Ecumenismo - Dehoniane

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(112) (A) Maria, n. 52; EO 7/232
(113) (M) Rapporto di Honolulu,
n. 11; EO 1/2133
za del Vangelo (cf. 2Cor 3,18; 4,4-6)».(112) «Lo Spirito è il dono che Dio fa di se stesso al
suo popolo (...). Egli è l’amore di Dio che abbraccia il genere umano per la sua trasformazione e la sua salvezza».(113) La relazione fra lo Spirito Santo, la Chiesa e il regno di
Dio sarà trattata più in dettaglio nel capitolo III.
D. Riflessioni sul capitolo I
(114) Libro di concordia 769
(115) Cf. (A) Crescere insieme nell’unità
e nella missione, n. 29; Regno-doc.
1,2008,18
(116) Cf. (R) La presenza di Cristo,
n. 37 e (R) Verso una comprensione
comune della Chiesa, n. 139; rispettivamente EO 1/2352 e EO 3/2409
13. Con gioia e gratitudine possiamo affermare che i rapporti dei quattro dialoghi bilaterali indicano una fondamentale comprensione comune del Vangelo di nostro Signore Gesù
Cristo, una comprensione comune della fede espressa nei simboli di fede, le stesse convinzioni
fondamentali riguardo alla santa Trinità e all’azione salvifica delle persone della Trinità. In
breve, esiste un consenso fondamentale riguardo alla Trinità, il nocciolo, il fondamento e lo
scopo ultimo della fede cristiana. Esiste un consenso anche su Gesù Cristo, il Figlio di Dio
incarnato, nostro Signore e salvatore. Perciò ciò che condividiamo nella fede è molto più di ciò
che ci divide. Il terreno che abbiamo in comune può essere una solida base per il superamento delle divisioni esistenti fra di noi.
I dialoghi hanno espresso una fondamentale comprensione comune del Vangelo, ma differenze di lunga data riguardo alla Chiesa richiedono una riflessione sulla relazione fra il
Vangelo e la Chiesa, che faremo nel capitolo III. Questa discrepanza riguarda anche la questione del carattere vincolante dei nostri simboli di fede comuni. La nozione di sola Scriptura
sosteneva che solo la Bibbia era considerata la norma e la regola della fede, mentre i simboli di fede e i dogmi erano considerati mere testimonianze rese alla fede, valide perché sono e
nella misura in cui sono (quia et quatenus) conformi alle Scritture.(114) Essi devono essere
testati mediante le Scritture.(115) La tradizione riformata si spinge addirittura oltre: a differenza della tradizione luterana, non possiede scritti confessionali, ma adatta e rinnova le sue
confessioni di fede in base alle nuove circostanze, come ad esempio nella Dichiarazione di
Barmen.(116)
A partire dall’illuminismo e dall’avvento dei metodi storici di esegesi si sono messi in questione non solo i principi della chiarezza e dell’«auto-interpretazione» delle Scritture propri dei
riformati, ma a volte anche il carattere vincolante dei simboli di fede. Anche quando una Chiesa
afferma i simboli di fede in linea di principio e li conserva come proprio fondamento, a volte loro
singoli elementi (ad esempio, la nascita dalla Vergine) vengono criticati. Alcune Chiese si spingono oltre e mettono in discussione la divinità o la risurrezione fisica di Gesù Cristo. Di conseguenza, dobbiamo rafforzare il fondamento della nostra fede comune nel Dio vivente uno e trino
e rendergli testimonianza. Senza credere nella divinità di Gesù Cristo, nel significato salvifico
della croce e nella risurrezione di Cristo, tutto il resto è privo di sostanza e fondamento.
Ciò di cui abbiamo bisogno anzitutto e soprattutto è l’ecumenismo di base, cioè una rinnovata comprensione comune e rivalutazione della nostra fede comune come è espressa nelle
formule dei nostri simboli di fede comuni. A questo punto emergono questioni fondamentali
riguardo al dialogo futuro. In particolare, le questioni di ermeneutica e criteriologia teologiche,
che ci accompagneranno nei capitoli che seguono.10
II.
Salvezza, giustificazione, santificazione
Introduzione
14. È la volontà salvifica di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, a riconciliare a sé tutta l’umanità che si è allontanata da lui mediante il peccato, a liberare la creazione dalla corruzione
e a ristabilire tutta l’umanità nella comunione con lui. Oltre a «giustificazione», la Bibbia usa
tutta una serie di termini ed espressioni per rendere questo messaggio fondamentale: regno di
Dio, salvezza, riconciliazione, redenzione, perdono, santificazione, grazia, vita nuova, nuova
creatura, rinascita ecc. Pur indicando questo processo salvifico nel suo insieme, il termine giustificazione esprime il messaggio fondamentale del Vangelo sotto uno specifico aspetto giuridico-legale. Con la sua misericordia Dio dichiara giusto il peccatore e questo lo rende effettivamente giusto. Nel suo significato biblico giustificazione indica l’atto e il dono creatore e
redentore di Dio, che gli esseri umani non possono ottenere da sé stessi.
