'associazione e le aziende come hanno accolto il position paper Aifa, il documento di indirizzo dell'Unione
europea e la sentenza del Tar dell'Umbria? Ovviamente con soddisfazione, perché anche senza entrare nel
merito dei tre provvedimenti è evidente che siamo di fronte a un modello virtuoso di implementazione delle
regole ma anche di disseminazione delle conoscenze. Il documento d'indirizzo europeo stabilisce un aspetto
fondamentale, vale a dire i requisiti in base ai quali un farmaco biotecnologico possa essere considerato un
biosimilare, partendo dalla definizione farmacologica per arrivare al loro ruolo nell'assicurare le cure più
appropriate al maggior numero possibile di pazienti. Al momento della sua presentazione Beata Stepniewska,
direttore generale dell'EGA, aveva dichiarato che divulgare e far implementare negli Stati membri le
indicazioni del documento di consenso era fondamentale per la sanità europea. Ed è quanto è avvenuto per
l'Italia con il position paper dell'Aifa, che è assolutamente in sintonia con il documento europeo. Infi ne, la
sentenza del Tar dell'Umbria, nel confermare che spetta all'Aifa defi nire l'equivalenza terapeutica va a
chiudere il cerchio con le posizioni assunte dall'agenzia. In tutto questo, mi sembra che venga confermata la
correttezza della linea che Assogenerici ha adottato fin dall'inizio: scambio scientifi co continuo con la
comunità medica, informazione sulle caratteristiche di questi medicinali e sulle possibilità concrete di
mantenere elevati standard assistenziali, anche in una fase di limitazione delle risorse disponibili e di
aumento costante della spesa farmaceutica ospedaliera. Ricordiamo che la Campania, con il decreto
27.2013, ha sposato con forza l'ipotesi generici e biosimilari: ciò signifi ca che anche le regioni italiane hanno
compreso il binomio sostenibilità-appropriatezza? Signifi ca innanzitutto che si sta facendo strada la
consapevolezza che non è più possibile procedere come si è fatto fi nora, con una struttura del mercato
divergente dal resto d'Europa, i cui costi economici, nel caso del generico, vengono scaricati sulla spesa
diretta del cittadino, mentre nel caso dei farmaci ospedalieri si traducono spesso in un razionamento delle
cure. Al di là di altri aspetti, si deve tenere presente che l'assistenza farmaceutica è un Lea, e non è
ammissibile che sul territorio nazionale si creino situazioni di disparità tra i cittadini di una regione e l'altra,
soprattutto se esiste un'alternativa razionale sul piano economico che permette di salvaguardare l'uniformità
dell'accesso alle cure farmacologiche ma anche la loro qualità ed effi cacia. Va dato atto al presidente della
Campania di aver perseguito questa strada con una chiarezza e una determinazione esemplari e siamo certi
che questa impostazione andrà a generalizzarsi. Non dimentichiamo che da decenni, tra i criteri di
appropriatezza da considerare al momento di iniziare una terapia, c'è anche il rapporto costo benefi cio del
farmaco. Se questo è accettato nel caso, per esempio, dell'ipertensione, dove si sceglie tra molecole
differenti, non vedo come si possa non considerarlo quando si ha a che fare con farmaci biotecnologici che
hanno lo stesso meccanismo d'azione, le stesse indicazioni e le medesime garanzie sul piano della qualità e
della sicurezza. Dal punto di vista delle aziende, quali sono le aspettative di mercato italiano per il prossimo
quinquennio? Nel 2011, i biosimilari rappresentavano a volumi il 10,45% del mercato delle epoetine, il 6% di
quello dell'ormone della crescita e il 31% di quello del G-CSF (fi lgrastim), ma quello che più conta è che in
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MERCATO
05/07/2013
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termini di crescita questo segmento ha superato tutti gli altri. Inoltre dobbiamo considerare che il mercato
italiano accessibile ai biosimilari è il più grande d'Europa, vale a dire che gli spazi ci sono. E sono spazi che il
biosimilare sta cominciando a occupare: oggi, anche a seguito delle iniziative regionali, i biosimilari
rappresentano a volumi il 22,3% del mercato delle epoetine, il 4,9 % dell'ormone della crescita e il 65,3% del
fi lgrastim (dati Ims rielaborati da Assogenerici). Non è un risultato trascurabile se si considera la lentezza
caratteristica del mercato italiano, sempre un po' diffi dente nei confronti delle novità. Ma veniamo al futuro: è
imminente la scadenza del brevetto di molti farmaci biotecnologici che hanno rappresentato una reale
innovazione nel trattamento di molte importanti patologie e che rappresentano un capitolo di spesa molto
rilevante per tutte le regioni. Però per queste molecole, come per altre che in Italia restano limitate all'uso
ospedaliero per ragioni economiche, si apre uno scenario differente. L'arrivo del biosimilare, a un costo più
basso, può aprire la stagione del trattamento sul territorio di queste patologie, potendo così raggiungere un
maggior numero di pazienti, migliorando signifi cativamente la loro qualità di vita. Da ultimo, si aprirà così un
nuovo mercato, che non sarà necessariamente limitato alle aziende del nostro comparto. Mi sembra una
prospettiva ben diversa, anche sul piano dell'impatto sociale, rispetto a quella del contendersi quote del
fatturato esistente. Lei ritiene che lo sviluppo del settore porterà effettivamente ad uno sblocco di risorse da
utilizzare per l'innovazione? Io sono convinto che lo sviluppo di questo settore possa condurre a questo
risultato, lo abbiamo sempre sostenuto. Così come abbiamo sostenuto che per ottenere questo risultato è
necessario giungere a un'istanza, un tavolo se si preferisce, in cui la parte pubblica e il comparto possano
discutere su dove allocare i risparmi ottenuti grazie a generico e biosimilare; ma allocare, sia chiaro,
all'interno dell'assistenza farmaceutica e non, come si è fatto fi nora, per andare a colmare i defi cit degli altri
settori della sanità, compresi quelli di cui non è nemmeno spiegabile la genesi. Sarà l'unico modo per
eliminare progressivamente alcune anomalie italiane, come il ritardo nell'inserimento nei prontuari regionali
dei nuovi trattamenti, o il permanere in regime di dispensazione ospedaliera di farmaci che potrebbero essere
usati sul territorio. Come nel recente passato sul segmento degli equivalenti, anche nei confronti dei
biosimilari sta partendo nel nostro paese una battaglia di posizionamento tra aziende di brand biologici e
produttori di biosimilari. Qual è la vostra reazione al dibattito in corso e alle posizioni espresse da
Farmindustria? Noi abbiamo una posizione chiara, che è perfettamente allineata ai documenti ufficiali citati
prima. Non chiediamo certamente scorciatoie rispetto al percorso regolatorio, né l'applicazione di criteri che
nel caso del biosimilare sarebbero impropri, come la sostituibilità automatica, sebbene in diversi paesi
europei vi siano da anni meccanismi che assicurano al biosimilare determinate quote di prescrizione, come
ad esempio mi risulta accada in Germania. Detto questo, però, non possiamo accettare che per un prodotto
della qualità e del valore anche sociale del biosimilare si costruisca una "riserva indiana" le cui dimensioni,
magari, possano essere rimpicciolite a piacere, ed è ciò che è accaduto con i meccanismi delle gare. La
questione è semplice: di fronte al paziente naïve, al paziente avviato per la prima volta al trattamento, il
biologico di riferimento ed il biosimilare pari sono per effi cacia e sicurezza, ragion per cui è distorsivo
prevedere quote differenziate, fatta salva la libertà del clinico. Il decisore stimi il fabbisogno per i pazienti in
già in trattamento con il biologico di riferimento, ma per tutti gli altri casi liberi la competizione tra questo e il
suo biosimilare. Come ho già avuto occasione di dire, in questo caso l'equivalenza terapeutica è nei fatti.
Negli anni scorsi la "battaglia per il generico" si è giocata soprattutto a livello di cultura medica e dei farmacisti
. Per quanto riguarda il biosimilare sono coinvolti soprattutto i farmacisti ospedalieri, oltre ai clinici. Quali
azioni avete in animo di sviluppare per realizzare una corretta comunicazione scientifi co-terapeutica? Mi
sarebbe piaciuto che "la battaglia per il generico" si fosse svolta sul piano della cultura. In realtà si è parlato
soltanto di prezzo, oscurando tutti gli altri aspetti scientifi ci che sottostanno all'uso del generico in tutto il
mondo, senza eccezioni. Inutile stare a fare qui l'elenco delle leggende metropolitane messe in campo, a
cominciare dal fantomatico ruolo degli eccipienti. Probabilmente ci sono stati errori di comunicazione da parte
nostra, così come da parte dello stesso decisore sanitario. Qui il discorso cambia completamente, perché i
biosimilari non sono farmaci che devono dimostrare la bioequivalenza con l'originale, ma nuovi farmaci che
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About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
hanno le stesse indicazioni, lo stesso meccanismo d'azione dell'originale e che, come questo, hanno
superato il vaglio degli studi clinici. Non dimentichiamo, poi, che sono fi gli di tecnologie produttive più
avanzate rispetto a quelle in uso alla comparsa del farmaco capostipite e possono presentare, di
conseguenza, anche caratteristiche migliorative. È su questo che intendiamo centrare non solo la
comunicazione, ma la discussione con tutte le parti interessate. Ed è quanto stiamo facendo e faremo
attraverso una serie di eventi, grandi e piccoli, che organizziamo in tutta Italia. Mi sembra che sia la condotta
più adeguata, anche a giudicare dall'evoluzione dell'atteggiamento dei clinici, a cominciare dagli oncologi, di
cui siamo stati testimoni nell'ultimo periodo.
Foto: FRANCESCO COLANTUONI
05/07/2013
About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
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Medicina difensiva: non possiamo più permettercela
Fabrizia Puca AboutPharma and Medical Devices fpuca@aboutpharma
Medici iperprescrittori, a volte incapaci di dialogare con i pazienti, denunce facili, polizze sempre più care. Il
valore complessivo del fenomeno ha ormai raggiunto cifre da manovra fi nanziaria. Eppure invertire la
tendenza si può ma è necessario farlo in tempi brevi "F are di più non signifi ca automaticamente fare
meglio": questa era la conclusione di un celebre articolo uscito mesi fa sul New York Times a fi rma di Sanjay
Gupta, chirurgo del Grady memorial hospital di Atlanta ("More treatment, more mistakes", NYT, 31 luglio
2012). È una delle molte rifl essioni autorevoli uscite su quello spettro che si aggira per gli ambienti della
sanità mondiale, tra le corsie e le sale operatorie, tra ambulatori e anticamere, che assume le sembianze di
medici impauriti, iperprescrittori, a volte incapaci di dialogare con franchezza con i propri pazienti, spesso
ipersensibili e incerti sul da farsi, calcolatori delle possibili denunce più che concentrati sulla necessità di
diagnosticare bene e velocemente e di curare al meglio. Lo spettro è quello della medicina difensiva, cioè
quell'insieme di comportamenti atti a difendersi da multe e condanne, più che a salvare vite e guarire
malattie. Il fenomeno è universale e si interseca con le questioni degli errori in medicina, della pressione
assicurativa e delle tante attività legali di "difesa" dei cittadini dai casi di malasanità. Se ne parla dal 1999 e si
ragiona sul fenomeno e sugli eventi connessi dal 2000, quando James Reason presentò la sua teoria "delle
fette di gruviera" in ambito di rischio clinico, mentre è del 2005 un volume come Adverse Events, Stress, and
Litigation: A Physician's Guide di Sara C. Charles e Paul R. Frisch (Oxford Book), forse la prima guida legale
per affrontare le tematiche della medicina difensiva. Un argomento che negli Usa produce fatturati da 29
miliardi di dollari (nel 2008) a fronte di circa 98mila eventi avversi, mentre in Italia, come riportato nella scorsa
legislatura da Antonio Palagiano, "il fenomeno costa allo Stato tra i 10 e i 14 miliardi di euro", cifra da
manovra fi nanziaria, dato impressionante che comprende anche i costi delle assicurazioni delle strutture
sanitarie, che si svenano spesso per proteggersi da denunce di sinistri connessi alle attività cliniche. Eppure,
se ci si riferisce sempre alla situazione italiana, a fronte di 34 mila denunce negli ultimi cinque anni, i casi
accertati di malasanità sono risultati 557, mostrando l'incongruenza tra effettiva malasanità e "cultura" della
denuncia, del "qualcuno è colpevole e qualcuno deve pagare". Ma se i casi effettivi sono relativamente ridotti,
perché la confl ittualità è comunque così alta? «I dati parlano di una crescente e, spesso, pretestuosa confl
ittualità medico-paziente. La differenza tra il boom di denunce di sinistri e la diminuzione degli importi liquidati
mostra come la tendenza sia quella di intentare cause, a volte in modo quasi strumentale», ha affermato lo
scorso dicembre l'allora presidente della Commissione d'inchiesta sugli errori sanitari, Palagiano,
sottolineando che «la conseguenza è che i premi assicurativi schizzano alle stelle e le aziende sanitarie
subiscono un vero e proprio salasso per tutelarsi da quello che sembra, a tutti gli effetti, un business». Già:
un affare colossale. Il business indica le dimensioni del problema, suggerisce i molti interessi in campo e gli
effetti sulla classe medica, che sono a tutti gli effetti impressionanti. I dati raccolti anche in Italia tra i medici
parlano chiaro: secondo una ricerca svolta dall'Ordine dei Medici di Roma nel 2010 il 78,2% di loro si sente
oggi più a rischio di denuncia rispetto al passato, il 68,9% pensa di avere il 30% di probabilità di essere
denunciato e soltanto il 6,7% dei medici giudica nulla la probabilità di subire una denuncia.
Complessivamente ben il 65,4 % si ritiene sotto pressione nella pratica clinica di tutti i giorni. Oltre alle
denunce del paziente scontento o ritenutosi danneggiato i medici attribuiscono le "cause" della medicina
difensiva anche al clima attuale nei confronti dei medici presso la pubblica opinione (65,8%), alle eventuali
iniziative della magistratura (57,9%), alle esperienze di contenzioso di altri colleghi (48,4%), alla necessità di
prevenire e tutelarsi da sanzioni comminate da strutture e servizi di appartenenza (43,1%), al timore di una
compromissione della carriera (27,8%), alla paura di fi nire in chiave negativa su giornali o Tv (17,8%), alla
paura di perdere i propri pazienti (10,6%) e infi ne alle critiche dei colleghi (9,6%). Un vissuto medico che
potrebbe produrre risultati ancor più negativi che nel passato, se è vero che recentemente il segretario
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nazionale della Federazione nazionale degli Ordini, Luigi Conte, ha addirittura ipotizzato un passo
peggiorativo: "Il timore di un contenzioso sempre più alto (+24%) rende concreto il rischio di transitare dalla
medicina difensiva alla medicina astensionista. In questo contesto si inseriscono le speculazioni: sulla metro
e sui bus fi oriscono offerte di avvocati che si propongono a chi ritiene di aver subito un danno". È uno
scenario nero, su cui ormai si confrontano gli esperti e fi oriscono le survey e i trattati. Uno scenario nel quale
si è inserita una due giorni promossa da Cosmec sul tema "La medicina difensiva in tempi di crisi: qualcosa
che il Paese può ancora permettersi?", ospitata nella sala convegni del Tar del Lazio con il patrocinio
dell'Ordine Provinciale di Roma dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Uno scenario al quale si riferisce in
modo specifi co (però con molte zone d'ombra: ad esse è dedicato un articolo specifi co di Simona Cacace,
giurista dell'università di Brescia, ed anche nel suo prezioso intervento il direttore sanitario del Cristo Re,
Marino Nonis, ha ricordato che recenti sentenze non esimono da colpa il medico che rispetta linee guida che
antepongono ragioni economiche a ragioni di tutela della salute e che siano in contrasto con le esigenze di
cura del paziente), il recente decreto Balduzzi all'art.3 sulla depenalizzazione della colpa lieve, che prende le
mosse proprio dal "fenomeno della cosiddetta medicina difensiva, che determina la prescrizione di esami
diagnostici inappropriati, con gravi conseguenze sia sulla salute dei cittadini, sia sull'aumento delle liste
d'attesa e dei costi a carico delle aziende sanitarie". Il dibattito complessivo sul tema della medicina difensiva
coinvolge professionalità e differenti interessi, ma la risposta alla domanda "possiamo permettercelo?" è un
"no" globale che viene dagli istituti e dalle agenzie (già nel 2007 l'Istituto superiore di sanità aveva sviluppato
una serie di proposte in merito), dalle organizzazioni professionali (Roberto Lala, presidente dei medici di
Roma: "Il medico e il cittadino non possono più osservarsi con sospetto: siamo usciti dal paternalismo, ma di
certo le problematiche ci spingono a ritrovare l'antica fi ducia reciproca"), dalla politica (Ignazio Marino:
"dobbiamo uscire dall'aziendalizzazione della medicina restituendo valore al tempo dedicato al paziente"), da
chi forma i medici (il rettore di Tor Vergata, Renato Lauro: "purtroppo siamo ancora molto concentrati nella
formazione reattiva e non in quella preventiva: il futuro invece è della medicina d'iniziativa, unica strada per
evitare il difensivismo culturale"), da chi rappresenta la medicina generale (il segretario Fimmg del Lazio
Bartoletti: "per far tornare normale il rapporto con il cittadino dobbiamo tornare alla cultura delle medicina"),
dai rappresentati delle specializzazioni più sotto rischio denuncia (Leonardo Rinaldi, ginecologo ostetrico: "la
nostra categoria è ad altissimo rischio esposto o denuncia e noi ci diciamo che è una condizione che non può
continuare così a lungo: l'ars medica richiede abnegazione, non autodistruzione"). Il costo è altissimo, sia in
polizze assicurative che in cultura del sospetto: se ne deve uscire, nessuno si può più permettere di
foraggiare i mille rivoli della medicina difensiva. Ecco dunque gli elementi sintetici che dal dibattito in corso e
che nella due giorni romana hanno trovato idee e spunti di un approccio globale rinnovato, terreno di crescita
di un'alleanza terapeutica non più resa traballante dai rischi degli errori e dai tentativi più o meno difensivi di
difendervisi. Ricordando che - e lo sottolineiamo nelle pagine successive - due temi sono fondamentali nella
rifl essione in corso: l'approfondimento sui temi della colpa/medica (rilanciato dal decreto Balduzzi) e quello
sulle linee guida come riferimento dell'attività medica. Ma andiamo con ordine: ecco le tematiche che
possono dare nuovo impulso ad un'attività medica "liberata" dalle pastoie della medicina difensiva. 1 Cancellare la colpa medica La colpa medica è un fatto tutto italiano sul quale anche la giurisprudenza ha
espresso dubbi, come sottolineato a Roma proprio dagli interventi di impostazione giuridica. Un fatto che
spesso aggira le reali responsabilità del clinico, che spesso non sa più come comportarsi stretto tra direttori
generali, protocolli, prontuari, linee guida nazionali ed internazionali. Il tutto tenendo conto di un altro fatto
deleterio: nel nostro Paese è troppo semplice denunciare e il patrocinio gratuito sicuramente è un
acceleratore di atteggiamenti e comportamenti. Le ricette per sfuggire da questo stallo? Attivare una
legislazione specifi ca sul rischio clinico, in grado di realizzare sistemi di gestione del rischio registrando
eventi sentinella e realizzando un registro degli eventi avversi. Ma è tutta la fi liera a dover essere coinvolta in
modo nuovo. In questo senso anche una corretta formazione dei consulenti tecnici è ritenuta fondamentale. 2
- Riorganizzazione della domanda e dell'offerta sanitaria Per oltrepassare un pendolo che batte tra l'eccesso
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
di esami per autotutela e la riduzione all'osso di analisi per mancanza di budget bisogna riorganizzare la rete
della domanda e dell'offerta sanitaria, soprattutto oggi mentre è in corso un ritorno alla centralità
dell'assistenza territoriale, con le ipotesi sempre più precise di integrazione dei servizi di medicina generale e
specialistica sull'esempio delle Case della Salute. Il punto di partenza? L'utilizzo di effi caci strumenti di
monitoraggio, come per esempio il Piano Nazionale Esiti e Volumi dell'Agenas che ha valutato le
performances del Ssn non con scopo "classifi catorio o demonizzante", ma per fornire indicazioni e standard
operativi. A partire dall'analisi degli esiti delle cure, che mostrano quali risultati si possono raggiungere e quali
sono invece le diffi coltà del sistema, è possibile riscrivere standard organizzativi, linee guida e
raccomandazioni cliniche che defi niscano l'approccio diagnostico più corretto e patterns clinici condivisi. In
questo senso l'obiettivo è anche condividere l'importanza delle Linee guida di riferimento. E su di esse non
deve esserci confusione, anche perché la legge Balduzzi le considera mandatorie. 3 - Ridefi nizione
dell'autonomia del medico Oggi le diffi coltà di bilancio delle Regioni in piano di rientro e la paura di azioni
legali vincolano fortemente l'autonomia che un tempo contraddistingueva l'attività medica. Il professionista
può scegliere il farmaco da somministrare, ma la sua libertà prescrittiva si scontra con il contenimento della
spesa imposto dall'amministrazione locale. Un problema quello della riduzione dei costi che dovrebbe
ricadere sui decisori e sui payers o sulle Regioni e non sul medico. Il rischio: un'eccessiva standardizzazione
e burocratizzazione della scelta curativa. Altrettanto attuale la questione su chi debba stabilire l'equivalenza
terapeutica tra medicinali che, come ha dimostrato una sentenza del Tar dell'Umbria, il 26 aprile scorso,
dovrebbe spettare solo all'Aifa. Con l'obiettivo di fare chiarezza sulle competenze professionali di ciascuno e
quindi di ridefi nire anche il ruolo del medico, che dovrebbe esser libero di derogare rispetto alle linee guida
per mantenere integra la propria autonomia professionale, sarebbe necessario aprire un tavolo di confronto
tra le componenti interessate. Questo anche per evitare al giudice la scomoda posizione di imputare al
medico scelte non attribuibili a lui. 4 - Recupero del rapporto medico-paziente Rinnovare l'alleanza
terapeutica è il primo tassello di un approccio proattivo e protagonista da parte della classe medica. Come
emerge dai dibattiti e dagli approfondimenti internazionali più acuti sulla sanità, è arrivato il momento di ridare
centralità al malato, perché non ci si può più permettere di alimentare quella cultura di sfi ducia e paura che
rappresenta la causa principale dell'aumento di azioni legali e di medicina difensiva. La voce emersa dal
convegno promosso da Cosmec è stata unanime: secondo medici, giuristi e associazioni dei pazienti, per
riconquistare la fi ducia del cittadino bisogna riscrivere il rapporto medico-paziente. Oltre a giostrarsi con i
numeri della burocrazia, il medico deve confrontarsi senza paura con le novità dell'era digitale, ricostruire il
rapporto di fi ducia riavvicinandosi al paziente che, quando interagisce con un medico scisso tra scienza e
burocrazia, tecnologia ed economia, sente la mancanza di empatia. La capacità di creare un rapporto di fi
ducia, e allo stesso tempo di riscoprire la forza dell'empatia rappresenta un fattore terapeutico essenziale che
può ridurre il ricorso ai farmaci e anche agli esami clinici, quando questi non siano necessari. 5 - Alleanza
medici-pazienti-giornalisti La comunicazione bidirezionale è la piattaforma del rinnovato rapporto medicopaziente. Da un lato il colloquio clinico non è un semplice scambio di informazioni, ma un momento di
conoscenza in cui il clinico deve saper interpretare la complessità del vissuto della persona con cui dialoga.
Se l'obiettivo è quello di formare una classe medica in grado di interagire con il paziente, è dunque
necessario prospettare una nuova offerta formativa a livello universitario che favorisca un ritorno a una
visione di cura globale. Una visione capace anche di interpretare le mille informazioni provenienti dal web
dove indicazioni generiche, poco approfondite o di dubbia provenienza, sono i rischi più frequenti. La criticità
maggiore delle web-info è legata al linguaggio che può produrre messaggi di scarsa autorevolezza scientifi ca
oppure insuffi cientemente comprensibili per tutti gli utenti. Un'informazione corretta è invece fondamentale
oggi più che mai se si considera che il web è la principale fonte di conoscenza sui temi di salute visto che
secondo il Censis utilizza Internet per ottenere notizie sanitarie ormai il 32% degli italiani. A questi utenti
sempre più aggiornati sarebbe opportuno offrire anche una visione globale di quel che accade nel 'mondo
Salute', invece la spettacolarizzazione dei casi di malasanità fornisce un quadro parziale, alimentando sfi
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ducia e aumenta il numero delle azioni legali. Senza dubbio è giusto denunciare i singoli episodi di
negligenza, ma non è altrettanto utile demonizzare l'intero sistema sanitario. Non sarebbe più profi cuo
portare alla conoscenza di tutti le best practice, che però fanno meno notizia? 6 - Promozione
dell'empowerment costruttivo Maggiore consapevolezza e maggiore attenzione alla persona nella sua totalità,
ecco due direttrici attraverso le quali garantire trasparenza e fi ducia, fondamentali nel prevenire la medicina
difensiva. Oggi i pazienti richiedono informazioni approfondite sia rispetto alle cure prescritte, sia riguardo alle
strutture ospedaliere e, ovviamente, ai medici. La richiesta di tutti questi dati, che impone un maggior obbligo
di trasparenza, favorisce l'empowerment cosrtuttivo del paziente più consapevole, detentore di diritti (e
qualcuno dice anche: trasformato da paziente in consumatore) libero di scegliere dove farsi curare e da chi.
Le associazioni già da tempo promuovono empowerment e cura degli aspetti psicologici dell'assistenza, ma
senza l'impegno concreto di tutti gli attori del sistema è di là da venire un percorso condiviso e strutturato.
Cittadinanzattiva dice spesso attraverso le parole di Antonio Gaudioso, suo segretario nazionale: I cittadini
sono dalla parte dei medici, siamo alleati per la salute e non nemici. È ora, quindi, di provare a ragionare tutti
insieme dalla stessa parte della barricata. Anche se questo - ed è responsabilità dei media -signifi ca andare
tutti a lezioni di aderenza alle informazioni, per abbandonare la reciproca diffi denza e il sensazionalismo.
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MA LA LEGGE BALDUZZI NON DEFINISCE BENE L' AMBITO DI
RESPONSABILITÀ
Medicina difensiva ed errori: le modifi che introdotte fanno poco per contrastare la cultura della colpa che
rappresenta il primo ostacolo alla sicurezza del paziente. Il sistema professionale dei medici riduce i rischi di
chi agisce cercando maggiori tutele formali, anche a scapito dell'utenza
Simona Cacace, Dipartimento di Giurisprudenza, Università degli
La legge 8 novembre 2012, numero 189, converte con modifi cazioni il decreto legge 13 settembre 2012,
numero 158, recante "disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di
tutela della salute". Su oltre centocinquanta pagine di legge, una delle novità più rilevanti e sicuramente di
maggior impatto giuridico è rappresentata dalla disciplina dell'articolo 3 del decreto, poi convertito, con
rilevanti modifi che. I motivi Qual è l'obiettivo? La promozione di un più alto livello di tutela della salute. D'altro
canto, secondo la Relazione illustrativa al decreto Balduzzi (dal nome dell'allora ministro della Salute),
l'articolo 3 mirerebbe al contenimento del "fenomeno della cosiddetta medicina difensiva, che determina la
prescrizione di esami diagnostici inappropriati, con gravi conseguenze sia sulla salute dei cittadini, sia
sull'aumento delle liste d'attesa e dei costi a carico delle aziende sanitarie". Di conseguenza, il tris di carte
che il legislatore dispone sul tavolo è il seguente: guerra alla medicina difensiva - abbattimento dei costi migliore tutela della salute (quest'ultima, una sorta di "terzo incomodo"). Obiettivi ambiziosi, certo, il cui
contestuale perseguimento, però, non sembra sempre prospettabile - come si avrà modo di considerare nel
prosieguo. E' noto quale sia il motore - o quali siano i motori - che accendono la medicina "difensiva". Il
settore sanitario è attualmente interessato da un forte incremento del contenzioso giudiziario e da un
conseguente innalzamento dei premi delle polizze assicurative. L'obbligo di assicurazione, sancito dalla
manovra di Ferragosto 2011 (decreto legge numero 138/2011), penalizza alcune categorie di professionisti,
particolarmente propense al rischio in ragione dell'occupazione e dell'attività svolta. In particolare, i giovani
medici che operano nel sistema emergenza-urgenza, oppure i titolari delle specializzazioni più rischiose dal
punto di vista della responsabilità professionale, come la chirurgia, la ginecologia, l'ostetricia, l'ortopedia e
l'anestesia. Peraltro, la stessa diffi coltà di accesso alle polizze assicurative, può ben sfociare in un ulteriore
ampliamento delle pratiche di cosiddetta medicina difensiva, ovvero di quegli atti e comportamenti posti in
essere al fi ne di evitare possibili contenziosi. I difetti Così come convertito in legge, l'articolo 3 dispone che
"l'esercente la professione sanitaria che nello svolgimento della propria attività si attiene a linee guida e
buone pratiche accreditate dalla comunità scientifi ca non risponde penalmente per colpa lieve". Al riguardo,
tre punti almeno paiono meritevoli di specifi co approfondimento: 1. L'esercente la professione sanitaria. In
altri termini, tutti coloro che "indossano il camice". Ancora e meglio, è il Tribunale di Milano (ordinanza di
rimessione degli atti alla Corte costituzionale, 21 marzo 2013) ad affermare che la norma è indirizzata a tutti
gli operatori sanitari (veterinari, farmacisti, biologi, psicologi, operatori sociosanitari, operatori di assistenza
sanitaria), con una dilatazione dell'ambito soggettivo di applicabilità della legge tale da coinvolgere anche
soggetti privi del compito di adottare scelte terapeutiche e/o diagnostiche (nonché soggetti la cui professione
non ha riguardo alcuno con la salute umana), già stravolgendo, così, la ratio giustifi cativa della norma
eccezionale in termini di tutela dalla medicina difensiva. 2. Abolitio criminis. Secondo la Corte di Cassazione,
IV sezione penale (sentenza depositata il 9 aprile 2013), si tratterebbe di un' abolitio criminis parziale,
laddove si avvicendano nel tempo due norme fra loro in rapporto di genere a specie, di cui quella successiva
restringe l'area del penalmente rilevante individuata da quella anteriore (secondo comma dell'articolo 2 c.p.).
La colpa lieve, perciò, diventa penalmente irrilevante dinanzi al rispetto delle linee guida; in altri termini, la
regola d'imputazione soggettiva è ora quella della sola colpa grave, all'interno di un'area fattuale costituita,
appunto, da condotte aderenti ad accreditate linee guida. 3. Rispetto delle linee guida e delle buone pratiche
accreditate dalla comunità scientifi ca. Qui le domande divengono innumerevoli: cosa sono le linee guida e le
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buone pratiche? Qual è la comunità scientifi ca che le accredita in guisa da farle diventare parametro di
riferimento (così da renderle scientifi camente affi dabili)? Qual è il loro grado di vincolatività (anche in
relazione all'obsolescenza o meno dei contenuti che esprimono e al rispetto della libertà di scelta del
medico)? La Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi
sanitari regionali (istituita dalla Camera dei deputati nel 2008, ha terminato la sua attività il 22 gennaio 2013)
solleva importanti obiezioni riguardo a tale riferimento alle linee guida: queste, infatti, scoraggiano l'adozione
di scelte terapeutiche meno standardizzate e sono generalmente contrarie all'attuale tendenza di
individualizzazione della medicina e di defi nizione di protocolli personalizzati, che tengano conto delle
caratteristiche specifi che del paziente. Gli operatori non sono incentivati a distaccarsi da quanto già defi nito;
nuove pratiche, ancorché migliori, stenteranno ad affermarsi. La novella, infi ne, sortirà il paradossale effetto
di incrementare il fenomeno della medicina difensiva, soprattutto "positiva": al fi ne di sollevarsi dalla
rivendicazione di una possibile responsabilità, infatti, l'operatore tenderà a seguire pedissequamente
protocolli e linee-guida, prescrivendo esami o ricoveri quando siano astrattamente previsti per quel
determinato dubbio diagnostico o per quella patologia - e non quando siano realmente necessari. Gli errori
Proseguendo la lettura della legge, poi, il secondo e terzo periodo del primo comma dell'articolo 3
dispongono che "in tali casi resta comunque fermo l'obbligo di cui all'articolo 2043 del Codice civile. Il giudice,
anche nella determinazione del risarcimento del danno, tiene debitamente conto della condotta di cui al primo
periodo". Due i passaggi critici: 1. Il riferimento all'articolo 2043: mero errore di drafting normativo o lapsus
calami? Si è scritto, a ragione, che si tratta di "un enunciato normativo che sfi da l'interprete a confrontarsi
con un rebus ermeneutico di cui non si avvertiva la mancanza" (fonte: "Protocolli medici e colpa penale
secondo il «decreto Balduzzi», di prossima pubblicazione in Riv.it.med.leg.). Nel corso degli ultimi decenni,
peraltro, la responsabilità sanitaria è stata tratteggiata, più che da interventi legislativi, da un intenso lavorìo
ermeneutico di giurisprudenza e dottrina, a partire, naturalmente, dal Codice. Nella formulazione del decreto,
si richiamavano gli articoli 1176 e 2236: la responsabilità era pacifi camente contrattuale. L'8 novembre 2012,
la responsabilità sanitaria diviene extracontrattuale. Fino all'8 novembre 2012, il rapporto tra struttura
sanitaria e paziente era ricostruibile in termini di un contratto atipico di spedalità, mentre il rapporto medico
dipendente/paziente veniva spiegato attraverso il ricorso alla cosiddetta teoria della responsabilità
contrattuale da contatto sociale. Certo, c'è domandarsi: il legislatore è un legislatore consapevole? Bisogna
realmente prestare attenzione al dato letterale e così rassegnarsi ad un ritorno alla responsabilità aquiliana?
