Corso di Fisica Tecnica Ambientale –- Architettura-energia-ambiente: introduzione alla sostenibilità Laboratorio Integrato 1°anno CLASARCH indirizzo sostenibilità Architettura-energia-ambiente: introduzione alla sostenibilità Università IUAV - Venezia Cos’è la sostenibilità Per sviluppo sostenibile si intende uno sviluppo che soddisfa i bisogni delle popolazioni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. (Rapporto Bruntland - World Commission on Environment and Development, 1987) Il concetto di sostenibilità nasce dalla consapevolezza che l’equilibrio del pianeta Terra è fragile Sviluppo sostenibile significa attivare politiche di sviluppo e ambientali basate sulla comparazione fra i costi e benefici e su attente analisi economiche, con lo scopo di rafforzare la protezione ambientale e aumentare i livelli sostenibili di benessere (World Bank World Development Report, 1992) Lo sviluppo umano durevole e sostenibile aggiunge un'altra dimensione: quella della scarsità delle risorse e del degrado dell'ambiente, problemi ai quali sono esposte le generazioni attuali e future (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, 1992 ) Status eventi uomo cacciatore che non usa il fuoco scoperta del fuoco uomo cacciatore che usa il fuoco consumi pro-capite percentuale del consumo attuale 10 MJ/die (2500 kcal/die) 0,1 tep/ anno 1% 20 MJ/die 0,2 tep/ anno 2% 200000 40 MJ/die 4% 8-10000 anni da ora rivoluzione agricola uomo agricoltore allevamento navigazione a vela ruota mulini ad acqua mulini a vento rivoluzione industriale uomo tecnologico macchina a vapore combustibili fossili elettricità 100 MJ/die 10% 200 -250 uomo nelle società industrializzate energia nucleare (1942) 1000 MJ/die 9 tep/anno 100% 0 Da almeno 20 anni si parla di “terza rivoluzione industriale” È possibile immaginare uno sviluppo in cui l’informazione sostituisca l’aumento del consumo di energia e di materia Uno sviluppo basato sempre di più sulla produzione e sul consumo di “beni immateriali”? Perché esiste il problema energetico e perché è connesso ai problemi ambientali (globali e locali)? In base al primo principio della termodinamica non dovrebbe esistere il problema energetico: l’energia può essere convertita da una forma all’altra ma si conserva, come la massa. ΔU = Q – L Se: ΔU = 0 (trasformazione ciclica) Q1 – Q2 = L (ciclo diretto) Æ Q 1 = L + Q2 Æ L + Q2 = Q1 (sembrerebbe) Esiste però il secondo principio. Nella realtà: Q1 – Q2 = L + Ta·ΔSirr (ciclo diretto) Æ Q1 = L + Q2 + Ta·ΔSirr Æ L + Q2 = Q1 – Ta·ΔSirr Nella trasformazione inversa ottengo una quantità di energia termica minore od a una T inferiore La perdita di qualità energetica connessa ad ogni trasformazione reale è rappresentata dall’aumento di entropia del sistema che compie la trasformazione. Il secondo principio introduce il concetto di qualità dell’energia. Una misura della qualità dell’energia termica, la più immediata, è data dalla sua temperatura Gli usi finali dell’energia e le fonti energetiche vengono normalmente classificati in: • a bassa temperatura (sotto i 100°C), quali il riscaldamento di acqua sanitaria ed ambienti, • a media temperatura (150 - 250°C), richiesta da processi produttivi, sterilizzazioni (in ospedali), cottura di cibi, • ed ad alta temperatura (1500 - 2000°C ed oltre) utilizzabile per produrre lavoro meccanico, il lavoro meccanico stesso e l’energia elettrica sono ascritti a questa ultima categoria • Nel bilancio energetico nazionale italiano gli usi finali a bassa temperatura all’inizio degli anni ottanta dello scorso secolo costituivano circa