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Perciò la giustificazione dell’umanità peccatrice e perduta è al centro del Vangelo. Tocca
la verità fondamentale della nostra condizione umana e indica che noi esseri umani siamo salvati non dalle nostre forze e dalla nostre opere buone, bensì da ciò che Cristo ha fatto per noi
e da ciò che egli è per noi.
15. La giustificazione divenne il tema centrale della Riforma. Il punto di partenza dell’intera disputa fu la controversia sulle indulgenze, che sollevò la questione dell’importanza
delle opere buone per la salvezza/giustificazione. Martin Lutero percepì il significato originale della giustificazione in Rm 1,17 non come giustificazione da parte nostra, bensì come
una gratuita attribuzione passiva della giustificazione da parte di Dio sola fide e sola gratia.
Questo fu per lui la breccia decisiva e la risposta che lo liberò dal suo proprio problema esistenziale. Questa intuizione gli diede l’assicurazione personale della salvezza (Heilsgewissheit)
e divenne per lui il centro, il criterio e il compendio del Vangelo, la dottrina sulla quale la
Chiesa sta o cade.
Sollevata in modo drammatico da Lutero, la questione della natura della giustificazione
venne fatta propria sotto varie forme da altri movimenti della Riforma. Calvino concordò con
Lutero, ma per lui la giustificazione non era il principio dominante; egli vedeva la giustificazione in una prospettiva pneumatologica e non si preoccupava tanto della sua dimensione personale quanto piuttosto della sovranità e dell’onore di Dio. Per gli anglicani, la giustificazione
non divenne il tema centrale, mentre i metodisti si preoccuparono maggiormente della santificazione personale.
L’interpretazione della giustificazione offerta da Lutero e da Calvino sollevò problemi fondamentali da parte cattolica e scatenò accese controversie. Le diverse percezioni di cattolici e
protestanti condussero a reciproche condanne; in campo cattolico da parte del concilio di
Trento, specialmente nel suo Decreto sulla giustificazione (1547). Fra gli altri punti, il concilio
sottolineò soprattutto il carattere effettivo – non solo legale – della giustificazione, la collaborazione umana e l’importanza delle opere buone, rifiutando la concezione luterana dell’assicurazione della salvezza.
L’importanza centrale e fondamentale di questa questione spiega l’acceso dibattito su questo tema all’epoca della Riforma. Proprio per questo si può considerare il recente consenso fondamentale sulla giustificazione raggiunto da luterani e cattolici uno dei risultati ecumenici più
importanti degli ultimi decenni, con conseguenze che toccano ogni aspetto della fede cristiana. Successivamente la Conferenza metodista mondiale ha aderito a questo consenso, elevando così l’accordo mediante una maggiore sottolineatura del collegamento fra giustificazione e
santificazione.
A. Consenso fondamentale sulla giustificazione
16. Il consenso su verità fondamentali della dottrina della giustificazione nella
Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione è stato formalmente riconosciuto
dalla Chiesa cattolica e dalla Federazione luterana mondiale mediante una Dichiarazione ufficiale comune nel 1999 e fatto proprio dal Consiglio metodista mondiale in una Dichiarazione
di associazione con la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione nel
2006. Questo risultato positivo è stato preparato da un lungo processo di dialogo luterano-cattolico romano iniziato con Il Vangelo e la Chiesa (1972) e proseguito in modo più esplicito con
il documento Giustificazione per fede (1983) del dialogo luterano-cattolico romano negli Stati
Uniti, nonché con il rapporto Chiesa e giustificazione (1993) della Commissione internazionale luterana-cattolica romana sull’unità e il documento tedesco Lehrverurteilungen im Zeitalter
der Reformation – kirchentrennend? (1994).
1. I PUNTI ESSENZIALI DELLA DICHIARAZIONE CONGIUNTA
a) Concezione fondamentale comune della giustificazione
17. La presentazione che la Dichiarazione fa del messaggio biblico della giustificazione (nn.
8-12) inizia citando Gv 3,16 sull’amore salvifico di Dio in Cristo. Dopo aver passato in rassegna la preparazione del messaggio nell’Antico Testamento, quattro densi paragrafi (9-12) presentano la ricca varietà delle espressioni neotestamentarie dell’opera di Dio che giustifica gli
esseri umani peccatori mediante la sua grazia per fede.
10 Sul problema ermeneutico nel contesto multilaterale, cf.
COMMISSIONE FEDE E COSTITUZIONE, Un tesoro in vasi d’argilla.
Contributo a una riflessione ecumenica sull’ermeneutica, Ginevra,
30.11.1998; EO 7/3157-3228.
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(117) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 15; EO 7/1845
(118) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 16; EO 7/1846
(119) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 17; EO 7/1847
I nn. 15-17 presentano il cuore del consenso nella fede sulla giustificazione: luterani,
metodisti e cattolici sono uniti nella comune confessione di fede riguardo all’azione giustificatrice di Dio, che avviene a causa di Cristo e attraverso lo Spirito Santo.
«Insieme crediamo che la giustificazione è opera di Dio uno e trino. Il Padre ha
inviato il Figlio nel mondo per la salvezza dei peccatori. L’incarnazione, la morte e la
risurrezione di Cristo sono il fondamento e il presupposto della giustificazione.
