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Martedì 24 Giugno 2014
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nn Marketing Un’analisi condotta da Gallup evidenzia lo scarso ritorno degli investimenti su piattaforme come Facebook
I social? Poco utili per il marketing
di Jeff Elder
A
marzo 2013, Ritz-Carlton Hotel ha acquistato spazi pubblicitari per promuovere
la sua brand page su
Facebook. Dopo alcuni giorni, i dirigenti, non soddisfatti,
hanno fermato la campagna:
non perché non ricevessero abbastanza consensi, ma
perché ne stavano ricevendo
troppi e troppo velocemente.
«Temevamo che l’impegno e
i contatti con la nostra comunità potessero venire meno»
con l’aumentare del numero
dei fan, afferma Allison Sitch,
vicepresidente delle pubbliche
relazioni globali del Ritz-Carlton. Oggi, la pagina dell’hotel
su Facebook conta circa 498 mila
«mi piace»; alcune pagine di hotel concorrenti ne hanno molti di più. Piuttosto
che cercare di tenersi aggiornato, il RitzCarlton passa il tempo ad analizzare le
conversazioni che avvengono sul social
media per vedere ciò che piace e ciò che
non piace ai clienti, rivolgendosi anche
a coloro che non hanno mai soggiornato
in uno dei suoi hotel e che esprimono
le loro preoccupazioni riguardo al costo.
L’esempio del Ritz-Carlton dimostra un
cambiamento delle strategie aziendali di
social media marketing. Dopo anni spesi
a inseguire i fan su
Facebook e i follower
su Twitter, molte aziende danno più
importanza alla qualità rispetto alla
quantità. Esaminano i commenti fatti sul
loro brand e usano le informazioni per
migliorare il loro business. «La priorità
non è più quella di avere un ingente
numero di fan e follower ma di capire
quello che i social network fanno per te
e per i tuoi veri obiettivi aziendali», dice
Jan Rezab, ceo di Socialbakers, società
che si occupa del monitoraggio dei social
network con sede
a Praga. Quando
alla fine degli
anni 2000 molte
aziende hanno
aperto una pagina su Facebook,
lo hanno fatto
con l’intenzione di
avere un’altra pagina web del proprio
brand dove fornire
link, informazioni sui
contatti e monitorare
le lamentele dei consumatori. Poi, sono rimaste coinvolte
nel gioco dei numeri e hanno cercato di
guadagnare enormi quantità di fan e follower, pensando di costruirsi un solido
canale di marketing. Molto spesso, però,
non è stato così. «I social media non sono
quello strumento di marketing potente e
persuasivo che molte aziende speravano
sarebbe stato», conclude Gallup, che
lunedì ha un report sull’argomento. Secondo Gallup, il 62% degli oltre 18 mila
consumatori americani intervistati ha
dichiarato che i social media non hanno
avuto influenza sulle loro decisioni di acquisto, mentre un altro 30% ha affermato
che ne hanno avuta in parte. Nel 2013,
le aziende americane hanno speso 5,1
miliardi di dollari in pubblicità sui social
media ma Gallup riferisce che «i consumatori sono molto esperti nell’ignorare
i contenuti Facebook e Twitter relativi
a un marchio». In uno studio condotto
lo scorso anno da Nielsen Holdings NV
è emerso che i
consumatori
globali avevano più
fiducia negli annunci
pubblicitari apparsi
in televisione,
sulla carta
stampata,
alla radio,
sui cartelloni e nei
trailer di
film rispetto a quelli dei
social media. Secondo Gallup, le aziende hanno erroneamente ritenuto che i
consumatori le avrebbero ben accolte
nelle loro vite social. Così hanno iniziato una forte campagna pubblicitaria
che ha però causato l’effetto contrario
su molte persone. Più recentemente, i
cambiamenti nel modo in cui Facebook
gestisce il news feed degli utenti hanno ostacolato la capacità dei brand di
raggiungere i loro fan. Invece di strut-
turarli in un flusso cronologico, Facebook organizza il news feed in modo
da presentare gli articoli che ritiene più
interessanti per gli utenti. Il risultato: a
marzo i brand hanno raggiunto il 6,5%
dei loro fan con i post su Facebook,
meno del 16% di febbraio 2012, secondo
EdgeRank Checker, società di analisi
statistica acquistata recentemente da
Socialbakers. Indian Road Cafe a New
York City stima di aver speso circa 5
mila dollari di pubblicità su Facebook
e ora la sua pagina conta circa 13 mila
fan. «Il ritorno, però, è molto deludente»,
dice il comproprietario Jason Minter, «se
non si spende per incrementare i post,
si raggiungono soltanto da 300 a 400
persone. Si investe tanto ma sfortunatamente, il guadagno è minimo». Minter
afferma che il ristorante usa ancora
Facebook ma in maniera più mirata ed è
alla ricerca di un nuovo sito web e di altri
approcci di marketing digitale piuttosto
che aumentare l’audience su Facebook.