il 32% del totale. • I soli usi finali cosiddetti “domestici”, per la quasi totalità a bassa temperatura, costituivano un quarto della domanda totale di energia primaria, ad essi andavano aggiunti gli usi terziari ed industriali sempre bassa temperatura. • Nel bilancio energetico italiano gli usi finali a bassa temperatura non sono affatto trascurabili da un punto di vista quantitativo. • Si consideri che il settore residenziale e terziario assorbe circa un terzo degli usi finali dell’energia (residenziale + terziario = 43,3 Mtep = 30% di usi finali), di questa quota un po’ meno di un terzo è costituito da usi elettrici (più o meno obbligati) ed il resto da usi termici a media e soprattutto a bassa temperatura. In particolare all’interno degli usi finali connessi alla residenza, tolti gli usi cucina e gli usi elettrici obbligati, la parte del leone (80%) la fa la domanda di energia per riscaldamento di ambienti ed acqua calda sanitaria, tipicamente a bassa temperatura (22 Mtep = 15,4% degli usi finali totali). • A questi usi (a bassa temperatura), vanno aggiunti gli usi terziari ed industriali sempre a bassa temperatura (difficilmente quantificabili). Tanto maggiore è la temperatura tanto maggiore è la convertibilità in lavoro dell’energia disponibile a quella temperatura L = η · Q1 – Ta·ΔSirr L = (1-T2/T1)·Q1 - Ta·ΔSirr Ma non esiste solo il ciclo di Carnot, anche una differenza di pressione, di volume specifico o di energia potenziale o cinetica tra ingresso ed uscita in un sistema aperto possono produrre lavoro. Pertanto un indicatore più completo della qualità dell’energia è dato dalla grandezza Exergia. Essa è definita come la frazione di una data quantità di energia utilizzabile in forma di lavoro meccanico. Si ipotizzi per semplicità un sistema che scambi calore con una sola sorgente a temperatura T1, oltreché con l’ambiente, e che sia attraversato da una sola corrente fluida. Scrivendo il bilancio energetico riferito all’unità di portata massica del fluido in transito si avrà che il lavoro utile specifico ottenibile sarà: ⎛ Ta ⎞ l = q1 ⋅ ⎜⎜1 − ⎟⎟ + he − hu − Ta ⋅ (se − su ) + ⎝ T1 ⎠ ωe2 − ωu2 + + g ⋅ (ze − zu )− Δsirr ⋅ Ta 2 Facendo un confronto con l’equazione del primo principio si nota che qui: • mentre le variazioni di energia cinetica e potenziale sono considerate per intero, non vengono cioè penalizzate, • la quantità di calore q1 scambiato con la sorgente a T1 viene ridotta dalla moltiplicazione per una quantità minore di uno, • la variazione di entalpia viene diminuita dalla sottrazione del termine Ta·(se-su), che rappresenta una quantità di calore, che non viene scambiata a causa dei fenomeni connessi all’irreversibilità. Come si può osservare nel calcolo dell’Exergia non sono coinvolti solo gli scambi termici (sui quali influisce il rendimento di Carnot), ma anche le altre variabili interne del sistema: s ma anche p e v (che sono contenute in h). Nonché le due forme di energia meccanica (cinetica e potenziale). In effetti il lavoro può essere prodotto anche da variazioni di p e v tra ingresso ed uscita del sistema aperto. Rendimenti del secondo ordine • Nel valutare l’efficienza con cui avvengono le conversioni energetiche, la grandezza da tener d’occhio è dunque l’exergia, e gli sprechi da evitare sono quei fenomeni di degrado rappresentati da riduzioni del valore di tale grandezza. • Un criterio per valutare questa efficienza, o appropriatezza dell’uso delle risorse, è il calcolo del rendimento termodinamico del secondo ordine (rendimento iso-entropico) o, ancora meglio, il rendimento exergetico