2. Quantifi cazione del danno: una colpa lieve commessa nel rispetto delle linee guida dovrebbe condurre ad
un non meglio precisato abbattimento del quantum respondeatur. Tale previsione normativa introduce
evidentemente, nel procedimento volto alla quantifi cazione del danno risarcibile, un elemento "spurio",
"punitivo", costituito dalla valutazione della maggiore o minore gravità della colpa del soggetto agente od
omittente. "Il peso della sanzione civile dipende dalla misura del danno e non dalla gravità della colpa",
scriveva negli anni '60 Trimarchi. La responsabilità civile, a differenza di quella penale, dovrebbe perseguire,
infatti, la precipua fi nalità di riparare il danno nella sua integralità ( compensation, che si affi anca ad una
funzione di deterrence, volta ad evitare che il danneggiante reiteri l'evento pregiudizievole). Le alternative
Due ultime considerazioni: 1. Nell'ottica di calmierare il risarcimento del danno, il terzo comma dell'articolo 3
prevede che "il danno biologico conseguente all'attività dell'esercente la professione sanitaria" sia risarcito
sulla base delle tabelle di cui agli articoli 138 e 139 del Codice delle assicurazioni (RC auto). Orbene, il
legislatore si è quasi sempre disinteressato della specifi ca determinazione e liquidazione del pregiudizio: ha
delegato questo compito al giudice e, nel Codice civile, ha fi ssato solo i criteri generali da seguire per
misurare, in concreto, il suo ammontare (articoli 1223 e seguenti). Di conseguenza, se e quando il legislatore
interviene nella concreta determinazione del danno, ciò indica che qualcosa non sta proprio andando bene a
casa della responsabilità civile: che, cioè, il compito, lasciato in prima battuta al giudice, non è stato assolto
con successo. Potrebbe, infatti, essersi verifi cata una delle possibili patologie che, alterando il normale
meccanismo del risarcimento del danno, allontanano tale risarcimento dal principio generale d'integrale
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riparazione del pregiudizio. In particolare, una situazione di eccessivo risarcimento normalmente genera uno
stato di overdeterrence: la concessione di un danno sproporzionato a favore della vittima può specularmente
determinare addirittura una paralisi e/o una cessazione dell'attività del danneggiante. Piuttosto che far fronte
a risarcimenti potenzialmente eccessivi, il potenziale danneggiante può supporre che sia preferibile uscire dal
mercato, cessando l'attività "pericolosa" oppure, tutt'al più, ponendo in essere un'attività non rischiosa o che
comunque limiti fortemente i rischi (in àmbito sanitario, si tratta proprio della medicina difensiva). 2. È stato
scritto che si tratta di un impianto normativo simbolicamente raffigurabile, per la poco "ortodossa" fusione di
elementi di disparata estrazione, con l'immagine mitologica della chimera (il "poco addomesticabile" mostro
con testa di leone, petto di capra e coda di serpente). Ecco: dinanzi e all'interno di questo monstrum, il
grande assente è la struttura sanitaria. La struttura sanitaria non è destinataria, per esempio, dell'obbligo
assicurativo, bensì - meramente - di una blanda, generica e non onerosa raccomandazione, di cui all'articolo
3bis, riguardo alla gestione e al monitoraggio dei rischi sanitari. Del resto, la "mala pianta" della medicina
difensiva poteva estirparsi proprio giocando su questo terreno: s'è visto come il rischio di perdere la faccia,
per il singolo professionista, sia un potente incentivo all'occultamento degli errori e all'attivazione di
comportamenti difensivi. Un approccio "accusatorio" si focalizza sugli errori e sulle mancanze degli individui,
assumendo che le persone sbagliano perché poco attente al proprio compito. Si adotta un modello causale
lineare incentrato sulla ricerca e sulla rimozione dei responsabili, sulla comminazione di sanzioni,
trascurando, così, il contesto organizzativo. La persistenza di una cultura della colpa diviene il primo ostacolo
alla creazione di una cultura effi cace della sicurezza del paziente. Un sistema professionale come quello
medico è un sistema che riduce i rischi di chi agisce cercando maggiori tutele formali, anche a scapito
dell'utenza. Da qui, l'origine della medicina difensiva. In mano, il legislatore s'è trovato un povero tris di
picche. Tutt'altra cosa il poker d'assi che, invece, avrebbe ben potuto giocare: gestione e monitoraggio del
rischio-risoluzione alternativa delle controversie-struttura sanitaria come protagonista-responsabilità civile
quale junior partner (con funzione ancillare e residuale). Sia qui consentito di concludere così, come pure è
stato da qualcuno scritto: "in Italia non v'è riforma che non peggiori la legge precedente".
Per approfondire GIUNTA, "Protocolli medici e colpa penale secondo il «decreto Balduzzi», di prossima
pubblicazione in Riv.it.med.leg. NOCCO, "Le linee guida e le "buone pratiche accreditate dalla comunità
scientifi canella "legge Balduzzi": un opportuno strumento di soft law o un incentivo alla medicina difensiva?,
di prossima pubblicazione in Riv.it.med.leg. PONZANELLI, L'applicazione degli articoli 138 e 139 del Codice
delle assicurazioni alla responsabilità medica: problemi e prospettive, in Nuova giur. civ. comm. 2013, II, pp.
145 ss. DI LANDRO, Le novità normative in tema di colpa penale (l.189/2012, c.d. "Balduzzi"). Le indicazioni
del diritto comparato, di prossima pubblicazione in Riv.it.med.leg. BONA, La responsabilità civile medica dopo
il decreto-legge n. 158/2012: indicazioni per la corretta interpretazione e per la (dis) applicazione delle nuove
disposizioni, in MARTINI, GENOVESE (a cura di), La valutazione della colpa medica e la sua tutela
assicurativa, Sant'Arcangelo di Romagna (RN), 2013, 38.
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MERCK SERONO: SI PUÒ CREDERE NELL'ITALIA
Marco Giorgetti AboutPharma and Medical Devices mgiorgetti@abou
C'è anche chi non scappa. L'azienda che ha ripensato la propria strategia, puntando su ricerca, sviluppo e
innovazione, lancia oggi la sua proposta per il Belpaese. "La nostra società si candida a diventare
protagonista nella rinascita del settore farmaceutico italiano. Vogliamo dire alle istituzioni e al governo di
considerarci come un partner". A colloquio con Stefan Oschmann, Ceo worldwide dell'azienda tedesca M
erck Serono è un'azienda innamorata dell'Italia. Seduzione inevitabile per diverse multinazionali del farmaco,
visto che il nostro Paese rimane saldamente tra i mercati più importanti, ma anche fonte di travagli fatali,
soprattutto negli ultimi caldissimi anni. Una fascinazione che rimane comunque intatta per Merck, gruppo
leader nei settori farmaceutico, chimico e delle life sciences, che ha scelto senza remore di legare il proprio
nome alla Penisola. Tutto ciò attraverso investimenti inediti in altre nazioni, che hanno dato vita a progetti
innovativi, plant di produzione e centri di ricerca. Lo sottolinea e lo conferma Stefan Oschmann, Ceo a livello
mondiale dell'azienda, nel corso di un'intervista riservata ad AboutPharma and Medical Devices: "Ho vissuto
in Italia per diversi anni, qui ho molti amici e sono legatissimo a questo Paese. Tra l'altro non sono il solo,
all'interno del management di Merck, ad aver stretto un legame così forte con l'Italia: per la nostra azienda è
storicamente una nazione strategica in Europa, nella quale abbiamo sempre investito molto, forse più che
altrove". Una presenza che si esprime con 591 dipendenti, divisi tra gli uffi ci direzionali di Roma, il centro di
ricerca di Guidonia Montecelio e il centro di produzione di Bari, cui si aggiungono i dipendenti dell'Istituto di
Ricerche Biomediche Marxer a Colleretto Giacosa, nei pressi di Ivrea, dove operano 170 ricercatori. Merck e
Italia: un rapporto tutto rose e fi ori? No, per niente... "Negli ultimi due anni, lo devo riconoscere - commenta
sorridendo Oschmann - questo Paese ha messo a dura prova anche me, che non ho diffi coltà a confessare
di essere innamorato della terra e della sua gente. Il Belpaese è 'un amante diffi cile', per il quale abbiamo
fatto molto e dal quale però ci aspettiamo altrettanto: di recente abbiamo avuto incontri con alti funzionari del
sistema sanitario italiano e siamo stati rassicurati sul fatto che il nuovo governo è impegnato nel defi nire
regole ed equilibri per dar vita a un contesto più stabile, nel quale sia favorita e non osteggiata la
programmazione industriale e la pianifi cazione d'investimenti di medio termine, in un quadro normativo che
garantisca un minimo di certezze. Siamo consapevoli della diffi cile situazione economica dell'Italia, ma
proprio per questo, nel chiedere uno sforzo in termini di certezza, di stabilità, Merck si candida a divenire uno
dei protagonisti della rinascita del settore farmaceutico in questa nazione. Sarebbe per noi un compito
naturale: ci auguriamo che il nuovo governo e il sistema italiano, nella sua globalità, ci consentano di
assumere questo ruolo, al quale aspiriamo sinceramente. Il mio appello alle istituzioni italiane, ai decisori e a
tutti quanti si occuperanno di ridefi nire l'assetto del settore farmaceutico in Italia, anche in rapporto con il
sistema sanitario nel suo complesso, è di considerare Merck come un partner". Insomma: per corrispondere
all'impegno aziendale - dice Oschmann apertamente, dando comunque voce a ciò che pensano la gran parte
dei suoi colleghi di altre multinazionali - l'Italia dovrebbe forse guardare all'azienda come a una risorsa per
risolvere i problemi, "e non come a una carta di credito, dalla quale attingere per pagare spese e ripianare
debiti generati da altri settori e contemporaneamente riformare il suo sistema burocratico, anzitutto per
garantire tempi ragionevoli per l'ingresso di nuovi prodotti sul mercato, visto che ci troviamo ad affrontare un
coacervo di leggi, di regolamenti, di decisioni su singole aree e singoli prodotti, che generano costi pressoché
insostenibili". Ma il ragionamento di Oschmann - che sembra voler sconfessare, con la sua franchezza e il
tratto amichevole, tutti i preconcetti legati allo stereotipo del capitano d'industria tedesco - non riguarda solo
la Penisola e si estende a tutta l'Europa. Si parte dal dato che l'economia del Vecchio Continente sembra
complessivamente vivere una fase di recessione economica: "La crescita in Europa è in fase di stagnazione,
se non in recessione vera e propria. Assistiamo invece a uno sviluppo solido e ininterrotto del mercato
americano, del Giappone e anche dei Paesi emergenti, malgrado i fantasmi che diversi osservatori stanno
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
evocando sempre più spesso, con riferimento alle nazioni che producono in questi anni gli sforzi maggiori per
affermare defi nitivamente i propri sistemi economici sulla scena internazionale. È diffi cile nascondere che il
Vecchio Continente, in questo contesto, rischia di restare indietro. Si tratterebbe per di più di un ritardo
sciagurato: ogni momento è infelice per perdere terreno, ma la fase storica attuale lo sarebbe più che mai".
Non si può restare indietro ed in effetti il comparto farmaceutico sta dando segnali di trasformazione, visto
che soprattutto le divisioni di Ricerca & Sviluppo di molte aziende pharma si sono da poco riorganizzate per
conseguire risultati migliori in termini di innovazione. Diverse società sono riuscite e trasformare non solo
l'operatività, ma l'intero modello di R&S. Al contempo si assiste a un trend in crescita anche per quanto
riguarda le approvazioni dell'ente regolatorio europeo - la European Medicines Agency (Ema) - che sta
premiando le innovazioni fondate su approcci terapeutici mirati. Pare quindi che la necessità di rimettersi al
passo con i tempi stia provocando salutari mutamenti... "È vero - commenta Oshmann - ci sono venti di
cambiamento che stanno muovendo il nostro settore ed anche i criteri di ricerca razionalmente stratifi cati, e
orientati a target ben defi niti, stanno cominciando a portare frutti davvero interessanti: mi riferisco ad
esempio al ricorso ai biomarcatori, per circoscrivere con precisione le popolazioni di pazienti che benefi
ceranno maggiormente delle nuove cure farmacologiche, o risentiranno di meno di eventuali effetti collaterali.
È fondamentale che le autorità regolatorie si organizzino in modo da conciliare vigilanza severa e rapidità
nell'iter di approvazione: la sfi da dei prossimi anni è garantire l'effi cacia delle nuove cure, e quindi la salute
pubblica, e premiare al contempo le aziende più innovative, perché tempi di approvazione più ragionevoli per
un nuovo prodotto sono sinonimo di sostenibilità degli sforzi di R&S. L'Ema sta facendo grandissimi passi
avanti in questo senso, ma noi chiediamo all'Europa uno sforzo ulteriore di semplifi cazione, e soprattutto da
alcune nazioni ci aspettiamo segnali di deciso cambiamento. L'innovazione secondo me tornerà a correre, lo
ripeto, grazie agli sforzi di molte farmaceutiche, che hanno fatto ammenda degli errori del passato e si sono
proiettate nel futuro con rinnovate Business Unit di R&S. L'Ema sta rispondendo a questo input, ma adesso
tocca alle nazioni europee corrispondere ai nostri sforzi, non solo nella fase di approvazione dei nuovi farmaci
, ma anche al momento della defi nizione del prezzo. In Italia, da questo punto di vista, ci troviamo
quotidianamente a dialogare con un sistema sanitario che sembra uno, all'apparenza, e poi si rivela
molteplice e sfaccettato, assumendo le sembianze di tutti gli snodi regionali nei quali è polverizzato". Quando
si parla di Europa e di Ema non si può non pensare alla nuova impostazione dell'Agenzia in tema di
trasparenza, un'esigenza prioritaria sulla quale l'autorità sta spingendo moltissimo per volontà di Guido Rasi.
Qual è la posizione di Merck rispetto ai richiami dell'ente regolatorio continentale? "Personalmente - risponde
il Ceo - ritengo che sul punto ci sia ormai un consenso chiaro e generalizzato, all'interno delle grandi
associazioni dei produttori di farmaci non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Giappone: tutti siamo
a favore della trasparenza. Merck non ha nulla da nascondere, per questo l'azienda è assolutamente
favorevole a un sistema che persegua e faciliti l'implementazione dei più compiuti meccanismi di trasparenza,
che siano però, al contempo, compatibili con la tutela di una duplice esigenza di riservatezza: anzitutto quella
legata alla privacy dei dati personali dei pazienti, in secondo luogo quella che afferisce al doveroso riserbo
riguardo ai processi di produzione delle società farmaceutiche". Per conciliare questi diritti con il bisogno di
trasparenza, giustamente sempre più sentito a diversi livelli e per questo perseguito dall'Ema, è quindi
necessario secondo Oschmann "mettere a punto un sistema che renda i dati accessibili esclusivamente a
istituti di ricerca affi dabili, tenuti al rispetto di regole rigide e condivise". Quindi nessuna "allergia" per le
nuove regole e gli organismi preposti a farle rispettare, Oschmann al contrario apprezza il lavoro dell'Ema,
ma non rinuncia a bacchettare la burocrazia ipertrofi ca di alcuni Paesi europei: "Io lavoro in questo campo da
25 anni e ricordo bene quando l'Europa non aveva un sistema di controlli e di vigilanza sul fronte regolatorio:
ebbene, la creazione dell'Ema e del Chmp (Committee for Medicinal Products for Human Use) ha dato luogo
a signifi cativi progressi. Quindi la situazione è migliorata: non siamo soddisfatti di tutti gli aspetti, ma in
genere il sistema regolatorio europeo è un meccanismo che funziona". In Europa, dice il top manager Merck,
abbiamo ben altri problemi, espressi sinteticamente sotto la formula di tre macro-questioni: le incertezze
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inerenti il market access, la mancanza totale, in alcuni Paesi, di un approccio Hta compiuto e le disparità (se
non vere ingiustizie in fase di determinazione dei prezzi). "Sono tre criticità - sottolinea Oschmann - che si
condensano in una complessiva mancanza di riconoscimento per l'innovazione, atteggiamento che è spesso
frutto di un approccio semplicistico al problema della salute: intendo dire che anche in Europa ci si concentra
troppo sul singolo farmaco, sul prodotto e ci si dimentica di considerare adeguatamente la salute delle
persone globalmente intesa". Ma che cosa sta facendo Merck in Europa e per l'Europa? "La nostra azienda è
stata fi nora molto concentrata sul Vecchio Continente, e quindi da esso molto dipendente: per ragioni
storiche, in quanto noi abbiamo sempre avuto qui il nostro fulcro e il nostro baricentro. Tuttavia ha coinvolto
anche l'Europa il processo di ristrutturazione radicale al quale abbiamo dato avvio negli ultimi tempi. In
particolare, abbiamo spostato una notevole quantità di risorse verso i Paesi emergenti, investimenti destinati
non solo alla ricerca, ma anche alla produzione e al rafforzamento della nostra presenza commerciale. Ora
siamo una delle aziende che investe di più nei mercati emergenti, tanto che traiamo da quei Paesi il 35% del
nostro fatturato complessivo". Ristrutturazioni e cambiamenti, fi nalizzati a una sorta di migrazione verso
mercati promettenti a scapito del "vecchio mondo" che arranca: l'industria farmaceutica non rischia ancora
una volta di esporre il fi anco alle critiche di chi ritiene che la cura delle persone sia l'ultima preoccupazione
delle grandi multinazionali del farmaco? "Le società farmaceutiche sono state molto criticate in passato, e
bisogna ammettere che le accuse erano spesso fondate. I produttori dovevano 'fare i compiti', rimettersi al
passo con i tempi individuando e implementando nuovi standard etici, in primo luogo nei meccanismi di
collaborazione con gli alti funzionari preposti al controllo sulla salute pubblica nelle diverse nazioni. Inoltre, in
passato investivamo moltissimo sui prodotti 'Me too', 'ci sono anch'io', ossia entrando con l'ennesima
molecola nelle aree ad alta redditività, nelle quali, nonostante i numerosi competitor, c'era ancora qualche
profi tto da spremere, pur al di là delle reali esigenze terapeutiche dei pazienti. Rispetto a questo approccio
abbiamo assistito a una vera rivoluzione in senso etico, alla quale non è estraneo lo spostamento del nostro
baricentro verso i mercati emergenti. Merck, come molte altre farmaceutiche, ha scelto di investire in R&S
nelle aree caratterizzate da un alto tasso di patologie prive di cura. In secondo luogo abbiamo iniziato a
lavorare sulle strategie di pricing per aumentare l'accesso ai nostri prodotti. Infi ne abbiamo destinato parte
delle risorse che dedicavamo agli Stati Uniti, al Giappone e all'Europa, cioè al 20% della popolazione del
mondo, che è senz'altro anche la più ricca, al restante 80% degli abitanti del pianeta, che ha bisogno più che
mai di farmaci di alta qualità". Parziale mutamento del target d'elezione e una scelta nettissima per la ricerca
fi nalizzata all'innovazione, magari rinunciando, per l'acquisto di nuovi brevetti, all'opzione per i deal di M&A,
ai quali invece ricorrono oggi moltissime aziende Pharma: in che modo tutti questi cambiamenti si sono
riverberati sulla vision complessiva dell'azienda? "In un modo molto radicale - risponde il Ceo - ridefi nendo il
nostro approccio al business: noi vogliamo essere il partner bio-farmaceutico preferito di un numero
crescente di sistemi sanitari, un interlocutore in grado di offrire farmaci specializzati e soprattutto innovativi,
quindi marchi fi dati per i mercati emergenti e soluzioni a valore aggiunto per i Paesi a economia matura". In
che cosa può consistere questo 'valore aggiunto' nelle soluzioni terapeutiche proposte ai Paesi che
rappresentano il target tradizionale dell'industria farmaceutica più avanzata? Prosegue Oschmann: "Siamo
sempre più concentrati su soluzioni d'avanguardia che integrino farmaci e dispositivi medici: in questo campo
siamo uno dei leader mondiali, ad esempio con l'unico device elettronico in commercio per la
somministrazione dell'interferone per la cura della sclerosi multipla". Soluzioni d'avanguardia implicano
ricerca e risultati d'eccellenza. Il manager chiarisce come si è organizzata in tal senso la società e su quali
aree terapeutiche ha puntato. "Per noi il legame fra ricerca e innovazione è un binomio inscindibile rispetto
all'identità aziendale. Come accennato, non ricorriamo a un gran numero di acquisizioni per assicurarci nuovi
brevetti o nuovi progetti in pipeline, preferiamo scommettere sulla ricerca di base, naturalmente affi dandoci
frequentemente a partnership con piccole aziende d'eccellenza attive proprio nel campo della ricerca.
Attraverso accordi di collaborazione condizionati a risultati concreti, oppure per mezzo di condivisione di
conoscenze scientifi che, a partire dalle quali lavoriamo in team con interlocutori specializzati, stiamo
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puntando moltissimo sull'oncologia, sull'immuno-oncologia, sull'immunologia e sulle terapie per la sclerosi
multipla. Crediamo che questi siano i settori più interessanti per noi, nonché le aree nelle quali ci sono ancora
notevoli opportunità scientifi che. In questi macrosettori abbiamo già tanti brevetti, ma ci siamo anche
riorganizzati completamente con la divisione di Ricerca & Sviluppo". Non è mistero che Merck ha creato un
nuovo team, circa due anni fa, attraverso il quale ha 'rovesciato' la pipeline di R&S: "Si, perché avevamo
troppi progetti in fase avanzata di sviluppo, alcuni dei quali hanno conosciuto insuccessi persino in Fase III;
così ci siamo ritrovati ad affrontare non solo il danno economico prodotto da questi fallimenti, ma anche la
necessità di rifondare la nostra linea di R&D. Una sfi da dura, che abbiamo raccolto in tutta la sua radicalità:
siamo riusciti a ribaltare totalmente la situazione e abbiamo molti progetti in Fase I e in Fase II, ma anche un
certo numero di progetti in Fase III e diversi nuovi brevetti. Da una situazione di stallo, contrassegnata da
ingenti perdite economiche a causa di uno sbilanciamento del rischio sulle fasi più dispendiose del processo
di sviluppo, ci troviamo oggi ad avere un'ottimale ripartizione dei rischi legati alla ricerca". Quindi innovazione
e ricerca. "Certo. È la nostra strategia. Anche in Italia". Quest'ultima frase è quella che fa meglio sperare.
Chi è Stefan Oschmann Stefan Oschmann è Chief executive offi cer di Merck Serono. Dal 2011 è membro
dell'Executive board di Merck, nel quale siede in qualità di responsabile del Pharmaceuticals Business
Sector, che comprende la divisione MS e la divisione Consumer Health. Prima di entrare in Merck,
Oschmann ha lavorato per la società statunitense MSD - Merck Sharp & Dohme, nella quale ha ricoperto la
carica di presidente dei mercati emergenti.
La mappa della presenza industriale Merck Serono è la divisione biofarmaceutica di Merck KGaA (Darmstadt,
Germania) gruppo globale nei settori farmaceutico, chimico e delle life sciences. Ricerca, sviluppa, produce e
commercializza molecole innovative e farmaci biologici, destinati soprattutto a pazienti affetti da patologie che
non hanno ancora una risposta terapeutica adeguata nelle seguenti aree terapeutiche: oncologia, sclerosi
multipla, infertilità e disfunzioni endocrine e del metabolismo. Circa il 60% del fatturato della divisione è
generato da farmaci biotecnologici. In Italia Merck Serono opera in quattro sedi: Roma Casilina N°
Dipendenti: 202 (inclusa la forza operativa esterna) Attività: Direzione generale, Marketing & Sales, Affari
legali e Compliance, Quality assurance, Relazioni istituzionali, Direzione medica, Affari regolatori, Business
intelligence, Risorse umane, Servizi commerciali, Finanza, Amministrazione e controllo. Guidonia Montecelio
(Roma) N° Dipendenti: 236 Attività: Produzione di principi attivi su scala pilota di molecole organiche e peptidi
da sintesi chimica con relativo corredo analitico; controllo di qualità e stabilità di prodotti farmaceutici in
sviluppo clinico e commerciale; sviluppo e convalida di metodi analitici chimico-fi sici, biologici ed
immunologici su farmaci in sperimentazione clinica, a supporto dello sviluppo del processo e della
registrazione del prodotto fi nito; caratterizzazione strutturale di farmaci biotech; sviluppo di formulazioni
parenterali di prodotti farmaceutici destinati alla sperimentazione clinica e di prodotti in commercio. Bari N°
Dipendenti: 153 Attività: Produzione di prodotti biotecnologici e medicinali sterili iniettabili in formulazioni
liquide e in polvere, incluso il confezionamento primario e secondario, il controllo e il rilascio dei lotti;
controllo, confezionamento secondario e rilascio di medicinali non sterili (capsule rigide, compresse,
supposte); assemblaggio e confezionamento di dispositivi medici. Lo stabilimento produce un'elevata
percentuale dei farmaci biotecnologici del gruppo. Nel 2006 lo stabilimento di Bari si è aggiudicato il Confi
ndustria Award for Excellence come miglior sito in Italia per la valorizzazione del territorio. Istituto di ricerche
biomediche "Antoine Marxer" RBM S.p.a. - Colleretto Giacosa (Torino) N° Dipendenti: 170 È controllato al
100% da Merck Serono. Attività: genomica preclinica; studi di tossicità e sicurezza a fi ni regolatori; studi di
farmacovigilanza e metabolismo dei farmaci a fi ni regolatori; sviluppo e convalida di metodi bioanalitici;
controlli di qualità in-vivo in fase preclinica.
Minilab contro i farmaci contraffatti e un progetto senza scadenza per cancellare la schistosomiasi che
colpisce 200 milioni di africani La Global Pharma Health Fund (GPHF), un'organizzazione di benefi cenza fi
nanziata da Merck, è impegnata nella lotta ai farmaci contraffatti attraverso la produzione e la distribuzione
dei Minilab, kit di uso semplice e immediato per rilevare i medicinali simulati o adulterati. Due valige di circa
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30 chilogrammi l'una contengono un gran numero di kit per i test che gli operatori sanitari pubblici nei Paesi in
via di sviluppo possono utilizzare per ispezionare i prodotti farmaceutici. I campioni di riferimento sono
utilizzati per verifi care l'identità e la concentrazione di 63 principi attivi in totale, compresi i farmaci antimalarici, gli antibiotici, gli analgesici e gli antipiretici. Il GPHF ha appositamente sviluppato il Minilab tenendo
in considerazione la facilità d'uso in Regioni povere. Le analisi sono rapide, non devono contare su fonti di
alimentazione esterna e possono essere effettuate con semplice acqua potabile. Ad oggi, il GPHF ha fornito
600 Minilab al prezzo di costo in oltre 80 Paesi. Più della metà di questi Paesi è in Africa, mentre un terzo si
trova in Asia. Nel 2011 e nel 2012, il GPHF ha sviluppato metodi di test per altri sette principi attivi di farmaci,
aggiornando, di conseguenza, i manuali per l'utente. Inoltre il GPHF offre corsi di formazione per consentire
agli utenti di apprendere le procedure di test. Nel 2012, i corsi di formazione si sono svolti in Russia,
Myanmar, Angola, Germania e Indonesia. Sempre nel campo della Corporate social responsability, Merck è
impegnata anche sul fronte della schistosomiasi, una malattia parassitaria tropicale che colpisce oltre 200
milioni di persone in Africa. Ogni anno, più di 200 mila persone muoiono a causa di questa malattia, causata
da vermi trematodi del genere schistosoma. Le conseguenze dell'infezione sono particolarmente gravi per i
bambini, poiché la schistosomiasi infl uisce sulla crescita e sullo sviluppo cognitivo e può portare ad anemia.
La malattia si diffonde nelle acque dolci, nelle quali le larve del parassita possono infettare una persona
mentre nuota, pesca o lava il bucato. Le larve penetrano attraverso la cute, entrano nel circolo sanguigno e
attaccano gli organi interni. Il tasso di contagio è particolarmente elevato tra i bambini che giocano in acqua.
Merck ha sostenuto l'Oms nella lotta contro la schistosomiasi in Africa sin dal 2007. Da allora, sono state
donate più di 100 milioni di compresse contenenti il principio attivo praziquantel, e più di 28 milioni di bambini
sono stati sottoposti a questo trattamento. Solo nel 2012, sono state donate circa 27 milioni di compresse e
più di sette milioni di bambini sono stati trattati per la schistosomiasi. Nel 2007, Merck si era impegnata a
donare all'Oms 200 milioni di compresse contenenti il principio attivo praziquantel, da distribuire ai bambini
africani in età scolare. L'obiettivo era quello di trattare 27 milioni di bambini con schistosomiasi nei paesi
dell'Africa maggiormente colpiti. Il valore totale di questa donazione era di 19 milioni di dollari.
Originariamente, il progetto sarebbe dovuto terminare nel 2017, ma Merck intende ora proseguire il suo
programma senza fi ssare scadenze. Inoltre, l'azienda intende aumentare nel medio termine la sua
donazione annuale di compresse contenenti il principio attivo praziquantel da 25 a 250 milioni. Oltre alla
donazione delle compresse, Merck sostiene un programma di sensibilizzazione nelle scuole africane per
spiegare ai bambini, con l'uso di opuscoli a fumetti e poster, le cause della schistosomiasi e insegnare loro
come prevenire questa patologia. Come espansione del programma di donazione, Merck sta inoltre
lavorando per ottimizzare la formulazione del farmaco. Al momento, i ricercatori stanno sviluppando un
rivestimento dal sapore fruttato per rendere più facile la somministrazione delle compresse ai bambini.
Nell'ambito di un partenariato pubblico-privato, infi ne, Merck sta portando avanti la ricerca per ottenere una
formulazione di praziquantel adatta ai più piccoli. Le compresse di praziquantel attualmente disponibili, infatti,
sono adatte per gli adulti e i bambini con età superiore ai sei anni; per i bambini al di sotto dei sei anni, al
momento non è possibile trattare la patologia in modo adeguato. Merck ritiene che una formulazione
pediatrica di praziquantel possa contribuire signifi cativamente alla eliminazione della schistosomiasi in Africa.
Il partenariato pubblico-privato, creato nel luglio 2012, include Merck, TI Pharma, Astellas Pharma Inc. e lo
Swiss Tropical and Public Health Institute di Basilea.
Foto: STEFAN OSCHMANN
Foto: Nelle immagini (dall'alto in basso, in senso orario): l'headquarter di Merck a Darmstadt, città dove
l'azienda è nata nel 1668; una visione aerea dell'Istituto di ricerche biomediche "Antoine Marxer" a Colleretto
Giacosa (Torino); la sede centrale a Roma Casilina.
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Investire in progetti mirati ai più giovani garantisce maggiore effi cacia ed
effi cienza
"Il numero delle richieste ai servizi per la salute mentale è in costante aumento da almeno dieci anni.
Purtroppo non c'è stato un corrispondente aumento di risorse destinate agli ospedali e ai dipartimenti di
salute mentale. Abbiamo però lavorato sulla riorganizzazione e impiegato fondi su progetti specifi ci legati a
l'intervento precoce nelle psicosi, ai disturbi psichici in adolescenza o del comportamento alimentare, ai
disturbi emotivi comuni e del periodo perinatale. Molte regioni hanno investito su progetti dedicati a tematiche
considerate strategiche e questo metodo di lavoro, come ha evidenziato la Società Italiana di Psichiatria
(Sip), ha dimostrato di funzionare". Così si esprime l'esperto di politica sanitaria Mauro Percudani, psichiatra,
direttore del Dipartimento di salute mentale dell'Azienda ospedaliera "Guido Salvini" di Garbagnate Milanese,
membro del Comitato tecnico per l'innovazione in salute mentale in Regione Lombardia. Le regioni investono
nella salute mentale? Almeno il 5% dei fondi del sistema sanitario dovrebbe essere dedicato ai servizi per la
salute mentale, ma ogni regione si organizza in modo diverso, e non è facile avere dati che consentano di
valutare la situazione reale. Quanto costano le malattie psichiatriche? Un lavoro di una decina di anni fa ha
dimostrato che i costi sanitari diretti, nella schizofrenia, non raggiungono il 30%, mentre circa il 70% sono
costi sociali indiretti non solo per la persona ammalata, ma anche per familiari, le persone che se ne
prendono cura (caregiver) che perdono ore di lavoro e opportunità lavorative. Gli studi sui costi delle malattie
psichiatriche, mostrano che la spesa farmaceutica è intorno al 7-8% dei costi diretti. In questi anni abbiamo
sofferto per la riduzione della spesa farmaceutica complessiva che in alcuni casi ha compromesso l'uguale
accesso alle cure. Ma più che di costi, la questione è di appropriatezza e prescrizione. I modelli organizzativi
potrebbero quindi fare la differenza nella cura? L'organizzazione attuale della cura e assistenza psichiatrica è
ancora fi glia della realtà dei primi Anni Ottanta, pensata in funzione della chiusura degli ospedali psichiatrici.
Una parte molto signifi cativa di risorse è impegnata per sostenere il sistema delle strutture residenziali
psichiatriche. Invece, dovrebbero essere investite risorse per i servizi territoriali. Allo stato attuale il nostro
modello impegna molte risorse per il paziente più cronico, con lunga storia di malattia. Al contrario, sarebbe
più strategico investire risorse per trattare i giovani nelle prime fasi di malattia, investire nella prevenzione e
riabilitazione psichiatrica intensiva, mettere in campo ogni opportunità per evitare la cronicizzazione. Se non
si raggiunge questo obiettivo, ci si trova a dover investire di più quando la malattia è già avanzata e più
costosa non solo in termini economici. Come avete provato ad invertire la rotta, visto la carenza di fondi e la
crescente domanda di intervento? Abbiamo lavorato sull'obiettivo di investire risorse sul territorio, su
prevenzione, intervento precoce e trattamento di queste situazioni per evitare la cronicità. Molte regioni
stanno lavorando a programmi innovativi sull'assistenza ai giovani, nell'adolescenza per intervenire in
momenti in cui è più effi cace l'intervento ed evitare la cronicità, che è molto costosa. In Italia, pur investendo
meno che in altri Paesi, la qualità di assistenza psichiatrica è elevata: per esempio, abbiamo evitato situazioni
di abbandono dei malati psichiatrici gravi, senza tetto che si sono verifi cate in altri Paesi. Il nuovo modello di
investimento su progetti dedicati hanno già dato risultati? Negli ultimi anni, la capacità dei servizi psichiatrici
di intercettare i disturbi psichici nella fascia giovanile è in crescita. Questo è un risultato positivo: non sono
aumentati i disturbi ma siamo più capaci di intercettarli, quindi trattarli nella speranza che possano essere
risolti e comunque non evolvere. Dal punto di vista delle risorse come si fanno quadrare i conti? Se
aumentano richieste e bisogni e le risorse sono le stesse, i conti ovviamente faticano a tornare. Ma la
questione non è buttare fondi a pioggia, ma su progetti specifi ci, nuovi, di riorganizzazione, che facilitino la
capacità di rispondere a bisogni specifi ci e risolvano le criticità esistenti nei servizi. Oggi il bisogno si
concentra più nelle aree dei disturbi gravi in età giovanile, di personalità e i disturbi psichici diffusi nella
popolazione, quali ansia e depressione. Dobbiamo investire in servizi capaci di rispondere a queste
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problematiche, capaci di favorire l'innovazione nei dipartimenti di salute mentale, che restano gli strumenti
cardine per la cura e l'assistenza ai soggetti che soffrono di disturbi psichici. Inoltre dobbiamo essere capaci
di collaborare maggiormente con i medici di medicina generale e gli altri servizi sanitari del territorio. Quale
diffi coltà emergono nella gestione dei più giovani? In Italia ci sono due discipline che operano nell'ambito dei
servizi per la salute mentale: neuropsichiatria infantile e psichiatria. In questi decenni abbiamo vissuto la
criticità di discipline e di servizi distinti per giovani ed adulti poco capaci di dialogare tra di loro. Questa
situazione è importante nell'adolescente: la fase di passaggio è particolarmente critica perché il passaggio da
uno specialista all'altro non avviene sempre con effi cienza. È necessario lavorare alla creazione di gruppi
integrati tra le due discipline, nel rispetto della reciproca autonomia. All'interno della comunità scientifi ca è
acceso il dibattito, riattivato dall'ultima edizione del manuale dei disturbi mentali (Dsm-5), sul rischio di
un'eccessiva medicalizzazione di situazioni naturali di vita. Cosa ne pensa? Medicalizzare e psichiatrizzare
aree di disagio sociale e comportamentale rischia di portare a investimenti non appropriati, sottraendo risorse
a situazioni dove l'intervento sarebbe veramente effi cace. Per esempio, la crescita enorme della prescrizione
di antidepressivi negli ultimi vent'anni dovrebbe essere valutata alla luce di studi che indaghino
l'appropriatezza delle prescrizioni, particolarmente in alcune fasce di età, come nei bambini, nei giovani e
negli anziani. La 66ª assemblea dell'Oms chiede ai governi, entro il 2020, un aumento del 20% dei servizi per
la salute mentale e un 10% di riduzione dei suicidi. È fattibile secondo lei? Nel 2001 l'Oms ha pubblicato un
report sulla salute mentale che già allora prevedeva che i disturbi psichici sarebbero diventati la principale
causa di disabilità entro il 2020. Nello stesso report l'Oms invitava i diversi paesi a investire in progetti capaci
di dare risposta ai bisogni emergenti. Oggi sappiamo che i paesi che sono stati capaci di investire nei servizi
per la salute mentale hanno evitato gravi conseguenze ai loro cittadini. E questo ragionamento è ancora più
importante in un momento di crisi economica. Gli investimenti si dovrebbero fare oggi e questi investimenti
aiuterebbero signifi cativamente a migliorare l'impatto sociale che i disturbi mentali potrebbero avere nei
prossimi decenni. MAURO PERCUDANI Psichiatra, direttore del Dipartimento di salute mentale AO "Guido
Salvini" di Garbagnate Milanese, membro del Comitato tecnico per l'innovazione in salute mentale in Regione
Lombardia
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Negli ultimi Rapporti annuali OsMed sull'uso dei farmaci in Italia, curati dall'Osservatorio Nazionale
sull'Impiego dei Medicinali dell'Agenzia Italiana del Farmaco, si nota un incremento nel consumo dei farmaci
per il sistema nervoso centrale. Se nel 2010 rispetto all'anno precedente si registrava un +5.2% in termini di
spesa e +3.4% di consumo, nel 2012, la spesa dell'assistenza convenzionata (farmacie pubbliche e private)
registra una crescita molto più contenuta +0,9% rispetto al 2011 e un +1,2% di quantità consumate, a fronte
di un calo dei prezzi (-3,3%) e per un effetto mix positivo(+3,1%). Forte la contrazione della spesa delle
strutture sanitarie pubbliche: meno 10,7% rispetto al 2011, a fronte di una crescita dei consumi del +1,7%.
