Mimesis e far finta La teoria della finzione di Walton In questa lezione, discuteremo l’analisi della distinzione tra opere di finzione e opere che non sono di finzione proposta da K. Walton in Mimesis as Make-Believe. Sandro Zucchi 2013-14 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 1 La tesi di Walton S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 2 Un gioco di far finta Ecco un esempio di “gioco di far finta” descritto da Walton: I ‘Diciamo che i ceppi sono orsi,’ propone Eric. Gregory è d’accordo, e un gioco di far finta è iniziato, uno in cui i ceppi -tutti i ceppi, non soltanto uno o alcuni ceppi particolari‘contano come’ orsi. Imbattendosi in un ceppo nella foresta, Eric e Gregory immaginano un orso. Parte di quello che immaginano è che c’è un orso in un certo posto -il posto occupato dal ceppo. ‘Ehi! c’è un orso laggiù!’ Gregory grida a Eric. Susan, che non è a conoscenza del gioco e li sente, è allarmata. Cosı̀ Eric la rassicura che è soltanto ‘nel gioco’ che c’è un orso nel posto indicato. La proposizione che c’è un orso è di finzione nel gioco. (Mimesis as Make-Believe, cap. 1, pag. 37.) A parere di Walton, ciò che distingue le opere di finzione da quelle che non sono di finzione è questo: • un’opera è di finzione se e solo se ha la funzione di servire da supporto (“prop”) in giochi di far finta (“games of make-believe”). I Per comprendere questa affermazione e le conseguenze che ne derivano, ci sono almeno tre punti che vanno chiariti: 1. Cosa intende Walton con “giochi di far finta.” 2. Cosa intende Walton con “supporto in giochi di far finta.” 3. Cosa intende Walton con “avere la funzione di servire da supporto in giochi di far finta.” S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 3 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 4 Altri giochi di far finta Caratteristiche dei giochi di far finta assenza di intento di ingannare I I Quando i bambini giocano con le bambole, oppure con i camion giocattolo, o i cavallucci di legno, o gli orsacchiotti di pezza, e, nel gioco, le bambole, i camion giocattolo, i cavallucci di legno e gli orsacchiotti di pezza contano come neonati, camion, cavalli e orsetti veri, i bambini fanno dei giochi di far finta. Quando leggiamo un romanzo, osserviamo un quadro, o guardiamo un film, secondo Walton, facciamo lo stesso tipo di giochi che i bambini fanno con bambole, camion giocattolo, cavallucci di legno e orsacchiotti di pezza: dei giochi di far finta. Leggiamo I viaggi di Gulliver e facciamo finta che esistano luoghi in cui vivono individui minuscoli, chiamati lillipuziani, e cosı̀ via. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 5 I I giochi di far finta (“games of make-believe”) a cui si riferisce Walton nella caratterizzazione delle opere di finzione hanno questa proprietà: il tipo di finzione praticata nei giochi di far finta non ha lo scopo di ingannare. I Quando Eric propone a Gregory di far finta che i ceppi siano orsi, questa finzione non ha né lo scopo di ingannare Eric né lo scopo di ingannare qualcun altro. I Lo stesso vale quando facciamo finta che il nostro orsacchiotto di pezza sia vivo o quando leggiamo I viaggi di Gulliver e facciamo finta che esistano i lillipuziani. Si tratta di un far finta che non pretende di ingannare nessuno. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton Caratteristiche dei giochi di far finta Caratteristiche dei giochi di far finta attività immaginativa uso di supporti I Un’altra proprietà dei giochi di far finta, nel senso di Walton, è questa: i giochi di far finta sono una specie di attività immaginativa. I Nel gioco dei ceppi, Eric propone a Gregory di immaginare che i ceppi siano orsi. I Lo stesso accade quando da bambini giochiamo con gli orsacchiotti di pezza e quando leggiamo I viaggi di Gulliver: immaginiamo che il nostro orsacchiotto sia vero e immaginiamo che esistano i lillipuziani. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 7 I Non ogni attività immaginativa è un gioco di far finta nel senso di Walton. I I giochi di far finta sono una specie particolare di attività immaginativa: sono esercizi di immaginazione che fanno uso di supporti (“props”). I Cosa intende Walton per ‘supporto in un gioco di far finta’ ? S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 6 8 Supporti in giochi di far finta Supporti e verità di finzione “La Grande Jatte, il David di Michelangelo, I viaggi di Gulliver, Macbeth, e le opere d’arte rappresentazionali sono generalmente supporti in giochi di far finta. Lo stesso vale per le bambole, i camion giocattolo, i ceppi nel gioco di Eric e Gregory, e anche per le formazioni di nuvole e