del processo. Quest’ultimo è definito come il rapporto tra l’exergia ottenuta alla fine del processo e l’exergia spesa / disponibile all’inizio dello stesso. Domanda ed offerta di energia La domanda di energia è costituita dagli usi finali della stessa (calore, energia meccanica, luminosa) mentre l’offerta è costituita dalle fonti. Entrambe possono essere classificate in base alla qualità dell’energia. Adeguare qualitativamente l’offerta alla domanda (qualora essa non lo sia) significa eseguire interventi di razionalizzazione energetica. Un esempio di razionalizzazione energetica: la cogenerazione di elettricità e calore • È bene precisare che l’adeguamento delle forme di energia disponibili agli utilizzi finali più idonei è detto razionalizzazione, ed il suo scopo è la conservazione della qualità dell’energia, che si traduce generalmente in una minor domanda di energia primaria, in particolare di quella fornita da fonti non rinnovabili. • Con il termine risparmio si intende invece un intervento restrittivo sugli usi finali, come: ridurre la temperatura interna degli edifici, utilizzare meno acqua calda, spostarsi di meno. Nel termine risparmio è insita l’idea di sacrificio, e di rallentamento dell’economia. Fonti, vettori, tecnologie di conversione. Le fonti primarie di energia sono quelle disponibili in natura, a monte delle conversioni da una forma all’altra operate dall’uomo. Esse possono essere rinnovabili e non. I vettori energetici sono le forme intermedie dell’energia, che essa assume tra la raccolta e l’uso finale. Sono vettori tutti i combustibili prodotti mediante raffinazione, l’H, l’energia elettrica prodotta da combustibili fossili o nucleari. È bene notare che l’energia elettrica è considerata una fonte primaria negli altri casi (energia idroelettrica, elettronucleare o da solare fotovoltaico). Le fonti di energia primaria (classificabili in base alla temperatura dell’energia resa disponibile) sono: • Le fonti non rinnovabili • • • • • • Carbone kg Petrolio barile Gas naturale m3 standard Fissione Nucleare – non autofertilizzante Le fonti rinnovabili • • Combustibili fossili: Direttamente o indirettamente legate al SOLE: • • • • • Idraulica Eolica Solare Biomasse Maree e onde Le fonti assimilabili a rinnovabili/quasi inesauribili • • • Calore endogeno della terra (geotermia) • Uso razionale dell’energia (Legge 10-1991 – DL 192 -2005) RSU Fissione Nucleare autofertilizzante e Fusione Nucleare Consumi energetici mondiali nel 2004 (Mtep) Ex- Unione Sovietica OPEC OCSE Africa sub-sahariana Nord Africa Africa Medio Oriente Pacifico India Asia meridionale Giappone Cina Asia orientale America latina USA Nord America Russia CSI* UE (25) UE (15) Europa 0 1000 2000 3000 4000 5000 Consumi mondiali per fonti primarie (Mtep) 12000 10000 Gas Naturale Carbone Petrolio Energia Elettrica Biomasse Geotermia Solare termico Totale 8000 6000 4000 2000 0 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 6000 2004. Consumi per area geografica e fonte (Mtep) Africa sub-sahariana Nord Africa Africa Medio Oriente Pacifico India Asia meridionale Giappone Cina Asia orientale America latina USA Nord America Russia CSI* UE (25) UE (15) Europa 0 Petrolio 200 Gas 400 Carbone 600 800 Elettricità 1000 Biomassa 1200 1400 Calore Centrali solari a concentrazione Solare termodinamico / Progetto Archimede Il panorama energetico: statistiche italiane Consumo di energia in Italia. Fonte: Libro Bianco sull’energia ENEA 2005 Fabbisogno Energetico: 195.5 Mtep Popolazione: 56 Milioni Consumi italiani di energia per fonte nel 2004 (195,5 