Nei primi nove mesi del 2012, i farmaci del sistema nervoso centrale (Snc) costituiscono il 6,9% del consumo
totale di farmaci e il 10,1% della spesa farmaceutica ( 1,4 miliardi di euro ). Mantengono il quarto posto per
prescrizione con 78,7 dosi giornaliere per 1.000 abitanti (erano 58 nel 2011) e il quinto posto per spesa
pubblica, con 24 euro pro capite (17,8 dalla spesa convenzionata e 6,2 dall'acquisto delle strutture
pubbliche). Nell'ambito dell'assistenza convenzionata, gli antidepressivi sono la categoria a maggior
prescrizione; fra questi, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Ssri) sono i più
frequentemente utilizzati (27,3 dosi giornaliere per 1.000 abitanti), seppur in diminuzione rispetto al 2011, e
sono risultati i secondi in termini di spesa convenzionata (3,6 euro pro capite) preceduti solo dagli altri
antiepilettici (3,8 euro pro capite). Escitalopram, levetiracetam, pregabalin e duloxetina sono i primi 4 principi
attivi che agiscono sul Snc compresi tra i primi 30 a maggiore incidenza sulla spesa farmaceutica
convenzionata. Sul versante dell'acquisto da parte delle strutture sanitarie pubbliche, le categorie relative agli
antipsicotici (in particolare quelli più recenti: aripiprazolo, paliperidone, etc.) sono risultate quelle a maggiore
spesa. Distribuzione regionale della spesa La regione che mostra i valori minimi di spesa è la Basilicata con
15,1 euro pro capite mentre, con 25,1 euro pro capite, l'Abruzzo è quella con i valori più alti. Dal lato dei
consumi, i valori minimi sono stati registrati in Campania (49,3 dosi giornaliere per 1.000 abitanti), mentre
quelli più elevati in Toscana (74 dosi giornaliere per 1.000 abitanti). Il mercato, in crescita costante fi no a
qualche anno fa, negli ultimi anni, è abbastanza stabile: dieci referenze fanno quasi il 90% dei pezzi venduti
in farmacia e le prime cinque contano per il 70%. (dati IMS Health)
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I farmaci del Snc al quarto posto per consumi. Gli antidepressivi (SSRI) i
più utilizzati
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NESTLÉ INVESTE SUL MERCATO DELLA NUTRIZIONE MEDICALE
Programmi, strategie e ricerche della start-up, creata dal colosso svizzero, che nel 2011 ha esordito nel
settore health con prodotti sempre più personalizzati per la dietoterapia. Colloquio con il management italiano
sulle principali aree di sviluppo
A cura della redazione di AboutPharma and Medical Devices redaz
I ndividuare un bisogno alimentare e soddisfarlo con un prodotto innovativo che unisca gusto e valore
nutrizionale. A questa strategia è sempre stata legata la storia del gruppo Nestlé, iniziata nel 1866 nella
cittadina svizzera di Vevey quando il farmacista Henri Nestlé sviluppò la farina lattea, alimento specifi co per i
neonati che non potevano essere allattati al seno. Oggi l'azienda ha una posizione di primo piano nel
comparto food and beverage e annovera nel proprio portafoglio numerosi brand noti, quali Nescafé,
Nespresso, San Pellegrino, Perugina, Buitoni e tare: Luca Crippa, country manager con una forte esperienza
internazionale maturata in Bayer; Luca Zafferani, direttore di business unit hospital con una formazione
decennale in Novartis e Marco Alghisi, direttore di business unit out of hospital, che vanta una lunga
esperienza in Nestlé. AboutPharma li ha intervistati. Perché e con quale strategia il gruppo Nestlé ha deciso
di entrare nel 2011 nel mondo della nutrizione medicale con la fondazione di Nestlé Health Science? Luca
Crippa - Il progressivo invecchiamento della popolazione e l'impennata Motta. Dall'ultima classifi ca 50 Most
Admired Companies, stilata dalla rivista Fortune, in termini di reputazione aziendale il gruppo occupa la
trentaduesima posizione a livello globale e, per l'ottavo anno, si conferma stabile al primo posto tra le aziende
nel settore dei prodotti alimentari di largo consumo. Con l'obiettivo di essere pionieri e diventare leader anche
nella nutrizione medicale la multinazionale svizzera ha creato nel 2011 la consociata Nestlé Health Science.
In Italia, alla guida della nuova start-up sono presenti tre manager con esperienza diversifi cata e
complemendelle malattie croniche stanno determinando un'evoluzione del ruolo della nutrizione, delineando
una nuova area che si colloca tra la nutrizione tradizionale e il farmaceutico. Oggi le innovazioni nel campo
genetico e tecnologico e un modello di assistenza sanitaria sempre più centrata sul paziente stimolano lo
sviluppo di soluzioni nutrizionali personalizzate, basate su un approccio scientifi co, per il trattamento
dietoterapico delle malattie. In questo contesto si colloca Nestlé Health Science che, operativa dal primo
gennaio 2011, mira a diventare leader globale in questo mercato. L'azienda si sta sviluppando in questo
settore attraverso acquisizioni e collaborazioni strategiche. Avete in vista nuovi accordi nel corso di
quest'anno? Crippa - Nestlé Health Science nasce proprio dall'acquisizione della divisione di Medical
Nutrition di Novartis. Ci stiamo espandendo attraverso una serie di collaborazioni e investimenti. L'ultimo in
ordine temporale è l'acquisizione, lo scorso febbraio, dell'azienda statunitense Pamlab, attiva nel campo
nutrizionale con soluzioni indirizzate a pazienti con depressione e neuropatia diabetica periferica. L'azienda
probabilmente continuerà ad investire in acquisizioni e collaborazioni anche nel prossimo futuro. La strategia
di Nestlé Health Science non si basa però solo su questo tipo di accordi. Investiamo molto anche nella ricerca
e sviluppo interna; in questa direzione è stato inaugurato lo scorso novembre, a Losanna, il Nestlé Institute of
Health Science, che si unisce ai 28 centri di ricerca e sviluppo esistenti nel gruppo. Come viene percepita la
nutrizione medicale a livello della farmacia e dai medici di medicina generale? Che riscontri avete? Marco
Alghisi - A livello territoriale riscontriamo un grande interesse da parte del mondo della farmacia e della
medicina generale. La genericazione dei grandi blockbuster spinge la farmacia a ricercare categorie scientifi
che alternative e riduce molto la promozione scientifi ca a livello del medico di medicina generale.
Riscontriamo un'ampia diffusione nelle farmacie italiane del Meritene Protein (preparato solubile, ad alto
contenuto di proteine, vitamine e minerali) e della nostra linea di prodotti per la disfagia, patologia che
colpisce circa due milioni di italiani. Su quali progetti state concentrando le vostre attività di ricerca e
sviluppo? Crippa - Le principali aree di ricerca e sviluppo del gruppo sono le malattie croniche e
degenerative, in particolare Alzheimer, depressione, malattie degenerative intestinali e metaboliche. In Italia
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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però preferiamo mantenere i piedi per terra e concentrarci sul presente. Il nostro portafoglio attuale è molto
solido e presenta grandi potenzialità di crescita sia in ospedale - nelle aree della nutrizione artifi ciale
enterale, dell'immunonutrizione e del trattamento nutrizionale della malattia di Crohn - sia in farmacia. E a
livello ospedaliero, quali sfi de affrontate oggi in Italia? Quali differenze con le altre nazioni europee? Luca
Zafferani - In ambito ospedaliero, la nostra più grande opportunità corrisponde anche alla sfi da maggiore ed
è l'immunonutrizione pre e post operatoria (Impact), composta da nucleotidi di Rna, proteine, acidi grassi e
arginina. Il trattamento è rimborsato in molti paesi europei ma non Italia perché, non essendo un trattamento
farmacologico o un dispositivo medico, non esiste un processo collaudato di health technology assessment.
Studi clinici randomizzati, e anche alcune metanalisi, hanno dimostrato che l'immunonutrizione produce una
riduzione statisticamente signifi cativa, anche del 40%, delle infezioni post operatorie, dei tempi di degenza e
dei costi relativi. Come si sta muovendo l'azienda in ambito digitale? Come sfruttate le nuove tecnologie?
Crippa - Le nuove tecnologie sono molto importanti per noi. Abbiamo appena lanciato un nuovo sito internet,
www.NestleHealthScience.it che rappresenta la nostra vetrina sul mondo. Tutti i nostri informatori medico
scientifi ci inoltre sono dotati di un I-Pad. Sono convinto però che i successi siano sempre costruiti dalle
persone. Alla base di un buon risultato c'è sempre una squadra competente, coesa e motivata. Una squadra
che si espanderà in futuro. Stiamo infatti cercando nuovi collaboratori per potenziare il nostro organico.
Nestlé Health Science Anno di fondazione: 2011 Headquarter: Lutry (Svizzera) Dipendenti: 3.000 nel mondo
Attività in ricerca e sviluppo: 28 centri di ricerca nel gruppo Nestlé
Foto: Il Nestlé Headquarter in Vevey, Svizzera
Foto: Il Nestlé Institute of Health Science di Losanna Da sinistra - Luca Zafferani (BU head ospedale), Luca
Crippa (Country manager), Marco Alghisi (BU head out of hospital)
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L'ELETTRONICA DI CONSUMO ALLA CONQUISTA DELL'HEALTHCARE
Nel 2010 Samsung aveva annunciato un enorme investimento sul mondo della sanità . Obiettivo: la
leadership nei settori biotech, diagnostico e imaging. Ecco quali passi ha già fatto l'azienda coreana, con la
preoccupazione dei competitor europei e americani e facendosi imitare da altri big dell'economia
Silvia Maria Busetti
D a alcuni anni si assiste, a livello globale, ad un insolito e crescente interesse delle multinazionali
dell'elettronica verso il business delle lifescience e dell'health. Il brand più attivo nel settore è
indiscutibilmente Samsung Electronics, una delle multinazionali stabilmente posizionate tra le prime aziende
del mondo per fatturati e profi tti (circa 206.000 dipendenti ed un fatturato di 247,5 mld di dollari e utili netti di
21,2 mld di dollari), che come apripista già nel 1994 iniziava il suo percorso nell'healthcare fondando un
ospedale a Seoul (il Samsung Medical Center a Irwon-Dong un ospedale e centro oncologico modello con
1200 medici e 2300 infermieri), e che recentemente ha messo a segno una serie di operazioni, accordi ed
acquisizioni che stanno interessando - ed anche in certa misura preoccupando - tutti gli operatori del settore.
L'azienda coreana, fondata a Taegu il 1° marzo 1938 dal ventottenne Lee Byungchul con il nome di Cheil, era
inizialmente solo una piccola azienda di trasporti e di esportazioni. Nel corso dei decenni, Samsung ha
saputo diversifi care il proprio business, dirigendosi sempre con fi uto proprio là dove il mercato cominciava a
far sentire una crescente domanda e restando sempre sulla cresta dell'onda; fu così che nel 1969 diede
l'avvio alla produzione di semiconduttori (creando il marchio Samsung electronics), 1974 avviò la produzione
di televisori, nel 1983 di personal computer e negli anni seguenti acquisì varie aziende ed estese il proprio
business alle telecomunicazioni con la produzione di telefoni cellulari. Dopo la crisi fi nanziaria asiatica del
1997, Samsung a differenza delle altre concorrenti, ne uscì rafforzata ed emerse come azienda di livello
internazionale. Allo stesso modo, nonostante la crisi economica globale che si abbatte sui mercati dal 2008,
Samsung è una delle poche aziende che ha visto crescere i propri bilanci; non solo, ma ha anche spiazzato i
suoi maggiori concorrenti (ricordiamoci cosa è avvenuto a Nokia quando iniziò ad affermarsi la produzione di
cellulari Samsung). La multinazionale coreana, ormai leader indiscussa dell'elettronica di consumo, delle
telecomunicazioni, dei digital media e della convergenza digitale, gestisce oggi due organizzazioni separate
per coordinare le sue nove unità di business indipendenti: Telecommunications Systems, Digital Appliances,
IT Solutions, Servizi fi nanziari, Healthcare, Digital Media & Communications, Mobile Communications, Digital
Imaging, Device Solutions. Questo colosso economico, oggi presieduto da Oh-Hyun Kwon, ha dato inizio alla
sua corsa verso le lifesciences prima con una dichiarazione ad effetto datata 2010, quando i vertici aziendali
esplicitarono l'intenzione di voler investire 2 miliardi di dollari fi no al 2020 nel settore biofarmaceutico, poi
realizzando una serie di acquisizioni e joint venture iniziate nell'Aprile del 2011, con la nascita di Samsung
Biologics Co, Ltd., una joint venture tra Samsung Electronics (40%), Samsung Everland (40%), Samsung C &
T (10%) e Quintiles Transnational (10%) volta alla produzione di farmaci biologici e di servizi. Un mese dopo,
Tae-Han Kim, presidente e Ceo di Samsung Biologics, inaugurava in tempi record il nuovo sito di produzione
di farmaci biologici con un investimento da 30 mln di dollari nella zona economica libera a Songdo, Corea del
Sud. L'impianto è certifi cato dalla FDA, conta su una forza lavoro di 300 persone ed è progettato per lo
sviluppo di prodotti per terapie oncologiche, artrite, sclerosi multipla e psoriasi, mentre i servizi a terzi
comprendono il controllo della qualità e della conformità normativa, i servizi nei settori della ricerca e sviluppo
ed analisi cliniche di fase I/II/III. Dopo pochi mesi dall'annuncio della joint venture, nel dicembre 2011, veniva
siglato un successivo accordo tra Samsung Biologics e Biogen Idec, la più antica società di biotecnologia
indipendente al mondo, fondata nel 1978 e specializzata nello sviluppo di terapie innovative per la cura di
malattie neurodegenerative come la sclerosi multipla, l'emofi lia e le malattie autoimmuni. All'accordo
(Samsung ha contribuito con 255 mln di dollari per una quota dell' 85% e Biogen Idec con 45 mln per una
quota del 15%), seguiva nel febbraio 2012, la joint venture Samsung Bioepis, nata con lo scopo di sviluppare,
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produrre e commercializzare biosimilari (Samsung prevede la commercializzazione dei suoi primi farmaci nel
2015), accordo poi allargato a Merck & co ( in Italia nota come Msd ), con la convinzione che "la presenza
commerciale globale di Merck e le capacità produttive di Samsung Bioepis aumenteranno l'accesso ai
biosimilari per migliorare la salute umana", come affermato da Rich Murray, vice presidente senior, biologici e
ricerca vaccini, di Merck Research Laboratories. Interventi decisi e importanti, quindi, ma il settore biopharma
è stato solo uno dei tasselli del lungo percorso nell'healthcare per Samsung, che nel dicembre del 2010
aveva acquisito la sudcoreana Medison (marchio di media grandezza dell'ecografia diagnostica) per una
somma di 262 milioni di dollari, nel novembre del 2011 la Nexus, azienda americana che sviluppa soluzioni di
diagnostica cardiaca e che nello scorso gennaio è entrata nel sempre più strategico segmento dell'imaging
digitale con l'acquisizione dell'americana Neurologica, un'azienda di Danvers, nel Massachussets, nata nel
2004 e produttrice di scanner portatili per tomografia computerizzata, specializzata in ultrasuoni, Pet, terapia
radiologica e Mri. L'acquisizione è di notevole importanza, visto che la società ha tre prodotti scanner
approvati dalla Fda e che le previsioni degli analisti di settore sono promettenti, con un business per il 2013
che dovrebbe toccare i 500 mln di dollari, contro i 300 dello scorso anno e che il fatturato globale dei suoi
prodotti di dispositivi medici raggiungerà (grazie all'imaging) i 10 miliardi entro il 2020. Biosimilari, imaging
digitale, strutture ospedaliere e mobile solutions per la sanità (numerose sono le soluzioni dedicate
all'healthcare: Samsung ha recentemente lanciato la piattaforma m-Emr che, mediante il Galaxy Tablet offre
soluzioni mobile per il personale medico sanitario, con servizi personalizzati che consentono di visualizzare in
qualsiasi momento le cartelle cliniche dei pazienti, la programmazione ospedaliera, i parametri vitali e i
risultati di analisi di laboratorio): l'impegno di questi ultimi anni da parte dell'azienda coreana è imponente. E
sulle sue orme altri marchi dell'estremo oriente hanno iniziato a "fi utare" l'affare-health, visto che
recentemente anche giganti come Sony e Fujifi lm stanno stringendo accordi sui segmenti biotech e
biosimilari. Sony in particolare, altro colosso dell'elettronica di consumo, ha investito importanti somme di
denaro nel settore dei dispositivi medici con l'acquisizione di Olympus, che sì, è conosciuta per le sue
macchine fotografi che, ma è anche il più grande produttore al mondo di endoscopi e attrezzature connesse. I
movimenti di questi big stanno iniziando a preoccupare tanti big player ( Siemens, GE, Philips and Toshiba)
anche perché di solito quando si muovono brand come quello di Samsung, diffi cilmente lo fanno per restare
nel gruppo, bensì per puntare alla leadership, viste anche le immense disponibilità fi nanziarie. In un'intervista
dello scorso aprile Jae-Moon Jo, team leader in medical equipment development di Samsung Electronics, ha
espressamente dichiarato l'obiettivo aziendale: diventare leader incontrastati di mercato nelle tecnologie e nei
dispositivi medici. La battaglia, visto che sembra proprio essere così, è appena cominciata.
Foto: Nelle foto: una veduta notturna del Samsung Medical Center; l'headquarter di Neurologica a Danvers
(Usa) e uno dei suoi prodotti per tomografi a; la stretta di mano tra rispettivi manager successiva alla stipula
dell'accordo in base al quale Sony ha acquisito la maggioranza societaria di Olympus.
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Sono troppi i soggetti non trattati ma possiamo ridurre il rischio ictus
Un numero elevato di persone con fi brillazione atriale non riceve cure adeguate. Un'opportuna strategia
potrebbe evitare 2,7 eventi cardioembolici ogni 100 pazienti
Francesco Marongiu, Uoc di Medicina interna ed Emocoagulopatie,
I n Italia circa 900 mila pazienti sono in trattamento con anti-vitamina K per una prevalenza di circa l'1.6%. Il
67% di questi pazienti ha la fi brillazione atriale mentre le percentuali dei pazienti trattati per
tromboembolismo venoso e protesi cardiache sono circa il 16% ed il 12% rispettivamente. Solo il 25-30% di
tutti i pazienti anticoagulati sono seguiti dai Centri Fcsa (Federazione dei centri per la diagnosi della trombosi
e per la sorveglianza delle terapie anti-trombotiche). La gran parte dei pazienti è quindi seguita da medici di
base, cardiologi o pratica il self-management. La prevalenza della fibrillazione atriale aumenta con l'età ed è
circa intorno al 5% considerando un intervallo tra i 60 ed i 100 anni (JAMA 2001;285:2370-75). Secondo i dati
Istat 2011 la popolazione italiana tra 60 e 100 anni è pari a 16.126.668 persone, quindi i pazienti con fi
brillazione atriale sarebebro circa 806 mila. Se prendiamo in esame la previsione per il 2015 e il 2021 la
popolazione, sempre per un intervallo tra 60 e 100 anni, salirebbe rispettivamente a 17.086.215 e
18.289.295. Il numero dei pazienti con fi brillazione atriale salirebbe quindi a 854 mila e a 914 mila
rispettivamente. Se consideriamo un'incidenza per anno intorno allo 0.2%, sono circa 32 mila i nuovi casi di fi
brillazione atriale. Tornando al dato precedente che vedeva in terapia anticoagulante orale il 67% di circa 900
mila pazienti con fi brillazione atriale in Italia, sono circa 200 mila i pazienti non anticoagulati, per la paura del
sanguinamento e per i disagi dovuti al monitoraggio di laboratorio. Pur se si tratta di stime approssimative,
questi dati indicano che un numero consistente di pazienti non riceve un trattamento anticoagulante che
potrebbe far risparmiare 2.7 ictus cardioembolici ogni 100 pazienti trattati perché è questa la riduzione del
rischio assoluto dell'ictus cardioembolico secondo una meta-analisi che ha valutato la performance degli
antivitamina K contro placebo (Ann Intern Med 2007;146:857-867). Il risparmio di risorse sarebbe elevato:
circa 350 mila euro. Le prospettive terapeutiche I nuovi anticoagulanti orali (NAO) potrebbero ridurre signifi
cativamente il numero dei pazienti con fi brillazione atriale attualmente non anticoagulati. Il pur criticabile
studio AVERROES (N Engl J Med. 2011;364:806-17), che ha cimentato l'apixaban contro aspirina in pazienti
che non potevano essere trattati con farmaci anti-vitamina K (AVK, di cui fa parte il warfarin), dimostra come
un anticoagulante orale che non necessiti di monitoraggio laboratoristico, possa essere somministrato a
pazienti che oggi ricevono l'aspirina avendo invece una indicazione certa ad un trattamento anti-trombotico
decisamente più appropriato. Lo studio, 5599 pazienti randomizzati, mette in evidenza come nel gruppo di
pazienti trattati con apixaban la percentuale di eventi cardioembolici sia signifi cativamente inferiore
(1.6%/anno) rispetto a quella nei pazienti trattati con aspirina (3.7%/anno). L'apixaban fa parte dei NAO che
recentemente sono già stati sottoposti a studi clinici controllati negli ultimi. Due gruppi farmacologici I NAO si
dividono i due gruppi: il primo vede il dabigatran (studio Re-Ly, Pradaxa®, Boehringer-Ingelheim) inibitore
diretto della trombina, prodotto fi nale della coagulazione, mentre il secondo comprende molecole la cui
attività è indirizzata nei confronti del fattore Xa della coagulazione: rivaroxaban (studio ROCKET AF,
Xarelto®, Bayer) e apixaban (studio Aristotle, Eliquis®, Pfi zer e Bristol Meyers Squibb). Un terzo farmaco,
anch'esso diretto verso il Xa, l'edoxaban (Daiichi-Sankyo) è in corso di valutazione attraverso uno studio di
fase III (ENGAGE AF) che verrà presentato nel novembre di quest'anno. A differenza degli AVK che riducono
l'attività della trombina in modo indiretto, attraverso la riduzione dell'attività di 4 fattori vitamina K dipendenti, e
necessitano di un controllo di laboratorio attraverso il PT INR, i NAO non richiedono, almeno teoricamente, un
controllo di laboratorio. I risultati degli studi clinici controllati hanno dimostrato che i NAO sono almeno non
inferiori agli AVK nel ridurre le percentuali degli eventi cardioembolici. In particolare dabigatran (N Engl J Med
2009;361:1139-51) alla dose di 150 mg per due volte/die ha dimostrato di essere superiore a warfarin nel
ridurre il cardioembolismo (1.11% anno versus 1.69% anno) mentre alla dose di 110 mg per due volte/die ha
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MEDICI, SCIENZA E SSN
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dimostrato di non essere inferiore (1.53% anno). Rivaroxaban (N Engl J Med 2011;365:883-91) ha dimostrato
di non essere inferiore al warfarin (2.10% anno versus 2.4% anno) ma i pazienti arruolati per questo studio
avevano un rischio maggiore per cardioembolismo. Infi ne, apixaban (N Engl J Med 2011;365:98192) ha
dimostrato di essere superiore al warfarin in quanto gli eventi tromboembolici sono risultati signifi cativamente
inferiori (1.27% anno versus 1.60% anno). Per quanto riguarda il sanguinamento dabigatran 110 mg ha
dimostrato di ridurne le percentuali rispetto al warfarin (2.71 versus 3.36% anno) così come ha fatto apixaban
(2.13 versus 3.09% anno). Non inferiore è risultato rivaroxaban (3.6 versus 3.4% anno). Occorre però notare
come il comportamento del warfarin non sia stato particolarmente buono nei tre studi in quanto le percentuali
di sanguinamento relative agli AVK monitorati nei Centri trombosi è signifi cativamente inferiore al 3% anno.
Un risultato importante è stato quello raggiunto nel ridurre signifi cativamente il sanguinamento cerebrale
rispetto al warfarin: i tre NAO hanno raggiunto questo obiettivo. Il sanguinamento cerebrale è risultato infatti
signifi cativamente inferiore rispetto al warfarin ( dabigatran 150 mg: 0.10, dabigatran 110 mg: 0.12,
rivaroxaban: 0.50, apixaban 0.24% anno, warfarin 0.38, 0.70 e 0.47% anno nei confronti dei tre NAO
rispettivamente). Quale farmaco scegliere? L'arrivo dei nuovi farmaci (dabigatran, rivaroxaban e apixaban)
porrà degli interrogativi su quale farmaco anticoagulante scegliere: NOA o AVK. Prima di tutto occorre sapere
se il paziente che giunge all'attenzione del medico presenta condizioni previste nei criteri di esclusione
utilizzati negli studi clinici controllati di cui si diceva sopra (J Thromb Haemost 2012; 10: 1979-87). Ai pazienti
le cui condizioni patologiche siano presenti nei criteri di esclusione non dovrebbero essere proposti i NOA
come prima scelta, potendo gli AVK rappresentare il trattamento più appropriato. Se invece, il paziente che
abbiamo davanti, pur rientrando nei criteri di esclusione dei grandi studi clinici non è eleggibile per il
trattamento con AVK (assoluta diffi coltà nel raggiungere il Centro trombosi, allettamento, impossibilità
comunque a sottoporsi ai controlli periodici del PT INR), i NAO possono essere utilizzati a patto che le
motivazioni di questa scelta vengano scritte e condivise con il paziente. È importante dire che i NAO anche
se potranno ridurre il numero di eventi cardioembolici perché più facili da gestire, potranno essere prescritti a
pazienti selezionati, come la consensus della Fcsa ha recentemente indicato (Thromb Haemost 2011; 106:
868-76), e controllati attraverso un follow-up periodico. In particolare: i NAO potrebbero essere prescritti a
tutti i pazienti con caratteristiche simili a quelli arruolati negli studi clinici, ai pazienti con problemi logistici
importanti, allettati, lontani da un Centro trombosi, ai pazienti che desiderano utilizzare i NAO e ai pazienti
con un tempo trascorso all'interno dell'intervallo terapeutico (Ttr) inferiore al 50-55%. Il Ttr si riferisce ai
pazienti già anticoagulati con AVK e si ritiene ottimale quando è uguale o superiore al 70%. Il Ttr indica per
quanto tempo il trattamento anticoagulante con AVK mantiene il paziente all'interno di un intervallo
terapeutico defi nito dal test di monitoraggio, il PT INR, misura, questa che deve stare tra 2.0 e 3.0 (un
soggetto non anticoagulato ha un valore di 1). L'importanza del Ttr è stata ormai dimostrata dalla correlazione
inversa che esiste tra questo valore e gli eventi tromboembolici ed emorragici (Circ Cardiovasc Qual
Outcomes 2008;1:84-91). La selezione dei pazienti Ma quali pazienti potrebbero essere mantenuti in
trattamento con AVK? Certamente i pazienti con INR stabile a basso rischio di sanguinamento, pazienti che
preferiscano continuare con AVK dopo adeguata informazione sui NAO e pazienti con insuffi cienza renale
severa. Questo ultimo punto è da valutare con attenzione perché i NAO vengono eliminati per via renale
(dabigatran per l'80% mentre il rivaroxaban e l'apixaban per circa il 30%) e quindi una riduzione della
funzionalità renale tenderà ad accumulare il farmaco con conseguente aumentato rischio di sanguinamento.
Una volta che il paziente è eleggibile per i NAO possiamo provare ad identifi care quale dei nuovi
anticoagulanti orali appaia più appropriato. La scelta deve tenere conto: delle caratteristiche dei singoli NAO,
dei risultati ottenuti dagli studi clinici controllati, della tipologia dei pazienti inclusi negli studi clinici e del tipo di
paziente con fi brillazione atriale davanti a noi da sottoporre ad anticoagulazione. Un ruolo importante
nell'indicazione alla terapia anticoagulante orale sia con AVK sia con i NAO è rappresentato dal punteggio
CHADS2 (JAMA 2001; 285: 2864-70), acronimo che indica la presenza o meno di fattori di rischio per
cardioembolismo: scompenso cardiaco, età uguale o superiore ai 75 anni, ipertensione arteriosa, diabete, e
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precedente ictus ischemico. Ai primi tre fattori di rischio è assegnato un punto mentre sono due i punti
conferiti dalla presenza nella storia clinica del paziente di un ictus ischemico. L'indicazione alla terapia
anticoagulante scatta quando il punteggio è almeno 1. Più alto risulta il punteggio più alto è il rischio di
cardioembolico. Recentemente un altro score è stato introdotto, il CHA2DS2-VASc (CHEST 2010; 137:263272) simile a quello appena descritto ma comprendente ulteriori fattori di rischio quali il sesso femminile, la
presenza di vasculopatia (arteriopatia periferica, placca aterosclerotica in aorta o precedente infarto del
miocardio) e l'età tra i 64 e i 75 anni. All'età uguale o superiore ai 75 anni e all'ictus ischemico è assegnato il
punteggio di 2 mentre agli altri fattori di rischio è assegnato il valore di 1. Cosa ha aggiunto questo nuovo
punteggio nella pratica di tutti i giorni? Ha meglio defi nito l'indicazione alla terapia anticoagulante perché lo
score CHADS2 non prevede l'indicazione alla terapia anticoagulante orale se il punteggio è 0 ma resta però
una percentuale di rischio non trascurabile (1.9%). In altre parole il nuovo score, aggiungendo altri fattori di
rischio, garantisce meglio il vero basso rischio, quando il punteggio è 0, che non prevede la terapia
anticoagulante orale. Nella pratica di tutti i giorni quindi è possibile usare il sistema "vecchio" che se positivo
(punteggio di almeno 1) rappresenta una indicazione alla terapia anticoagulante orale mentre se il punteggio
è 0 occorre valutare il paziente attraverso il nuovo score. Se anch'esso risulta 0 l'indicazione alla terapia
anticoagulante orale non è presente. Se invece è 1 la terapia anticoagulante orale trova indicazione. Alcune
proposte Volendo scegliere tra i NAO potrebbe essere possibile seguire i suggerimenti seguenti: a) pazienti
ad alto rischio (CHADS2 >2): rivaroxaban perché i pazienti arruolati nello studio avevano un CHADS2 medio
di 3.48, b) pazienti con precedente emorragia gastroenterica: apixaban, perché questo tipo di sanguinamento
è risultato superiore nei pazienti trattati sia con dabigatran che con rivaroxaban rispetto ai pazienti trattati con
warfarin, c) pazienti con dispepsia e basso e medio rischio (CHADS2 1-2): apixaban, perché la dispepsia è
frequente nei pazienti trattati con dabigatran (circa l'11%) e lo studio ha arruolato pazienti con CHADS2
medio di circa 2, quindi non ad alto rischio, c) pazienti con dispepsia ed alto rischio: rivaroxaban, per quanto
si è detto sopra circa l'alto rischio dei pazienti arruolati nello studio di questo farmaco, d) pazienti a basso
rischio (CHADS2 1): dabigatran 150 o apixaban perché entrambi gli studi che hanno utilizzato questi due
NAO hanno arruolato pazienti a basso rischio, d) pazienti con insuffi cienza renale moderata (Cr Cl: 30-50):
apixaban se CHADS2 o Rivaroxaban se CHADS2 >2 perché il rischio di accumulo di questi due farmaci è
minore rispetto a dabigatran (da utilizzare in questo caso a dosi ridotte), e) pazienti con età >75 anni,
indipendentemente dal rischio, apixaban o rivaroxaban (possibile rapido declino della funzione renale) per i
motivi sopra esposti a proposito dell'eliminazione renale dei NAO ed infi ne f) pazienti con molti farmaci (>5-6
al giorno): rivaroxaban perché, a differenza di dabigatran e apixaban, rivaroxaban prevede una sola
somministrazione giornaliera. Da tutto questo emerge che i NAO, pur rappresentando una classe di farmaci
anticoagulanti profondamente diversa da quella degli AVK, non possono essere considerati uguali tra di loro
dal momento che esistono delle differenze importanti in termini sia di meccanismo d'azione (anti-trombinici
diretti ed anti-Xa) sia di tipologia di popolazioni studiate e sia di eliminazione renale. Occorrerà quindi
un'attenta valutazione del paziente quando dovremo scegliere tra NAO e AVK o all'interno degli stessi NAO. Il
nodo dei controlli clinici Una volta che questi farmaci saranno prescritti i pazienti saranno controllati
periodicamente? Sì, questo dovrebbe avvenire secondo quanto Fcsa ha proposito: un controllo clinico
periodico che valuti l'aderenza dei pazienti a questo nuovo tipo di terapia. Infatti il rischio di scarsa aderenza
nel tempo è il punto debole dei NAO. Si sa infatti che, in generale, l'aderenza alle terapie orali tende a
diminuire fi no ad omettere addirittura l'80% delle prescrizioni. È facile capire quanto questo possa essere
pericoloso considerata anche l'emivita breve di questi farmaci, tra le 10 e le 12 ore circa. Il controllo clinico e
della funzione renale, soprattutto negli anziani, dovrebbe avvenire ogni 4-5 mesi circa, anche per via
telematica, mediante un questionario che possa valutare se sono capitati eventi avversi come trombosi o
emorragie e se il paziente ha assunto regolarmente il farmaco. Un parente, un nipote, ad esempio, dei
pazienti anziani potrebbe collaborare profi cuamente al raggiungimento di questo programma di controllo nel
tempo. Un altro aspetto, strettamente correlato, è quello che vede i pazienti trattati con i NAO registrati in un
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data base che possa assumere un valore epidemiologico. In questo modo anche gli eventi avversi rari
potrebbero essere registrati. Uno studio di fase IV quindi, cioè uno studio post-marketing che a differenza
degli studi clinici controllati, è capace di dare informazioni sull'utilizzo dei NAO nella pratica di tutti i giorni. I
limiti degli studi clinici controllati sono infatti quelli derivanti dalla rigidità dell'arruolamento dei pazienti e dai
criteri di esclusione, spesso numerosi, come si è visto negli studi di cui si parla in questo articolo. Un registro
informatico (START register) dedicato ai NAO ma anche agli AVK è stato già creato ed è già disponibile per
chi voglia inserire i propri pazienti anticoagulati. I medici di famiglia potranno partecipare al controllo clinico
dei pazienti in trattamento con I NAO utilizzando un registro. Il loro compito potrà essere essenziale sul
territorio, potendo ridurre il fenomeno della caduta dell'aderenza ai farmaci per via orale comei NAO. Il futuro
dei Centri trombosi Ma quale sarà il ruolo dei Centri Fcsa con l'arrivo dei NAO? I loro compiti sicuramente
sono destinati ad un'ulteriore evoluzione nel tempo anche in considerazione dell'arrivo dei NAO. La Fcsa è
stata fondata nel 1989 a Parma con il compito di standardizzare il trattamento anticoagulante attraverso la
creazione di Centri che potessero accogliere i pazienti in trattamento con AVK o eparine per poterli seguire
nel tempo mediante un monitoraggio clinico e di laboratorio. Nel 2005 è avvenuto un cambiamento
importante. Da allora, mantenendo l'acronimo Fcsa, si chiama Federazione Centri per la diagnosi della
trombosi e la sorveglianza delle terapie antitrombotiche. In altre parole si è voluto superare il concetto relativo
alla sola sorveglianza della terapia anticoagulante per passare a quello più impegnativo di Centro trombosi.