Pertanto, la giustificazione significa che Cristo stesso è nostra giustizia, alla quale partecipiamo, secondo la volontà del Padre, per mezzo dello Spirito Santo. Insieme confessiamo che non in base ai nostri meriti, ma soltanto per mezzo della grazia, e nella
fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo accettati da Dio e riceviamo lo Spirito
Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le buone
opere».(117)
«Tutti gli uomini sono chiamati da Dio alla salvezza in Cristo. Soltanto per mezzo di
lui noi siamo giustificati dal momento che riceviamo questa salvezza nella fede. La fede
stessa è anch’essa dono di Dio per mezzo dello Spirito Santo che agisce, per il tramite
della Parola e dei sacramenti, nella comunità dei credenti, guidandoli verso quel rinnovamento della vita che Dio porta a compimento nella vita eterna».(118)
«Condividiamo anche la convinzione che il messaggio della giustificazione ci orienta in modo particolare verso il centro stesso della testimonianza che il Nuovo
Testamento dà dell’azione salvifica di Dio in Cristo: essa ci dice che noi, in quanto peccatori, dobbiamo la nostra vita nuova soltanto alla misericordia di Dio che perdona e
che fa nuove tutte le cose, misericordia che noi possiamo ricevere soltanto come dono
nella fede, ma che non possiamo meritare mai e in nessun modo».(119)
b) Compatibilità su alcuni aspetti della giustificazione
(120) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 19; EO 7/1849
(121) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 22; EO 7/1852
(122) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 25; EO 7/1855
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18. La Dichiarazione sulla giustificazione passa a spiegare la comprensione fondamentale comune della giustificazione nei nn. 19-39 sotto sette titoletti. Su ogni tema essa
mostra il modo in cui dopo un esame più dettagliato di ciascuna tradizione si possono
comprendere punti dottrinali, che apparentemente dividono luterani e cattolici, come
aperti gli uni verso gli altri e tali da non distruggere il consenso relativo a verità fondamentali in ogni campo. Infatti linguaggi, spiegazioni e sottolineature diversi possono
coesistere e persino arricchirsi a vicenda.
1) Benché rimangano aspetti divergenti sulla questione della cooperazione personale, i nn. 19-21 mostrano un accordo sul fatto che gli esseri umani sono sottoposti al giudizio di Dio sui loro peccati: «Insieme confessiamo che l’uomo dipende interamente per
la sua salvezza dalla grazia salvifica di Dio. La libertà che egli possiede nei confronti
degli uomini e delle cose del mondo non è una libertà dalla quale possa derivare la sua
salvezza. Ciò significa che, in quanto peccatore, egli è soggetto al giudizio di Dio e dunque incapace da solo di rivolgersi a Dio per la sua salvezza, o di meritarsi davanti a Dio
la sua giustificazione, o di raggiungere la salvezza con le sue proprie forze. La giustificazione avviene soltanto per opera della grazia».(120)
2) I nn. 22-24 indicano una compatibilità fra l’insistenza luterana sulla dichiarazione
del perdono da parte di Dio e la dottrina cattolica sull’efficacia della grazia di Dio donata nella giustificazione: «Insieme confessiamo che Dio perdona per grazia il peccato dell’uomo e che, nel contempo, egli lo libera, durante la sua vita, dal potere assoggettante
del peccato, donandogli la vita nuova in Cristo. Quando l’uomo partecipa a Cristo nella
fede, Dio non gli imputa il suo peccato e fa agire in lui un amore attivo mediante lo
Spirito Santo. Entrambi questi aspetti dell’azione salvifica di Dio non dovrebbero essere scissi. Essi sono connessi, nel senso che l’uomo, nella fede, viene unito a Cristo, il quale
è, nella sua Persona, la nostra giustizia (1Cor 1,30), proprio come perdono dei peccati e
presenza salvifica di Dio».(121)
3) I nn. 25-27 mostrano la compatibilità fra la considerazione luterana della giustificazione «mediante la fede» e l’insegnamento cattolico sulla giustificazione «per grazia»:
«Insieme confessiamo che il peccatore viene giustificato mediante la fede nell’azione salvifica di Dio in Cristo: questa salvezza gli viene donata dallo Spirito Santo nel battesimo
che è il fondamento di tutta la vita cristiana. L’uomo, nella fede giustificante che racchiude in sé la speranza in Dio e l’amore per lui, confida nella sua promessa misericordiosa. Questa fede è attiva nell’amore e per questo motivo il cristiano non può e non
deve restare inoperoso. Tuttavia la giustificazione non si fonda né si guadagna con tutto
ciò che precede e segue nell’uomo il libero dono della fede».(122)
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4) I nn. 28-30 affrontano la questione della persona giustificata ancora intaccata
dal peccato e quindi impegnata in un continuo combattimento, pregando ogni giorno per il perdono ed essendo continuamente chiamata alla conversione: «Insieme
confessiamo che nel battesimo lo Spirito Santo unisce l’uomo a Cristo, lo giustifica
ed effettivamente lo rinnova. E tuttavia il giustificato, durante tutta la sua vita, non
può mai fare a meno della grazia incondizionatamente giustificante di Dio. Inoltre
l’uomo non è svincolato dal dominio che esercita su di lui il peccato e che lo stringe
nelle sue spire (cf. Rm 6,12-14), né egli può esimersi dal combattimento di tutta una
vita contro l’opposizione a Dio che proviene dalla concupiscenza egoistica del vecchio Adamo (cf. Gal 5,16; Rm 7,7.10). Anche il giustificato deve chiedere ogni giorno perdono a Dio, così come si fa nel Padre nostro (Mt 6,12; 1Gv 1,9); egli è continuamente chiamato alla conversione e alla penitenza e continuamente gli viene concesso il perdono».(123)
5) I nn. 31-33 su Legge e Vangelo nella giustificazione indicano un accordo luterano-cattolico sul fatto che dalla morte e risurrezione di Cristo, centrale nel Vangelo, l’osservanza della legge è stata superata come via di salvezza attraverso le opere meritorie:
«Insieme confessiamo che l’uomo viene giustificato nella fede nel Vangelo, “indipendentemente dalle opere della Legge” (Rm 3,28). Cristo ha portato a compimento la
Legge e l’ha superata quale via alla salvezza mediante la sua morte e risurrezione.
