Indice 5 Indice Introduzione 7 Capitolo i Le molteplici valenze del concetto di habitus in Giacomo Zabarella 11 1. Gli abiti pratici e teoretici 12 2. Gli abiti etici come seconda natura 16 3. La natura della logica: Zabarella tra Tommaso d’Aquino e Duns Scoto 21 4. Le scientiae operatrices 26 5. La logica come abito intellettuale strumentale 32 Capitolo ii Antropologia e morale in Giacomo Zabarella 39 1. Habitus e dispositio, methodus e ordo39 2. Il metodo per gli Umanisti e per Zabarella 47 3. L’etica tra logica naturale e logica artificiale 53 4. Il fine dell’etica e della logica 57 5. La dialettica come metodo dell’etica 63 6. La collocazione dell’etica nella concezione sistematica del sapere 68 7. La natura dell’uomo come fondamento dell’etica 70 6 Indice Capitolo iii Le virtù etiche tra natura e seconda natura: John Case 1. L’habitus e la seconda natura 2. L’educatio come fondamento dell’etica 3. La felicità come abito 4. La consuetudo all’origine dell’autorevolezza delle leggi umane 5. La razionalità della legge: un parallelo con Richard Hooker 6. Gli abiti infusi e il carattere naturale della legge 75 76 81 86 94 101 105 Conclusione111 Nota bibliografica115 Indice dei nomi129 Introduzione 7 Introduzione La presente ricerca è volta a dare un contributo alla comprensione dello sviluppo storico e dottrinale della tradizione aristotelica nella seconda metà del sedicesimo secolo. Si tratta di un periodo particolarmente fecondo, che è stato ampiamente esplorato per gli aspetti logici e metodologici, ma non altrettanto per quanto riguarda la ripresa dell’Aristotele etico. L’esigenza di un approfondimento in tal senso emerge chiaramente riflettendo sul fatto che anche Giacomo Zabarella, pur non essendosi occupato specificamente degli scritti morali di Aristotele, si rifà ad essi nel considerare l’etica come un abito operativo caratterizzato dall’aspetto pratico e distinto dagli abiti delle scienze teoretiche. Se, dunque, Zabarella non ha svolto una teorizzazione autonoma relativamente all’etica, ne ha comunque trattato proprio nell’ambito degli Opera logica. Ciononostante rispetto al numero consistente di studi relativi alla logica di Zabarella, l’attenzione degli interpreti per l’etica è stata notevolmente più contenuta. Le indagini finora condotte, che pure hanno avuto il merito di segnalare la presenza di queste tematiche, si sono soffermate principalmente su aspetti metodologici e sull’ordo docendi delle discipline pratiche, richiamando ad esempio l’accesa disputa con Francesco Piccolomini, che si riflette nella stesura da parte di quest’ultimo dell’Universa philosophia de moribus1. L’atCf. N. Jardine, Keeping Order in the School of Padua: Jacopo Zabarella and Francesco Piccolomini on the Offices of Philosophy, in Method and Order in Renaissance Philosophy of Nature. The Aristotle Commentary Tradition, edited by D. Di Liscia, E. Kessler and C. Methuen, Ashgate, Aldershot 1997, pp. 184-185; D.A. Lines, Aristotle’s Ethics in the Italian Renaissance (ca. 1300-1650). The Universities and the Problem of Moral Education, Brill, Leiden, Boston and Köln 2002, pp. 254-263; Id., Il metodo dell’etica nella scuola padovana e la sua ricezione nei paesi d’Oltralpe: M. Picchart e B. Keckermann, in La presenza dell’aristotelismo padovano nella filosofia della prima 1 8 Introduzione tenzione riservata dagli studiosi ai problemi del metodo è probabilmente dovuta al fatto che nell’ambito dell’evoluzione della riflessione morale il momento di passaggio da narrazioni didascaliche edificanti, ancora diffuse nel XVI secolo, a una concezione della morale come parte della filosofia è caratterizzato proprio dall’inizio di una seria considerazione del problema del metodo dell’etica2. Si tratta di un aspetto di estrema rilevanza che però non è esaustivo del contributo di Zabarella a proposito dell’etica. Proprio tali studi, quindi, stimolano un’ulteriore ricerca sull’apporto concettuale dato dal logico padovano nell’affrontare contenuti e problemi specifici della riflessione morale. Il rinvio alla filosofia pratica aristotelica costituisce un elemento imprescindibile anche nelle opere di un contemporaneo di Zabarella, l’oxoniense John Case, che è considerato il pensatore rinascimentale più importante dell’aristotelismo anglosassone3, i cui libri hanno avuto il maggior numero di ristampe rispetto a tutti i testi filosofici inglesi del XVI secolo, ed erano molto diffusi anche in Germania. Lo Speculum moralium quaestionum ricalca direttamente la struttura dell’Etica Nicomachea e la Sphaera civitatis si rifà alla Politica di Aristotele, al punto che queste opere possono essere assimilate quasi a dei commenti, in cui però vengono inserite delle questioni ulteriori, che sono rivelative degli specifici interessi e della peculiare sensibilità del loro autore. Le fonti aristoteliche restano comunque il punto di partenza imprescindibile della rielaborazione di Case, il quale considerava Zabarella come una vera e propria auctoritas4. Il docente di Oxford si proclama tuttavia debitore anche del pensiero di Tommaso d’Aquino, nonostante le perplessità che questo autore destava nei contemporanei di Case, che lo identificavano come la massima espressione della Chiesa cattolica romana. Tale attitudine è stata interpretata genericamente come espressione della tendenza sincretistica caratteristica di modernità. Atti del Colloquio internazionale in memoria di Charles B. Schmitt (Padova, 4-6 settembre 2000), a cura di G. Piaia, Antenore, Roma-Padova 2002, pp. 311-321; A. Poppi, La struttura del discorso morale nell’opera di Iacopo Zabarella, in Id., L’etica del Rinascimento tra Platone e Aristotele, La città del sole, Napoli 1997, pp. 231- 246. 2 Cf. Id., Il problema della filosofia morale del Rinascimento: Platone o Aristotele nella definizione del metodo dell’etica?, in Id., L’etica del Rinascimento cit., p. 40. 3 Cf. C.B. Schmitt, John Case and Aristotelianism in Renaissance England, McGillQueen’s University Press, Kingston and Montreal, 1983, p. 6. 4 Cf. J. Case, Lapis philosophicus sive commentarius in octo libros physicorum Aristotelis in quo arcana physiologiae examinantur, Apud heredes Andreae Wecheli et Antonii Hierati, Francofurti ad Moenum 1600, Epistola ad lectorem, pagine non numerate. Introduzione 9 numerosi autori rinascimentali5, ma non è stata riferita specificamente allo Speculum moralium quaestionum6, che sarà preso in esame nel corso di questo lavoro al fine di capire in che modo l’etica di Aristotele venga plasmata in funzione delle propensioni di Case e dell’influsso dello specifico contesto culturale. Cf. Schmitt, John Case cit., p. 164 Cf. J. Case, Speculum moralium quaestionum in universam ethicen Aristotelis, Joseph Barnes, Oxford 1585, pp. 402-403. 5 6