Oggi in Italia tali strutture sono 278. I loro compiti comprendono la diagnosi della trombosi attraverso criteri e
scelte metodologiche strumentali e di laboratorio, l'indicazione o la controindicazione al trattamento
anticoagulante (e quindi non la sola accettazione di una indicazione posta da altri), la scelta del farmaco, la
defi nizione della durata del trattamento ed il controllo clinico e di laboratorio periodico con aggiornamento
della cartella clinica informatica. Altro compito cruciale è quello relativo all'informazione del paziente sulle
diverse possibilità terapeutiche che abbiamo oggi ma che avremo a disposizione, quasi certamente già da
quest'anno, e sui rischi (emorragie, antidoto, scarsa compliance, dieta, farmaci interferenti) legati al
trattamento anticoagulante. La scelta dei pazienti, o meglio, la condivisione della scelta, avrà un ruolo
importante soprattutto in vista dell'arrivo sul mercato italiano dei NOA. La gestione delle complicanze, mi
riferisco soprattutto alle emorragie, fa parte anch'essa, dei compiti dei Centri trombosi. Infi ne, i medici dei
Centri dovrebbero avere un ulteriore compito: essere riferimento per il proprio ospedale e del proprio territorio
per quanto riguarda gli aspetti clinici della trombosi attraverso un servizio di consulenza sia per i pazienti
ricoverati sia per quelli esterni inviati dai medici di famiglia o da altre fi gure mediche professionali. I Centri
italiani Fcsa sono pronti per l'utilizzo dei nuovi farmaci anticoagulanti orali. Nell'ottobre del 2012 AIFA ha
pubblicato un concept paper su questi nuovi farmaci. Fcsa ha inviato una risposta il cui testo completo è
pubblicato sul sito della Federazione. Nella risposta si ricorda il pericolo dovuto alla scarsa aderenza nel
tempo alle nuove terapie anti-trombotiche non avendo più la possibilità di misurare l'attività anticoagulante
mediante un test di laboratorio. I Centri trombosi italiani, dovrebbero essere coinvolti sia nella prescrizione dei
nuovi farmaci sia nel monitoraggio clinico periodico utilizzando appositi registri. Dovrebbe essere compito dei
prescrittori dei NOA registrare eventuali eventi avversi e controllare l'aderenza dei pazienti. Infatti, il
documento emesso dalla Conferenza permanente Stato-Regioni il 29 aprile 2010 prevede che ai Centri
trombosi siano attribuite funzioni sia di sorveglianza epidemiologica delle terapie anti-trombotiche, sia di
monitoraggio dei nuovi farmaci anticoagulanti attraverso studi di fase IV, come si diceva sopra. Un controllo di
laboratorio attraverso test dedicati alle due classi di farmaci (inibitori della trombina e del Xa) dovrebbe
essere obbligatoriamente previsto in condizioni di alto rischio come il sanguinamento maggiore, interventi
chirurgici e manovre invasive anche considerando che per questi farmaci non è attualmente disponibile un
antidoto. Recentemente è stata pubblicata una ulteriore consensus che ha visto coinvolte, insieme ad FCSA,
le principali società scientifi che nazionali di laboratorio (SIMel, SIBioc e CISMEL) (Clin Chem Lab Med. 2012
Jul 11) circa la scelta dei test maggiormente idonei alla misurazione dell'attività anticoagulante dei NAO. In
altre parole i Centri possono offrire delle buone garanzie di sicurezza ai pazienti, rappresentando la sede
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About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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adatta sia per il controllo clinico periodico sia per la valutazione del rischio emorragico anche attraverso il
laboratorio. Chi dice che l'arrivo dei NAO porterà alla scomparsa dei Centri trombosi commette un errore
anche perché i compiti dei Centri vanno al di là della terapia anticoagulante orale vecchia o nuova che sia in
quanto devono occuparsi anche di problemi relativi alla coagulazione del sangue, cioè dell'emostasi
(patologie emorragiche) e della trombosi arteriosa e/o venosa, disciplina del tutto trasversale. I problemi
dell'emostasi e della trombosi sono presenti infatti in numerose discipline quali la cardiologia, l'ostetricia, la
nefrologia, la chirurgia, la rianimazione etc. Vedere i Centri trombosi legati esclusivamente al controllo della
terapia anticoagulante orale è riduttivo. In ogni ospedale dovrebbe essere presente un Centro di riferimento
per queste problematiche, molto frequenti.
Dabigatran Rivaroxaban Apixaban Target IIa Xa Xa Prodrug Yes No No Hours to C max 2 2-4 1-3 Linear
pharmacokinetics Yes No Yes Bioavailability 7% 80% 66% Protein binding 35% > 90% 87% Half-life (h) 1214 9-13 8-15 CYP metabolism No Yes (CYP3A4/A5, CYP2J2) Yes (CYP3A4, CYP1A2, CYP2J2) Effl ux
transporter P-gp Yes Yes Yes Renal elimination 80% 66% (33% cleared unchanged) 25% Dosing Twice a
day Once a day Twice a day Characteristics of novel oral anticoagulants (4,5 modifi ed) Fonte: "Phase III
studies on novel oral anticoagulants for stroke prevention in atrial fi brillation: a look beyond the excellent
results". V. Pengo e altri in Journal of Thrombosis and Haemostasis, 18: 1979-1987, 2012
No./100 patient-year Relative risk (95% CI) Noninferiority (P) Superiority (P) Dabigatran 110 1.53 0.91 (0.741.11 < 0.001 0.34 Dabigatran 150 1.11 0.66 (0.53-0.82) < 0.001 < 0.001 Warfarin 1.69 Rivaroxaban 2.1 0.88
(0.75-1.03) < 0.001 0.12 Warfarin 2.4 Apixaban 1.27 0.79 (0.66-0.95) < 0.001 0.01 Warfarin 1.60 Primary
outcome (intention-to-treat population) Fonte: "Phase III studies on novel oral anticoagulants for stroke
prevention in atrial fi brillation: a look beyond the excellent results". V. Pengo e altri in Journal of Thrombosis
and Haemostasis, 18: 1979-1987, 2012
Conditions Dabigatran Rivaroxaban Apixaban Heart valve disorders Excluded Excluded Excluded Disabling
stroke within the previous 6 months or any stroke within the previous 14 days Excluded Excluded Not
Excluded* Increased risk of bleeding Surgery within the previous month Excluded Excluded NR History of
intracranial, intraocular, spinal retroperitoneal or a traumatic Excluded Excluded Excluded intra-articular
bleeding Gastrointestinal hemorrhage within the past year Excluded Excluded NR Ulcer disease in the
previous 30 days Excluded NR NR Recent malignancy or radiation therapy Excluded NR NR Excluded NR
NR Severe renal impairment: creatinine clearance less than 30 mL min -1 Excluded Excluded Excluded
Anemia (Hb < 10 g dL -1 or thrombocytopenia (< 100-90 · 109 L -1) Excluded Excluded Excluded Planned
cardioversion NR Excluded NR NR Excluded NR Indication for anticoagulation other than AF Excluded
Excluded Excluded Major surgery or invasive procedure planned NR Excluded NR Simultaneous treatment
with both aspirin and a thienopyridine NR Excluded Excluded Fibrinolytic treatment within 2-10 days Excluded
Excluded NR Liver disease Excluded Excluded NR Pregnant and lactating patients Excluded Excluded
Excluded Excluded Excluded Excluded Concomitant therapies NR Excluded• NR Exclusion criteria Fonte:
"Phase III studies on novel oral anticoagulants for stroke prevention in atrial fi brillation: a look beyond the
excellent results". V. Pengo e altri in Journal of Thrombosis and Haemostasis, 18: 1979-1987, 2012 NR, not
reported; Hb, haemoglobin. *Excluded only in the case of a very recent ischemic stroke (within 7 days).
Creatinine clearance less than 25 ml min)1. • Anticipated need for chronic treatment with a non-steroidal
antiinfl ammatory drug; Current or planned treatment with a strong inhibitor of cytochrome P450 3A4, such as
ketoconazole or protease inhibitors; Treatment with a strong inducer of cytochrome P450 3A4, such as
rifampin/ rifampicin.
Foto: FRANCESCO MARONGIU
05/07/2013
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Entra in vigore la nuova disciplina per l'autorizzazione e la classifi cazione
dei medicinali
In collaborazione con AboutPharma and Medical Devices
Con il Decreto legge 13 settembre 2012, numero 158, convertito dalla legge 8 novembre 2012, numero 189,
ed entrato in vigore l'11 novembre 2012, è stata introdotta, con gli articoli 11 e 12, la nuova disciplina relativa
alle procedure di autorizzazione e classifi cazione dei prodotti medicinali. La nuova normativa stabilisce la
possibilità di presentare la domanda di classifi cazione in fascia di rimborsabilità e prezzo, solo dopo il rilascio
dell'autorizzazione all'immissione in commercio del medicinale ai sensi dell'articolo 6, comma 1, del Dlgs
219/06. I medicinali autorizzati con procedura centralizzata, di mutuo riconoscimento, decentrata e nazionale
verranno quindi collocati automaticamente in una clas se provvisoria chiamata C (nn), classe C non
negoziata. La domanda di classifi cazione e prezzo potrà quindi di fatto essere presentata: • per i medicinali
autorizzati con procedura centralizzata solo successivamente alla pubblicazione sul sito istituzionale della
Commissione europea della decisione comunitaria di autorizzazione. Per queste procedure Aifa, entro 60
giorni dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta uffi ciale europea della decisione di autorizzazione
comunitaria di immissione in commercio, pubblicherà nella Gazzetta uffi ciale italiana la determina di
autorizzazione con indicazione della classifi cazione in classe C (nn). Se la procedura di classifi cazione e
prezzo si concluderà prima della pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta italiana, allora la determina
Aifa riporterà il riferimento al regime di rimborsabilità e prezzo contrattato; • per i medicinali autorizzati con
procedura di mutuo riconoscimento, decentrata e nazionale e per i medicinali oggetto di importazione
parallela, la domanda di prezzo potrà essere presentata dopo la notifi ca della determina di autorizzazione
all'immissione in commercio. Il comma 3, dell'articolo 12 della legge numero 189/2012 prevede comunque
eccezioni a quanto sopra menzionato. In particolare per i farmaci orfani, per quelli di eccezionale rilevanza
terapeutica (i cui criteri verranno individuati da una specifi ca delibera Aifa) e per i medicinali utilizzabili
esclusivamente negli ospedali o in strutture ad essi assimilabili, la domanda di classifi cazione e prezzo potrà
essere presentata anche prima del rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio del medicinale. In
particolare: • per i medicinali autorizzati con procedura centralizzata la domanda potrà essere valutata prima
del parere favorevole del CHMP; l'azienda ha comunque salva la possibilità, nell'attesa che venga valutata la
domanda di classifi cazione e prezzo, che il medicinale possa essere autorizzato classifi candolo in classe C
(nn); • per i medicinali autorizzati con procedura di mutuo riconoscimento, decentrata, nazionale e per le
autorizzazioni all'importazione parallela, la domanda verrà valutata solo dopo l'emissione di un parere
favorevole da parte della CTS. L'azienda può comunque decidere di richiedere, in concomitanza con la
presentazione della domanda di classifi cazione e prezzo e in attesa che questa venga valutata, che sia
rilasciata separatamente la determina di autorizzazione all'autorizzazione in commercio riportante come
regime di classifi cazione la classe C(nn). L'articolo 12 al comma 6 fa riferimento ai farmaci generici e
biosimilari. Per questi, nel caso in cui l'Azienda presenti una proposta di prezzo di evidente convenienza per il
Servizio sanitario nazionale, viene prevista la collocazione automatica, senza contrattazione, della specialità
medicinale oggetto di autorizzazione nella medesima classe di rimborsabilità del medicinale di riferimento.
Nel caso di proposta ritenuta non conveniente per il Servizio sanitario nazionale il medicinale verrà invece
collocato nella sezione della classe C (nn). Ovviamente i farmaci equivalenti potranno essere classifi cati
come farmaci a carico del Servizio Sanitario nazionale solo a decorrere dalla data di scadenza del brevetto o
del certifi cato di protezione complementare; fi no ad allora, nel caso in cui la domanda di classifi cazione e
prezzo sia stata già valutata, la determina di classifi cazione del medicinale ai fi ni della rimborsabilità
indicherà la classifi cazione C (nn). Tutti i medicinali classifi cati in classe C (nn) potranno essere
commercializzati solo previa comunicazione del prezzo ex factory, del prezzo al pubblico (ove applicabile) e
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AFFARI REGOLATORI
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della data di commercializzazione. Per gli stessi non è possibile applicare l'adeguamento del prezzo con
scadenza bi annuale previsto per i medicinali classifi cati in classe C, ma è comunque possibile richiederne la
classifi cazione in C. Barbara Proietti [email protected]
05/07/2013
About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
Pag. 92
L' Aifa approva il Piano triennale anti corruzione
In collaborazione con AboutPharma and Medical Devices
L'Aifa ha approvato l'introduzione di un Piano triennale di prevenzione alla corruzione (Ppc) in ottemperanza
alla Legge 190/2012 riguardante le " Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'
illegalità nella pubblica amministrazione ". In particolare, ogni anno sarà defi nito un Piano di prevenzione alla
corruzione che avrà la funzione di fornire una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffi ci al
rischio di corruzione, e, allo scopo di prevenire tale rischio, di indicare gli interventi organizzativi e le
procedure di selezione e formazione dei dipendenti. Il Piano triennale di prevenzione alla corruzione è
strutturato in quattro sezioni operative: 1. Mappatura dei rischi (pubblicata sul Portale Aifa nella sezione
Trasparenza, Valutazione e Merito): viene effettuata una valutazione del diverso livello di esposizione degli
uffi ci al rischio di corruzione e illegalità. Il Responsabile della prevenzione della corruzione (Rpc) richiede
annualmente agli uffi ci di individuare le attività a rischio di corruzione, segnalando quelle a rischio critico e
alto e specifi cando i nominativi delle persone addette. 2. Procedure di prevenzione e controllo: ogni dirigente
deve presentare al Responsabile della prevenzione della corruzione un riepilogo trimestrale sull'applicazione
delle regole stabilite nel Piano e la rendicontazione dei risultati ottenuti. Il Rpc deve avere accesso ai dati
informatici relativi ai processi a rischio alto e critico e può richiedere un'informativa a riguardo. La violazione
delle misure di prevenzione da parte dei dipendenti costituisce un illecito disciplinare che, come tale, potrà
quindi essere sanzionato. Qualsiasi violazione nota o sospetta delle leggi anticorruzione deve essere
segnalata e il segnalante ha il diritto di essere tutelato secondo le disposizioni della Legge 190/2012. 3. Piano
di rotazione e formazione degli addetti a rischio: vengono individuate le procedure per la selezione e la
formazione dei dipendenti che operano nei settori maggiormente a rischio di corruzione, prevedendo la
rotazione di dirigenti e funzionari. La formazione si sviluppa attraverso un programma di training e
aggiornamento periodico obbligatorio per tutti i dipendenti, con corsi e-learning e workshop interattivi, focus
specifi ci sul codice comportamentale del dipendente pubblico e sulle informazioni di base sulla corruzione. I
dipendenti che lavorano nei settori più a rischio dovranno partecipare anche a training integrativi specifi ci,
che avranno come oggetto la normativa anticorruzione e i reati contro la pubblica amministrazione, e corsi
per il miglioramento delle soft skill e del clima aziendale. 4. Relazione periodica: il Responsabile della
prevenzione della corruzione effettua entro la fi ne di ogni anno una ricognizione delle attività già esistenti e
dei loro risultati e defi nisce le attività di prevenzione per l'anno successivo e le tempistiche di attuazione. Il
Rpc ha inoltre il compito di riesaminare e aggiornare periodicamente le procedure anticorruzione in base ai
feedback e ai risultati ottenuti per assicurarne l'effi cacia nel tempo. Il Rpc ogni anno sottopone al Cda una
relazione annuale sulle attività svolte entro il 15 dicembre e propone il Ppc da adottare entro il 31 gennaio.
Entrambi i documenti vengono pubblicati sul portale dell'Aifa nella sezione Trasparenza, Valutazione e
Merito. Caterina Rizzi [email protected]
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AFFARI REGOLATORI
05/07/2013
14:09
AGI
Sito Web
SALUTE: FEDERFARMA GENOVA ADERISCE AD ASCOM
CONFCOMMERCIO (3)
(AGI) - Genova, 5 lug. - Ascom raccoglie oltre 90 sindacati e associazioni aderenti che rappresentano
migliaia di imprese e che impegnano oltre 900 persone componenti dei consigli direttivi dei sindacati di
settore. Pur mantenendo la propria totale autonomia in termini di ordinamento, Federfarma potra' attivare una
serie di contatti e sinergie con altre realta' consociate attive nel settore della salute e dei servizi alla persona,
cosi' da arricchire e attualizzare il gia' ricco bagaglio di prestazioni offerte dalle farmacie genovesi. "Ascom
costituisce per noi un bacino virtuoso - ha aggiunto il segretario di Federfarma Edoardo Schenardi - nel quale
poter sviluppare progetti condivisi, rivolti ai pazienti e alle loro necessita'. Ogni farmacia dovra' diventare un
punto di riferimento e un presidio sanitario per i cittadini e perche' cio' accada - ha concluso - i servizi offerti
debbono essere uguali in ognuna delle 298 farmacie del territorio provinciale". (AGI) Ge2/Sep
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Liguria
05/07/2013
16:04
AGI
Sito Web
Farmaci : direttore Aifa in database esperti commissione Ue
(AGI) - Roma, 5 lug. - Il Direttore Generale dell'Aifa Luca Pani e' stato incluso dalla Direzione Generale per la
Salute e Tutela dei consumatori della Commissione Europea nel Database di esperti esterni in materia di
salute. Si tratta, sottolinea l'Aifa, di un riconoscimento dell'elevata professionalita' di Pani che potra' essere
invitato dall'Expert Panel a contribuire con la sua esperienza e competenza a un gruppo di lavoro relativo alle
specifiche aree di specializzazione. (AGI) .
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Ricerca e sviluppo
05/07/2013
17:19
Affari Italiani
Sito Web
Davide Vannoni di Lorenzo Lamperti @LorenzoLamperti Genio o ciarlatano? Salvatore o impostore? Davide
Vannoni, padre del metodo Stamina, è l'uomo più chiacchierato del momento. E lui fa il punto della situazione
in un'intervista ad Affaritaliani.it: "Siamo pronti a partire. Il 12 luglio ci sarà la prima riunione del comitato
scientifico e il 1° agosto consegneremo il protocollo al ministero della Salute". Vannoni ribadisce le condizioni:
"Pretendiamo una Cro (organismo di controllo internazionale), contro di noi ci sono dei preconcetti". Nessuna
truffa dunque? "Siamo gente seria. Qualche scienziato parla a sproposito per un conflitto di interessi. Il
ministro Lorenzin? Non ci ho mai parlato". Sul paragone con Di Bella: "Voglio un controllo super partes per
non fare la stessa fine. Abbiamo curato tante persone e tanti bambini con malattie terminali. Io la notte posso
dormire tranquillo". Davide Vannoni, avete deciso quando consegnare il protocollo sul metodo Stamina al
ministero? Abbiamo fissato due date. La prima, che riteniamo molto importante, del 12 luglio alle ore 13
quando saremo all'Istituto superiore di sanità e parteciperemo alla prima riunione del Comitato scientifico
nominato dal ministro Lorenzin. In quell'occasione si discuteranno i cinque criteri che abbiamo indicato come
garanzia di trasparenza. Il 1° agosto invece ci sarà la consegna del protocollo. Come sono i rapporti con le
istituzioni scientifiche? Io parlo sempre con il dottor Oleari che è una persona corretta e che si è fatta
portavoce delle nostre esigenze verso tutti gli altri membri dell'Iss. Ora dovremo discutere con il Comitato
scientifico a proposito dei punti che abbiamo indicato. Alcuni punti sono inalienabili altri invece riguardano la
parte logistica. Una volta che le cellule le abbiamo differenziate non possiamo ricongelarle e vanno iniettate
entro due ore. Chiaro che diventa basilare la distanza dal laboratorio. Avete indicato le tre patologie sulle
quali volete condurre la sperimentazione: Sla, paresi cerebrale infantile e una malattia degenerativa non
neurologica. Come le avete scelte? Sono tre patologie sulle quali abbiamo lavorato in passato e abbiamo
ottenuti buoni risultati. Ci auspichiamo che questi risultati si ripetano nella sperimentazione. Qualcuno aveva
parlato di Sma (Atrofia muscolare spinale) ma il Comitato scientifico non era stato neanche formato quindi
dubito che qualcuno l'avesse proposta a priori. Ma su quella patologia abbiamo applicato solo a Brescia dove
la metodica è più ampia di quella che darà il ministero perché ci è stato chiesto di standardizzarla. Avete
chiesto un organismo di controllo internazionale. Non vi fidate? Il direttore generale dell'Aifa, Luca Pani. ha
scritto un editoriale politico contro di noi su Nature. Non mi sembra normale, visto che fa anche parte del
Comitato scientifico. Chi dovrebbe dare il via alla nostra sperimentazione si è dimostrato essere contro di noi.
Senza le sue affermazioni e quelle di altri membri del Comitato scientifico non avremmo chiesto una
Cro. Credo che questa sperimentazione sia molto importante non tanto per quello che si gioca Stamina o
che mi gioco io. E' fondamentale per i pazienti che si aspettano una risposta. E' proprio per loro che deve
esserci una trasparenza cristallina. Non voglio ritrovarmi a dire che la metodica non funziona perché la
ricerca non è stata fatta bene. Parecchi scienziati hanno avanzato forti critiche nei suoi confronti... Ci
sono pochi scienziati che si sono messi contro di noi in tutti i modi. Sono figure che continuano a parlare a
sproposito di cose che non conoscono. Ma un motivo c'è: hanno tutti un conflitto di interessi palese. Sono
persone che contano per i prossimi anni di prendersi fondi per fare ricerca in clinica senza trattare mai un
paziente. Noi invece stiamo andando in clinica su diverse patologie e, ancora più pericoloso per loro, a
Brescia stiamo trattando molte più patologie rispetto a quelle del ministero... Qualcuno la paragona a Di
Bella... Voglio una Cro internazionale proprio per non fare la stessa fine. Vorrei ricordare che noi intanto
stiamo lavorando all'interno di un ospedale pubblico dove abbiamo iniziato a lavorare con il benestare dell'
Aifa e del ministero dove i pazienti sono stati tutti approvati dal comitato etico. Per molti di loro non c'era
nessun'altra possibilità farmacologica perché non esistono farmaci per curarli. Ma comunque a nessuno di
loro è stata sospesa le terapie che seguivano in precedenza. Il ministro Beatrice Lorenzin è un buon
interlocutore? Per chiamarlo interlocutore avrei dovuto parlarci almeno una volta. Che cosa succederà se per
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Il padre del metodo Stamina:"Hanno paura, la cura funziona"
05/07/2013
17:19
Affari Italiani
Sito Web
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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qualche motivo la sperimentazione non partisse? E' vero quello che si dice: oggi Stamina è una speranza
perché ancora non è stata fatta una vera sperimentazione. Differenzio quello che ho visto io sui su singoli
pazienti e quello che potrà risultare da uno studio standardizzato più ampio. Proprio per questo è
fondamentale partire. Io sono convinto, e i dati lo dimostrano, di aver trovato una cura per tante persone. Mi
riferisco a Celeste Carrera, Sebastian Guercio e Gioele Genova. Abbiamo approntato trattamenti che hanno
migliorato la loro condizione di salute.Parlo di loro perché sono tre bambini con la stessa malattia mortale ma
che grazie al nostro metodo sono intanto ancora vivi, e poi in miglioramento e non in peggioramento. E le
terapie non sono iniziate ieri, ma un anno e mezzo fa. Non oso dire di essere certo di aver trovato la cura per
la Sma, ma posso dire di aver trovato una cura per questi tre bimbi. Ed è questo che mi fa dormire sereno la
notte e svegliare con un sorriso la mattina.
05/07/2013
02:46
Corriere.it
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OGGI NON SONO I PAZIENTI A PAGARE - La faccenda non è ancora così drammatica e va detto subito per
uscire dalla confusione che si è creata: non sono i malati a doversi pagare le terapie. Come riportato sulla
Gazzetta Ufficiale del 14 giugno 2013, aflibercept (prodotto da Sanofi-Aventis) e pertuzumab (di Roche) sono
stati inseriti in fascia Cnn (ovvero una sottospecie di fascia C, cosiddetta "non negoziata"), ma con regime di
dispensazione ospedaliera. Ciò significa, in pratica, che sono gli ospedali a poter acquistare i prodotti su
richiesta specialistica e che i costi sono a totale carico della struttura. I malati da tutto questo sono
fortunatamente esclusi, nel senso che continuano a ricevere la terapia prescritta dal loro oncologo come
prima, senza doversi preoccupare di chi la paga o la rimborsa e delle procedure tra ospedale, Regione,
Servizio sanitario nazionale (Ssn) e Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Per ora. Perché il vero problema che
riguarda più che mai i malati è questo: che succede se un ospedale o una Regione decidono, in base al loro
budget, di acquistare il costoso nuovo farmaco e il loro vicino, quello che sta a pochi chilometri di distanza,
stabilisce invece di non comprarlo?COME NASCE IL PROBLEMA - Per capire quest'intricata vicenda serve
fare un passo indietro. Ad oggi, i nuovi farmaci vengono approvati dall'Ema (l'autorità europea preposta) e
poi, prima che siano effettivamente disponibili sul mercato italiano, l'Aifa negozia con le aziende
farmaceutiche produttrici il prezzo di rimborso per il Ssn (ovvero, in pratica, quanto lo Stato dovrà pagare loro
per quel singolo medicinale). Il problema, già sollevato da più parti, è la durata di queste contrattazioni: troppo
lunghe. Spesso si perdono parecchi mesi, preziosi per chi soffre di patologie gravi come il cancro. Una
complicazione soprattutto nostrana, perché la media europea è di qualche mese (tre o quattro circa), mentre
l'Italia è stata in varie occasioni ai limiti del richiamo ufficiale da parte delle autorità europee proprio a causa di
queste tempistiche dilatate. A questo punto, lo scorso settembre, interviene il decreto Balduzzi (DL
158/2012), che contiene un indubbio vantaggio i malati, perché stabilisce che i farmaci innovativi anticancro
debbano essere resi immediatamente e automaticamente disponibili su tutto il territorio nazionale dopo la
registrazione Aifa (senza che si dovesse attendere il loro inserimento nei prontuari terapeutici regionali e
dunque abbreviando i tempi). D'altro canto l'articolo 12 comma 5 lasciava prevedere l'odierno pasticcio,
introducendo la nuova classe Cnn, dedicata appunto ai farmaci non ancora valutati da Aifa ai fini della
rimborsabilità che possono però (su richiesta delle case produttrici) essere acquistati direttamente dagli
ospedali.LA POSIZIONE DI ROCHE - Come precisa Roche in una nota a proposito del proprio medicinale
pertuzumab (approvato per il trattamento del carcinoma mammario metastatico), «la novità normativa può
garantire anche in Italia l'immediata disponibilità del farmaco contestualmente ai principali Paesi europei, in
attesa che si completi l'iter di negoziazione con Aifa. Le strutture sanitarie del Ssn potranno acquistare
pertuzumab e ogni prossimo farmaco per uso ospedaliero di classe Cnn a un prezzo allineato con quello di
altri Paesi Ue dove il farmaco è già disponibile, senza oneri a carico del paziente, secondo quanto concordato
con le Regioni o sulla base delle proprie disponibilità di budget».ABBREVIARE I TEMPI - L'elevato costo dei
farmaci oncologici innovativi, di cui spesso si è parlato negli ultimi tempi, fa temere che il Ssn non riesca a
garantire a tutti i pazienti le migliori terapie disponibili. Ma più volte è stato ribadito, dagli addetti ai lavori, che
eliminando gli sprechi si potrebbero impiegare meglio i fondi e, pur in tempi di crisi economica e tagli, il
sistema funzionerebbe bene. Quanto al Decreto Balduzzi, come riporta la lettera Aiom, «l'intenzione era
sicuramente buona e cioè garantire tempi ragionevoli per l'accesso ai farmaci da parte dei pazienti italiani
come nel resto d'Europa, ma la modalità deliberata non sembra una risposta ottimale non garantendo in
realtà in maniera chiara l'obiettivo». Che fare quindi? Pare che l'intento di tutti sia quello di accelerare i tempi
che passano tra l'approvazione di un nuovo medicinale e il suo arrivo in corsia ai malati. Il rischio aperto
dall'articolo 12 comma 5 (la fascia C non negoziata) appare evidente: caos e discriminazioni, se un ospedale
ha i fondi e decide di acquistare un medicinale innovativo e un altro no. Non resta che attendere l'intervento
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Nuovi (costosi) farmaci per i tumori, i pazienti rischiano di doverli pagare?