Parimenti confessiamo che i comandamenti di Dio rimangono in vigore per il giustificato e che Cristo nella sua parola e nella sua vita esprime la volontà di Dio che è anche
per il giustificato la norma del suo agire».(124)
6) I nn. 34-36 mostrano che la certezza della salvezza non è una differenza che divide la Chiesa, perché non si può mai dubitare della misericordia di Dio in Cristo:
«Insieme confessiamo che i credenti possono fare affidamento sulla misericordia e sulle
promesse di Dio. Anche nella loro debolezza e nelle molteplici minacce che mettono in
pericolo la loro fede, essi possono contare, in forza della morte e della risurrezione di
Cristo, sulla promessa efficace della grazia di Dio nella Parola e nel sacramento ed essere così certi di questa grazia».(125)
7) Infine i nn. 37-39 trattano delle buone opere di coloro che sono giustificati per
fede e grazia, che sono i «buoni frutti» indicati dalla Scrittura e la conseguenza della
giustificazione liberamente donata: «Insieme confessiamo che le buone opere – una
vita cristiana nella fede, nella speranza e nell’amore – sono la conseguenza della giustificazione e ne rappresentano i frutti. Quando il giustificato vive in Cristo e agisce
nella grazia che ha ricevuto, egli dà, secondo un modo di esprimersi biblico, dei
buoni frutti. Tale conseguenza della giustificazione è per il cristiano anche un dovere da assolvere, in quanto egli lotta contro il peccato durante tutta la sua vita; per
questo motivo Gesù e gli scritti apostolici esortano i cristiani a compiere opere di
amore».(126)
(123) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 28; EO 7/1858
(124) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 31; EO 7/1861
(125) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 34; EO 7/1864
(126) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 37; EO 7/1867
c) Conclusione sulle reciproche condanne
19. Ciò che è stato espresso e spiegato nelle sezioni precedenti conduce a un’importante conclusione che si riflette sulle relazioni fra le Chiese coinvolte, poiché nel
corso dei secoli, in base alla loro dottrina ufficiale, esse hanno pronunciato una serie di
reciproche condanne dei rispettivi errori dottrinali in materia di giustificazione. La
Dichiarazione afferma che queste condanne appaiono sotto una nuova luce: «L’insegnamento delle Chiese luterane presentato in questa Dichiarazione non cade sotto le
condanne del concilio di Trento. Le condanne delle Confessioni luterane non colpiscono l’insegnamento della Chiesa cattolica romana così come esso è presentato in questa
Dichiarazione».(127)
Così interagendo fra loro nella continuazione del dialogo dottrinale e dello sviluppo
di relazioni di collaborazione, luterani e cattolici non sono gravati dalle dichiarazioni
ufficiali secondo le quali la controparte insegna cose errate riguardo alla giustificazione.
(127) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 41; EO 7/1871
d) Questioni da approfondire nel cammino verso l’unità visibile
20. La Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione è stata redatta,
approvata e sottoscritta con una dichiarazione ufficiale comune come una pietra miliare negli sforzi ecumenici verso l’unità della Chiesa. L’accordo che essa formula come
consenso su verità fondamentali e su una riconciliazione fondamentale delle differenze
è tuttavia solo una parte, sia pure centrale, di ciò che deve essere fatto prima che le
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(128) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 43; EO 7/1873
(129) Cf. Dichiarazione
sulla giustificazione, nn. 36-40
(130) (R) Verso una comprensione
comune della Chiesa, n. 77; EO 3/2347
(131) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 15; EO 7/1845
(132) (R) Verso una comprensione
comune della Chiesa, n. 78; EO 3/2348
(133) (A) La salvezza e la Chiesa, n. 3;
EO 3/8
(134) (A) La salvezza e la Chiesa, n. 9;
EO 3/14
(135) Dichiarazione
sulla giustificazione, n. 19; EO 7/1849
(136) (R) Verso una comprensione
comune della Chiesa, n. 77; EO 3/2347
(137) (R) Verso una comprensione
comune della Chiesa, n. 78; EO 3/2348
(138) (A) La salvezza e la Chiesa, n. 30;
EO 3/35
(139) (A) La salvezza e la Chiesa, n. 18;
EO 3/23
(140) (A) La salvezza e la Chiesa, n. 23;
EO 3/28
(141) Dichiarazione sulla
giustificazione, n. 37; EO 7/1867;
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Chiese firmatarie possano dichiarare formalmente la loro disponibilità a vivere in comunione piena e nell’unità visibile.
