moderna, della macchina e della guerra, della violenza che magnifica
l'individuo. Il secondo manifesto futurista è del 1919, teorizza metriche
libere da formalismi sintattici e di punteggiatura e le "parole in
libertà", anche come collocazione grafica sulla pagina. Entusiasta
dell'impresa di Libia (1912), partecipò alla prima guerra mondiale poi
sostenne il fascismo ricevendone onori e cariche. Tra le opere
significative il romanzo futurista "Mafarlka il futurista" (1910), mentre
il romanzo "Spagna veloce e toro surrealista" (1931), riprende temi
surrealisti della "scrittura automatica".
ALDO PALAZZESCHI
Aldo Palazzeschi, pseudonimo di Aldo Giuliani (Firenze 1885 - Roma
1974), poeta e narratore. Iniziò con il teatro che abbanonò per la
letteratura, pubblicando a sue spese le prime raccolte di poesie come
"Lanterna" (1907). Strinse rapporti con i Futuristi e scrisse "Il codice di
Perelà" (1911), un romanzo futurista che narra la storia di un
inconsistente uomo di fumo che si annuncia come una specie di messia
in terra. Ruppe con i Futuristi quando presero una posizione
interventista e poi filofascista (Palazzeschi non aderì al fascismo).
Partecipò alla prima guerra mondiale come fante del genio senza mai
essere direttamente al fronte. L'esperienza della guerra è alla base del
romanzo "Due imperi... mancati" (1920). Benché rifiuti il principio
delle "parole in libertà" di Marinetti, in realtà nelle sue poesie
echeggiano motivi futuristi e legati alle avanguardie dell'epoca. Egli
infatti fa un uso divertente ed ironico della parola che scardina i
moduli metrici tradizionali. La sua opera più fortunata fu "Le sorelle
materassi" (1936).
CORRADO GOVONI
(1884 – 1965), divenne futurista dopo aver vissuto una prima
esperienza crepuscolare e dopo la prima guerra mondiale lasciò il
movimento futurista per occuparsi essenzialmente di teatro e di prosa.
Suo figlio sarà una delle vittime della strage nazista delle Fosse
Ardeatine. “Govoni di fronte al mondo è come un bambino che
golosamente contempla una vetrina di dolciumi: inventariare, passare
in rassegna, cantare – abbandonarsi al gioco d’artificio delle immagini,
delle reminescenze, degli accostamenti di ogni genere – equivale ad una
festosa presa di possesso delle cose” (Guglielmino). Mettere insieme
tecniche e stili diversi, come nella tipica esperienza futurista lo porta a
creare anche poesie per immagini, come “Il palombaro”, dove prosa e
poesia si mescolano a disegni, didascalie, piccole note.
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ALTRE AVANGUARDIE ARTISTICHE
CUBISMO
ELEMENTI DI BASE
In opposizione all'impressionismo, che individuava nella luce
l'elemento costitutivo della figura, il cubismo scompone le figure sulla
base di piani geometrici, generalmente bidimensionali. Il primo quadro
cubista è di Pablo Picasso che nel 1907 dipinse "Les demoiselles
d'Avignon". Del gruppo facevano parte, tra gli altri, Braque e Leger.
Il cubismo influenzerà tutta la successiva produzione artistica
figurativa. Lo scrittore Apollinaire ne era una specie di teorico: "la
geometria sta alle arti plastiche come la grammatica sta alle arti dello
scrivere", spiegava, e ancora: "è necesario riferirsi agli studiosi non
euclidei, meditare lungamente certi teoremi di Riemann". Con le teorie
più spinte del "cubismo sintetico" l'immagine viene scomposta nei suoi
piani e ricomposta liberamente. Le verità interpretative diventano così
infinite.
SURREALISMO
ELEMENTI DI BASE
Movimento che investe le arti figurative ed anche letterarie e si basa
sulle teorie freudiane della psicoanalisi nel senso della libertà completa
di espressione dell'inconscio. Il grande teorico del surrealismo fu André
Breton che ne redasse a più riprese i manifesti, uno dei quali, nel 1936,
con il rivoluzionario russo Lev Trostky, che propugnava un'arte
indipendente dai governi e quindi rivoluzionaria. Le realizzazioni
surrealiste si basano sul principio della "scrittura automatica" derivata
dalla libera associazione di idee di origine psicoanalitica. La
disposizione degli oggetti sulla tela e la loro stessa forma si attiene ai
medesimi principi.
