progetto pilota - Farmacia Già Spedali Civili

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il punto
dott. Francesco Rastrelli
Presidente dell'Ordine dei Farmacisti della Provincia di Brescia
MUR,
progetto pilota
Che cos’è il progetto pilota MUR?
Lo studio pilota del MUR ha come obiettivo valutare
la trasposizione nella farmacia italiana di un servizio
professionale fornito dal farmacista, la Medicine
Use Review (revisione dell’uso dei farmaci), introdotta in Inghilterra nell’aprile 2005. Lo scopo dell’MUR
è migliorare la conoscenza da parte del paziente dei medicinali che sta assumendo, identificare
eventuali effetti collaterali e, se possibile, indicare
delle soluzioni; migliorare l’aderenza del paziente
alle indicazioni del medico e ridurre gli sprechi,
che, inevitabilmente, si producono quando i farmaci
vengono usati male. Si tratta, dunque, di un’attività
specifica del farmacista quale esperto del farma-
co, e non di uno sconfinamento nelle competenze
del medico, dal momento che non entrano in discussione né l’efficacia della terapia né l’andamento delle
condizioni del paziente in funzione delle cure, né la
modificazione della terapia stessa in nessun modo
(scelta del medicinale, della via di somministrazione,
dei dosaggi o, tantomeno, l’interpretazione di risultati o test clinici o biochimici, test di laboratorio) .
Perché condurre uno studio pilota oggi?
La sperimentazione di questa, come di altre prestazioni professionali del farmacista, parte da diverse
motivazioni. La prima è quella di ordine sanitario: in
tutti i Paesi si cerca di spostare il focus dell’attività assistenziale sul territorio, riducendo il ricorso
all’ospedale. Inoltre la gestione sul territorio di un
numero sempre maggiore di patologie e l’aumento
dei malati cronici comportano un’intensificazione
dell’assistenza extraospedaliera. In questo quadro le
terapie farmacologiche di alcune condizioni come
ipertensione, ipercolesterolemia, asma e diabete costituiscono una voce di spesa rilevante per i
servizi sanitari regionali, alla quale non corrisponde
un adeguato ritorno in termini di salute per il cittadino, soprattutto a causa della mancata aderenza
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alla terapia. Per fare un esempio, le ultime stime di
fonte SIMG indicano la presenza in Italia di 15 milioni di ipertesi, che hanno ricevuto una diagnosi e,
quindi, una prescrizione, ma un terzo (5 milioni) non
sono trattati. Da qui il duplice spreco, in termini di
farmaci erogati, ma non impiegati ed in termini di
conseguenze della patologia trascurata.
La seconda ragione è che oggi la remunerazione
della farmacia non può più basarsi esclusivamente
sul margine commerciale sul prezzo del medicinale
dispensato. Non è più così in Svizzera, Germania, in
Francia e in Gran Bretagna, dove le farmacie vengono retribuite anche in base alle prestazioni
professionali ed ai servizi sanitari che rendono
al cittadino.
L’intervento del farmacista può migliorare
il trattamento
del paziente?
Sì, infatti è dimostrato da
numerosi studi che il paziente non segue adeguatamente le cure prescritte
soprattutto perché:
1. a volte non è consapevole a sufficienza
sulla natura dei medicinali;
2. non ha esperienze
precedenti con i farmaci o trova complicato seguire la terapia;
3. non è sottoposto ad
azioni di rinforzo nei
confronti dell’uso dei
farmaci da parte del
suo ambiente (Int
J Clin Pharm. 2011
Oct;33(5):779-87.
Epub 2011 Jul 7).
Sono tutti aspetti sui qua14
MUR, progetto pilota
li il farmacista può intervenire per la sua conoscenza del farmaco, l’uso corretto e la vicinanza
con il paziente. L’efficacia dell’intervento strutturato del farmacista è stata provata da diversi studi,
anche in patologie di forte impatto sociale come il
diabete (J Clin Pharm Ther. 2006 Oct;31(5):409-19).
Perché lo studio pilota si centra sull’asma?
Si tratta di una patologia che l’OMS indica tra quelle
sotto-trattate, cioè nelle quali il trattamento, che
pure è prescritto, viene impiegato in modo non
ottimale anche nei Paesi ricchi.
Il 43% dei costi sanitari, generati dall’asma, è dovuto
all’accesso ai Dipartimenti di emergenza, all’ospedalizzazione e ai decessi (a loro volta causati in larga misura da scarso controllo della malattia). Tutto
ciò implica che una forte riduzione dei costi può
essere ottenuta attraverso un migliore controllo
della malattia (B. Jonsson et al. Asthma’s Impact
on Society, 2000). Inoltre
il trattamento si basa su
farmaci per via inalatoria, che richiedono dispositivi (devices) di uso
non semplice e che difficilmente il medico ha nel
suo ambulatorio, così da
poterne spiegare l’impiego. Infine un uso scorretto
per difetto o per eccesso
dei medicinali normalmente prescritti porta
immediatamente al ripresentarsi dei sintomi,
con la necessità di nuovi
accessi alle prestazioni
medico-sanitarie, o alla
comparsa di effetti collaterali facilmente prevenibili.
Dal punto di vista metodologico il ruolo
della pharmaceutical care in questa malattia è stato studiato approfonditamente, ragion per
cui sarà possibile valutare rapidamente se il modello di intervento, messo a punto per lo studio italiano, offre risultati adeguati. Infatti è stato dimostrato
che i programmi di pharmaceutical care hanno
significativamente migliorato le condizioni dei
pazienti in cui la malattia non era sotto controllo
dopo soli sei mesi (Eur Respir J. 2008 Apr;31(4):7909. Epub 2007 Dec 19), così come è stato dimostrato
che il numero dei pazienti che erano in grado di
usare correttamente i device, dopo l’intervento del
farmacista, passava dal 24 al 93% dei pazienti
coinvolti (Arerugi. 1998 Apr;47(4):404-12).