Nel n. 43 la stessa Dichiarazione parla dell’assoluta necessità di approfondire la sua
comprensione comune dell’azione giustificatrice di Dio e che questa comprensione
approfondita possa esercitare un’influenza sulla vita e sulla dottrina delle Chiese coinvolte. Perciò si spera che le sue conclusioni diventino la base per la chiarificazione di
altre questioni dottrinali, alcune delle quali molto importanti. Il testo ricorda alcune di
queste questioni che richiedono un ulteriore dialogo.
«Esse riguardano, fra l’altro, la relazione esistente fra parola di Dio e insegnamento
della Chiesa, l’ecclesiologia, l’autorità nella Chiesa e la sua unità, il ministero e i sacramenti e, infine, la relazione fra giustificazione ed etica sociale. Siamo convinti che la
comprensione comune da noi raggiunta offra la base solida per detta chiarificazione».(128)
La relazione fra giustificazione e Chiesa e le conseguenze ecclesiologiche del consenso fondamentale sulla giustificazione sono state ulteriormente sviluppate in Chiesa e
giustificazione (1993). La Chiesa è creatura Evangelii e allo stesso tempo ministra
Evangelii.(129) Questo aspetto verrà chiarito nel capitolo III.
2. VERSO UN PIÙ AMPIO CONSENSO SULLA DOTTRINA DELLA GIUSTIFICAZIONE
21. Il dialogo internazionale fra la Chiesa cattolica e l’Alleanza riformata mondiale e quello in seno all’ARCIC hanno prodotto entrambi dichiarazioni sulla giustificazione, che hanno molte somiglianze con la presentazione della Dichiarazione congiunta, come dimostrano gli esempi che seguono, corrispondenti al solido fondamento trinitario e cristologico della Dichiarazione, alla sua confessione della nostra totale dipendenza dalla grazia salvifica di Dio per la salvezza e alla sua posizione sulle «opere
buone».
Nel rapporto Verso una comprensione comune della Chiesa (1990) del dialogo riformato-cattolico, i nn. 77-79 presentano una sintesi comune della comprensione della
«giustificazione per grazia mediante la fede» dopo una lunga «professione di fede
comune» su Gesù Cristo come «unico mediatore fra Dio e l’umanità» (64-76). Il rapporto riformato-cattolico afferma che «la nostra giustificazione è un atto totalmente
gratuito compiuto da Dio in Cristo».(130) Come la Dichiarazione afferma che «l’incarnazione, la morte e la risurrezione di Cristo sono il fondamento e il presupposto
della giustificazione»,(131) così il rapporto riformato-cattolico indica che «operata da
Dio solo, la risurrezione di Gesù Cristo alla vita, di colui che è stato messo a morte
per tutti, è l’evento escatologico che definisce la fede come ricezione di un dono di
Dio, non come opera umana (Ef 2,8-10)» e che «noi riceviamo da Cristo la nostra giustificazione».(132) L’ARCIC afferma l’accordo sul fatto che «l’azione di Dio nel portare alla salvezza il genere umano (...) è dovuta unicamente alla misericordia e alla
grazia di Dio, mediata e manifestata attraverso il ministero di Gesù Cristo, che ha
espiato la morte ed è risorto».(133) Riflettendo da una prospettiva trinitaria, il testo
dell’ARCIC aggiunge: «Lo Spirito Santo rende attuali i frutti del sacrificio di Cristo
nella Chiesa attraverso la Parola e il sacramento: i nostri peccati sono perdonati,
siamo messi in grado di corrispondere all’amore di Dio e siamo conformati all’immagine di Cristo».(134)
Come nella Dichiarazione «insieme confessiamo che l’uomo dipende interamente per
la sua salvezza dalla grazia salvifica di Dio»,(135) così nel dialogo riformato-cattolico
«confessiamo che l’accettazione nella fede della giustificazione è essa stessa un dono
della grazia. Per la grazia della fede riconosciamo in Gesù di Nazaret (...) colui che solo
ci salva».(136) «La fede è anzitutto ricezione (...). Per la fede siamo liberati dalla presunzione di poterci salvare in qualche modo da soli».(137) Secondo l’ARCIC, «la Chiesa,
quale comunità dei giustificati, è chiamata a incarnare la buona novella che il perdono
è un dono che va ricevuto da Dio e condiviso con gli altri».(138) Dio ci ha inviato il suo
unico Figlio «per fare per noi quello che non potremmo fare da noi stessi».(139) La partecipazione al regno di Dio «è un dono che dipende interamente dalla grazia divina». I