Un portavoce di Facebook dichiara che
le aziende hanno bisogno di mettere a
punto le loro priorità. «I brand devono
cambiare le loro mentalità», afferma
il portavoce, «i fan devono essere un
mezzo per ottenere risultati di business
positivi – e non la fine del processo». Un
altro motivo per cui le aziende guardano
oltre al numero di fan è che i numeri
possono essere facilmente modificati. I
ricercatori affermano che molti fan sono
falsi o automatizzati e gli account creati
per gonfiare i numeri.
Il ricercatore di sicurezza informatica
italiana Andrea Stroppa dichiara di aver
trovato diversi nuovi siti che offrono fan
per Facebook o follower per Twitter per
pochi soldi. Stroppa ha fatto un esperimento e ha pagato 42 centesimi per 700
retweet e sette centesimi per 100 «mi
piace» su un post di Facebook.
nn Soluzioni Il colosso delle tlc ha adottato la tecnologia della start-up italiana per ottimizzare la gestione dei documenti
Carta e digitale uniti grazie a BT ed E@scribo
di Maria Monni
L
a gestione dei documenti cartacei
costituisce sempre più un costo
per le aziende su cui è possibile
incidere in maniera significativa grazie alle
soluzioni tecnologiche. L’ultimo esempio
di una soluzione innovativa in questo
settore veda la collaborazione tra una
start-up italiana e un colosso delle telecomunicazioni, BT, che ne ha intuito le
potenzialità. Con E@scribo è infatti possibile compilare e firmare un documento
cartaceo digitalizzandone in tempo reale
una copia elettronica valida a norma di
legge. Quest’ultima potrà essere inviata
in tempo reale all’azienda, che disporrà
quindi di una copia digitale del docu-
mento cartaceo compilato e firmato. La
soluzione di BT, basata sulla piattaforma
E@scribo sviluppata dall’omonima startup italiana, ha l’obiettivo di migliorare
l’efficienza di tutti quei processi lavorativi
che richiedono la compilazione su carta
di documenti e formulari permettendone
la digitalizzazione e l’invio in tempo reale
e in qualsiasi situazione, in azienda o in
mobilità. I principali destinatari della soluzione possono essere le reti di vendita
e quelle di assistenza tecnica, ma più in
generale tutte quelle strutture che necessitano di effettuare attività di gestione
documentale al di fuori dell’ufficio, come
ambienti industriali, cantieri edili, poli
della logistica, aree portuali e aeroportuali.
L’utilizzo di E@scribo è semplice e veloce,
così come l’integrazione della soluzione in
azienda dal momento che gli utilizzatori
il personale non saranno
costretti a modificare il
proprio modo di lavorare e l’azienda non
dovrà cambiare
modulistica
e processi. E@
scribo
è collegato
ai servizi di rete
mobile italiana di BT attraverso
una Sim dati di BT Italia, che garantisce la
più ampia copertura sia su rete propria sia
in roaming, ed è inoltre dotato di connes-
sione wireless. Il dispositivo consente di
apporre ai documenti la firma elettronica
avanzata, certificata e
legalmente riconosciuta e supporta set
di caratteri e linguaggi
internazionali. Attraverso l’applicazione E@scribo Portal, ospitata presso
l’infrastruttura cloud BT, è
possibile effettuare la gestione
remota dei device sul campo, la
gestione dei documenti elettronici sia in fase di acquisizione sia di
distribuzione dei template ai device ed
infine scambiare dati con il proprio sistema di crm, per la completa automazione
del processo. (riproduzione riservata)