Lautremont, per esempio, scriveva: "Bello è l'incontro fortuito di una
macchina da cucire e di un ombrello sul tavolo della dissezione
anatomica".
I poeti Paul Eluard ed Aragon facevano parte del gruppo, nel campo
della pittura si ricordano Salvador Dalì, René Magritte, Max Ernst, Joan
Mirò.
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DADA
ELEMENTI DI BASE
Il manifesto dadaista è del 1918. E' scritto da Tristan Tzara (1896,
Moinesti - Romania - 1963, Parigi). Ma il termine Dada appare per la
prima volta sulla rivista "Cabaret Voltaire" il 15 giugno del 1916.
Questa parola non significa assolutamente nulla, è coniata da un
gruppo di ventenni ed esprime il loro senso di rivolta contro contro la
società. Il movimento nasce a Zurigo, dove si raccolgono giovani esuli
di vari paesi, disertori come Ball (il fondatore del cabaret Voltaire, il
ritrovo dei dadaisti a Zurigo), rivoluzionari come Lenin (che abita
vicino al cabaret Voltaire), intellettuali e profughi. Nel 1920 Dada
arriva a Parigi, dove trova l'appoggio di André Breton, che poi fonderà il
movimento surrealista. A Parigi si svolgono numerose serate Dada,
esposizioni. In America Dada è portato da Man Ray (che in quegli anni
si trova a Parigi) e poi Dada si diffonderà anche in Germania. In
Germania Dada avrà un carattere più politico, la cui massima
espressione saranno i fotomontaggi creati da Jonh Heartefiedl contro il
nazismo e Hitler.
POETICA
Dada non è un movimento letterario, una scuola di pittura, un
movimento filosofico o politico. Dada rifiuta qualsiasi nozione di arte o
di cultura, distinzioni di generi, perché la guerra mondiale (1914 1918), ha messo in crisi tutti i valori precedenti che si sono rivelati
ipocriti. Dada è essenzialmente un movimento di ribellione contro la
guerra e contro la morale e l'ipocrisia della borghesia che ha condotto i
popoli al macello. Dada è quindi un fenomeno di ribellione sociale che
si esprime attraverso tutte le forme della comunicazione: dalla pittura
al
teatro,
dalla
scultura
alla
poesia,
dalla
recitazione
all'improvvisazione, dai volantini alle performances. Il filo conduttore
di Dada è la provocazione: provocare il pubblico, provocare i
"benpensanti" per ottenere una loro reazione. I mezzi utilizzati sono lo
"humour" e la "sorpresa". A una serata Dada il pubblico ride, si
innervosisce e non sa mai esattamente cosa succederà. "Una sola cosa
importa: che tale gesto sia sempre una provocazione contro il
cosiddetto buon senso, contro la morale, contro le regole, contro la
legge; quindi lo scandalo è lo strumento preferito dai dadaisti per
esprimersi (...) Questi intellettuali cercavano di comare il vuoto, la
disperazione, la nausea che la guerra e il dopoguerra avevano
provocato in loro (...) era n modo per sentirsi vivi in un rischio
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intellettuale continuo". (Mario de Micheli, Le avanguardie artistiche del
900, Feltrinelli, Milano 1966-1981, pag. 156 e 171).
PER DISCUTERE
"Dichiaro che Tristan Tzara ha trovato la parola Dada l'8 febbraio 1916
alle sei pomeridiane; ero presente con i miei dodici figli quando Tzara
pronunciò per la prima volta questa parola che ci ha riempiti di
legittimo entusiasmo. Questo accadeva al caffè Terrasse di Zurigo
mentre m'introducevo una brioche nella narice sinistra. Sono
convinto che questa parola non ha la minima importanza e che solo
gli imbecilli e i professori spagnoli possono interessarsi alle date.
Quello che a noi importa è lo spirito Dada, noi eravamo tutti dada
prima prima dell'esistenza di DADA." (Arp).
"Il pensiero si fa nella bocca" (Tristan Tzara).