05/07/2013
02:46
Corriere.it
Sito Web
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del ministro Lorenzin, alla quale tutti si sono rivolti al fine, da un lato, di emendare questa parte del decreto
che pone problemi di uguaglianza tra i cittadini italiani e, dall'altro, di trovare un modo per abbreviare la
negoziazione tra Aifa e case farmaceutiche.Vera Martinella (Fondazione Veronesi)5 luglio 2013 | 14:46©
RIPRODUZIONE RISERVATA
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Dagospia
Sito Web
Fabio Lepore e Luca Piana per "l' Espresso " metodo stamina vannoni Nei giorni di picco arrivano anche in
dieci, uno dopo l'altro, bambini e adulti. Vengono accompagnati da quei genitori e parenti che condividono lo
strazio di una malattia che molti specialisti giudicano senza speranza. Si presentano la mattina al più grande
ospedale pubblico di Brescia con l'ordinanza di un giudice che obbliga il personale dell'accettazione ad
accoglierli per iniziare il trattamento messo a punto dall'uomo oggi più discus
Fabio Lepore e Luca Piana per "l'Espresso"Nei giorni di picco arrivano anche in dieci, uno dopo l'altro,
bambini e adulti. Vengono accompagnati da quei genitori e parenti che condividono lo strazio di una malattia
che molti specialisti giudicano senza speranza. Si presentano la mattina al più grande ospedale pubblico di
Brescia con l'ordinanza di un giudice che obbliga il personale dell'accettazione ad accoglierli per iniziare il
trattamento messo a punto dall'uomo oggi più discusso della sanità italiana.Lui si chiama Davide Vannoni, ha
46 anni e una caratteristica non comune per quello che si dipinge come il benefattore dei quasi 200 malati
che fino ad adesso, a Brescia, si sono rivolti a lui: non è un medico.Vannoni, torinese di nascita, laureato in
lettere nel 1993, è la persona al centro del clamore suscitato dal cosiddetto metodo Stamina. Assieme ad
alcuni collaboratori, dice di aver elaborato una metodologia per trattare con le cellule staminali alcune gravi
malattie, dall'atrofia muscolare spinale alla paresi cerebrale infantile, dalla sindrome di Niemann Pick al
morbo di Parkinson.In un caso che si trascina da quattro anni fra mille risvolti - medici, giudiziari e politici Vannoni è passato dai guai di un'indagine per truffa che il pm Raffaele Guariniello sta concludendo proprio in
queste settimane ai fasti della prima somministrazione di massa di cellule staminali mai effettuata, decisa per
legge dal Parlamento.Un percorso ricco di polemiche e colpi di scena che, tuttavia, promette di riservare
ulteriori sorprese. Perché, proprio mentre accusa il governo di boicottare la sperimentazione scientifica del
suo metodo, Vannoni ha stretto un'alleanza milionaria con un imprenditore che sta lavorando per poter
effettuare i suoi trattamenti all'estero. «I primi accordi li stiamo stringendo con operatori del settore sanitario e
gruppi ospedalieri in America Latina e a Hong Kong, anche se al momento non posso divulgare ulteriori
dettagli», anticipa a "l'Espresso" lo stesso partner del creatore di Stamina, l'industriale farmaceutico
Gianfranco Merizzi, proprietario del gruppo Medestea.Un nome che rivela un'incredibile coincidenza: perché
Merizzi, nel 1999, quando produceva cosmetici e integratori alimentari con i marchi Clinians e Sant'Agelica,
era finito al centro di un'inchiesta giudiziaria condotta sempre da Guariniello sul Cellulase, un trattamento
anti-cellulite: «Il processo accertò sia in primo che in secondo grado la piena regolarità del Cellulase. Ma nel
frattempo le vendite erano crollate e io avevo dovuto cedere tutto alle multinazionali», racconta. Proprio il
fatto di considerarsi «rovinato da Guariniello», come si definisce, avrebbe spinto Merizzi a studiare il lavoro di
Vannoni «senza pregiudizi». Decidendo, alla fine, di diventare il socio-finanziatore dell'uomo di
Stamina.Vent'anni fa prevedere che Vannoni sarebbe diventato l'artefice della «rivoluzione che sconvolgerà
la medicina», come assicura Merizzi, non sarebbe stato facile. Chi all'epoca frequentava Palazzo Nuovo,
sede delle facoltà umanistiche di Torino, lo ricorda come uno studente brillante e anti-convenzionale.«Aveva
un carattere esuberante, con una grande voglia di protagonismo. Una formazione non da letterato ma da
comunicatore, con quella specie di eccitazione che, negli anni in cui stava nascendo la facoltà di Scienze
della Comunicazione, era abbastanza naturale per tutti noi», rievoca un illustre semiologo che è stato suo
docente, Gian Paolo Caprettini. Nasce forse da quella «comune esaltazione» un vezzo di Vannoni che
Caprettini ricorda, quello di non correggere chi lo chiamava "professore" quando ancora non lo era. Il titolo se
lo guadagna qualche anno dopo, quando vince il concorso da associato all'università di Udine, dove inizia a
insegnare nel 2004.Oggi tiene corsi in "Ergonomia cognitiva" e "Psicologia della Comunicazione" per le
lauree in Comunicazione e in Relazioni Pubbliche: discipline che non vengono specificate nel sito web della
Stamina Foundation, dove si definisce semplicemente come "Professor" o "Prof". Sbaglia anche chi lo
chiama psicologo, almeno stando all'albo nazionale, dove il suo nome non compare.Uno spunto promettente
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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MISTER STAMINA- LA STORIA DI VANNONI TRA SOGNI, PRATICHE
VIETATE E TANTI QUATTRINI
05/07/2013
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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per capire com'è diventato quel che è attualmente, invece, arriva dai suoi scritti. Fino ad oggi gli articoli che si
sono occupati delle sue attività imprenditoriali ne hanno descritto i lavori nel campo del marketing, condotti
spesso per gli enti turistici piemontesi. Vannoni, però, si è occupato anche di marketing sanitario per
l'assessorato regionale e, in questo campo, ha scritto pagine che sembrano preludere alle tecniche utilizzate
per convincere i pazienti a farsi trattare da Stamina.Concetti cruciali sono l'accento sulla «variabile emotiva»
nei processi persuasivi, così come «l'esperienza mostrata dal mittente», ovvero la credibilità che gode chi
spiega di aver effettuato lui stesso l'esperienza che vuol proporre agli altri. Idee che saranno messe in pratica
nei video utilizzati per mostrare i progressi dei malati, così come il racconto clou nella nascita del Vannoni
2.0: essersi curato lui stesso con le cellule staminali per sconfiggere una parziale paresi del viso.Il suo
personale viaggio della speranza ripete spesso di averlo fatto nel 2005 a Kharkov, in Ucraina, dopo aver
inutilmente speso 30 mila euro per tentare di curarsi in una clinica privata torinese. «Dopo cinque viaggi con
carotaggi ossei e iniezioni, ho recuperato il 50 per cento», ha spiegato. La rivelazione sulla potenza delle
staminali è tale che, al rientro in Italia, convince i due biologi di origine russa che hanno lavorato al suo
trapianto a seguirlo in Piemonte. Passano pochi mesi e Vannoni e i due, Vyacheslav Klymenko e Olena
Shchegelska, si presentano da un notaio per costituire la società Re-Gene Srl, che ha come scopo
«l'esecuzione di ricerche sperimentali su cellule staminali», la loro «differenziazione mediante appositi terreni
di coltura» e la «vendita di tali prodotti di manipolazioni estensiva».Non si limitano però a studiare in
laboratorio. Le indagini hanno ricostruito che Vannoni entra in contatto con diversi pazienti attraverso alcuni
medici. Le cellule staminali vengono prelevate dalla cresta iliaca dei malati o dei parenti che si offrono come
donatori, trattate, infine re-iniettate. Qui, al di là di ogni dibattito scientifico sulla validità del metodo, sta il
primo punto critico della storia di Vannoni.Stando ai riscontri effettuati, tra il 2007 e il 2009 ha fatto impiantare
a circa 60 pazienti le cellule staminali trattate. Già nel 2007, tuttavia, la legge equiparava i trapianti di questo
genere ai farmaci: l'aspirante staminologo avrebbe dunque venduto ai pazienti terapie non autorizzate dal
ministero. E qui, in particolare, pesa un dettaglio raccontato dal padre di una donna colpita da una malattia
degenerativa che le aveva paralizzato braccia e gambe: «Mi raccomandò di non fargli pubblicità perché in
Italia questi trattamenti erano vietati».La seconda questione riguarda il giro di quattrini che si sviluppa attorno
alle cure. Forse per superare le difficoltà normative, accanto alla Re-Gene spuntano due diverse società
sanmarinesi. Sul Titano viene anche installato un laboratorio e finiscono i bonifici dei pazienti. Alcuni arrivano
a versare anche 50 mila euro, altri si fermano a poche migliaia. Vannoni si è sempre definito uno «studioso
appassionato», dicendo di non aver mai agito per lucro e di aver fornito gratuitamente le cure a chi non
poteva pagare. Ma sarà solo con la conclusione delle indagini che si capirà meglio che contestazioni i
magistrati gli potranno fare.Nel frattempo, però, è indubbio che il creatore di Stamina abbia ormai svoltato. Un
riassunto dei fatti aiuta a capire perché. Nel 2011 - quando l'inchiesta di Guariniello era già nota da tempo Vannoni ottiene la possibilità di effettuare il suo trattamento agli Spedali Civili di Brescia. Lo aiuta Luca
Merlino, un pezzo grosso della sanità regionale lombarda, che risulta anche uno dei primi pazienti trattati
nell'ospedale lombardo. L'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, concede il via libera, per poi revocarlo quando
la cosa emerge e Guariniello estende l'inchiesta ai fatti bresciani.I trattamenti vengono bloccati. Le famiglie
dei pazienti si rivolgono ai tribunali, che in alcuni casi obbligano l'ospedale a riprendere le cure. Aiutati dalla
fondazione di Vannoni e da altre onlus sorte nel frattempo, sempre più malati si rivolgono ai giudici. Il governo
Monti interviene con un decreto che tenta di sanare la situazione e affrontare le proteste, poi convertito in
legge dall'attuale Parlamento: vengono stanziati 3 milioni di euro per una sperimentazione clinica, mentre
Brescia continuerà i trattamenti sui pazienti che hanno ottenuto il diritto di chiederle. Nel 2012, quando l'Aifa
impose il blocco, erano una dozzina; oggi sono quasi 200.Forte del clamore suscitato, Vannoni nel frattempo
ha cambiato strategia, trasformandosi in una sorta di Primula Rossa delle staminali. Ha venduto o liquidato le
società commerciali, compresa la Re-Gene. Contesta il comitato di esperti che dovrà valutare i risultati della
sperimentazione, ritenendoli in molti casi pregiudizialmente contrari.Raccoglie donazioni attraverso la
Stamina Foundation ma, a ogni passo che fa, sottolinea come il suo operato sia senza scopo di lucro. Sul sito
05/07/2013
Dagospia
Sito Web
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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web non c'è nemmeno un indirizzo e ogni contatto è delegato a un numero di telefono. Su Facebook ha
scritto di essersi trasferito temporaneamente negli uffici torinesi della Medestea del suo alleato Merizzi. Il
quale mostra senza esitazioni il contratto che li lega.C'è scritto che manterranno fede al «principio di gratuità»
della cura e che Vannoni donerà a Stamina «parte» dell'importo (pari a 2 milioni) che Merizzi gli ha
riconosciuto per condividere il know how sulle staminali. L'obiettivo è «la diffusione del metodo Vannoni nel
resto del mondo», a cominciare appunto da Hong Kong e da un Paese dell'America Latina il cui nome resta
per ora segreto.«Ci verrano curati i malati locali», assicura Merizzi, sostenendo che a pagare saranno
assicurazioni, donatori e sistemi sanitari statali, perché «in molti Paesi non ci sono le restrizioni dell'Italia e
diversi scienziati pensano che, con oltre 170 mila studi pubblicati sull'uso delle staminali negli animali, sia
giunto il momento di occuparsi delle persone che muoiono». Riprenderanno anche i viaggi della speranza
degli italiani? «Non vorremmo. Perché bisognerebbe prima trovare il modo di sostenere i costi elevati delle
trasferte», è la risposta.
06/07/2013
Il Fatto Quotidiano
Pag. 9
(tiratura:100000)
PROSCIOLTO da ogni accusa l'ex senatore democratico, Alberto Tedesco in una delle inchieste sulla sanità
pugliese. In questo caso, il procedimento riguardava l'accreditamento di case di cura priva te. Il gup del
tribunale di Bari ha disposto il "non luogo a procedere" per Tedesco con riferimento a tutti i capi d'imputazione
che gli sono stati contestati in questa indagine. Il giudice ha anche assolto perché il fatto non sussiste i sei
imputati che avevano scelto il rito abbreviato: si tratta degli ex direttori della Asl di Bari Nicola Pansini,
Alessandro Calasso e Francesco Lippolis, e dell'ex direttore generale dell'agenzia regionale per la sanità
Mario Morlacco. "Non luogo a procedere" anche per l'allora dirigente del settore programmazione e gestione
sanitaria della Regione Puglia Fulvia Tamma e Giannantonio Daddabbo, ex direttore dipartimento
prevenzione. Per loro la Procura aveva chiesto condanne tra un anno e nove mesi e due anni e otto mesi di
reclusione.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Sanità a Bari, prosciolto Tedesco in un'indagine
06/07/2013
Il Fatto Quotidiano
Pag. 10
(tiratura:100000)
L'ACCORDO, almeno sulla data, sembra essere stato raggiunto: "Il primo agosto - h a annunciato il
presidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni consegneremo il nostro metodo all'Istituto superiore di
sanità, in accordo con lo stesso Istituto". Terminata la semplificazione del Protocollo, dunque, il metodo sarà
consegnato al Comitato scientifico nominato per l'avvio della sperimentazione, ma Vannoni ribadisce però
cinque condizioni fondamentali, che verranno discusse in un incontro in programma per il 12 luglio all'Iss con
tutti i componenti del Comitato. L'avvio della sperimentazione di Stamina inizialmente previsto per il primo
luglio - sembra dunque avvicinarsi. Mentre i ricercatori italiani chiedono al ministro della Salute, Beatrice
Lorenzin, di "chiudere questo grave scandalo". Dall'altro lato ci sono invece i malati che chiedono di accedere
al metodo. In prima linea i genitori della piccola Sofia, la bimba fiorentina di 3 anni e mezzo affetta da una
grave patologia degenerative. Per mostrare i progressi fatti dalla piccola, i genitori hanno postato su
Facebook due video della piccola. È la testimonianza, commenta il padre, Guido De Barros, che "stiamo
recuperando un po' di terreno alla malattia".
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Stamina, il metodo sarà consegnato all'Iss il 1° agosto
06/07/2013
La Notizia Giornale
Pag. 13
L'obiettivo è quello di assicurare alle pazienti prestazioni ecografiche ostetriche e ginecologiche potenziate
rispetto a quelle attualmente disponibili. La Asl RmF di Roma diventa un importante punto di riferimento per lo
screening e il counseling prenatale. Presso l'azienda sarà avviato infatti un ciclo di lezioni di ecografia
ostetrica ginecologica. Il corso sarà presieduto dal Pro fessor Antonio Castellano e diretto dal dottor Raffaele
Scuderi, specialista di lunga esperienza nel campo della diagnosi prenatale e dell'ecografia ostetricaginecologica. Le pazienti disporranno quindi di un servizio di counseling completo, che prevede anche gli
screening delle aneuploidie fetali con la metodica ecografica della translucenza nucale fetale combinata con il
bi-test secondo le indicazioni e in accordo con la Fetal Medicine Foundation di Londra. Il corso mirerà a
coinvolgere i ginecologi del territorio nelle attività ecografiche ostetrico-ginecologiche e sarà a titolo gratuito.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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nuove prospettive per lo screening prenatale
06/07/2013
Corriere del Giorno
Pag. 7
"Serenata" notturna calibro 9
Misterioso il movente. Indagano gli agenti della mobile che non escludono nessuna ipotesi
Misterioso e inquietante episodio nella notte a Taranto. Cinque colpi di pistola sono stati esplosi contro la
vetrina della Farmacia Meliota, in corso Italia. Ieri mattina, i titolari Pierpaolo e Antonella Meliota, fratello e
sorella, alla consueta apertura mattutina, si sono ritrovati di fronte alla sgradita sorpresa: sulla vetrata
centrale e su quella laterale c'erano i segni evidenti dei proiettili, due sulla prima e tre sulla seconda. Da
quanto emerso dai primi accertamenti effettuati dagli agenti della Scientifica, si tratta di pistolettate esplose
con una calibro 9, tipo di arma in dotazione alle Forze dell'ordine. Oscuro il movente di quello che sembra un
atto intimidatorio. Per fare luce sull'accaduto sono scattate le indagini degli agenti della squadra mobile che,
al momento, non scartano nessuna ipotesi, da quella più inquietante di un'azione del racket delle estorsioni,
ad una possibile ritorsione per questioni personali, al gesto dimostrativo di uno s c o n s i d e r a t o. Il
farmacista è stato sentito dai poliziotti della Mobile ma, da quanto è trapelato, era spaventato e incredulo e
non ha saputo fornire alcuna indicazione utile per orientare l'attività investigativa verso una pista ben precisa.
A quanto pare, l'uomo avrebbe riferito di non avere avuto alcun problema e tantomeno di aver ricevuto
richieste strane che spesso ai farmacisti vengono fatte da tossicomani in cerca di medicinali sostitutivi della
dose di sostanza stupefacente. Il rifiuto potrebbe aver innescato una reazione violenta e spropositata. Stando
alle prime verifiche, non si sarebbe presentato nessun individuo in farmacia pretendendo medicinali che non
è possibile dispensare se non con regolare prescrizione. Posizionata in alto a sinistra della vetrata presa di
mira c'è una videocamera ma non sarà di alcun aiuto agli investigatori diretti dal vicequestore aggiunto
Roberto Pititto. Da quanto si è appreso, non funzionava. Quindi non ha ripreso nulla dell'azione criminosa del
pistolero notturn o. Con una certa frequenza, le farmacie finiscono nel mirino dei rapinatori che, armi in
pugno, non esitano a fare irruzione intimando la consegna del denaro, certi che qualche banconota nel
registratore di cassa c'è sempre poichè, nonostante la crisi, all'acquisto dei farmaci non si può rinunciare. Da
diversi anni a questa parte non si registrava un episodio del genere. L'ultimo risale a cinque anni fa, ai danni
di una nota farmacia di Lizz a n o.
Foto: B E R SAG L I O La vetrata laterale della farmacia
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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INQUIETANTE EPISODIO Cinque colpi di pistola sono stati esplosi contro le vetrate della Farmacia Meliota,
in corso Italia
06/07/2013
Cronaca di Verona
Pag. 3
ALLARME DI FEDERFARMA PER LA CARENZA DI MOLTI FARMACI
Esposto alla Procura di Roma. Dal 2011 situazione grave per mancanza di medicinali anche salvavita sul
territorio
Dopo numerose denunce all'AIFA, l'Agenzia Italiana del Farmaco, da parte soprattutto dei farmacisti di alcune
sedi di Federfarma come quelle del Veneto, Federfarma Roma ha presentato un esposto alla Procura
sull'irreperibilità di numerosi farmaci. "La nostra prima pubblica denuncia sulla grave situazione che si
registrava anche nelle farmacie venete risale al 18 gennaio del 2011, mentre l'ultima reca la data del 25
marzo 2013. La carenza di medicinali nel ciclo distributivo costringe le farmacie a ripetute ed estenuanti
ricerche prima di poter ottenere anche poche unità del farmaco richiesto crean do disagio per i cittadini per i
lunghi tempi di attesa" riba disce Marco Bacchini , portavo ce di Feder farma Veneto, l'Unione dei titolari di
Farmacia. L'espor tazione parallela di farmaci che, destinati al mercato italiano, vengono invece dirottati verso
altri Paesi penalizza infatti pesantemente i pazienti che soffrono di patologie importanti quali ipertensione,
diabete, morbo di Parkin son, depres sione ed ansia. "Speriamo ora che la Procura della Repubblica di Roma
dia il via ad una indagine in grado finalmente di riportare la situazione alla normalità" ha commentato ancora
Bacchini che sottolinea inoltre il senso di impotenza del farmacista di fronte a questi disagi.
Foto: Marco Bacchini
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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EMERGENZA SALVAVITA
05/07/2013
Giornale di Arona (NovaraOggi)
Pag. 25
Medicinali consegnati a domicilio: siglato u n accord o
BORGOMANERO (crn) Approda anche a Borgomanero «ProntoFarmaco» il servizio di con segna a domicilio
dei farmaci garantito da cinque farmacie cittadine. Per usufruire del servizio i cittadini potranno telefonare alla
propria farmacia di fiducia, nei giorni feriali, per accordarsi direttamente. La consegna sarà eseguita dalla
farmacia previo ritiro della ricetta, entro un giorno lavorativo. La consegna a domicilio, nata da u n accordo tra
Federfarma Novara -Vco e Provincia di Novara, è pensata per i cittadini che quotidianamente si rivolgono alle
farmacie e in particolare per quelli con maggiore necessità, in particolar m o d o i pazienti diabetici, patologia
in costante aumento sia tra le persone anziane che tra quelle giovani. «E' un servizio gratuito dichiara
l'assessore alle Politiche sociali Maria Emilia Borgna - mirato soprattutto ai malati cronici e anziani
impossibilitati a recarsi in farmacia e, garantisce al tempo stesso, una assistenza farmacologica impor tante».
Ecco le farmacie che aderiscono al progetto: Comunale di viale Kennedy (0322.81467); Comunale di via IV
Novembre (0322.846071), Pezzana Sas in corso Roma (0322.81553); Rocco Snc in via Marazza
(0322.81463); farmacia Ruva dottor Giacomo in via Garibaldi (0322.81541).
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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SANITÀ Sono cinque le farmacie cittadine che hanno aderito al nuovo progetto
06/07/2013
Il Cittadino di Monza e Brianza
Pag. 38
Un ladro armato in farmacia Mezzogiorno di paura a Ronco
letizia rossi-valeria pinoia
Momenti di terrore, giovedì mattina alla farmacia di via Papa Pio IX, dove si è consumata una rapina. Un
uomo, con il volto coperto, ha fatto irruzione nel negozio mentre un complice lo aspettava in strada e
mostrando una pistola si è fatto consegnare l'incasso, di qualche centinaio di euro. Il tutto è durato appena
pochi minuti: i banditi si sono dileguati in fretta in motocicletta facendo perdere le loro tracce. La scena si è
consumata sotto gli occhi del proprietario e di un collaboratore, poco prima di mezzogiorno. A quell'ora non
c'erano molti clienti nella farmacia del dottor Ranieri Limonta, che si trova al piano terra di un complesso
condominiale quasi all'angolo con via IV Novembre. I rapinatori sono arrivati in moto. Quello che era alla
guida si è fermato nel piazzale che fa da parcheggio, l'altro è entrato, sempre tenendo addosso il casco
integrale, in modo da non essere riconosciuto in volto. Una volta entrato nella farmacia, il malvivente ha
estratto un'arma. Non è possibile dire se si trattasse di una pistola vera o di una giocattolo, anche se pare
non avesse il tappino rosso. In ogni caso, continuando a tenere l'arma puntata, il rapinatore ha minacciato i
farmacisti e ha intimato loro di svuotare la cassa. Il bottino sembra si aggiri attorno a qualche centinaio di
euro. Una volta arraffato il denaro, l'uomo si è dato alla fuga. Uscito dalla farmacia è balzato in sella, e con il
complice si è dileguato in pochi istanti. Nel frattempo sono state avvertite le forze dell'ordine, e in via Papa
Pio XI sono arrivati i carabinieri della stazione di Bernareggio. Difficile riuscire a risalire all'identità dei due
rapinatori, anche perché nella zona non ci sono telecamere di sicurezza che possano aver ripreso la scena,
la targa del mezzo usato per il colpo o le sembianze dei due. Fortunatamente, se si esclude il grande
spavento, nel negozio nessuno si è fatto male. Dalla farmacia del dottor Ranieri Limonta fanno sapere di non
voler rilasciare commenti sull'accaduto: «Non ho alcuna intenzione di dire nulla a riguardo», hanno replicato,
raggiunti telefonicamente. Le vetrine accanto a quelle della farmacia ospitano un negozio di acconciature.
Una delle parrucchiere, sempre per telefono, dice di non essersi accorta di nulla, e di essere venuta a
conoscenza di cos'era successo in farmacia solo a rapina terminate: «Stavamo lavorando e non abbiamo
sentito niente - racconta - solo dopo siamo uscite e abbiamo saputo della rapina».n
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Provincia
05/07/2013
In Chiari Week
Pag. 14
E con esso, anche le critiche di «Cambiamo Cologne» Ed^ffidUa «Persi tempo e risorse, e il servizio ancora
manca»
(mha) Dopo due gare terminate con un nulla di fatto, si torna ancora a parlare di farmacia comunale a
Cologne. E a discuterne. Il Comune sta predisponendo il terzo bando attraverso cui si dovrebbe arrivare - o si
spera, ormai - all'assegnazione del servizio di gestione del servizio un tempo collocato in centro e oggi situato
in un ambiente del neonato supermercato affacciato sulla statale «573», in virtù di una speciale convenzione
stipulata con l'Amministrazione. Ecco pertanto come sono stati rivisti gli indirizzi per l'affidamento.
Innanzitutto, è stato ridotto l'importo minimo della somma definita «una tantum» a 20.000 euro; la durata
minima della concessione sarà di 20 anni; il canone di locazione sarà ridotto per i primi cinque anni; a ciò si
aggiungono - ma qui si entra nei tecnicismi - una percentuale minima del 3% a base d'asta per la parte
variabile del canone annuo e la rimodulazione della parte variabile del canone annuo, che per i primi tre anni
sarà da calcolare con una franchigia di 700.000 euro sul fatturato. «Le condizioni poste dall'Amministrazione
comunale sono state, fin dall'inizio, proibitive», è stato il commento immediato di Caterina Fortunato alla
notizia della versione «3.0» del bando: «Primo, abbiamo perso tempo. Secondo, sono passati 4 anni
dall'elezione di Verzeletti e siamo ancora senza una seconda farmacia. Terzo, abbiamo "in groppa" l'immobile
destinato a farmacia comunale dalla precedente amministrazione: un locale che nel frattempo si è fortemente
svalutato. Quarto, l'operazione che ci ha permesso di ottenere i locali dove l'amministrazione Verzeletti
intende collocare la nuova farmacia comunale ci è
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Farmacia comunale Sta per arrivare il terzo bando di gara
05/07/2013
Settegiorni Bollate - Paderno
Pag. 11
Pistola in pugno rapina la farmacia
Ripreso dalle telecamere è scappato in moto con un complice verso via Ratti
RHO (gse) Nuova rapina ai danni della farmacia Chiaudani di via Fosse Ardeatine a Rho. Volto coperto e
pistol a in mano un uomo nella mattinata di venerdì 28 giugno, quando mancavano pochi minuti alle 12, è
entrato all'interno del negozio situat o nel quartiere di San Giovanni Il colpo è durato un a manciata di minuti.
In quel momento il titolare della farmacia dottor Ferdinando Chiaudani non era in negozio, al banco c'erano le
dottoresse, il malvivente, non curandosi dei numerosi clienti presenti nella farmacia, si è presentato davanti
alla cassa e si è fatto consegnare l'intero incasso dell a mattinata. Successivamente è scappato dall'esercizi
o commerciale a gambe levate in direzione di via Tavecchia e via Fagnani dove secondo quanto ripreso dalle
telecamere situate in una ditta vicina un complice lo stava aspettando a bordo di una motocicletta con la
quale i due si sono dati alla fuga. La coppia si è allontanata lungo via Ratti. Sul posto sono immediatamente
intervenute le forze dell'ordine. I carabinieri sono arrivati sul posto pochi minuti dopo, subito si sono messi
all'inseguimento dei due ladri che purtroppo però hanno fatto perdere le proprie tracce. I militari della stazione
di Rho hanno ascoltato le testimo nianze delle persone che si trovavano all'interno della farmacia al momento
della rapina in modo da ricostrui re nei minimi dettagli come sono avvenuti i fatti. Non è la prima volta che la
farmacia Chiaudani di via Fosse Ardeatine viene presa di mira Il personale dai ladri. A gennaio del 2008 della
il titolare del negozio era farmacia riuscito a fare scappare i Chiaudani malviventi dopo un faccia a di faccia
davanti a sette clienti via Fosse in attesa. Una volta c'erano le Ardeatine, banche al primo posto degli il ladro
obiettivi preferiti dai banditi. con il volto Adesso però gli istituti di coperto credito sono difficilmente e una
pistola invalicabili, tra guardie giu- in pugno rate e metal - detector. Quin- si è fatto di, ora è il turno delle farconsegnare macie, terreno assai fertile l'incasso per la criminalità organiz- della zata mattinata Stefano
Giudici di venerdì 28 giugno
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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CRONACA Volto coperto un giovane è entrato in negozio rubando l'incasso della mattinata
05/07/2013
Settegiorni Bollate - Paderno
Pag. 45
Il punto vendita di via Garibaldi GARBAGNATE MILANESE (cvr) Farmacie: la proroga è scaduta, ma le
farmacie non hanno abbassato le saracinesche. Il termine infatti era il 30 giugno ma, a oggi, i negozi
comunali sono ancora aperti al pubblico. A sorpresa dal momento che, come stabilisce l'articolo 42 del Testo
unico, ogni ulteriore proroga deve essere approvata dal consiglio comunale. Durante l'ultima seduta però, che
si e' tenuta il 27 giugno, il tema non è stato trattato. Anzi. Dopo le dimis sioni dell'amministratore unico di Asm
infatti è stata convocata la commissione di garanzia per avere delle risposte da parte del socio uni co
(l'amministrazione comunale), sulla situazione critica che sta investendo Asm. Tal e riunione urgente si è resa
ne cessaria poiché l'amministra tore dell'azienda Antonio Boccella, nelle sue dichiara zioni, ha descritto una
situa zione complessiva parti colar mente critica, in particolar modo per le farmacie che continuano a perdere
soldi e la cui concessione di gestione scadeva il 30 giugno 2013, e sul prestito ponte, che accu mula ogni
giorno una spesa per interessi di 510 euro. L'incontro era stato fissato il 27 giugno, ma della maggioranza era
presente solo l'asses sore Chiara Caffini . «Questo dicono i consiglieri Vincenzo Soleo (Pdl) e Giuseppe
Lazzati (Udc) è un fatto grave; i componenti della maggioranza hanno disertato la commissione, non
permettendoci di svolgere la stessa come pre visto, dimostrando mancanza di serietà e rispetto nei confronti
di un problema di così grande importanza per la no stra città, continuando a non dare nessuna risposta in me
rito, ragione che tra l'altro ha portato alle dimissioni del l'amministratore unico dell'azienda, scelto dal sindaco
Pier Mauro Pioli». Il tema delle farmacie è ormai in so speso da due anni. Il pro blema parrebbe avere una so
la soluzione: l'esternalizzazio ne. Scelta peraltro adottata dall'ex sindaco Leonardo Marone , che anche per
que sto motivo fu sfiduciato dal consiglio comunale, e poi so stenuta dal commissario Alessandra Tripodi.
Scelta che però non è mai stata presa in considerazione da Pioli il quale, in più di un'occasione, ha detto che
le farmacie sa rebbero rimaste comunali e che avrebbero anche cominciato ad essere fruttifere. E invece non
è andata così. I negozi infatti sono ancora in perdita. Un dato che, ovviamente, non era sfuggito al
l'amministratore unico Boccella il quale aveva suggerito di avviare il percorso di ester nalizzazione partendo
da un esercizio per poi completare, pian piano, il percorso. Pro l per posta questa che, come altre, non è
stata accettata dal sindaco Pioli il quale, sostenuto dal segretario comunale, ha adottato un provvedimento
che, pare, avrebbe dovuto es sere presentato prima al consiglio comunale. «Le farmacie continuano perdere i
soldi dei cittadini dicono i gruppi consiliari di minoranza (fatta eccezione per il Movimento 5 stelle) che, ancora
una volta, si sono uniti per cercare risposte -. La legge non permette, come nel 2011, che le farmacie restino
all'interno di Asm e quindi devono essere vendute o date in gestione ad azienda esterna. Di fronte a questo
ennesimo disastro, per limitare i danni che stanno procurando alla nostra città, l'attuale maggioranza e il sin
daco hanno il dovere morale di dimettersi, per la sola ragione che circa due anni fa e nel corso della
campagna elettorale dell'attuale sindaco, hanno preso in giro i cittadini di Garbagnate raccontando solo bugie
che non sono stati in grado di mantenere». Veronica Cetta
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ancora irrisolto il caso farmacie : «E' ora che il sindaco si dimetta»
05/07/2013
Settegiorni - Sud Milano
Pag. 11
Pistola in pugno rapina la farmacia
Ripreso dalle telecamere è scappato in moto con un complice verso via Ratti
RHO (gse) Nuova rapina ai danni della farmacia Chiaudani di via Fosse Ardeatine a Rho. Volto coperto e
pistol a in mano un uomo nella mattinata di venerdì 28 giugno, quando mancavano pochi minuti alle 12, è
entrato all'interno del negozio situat o nel quartiere di San Giovanni Il colpo è durato un a manciata di minuti.
In quel momento il titolare della farmacia dottor Ferdinando Chiaudani non era in negozio, al banco c'erano le
dottoresse, il malvivente, non curandosi dei numerosi clienti presenti nella farmacia, si è presentato davanti
alla cassa e si è fatto consegnare l'intero incasso dell a mattinata. Successivamente è scappato dall'esercizi
o commerciale a gambe levate in direzione di via Tavecchia e via Fagnani dove secondo quanto ripreso dalle
telecamere situate in una ditta vicina un complice lo stava aspettando a bordo di una motocicletta con la
quale i due si sono dati alla fuga. La coppia si è allontanata lungo via Ratti. Sul posto sono immediatamente
intervenute le forze dell'ordine. I carabinieri sono arrivati sul posto pochi minuti dopo, subito si sono messi
all'inseguimento dei due ladri che purtroppo però hanno fatto perdere le proprie tracce. I militari della stazione
di Rho hanno ascoltato le testimo nianze delle persone che si trovavano all'interno della farmacia al momento
della rapina in modo da ricostrui re nei minimi dettagli come sono avvenuti i fatti. Non è la prima volta che la
farmacia Chiaudani di via Fosse Ardeatine viene presa di mira Il personale dai ladri. A gennaio del 2008 della
il titolare del negozio era farmacia riuscito a fare scappare i Chiaudani malviventi dopo un faccia a di faccia
davanti a sette clienti via Fosse in attesa. Una volta c'erano le Ardeatine, banche al primo posto degli il ladro
obiettivi preferiti dai banditi. con il volto Adesso però gli istituti di coperto credito sono difficilmente e una
pistola invalicabili, tra guardie giu- in pugno rate e metal - detector. Quin- si è fatto di, ora è il turno delle farconsegnare macie, terreno assai fertile l'incasso per la criminalità organiz- della zata mattinata Stefano
Giudici di venerdì 28 giugno
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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CRONACA Volto coperto un giovane è entrato in negozio rubando l'incasso della mattinata
05/07/2013
Settegiorni - Sud Milano
Pag. 45
Il punto vendita di via Garibaldi GARBAGNATE MILANESE (cvr) Farmacie: la proroga è scaduta, ma le
farmacie non hanno abbassato le saracinesche. Il termine infatti era il 30 giugno ma, a oggi, i negozi
comunali sono ancora aperti al pubblico. A sorpresa dal momento che, come stabilisce l'articolo 42 del Testo
unico, ogni ulteriore proroga deve essere approvata dal consiglio comunale. Durante l'ultima seduta però, che
si e' tenuta il 27 giugno, il tema non è stato trattato. Anzi. Dopo le dimis sioni dell'amministratore unico di Asm
infatti è stata convocata la commissione di garanzia per avere delle risposte da parte del socio uni co
(l'amministrazione comunale), sulla situazione critica che sta investendo Asm. Tal e riunione urgente si è resa
ne cessaria poiché l'amministra tore dell'azienda Antonio Boccella, nelle sue dichiara zioni, ha descritto una
situa zione complessiva particolar mente critica, in particolar modo per le farmacie che continuano a perdere
soldi e la cui concessione di gestione scadeva il 30 giugno 2013, e sul prestito ponte, che accu mula ogni
giorno una spesa per interessi di 510 euro. L'incontro era stato fissato il 27 giugno, ma della maggioranza era
presente solo l'asses sore Chiara Caffini . «Questo dicono i consiglieri Vincenzo Soleo (Pdl) e Giuseppe
Lazzati (Udc) è un fatto grave; i componenti della maggioranza hanno disertato la commissione, non
permettendoci di svolgere la stessa come pre visto, dimostrando mancanza di serietà e rispetto nei confronti
di un problema di così grande importanza per la no stra città, continuando a non dare nessuna risposta in me
rito, ragione che tra l'altro ha portato alle dimissioni del l'amministratore unico dell'azienda, scelto dal sindaco
Pier Mauro Pioli». Il tema delle farmacie è ormai in so speso da due anni. Il pro blema parrebbe avere una so
la soluzione: l'esternalizzazio ne. Scelta peraltro adottata dall'ex sindaco Leonardo Marone , che anche per
que sto motivo fu sfiduciato dal consiglio comunale, e poi so stenuta dal commissario Alessandra Tripodi.
Scelta che però non è mai stata presa in considerazione da Pioli il quale, in più di un'occasione, ha detto che
le farmacie sa rebbero rimaste comunali e che avrebbero anche cominciato ad essere fruttifere. E invece non
è andata così. I negozi infatti sono ancora in perdita. Un dato che, ovviamente, non era sfuggito al
l'amministratore unico Boccella il quale aveva suggerito di avviare il percorso di ester nalizzazione partendo
da un esercizio per poi completare, pian piano, il percorso. Pro l per posta questa che, come altre, non è
stata accettata dal sindaco Pioli il quale, sostenuto dal segretario comunale, ha adottato un provvedimento
che, pare, avrebbe dovuto es sere presentato prima al consiglio comunale. «Le farmacie continuano perdere i
soldi dei cittadini dicono i gruppi consiliari di minoranza (fatta eccezione per il Movimento 5 stelle) che, ancora
una volta, si sono uniti per cercare risposte -. La legge non permette, come nel 2011, che le farmacie restino
all'interno di Asm e quindi devono essere vendute o date in gestione ad azienda esterna. Di fronte a questo
ennesimo disastro, per limitare i danni che stanno procurando alla nostra città, l'attuale maggioranza e il sin
daco hanno il dovere morale di dimettersi, per la sola ragione che circa due anni fa e nel corso della
campagna elettorale dell'attuale sindaco, hanno preso in giro i cittadini di Garbagnate raccontando solo bugie
che non sono stati in grado di mantenere». Veronica Cetta
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Ancora irrisolto il caso farmacie : «E' ora che il sindaco si dimetta»
06/07/2013
Taranto Sera
Pag. 4
Colpi di pistola contro farmacia
In corso Italia pesante avvertimento ai danni di "Meliota" Cinque proiettili contro la vetrina: mistero sul
movente
TARANTO - Colpi di arma da fuoco contro una farmacia di corso Italia. Stamattina il titolare della farmacia
"Meliota" al momento dell'apertura ha notato la vetrata danneggiata. Ha immediatamente chiamato le forze
dell'ordine. Sul posto sono interventi gli agenti della Squadra Mobile che hanno rilevato la presenza di
scalfiture sulla vetrata del portone di ingresso della farmacia ed hanno ritrovato sul marciapiede antistante le
"ogive" ovvero la parte retrostante dei proiettili. Cinque in tutto. Sul posto anche la scientifica per analizzare i
proiettili. Si indaga a largo raggio per capire cosa sia successo. Con molta probabilità il fatto è accaduto nella
notte. Ora resta da capire se si sia trattato di un atto vandalico o di un avvertimento. La farmacia di corso
Italia non era mai stata oggetto di altri atti simili finora. L'episodio desta un certo allarme in città e va ad
aggiungersi agli ultimi attentati registrati a danno degli esercizi commerciali. L'ultimo in ordine di tempo, il più
allarmante, è quello relativo alla bomba fatta esplodere di fronte al mercato "Fadini" contro una sala giochi
appena inaugurata. Un attentato che, come si ricorderà, oltre a destare allarme ha provocato seri danni non
solo all'esercizio ma anche alle automobili che erano parcheggiate in via Principe Amedeo e ad alcuni uffici
comunali. Non v'è dubbio che l'episodio di ieri notte confermi il grado di allarme e di preoccupazione da più
parti segnalato a proposito dei rischi di una recrudescenza dell'attività criminale rispetto alla quale va detto
che le forze dell'ordine stanno agendo quotidianamente. Il livello di guardia non è oltrepassato, ma tuttavia
occorre uno sforzo sinergico per evitare che questo rischio si traduca in fatti. La vicenda non sfuggirà
all'esame del prefetto Claudio Sammartino, che proprio nei giorni scorsi aveva chiamato a raccolta i
responsabili delle forze dell'ordine.