cristiani «non si affidano ai propri meriti, ma a Cristo».(140)
Come nella Dichiarazione «insieme confessiamo che le buone opere – una vita cristiana nella fede, nella speranza e nell’amore – sono la conseguenza della giustificazione
e ne rappresentano i frutti»,(141) così secondo il dialogo riformato-cattolico «la persona
giustificata per il libero dono della fede (...) può ormai vivere secondo la giustizia» ed «è
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chiamata a portare frutti degni di quella grazia».(142) Secondo l’ARCIC «la fede non è
una pura disposizione personale e interiore, ma per sua propria natura si manifesta: le
opere buone derivano necessariamente da una fede viva (Gc 2,17ss). Esse sono veramente buone in quanto sono frutto dello Spirito, sono compiute in Dio e con la grazia
di Dio (...). Noi non siamo salvati a causa delle opere, ma siamo creati in Cristo per le
opere buone».(143)
Il documento La salvezza e la Chiesa dell’ARCIC presenta una stretta corrispondenza su altri aspetti della giustificazione espressi nella Dichiarazione congiunta. Ad esempio il
testo dell’ARCIC parla del «paradosso dell’essere giusti e peccatori al tempo stesso»,(144) il
che corrisponde alla trattazione del «giustificato come peccatore» da parte della
Dichiarazione. Ancora, la Dichiarazione parla della giustificazione che comporta simultaneamente il perdono di Dio e il nostro essere resi giusti. La salvezza e la Chiesa nota
che «la remissione dei peccati è accompagnata da un effettivo rinnovamento, la rinascita a nuova vita (...). Dio allo stesso tempo ci santifica e ci assolve».(145) In particolare, il
testo dell’ARCIC sottolinea l’intima relazione esistente fra la giustificazione e la Chiesa
come segno, custode e strumento del disegno di Dio in un mondo pieno di sofferenza e
di ingiustizia, di divisioni e di conflitti».(146) «Così il messaggio della Chiesa non è un pietismo privato, irrilevante nella società contemporanea, né può essere ridotto a un programma politico o sociale. Soltanto una comunità riconciliata e riconciliante, fedele al
suo Signore, nella quale sono superate le divisioni umane, può parlare con piena sincerità a un mondo alienato e diviso e in modo da essere testimone credibile dell’azione salvifica di Dio in Cristo e anticipazione del regno di Dio».(147)
(142) (R) Verso una comprensione
comune della Chiesa, n. 79; EO 3/2349
(143) (A) La salvezza e la Chiesa, n. 19;
EO 3/24
(144) Cf. n. 15; EO 3/20
(145) La salvezza e la Chiesa, n. 18;
EO 3/23
(146) Cf. (A) La salvezza e la Chiesa,
n. 25-31
(147) (A) La salvezza e la Chiesa, n. 30;
EO 3/35
B. Giustificazione e santificazione
22. La giustificazione è strettamente collegata con la santificazione e con altri aspetti vitali della vita in Cristo. La Dichiarazione congiunta contiene un linguaggio che rinvia alla santificazione senza usare il termine. Benché nella Dichiarazione non si affermi
alcun consenso sulla questione della santificazione o sulla sua relazione con la giustificazione, in tutti e quattro i dialoghi c’è un notevole accordo su questo punto. La
Dichiarazione di associazione con la Dichiarazione congiunta del Consiglio metodista
mondiale parla esplicitamente della relazione fra giustificazione e santificazione, esprimendo le profonde convinzioni metodiste al riguardo.
Dopo averlo ricordato, considereremo i dialoghi bilaterali che affrontano il tema, nei
quali troviamo un linguaggio simile riguardo alla relazione fra giustificazione e santificazione.
La Dichiarazione sulla giustificazione afferma che «solo per mezzo della grazia, e
nella fede nell’opera salvifica di Cristo (...) noi (...) riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le opere buone».(148) Lo Spirito
Santo «rinnova effettivamente l’uomo» (n. 28). «Quando l’uomo partecipa a Cristo nella
fede, Dio (...) fa agire in lui un amore attivo mediante lo Spirito Santo» (n. 22); il testo
aggiunge che «questa fede è attiva nell’amore e per questo motivo il cristiano non può e
non deve restare inoperoso» (n. 25). «Il giustificato (...) è continuamente chiamato alla
conversione e alla penitenza e continuamente gli viene concesso il perdono» (n. 28).