"I dada considerano le parole come se fossero incidenti e lascia che si
verifichino. Si comportano come dei ferrovieri che si disinteressano
dei segnali... Il linguaggio di Dada non è un mezzo, è un essere."
(Rivière).
"Se per Dada la sorpresa, che Apollinaire raccomandava come un
importante fattore poetico, è diventata scandalo, non è certo perché
vuole esaltare un procedimento artistico, ma perché Dada stesso era lo
scandalo che si identificava con il suo modo di vivere e di
manifestarsi" (Tristan Tzara).
"Di qui il disgusto e la rivolta. Noi eravamo risolutamente contro la
guerra, senza perciò cadere nelle facili pieghe del pacifismo
utopistico. Noi sapevamo che non si poteva sopprimere la guerra se
non estirpandone le radici. L'impazienza di vivere era grande, il
disgusto si applicava a tutte le forme della civilizzazione cosiddetta
moderna" (Tristan Tzara, alla radio francese, 1950).
"Allorché, nel 1917, Platten ritornò a Zurigo, portandoci da Mosca
notizie precise sulla Rivoluzione (...) abbiamo salutato la rivoluzione
russa nella misura in cui essa costituiva il solo mezzo capace di
mettere un termine alla guerra" (Tristan Tzara).
Specialmente in Germania il Dadaismo prende una connotazione
molto politica: "concludevamo sempre che quest'arte se pretendeva di
avere un minimo valore, poteva essere solo un'arma per la lotta di
classe. (...) delusi nelle nostre speranze, nella vita, vedevamo la
salvezza del mondo solo nell'estrema conseguenza: lotta organizzata
del proletariato, conquista del potere. Dittatura. Rivoluzione mondiale.
La Russia era il nostro ideale. E questo sentimento era tanto più forte
e scrivevamo sulle nostre bandiere dell'arte la parola 'azione' con un
colore tanto più rosso, in quanto invece della vittoria sperata ci
giungevano una dopo l'altra le notizie delle sconfitte del proletariato.
Portammo alla sepoltura Liebknecht (...) e poi Rosa Luxemburg."
(Erwin Pscator, regista, dal libro Il teatro politico, 1929, cit. in Mario
de Micheli, Le avanguardie artistiche del 900, Feltrinelli, Milano
1966-1981, pag. 169).
SERATE DADA
"Le serate dada erano precedute da una sorta di battage pubblicitario
che faceva sì che lo spettacolo cominciasse già fuori del luogo teatrale
(...). La scelta stessa delle sale rivestiva, agli occhi del pubblico, il
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carattere di un insulto: per esempio la Salle Gaveau, con il suo
apparato di organi e di piani a coda normalmente riservati alle
grandi musiche di Bach e di Mozart, fu scelta per la seconda
manifestazione dada del 26 maggio 1920. In occasione di questa serata
uomini - sandwich girarono per Parigi distribuendo programmi in
cui erano stampate frasi come questa: 'Ciascuno di voi ha nel cuore un
contabile, un orologio e un piccolo pacchetto di merda' o come: 'DADA
è felicità alla coque'. Comunicati stampa annunciarono l'avvenimento
in questi termini: 'Fatto inaudito, tutti i dadaisti si faranno rapare la
testa in pubblico. Vi saranno altre attrazioni: pugilato senza dolore,
presentazione di un illusionista dada, un avventuriero in carne ed
ossa, una grande opera, della musica sodomita, una sinfonia a venti
voci, una danza immobile, due commedie, dei manifesti, delle poesie. E
finalmente, potremo conoscere il sesso di DADA'.
(...) dice Sanouillet: 'Ciò che dicevano o facevano i dadaisti sulla scena
importava poco. La novità era di poterli apostrofare, di sentirsi
rispondere, di ristabilire infine una connivenza teatrale (...) sul
podio, dove le altre sere si inchinavano cerimoniosamente, ubbidendo
alla bacchetta del direttore d'orchestra, sessanta musicisti in abito da
sera, sei dadaisti, vestiti di nero, con il capo nascosto in enormi
cilindri di cartone bianco , compivano lugubri evoluzioni....
Immaginando benissimo la natura del divertimento che li aspettava,
gli spettatori-complici si riempivano le tasche di munizioni diverse,
così come si portano le noccioline americane quando si visita lo zoo.