Mtep) => Procapite: 3.5 tep/anno Usi finali dell'energia in Italia nel 2004 (143,3 Mtep) Combustibili solidi Industria Gas naturale Trasporti Prodotti petroliferi Residenziale e terziario Agricoltura Fonti rinnovabili Usi non energetici Importazioni nette energia elettrica Bunkeraggi Si noti la differenza tra il consumo di energia da fonti primarie (195,5 Mtep) e la domanda di energia per usi finali (143,3 Mtep). Questa differenza è dovuta alle conversioni da una forma di energia all’altra. Domanda e offerta di energia • • Come si può osservare ad una domanda di 143,3 Mtep di energia da varie fonti per soddisfare gli usi finali corrisponde un consumo (o disponibilità) di energia da fonti primarie di 195,5 Mtep. La differenza tra le due quantità corrisponde alle perdite che si verificano nelle conversioni di una forma di energia in un'altra, essenzialmente nella generazione elettrica, e nella distribuzione dell’energia. Questa differenza figura sotto la voce “consumi e perdite del settore energetico” e risulta pari a 52,2 Mtep, di cui la quasi totalità (46,9 Mtep) rappresenta il costo della generazione elettrica. In altre parole la domanda di energia relativa agli usi finali è intesa come il potere calorifico della fonte così come viene fornita all’utilizzatore a monte delle conversioni che lui attuerà (ad esempio nella caldaia domestica o nei fornelli), l’energia l’energia relativa all’energia elettrica corrisponde al flusso termico che essa fornirebbe se interamente dissipata in una resistenza elettrica (860 kcal/kWh). Consumo italiano di energia primaria (Mtep) Combustibili solidi 200 180 Gas naturale 160 140 Prodotti petroliferi 120 100 Fonti rinnovabili 80 60 Importazioni nette energia elettrica 40 20 0 Totale 1995 2000 2001 2002 2003 2004* Settore USI CIVILI. domanda energetica per fonte (ktep) . Energia elettrica Gas 45.000 40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 0 Prodotti petroliferi GPL Gasolio Olio combustibile Carbone 2004(***) 2003 2002 2001 2000 1995 1990 Totale fossili Legna (*) Totale usi finali Il settore degli usi civili (residenza più terziario), con 43,3 Mtep su 143,3, costituisce il 30% degli usi finali dell’energia. Circa un terzo degli usi civili è coperto con energia elettrica (8% del totale), che nella residenza sono il 16% mentre nel terziario sono il 42%, il resto, usi a media e bassa temperatura, con combustibili (22% del totale). Italia 2003. Usi finali energia nella residenza. 4.404; 16% 1.486; 5% 2.952; 11% 19.123; 68% Riscaldamento Acqua calda Usi cucina Usi elettrici obbligati Il settore residenziale da solo richiede 27,966 Mtep. Al suo interno, tolti gli usi cucina e gli usi elettrici obbligati, la parte del leone la fanno gli usi a bassa temperatura: riscaldamento ed acqua calda sanitaria (22 Mtep = 15,4% degli usi finali totali) Energia e ciclo di vita dell’edificio • • • L’energia consumata nella fase di fruizione (esercizio) di un’abitazione era stimata, nel 1980, pari a 10-15 volte quella richiesta dalla costruzione. Su questa valutazione concordano altre fonti più recenti secondo cui i consumi legati alla costruzione e ristrutturazione degli edifici possono essere stimati, sia pure con scarsa precisione, in 5-6 Tep per una unità abitativa (un appartamento) di 90-100 m2, dunque dai 2100 ai 2500 MJ/m2 (1 tep = 42 GJ). Questo in considerazione del fatto che ciò richiede l’impiego di 100 t di materiali, in gran parte prodotti con processi di cottura o metallurgici, ed in considerazione dei (modesti) costi energetici di cantiere. • Il riscaldamento invece costituisce