Come si svolge lo studio?
Lo studio è multicentrico e coinvolge quattro province in Italia (Brescia, Treviso, Pistoia e Torino),
dove, su iniziativa dell’Ordine dei Farmacisti, sono
state individuate 20 farmacie e 20 farmacisti, che
si sono resi disponibili ad aderire al progetto. In
ciascuna farmacia il farmacista indicato seguirà
la formazione necessaria al
MUR e si avvarrà per la registrazione
dei dati di una piattaforma web-based. Il sistema impiegato per la raccolta e l’analisi
dei dati permetterà una valutazione in tempo
reale dei dati raccolti, alla quale faranno seguito
due interim reports e un full report finale. La fase
di arruolamento è partita ad agosto e alla fine di
settembre è stata completata la formazione dei farmacisti che si occuperanno del MUR. Il farmacista
in farmacia individuerà un’area predisposta alla
consulenza, anche tramite un “counselling desk”,
in modo che si possa parlare con il paziente in
modo privato. Naturalmente il progetto si svolge
con la piena collaborazione sia dei medici di famiglia sia delle Asl del territorio. E’ evidente, quindi,
che si è puntato ad ottenere una fase formativa di
alto livello. Crediamo sia fondamentale per la riuscita non solo dello studio, ma anche della futura
applicazione del MUR in Italia riuscire a creare la
massima collaborazione possibile con tutti gli
attori dell’assistenza sul territorio. Non possiamo, quindi, che dirci molto soddisfatti del favore
che questa iniziativa ha incontrato tra i medici e le
autorità sanitarie. L’esecuzione in farmacia del MUR,
e, quindi, la raccolta dei dati, termineranno a gennaio 2013.
Che cosa si aspettano i farmacisti
da questo studio?
La dimostrazione scientifica del valore del farmacista e della farmacia sul territorio, della sua
capacità di operare, se ha a disposizione gli strumenti adatti, in modo da migliorare la salute del
cittadino e anche l’impiego delle risorse del servizio sanitario. Si tenga presente che la farmacia
oggi rappresenta un presidio al cui interno ope15
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rano professionisti preparati, in grado di offrire al
cittadino prestazioni specializzate e molto utili
dal punto di vista dell’efficacia terapeutica, ad integrazione della semplice dispensazione del farmaco.
Questa sperimentazione, del resto, la concepiamo
come il primo passo, che può aprire la strada al riconoscimento dei molti altri servizi che la farmacia
può rendere alla collettività e che sono stati compresi anche nella Legge 69/2009 sulla Farmacia dei
Servizi. Dimostrando con i dati l’efficacia di queste prestazioni, riteniamo che non possa essere
trascurata la loro adozione su larga scala.
MUR, progetto pilota
migliorare l’assistenza ai pazienti, ma soprattutto queste attività riaccreditano un ruolo sanitario
attivo dei professionisti sanitari coinvolti. Tale
iniziativa è finalizzata a dimostrare e misurare l’efficacia terapeutica per i pazienti, un fondamentale risparmio per lo Stato (in termini di minori
ricadute della patologia, riduzione delle riacutizzazioni, minor ricorso a prestazioni medico - sanitarie
ed una diminuzione dei ricoveri) e, da ultimo, una
sempre maggiore valorizzazione e un maggior riconoscimento professionale del rapporto farmacista/paziente.
Ma se altri studi hanno dimostrato che il MUR
funziona, perché ripetere la sperimentazione
in Italia?
In primo luogo perché ogni Paese ha caratteristiche peculiari in fatto di organizzazione del servizio
sanitario e anche differenti attitudini del pubblico
verso i differenti erogatori di servizi sanitari (il rapporto tra medico di famiglia e assistito, per esempio,
è molto diverso in Francia e in Italia). Inoltre, proprio
perché la sperimentazione parte oggi, il protocollo
italiano si avvale di numerose innovazioni rispetto
al modello applicato in Gran Bretagna, che, quindi,
saremmo i primi a mettere alla prova.
Quanto guadagnerebbe la sanità
e/o la farmacia dall’applicazione del MUR
a carico del Servizio sanitario?
Questo è un aspetto che esula dalla finalità dello
studio pilota, ma sarà oggetto semmai della contrattazione in sede di Convenzione. Lo scopo dello
studio è dare una dimostrazione dell’efficacia
della consulenza professionale del farmacista, in
particolare sull’uso corretto dei farmaci e sull’aderenza terapeutica.
Quali potranno essere i vantaggi?
Grazie alla condivisione di percorsi sanitari e la creazione di un efficace sistema di informazioni tra
medico e farmacista, sicuramente si contribuisce a
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E’ possibile parlare con i farmacisti coinvolti
direttamente nella sperimentazione?
No. Come in tutti gli studi scientifici è bene mantenere l’anonimato dei partecipanti per non inserire elementi, che potrebbero disturbare lo svolgimento del test, ad esempio creando aspettative
nel paziente o l’arrivo di cittadini, che non hanno i
requisiti per partecipare, cosa che creerebbe situazioni spiacevoli.
Qual è il ruolo della Federazione degli Ordini
dei Farmacisti?
La Federazione promuove e sostiene il progetto e
provvederà ad assicurare la divulgazione dei risultati dello studio presso l’opinione pubblica, il Servizio sanitario ed il decisore politico.
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