Per i metodisti è fondamentale «il profondo legame esistente fra il perdono dei peccati e il rendere giusti, fra la giustificazione e la santificazione».(149) La salvezza riflette la
doppia azione della grazia di Dio: «Mediante la giustificazione noi siamo salvati dalla
colpa del peccato e ristabiliti nel favore di Dio; mediante la santificazione siamo salvati
dalla forza e dalla radice del peccato, ristabiliti a immagine di Dio».(150) «La teologia
metodista ha cercato di prendere sul serio l’affermazione di Paolo: “Ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliete il frutto per la vostra santificazione e come traguardo
avete la vita eterna» (Rm 6,22)» (n. 4.4). Così John Wesley «sviluppò la dottrina della
“perfezione cristiana” o “totale santificazione” (cf. 1Ts 5,23)» (n. 4.4), La Dichiarazione
di associazione delinea il nocciolo di questa visione, che Wesley «considerava il cuore dell’insegnamento metodista» (n. 4.4). Anche il dialogo metodista-cattolico affronta la relazione fra giustificazione e santificazione nei suoi rapporti bilaterali.(151)
Il dialogo riformato-cattolico afferma che «la giustificazione per fede porta con sé il
dono della santificazione, che può crescere continuamente a misura che crea vita, giustizia e libertà. Gesù Cristo, unico mediatore fra Dio e l’umanità, è anche l’unica via che
(148) Dichiarazione sulla
giustificazione, n. 15; EO 7/1845
(149) Dichiarazione di associazione,
n. 4.2
(150) Dichiarazione di associazione,
n. 4.2, che cita J. WESLEY,
Sermone 85, II.1
(151) Cf. (M) Rapporto di Honolulu,
n. 13; Rapporto di Singapore, n. 39
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E
cumenismo
(152) (R) Verso una comprensione
comune della Chiesa, n. 79; EO 3/2349
(153) (A) La salvezza e la Chiesa,
n. 15; EO 3/20
(154) (A) La salvezza e la Chiesa,
n. 17; EO 3/22
(155) (A) La salvezza e la Chiesa,
n. 18; EO 3/ 23
porta a fare ciò che è accetto a Dio. La fede riceve liberamente e rende una testimonianza attiva, quando si estrinseca nell’amore (Gal 5,6)».(152)
Secondo l’ARCIC «la giustificazione e la santificazione sono due aspetti del medesimo atto divino (1Cor 6,11)». Questo significa che «quando Dio promette la rimozione
della nostra condanna e ci pone in una nuova condizione di fronte a sé, tale giustificazione è indissolubilmente legata alla sua santificante ricreazione di noi stessi nella grazia».(153) «La santificazione è quell’opera di Dio che rende attuale nei credenti la giustizia e la santità, senza le quali nessuno può vedere Dio».(154) «La divina dichiarazione di
perdono e di riconciliazione non lascia immutati i credenti che si sono pentiti, ma stabilisce con loro una relazione intima e personale. La remissione dei peccati è accompagnata da un effettivo rinnovamento, la rinascita a nuova vita (...). Dio allo stesso tempo
ci santifica e ci assolve».(155)
C. Riflessioni sul capitolo II
(156) Cf. n. 43
(157) EO 7/1848
(158) UR 11
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23. Il dialogo sulla dottrina della giustificazione ha condotto cattolici, luterani e
metodisti a un accordo su elementi importanti per l’unità nella fede. Questo risultato è
un importante passo avanti nel cammino verso la piena comunione e una pietra miliare nelle relazioni ecumeniche. È davvero una conquista permanente. Cattolici, luterani e metodisti hanno raggiunto un accordo sostanziale su quello che era un tempo il
problema ecumenico centrale, con conseguenze per ogni aspetto della fede e della vita
cristiana.
Come abbiamo evidenziato sopra, la stessa Dichiarazione congiunta ha individuato
questioni che richiedono un’ulteriore chiarificazione.(156) Questo vale in particolare per
l’approfondimento del fondamento biblico della dottrina della giustificazione.11 Occorre
continuare la discussione anche sulla questione delle indulgenze, che sono state all’origine della controversia sulla giustificazione.12 Inoltre certi temi che sono stati sostanzialmente risolti dalla Dichiarazione congiunta potrebbero comunque trarre vantaggio da
un’ulteriore spiegazione e chiarificazione: ad esempio le diverse prospettive su simul
iustus et peccator; il ruolo della penitenza nella vita cristiana; la cooperazione umana,
cioè la misura in cui gli esseri umani collaborano con Dio nella giustificazione.13 I problemi ecclesiologici connessi con la giustificazione, spesso tralasciati nella Dichiarazione
congiunta, sono stati affrontati ampiamente nel documento Chiesa e giustificazione
(1993) del dialogo luterano-cattolico e qui il capitolo III offre altri chiarimenti. È chiaro
che occorre continuare a riflettere su tutte queste questioni.
Persiste la tensione riguardo al n. 18 della Dichiarazione congiunta, dove si afferma che
i luterani sottolineano l’importanza unica della giustificazione come un «criterio irrinunciabile che orienta continuamente a Cristo tutta la dottrina e la prassi della Chiesa», mentre i cattolici «si sentono vincolati da molteplici criteri».(157) Con quest’affermazione i cattolici vogliono vedere la dottrina e il criterio della giustificazione integrati in tutto il contesto della cristologia e della Trinità, nonché nel contesto ecclesiologico, così come viene
espresso nelle formule dei simboli di fede. In questo contesto il concilio Vaticano II parla
di gerarchia delle verità (158) come principio ermeneutico.14 Qui ci troviamo di nuovo di
fronte all’ermeneutica e alla criteriologia delle nostre formule di fede e del loro carattere
vincolante. Un’interpretazione non corretta di ciò che si afferma nel n. 18 della Dichiarazione congiunta può condurre a un ulteriore fraintendimento di ciò che è richiesto per la
comunione piena e della necessità di risolvere le questioni che ancora rimangono.
In definitiva la dottrina della giustificazione e della santificazione solleva la questione dell’antropologia teologica e, oggi, dell’etica cristiana come frutto della giustificazione e della nuova vita di grazia.15 Al riguardo, nell’epoca moderna sono emerse nuove
questioni, sconosciute alla Riforma, specialmente in materia di etica personale sui temi
del matrimonio e della famiglia, della sessualità umana e, recentemente, sui temi della
bioetica. Questi nuovi temi sono spesso fonte di divisione non solo fra cattolici e protestanti o anglicani, ma anche all’interno di queste stesse comunità.