Per tutta la durata dello spettacolo, carote, rape, cavoli, pomodori, e
arance andate a male, uova, insieme a monete e a frecce di carta,
descrivevano graziose traiettorie fra versi di animali e battute di
spirito che si intrecciavano nella sala.'
(...) Davanti a questo pubblico si esibiva Soupault, nelle vesti del
'celebre illusionista', in uno sketch semplicissimo ma di indubbia
efficacia: mascherato da negro e avvolto in una veste da camera
bianca, con un coltello in mano, apriva con gesti solenni una valigia,
da cui uscivano cinque palloncini: due rossi, due blu e uno verde su
cui erano scritti i nomi di Benedetto XV, di Rachilde, di Clemencau e di
Petain. Il quinto, dedicato a Jean Cocteau, veniva squarciato con un
gran coltello. Il pubblico, divertitissimo, faceva scoppiare gli altri.
Oppure Paul Eluard, racchiuso in un sacco di tarlatana gialla e con in
testa una parrucca di lana, faceva a gara con Breton, in pantaloni
rossi, a riversare sul pubblico i dialoghi incoerenti del Vous
m'oublierez." (Teatro Dada, a cura di Gian Renzo Morteo e Ippolito
Simonis, Prefazione, Einaudi, 1988, pag. 10-12).
ESPOSIZIONE IN GERMANIA
"L'esposizione di quadri, sculture e oggetti diversi ebbe luogo nel
cortile di un caffè centrale. Per accedervi, bisognava attraversare i
gabinetti di decenza. All'ingresso una ragazza in costume da prima
comunione recitava versi osceni. In mezzo al cortile si alzava un
oggetto di legno duro di Ernst, con accanto una scure attaccata a un
catena: il pubblico era invitato a impugnare la scure e distruggere la
'scultura'. In un angolo Baargeld aveva addirittura collocato un
acquario, pieno di di un liquido rosso come sangue, sul cui fondo
ondeggiava una capigliatura femminile. Infine tutt'intorno erano
appesi fotomontaggi di carattere sacrilego, scandaloso, sessuale. I
visitatori infuriati, a varie riprese, devastarono il locale e
sfregiarono le opere, finché le autorità, proibirono la mostra." (Mario
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de Micheli, Le avanguardie artistiche del 900, Feltrinelli, Milano,
1966-1981, pag. 168).
TECNICA DELLA POESIA DADAISTA
"Prendete un giornale. Prendete un paio di forbici. Scegliete nel
giornale un articolo che abbia la lunghezza che voi desiderate dare
alla vostra poesia. Ritagliate l'articolo. Tagliate ancora con cura ogni
parola che forma tale articolo e mettete tutte le parole in un
sacchetto. Agitate dolcemente. Tirate fuori le prole una dopo l'altra
disponendole
nell'ordine
con
cui
le
estrarrete.
Copiatele
coscienziosamente. La poesia vi rassomiglierà" (Tristan Tzara,
Manifesto sull'amore debole e l'amore amaro, 1920).
TECNICA DEL FOTOMONTAGGIO
John Heartefield spediva dal fronte strane cartoline formate da
immagini e ritagli di giornali, scritte che servivano per far passare
dalle maglie della censura messaggi contro la guerra e di tipo
demistificante.
Hausmann, dal canto suo, faceva risalire la sua personale scoperta del
fotomontaggio a un soggiorno sul Baltico, durante il quale aveva visto
che nelle case era appesa la stessa fotografia di un granatiere sullo
sfondo di una caserma, il cui volto originale però, era stato sostituito
dal ritaglio della foto del familiare soldato.
TECNICA DEL COLLAGE
La tecnica del collage è stata la grande invenzione dada, un modo per
smontare e ricostruire la realtà, facendo assumere di volta in volta
connotati astratti, ironici, grotteschi, stupefacenti. Preludio alla
confusione della comunicazione nella società dei media, può essere
letta come una tecnica che permette di "svelare" il senso della realtà,
al di là della sua apparenza Veniva usata anche come tecnica di
provocazione. Questa tecnica viene utilizzata soprattutto dai dadaisti
tedeschi.
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