Si tratta del secondo attentato registrato in città in pochi giorni
L'ultimo ai danni di una sala giochi nei pressi del mercato Fadini
Foto: La farmacia "Meliota" presa di mira
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Fuoco nella notte
06/07/2013
Left - N.26 - 6 luglio 2013
Pag. 52
(diffusione:57256, tiratura:78653)
Ricerca bandita
La rivista Nature scopre che il "metodo Stamina" non è originale e si basa su dati errati. Un decreto ad hoc e
tre milioni di fondi pubblici per una sperimentazione già bocciata negli Stati Uniti
Federico Tulli
Oltre a una diagnosi medica senza appello, la vicenda "politica" di Stefano Borgonovo è molto simile a quella
di Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli e altri. Dal 2008, dopo il "verdetto" di sclerosi laterale
amiotrofica (Sla), l'ex calciatore allora 44enne si è impegnato senza risparmiare energie fisiche e mentali in
una opera di sensibilizzazione e denuncia riguardo i diritti e la dignità negati a chi è affetto da patologie
neurodegenerative, consapevole del fatto che altri avrebbero beneficiato dei risultati della sua battaglia. Diritti
che vanno da un'assistenza pubblica degna di questo nome, alle cure palliative. Per non dire poi della scarsa
cultura scientifica dei politici, resa palese dai tagli dei fondi alla ricerca o da fondi invece elargiti a false
ricerche. E poi c'è il vuoto legislativo sul testamento biologico, che nega la possibilità di scegliere per sé
stessi un fine vita dignitoso evitando trattamenti medici oramai inutili e insostenibili sofferenze. Borgonovo è
morto a fine giugno e ci si chiede quale sia oggi il livello di sensibilità politica e istituzionale rispetto agli anni
in cui Coscioni e Welby, che se ne sono andati nel 2006, hanno avviato le loro battaglie. Stando a quello che
si vede in giro lo scenario è denso di contraddizioni. È quanto meno singolare, ad esempio, che a richiamare
lo Stato ai propri doveri costituzionali debba essere ancora chi vive sulla propria pelle malattie come la Sla o
la distrofia muscolare. «Grazie a persone come loro l'attenzione è certamente aumentata ma siamo lontani da
traguardi accettabili» dice a left Elena Cattaneo, direttore del Centro di ricerca sulle cellule staminali alla
Università degli Studi di Milano. «Anche io - aggiunge - vorrei un'attenzione maggiore alle situazioni familiari,
ogni nucleo è una storia a sé. Mentre la ricerca studia e avanza, la società dovrebbe garantire il meglio delle
cure palliative e dell'assistenza psicologica e umana. Molto spesso queste azioni sono il frutto di iniziative
individuali e collettive di malati di Sla oppure di Corea di Huntington che conosco meglio, e dei loro familiari».
In questo contesto che rimanda un senso di gelido distacco dello Stato nei confronti dei propri cittadini spicca
il controverso caso della Stamina foundation, a cui invece sono state aperte diverse porte con tanto di
decreto ministeriale ad hoc e uno stanziamento pubblico di tre milioni. Denaro pubblico per una
sperimentazione fondata sul trapianto di cellule staminali mesenchimali, al costo di 50-60mila euro a
trattamento, per la presunta cura di malattie che vanno, si legge sul sito della Fondazione, dalla Sclerosi
multipla, al Parkinson, all'Alzheimer alle lesioni spinali e altre. Un'inchiesta di Nature ha rivelato questa
settimana che il "metodo Stamina" di Davide Vannoni, laureato in lettere e filosofia e presidente della
fondazione, è basato su dati errati e ricalca una ricerca pubblicata nel 2003 da un'équipe dell'università
ucraina di Kharkov. La rivista ripercorre la storia della richiesta del brevetto, presentata da Stamina nel 2010
negli Stati Uniti, e rileva che i dati sui quali si basava «erano stati duplicati da articoli pubblicati in precedenza
e non attinenti». In sintesi l'accusa è di plagio. «La comunità scientifica ha sempre saputo dell'inesistenza del
"metodo" Stamina - osserva Cattaneo - perché non esiste prova scientifica che sia possibile convertire in un
neurone una cellula che fa osso. E non è possibile che questo sia terapeutico. Nature fornisce anche le prove
di falsificazioni. Una delle foto copiate è descritta come il risultato del trattamento Stamina, rivendicato
sempre come originale e quindi diverso da quello ucraino (di cui nessuno scienziato al mondo si era mai
accorto per la sua inconsistenza scientifica)». Il primo luglio Vannoni avrebbe dovuto presentare il "motodo"
al comitato di esperti nominato dal governo per valutarne l'efficacia, ma ha chiesto la proroga di una
settimana. «Adesso afferma di aver sempre lavorato con gli ucraini», sottolinea Cattaneo. «Ma non ha mai
riferito che alcune informazioni erano copiate da loro. Il governo aveva il diritto di sapere che il metodo non è
"Stamina" ma "Kharkov"». Comunque si giri questa storia emerge una sola cosa. «C'è una sperimentazione
che aveva anche il compito di consentire ad altri la replica. Ma ora sappiamo che il "metodo Stamina" non
esiste e sarebbe grave dare seguito a una legge basata sul nulla. Andrebbe spiegato ai malati perché soldi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
101
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
scienza
06/07/2013
Left - N.26 - 6 luglio 2013
Pag. 52
(diffusione:57256, tiratura:78653)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
102
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
pubblici vengono spesi così invece di offrire loro trattamenti palliativi e migliore assistenza». Un difetto di
trasparenza che rischia di provocare atroci delusioni e coinvolge anche il mondo dell'informazione. E un
pericolo sempre presente. Di recente il biologo Angelo Vescovi, direttore scientifico di Neurothon (fondazione
presieduta dal vescovo di Terni, Vincenzo Paglia) ha annunciato che i primi test di trapianto di cellule
staminali su sei pazienti affetti da Sla hanno dato esiti positivi. Nel senso che non ci sono stati effetti
collaterali. Molti giornali hanno invece subito parlato di possibilità di cura della Sla. «Penso sia molto sbagliato
annunciare l'avvio o la fine di sperimentazioni che sono solo in fase uno», chiosa Cattaneo. «Penso che uno
scienziato debba lavorare, produrre dati, renderli visibili e poi parlare. La visibilità dei dati scientifici è tutto,
come dimostra il caso Stamina, perché permette ad altri di verificarne il valore».
Foto: Roberto Baggio con Stefano Borgonovo, l'8 ottobre del 2008 in un'iniziativa a favore della fondazione
Stefano Borgonovo che aiuta i malati di Sla e si occupa di ricerca. Nella pagina a sinistra una manifestazione
pro Stamina. In primo piano, Davide Vannoni
05/07/2013
Tema Farmacia - N.7 - luglio 2013
Pag. 52
Bellezza in farmacia
Pharmaspa è una società attiva nel settore delle apparecchiature estetiche e medicali che offre soluzioni
integrate d'avanguardia per la realizzazione di nuovi servizi estetici e riabilitativi-fisioterapici in farmacia. Le
attrezzature elettromedicali di Pharmaspa e la loro integrazione con i prodotti della farmacia permettono di
realizzare un percorso capace di garantire completezza, sicurezza e possibilità di controllo dei risultati
ottenuti, creando un forte elemento di distinzione professionale e di fidelizzazione del cliente. Nell'ambito dei
trattamenti estetici Pharmaspa propone Self beauty e Light beauty, due apparecchiature, installabili a costo
contenuto anche in ambienti molto piccoli, che il cliente della farmacia può utilizzare in autonomia all'interno
del negozio. Self Beauty è basata sulla Biostimolazione e previene e contrasta gli inestetismi cutanei di viso,
collo e décolleté e tricologici. Light Beauty è un auto-trattamento estetico di ringiovanimento, che aumenta
l'elasticità della pelle e la texture cutanea. Light Beauty è una tecnologia a LED, utilizza tre lunghezze d'onda,
programmabili direttamente dal controller, per ottenere risultati visibili a bassissimo rischio di effetti collaterali,
senza limitazioni stagionali o di fototipo. Le tecnologie impiegate sono totalmente sicure, "made in Italy," e
permettono l'erogazione immediata di servizi di estetica, senza complicazioni burocratiche né ricerca di
collaboratori con qualifica professionale. Le apparecchiature lavorano in sinergia con linee di prodotti
cosmetici, tricologici e di integrazione alimentare presenti in farmacia ed è possibile creare protocolli integrati
trattamento/prodotto offrendo al cliente della farmacia un servizio estremamente semplice, efficace, veloce e
fruibile a tutti grazie ai costi contenuti. http://www.farmacianews.it/TWJAP commerciale @ pharmaspa.it
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
103
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PhArmASPA
05/07/2013
Tema Farmacia - N.7 - luglio 2013
Pag. 53
LRossano Brescia Edit@ Casa Editrice e Libraria, Taranto, 2013, pp. 176, € 14,00 "La passione per il mio
lavoro e l'esigenza di fornire ai Colleghi un manuale di facile consultazione nella pratica quotidiana della
professione - scrive nell'introduzione a questa sua opera Rossano Brescia, Presidente Federfarma Taranto mi hanno spinto alla realizzazione di una edizione aggiornata del testo La legislazione farmaceutica
nell'esercizio professionale, visto anche l'ampio riscontro ottenuto con la precedente pubblicazione (Il
farmacista e la legislazione farmaceutica nel'esercizio professionale). In esso vengono riportate un insieme di
norme che hanno effetto sulla consegna del farmaco, sulla farmacia e sul farmacista e che sono state
emanate al fine di tutelare la salute pubblica per permettere al farmacista di esercitare la professione
secondo scienza e coscienza". Nel volume, articolato in 11 capitoli, vengono esaminate: le suddivisioni dei
farmaci stupefacenti nelle relative tabelle, con le disposizioni di legge previste; i vari tipi di ricetta (ripetibile,
non ripetibile, a ricalco) con i compiti del farmacista nella spedizione; i diversi tipi di ricetta ad uso veterinario
(con modalità di spedizione, conservazione e validità); le norme sulla dispensazione dei farmaci che possono
procurare particolari rischi per la salute; la compilazione del registro di carico e scarico stupefacenti e del
relativo buono acquisto; la consegna di un medicinale in assenza di prescrizione medica per urgenze; le
ispezioni in farmacia e l'elenco dei documenti, i registri e la pubblicazione la cui detenzione è obbligatoria; le
norme sulle preparazioni che la farmacia realizza nell'ambito della sua attività, con un elenco aggiornato delle
sostanze il cui impiego è considerato doping. Il volume contiene inoltre schemi e tabelle riassuntive relative
alle sostanze obbligatorie, a quella da tenere in armadio chiuso a chiave, agli apparecchi ed utensili
obbligatori, ad uno schema delle diluizioni dell'alcool e alla tabella dei prezzi delle sostanze. La completezza
del testo e la facilità di consultazione lo rendono uno strumento estremamente utile nella pratica
professionale quotidiana, grazie anche alla presenza di numerose tabelle riassuntive di facile consultazione.
Si tratta dunque di una pubblicazione "particolarmente preziosa", come scrive nella prefazione Annarosa
Racca, Presidente Federfarma Nazionale, "in quanto offre un valido supporto operativo di rapida e chiara
consultazione, consentendo al farmacista di lavorare con maggiore scurezza a tutto guadagno della propria
attività professionale".
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La legislazione farmaceutica nell'esercizio professionale
05/07/2013
10:16
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
Il Tar del Veneto rinvia alla Corte la norma che attribuisce ai Comuni l'individuazione delle nuove farmacie per
sospetta illegittimità costituzionale. E invece il Tar Lazio decide che il Comune ha potestà in materia ma
annulla il precedente atto programmatorio della Giunta perché, secondo i giudici, doveva essere emesso dal
Consiglio comunale. L'analisi dell'avv. Paolo Leopardi.
05 LUG - In un alternarsi di decisioni i numerosi TAR della Penisola stanno pian piano costituendo la
giurisprudenza in materia di Revisioni di Pianta Organica delle farmacie (rectius: revisioni delle farmacie).
Negli ultimi giorni abbiamo potuto leggere l'ordinanza del TAR Veneto n. 713/2013, III sezione, con la quale,
sospendendo il giudizio, il Tribunale ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale, ritenendo rilevante e non
manifestatamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 2 (secondo periodo del primo
comma) della L. 475/1968, nel testo introdotto dalla lettera c) del comma 1 dell'art. 11 del D.L. n. 1 del 2012
come convertito dalla Legge n. 27 del 2012 e la questione di legittimità costituzionale del secondo comma
dell'art. 11 del D.L. n. 1 del 2012 come convertito dalla Legge n. 27 del 2012. In sintesi, il TAR Veneto ha
chiesto alla Corte Costituzionale di conoscere se il Comune, proprietario di farmacie, potesse individuare le
nuove farmacie ed indicare dove le stesse dovessero essere aperte. Ci si attendeva che detta sospensione
inducesse tutte le altre magistrature interessate, a sospendere i numerosi giudizi pendenti lungo la Penisola.
Invece, con una decisione quanto mai rilevante, anche perché avente ad oggetto la revisione delle farmacie
di Roma Capitale Il Tar Lazio, Sezione II ha deciso di non sospendere i giudizi incardinati da alcuni farmacisti
romani, ritenendo la questione non fondata. Affermano le citate decisioni, che "la rigida conformazione del
potere dei Comuni ai parametri demografici, nel rispetto delle distanze minime, ed ai principi della riforma volta a favorire l'accesso alla titolarità delle farmacie da parte di un più ampio numero di aspiranti, nonché di
favorire le procedure per l'apertura di nuove sedi farmaceutiche garantendo al contempo una più capillare
presenza sul territorio del servizio farmaceutico, assicurando una maggiore accessibilità al servizio
farmaceutico, ed un'equa distribuzione delle farmacie sul territorio garantendo l'accessibilità del servizio
farmaceutico anche da quei cittadini residenti in aree scarsamente abitate - preclude la possibilità di rinvenire
profili di illegittimità costituzionale della norma attribuitiva ai Comuni della competenza in materia di istituzione
delle nuove farmacie, sotto forma della possibile violazione del principio di imparzialità alla luce del potenziale
conflitto di interessi radicato nella veste imprenditoriale dei Comuni titolari di sedi farmaceutiche, trattandosi di
disposizione attuativa del principio di sussidiarietà che di per sé non pregiudica l'indicato principio, la cui
violazione potrà al più trovare positivo riscontro nella fase attuativa ed applicativa con riferimento alla
localizzazione delle nuove sedi, cosicchè gli indicati profili di criticità richiamati da parte ricorrente al fine di
dare consistenza al denunciato dubbio di illegittimità costituzionale della norma potranno assumere rilievo
quali eventuali vizi di legittimità del provvedimento istitutivo delle nuove sedi individuate alla luce della nuova
normativa". Detto questo sul conflitto d'interessi, viceversa, lo stesso Tar del Lazio ha ritenuto illegittimo il
provvedimento di revisione delle farmacie di Roma Capitale per l'incompetenza della Giunta a deliberare
rispetto al Consiglio Comunale e ciò in considerazione del fatto che, con la revisione delle farmacie, il
Comune esercita "un potere di tipo programmatorio che ha riflessi sulla pianificazione ed organizzazione del
servizio farmaceutico nel territorio comunale". Quindi, per il nuovo Governo Capitolino subito una bella "gatta
da pelare" in quanto dovrà "rinnovare integralmente il procedimento, da parte dell'organo fornito di
competenza..." D'altronde chi scrive aveva manifestato sin da subito il dissenso sui contenuti del "Cresci
Italia" confusi e viziati sotto molti punti di vista...ora i risultati si vedono! Avv. Paolo Leopardi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
105
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Pianta organica farmacie . La legge va alla Consulta. E a Roma stop a
piano della Giunta
05/07/2013
09:40
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
L'appello lanciato dall'associazione dei malati oncologi riguarda quella norma del Decreto Balduzzi che ha
previsto, nelle more della negoziazione tra Aifa e aziende del prezzo di alcuni farmaci , la loro immissione in
commercio in fascia C. "Lo Stato non deve risparmiare sulla pelle dei cittadini".
05 LUG - Dopo anni di battaglie per il diritto alla cura dei malati di tumore in ogni regione d'Italia la Favo ha
denunciato la grave discriminazione che impedisce le cure oncologiche più innovative ai malati meno
abbienti. Le associazioni dei malati oncologici rappresentati dalla Favo insieme all'Aiom dopo aver
documentato e denunciato gli inaccettabili ritardi e le gravi disparità territoriali di accesso ai farmaci
oncologici, avevano ottenuto, dalla Conferenza Stato-Regioni prima e dal Governo poi, provvedimenti
normativi che avrebbero dovuto risolvere le ingiuste pastoie burocratiche che mettevano a rischio la vita di
centinaia di migliaia di persone malate. Purtroppo, invece, nel Decreto Balduzzi il Governo ha consentito che
si prendesse tempo nella contrattazione, tra Aifa e aziende, del prezzo del farmaco salvavita a carico del Ssn
prevedendo, nelle more della negoziazione, che il farmaco autorizzato dall'Aifa venisse messo in commercio
in fascia C, ovvero a totale carico del malato. "L'alto costo dei farmaci oncologici di ultima generazione e la
mancanza di limiti temporali alla contrattazione del prezzo in classe H (generalmente molto inferiore al prezzo
in classe C) sono causa di una situazione inaccettabile che, di fatto, impedisce il diritto di cura per malattie
gravi come il cancro che necessitano di farmaci salvavita il cui costo è insostenibile per le famiglie (5-6mila
euro o più a somministrazione) - hanno spiegato in una nota Francesco De Lorenzo e Elisabetta Iannelli,
rispettivamente presidente e segretario generale Favo - Il Ssn deve assicurare il diritto alla salute
costituzionalmente garantito a tutti i malati ed in particolare alle persone affette da malattie gravi, croniche ed
invalidanti". "Nelle pieghe del Decreto Balduzzi si annida un grave ed inaccettabile ostacolo di natura
economica che, di fatto, crea inaccettabili discriminazioni e mette a rischio la possibilità per i malati di cancro
di curarsi con la migliore e più innovativa terapia messa a disposizione dalla scienza medica. Il cancro non
sceglie le sue vittime in base alle loro disponibilità economiche, lo Stato non deve risparmiare sulla pelle dei
cittadini - conclude la nota - Il Governo e l'Aifa, nel rispetto dei principi di appropriatezza e sostenibilità, si
attivino immediatamente per risolvere questa gravissima ed ingiusta negazione della tutela della salute".
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Anticancro a pagamento. Favo: "Governo e Aifa risolvano questa
gravissima ingiustizia"
05/07/2013
10:16
QS - QuotidianoSanita.it
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Il Tar del Veneto rinvia alla Corte la norma che attribuisce ai Comuni l'individuazione delle nuove farmacie per
sospetta illegittimità costituzionale. E invece il Tar Lazio decide che il Comune ha potestà in materia ma
annulla il precedente atto programmatorio della Giunta perché, secondo i giudici, doveva essere emesso dal
Consiglio comunale
05 LUG - In un alternarsi di decisioni i numerosi TAR della Penisola stanno pian piano costituendo la
giurisprudenza in materia di Revisioni di Pianta Organica delle farmacie (rectius: revisioni delle farmacie).
Negli ultimi giorni abbiamo potuto leggere l'ordinanza del TAR Veneto n. 713/2013, III sezione, con la quale,
sospendendo il giudizio, il Tribunale ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale, ritenendo rilevante e non
manifestatamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 2 (secondo periodo del primo
comma) della L. 475/1968, nel testo introdotto dalla lettera c) del comma 1 dell'art. 11 del D.L. n. 1 del 2012
come convertito dalla Legge n. 27 del 2012 e la questione di legittimità costituzionale del secondo comma
dell'art. 11 del D.L. n. 1 del 2012 come convertito dalla Legge n. 27 del 2012. In sintesi, il TAR Veneto ha
chiesto alla Corte Costituzionale di conoscere se il Comune, proprietario di farmacie, potesse individuare le
nuove farmacie ed indicare dove le stesse dovessero essere aperte. Ci si attendeva che detta sospensione
inducesse tutte le altre magistrature interessate, a sospendere i numerosi giudizi pendenti lungo la Penisola.
Invece, con una decisione quanto mai rilevante, anche perché avente ad oggetto la revisione delle farmacie
di Roma Capitale Il Tar Lazio, Sezione II ha deciso di non sospendere i giudizi incardinati da alcuni farmacisti
romani, ritenendo la questione non fondata. Affermano le citate decisioni, che "la rigida conformazione del
potere dei Comuni ai parametri demografici, nel rispetto delle distanze minime, ed ai principi della riforma volta a favorire l'accesso alla titolarità delle farmacie da parte di un più ampio numero di aspiranti, nonché di
favorire le procedure per l'apertura di nuove sedi farmaceutiche garantendo al contempo una più capillare
presenza sul territorio del servizio farmaceutico, assicurando una maggiore accessibilità al servizio
farmaceutico, ed un'equa distribuzione delle farmacie sul territorio garantendo l'accessibilità del servizio
farmaceutico anche da quei cittadini residenti in aree scarsamente abitate - preclude la possibilità di rinvenire
profili di illegittimità costituzionale della norma attribuitiva ai Comuni della competenza in materia di istituzione
delle nuove farmacie, sotto forma della possibile violazione del principio di imparzialità alla luce del potenziale
conflitto di interessi radicato nella veste imprenditoriale dei Comuni titolari di sedi farmaceutiche, trattandosi di
disposizione attuativa del principio di sussidiarietà che di per sé non pregiudica l'indicato principio, la cui
violazione potrà al più trovare positivo riscontro nella fase attuativa ed applicativa con riferimento alla
localizzazione delle nuove sedi, cosicchè gli indicati profili di criticità richiamati da parte ricorrente al fine di
dare consistenza al denunciato dubbio di illegittimità costituzionale della norma potranno assumere rilievo
quali eventuali vizi di legittimità del provvedimento istitutivo delle nuove sedi individuate alla luce della nuova
normativa". Detto questo sul conflitto d'interessi, viceversa, lo stesso Tar del Lazio ha ritenuto illegittimo il
provvedimento di revisione delle farmacie di Roma Capitale per l'incompetenza della Giunta a deliberare
rispetto al Consiglio Comunale e ciò in considerazione del fatto che, con la revisione delle farmacie, il
Comune esercita "un potere di tipo programmatorio che ha riflessi sulla pianificazione ed organizzazione del
servizio farmaceutico nel territorio comunale". Quindi, per il nuovo Governo Capitolino subito una bella "gatta
da pelare" in quanto dovrà "rinnovare integralmente il procedimento, da parte dell'organo fornito di
competenza..." D'altronde chi scrive aveva manifestato sin da subito il dissenso sui contenuti del "Cresci
Italia" confusi e viziati sotto molti punti di vista...ora i risultati si vedono! Avv. Paolo Leopardi 05 luglio 2013 ©
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Pianta organica farmacie . La legge va alla Consulta. E a Roma stop a
piano della Giunta
05/07/2013
09:40
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L'appello lanciato dall'associazione dei malati oncologi riguarda quella norma del Decreto Balduzzi che ha
previsto, nelle more della negoziazione tra Aifa e aziende del prezzo di alcuni farmaci , la loro immissione in
commercio in fascia C. "Lo Stato non deve risparmiare sulla pelle dei cittadini".
05 LUG - Dopo anni di battaglie per il diritto alla cura dei malati di tumore in ogni regione d'Italia la Favo ha
denunciato la grave discriminazione che impedisce le cure oncologiche più innovative ai malati meno
abbienti. Le associazioni dei malati oncologici rappresentati dalla Favo insieme all'Aiom dopo aver
documentato e denunciato gli inaccettabili ritardi e le gravi disparità territoriali di accesso ai farmaci
oncologici, avevano ottenuto, dalla Conferenza Stato-Regioni prima e dal Governo poi, provvedimenti
normativi che avrebbero dovuto risolvere le ingiuste pastoie burocratiche che mettevano a rischio la vita di
centinaia di migliaia di persone malate. Purtroppo, invece, nel Decreto Balduzzi il Governo ha consentito che
si prendesse tempo nella contrattazione, tra Aifa e aziende, del prezzo del farmaco salvavita a carico del Ssn
prevedendo, nelle more della negoziazione, che il farmaco autorizzato dall'Aifa venisse messo in commercio
in fascia C, ovvero a totale carico del malato. "L'alto costo dei farmaci oncologici di ultima generazione e la
mancanza di limiti temporali alla contrattazione del prezzo in classe H (generalmente molto inferiore al prezzo
in classe C) sono causa di una situazione inaccettabile che, di fatto, impedisce il diritto di cura per malattie
gravi come il cancro che necessitano di farmaci salvavita il cui costo è insostenibile per le famiglie (5-6mila
euro o più a somministrazione) - hanno spiegato in una nota Francesco De Lorenzo e Elisabetta Iannelli,
rispettivamente presidente e segretario generale Favo - Il Ssn deve assicurare il diritto alla salute
costituzionalmente garantito a tutti i malati ed in particolare alle persone affette da malattie gravi, croniche ed
invalidanti". "Nelle pieghe del Decreto Balduzzi si annida un grave ed inaccettabile ostacolo di natura
economica che, di fatto, crea inaccettabili discriminazioni e mette a rischio la possibilità per i malati di cancro
di curarsi con la migliore e più innovativa terapia messa a disposizione dalla scienza medica. Il cancro non
sceglie le sue vittime in base alle loro disponibilità economiche, lo Stato non deve risparmiare sulla pelle dei
cittadini - conclude la nota - Il Governo e l'Aifa, nel rispetto dei principi di appropriatezza e sostenibilità, si
attivino immediatamente per risolvere questa gravissima ed ingiusta negazione della tutela della salute". 05
luglio 2013 © Riproduzione riservata
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gravissima ingiustizia"
05/07/2013
00:10
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Farmaci destinati all'esportazione parallela, perché economicamente più conveniente, che finiscono per
mancare sul mercato italiano: è la denuncia di Federfarma Roma che ha presentato un esposto alla Procura
della Repubblica di Roma per denunciare le "gravi carenze sul territorio" se non addirittura "l'irreperibilità per
lunghi periodi (più di 20 giorni) di alcuni farmaci", in particolare i medicinali innovativi, ad elevato valore
terapeutico, ad alto costo e senza un equivalente. E' quanto si legge sul magazine "Quelli che la farmacia",
che spiega: "Il fenomeno delle esportazioni parallele di farmaci(il cosiddetto 'parallel trade') in mercati più
redditizi, come quelli di Inghilterra e Germania, sta provocando il contingentamento e la conseguente carenza
di molti farmaci, con gravissimi rischi per la salute dei cittadini, costretti addirittura a interrompere la terapia".
L'elenco dei farmaci carenti o irreperibili comprende ad esempio un medicinale usato per trattare il dolore
neuropatico e il disturbo d'ansia generalizzata, alcuni antidepressivi e gli antiepilettici. "Il vantaggio per chi
opera nel mercato parallelo spiega il presidente di Federfarma Roma Franco Caprino è solamente
economico e dettato dalla plusvalenza, visto che l'esportazione avverrà solo per quei farmaci che in Italia
hanno un prezzo al pubblico/farmacia inferiore rispetto a quello di altri Paesi. Devono essere presi urgenti
provvedimenti, il fenomeno non riguarda solo Roma ma tutta Italia e il nostro Governo non può permettere
che nel nostro Paese vengano a mancare i farmaci necessari per la cura dei cittadini, mettendo a serio
rischio la loro salute".
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Federfarma Roma: carenza di farmaci per esportazioni parallele
05/07/2013
04:39
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"Se sono salvavita, l'Aifa trovi risorse per finanziarli. Qualora si tratti di un'operazione di speculazione, la
prudenza è condivisibile, visto che ci sono già farmaci a carico del SSN che svolgono la stessa azione
terapeutica delle nuove molecole". Così il Movimento Consumatori si inserisce nella polemica sui farmaci
antitumorali innovativi, che sarebbero totalmente a carico dei malati. "Un farmaco per essere davvero
innovativo e per giustificare costi elevati non può essere semplicemente considerato 'nuovo', ma per
giustificare costi così importanti deve presentare dei vantaggi reali per gli ammalati" spiega Alessandro
Mostaccio, segretario generale di Movimento Consumatori, elencando i possibili vantaggi: "Di quanto il
farmaco aumenta l'aspettativa di vita dei pazienti? Di quanto modifica la qualità della vita? Di quanto permette
una riduzione degli effetti collaterali?" "Il peso che la patologia oncologica ha sulla sostenibilità del SSN è tale
che davvero bisogna chiedersi le motivazioni per le quali l'Aifa ha assunto una posizione di prudenza di fronte
a tali farmaci" ha aggiunto il segretario generale auspicando che se davvero si tratta di farmaci che
consentono di "salvare" la vita dei pazienti, l'Aifa trovi le risorse per finanziarli.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Farmaci antitumorali, MC: quali i loro vantaggi per i pazienti?
VITA IN FARMACIA
24 articoli
06/07/2013
Corriere della Sera - Milano
Pag. 9
(diffusione:619980, tiratura:779916)
I BIMBI DEI CLANDESTINI SACRIFICATI ALLE ASTRUSE LOGICHE
POLITICHE
Isabella Bossi Fedrigotti
Gentile signora Bossi Fedrigotti, è sindrome grave quella della politica che per far scena muscolare boccia
una mozione come quella di Ambrosoli: di ammettere, cioè, alla visita pediatrica i bambini figli di clandestini.
Anche considerando solo l'aspetto egoistico, di tornaconto stretto, come si fa a non capire (o fingere di non
capire) che la buona salute di tutti dipende, sul piano epidemiologico, in modo inscindibile dalla salute di quei
piccoli immigrati? Non esagero: anche dalla loro felicità di stare al mondo. Non si pretende che il normale
cittadino abbia conoscenze medico scientifiche utili a inquadrare il serissimo problema: ma che i suoi
referenti, i suoi eletti tradiscano non solo il buon senso ma il bene comune con argomenti insensati... Beh,
questo è drammatico. Ne pagheremo tutti le spese con gli interessi. Circa dieci anni fa, in qualità di
rappresentante del Movimento medicina scolastica, quindi di migliaia di genitori e famiglie della Regione
Lombardia, sedetti al tavolo di lavoro che trattò con esimi professori e con l'Assessorato alla Sanità di allora
anche di questi temi epidemiologici, da noi sollevati: mi dispiace osservare oggi addirittura un arretramento,
che considero anche nel suo aspetto culturale, rispetto alle posizioni di allora. Io, da non leghista, credo
tuttavia di avere ben compreso la bontà (letteralmente nel senso di bontà, che nulla ha a che fare con le
declinazioni del buonismo, termine decaduto da ogni dizionario) e l'intelligenza politica del presidente Maroni:
mi auguro perciò che egli possa dar seguito a decisioni che saranno, rispetto a quanto indicato dal consigliere
Ambrosoli, di puro buon senso e di segno contrario all'insensata bocciatura della sua proposta. Che si
consultino gli epidemiologi, che si pensi al futuro meticcio (direbbe Scola) della nostra Lombardia e del nostro
Paese. La spesa sanitaria fatta in quella direzione sarà risparmio assoluto rispetto a possibili scenari assai
più gravi. Basta approfondire il tema: la decisione di una pediatria che segua i piccoli irregolari è quanto di più
oculatamente spending review si possa immaginare.
Elisabetta Pellarin
In effetti, non ammettere i piccoli clandestini alla visita pediatrica vuol dire non soltanto bambini con eventuali
malattie infettive ma, soprattutto, bambini non vaccinati che si muovono in mezzo alla gente nelle strade, sui
mezzi pubblici, al supermercato, tra altri bambini, forse tra anziani fragili. Purtroppo si sa che non raramente i
politici sacrificano lungimiranza e sensatezza all'ideologia e al populismo nell'idea di compiacere i propri
elettori: in realtà tradendoli, come lei dice bene.
[email protected]
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La lettera
06/07/2013
Corriere della Sera - Brescia
Pag. 11
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Nel segno dello speziale
Gli antichi loghi delle farmacie Storie di immagini perdute Mercurio Il caduceo della divinità greca, secondo
non pochi studiosi carico di significati occulti, psicanalitici e misteriofisici, in realtà non ha mai avuto alcun
nesso con la medicina Stati Uniti Fu John Maynard Woodworth, medico e pittore americano, a disegnare
l'ancora usata come vessillo dell'ospedale della marina poi adottata dal servizio sanitario pubblico Tradizione
Nel Quattrocento le botteghe bresciane iniziarono a esporre l'
FRANCO ROBECCHI
Anche le farmacie bresciane utilizzano, come loro principale segnale visivo, rivolto ai cittadini, alcuni marchi
grafici di ormai consolidata tradizione. Egualmente fanno i medici bresciani, nonché il loro Ordine nazionale.
Inoltre tutti i bresciani hanno spesso in mano le ricette stampate in rosso, del Servizio sanitario nazionale,
dove i medici di base prescrivono farmaci o esami. Anche questi foglietti recano il simbolo della medicina e
della farmacia: il caduceo.
Com'è noto, si tratta di un bastoncino che reca, ad un'estremità, due ali simmetriche, sul quale si avvolgono
due serpenti. L'oggetto è un tipico attributo del dio greco Hermes, per i latini Mercurio. Alcuni farmacisti
bresciani utilizzano, invece, nelle loro insegne, un altro simbolo della tradizione medico-farmaceutica: la
coppa sulla quale si sporge una serpe che tende a berne il contenuto. Rarissimo è il marchio con l'antico
disegno della clava di legno sulla quale si avvolge una serpe. Si tratta della celebre Verga d'Esculapio,
rimasta nelle più attente e colte iconografie del settore, come il simbolo del servizio di pronto soccorso 118,
nonché dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Il dato di non piccola rilevanza è che il caduceo, così diffuso e ormai consolidato nel settore medico e
farmaceutico, è un simbolo totalmente errato e frutto di un grossolano errore culturale. Già si ebbe modo di
esporre questa tesi, di non piccolo impatto, nazionale e anche internazionale, nel libro del 2006 che illustra la
storia dei farmacisti bresciani, «Speziali». Nessuno però parve esserne stupito e, magari, anche un po'
mortificato. Si consideri che Mercurio, oltre che messaggero degli dei, ritenuto anche protettore del
commercio, fu inoltre considerato nume tutelare anche dei ladri. In ogni caso, Mercurio non ebbe mai alcun
nesso con la medicina. Molte pubblicazioni si impegnano nello spiegare perché il caduceo sia il simbolo della
medicina, elucubrando su significati occulti, psicanalitici e misteriosofici. Fatica inutile, poiché basta osservare
la pratica storica della documentatissima evoluzione della medicina e della farmacia per concludere che mai il
caduceo fu simbolo di queste fondamentali discipline. Il simbolo sempre usato fu quello della Verga
d'Esculapio. Molto più raro, ma del tutto legittimo, fu il simbolo della coppa con il serpente, tratto dall'antica
iconografia di Igea, la figlia di Esculapio, che già in sculture greche è raffigurata con questi elementi accanto,
nell'atto, appunto, di offrire la coppa alla serpe. Il caduceo comparve solo nella seconda metà dell'Ottocento.
È possibile ora esporre una compiuta spiegazione, che non poté essere inclusa nel libro citato. L'equivoco del
caduceo ebbe origine negli Stati Uniti e l'innegabile eleganza del disegno ne ha motivato l'incredibile
successo mondiale, peraltro acritico e scivolato nell'attuale inconsapevolezza. Dal 1798 negli Usa esisteva il
Marine Hospital Service, un ospedale per marinai della marina mercantile, ispirato a simili servizi nel mondo
marinaro inglese. La formula fu all'origine dell'assistenza sanitaria americana. Nel 1871 il servizio fu
totalmente ristrutturato, ad opera del direttore, il medico John Maynard Woodworth.