ancora (al 2006) il maggiore consumo energetico nella gestione di edifici civili (61% del totale degli usi finali nel settore residenziale). In tutto esistono 19 milioni di unità abitative (appartamenti) dotate di impianto fisso di riscaldamento, ognuna di esse consuma mediamente 1 tep/anno per riscaldarsi (420 MJ/(m2·anno) o 116 kWh/(m2·anno)). Si tratta ovviamente di una media tra valori molto diversi, le cui variazioni sono in gran parte dipendenti dal clima. • Quindi in media un’unità abitativa consuma in 6 anni, per il solo riscaldamento, una quantità di energia pari a quella necessaria per la sua costruzione, gli anni scendono a tre se si considerano i consumi energetici totali relativi alla fruizione della stessa unità. • Pertanto nell’arco della vita utile dell’edificio (normalmente stimato in 40 anni) si avrebbe un consumo energetico per solo riscaldamento di 40 tep, otto volte il costo energetico di costruzione (si arriva alle 10-15 volte considerano i consumi energetici totali). • In base ad elaborazioni condotte nell’ambito di una ricerca IUAV la domanda annua di energia primaria di un appartamento situato in una palazzina in linea di 3 piani fuori terra con 2 vani scala e sei appartamenti per piano, tipica delle nostre periferie a media densità, si aggira, nella provincia di Venezia, sui 450 MJ/m2 di energia primaria. Il dato include la climatizzazione invernale (350 MJ/(m2·anno), la climatizzazione estiva (30 MJ/(m2·anno) e l’illuminazione artificiale (70 MJ/(m2·anno). Se si assume una vita dell’edificio di 40 anni la domanda di energia in fase di esercizio ammonta a 18000 MJ/m2 di energia primaria, il che significa dalle 7 alle 8,5 volte il costo energetico di costruzione. • Considerando la sola climatizzazione invernale (350 MJ/m2·anno) il suo costo è tra le 5,5 e le 6,6 volte il costo energetico di costruzione. Mondo OCSE 2002 UE- 15 Italia 2002 2003 2002 2003 2002 2003 Offerta 10230,7 5345,7 5390,81489,41513,1172,7180,7 energia totale Biomassa 1117,7 178,4 181,1 56,7 59,7 2,5 3,1 Solare, 8,8 7,6 8,2 3,8 4,4 0,2 0,2 eolico Geotermia 41,5 24,8 26,3 3,8 5,2 3,5 4,8 Idroelettrico 223,7 105,8 104,7 24,1 24,0 3,4 3,2 Totale 1391,6 316,6 320,3 88,4 93,4 9,6 11,3 Rinnovabili % 13,6 5,92 5,94 5,94 6,17 5,54 6,24 Rinnovabili Fonti rinnovabili in Italia, Europa, OCSE, Mondo Mtep - Anni 2002, 2003 Nel 2004 le fonti rinnovabili costituiscono in Italia il 7,2% dell’offerta di energia con 14,1 Mtep su 195,5 L’idrogeno: un nuovo vettore energetico La produzione di Idrogeno Fonti rinnovabili in Italia, Europa, OCSE, Mondo Mtep • L’Idrogeno, ottenuto dal metano o da altri idrocarburi, entra nella cella (1) ed incontra una barriera porosa. L’elettrodo a base di platino (anodo) separa (2) l’unico elettrone dall’unico protone costituenti l’atomo di H. • Mentre gli elettroni vengono trattenuti dell’anodo, gli ioni positivi (protoni) raggiungono l’altro elettrodo poroso (cadodo) attraversando l’elettrolita (acido fosforico) (3). • L’accumulo di elettroni sul primo elettrodo produce differenza di potenziale rispetto al secondo elettrodo, quindi una corrente elettrica (4) quando i due elettrodi vengono collegati. Gas - Serra Attualmente le emissioni antropiche di gas-serra ammontano a 50 miliardi di t di CO2 (equivalente) / anno. Esse costituiscono il 3% della CO2 totale circolante nella biosfera. I 15 paesi dell’UE ne emettono circa 6,5 miliardi. A titolo di raffronto: l’Etna in 2 giorni di intensa attività ha emesso 40000 t di CO2 (equivalente). Secondo l’ultimo rapporto dell’International Panel on Climate Change (Organismo ONU) le emissioni di gas serra (CO2, CH4, NOX, idrofluorocarburi, perfluorocarburi, esafluoruro di zolfo) crescono dell’1,6%/anno. Questo nonostante il trattato di Kioto imponesse di ridurle del 5,2% rispetto ai livelli del 1990. Bisognerebbe ridurle del 70% per stabilizzare le temperature medie 2 °C sopra i valori attuali. Il riscaldamento globale Protocollo di Kyoto 10 Dicembre 1997: • I Paesi si impegnano a ridurre entro il 2012 le emissioni di gas serra in media del 6% rispetto al 1990; • • Sono esclusi i Paesi in via di Sviluppo; Per raggiungere l’obiettivo senza gravi contraccolpi sull’economia si potrà ricorrere, in modo limitato ai seguenti meccanismi flessibili e agli assorbitori di CO2; commercio delle quote di emissione (acquisto quote dai paesi che producono meno); aiuti ai paesi in via di Sviluppo; riforestazione. Modifiche Marrakesh 29 Ottobre-11 Novembre 2001: • Resta in vigore l’impegno di riduzione ma con grande libertà nell’utilizzo dei meccanismi flessibili con lo scopo di: • • salvare il protocollo di Kyoto; venire incontro al’Umbrella group (Giappone, Russia, Canada, Australia, N. Zelanda); ottenere comunque una riduzione delle emissioni entro il 2012. Modifiche di Johannesburg 2002 Emissioni globali di CO2 sono così ripartite: • 39% produzione di calore ed energia elettrica, • 26% trasporti, • 16% industria (in Italia è il 18%). • Emissioni dovute a voli internazionali sono cresciute del 7,5% rispetto al 2003 e dell’87% rispetto al 1990. • Auto: limite UE di 120 g / km di CO2 entro il 2012 poi portato a 125 entro il 2015. • Comunque progressi ne sono stati fatti: le emissioni globali delle auto sono rimaste stabili nonostante il raddoppio del traffico (sempre rispetto al 1990). • Lavatrici e lavastoviglie consumano in media il 35% in meno rispetto a 10 anni fa (con punte del 50% in meno). La progettazione sostenibile L’obiettivo della progettazione “sostenibile” deve essere una architettura responsabile intendendo con questo un’architettura che tenda a minimizzare nell’arco del suo intero ciclo di vita: • Il consumo di risorse non rinnovabili (in termini di materiali impiegati e fonti energetiche); • L’impatto sull’ecosistema locale e globale. Da circa una quarantina d’anni [V. Olgyay, 1963] con il termine architettura bioclimatica è stata definita un’architettura che: • sfrutta come risorsa le caratteristiche morfologiche ed il clima del luogo in cui si trova, • impiega prioritariamente i materiali locali, • contempla il recupero ed il riciclaggio di materiali e componenti nella fase di dismissione, • per il proprio funzionamento (esercizio) utilizza le fonti energetiche rinnovabili localmente disponibili: radiazione solare, venti, vegetazione, corsi d’acqua …. In essa, come si vedrà dagli esempi, le funzioni di climatizzazione ed illuminazione interna, che normalmente vengono svolte dagli impianti, sono affidate, per quanto possibile, dall’edificio stesso. Si può pensare che questa definizione riprenda ed estenda all’aspetto energetico la nozione Wrightiana di architettura organica. Suggerimenti bibliografici V. Olgyay, Design with Climate, Princeton Press, 1963. V. Olgyay, Progettare con il clima, Muzzio, Padova, 1982. B. Givoni, Man, Climate, Architecture, Van Nostrand, New York, 1976. E. Mazria, The passive solar energy book, Rodale, Emmaus, 1979. E. Mazria, Sistemi solari passivi, Muzzio, Padova, 1982. Lewis O., A Green Vitruvius, James & James, London 1996 Lewis O., The climatic dwelling, James & James, London 1996. Fathy H., Vernacular architecture, Chicago Univ. Press, 1974.