le costellazioni quando ‘vediamo’ in esse degli animali o delle facce. . . ” (Mimesis as Make-Believe, cap. 1, pag 51.) “I supporti sono generatori di verità di finzione, cose che, in virtù della loro natura o esistenza, rendono di finzione delle proposizioni. Un forte di neve è un supporto. È responsabile dell’essere di finzione della proposizione che c’è un forte di neve (reale) con delle torri e un fossato. Una bambola rende di finzione in un gioco infantile che c’è una neonata bionda. Anche le opere d’arte rappresentazionali sono supporti. Ciò che rende di finzione nella Grande Jatte che c’è una coppia a passeggio nel parco è il dipinto stesso, la disposizione delle macchie di colore sulla superficie della tela. È a causa delle parole da cui è costituito I viaggi di Gulliver che è di finzione che c’è una società di persone alte sei pollici che fanno una guerra per decidere come vanno rotte le uova.” (Mimesis as Make-Believe, cap. 1, pagg. 37-38.) Figura : Georges Seurat, Una domenica pomeriggio all’isola della Grande Jatte, 1886 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 9 Tipi di supporti nei giochi di far finta 10 Funzione Walton osserva che ci sono importanti differenze tra i supporti nei giochi di far finta: “I ceppi sono dei supporti ad hoc messi all’opera per un singolo gioco di far finta in una singola occasione. Le bambole e i camion giocattolo, per contro, sono progettati per essere supporti; essi sono stati fatti specificamente per questo scopo. Questa è la loro funzione, ciò a cui servono, cosı̀ come la funzione delle sedie è quella di sederci sopra e quella delle biciclette di essere montate. Inoltre, le bambole e i camion giocattolo non sono fatti solo per essere supporti, ma per essere supporti in giochi di certi tipi, giochi in cui generano certi tipi di verità di finzione: si vuole che le bambole ‘contino come’ neonati e i camion giocattolo come camion. Chiamerò i giochi per cui un dato supporto ha la funzione di servire giochi autorizzati per esso. La Grande Jatte e le altre opere d’arte rappresentazionali sono più simili alle bambole che ai ceppi. Esse sono fatte specificamente per lo scopo di essere usate come supporti in certi tipi di giochi, un numero indefinito di giochi giocati da fruitori diversi in occasioni diverse.” (Mimesis as Make-Believe, cap. 1, pag 51.) S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 11 I Le opere di finzione, cosı̀ come le bambole e i camion giocattolo, hanno la funzione di servire da supporti in giochi di far finta. I Cosa intende esattamente Walton per avere la funzione di servire da supporto in un gioco di far finta? S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 12 Una pluralità di sensi di ‘funzione’ Una pluralità di sensi di ‘opera di finzione’ “Cosa significa per un’opera il fatto di avere tra le sue funzioni il ruolo di servire da supporto in giochi di far finta? Quello che considereremo finzione dipenderà dall’interpretare o meno la funzione dell’opera come dipendente dalle intenzioni o dalle aspettative dell’autore sul suo uso; o da come, tipicamente o tradizionalmente, viene effettivamente usata; o da quali usi le persone ritengono appropriati (sia che la usino sia che non la usino); o da come, sulla base di principi condivisi, viene usata in realtà (sia che le persone siano consapevoli di questo sia che non lo siano); o da qualsiasi combinazione di questi criteri. Non c’è ragione di essere precisi su questo punto. Ma dovremo essere in grado di dire in che senso, o sensi, una determinata opera ha la funzione di supporto a giochi di immaginazione, e in che senso, o sensi, non ha questa funzione.” (Mimesis as Make-Believe, cap. 2, pag 91.) S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 13 Finzione e intenzioni dell’autore I Walton sostiene dunque che ci sono sensi diversi in cui possiamo intendere “avere la funzione di servire da supporto in giochi di far finta.” I Una conseguenza di questa affermazione è che esistono sensi diversi in cui si può intendere l’affermazione che un’opera è di finzione. I Esaminiamo in dettaglio alcuni di questi sensi. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 14 Finzione e intenzioni dell’autore alcune conseguenze I Supponiamo di intendere la funzione di un’opera come qualcosa che dipende dalle intenzioni dell’autore. I In questo caso, secondo la teoria di Walton, l’affermazione che un’opera è di finzione va intesa cosı̀: un’opera è di finzione se e solo l’autore l’ha prodotta con l’intenzione che essa serva da supporto in giochi di far finta. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton Se l’essere di finzione di un’opera dipende dall’intenzione dell’autore che essa serva da supporto in giochi di far finta, ne segue che: 15 I è possibile che un’opera sia di finzione senza che lo si sappia e addirittura senza che si sia mai in grado di saperlo; I è possibile sbagliarsi sullo status di finzione di un’opera; I lo status di finzione di un’opera non varia al variare dalla comunità in cui l’opera viene fruita. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 16 Finzione e intenzioni dell’autore Finzione e comunità di origine un esempio I I I I Il Mahabharata (in sanscrito, “La grande epopea della dinastia dei Bharata”) è un poema epico incentrato sulla lotta per la supremazia di due famiglie i Kaurava e i Pandava. Tradizionalmente l’opera viene attribuita al saggio Vyasa (ma è probabile che egli avesse riunito in un unico poema del materiale già esistente). Nella forma attuale, il poema risale al V secolo dopo Cristo. Quali erano le intenzioni del saggio Vyasa (o di chi ha composto l’opera) nel produrre il Mahabharata? L’autore voleva che quest’opera facesse da supporto in giochi di far finta? Probabilmente non saremo mai in grado di rispondere con certezza a questa domanda. E, se cercassimo di dare una risposta basata sull’evidenza a nostra disposizione, ci potremmo sbagliare. Dunque, se la funzione di un’opera dipende dalle intenzioni dell’autore, non si sa (né probabilmente si saprà mai) se il Mahabharata è un’opera di finzione o no. Inoltre, secondo questo senso di “essere di finzione,” il fatto che oggi noi possiamo leggere il Mahabharata come un’opera di finzione non ha nessuna rilevanza per determinare lo status di finzione di quest’opera: quello che conta sono le intenzioni dell’autore. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 17 I Supponiamo invece di intendere la funzione di un’opera come qualcosa che dipende dall’uso che dell’opera viene fatto nella comunità in cui ha avuto origine, la comunità in cui l’opera è stata prodotta. I In questo caso, secondo la teoria di Walton, l’affermazione che un’opera è di finzione va intesa cosı̀: un’opera è di finzione se e solo nella comunità in cui è stata prodotta viene generalmente usata come supporto in giochi di far finta. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton Finzione e comunità di origine Finzione e comunità di origine conseguenze diverse conseguenze condivise I I I I Questo senso di “essere di finzione” ha conseguenze diverse dal senso precedente, che faceva dipendere l’essere di finzione di un’opera dalle intenzioni dell’autore. Supponete che l’autore del Mahabharata abbia composto l’opera con l’intenzione che essa sia usata per immaginare che esistano due famiglie, i Kaurava e i Pandava, in lotta per la supremazia. Supponete però che egli non abbia reso manifesta questa intenzione ai suoi contemporanei, e che essi pensino invece che si tratti di un’opera storica. Se assumiamo che l’essere di finzione dell’opera dipende dalla comunità di origine invece che dalle intenzioni dell’autore, dovremmo allora concludere in questo caso che il Mahabharata non è un’opera di finzione. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 18 Se l’essere di finzione dipende dal fatto che l’opera è usata come supporto in giochi di far finta nella comunità di origine, ne segue ancora che • è possibile che un’opera sia di finzione senza che noi lo sappiamo e addirittura senza che si sia mai in grado di saperlo; • è possibile sbagliarsi sullo status di finzione di un’opera; • lo status di finzione di un’opera non varia al variare dalla comunità in cui l’opera viene fruita. I 19 Infatti, secondo questo senso di “essere di finzione,” se non abbiamo informazioni sufficienti riguardo alla comunità in cui il Mahabharata è stato prodotto, possiamo non essere in grado di determinare se si tratta di un’opera di finzione oppure possiamo sbagliarci riguardo al suo status di finzione. Lo status di finzione del Mahabharata è determinato una volta per tutte da come veniva generalmente usato nella comunità in cui è stato prodotto. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 20 Finzione e comunità di fruizione I Finzione e comunità di fruizione alcune conseguenze Questo senso di “essere di finzione” ha conseguenze assai diverse dagli altri due che abbiamo considerato. In particolare, se l’essere di finzione di un’opera dipende da come viene usata nella comunità in cui viene letta, guardata, o ascoltata, ne segue che I se sappiamo come un’opera viene generalmente usata nella nostra comunità, sappiamo anche se è un’opera di finzione oppure no; I se sappiamo come un’opera viene generalmente usata nella nostra comunità, non ci possiamo sbagliare sullo status di finzione di quest’opera; I lo status di finzione di un’opera può variare al variare dalla comunità in cui l’opera viene fruita. Supponiamo ora di intendere la funzione di un’opera come qualcosa che dipende dall’uso che dell’opera viene fatto nella comunità in cui viene fruita. In questo caso, secondo la teoria di Walton, l’affermazione che un’opera è di finzione va intesa cosı̀: un’opera è di finzione se e solo nella comunità in cui è viene fruita viene usata generalmente come supporto in giochi di far finta. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 21 Finzione e comunità di fruizione S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton Riassumendo Secondo Walton, un esempio I I I I I Supponiamo infatti che l’essere di finzione di un’opera letteraria dipenda da come viene usata nella comunità in cui viene letta. I In questo caso, se sappiamo che il Mahabharata viene generalmente letto come un’opera di finzione nella nostra comunità, possiamo concludere, senza timore di sbagliare, che si tratta di un’opera di finzione in questo senso. I I Ma, in una comunità che lo leggesse come un’opera storica, il Mahabharata cesserebbe di essere un’opera di finzione. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 22 I 23 un’opera è di finzione se e solo se ha la funzione di servire da supporto in giochi di far finta. Dal momento che esistono sensi diversi in cui si può dire che un’opera ha la funzione di servire da supporto in giochi di far finta, questa teoria predice che esistono sensi diversi in cui si può dire che un’opera è di finzione. Per esempio, se intendiamo la funzione dell’opera come determinata dall’autore, allora un’opera è di finzione se e solo l’autore l’ha prodotta con l’intenzione che essa serva da supporto in giochi di far finta. Se intendiamo la funzione dell’opera come determinata dalla comunità di origine, allora un’opera è di finzione se e solo nella comunità in cui è stata prodotta viene generalmente usata come supporto in giochi di far finta. Se intendiamo la funzione dell’opera come determinata dalla comunità in cui viene fruita, allora un’opera è di finzione se e solo nella comunità in cui viene fruita viene usata generalmente come supporto in giochi di far finta. Walton afferma che questi sensi di “essere di finzione” sono in qualche modo tutti legittimi, non esiste ‘quello giusto.’ S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 24 Discussione della teoria di Walton Il caso di Edmund Gosse una domanda I I Esaminiamo ora alcune conseguenze della teoria di Walton e discutiamo alcuni problemi per questa teoria. I S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 25 Il caso di Edmund Gosse L’analisi dell’essere di finzione proposta da Walton ci permette di far luce su un aspetto curioso della storia di Edmund Gosse di cui abbiamo parlato nella prima lezione. Nell’autobiografia, Edmund racconta che, durante la sua infanzia, nella casa dei genitori era proibita la lettura delle opere di finzione. Per questa ragione, quando Edmund legge un romanzo per la prima volta nell’adolescenza, pensa che narri una storia vera, finché suo padre gli dice che è “tutto inventato.” Un elemento apparentemente sorprendente della storia di Edmund è che, stando a quanto racconta nell’autobiografia, non pare che abbia avuto alcuna difficoltà ad afferrare la distinzione tra opere di finzione e opere che non sono di finzione, anche se il suo primo contatto con la letteratura è avvenuto più tardi del solito. Come mai? S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 26 Problemi per le altre teorie una risposta basata sulla teoria di Walton I I I La teoria di Walton ci permette di rispondere a questa domanda. Anche se Edmund non aveva mai letto prima un romanzo, è probabile che durante l’infanzia egli avesse esercitato la propria immaginazione facendo uso di supporti (magari di supporti non autorizzati nel senso di Walton, come le nubi, le costellazioni, ecc.). E questo spiega perché Edmund non abbia avuto troppe difficoltà a comprendere che esistano “opere di finzione” come i romanzi, i racconti, ecc.: queste opere, come le nubi quando immaginiamo che rappresentino dei volti, sono semplicemente dei supporti per esercitare un’attività di immaginazione. In altre parole, la continuità ipotizzata da Walton tra i giochi di far finta infantili, la lettura dei romanzi, e l’osservazione dei quadri è sufficiente a spiegare perché Edmund abbia potuto apprendere senza problemi la distinzione tra opere di finzione e opere che non sono di finzione. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton Come si comporta la teoria di Walton rispetto ai problemi a cui vanno incontro le altre teorie che abbiamo esaminato? 27 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 28 Verità e finzione I La teoria di Walton è compatibile con l’esistenza di opere di finzione che narrano eventi realmente accaduti. I Un’opera è di finzione, secondo Walton, se e solo se ha la funzione di servire da supporto in giochi di far finta. Raccontare eventi realmente accaduti è compatibile con questa funzione. I Famiglie infelici I (1) Infatti, anche se scoprissimo che gli eventi narrati in Giuseppe e i suoi fratelli sono realmente accaduti, la teoria di Walton ci permetterebbe di affermare che Giuseppe e i suoi fratelli rimane comunque un’opera di finzione, nel senso che Mann voleva che servisse per far finta che certe cose fossero vere (oppure nel senso che nella comunità in cui Giuseppe e i suoi fratelli è stata prodotto serviva per far finta che certe cose fossero vere). S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton I 29 Le bagnanti I I Anna Karenina rimane un romanzo di finzione, indipendentemente dal fatto che (1) sia asserito o meno, nel senso che Tolstoj voleva che servisse a far finta che certe cose fossero vere (oppure nel senso che nella comunità in cui Anna Karenina è stato prodotto serviva a far finta che certe cose fossero vere, oppure nel senso che nella nostra comunità Anna Karenina serve a far finta che certe cose siano vere). 30 Parodie Consideriamo di nuovo il caso in cui emetto (2) per imitare un politico: (2) Sembra ragionevole supporre che, dipingendo Le bagnanti, Renoir ci inviti ad immaginare un gruppo di fanciulle al fiume, con le fattezze rappresentate nel dipinto, che compiono i gesti rappresentati nel dipinto. I Presumibilmente, questa è anche la funzione attribuita a Le bagnanti nella società in cui è stato prodotto, e la funzione che noi attribuiamo a questo dipinto. I Dunque, la teoria di Walton predice correttamente che Le bagnanti è un’opera di finzione (in diversi sensi in cui si può parlare di ‘opera di finzione’). I S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton Le famiglie felici sono tutte simili; ogni famiglia infelice è infelice a suo modo. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton I I Secondo la teoria di Walton, è possibile sostenere che Anna Karenina è un romanzo di finzione anche se Tolstoj intendeva veramente asserire (1): 31 Mi consenta: fin dai tempi di Romolo e Remolo, la civiltà occidentale si è rivelata una civiltà superiore. Ne ha convenuto anche il mio buon amico Bush. Abbiamo visto che, secondo Currie, una teoria soddisfacente dell’essere di finzione non dovrebbe classificare come opera di finzione il testo (2) che ho prodotto nel corso della parodia. La ragione è che, quando leggiamo o ascoltiamo un’opera di finzione dobbiamo immaginare che il contenuto dell’opera sia vero. Invece, emettendo (2) come parte della parodia, non vi ho affatto invitati a far finta che le cose che ho detto siano vere, non vi ho invitati a far finta che sia vero che Roma è stata fondata da Romolo e Remolo. Vi ho solo invitati a far finta che io sia un uomo politico che pensa queste cose e parla in questo modo. Cosa predice la teoria di Walton in relazione ai casi di parodia che comportano dei testi come (2)? S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 32 Un’osservazione rilevante Parodie un’analisi basata sulla teoria di Walton I Nella teoria di Walton, un’osservazione rilevante per trattare il caso delle parodie è questa: “I supporti sono generatori di verità di finzione, cose che, in virtù della loro natura o esistenza, rendono di finzione delle proposizioni. . . . È a causa delle parole da cui è costituito I viaggi di Gulliver che è di finzione che c’è una società di persone alte sei pollici che fanno una guerra per decidere come vanno rotte le uova.” (3) I 33 Obiezioni alla teoria di Walton Mi consenta: fin dai tempi di Romolo e Remolo. . . Se questa osservazione è corretta, ne segue che il testo (2) che ho prodotto nel corso della parodia, non avendo la funzione di servire da supporto in giochi di far finta nel senso di Walton, non è un’opera di finzione secondo la teoria di Walton. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 34 Prima obiezione: il Dialogo sui massimi sistemi La teoria di Walton, mentre permette di evitare i problemi che sorgono per le altre teorie che abbiamo considerato, va tuttavia incontro ad altre obiezioni. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton Una volpe affamata vide dei grappoli d’uva. . . Ma il testo (2), prodotto nel corso della parodia, non funge da supporto in giochi di far finta in questo senso. Non genera affatto la verità di finzione che tempo fa ci fossero due individui di nome Romolo e Remolo: (2) I S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton Secondo Walton, per fungere da supporto in giochi di far finta, un testo deve generare delle verità di finzione. Per esempio, il testo della favola La volpe e l’uva genera la verità di finzione che una volpe affamata vede dei grappoli d’uva: 35 I Con il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Galileo ci chiede di immaginare che abbia avuto luogo una certa conversazione tra un certo Salviati, un certo Sagredo, e un certo Simplicio. I In questo senso, il Dialogo ha la funzione di fare da supporto in un gioco di far finta. Dunque, secondo la teoria di Walton, il Dialogo è un’opera di finzione. I Ma questa predizione è sbagliata! Il Dialogo è una grande opera di scienza e di filosofia, non un’opera di finzione! S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 36 La risposta di Walton Molteplicità di funzioni I Walton osserva tuttavia che la funzione di prescrivere delle attività di immaginazione (servire da supporto in giochi di far finta) può convivere con altre funzioni. E alcune di queste funzioni possono essere più predominanti di altre in un’opera. I Benché il Dialogo abbia la funzione di prescrivere delle attività di immaginazione, questa non è la sua funzione principale, ma solo una funzione secondaria. I Dunque, benché la teoria di Walton ci costringa a concludere che il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo è un’opera di finzione, essa ci permette anche di asserire che il Dialogo è, principalmente, un’opera di scienza e di filosofia. Walton accetta questa conseguenza della propria teoria: “Un’opera (o un brano di un’opera) con il compito di prescrivere delle attività di immaginazione è decisamente finzione nel nostro senso, non importa quale altro scopo possa avere e non importa quanto poco significativo questo scopo possa essere.” Dunque, il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo di Galileo è un’opera di finzione, secondo Walton. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 37 Seconda obiezione: variabilità dello status di finzione I I I la teoria di Walton Abbiamo presentato l’analisi di Walton della distinzione tra opere di finzione e opere che non sono di finzione. Secondo questa analisi: I Un’opera è di finzione se e solo se ha la funzione di servire da supporto in giochi di far finta. I I giochi di far finta a cui le opere di finzione fanno da supporto sono giochi dello stesso tipo dei giochi che fanno i bambini con bambole e orsacchiotti di pezza. I I giochi di far finta sono una specie di attività immaginativa che non ha lo scopo di ingannare e che fa uso di supporti. I I supporti ai giochi di far finta hanno la funzione di generare verità di finzione. I Ci sono sensi diversi in cui un’opera può avere la funzione di servire da supporto in giochi di far finta. Questi sensi diversi danno luogo a sensi diversi in cui un’opera può essere di finzione. Quando era popolare l’Odissea? (5) #Quando era di finzione l’Odissea? I Se Walton avesse ragione a sostenere che esiste un senso in cui l’essere di finzione di un’opera è relativo alla società in cui viene fruita, (5) dovrebbe essere una domanda perfettamente sensata. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 38 Riassumendo Secondo la teoria di Walton, c’è un senso in cui l’essere di finzione di un’opera dipende dal modo in cui l’opera viene usata nella società in cui viene fruita. Se un’opera viene usata per giochi di far finta in una certa comunità, possiamo dire che, in quel senso, si tratta di un’opera di finzione. È corretta questa conclusione? L’uso linguistico sembra indicare che non lo è. Come osserva Currie, mentre l’enunciato (4) è perfettamente sensato, l’enunciato (5) non ha senso: (4) S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 39 S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 40 Riassumendo conseguenze e obiezioni Abbiamo discusso alcune conseguenze e alcune obiezioni possibili alla teoria di Walton: I La teoria di Walton permette di spiegare il caso di Edmund Gosse. I La teoria di Walton evita i problemi posti per le altre teorie dal romanzo storico, dalle opere di finzione che contengono frasi asserite, e dai testi delle parodie. I La teoria di Walton comporta che un’opera possa essere di finzione anche se questa non è la sua funzione principale. I L’esistenza di alcuni sensi di “essere di finzione” assunti da Walton non è confermata dall’uso linguistico. S. Zucchi: Filosofia del linguaggio 2014 – La teoria della finzione di Walton 41