Egli era anche pittore e fu lui a disegnare il logo del nuovo ospedale. Con riferimento alla navigazione
mercantile tracciò, incrociate, un'ancora e un caduceo, quest'ultimo con riferimento al carattere, appunto,
mercantile, di quella marineria. Negli Usa la cultura classica non era, e non è, particolarmente coltivata e il
mondo medico, che guardava al servizio dell'ospedale per marinai come a un modello del nascente Public
Health Service, ritenne che l'ancora si riferisse al mondo della navigazione, ma che il caduceo fosse legato al
mondo medico, anche perché simile alla Verga d'Esculapio. A questa tesi, ritenuta denigratoria dagli
americani, è opposta la versione che vuole l'adozione del simbolo del caduceo e dell'ancora, assunti a logo
del Servizio sanitario pubblico statunitense, e il solo caduceo a marchio della sanità militare, frutto di una
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Simboli Cosa si nasconde dietro Hermes, Euscalpio e i due serpenti
06/07/2013
Corriere della Sera - Brescia
Pag. 11
(diffusione:619980, tiratura:779916)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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deliberata volontà di riallacciarsi all'origine del sistema di assistenza statunitense.
Colpa, allora, degli europei, e maggiormente, degli italiani, l'aver adottato un simbolo che, se per gli americani
può avere qualche giustificazione, nessuna ne ha per chi è cresciuto nella culla della classicità, dove la
scelta, emulativa, trasuda marchiani equivoci. I farmacisti bresciani, inoltre, ebbero un importante logo,
almeno dal Quattrocento, basato sul loro santo protettore, San Giovanni Battista. Potrebbero recuperare
quell'immagine, per non copiare svarioni americani.
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Origini Marchio
Le farmacie bresciane,
come quelle nazionali,
fanno ricorso
a particolari
segni grafici.
Il più noto
è il caduceo,
bastoncino
munito di ali
intorno a cui
si avvitano
due serpenti.
È attributo
di Mercurio,
considerato
erroneamente
protettore
del commercio.
Raro il marchio
con la clava
di legno
di Euscalpio,
rimasto
tuttavia come
iconografia
del pronto
soccorso (118)
Marina
Il caduceo
fu usato anche
dall'ospedale
della marina
statunitense
e poi adottato
dall'assistenza
sanitaria
americana.
Nel 1871
06/07/2013
Corriere della Sera - Brescia
Pag. 11
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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il servizio fu
ristrutturato:
al simbolo
si aggiunse
l'ancora
Foto: Pozioni e scaffali Scorci di arredi da farmacia ormai perduti (Fotolia)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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06/07/2013
Corriere della Sera - Roma
Pag. 1.11
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Agenzia di sanità Nominato un commissario
Curriculum È Fabrizio Ferri, attuale collaboratore dell'Agenas. Dal 2008 curava il Piano di rientro
Francesco Di Frischia
Fabrizio Ferri è il nuovo commissario straordinario dell'Agenzia di sanità pubblica (Asp) della Regione Lazio.
Il decreto è stato firmato ieri da Nicola Zingaretti, presidente della Regione e commissario ad acta per
l'applicazione del Piano di rientro dal deficit (che ammonta ancora a oltre 600 milioni nel 2012). Nell'ambito
del piano di riorganizzazione della sanità, la giunta di centrosinistra ha deciso di riportare l'Asp all'interno
dell'assessorato alla Sanità per ridurre i costi e aumentare i controlli: il provvedimento è stato trasformato in
legge dal Consiglio regionale il 22 giugno. Il personale che lavora nell'Asp verrà assorbito, è stato promesso
dalla giunta, e nessuno sarà licenziato, compresi i precari. L'Agenzia verifica l'appropriatezza e l'attività di Asl,
ospedali e cliniche. Inoltre l'Asp raccoglie e elabora i dati epidemiologici sui ricoveri e tutte le altre prestazioni
sanitarie erogate nel Lazio. Il neo commissario Ferri si è occupato dal 2006 al 2010 dell'area economico
finanziaria dell'assessorato alla Sanità e del Pianto antideficit. Ha lasciato la Regione durante la giunta
Polverini, ma è tornato a dicembre 2012 con Enrico Bondi, come consulente dell'Agenas, a rioccuparsi del
Piano di rientro fino a oggi.
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Regione
06/07/2013
La Repubblica - Bari
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Miulli, la Regione vuole vedere i conti
(antonello cassano)
PIENA unità di intenti fra Regione e sindacati. Al termine dell'incontro trilaterale sulla vertenza Miulli,
l'ospedale ecclesiastico di Acquaviva alle prese con un debito di 150 milioni di euro e un concordato
preventivo, l'assessore regionale alla Sanità Elena Gentile fa fronte comune con i sindacati per spingere
l'amministrazione dell'ospedale a chiarire ogni dubbio sulla situazione di bilancio. L'incontro si è svolto nella
sede della presidenza della Regione. Presenti anche il capo di gabinetto della presidenza, Davide Pellegrino,
e il sindaco di Acquaviva, Davide Carlucci. «Il Miulli - ha affermato la Gentile - resta un asset strategico per il
servizio sanitario regionale della Puglia e del territorio. Abbiamo l'obbligo di mantenere in ordine i conti di tutto
il sistema, compreso il Miulli». Soddisfatti i sindacati: «La Regione ha dimostrato aperture importanti sulla
vertenza e ha chiesto all'amministrazione di presentarsi al prossimo incontro dell'11 luglio con dettagli più
precisi sul bilancio - ha affermato Franco Quatraro, segretario nazionale della Cisl Medici - è necessario
avere certezze sui numeri».
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La trattativa
06/07/2013
La Repubblica - Genova
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Un gruppo di giovani genovesi lancia la campagna: "La pubblicità il vero cancerogeno mascherato" Oggi la
presentazione della ricerca alla Festa del Pd di Pontedecimo
GIULIA DESTEFANIS
LA CHIAMANO pubblicitocrazia. Che non è un gioco di parole: sono gli spot ingannevoli, che accostando
prodotti tutt'altro che sani a messaggi come il successo nello sport e nella vita, invogliano i giovani a
consumarli quotidianamente e modellano abitudini pericolose. Perché con snack, merendine, bevande
gassate e alcol, non si scherza: si rischia il cancro. Ed è proprio un gruppo di giovani genovesi, guidati dalla
neo diplomata Silvia Testino, che lancia la campagna La pubblicità il vero cancerogeno mascherato. Un
progetto articolato, che viene presentato oggi per la prima volta alla Festa Democratica di Pontedecimo:
«Innanzitutto, basandoci sulle leggi vigenti, faremo un censimento degli spot che non rispettano le norme,e in
altri Paesi sarebbero già stati banditi - spiega Gianni Testino, padre di Silvia ed epatologo del San Martino,
che con la Società di Medicina Eco-Sostenibile e i colleghi Giorgio Schiappacasse, Alberto Ferrando e
Alessandro Viotti, sostiene i giovani nel progetto - Penso ad esempio alla legge 125 del 2001 che vieta di
pubblicizzare alcolici correlandoli a effetti benefici sulla salute: tanti spot la violano, uno tra tutti quello che
accosta una famosa birra allo sport, allo stare bene e in compagnia. Un messaggio deleterio». Ma questo è
solo il primo passo: i ragazzi scriveranno poi un manuale informativo, per evidenziare i fattori di rischio per la
salute e l'insorgenza del cancro, insegnare a non farsi ingannare dalle pubblicità, proporre nuove forme di
réclame più oneste nei confronti dei consumatori».
Un manuale cartaceo e digitale, che sarà diffuso tra giovani, educatori e genitori, e poi sponsorizzato su
portali medici e scientifici. Inoltre, visto che prevenire è meglio che curare, si presenterà una proposta di
legge per inserire nei programmi scolastici, dalle medie in poi, un'ora di educazione civica a tutto tondo, che
comprenda anche l'educazione alla salute. «La campagna, sostenuta come molte nostre iniziative di
prevenzione dalla Fondazione Piaggio, mira a coinvolgere i giovani: e il fatto che sia guidata da loro coetanei
ci fa ben sperare sulla sua efficacia», continua Testino. L'idea nasce da uno studio dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità, secondo il quale la pubblicità influisce eccome sugli stili di vita, e se questi fossero
migliorati, anche attraverso dei contro-spot progresso, si potrebbe evitare il 35 per cento dei cancri. «Basta
pensare a cosa propongono le pubblicità più diffuse - prosegue il professore - fumo, cibi spazzatura ricchi di
grassi "trans" e poveri di omega 3, alcol. Tutte sostanze cancerogene. Che se consumate regolarmente, unite
alla vita stanziale dei ragazzi di oggi, hanno effetti devastanti».
E in Liguria i dati sulle abitudini giovanili diffusi dalla Società Italiana di Alcologia - di cui Testino è vice
presidente nazionale - non sono confortanti: il 29% dei bambini al di sotto dei 10 anni è in sovrappeso, il 34%
ha il fegato grasso (causato più che dall'alcol proprio dalla sedentarietà e da un'alimentazione squilibrata). A
proposito di giovani stanziali, il 60% dei ragazzi al di sotto dei 14 anni supera le due ore al giorno di tv, il 27%
dedica 4 ore ai social network. E poi c'è il consumo di alcol: degli under 15, il 41% beve ogni settimana, l'8%
tutti i giorni.
«Stili di vita che si formano, o comunque si aggravano, davanti alle pubblicità ingannevoli - continua il
professore - Anche perché, soprattutto in tempo di crisi, c'è grande bisogno di rassicurazioni e iniezioni di
ottimismo. Gli spot sfruttano questo bisogno per attirare i consumatori. Offrono pillole della felicità, e i più
sprovveduti ci cascano».
L'appello lanciato dall'OMS, così, è di guidare i Governi verso una disciplina più severa degli spazi
pubblicitari. «Gli inviti del genere in Italia di solito vengono ignorati. Noi vogliamo provare a raccogliere la
sfida, partendo dal basso, dalla prevenzione, con un progetto culturale che parta subito e coinvolga i più
giovani».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Spot ingannevoli, parte la crociata contro il cibo-spazzatura
06/07/2013
La Repubblica - Genova
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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© RIPRODUZIONE RISERVATA il I dati regionali 29% dei bambini al di sotto dei 10 anni In sovrappeso Col
fegato grasso il 34% dei giovani al di sotto dei 25 anni 10 25 A forte rischio di malattie per il consumo di alcol
% della popolazione maschile % della popolazione femminile Ragazzi di 14-15 anni (indagine 2013 della
sezione ligure della Società italiana di Alcologia su 2.000) fuma (29% canne) sostiene di sapere che a scuola
gira cocaina ha già consumato bevande alcooliche (il 41% tutte le settimane e l'8% tutti i giorni) per più di 4
ore al giorno utilizza social network per più di 8 ore al giorno PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.liguria.it
genova.repubblica.it
Foto: PADRE E FIGLIA Gianni Testino con la figlia Silvia
06/07/2013
La Stampa - Novara
Pag. 35
(diffusione:309253, tiratura:418328)
La farmacia di viale Giulio Cesare ha chiesto e ottenuto di ridurre lo spartitraffico davanti al negozio. I lavori
sono stati realizzati nei giorni scorsi a cura e a spese della farmacia su autorizzazione degli uffici comunali
che avevano esaminato la questione e raccolto, in particolare, il parere dei vigili urbani.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Farmacia paga i lavori e riduce lo spartitraffico
06/07/2013
La Stampa - Novara
Pag. 39
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Cinque farmacie di Borgomanero aderiscono a «ProntoFarmaco» con la consegna gratuita dei medicinali a
domicilio grazie a un progetto di Provincia e Federfarma. È possibile telefonare alla farmacia per la consegna,
che sarà eseguita entro un giorno lavorativo. Hanno aderito: Comunale di viale Kennedy e via IV Novembre,
Pezzana di c.so Roma, Rocco di via Marazza 6/8 e Ruva di c.so Garibaldi.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Medicinali a domicilio
06/07/2013
Il Messaggero - Roma
Pag. 53
(diffusione:210842, tiratura:295190)
La Coopservice taglia al Sant'Eugenio, al Cto e a Tor Vergata
LA VERTENZA Una sessantina di lavoratori licenziati in tronco e pulizie a rischio in tre ospedali della
Capitale: Sant'Eugenio, Cto e policlinico Tor Vergata. A denunciare la situazione i sindacati Fp Cgil Centro
Ovest Litoranea e Confsal Università di Tor Vergata che sottolineano come a pagarne le conseguenze
saranno non solo i lavoratori, ma anche i pazienti ricoverati nelle tre strutture. Con meno addetti alle pulizie
prevedono una carenza sotto il profilo igienico e un rischio più alto di contrarre infezioni ospedaliere. La
situazione più critica è a Tor Vergata dove, a quanto risulta alla Confsal Università, in settimana 38 addetti
alle pulizie della Coopservice si sono visti recapitare le lettere di licenziamento «con effetto immediato». Ma
non sono stati gli unici. Anche una ventina di lavoratori della stessa cooperativa, impiegati nei due ospedali
dell'Asl RmC, hanno ricevuto la «dolorosa» raccomandata. INVALIDA SENZA LAVORO ` A trovarsi
disoccupata anche un'invalida civile. La sua è una situazione particolarmente drammatica visto che la donna
è sola e non percepisce altri redditi. Nella raccomandata in cui si comunica la risoluzione del rapporto di
lavoro viene garantita «l'erogazione dell'indennità sostitutiva del preavviso». Una scelta, quella di procedere
ai licenziamenti in tronco da parte dell'azienda, che per le sigle sindacali è conseguenza dei tagli lineari
previsti dalla spending review. «E' una situazione - sottolinea Duccio Prosperi, segretario della Confsal
Università di Tor Vergata - assurda. Non c'è stato nessun preavviso e questi lavoratori, che in molti casi
hanno una famiglia sulle spalle, si sono trovati senza stipendio dalla sera alla mattina». ALLARME IGIENE Il
responsabile della Confsal solleva, inoltre, un problema legato alla salute per i pazienti del policlinico: «Con
questo licenziamento a Tor Vergata rimarranno in servizio solo una ventina di addetti alle pulizie. Come potrà
essere garantitO d'ora in poi un livello di igiene decente all'interno dei reparti? Senza contare, poi, che così
aumenta in maniera esponenziale il rischio del propagarsi di infezioni ospedaliere». LA MANIFESTAZIONE
Da giovedì i lavoratori licenziati hanno organizzato un presidio fisso davanti all'ingresso del policlinico per
protestare contro la decisione della cooperativa e per chiedere attenzione da parte delle istituzioni. «Ci siamo
trovati per strada - denunciano - senza neanche un minimo di preavviso. Solo perché non abbiamo accettato
una riduzione dell'orario ora siamo addirittura disoccupati. Ci sono padri di famiglia e persone che lavoravano
per la Coopservice da 10 anni». I sindacati chiedono chiarezza anche sui criteri con cui sono stati scelti i
dipendenti da licenziare. «In che modo - si chiede Prosperi - l'azienda ha scelto i lavoratori da mandare a
casa? Come è possibile che tra loro ci siano anche portatori di handicap? E' scandaloso. Speriamo che al più
presto ci sia un tavolo di confronto con l'amministrazione regionale e che si possa trovare rapidamente una
soluzione per tutelare lavoratori e cittadini che decidono di affidarsi al Servizio sanitario nazionale». SOS
ALLA REGIONE Sulla stessa scia il segretario generale di Fp Cgil Centro Ovest Litoranea Enrico Gregorini.
«La Regione - commenta - intervenga il prima possibile. Questi licenziamenti sono la diretta conseguenza
della spending review che nasce con lo spirito di tagliare le spese inutili, ma può avere delle conseguenza
drammatiche». Per Gregorini i tagli «hanno senso solo se vengono mantenuti invariati i livelli di prestazioni».
«In questo caso - conclude - a rimetterci è non solo chi perde il lavoro, ma anche chi è costretto in un letto
d'ospedale. Le infezioni ospedaliere, infatti, sono dietro l'angolo quando manca igiene e pulizia, ancor di più
in strutture delle dimensioni di Tor Vergata, Sant'Eugenio e Cto». Chiara Acampora IL POLICLINICO Il
complesso di Tor Vergata, dove sono stati licenziati 38 addetti alle pulizie (FOTO BARSOUM/TOIATI)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Ospedali, 60 licenziati: pulizie a rischio
06/07/2013
Il Messaggero - Latina
Pag. 45
(diffusione:210842, tiratura:295190)
I titolari delle farmacie: «Il piano è da rivedere» INCONTRO IN COMUNE DOPO IL RICORSO ORA PAROLA
AL CONSIGLIO IN COMMISSIONE Se il Consiglio comunale non rivedrà il Piano delle farmacie, «per il
settore sarà un disastro». È approdata ieri mattina in commissione Trasparenza la protesta dei titolari di
farmacie che hanno elevato, e vinto, il ricorso al Tar contro il piano elaborato dalla giunta comunale di Latina.
Secondo il ricorso, accolto dal Tar prima e dal Consiglio di Stato poi (cui aveva fatto ricorso la Regione contro
la sospensiva decisa dal Tribunale amministrativo di Latina), la competenza è invece del Consiglio. I
consiglieri comunali hanno per la prima volta ascoltato le ragioni dei farmacisti, contro il piano adottato dalla
giunta in base al decreto Monti: una legge che ha declassato il rapporto tra farmacie e abitanti da 1 su 4mila
a 1 su 3mila per ottenere una maggiore capillarità del servizio: per i 119.840 abitanti del capoluogo,
occorrono 36 farmacie, di cui 29 già esistenti. Sette, quindi, i nuovi esercizi, che la giunta aveva dislocato a
Borgo Piave, Pantanaccio, via Aspromonte, Q5, Centro Morbella, e due a Latina Scalo. Posizioni che però,
secondo il ricorso, non terrebbero conto di alcuni fattori, ricordati ieri dalla portavoce dei farmacisti presenti in
aula, Annamaria Carbone: «Nel centro storico ce ne sono già 21: a chi giova una farmacia in via
Aspromonte? O in Q5, dove ce n'è già una, come vicino al centro Morbella. Inoltre, il centro Morbella non ha
una superficie superiore a 10mila metri quadri, né una distanza superiore ai 1.500 metri dalla farmacia
esistente, entrambi requisiti della legge. In altre zone invece servirebbero, come sulla Marina, a Gionchetto,
Pantanaccio, Piccarello, borgo Isonzo». Ora la competenza per riscrivere il piano sarà della commissione
Sanità prima e del Consiglio poi, e già ieri il dibattito si è infiammato: se Gianni Chiarato (Città nuove) ha
chiesto di «accertare eventuali responsabilità, se ci sono stati errori nella delibera con cui la giunta ha tentato
di varare il piano», e per Marco Fuoco (Udc) «c'è un vizio di forma, ma alcune proposte della giunta
sarebbero condivisibili», per Michele Nasso (Pdl) «andrebbe ascoltata l'intera rappresentanza di categoria»,
mentre Enzo De Amicis (Pd) ha ricordato che «Latina è uno dei pochi Comuni a non aver approvato il piano».
Andrea Apruzzese © RIPRODUZIONE RISERVATA
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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I titolari delle farmacie : «Il piano è da rivedere»
06/07/2013
Il Messaggero - Ancona
Pag. 45
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Ansia e stress per la crisi psicologi nelle farmacie LA NOVITÀ Il mal di testa è un tormentone? Meglio non
liquidarlo con la classica pillola. In farmacia c'è uno psicologo disponibile a parlarne con l'utente, a scoprire se
quel fastidio nasconda un malessere più profondo, da affrontare in modo diverso e risolutivo. Un'alternativa
possibile da questa settimana in 10 farmacie aderenti alla Federfarma della provincia di Ancona, grazie a un
progetto pilota in Italia messo a punto dalla psicologa Annamaria Quattrini con l'aiuto delle colleghe Clarice
Orsi, Luisa Annibaldi ed Elisa Orsetti. «Rispondiamo ad una esigenza monitorata proprio nelle farmacie, dove
tantissime persone chiedono consigli per cefalee, stati di ansia e depressione, vari tipi di stress - ha spiegato
ieri Luigi Galatello Adamo, presidente di Federfarma Ancona. - Un trend di disagi in crescita anche a causa
della crisi economica, di pari passo all'uso degli psicofarmaci, è che, con la presenza di un professionista
aggiunto in farmacia, possiamo intercettare quando non sono ancora gravi, patologici, magari in tempo per
essere prevenuti». Come? Le quattro psicologhe ruoteranno a turno nelle 10 farmacie selezionate dove, in un
locale appartato, su segnalazione dell'esercente, si intratterranno col «paziente» per una consulenza gratuita,
per iniziare una volta la settimana. Le farmacie operative per il periodo sperimentale di 6 mesi: 2 ad Ancona e
Falconara, 1 a Marina di Montemarciano, Castelplanio, Cupramontana, Morro D'Alba, Corinaldo, Senigallia.
Per individuarle e conoscere gli orari di consulenza: www.trovalafarmacia.it. Giampaolo Milzi ©
RIPRODUZIONE RISERVATA
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Ansia e stress per la crisi psicologi nelle farmacie
06/07/2013
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 8
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Schede ospedaliere, corsa contro il tempo
(r.v.) Il problema sta nei tempi. Prima il taglio dei posti letto e poi i servizi al territorio con le risorse liberate
come ipotizzano le carte della Regione oppure prima il potenziamento dei servizi al territorio e allora, solo
allora, il taglio dei posti letto negli ospedali veneziani? È il nodo attorno al quale si articola la vicenda delle
schede ospedaliere, approvate parecchi mesi fa ma approdate solo ieri mattina alla presentazione della terza
commissione consiliare di Ca' Farsetti. Il direttore generale dell'Ulss 12 Giuseppe Dal Ben ha illustrato la
rivoluzione culturale che comporta la delibera regionale, dopo 16 anni di assenza del piano sociosanitario,
alla quale dovrà seguire un piano aziendale entro 90 giorni: distretti che rappresentano il punto di riferimento
per la popolazione per ottenere la maggior parte dei servizi, con ricorso all'ospedale solo nei casi acuti,
riduzione dei tempi di permanenza in ospedale e rotazione più veloce dei pazienti nei posti letto, con una
diversa classificazione dei ricoveri. Ma soprattutto una centrale operativa a cui rivolgersi 24 ore su 24 e sette
giorni su sette, per dare risposte immediate alla gente con le aggregazioni di medici. E i tempi di transizione
da una situazione all'altra? Ha chiesto Bruno Centanini, delegato del sindaco per le politiche sanitarie. Anche
perchè l'accordo tra i medici e la Regione non partirà prima del 2015, ha rincarato Gabriele Scaramuzza. E
poi che poterre di intervento ha il Comune, se il percorso a tappe verso l'approvazione è già scandito? Per
questo venerdì prossimo Salvatore Lihard ha annunciato un presidio in Regione in concomitanza alla riunione
della 5. commissione, nel timore che il Civile diventi un cronicario, anche per l'assenza di un osservatorio
epidemiologico, per pesare l'incidenza di alcune patologie rispetto ad altre sulla popolazione veneziana, che
non può essere valutata solo nella sua componente di residenti. Anche il dott. Giovanni Martini, tra il pubblico,
ha polemizzato sulla mancanza di posti letto per reumatologia e dermatologia. «O si pensa che i pazienti si
curino solo con fanghi e pomate, oppure si parla di somministrazione di farmaci biologici. Ma senza posti letto
non ci sono cure» Il presidente della Commissione Giacomo Guzzo ha suggerito di rispolverare la mozione
già votata dal consiglio comunale da riproporre alla conferenza dei sindaci
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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SANITÀ Presentata la delibera regionale alla commissione di Ca' Farsetti
06/07/2013
QN - Il Giorno - Laghi
Pag. 11
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Indagini chiuse. Nel mirino farmacie , istituti di credito e poste
- MILANO - UN'OTTANTINA di rapine in due. Farmacie soprattutto, ma anche negozi, uffici postali e banche.
I due stacanovisti non lavoravano in coppia e riguardano due indagini distinte. Il primo è sicuramente un
recordman: 67 colpi messi a segno nel giro di due anni e mezzo in tutta la Lombardia. A Claudio Andreoletti,
reo confesso, in carcere dal 2005 e già condannato per 19 episodi a un cumulo di pene di quasi 13 anni, il pm
ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini per i restanti 48 casi, che vanno dal 2003 al 2005.
Bergamasco di 54 anni, è finito dietro le sbarre il 28 novembre del 2005 per una rapina alla filiale di una
banca in via Raffaello Sanzio a Milano, commessa una ventina di giorni prima. Poi ha iniziato a collaborare,
fornendo agli investigatori della Mobile informazioni su una prima tranche di altre 9 rapine e poi su una
seconda: altri 9 colpi. Rapine con armi o taglierini, senza feriti, da Milano a Bergamo fino a Como, a Monza e
anche nel Varesotto. Gli inquirenti sono riusciti così a individuare un gruppo di cinque persone, tutti in galera.
Dopo l'arresto e il «pentimento», il rapinatore seriale è stato condannato in due diversi processi, il primo per
dieci rapine, il secondo per nove. Quasi 6 anni di reclusione nel primo giudizio, dove era imputato (assolto)
anche il direttore dell'ultima banca rapinata, che, secondo l'accusa, avrebbe aiutato la banda. E una
condanna di quasi 7 anni nel secondo processo, per un cumulo pena che sfiora ora i 18 anni (tre dei quali
indultati), perché l'uomo aveva riportato anche altre condanne per altri fatti, diversi dalle rapine. Il 54enne ha
continuato a riempire verbali e anche i suoi complici hanno iniziato a parlare con il magistrato, prima
confessando e poi aggiungendo altri episodi. È emerso, alla fine, un totale di altre 48 rapine, portate avanti tra
l'aprile del 2003 e l'autunno del 2005. Proprio per quest'ultimo troncone, la Procura di Milano ha chiuso le
indagini a carico della banda. L'ALTRO «campione» delle rapine è un pregiudicato napoletano di 49 anni, che
ha collezionato sette rapine in tre mesi, dal gennaio scorso a marzo, tutte ai danni di farmacie e tutte
consumate armato di coltello. Il 49enne è stato arrestato il 22 marzo scorso per un colpo in farmacia. Sono
iniziati i confronti con le telecamere degli esercizi rapinati nei mesi precedenti, fin quando gli investigatori
hanno trovato corrispondenze inequivocabili. Ieri i carabinieri gli hanno notificato un ordine di custodia
cautelare in carcere, al termine di un'indagine che ha portato all'attribuzione di altre sei rapine.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Ecco il superman delle rapine 67 colpi in due anni e mezzo
06/07/2013
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 27
(diffusione:103223, tiratura:127026)
L'ospedale perde un altro pezzo
Trasferita anche chirurgia plastica. La raccolta di firme si avvicina a quota 15mila
BRUNO MATTANA
La lunga storia dell'ospedale di Ovada con le sue eccellenze mortificate, i servizi ridotti o cancellati, le
ingiustificabili scelte per un futuro che sembra sfuggire di mano, non è finita. C'è anche la possibilità di
denunciare Regione e Asl Al, per interruzione di pubblico servizio. Il clima si fa caldo.La mobilitazione è
apparsa chiara ed efficace anche giovedì sera nell'incontro organizzato dell'Osservatorio Attivo sulla Sanità
per mettere in evidenza, tra le altre cose, gli sviluppi della maxi campagna di raccolta firme per il ritorno del
pronto soccorso nella formulazione operativa precedente all'attuale Punto di Primo Intervento con tutti i suoi
limiti e contraddizioni. «Il ricorso al Tar sottolinea padre Ugo Barani, provinciale d'Italia della Comunità dei
Padri Scolopi e presidente dell'Osservatorio - è stato presentato, i nostri legali ne seguono l'evoluzione,
stiamo raccogliendo firme in tutto il territorio per dare credibilità e forza allo stesso ricorso. Ogni sviluppo della
situazione in atto verrà comunicato ai cittadini». C'è anche un sogno nel cassetto di Padre Ugo, che si sta
realizzando: la possibilità che si raggiunga la cifra record di 15.000 firme. «Sarebbe davvero una vittoria
strategica importante - aggiunge il presidente dell'Osservatorio - per far intendere alla Regione, responsabile
delle cattive scelte fatte, che il territorio ovadese è più che mai deciso a non mollare. Sono già decine in
azione ma abbiamo bisogno ancora di altri volontari, per raggiungere gli obiettivi prefissi. Sono soddisfatto
che nell'ultima occasione di mercato al nostro banchetto in una sola mattinata sono state raccolte più di 1.500
firme». Per strutture e servizi dell'ospedale c'è un trend all'indietro che preoccupa. L'ultima novità è la
cancellazione e lo spostamento altrove anche dell'attività di Chirurgia Plastica. All'incontro con l'Osservatorio
sono presenti testimoni che parlano perchè hanno vissuto sulla loro pelle, prima i benefici della funzionalità,
poi le disagevoli conseguenze di ridimensionamenti e cancellazioni. «Noi stiamo discutendo - insiste Pino
Coco, membro dell'Osservatorio - agiamo con i mezzi che abbiamo, cioè la volontà di battersi fino in fondo
dei cittadini del territorio, ma bisogna fare presto perchè il nostro ospedale, un po' per volta, si sta
svuotando». Altra nota dolente. «Il 118 ha una sola ambulanza con medico e un infermiere a bordo - dicono
all'assemblea - non basta per un territorio così vasto, montano, ramificato e con una metereologia difficile
(pioggia, neve, nebbia e ghiaccio) per sei mesi l'anno» Insomma, anestesisti part time, pronto occorso senza
struttura funzionale rispetto al passato, Chirurgia cancellata, Chirurgia Plastica trasferita. «Sembra che così
facendo vogliano - insiste Padre Ugo - trasferire anche i malati. Se non avremo assicurazioni e risposte, d'ora
in poi ci rivolgeremo direttamente alla Regione con azioni mirate. Non sarà facile cancellare anche noi». E c'è
in ballo anche la possibilità di denuncia penale per interruzione di pubblico servizio.
Foto: Nel corso dell'ultimo mercato cittadino sono state raccolte in una mattinata 1.500 firme
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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CRESCE LA MOBILITAZIONE A OVADA PER SALVARE LA STRUTTURA SANITARIA
06/07/2013
ItaliaOggi
Pag. 12
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Dopo aver informatizzato la sanità emiliana Cup 2000 intende adesso
approdare in borsa
Arrivare in borsa con un percorso che potrebbe fare scuola per molte strutture pubbliche che in tempi di crisi
finanziaria riuscirebbero in questo modo ad affrancarsi, almeno in parte, dal controllo delle istituzioni e quindi
della politica. Lo hanno fatto quei colossi delle multiutility, ora a provarci è Cup 2000, sede a Bologna, che
gestisce l'informatizzazione nella sanità ed è arrivata a mettere in rete e quindi fare dialogare via computer i
medici di base, le farmacie, gli ospedali, gli utenti. Tutto via web: le prenotazioni (da parte del medico, del
farmacista, dell'utente) di visite ed esami (1722 tipi di prestazioni sanitarie), pagamento del ticket, cartella
sanitaria elettronica, e così via. Un sistema che all'estero invidiano.Profeta dello sbarco a Piazza Affari è il dg
dell'azienda, Mauro Moruzzi. Aveva allargato l'attività ad altre regioni (Sicilia, Lombardia, Umbria, Liguria,
Sardegna, Toscana) ma una legge dell'allora ministro Bersani lo ha poi costretto a ritirarsi nei confini emiliani.
Ha dovuto rifiutare anche richieste da alcuni Paesi europei ed arabi. Perciò ha incominciato a tallonare i
politici locali perché non si oppongano all'affrancamento dell'azienda e ha commissionato una proposta di
collocamento a una merchant bank che in questi giorno ha risposto: sì, l'operazione avrebbe successo. Cup
2000 è controllato interamente da Regione, Comune e Provincia di Bologna, Ausl dell'Emilia-Romagna.
«Vogliamo seguire il modello Hera, una parte del capitale può rimanere in mano pubblica, il resto va collocato
sul mercato per darci la forza di internazionalizzarci. Dietro l'angolo ci sono utili e nuova occupazione.
Attendiamo il via libera».Il primo assenso è venuto dal segretario locale Pd, Raffaele Donini: «Il Cup è come
una Ferrari tenuta chiusa in un garage». Anche il Pdl è d'accordo. Invece voci di dissenso arrivano dai
vendoliani. Ma Moruzzi vuole stringere i tempi e incominciare l'iter della quotazione entro l'anno.La società,
nata nel 1996, «è di fronte a un bivio- aggiunge Moruzzi- può andare verso la statalizzazione o
pubblicizzazione, che rischia di essere pericolosa e mettere a rischio i 600 dipendenti o si può farne un
grande polo industriale. Siamo grandi come la Ducati, e con noi Bologna può diventare la capitale italiana
della sanità elettronica». Il consiglio d'amministrazione viaggia insieme al dg, ne fanno parte tra gli altri il
consulente di impresa con esperienze in Eni e Agip, Andrea Dalledonne, e Marco Calandrino, già consigliere
di amministrazione di Hera. L'azienda ha chiuso il bilancio 2012 con un utile netto di 360.000 euro e un
fatturato di 35 milioni di euro. Una web company sanitaria, capace di offrire un servizio di prenotazione che
elargisce 8 milioni di prestazioni l'anno. «Siamo già pronti», conclude Moruzzi- ad attuare quanto previsto dal
decreto Monti sul Fascicolo Sanitario Elettronico, quel decreto acconsente che società 'in house' , come Cup
2000, ritenute di 'interesse generale', possano operare a largo raggio, le potenzialità di crescita sono davvero
notevoli e gli investitori ci daranno fiducia».© Riproduzione riservata
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
È una multiutility con soluzioni invidiate in tutto il mondo
06/07/2013
La Gazzetta Del Mezzogiorno - Taranto
Pag. 4
(diffusione:48275, tiratura:63756)
Cinque colpi di pistola esplosi contro le vetrine della farmacia «Meliota»
MARISTELLA MASSARI l Ha notato la vetrina danneggiata ed ha pensato ad un tentativo di furto bloccato
sul nascere dal vetro blindato. La verità era ben più inquietante. Cinque colpi di pistola sono stati esplosi
l'altra notte contro le vetrate esterne della farmacia «Meliota» in corso Italia. Ad accorgersi dell'accaduto, ieri
mattina, è stato lo stesso titolare dell'attività giunto per avviare il lavoro ed aprire il locale al pubbl i c o. Il
farmacista ha visto i colpi sul vetro ed ha pensato ad un tentativo di furto. Così ha chiamato la Polizia per
segnalare l'a c c a d u t o. Giunti sul posto, però, gli agenti della Squadra Volante, si sono resi ben presto
conto che i danni alle vetrine erano stati causati da colpi di pistola. Una calibro 9 secondo gli investigatori
che, avviati gli accertamenti, hanno anche recuperato le cinque ogive. In corso Italia, oltre alle pattuglie della
Squadra Volante al comando del vice questore aggiunto Carla Durante, sono arrivati anche i tecnici della
Scientifica per analizzare il materiale recuperato e gli investigatori della Squadra Mobile che hanno avviato le
indagini. I poliziotti stanno cercando di stabilire cosa si cela dietro il misterioso episodio. Il titolare della
farmacia, ascoltato dagli investigatori, ha detto di non aver mai ricevuto richieste estorsive. Nessuna pista è
esclusa, compresa quella del racket. Tra le ipotesi, però, ce n'è una davvero inquietante. Chi ha sparato
contro la vetrina della farmacia potrebbe aver usato il vetro blindato come bersaglio. Potrebbe, insomma,
aver effettuato una prova per testare l'arma, come si diceva una pistola calibro 9, e soprattutto per valutare gli
effetti dei proiettili sulla blindatura del vetro. Se l'ipotesi fosse confermata sarebbe davvero preoccupante.
Anche se non si esclude nemmeno la pista di un gesto vandalico, una terrificante bravata messa a segno per
provare il brivido di premere il grilletto. Nelle mani degli inquirenti, comunque, ci sarebbero alcune immagini
recuperate da un impianto di videosorveglianza installato nella zona. Chi ha esploso quei cinque colpi
potrebbe essere stato immortalato dalle telecamere ed avere le ore c o n t at e.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LE INDAGINI DELLA POLIZIA Nelle mani degli inquirenti ci sarebbero alcune immagini recuperate da un
impianto di videosorveglianza installato nella zona UN INQUIETANTE AVVERTIMENTO?
06/07/2013
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 21
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Diabetici, Passerotti ai ferri corti «L'Asl ha scaricato 700 pazienti»
LEONARDO BARTOLETTI
di LEONARDO BARTOLETTI CI SONO due pesi e due misure: i diabetici di Scandicci, Bagno a Ripoli o
Borgo San Lorenzo hanno il servizio a due passi da casa. Quelli della Consuma, Pelago, Santa Brigida
invece no. Prendono mezzi propri o si fanno portare. Siamo tornati peggio di vent'anni fa". Marco Passerotti,
presidente dell'associazione diabetici della Valdisieve, è deluso. "L'incontro con la Asl - dice - è servito solo
alla descrizione del servizio di primo livello, ovvero di come i medici di medicina generale dovranno attivarsi
nei confronti dei pazienti di tipo 2, diabetici anziani che non fanno insulina. A parte l'autoreferenzialità della
Asl, in certi punti veramente stucchevole e patetica, non avrebbero accennato minimamente ai pazienti
diabetici di tipo 1 o ai tipo 2 trattati con insulina se la nostra associazione non li avesse messi di fronte al
fatto. La Asl - prosegue il presidente - ha persino contestato il numero dei 700 pazienti costretti all'esodo,
guardandosi bene da fornire i numeri ufficiali, che loro sanno ma che non vogliono pubblicare. Glieli abbiamo
richiesti, ma se li confrontiamo sulla popolazione della Valdisieve (circa 45mila abitanti) è matematico
determinare quelli di tipo 1 (315) e di tipo 2 (3.150). Per il dottor Francesconi invece i tipo 1 sono al massimo
60, mentre il dottor Landini sostiene che i diabetici di tipo 1 poi dopo le cure ritornano di tipo 2. La Asl - dice
ancora Passerotti - di fatto ha scaricato i 700 pazienti assistiti negli ambulatori di secondo livello perché non
vuole che questi servizi vengano erogati fuori degli ospedali. Si tratta di una presa di posizione di chi gestisce
la diabetologia nella Asl 10, che affrettatamente ha chiuso l'ambulatorio diabetologico di San Francesco
ancor prima che tutti medici di famiglia avessero aderito alla Sanità d'iniziativa. Comunque, - conclude
Passerotti - non si doveva chiudere, perché ci sono altri pazienti diabetici che devono essere assistiti dal
diabetologo specialista".
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PONTASSIEVE LE POLEMICHE SULLA CHIUSURA DELL'AMBULATORIO
06/07/2013
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 22
(diffusione:136993, tiratura:176177)
figline Nocentini: «Decisione inaccettabile, non arretreremo»
PAOLO FABIANI
di PAOLO FABIANI E'ANDATO AVANTI fino quasi le due di notte, il consiglio comunale "aperto" convocato a
Figline per parlare del futuro dell'ospedale Serristori, una seduta molto "nervosa" dove tanti addetti ai lavori,
come sindacalisti, medici, infermieri, parlamentari dei "5 Stelle", consiglieri regionali, hanno espresso opinioni
e malumori nei confronti dell'amministrazione comunale del sindaco Riccardo Nocentini, (oltre all'Asl e alla
Regione) "rea" di non avere fatto nulla per salvare il presidio. Nella sala consiliare gremita c'erano anche i
rappresentanti di alcuni comitati di San Marcello Pistoiese e Volterra che vivono analoghe situazioni.
Nocentini ha aperto la seduta leggendo l'articolo de "La Nazione" dove si parlava delle penalizzazioni che
subiranno gli ospedali toscani con meno di cento posti letto, e il Serristori ne ha 93. «E' UNA decisione
verticistica inaccettabile - ha poi commentato -, inaccettabile perché un ospedale non può diventare un
poliambulatorio. Siamo consapevoli che la sanità sta cambiando, ma la nostra 'linea del Piave' sono un
Pronto Soccorso aperto H 24, con anestesisti e terapia sub-intensiva, nonché una Medicina qualificata che
sia di supporto all'oncologia e agli altri reparti. Rispetto a questo - ha concluso Nocentini - non arretreremo né
nei confronti dell'Asl 10 che della Regione». A livello politico il Pd ha proposto al consiglio un Ordine del
giorno in tal senso che sarà discusso durante la prossima seduta del parlamentino figlinese. Valentina
Trambusti, consigliere di Più Toscana, assieme al suo collega regionale Gian Luca Lazzeri ha invece invitato
il sindaco «A indossare la fascia e guidare un presidio sotto la Giunta regionale». Image:
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Serristori, nervi tesi in consiglio
06/07/2013
Corriere del Trentino - Trento
Pag. 5
(diffusione:11196)
Farmaci contraffatti Nasce la banca dati Trento protagonista
TRENTO - Una banca dati contro la contraffazione farmaceutica. Si chiama «Fakeshare» e rappresenta il
secondo passo, dopo «Fakecare», della lotta ai medicinali falsi e alle farmacie online illegali lanciata
dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) con la collaborazione del gruppo «e-Crime» della facoltà di
Giurisprudenza di Trento. «Il cuore di «Fakecare» - spiega il coordinatore scientifico di «e-Crime», Andrea Di
Nicola - è la costruzione di un prototipo di sofware per l'identificazione automatica delle farmacie online
illegali. In «Fakeshare» invece costruiremo una banca dati condivisa sugli episodi di contraffazione
farmaceutica e la vendita di farmaci contraffatti online che potrà essere utilizzata per scopi operativi». Sempre
sul fronte della ricerca, ieri è intervenuto a Trento il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr),
Luigi Nicolais, in visita ieri alla sede di «TechPeaks», l'acceleratore di talenti delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione (Ict) promosso da «Trento Rise». «Mi piacerebbe che l'Italia fosse
come il Trentino - dice Nicolais -. Penso che un programma come «Techpeaks» possa essere estremamente
utile per favorire il cambio di mentalità di cui abbiamo bisogno per fare in modo che ricerca e impresa creino
insieme, sopratutto nel settore Ict». F. C. RIPRODUZIONE RISERVATA
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Progetto dell' Aifa
06/07/2013
Corriere Mercantile - Genova
Pag. 7
(diffusione:10321, tiratura:13833)
Le farmacie genovesi conuiscono in Ascom
farmacisti di Genova e provincia si associano ad Ascom. Sessantatré anni dopo la sua fondazione,
Federfarma Genova, l'associazione che raccoglie i 297 titolari di farmacia private della provincia genovese,
aderisce ad Ascom - Confcommercio Genova - Imprese per l'Italia. «Ogni giorno, ad ogni ora, in Farmacia si
trova gratuitamente la prima risposta a 35.000 richieste di consigli professionali sulla salute - spiegano a
Federfarma Genova -. La farmacia è una attività imprenditoriale: oltre ai titolari, garantisce lavoro a molti
dipendenti altamente qualificati, con una media di laureati di circa il 60% sul totale, per un totale di circa 1.500
persone coinvolte impegnate a fornire assistenza ai cittadini. «Entrare oggi in Ascom - spiega il presidente di
Federfarma Genova Giuseppe Castello - costituisce per la categoria una scelta strategica, volta alla
diversificazione e alla moltiplicazione dei servizi offerti dalle singole farmacie attraverso una serie di sinergie,
in parte già delineate, con altre realtà attive nel settore della salute, dell'assistenza e dei servizi». «Ascom
costituisce per noi un bacino virtuoso nel quale poter sviluppare progetti condivisi rivolti ai pazienti e alle loro
necessità - precisa il segretario di Federfarma Edoardo Schenardi - Ogni farmacia dovrà diventare un punto
di riferimento e un presidio sanitario per i cittadini. Perché ciò accada i servizi offerti debbono essere uguali in
ognuna delle 298 farmacie del territorio provinciale. Oggi in farmacia è possibile controllare il proprio stato di
salute attraverso esami diagnostici, prenotare una visita specialistica, avere la consegna dei farmaci a ricetta
direttamente a casa con una sola telefonata». «L'obiettivo è quello di crescere ulteriormente - aggiunge
Castello - Numerose iniziative sono già allo studio e saranno realizzate in breve». «Ascom Confcommercio
Imprese per l'Italia Genova possiede a livello nazionale, regionale e provinciale una grande rappresentatività,
sia come numero si imprese associate che come numero di addetti - ha detto il presidente Ascom Paolo
Odone - Federfarma Genova arricchisce oggi la nostra associazione e nel contempo potrà godere della forza
rappresentativa che la contraddistingue».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Cronaca
06/07/2013
Il Trentino - Ed. nazionale
Pag. 37
(diffusione:38580, tiratura:292000)
FARMACIE Di turno la San Marco A Rovereto è di turno la farmacia S. Marco in piazza Erbe (0464.421060) e
la Comunale di Isera in via Cavalieri (0464. 4869389). Primarie Alle 11 al Mart con Ugo Rossi In vista delle
primarie, il Patt della Vallagarina, sezione di Rovereto, organizza per questa mattina alle 11, al Mart, un
incontro con Ugo Rossi. Incontro In piazza Loreto si parla di Rovereto Questo pomeriggio, alle 18, in piazza
Loreto, si terrà un incontro cui parteciperanno l'assessore provinciale Alessandro Olivi, il sindacalista della
Cgil Franco Ianeselli, il professore Camillo Zadra, del Museo della Guerra e l'assessore comunale Giulia
Robol. Tema del dibattito «Rovereto, laboratorio provinciale per la ricerca, l'innovazione e lo sviluppo
dell'industria e della cultura» lizzanella Spirituals e gospel per Cavezzo Sabato 6 luglio alle ore 20.45 nella
chiesa di S.Antonio a Lizzanella si terrà un concerto del coro "Sing the Glory" gospel & spirituals. Durante la
serata verranno raccolte delle offerte in favore del comitato "pro Cavezzo" che vede la realizzazione della
palestra del comune di Cavezzo distrutta dal terremoto. Info sul sito www.singtheglory.it Folgaria L'incubo
Atomico e la guerra fredda «L'incubo atomico». Presentazione del libro di Antonio Mariani alle 15.30 in
Municipio e alle 17.15, inaugurazione alla Base Tono della mostra «Pubblicità ai tempi della guerra fredda» di
Luigino Caliaro.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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IN BREVE
06/07/2013
La Prealpina - Ed. nazionale
Pag. 31
(diffusione:38000)
GERENZANO - «Non c'entriamo niente con la chiusura del deposito decisa dai carabinieri»: questo, in
sintesi, il contenuto del comunicato stampa emesso nelle scorse ore dal nuovo Cda della Azienda speciale
multiservizi, che gestisce la farmacia comunale. La struttura si è recentemente vista privare dei localimagazzino, in via I maggio, su disposizione dei tutori dell'ordine che dopo un sopralluogo li hanno giudicati
inidonei. «Il consiglio - si legge - non può che osservare come il magazzino di via I maggio, vecchia sede
della farmacia, sia stato sempre impiegato come tale sin dal trasferimento avvenuto nel novembre 2010.
Ferme restando le ulteriori verifiche che dovranno essere effettuate dall'autorità giudiziaria, qui si evidenzia
come l'attuale amministrazione mai avrebbe potuto immaginare che lo stoccaggio di farmaci fosse stato
effettuato per tanto tempo senza le necessarie autorizzazioni».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Farmacia , il Cda estraneo
06/07/2013
Il Nuovo Quotidiano di Puglia - Taranto
Pag. 1
Pistolettate contro una farmacia Mistero, forse un agguato fallito
Colpi di pistola contro la vetrata della farmacia "Meliota", sul corso Italia a Taranto. Il vetro è antiproiettile e
quindi ha resistito. Ad accorgersi del fatto è stato titolare, quando la mattina è giunto per aprire. Immediato
l'allarme e immediato anche l'intervento della polizia, che ha eseguito i primi rilievi. Il farmacista avrebbe detto
agli investigatori di non aver ricevuto alcuna minaccia o richiesta estorsiva e non è escluso che i proiettili
fossero indirizzati ad una persona che si trovava sul marciapiede e non alla farmacia. In questo caso si
tratterebbe di un agguato fallito. Un mistero che gli investigatori sono impegnati a chiarire. A pag. 19
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Colpita la "Meliota" su corso Italia. Il titolare: nessuna minaccia
06/07/2013
La Provincia di Latina
Pag. 7
Rapina alla farmacia comunale, il Comune vuole il risarcimento
l Comune di Latina vuole i danni dagli imputati Carlo Peluso e Morad Otmani per la rapina messa a segno, il
14 febbraio 2012, alla farmacia comunale di viale Kennedy, della quale i due sono accusati. L'ente pubblico,
tramite l'avvocato Francesco Paolo Cavalcanti, sostituito ieri dal collega Francesco Vasaturo, si è costituito
parte civile. Ieri, davanti al Tribunale di Latina, si è conclusa l'istruttoria e a rispondere alle domande del pm
Giuseppe Miliano e dei difensori Alessandro Farau, Alessia Vita, Sandro Marcheselli e Daniele Giordano,
sono stati il gestore, la moglie e un pizzaiolo del ristorante «La Lanterna», rapinato il 5 febbraio precedente,
secondo colpo di cui risponde però soltanto Peluso. Conclusa l'istruttoria, il processo è stato aggiornato per
discussione e sentenza il 12 luglio.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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GIUDIZIARIA
04/07/2013
La Valsusa - N.27 - 4 luglio 2013
Pag. 6
Stavamo molto meglio quando stavamo peggio
POVERA ITALIA! Tanti cari rimpianti. Un tempo la vanga si chiamava zappa e la tecnologia era fantascienza,
peccato che oggi giorno chi non possiede il famigerato telefonino cellulare rimane abbandonato a se stesso,
chi non possiede uno 'straccio' di macchina, che inquina, è fregato . Vi racconto la mia storia Signori lettori
del settimanale "La Valsusa". Alle ore 21,00 circa del 17 Giugno mi sono rivolto alla guardia medica
dell'Ospedale di Susa per una acuta faringite. La squisita e preparatissima Dottoressa dopo una breve visita
mi ha prescritto degli antibiotici. Unitamente alla mia Signora, ringraziamo la dottoressa, prendiamo la ricetta
prescrittami e andiamo alla ricerca della farmacia di turno. Apprendiamo che la farmacia di turno del 17 fino
alla mattina del 18.06.2013, era quella del Comune di Chiomonte. Con la nostra autovettura Panda,
pacatamente ci dirigiamo verso il Comune di Chiomonte che dista da Susa 8 chilometri circa. Siamo arrivati
davanti alla sospirata farmacia alle ore 21.25 (non vi era un'anima viva per la strada). Siamo rimasti allibiti
vedendo che la farmacia era completamente chiusa. A mio modesto avviso, dovrebbe essere aperta o magari
con la porta socchiusa, ma con all'interno il farmacista di turno o comunque bisognerebbe trovare un'altra
strategia, facendo modo e maniera che il farmacista di turno sia sempre presente per i cittadini-pazienti
bisognosi. Nelle immediate vicinanze della porta d'ingresso esiste una piccola bacheca con scritto "farmacia
di turno telefonare al numero ............."! Non esistono altre possibilità di chiamata, non vi è neppure un
campanello, ne altre forme immediate e celeri per poter contattare personalmente il farmacista, se non un
semplice numero di telefono cellulare. Nell'angoscia e nella premura, di recarmi urgentemente all'Ospedale di
Susa dalla guardia medica, sia io che mia moglie ci siamo dimenticati il famigerato e indispensabile telefonino
per poter chiamare il signor Farmacista. Cosa fare? In passato si poteva utilizzare qualche sporadica cabina
telefonica pubblica, ma oggi giorno non esistono più, ci siamo guardati in faccia con mia moglie e ci siamo
detti che cosa facciamo? Non si poteva far altro che scendere nuovamente a Susa e recarci nuovamente
presso la nostra abitazione! Abbiamo prelevato i famigerati telefonini. Ci siamo ripresentati a ......... dinanzi
alla farmacia per rilevare il numero da chiamare indicato nella bacheca. Chiamo dal mio cellulare il citato
numero e mi risponde il signor Farmacista o chi per esso, lo informo che avevo necessità di un farmaco;
l'interlocutore mi richiedeva se fossi stato in possesso della prescrizione medica del farmaco; dopo aver
ricevuto la mia affermazione, mi riferiva che stava scendendo. Aspetta, aspetta, aspetta, arriva il signor
Farmacista, che apre la farmacia e mi fornisce il farmaco alle ore 22,39 come dimostra lo scontrino che mi è
stato rilasciato. La mia indignazione sta nel fatto che il signor Farmacista mi emette uno scontrino per "Diritto
Chiamata" di €.4,91! Ora mi chiedo, ma in questa Italia Democratica è possibile che si è perso qualsiasi
rispetto verso i cittadini? E' mai possibile che sono sempre i cittadini a pagare, indignati da questo sistema
incomprensibile sempre alle prese con queste 'prassi istituzionali'? Desidero domandare a quelle persone
dirigenziali e ai politici interessati che fanno parte di questo incomprensibile sistema istituzionale, a me chi mi
deve pagare il carburante che ho dovuto consumare per recarmi alla farmacia di turno per ben due volte da
Susa, andata e ritorno, per acquistare un farmaco del tutto mutuabile? A me chi mi deve pagare la telefonata
fatta dal mio cellulare al signor Farmacista per chiedergli gentilmente se poteva recarsi in farmacia ed aprire
la stessa perché avevo necessità del farmaco? Però il signor Farmacista applica la regola dei 4.91 € spettanti
per il diritto d chiamata. Complimenti! Desidero domandare, se un cittadino non si potesse permettere un
telefonino oppure avesse semplicemente un rigetto verso gli apparecchi tecnologici, come e cosa dovrebbe
fare? E ancora, una persona anziana che magari per urgente necessità si reca nella farmacia di turno per
acquistare un farmaco, a volte molto ma molto importante per la sua salute, magari con la sua motoape e non
avesse un telefonino, mi sapete dire come deve fare? Però il farmacista ligio al suo status applica
inconfutabilmente € 4,91 per "diritto di chiamata", all'incirca 10.000 mila lire del vecchio conio. E beh, il diritto
è diritto, ma quello del cittadino me lo sapete indicare dov'è? Spero tanto che qualcuno possa dare un cenno
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Giornale Aperto
04/07/2013
La Valsusa - N.27 - 4 luglio 2013
Pag. 6
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 06/07/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
di risposta sul suo Settimanale Egregio Direttore, sia al sottoscritto che a tutti quei cittadinipazienti a cui
quotidianamente, viene calpestata la propria dignità. Grazie Signor Direttore per la pubblicazione. Distinti
Saluti PASQUALE PELLEGRINI SUSA
Foto: Le lettere vanno indirizzate a: [email protected]
PROFESSIONI
4 articoli
05/07/2013
About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
Pag. 3
Norme certe
Walter Gatti AboutPharma and Medical Devices wgatti@aboutpharma.
Mosè sul monte ricevette le tavole della legge, cosicchè almeno il popolo di Israele potesse sapere come
comportarsi. La sanità italiana è come il popolo di Mosè: attende un decalogo. I cittadini attendono di sapere
se dovranno pagarsi sempre più cure, alla faccia dell'art.32. I medici cercano di capire se ogni loro atto sarà
più o meno perseguibile, alla faccia dell'art.3 della legge Balduzzi. L'assistenza attende lumi tra cure primarie
e centralità ospedaliera, alla faccia del federalismo. Le aziende del privato, che forniscono farmaci e
dispositivi, incrociano le dita sperando in brandelli di stabilità, alla faccia dei payback e dei crediti nei confronti
della Pa. Le interviste nazionali e non che Aboutpharma realizza con general manager o presidenti, vanno
tutte in un'unica direzione: abbiamo bisogno di certezze. Il presidente di Farmindustria, Massimo
Scaccabarozzi ha recentemente chiesto "un quadro normativo e regolatorio competitivo garantito da un Patto
triennale per il settore e da una minore frammentazione a livello regionale". Appello ripreso e rilanciato dal
presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani: sì a norme stabili per il settore della farmaceutica
italiana all'interno del prossimo Patto della Salute. Perché tutti, da tutte le parti, attendono norme chiare?
Risposta semplice: nella nostra bella Italia, terra generosa di circa 200 mila leggi, le norme sembrano l'unica
cosa mancante. Se ci fossero norme chiare e stabili il mercato sarebbe regolato, la cornice diventerebbe
evidente, i paletti pure, le possibilità di sviluppo anche. Se ci fossero norme uniche e univoche, quel che è
vero a Milano sarebbe vero anche a Catanzaro, ma così non è, soprattutto se c'è da curarsi, da accedere a
percorsi terapeutici e a farmaci. La carenza di norma è una delle caratteristiche di un Paese iper-normato.
Così tutti rimangono in attesa del nuovo intervento che tutto dovrebbe normare e risolvere. Paradossi della
bulimia legislativa. Come se ne esce? Forse con una nuova legge "qualsiasi"? Speriamo di no. Negli ultimi
tempi il ministro Beatrice Lorenzin ha fatto numerosi interventi, ma il principale è stato quello di inizio giugno,
quando ha presentato le linee programmatiche del dicastero alle commissioni sanità e affari sociali di Senato
e Camera ed ha sottolineato l'intenzione di "adottare un approccio strategico quanto più possibile
"intersettoriale", basato sul principio della "Salute in tutte le politiche" (health in all policies), promuovendo la
salute come bene collettivo da conquistare e tutelare attraverso l'integrazione tra le azioni che competono
alle istituzioni e alla società". Nel frattempo la coppia del Ministero dello sviluppo economico, Zanonato-De
Vincenti, ha già assicurato la ripartenza del tavolo per la farmaceutica. Segnale incoraggiante visto che la
ripartenza è obbligatoria, anche perché i segnali di sofferenza sono ormai quasi-tragici e anche se Stefan
Oschmann, che abbiamo nell'intervista di copertina, crede nell'Italia, ci sono altre aziende che chiudono linee
di produzione e ricerca, oppure lasciano a casa centinaia di addetti. Allora è fondamentale, senza dubbio,
avere norme certe, purché siano di sistema: risposte parziali realizzate perché l'acqua è oltre la gola
provocano inevitabili stabilità parziali, godimenti parziali e nuovi guai totali. L'obiettivo Oms di "salute in tutte
le politiche" è un ottima visione di partenza perché costringe l'economia, l'università, le amministrazioni locali,
gli interessi più vari a realizzarla. Sapremo creare una nuova via italiana alla salute che ne tenga conto?
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/07/2013
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EDITORIALE LUGLIO/AGOSTO 2013
05/07/2013
About Pharma and Medical Devices - N.110 - luglio 2013
Pag. 14
Rassegna mensile delle principali notizie di sanità, medicina, ricerca scientifi ca, e innovazione d'impresa,
selezionate con lo sguardo rivolto all'Italia e al mondo
A cura della redazione di AboutPharma and Medical Devices
Boom di generici nel Belpaese Mai come prima è boom per i generici. A evidenziarlo i dati sulle vendite dei
farmaci equivalenti, diffusi lo scorso 29 maggio dall'associazione dei produttori (Assogenerici). Le cifre
mostrano un netto incremento (+ 25%), in seguito all'entrata in vigore, nell'agosto del 2012, della norma che
stabilisce l'obbligo di indicare il principio attivo nelle ricette. L'aumento, che è stato registrato mettendo a
confronto i sette mesi successivi all'introduzione del provvedimento (settembre 2012-marzo 2013) con lo
stesso periodo dell'anno precedente, ha riguardato tutte le regioni d'Italia sebbene in misura diversa:
Piemonte (+20%); Veneto (+23%); Emilia Romagna (+21%); Lombardia (+22%); Liguria (+26%); Marche
(+23%); Lazio (+25%); Campania (+24%); Basilicata (+26%); Calabria (+36%). In controtendenza la Sicilia
che risulta la penultima regione italiana per quota di mercato dei farmaci equivalenti (+8,7%). -L'evergreening aggrava i costi del Ssn Le operazioni delle aziende farmaceutiche per prolungare il brevetto
dei medicinali, tenendo i generici fuori dal mercato, aumentano i costi per il Sistema sanitario nazionale. Non
è una notizia sorprendente, ma alcuni studiosi dell'università di Ginevra hanno analizzato le ricadute
farmacoeconomiche del fenomeno e pubblicato un articolo sulla rivista Plos Medicine. La pratica dell'
evergreening di un brevetto consiste nel cambiare leggermente la formulazione di un farmaco (stesso
medicinale ma con un rilascio più lento del principio attivo o combinazioni di più principi attivi), trasformandolo
in un 'follow on'. La ricerca ha analizzato l'impatto economico di otto farmaci 'follow on' dal 2001 al 2008.
Durante il periodo in esame gli autori hanno rilevato che il costo totale per tutti i farmaci studiati è stato 171,5
mln di euro, di cui 103,2 mln di euro per i farmaci di marca, 41,1 mln di euro per quelli di "follow on" e 27,2
mln per i generici. -- Censis: 12,2 mln di italiani ricorrono alla sanità privata Per curarsi negli anni della crisi
12,2 milioni di italiani hanno aumentato il ricorso alla sanità a pagamento: la ragione principale è la lunghezza
delle liste d'attesa per il 61% e la convinzione che se paghi vieni trattato meglio per il 18%. Secondo i dati
della ricerca di RBM Salute-Censis "Scenari evolutivi per il welfare integrativo" la fuga nel privato riguarda
soprattutto l'odontoiatria (90%), le visite ginecologiche (57%) e le prestazioni di riabilitazione (36%). Al 27%
degli italiani è capitato inoltre di constatare che il ticket per una prestazione sanitaria è superiore al costo da
sostenere nel privato, il dato sale al 37% nelle regioni con Piani di rientro, la cui sanità pubblica è stata colpita
più delle altre dalla scure dei tagli. È questo l'esito più estremo di tagli e Spending review, che per il 61%
degli italiani hanno prodotto l'effetto di ridurre i servizi pubblici e abbassarne la qualità, piuttosto che eliminare
gli sprechi e razionalizzare le spese.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Flash news
05/07/2013
Wired - N.53 - luglio 2013
Pag. 33
BIG DATA PER BIG PHARMA
BAYER COMPIE 150 ANNI. E PER IL FUTURO GUARDA A GENOMA E ALGORITMI. PAROLA DEL SUO
CFO, WERNER BAUMANN
ANDREA GENTILE
«Da un lato c'è la specie umana, dall'altro il mondo vegetale e animale. Ora, grazie alla biologia
computazionale, possiamo costruire ponti tra queste realtà e studiarle in modo sistematico per creare nuovi
tarmaci salvavita». Parola di Werner Baumann, Chief Financial Officer dell'industria chimica e farmaceutica
Bayer. La strategia di crescita del colosso tedesco, che quest'anno celebra i suoi 150 anni, punta sui big data
provenienti dai genomi di tutte le specie viventi. Perché non basta più la ricerca sull'uomo? «Le aziende che
si occupano di chimica, e in particolare Bayer, hanno accumulato una profonda esperienza sul metabolismo
umano, vegetale e animale. In questo momento stiamo grattando solamente la superficie, abbiamo decine di
milioni di euro dedicati alla ricerca di sementi migliorate con caratteristiche che provengono da specie
vegetali diverse. Non ci sarà nulla di tangibile in termini di prodotto per i prossimi 10 o 15 anni, ma abbiamo la
possibilità di fare scoperte rivoluzionarie su nuovi meccanismi che si possano applicare a più specie». I
brevetti sui farmaci sono sempre più spesso contestati per la loro durata troppo lunga. Sono davvero così
importanti per l'industria? «Come industria dobbiamo sopravvivere con un modello di business che
comprende rischi significativi e risultati incerti. La maggior parte dei farmaci che sperimentiamo non ha futuro
e solamente alcuni riescono ad arrivare sul mercato. Se non hai la certezza che l'innovazione che hai creato
sia protetta per 12-15 anni, il tempo che magari ci vuole per portare nel mercato un nuovo farmaco, questo
modello di business è morto. E cosa succederebbe se non ci fosse un'industria farmaceutica innovativa che
alimenta la fabbrica dei farmaci generici, più convenienti per i sistemi sanitari? Chi pagherebbe in media un
miliardo per un nuovo prodotto che altri potrebbero copiare?». Ci dia un'idea di quanto investite in ricerca...
«Il nostro business farmaceutico è intorno al 50% del totale, che nel 2012 è stato di circa 39,8 miliardi di euro.
Poco più di 8 miliardi di euro (più 8,8% sul 2011) sono legati al mercato delle coltivazioni agricole, mentre 1
restanti 12 miliardi di euro sono invece relativi alla scienza dei materiali. Se si guarda ai 3,2 miliardi di euro
che spendiamo in ricerca e sviluppo, due terzi di questi (poco più di 2 miliardi) vanno al settore farmaceutico.
Circa 850-900 milioni di euro sono dedicati alla ricerca sulle sementi, intorno ai 250 milioni a quella dei
materiali. Li investiamo il 2% degli introiti, mentre nelle sementi agricole si arriva al 10%. Nella salute umana
è tra 111,5 e il 12%».
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/07/2013
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IL COSTO DELLA SALUTE
05/07/2013
Tema Farmacia - N.7 - luglio 2013
Pag. 56
L'Associazione che rappresenta il comparto dell'automedicazione cambia nome e diventa ASSOSALUTE
Associazione nazionale farmaci di automedicazione, per rendere ancora più riconoscibile il ruolo dei farmaci
da banco per la salute e il benessere dei cittadini. "Assosalute rappresenta l'industria del farmaco che parla
direttamente alla salute del cittadino e con la nuova denominazione, più semplice e riconoscibile,
l'associazione diventa più visibile e ancora più pronta a rafforzare il proprio ruolo nella diffusione di una
cultura dell'automedicazione responsabile" commenta il Presidente Stefano Brovelli "Crediamo, infatti, che
sviluppare la capacità dei cittadini di gestire autonomamente i piccoli disturbi sia una delle leve fondamentali
per la sostenibilità del sistema sanitario".
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/07/2013
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ASSOSALUTE Nuovo nome per ANIFA
PERSONAGGI
2 articoli
06/07/2013
Corriere del Mezzogiorno - Lecce
Pag. 1
(diffusione:27910)
I GIOVANI LEONI DELLA POLITICA
di ANGELO ROSSANO
Non sarà, come pure potrebbe sembrare, un articolo a favore di una generazione: quella dei 40enni. Qui, si
vorrebbe parlare di idee, di visione, di prospettive. A Bari la campagna elettorale per le elezioni del sindaco è
già partita. E' cominciata ancor prima che siano definite le candidature, a destra come a sinistra. Ha già
iniziato la sua maratona Pietro Petruzzelli, poco meno che quarantenne, consigliere comunale Pd. Petruzzelli
ha detto in modo chiaro e aperto: «Io ci sono e punto a fare il sindaco di Bari». Subito dopo ha iniziato a
girare quartieri, giardini e piazze per avviare un'azione di ascolto sulle attese dei cittadini. I suoi detrattori - nel
suo e nell'opposto schieramento - sostengono che lo faccia solo per giocarsi un ruolo da assessore nella
futura giunta, «tanto non può farcela». Ma Petruzzelli giura che non è vero. Vedremo. Uno, quindi, è andato,
e nel frattempo aspetta e spera nelle primarie. E gli altri? I nomi che in questo momento vengono messi in
campo, pesati e valutati, sono diversi. Partiti e schieramenti sono alle prese con complicate geometrie e
giochi di equilibrio con l'obiettivo di indovinare il candidato giusto. E per come sta evolvendo la vicenda è
certo che il fattore generazionale giocherà un ruolo in questa scelta. Sempre nel centrosinistra c'è Antonio
Decaro, deputato Pd, già assessore comunale, un altro «giovane» (tale almeno è secondo le categorie
anagrafiche proprie della politica). Scegliere Decaro significherebbe scegliere un erede diretto e legittimo
dell'uscente Michele Emiliano, con quello che ciò comporta in termini positivi, ma anche negativi. Anche nel
centrodestra «quarantenni» della politica barese aspirano con piena legittimità a compiere il salto di qualità,
passando ad interpretare ruoli da primo attore. Da Antonio Distaso, deputato Pdl a Filippo Melchiorre, Fratelli
d'Italia, passando per Mario Ferorelli. La decisione finale dipenderà molto dai criteri che si sceglieranno per
individuare i candidati. Tutti qui i possibili e aspiranti candidati? No, non sono tutti. Eccone (alcuni) altri: si
tratta di nomi autorevoli, credibili e spendibili sul piano elettorale. Un'altra generazione, però. Per il
centrosinistra c'è - per esempio - l'assessora regionale Angela Barbanente, l'assessore comunale Ludovico
Abbaticchio; per il centrodestra il segretario cittadino del Pdl, Luigi D'Ambrosio Lettieri, o anche il molto
accreditato presidente della Provincia Francesco Schittulli. Con questo quadro è evidente che l'età giocherà
un ruolo nella selezione delle candidature e poi nella campagna elettorale. Capita sempre così nella vita
sociale, come nella savana: la crescita dei giovani leoni passa sempre da un confronto duro con l'esperienza,
la forza consolidata, la competenza di chi è arrivato prima. Ma qui sta il punto: evitare di giocare solo a fare i
rottamatori. «Giovane» non è sempre meglio di «vecchio». «Entusiasmo» non vale più di «esperienza». La
sfida da raccogliere è dunque quella di non trasformare una campagna elettorale solo in un confronto
anagrafico, ma in una lotta di idee. In primo piano la «visione» della città che si vuole offrire alla valutazione
degli elettori. I cittadini hanno attese e bisogni, il territorio deve diventare competitivo e attrattivo. La città deve
essere pulita, accogliente, sicura e, almeno un po', a misura di bambino. RIPRODUZIONE RISERVATA
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 06/07/2013
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NON SIA SOLO UNA SFIDA GENERAZIONALE
06/07/2013
Corriere del Mezzogiorno - Lecce
Pag. 2
(diffusione:27910)
«Nuova stagione». «Vigileremo, ora basta tifare»
BARI - Gli studenti si dividono sull'elezione di Uricchio. Da una parte la coalizione Noi, che ha all'interno
espressioni di destra, e dall'altra Link, prettamente di sinistra. «Crediamo che con Uricchio possa aprirsi una
nuova stagione in cui lo studente sia al centro dei processi decisionali, in cui si possa ridurre il disavanzo di
bilancio fino ad azzerarlo - commenta Salvatore Fedele, consigliere di amministrazione di Noi - vogliamo una
università che sappia favorire la formazione e l'eccellenza, cominciando dalla Facoltà di Medicina». «Con
Uricchio abbiamo condiviso negli anni battaglie, idee e progetti - aggiunge Vito Ardito, senatore di Noi - il suo
programma è anche il nostro e ci impegneremo a realizzarlo. Gli studenti sono al centro della sua idea di
università efficiente e di qualità e ammetto che questo ci onora tanto». Scettici i ragazzi di Link. «Auguriamo
un buon lavoro - commenta Alessandro Castellana di Link Bari - ma vigileremo, considerando le profonde ed
evidenti differenze di cultura politica tra il professore e la nostra organizzazione, al fine di provare a
scongiurare eventuali derive aziendalistiche nella nuova gestione universitaria». I ragazzi poi attaccano. «Ci
sconforta il servilismo politico di alcune associazioni studentesche che hanno festeggiato con cori e bandiere
l'elezione, riproducendo pratiche da sindacalismo giallo». Anche la Cgil ha scritto a Uricchio chiedendo un
impegno concreto sull'Ateno. Auguri al nuovo rettore dal senatore del Pdl, Luigi D'Ambrosio Lettieri. S. Del.
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PERSONAGGI - Rassegna Stampa 06/07/2013
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Le reazioni Le associazioni studentesche divise dopo l'elezione del successore di Petrocelli