Una nuova comprensione della giustificazione ha positivamente influenzato questioni di etica politica e sociale, un aspetto su cui ha riflettuto in modo particolare il documento La salvezza e la Chiesa (cf. n. 30) dell’ARCIC. Mediante la giustificazione incondizionata per grazia del peccatore Dio ristabilisce la dignità di ogni persona, dove
«dignità» è più della somma delle sue azioni buone o cattive. La Chiesa, come comu-
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nione di coloro che sono riconciliati con Dio, può e deve essere segno e strumento di
riconciliazione e pace, una forza di giustizia e di compassione di fronte al peccato e alle
strutture di peccato nella società.
L’esito positivo dei dialoghi condotti finora ci induce a sperare nella possibilità di raggiungere un maggiore consenso sulla giustificazione e sull’antropologia teologica e di
affrontare in una discussione seria, aperta e guidata dallo Spirito le questioni ecumeniche recentemente sorte in questo contesto.
III.
La Chiesa
Introduzione
24. I riformatori si considerano in continuità con la Tradizione della Chiesa una,
santa, cattolica e apostolica, ma le loro preoccupazioni in materia di giustificazione e di
gratuita sovranità di Dio nella giustificazione del peccatore hanno dato luogo a una serie
di domande sulla Chiesa. Già nel 1517, la disputa di Martin Lutero sulle indulgenze
aveva dato luogo alla controversia sull’autorità del papa e dei concili, sul potere delle
chiavi del Regno e sul Vangelo come il vero tesoro della Chiesa. Nella disputa con il
card. Caietano Lutero affermò che il papa non si sottomette alla parola di Dio, ma ostacola la sua predicazione. Di conseguenza, in seguito Lutero giunse a identificare il papa
con l’anti-Cristo di 2Ts 2,1-12.
Lutero comprendeva la Chiesa come la congregazione dei fedeli (o communio sanctorum) e come la comunità nella quale la parola di Dio è correttamente predicata e i
sacramenti sono amministrati secondo il Vangelo.(159) La Chiesa è creatura
Evangelii (160) e quindi subordinata al Vangelo. Come è detto nella Apologia della
Confessione di Augusta (Apol.), il suo mistero è nascosto agli occhi del mondo, ma la
Chiesa non è semplicemente invisibile e non è una platonica civitas (Apol. VII e VIII).
È riconoscibile da segni e caratteristiche come la predicazione della parola di Dio, il
battesimo, il sacramento dell’altare, il potere delle chiavi e i ministeri della predicazione pubblica del Vangelo.
Calvino e la comunità riformata «condividevano le stesse preoccupazioni fondamentali: affermare l’unica e suprema autorità di Gesù Cristo sulla Chiesa; ascoltare e
proclamare il messaggio del Vangelo come unica parola di Dio, la sola in grado di produrre la vera fede; riordinare la vita, la prassi e le istituzioni della Chiesa in conformità con la parola di Dio rivelata nella Scrittura».(161) Il dialogo riformato-cattolico sintetizza le preoccupazioni dei riformatori che li indussero a respingere «tutto ciò che,
secondo loro, nella vita della Chiesa oscurava l’unica mediazione di Gesù Cristo e
sembrava attribuire alla Chiesa un ruolo eccessivo accanto a lui. L’insistenza, nelle
successive controversie, sull’autorità della Chiesa e sulla sua gerarchia li spinse a contestare il valore della successione episcopale come espressione della continuità della
Chiesa nella verità apostolica attraverso i secoli. In particolar modo, respingevano dottrine come queste: l’appello alla Tradizione della Chiesa come a un’autorità pari alla
Scrittura o che con essa fa tutt’uno; l’autorità universale del papa; l’affermazione che
i concili della Chiesa costituiscono un’autorità dottrinale infallibile; la distinzione
11 Nel frattempo i fondamenti biblici della dottrina della giustificazione sono stati discussi in modo più esplicito e approfondito da un gruppo luterano-cattolico di biblisti in una conferenza a San Paolo fuori le Mura nel 2008 su «I fondamenti biblici del messaggio della giustificazione».
12 Per discutere la questione delle indulgenze nel contesto del sacramento della penitenza il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani invitò teologi cattolici, luterani e riformati a un simposio a
Roma nel 2001. Da parte cattolica, la nuova base di dialogo su questo
tema era offerta dalla cost. ap. di PAOLO VI, Indulgentiarum doctrina
sulla revisione della dottrina sulle indulgenze, 1.1.1967; EV 2/921ss.
13 Ulteriori approfondimenti e chiarimenti nel dialogo tedesco K.
LEHMANN (a cura di), Lehrverurteilungen - kirchentrennend?, II, «Dialog
der Kirchen» 5, Freiburg i. Br./Göttingen 1986; W. PANNENBERG, TH.
SCHNEIDER (a cura di), Lehrverurteilungen - kirchentrennend?, IV, «Dialog
(159) CA VII
(160) LUTERO, Opere complete
nell’«edizione di Weimar», Weimarer
Aegabe (WA), 2,430
(161) (R) Verso una comprensione
comune della Chiesa, n. 18; EO 3/2283
der Kirchen» 8, Freiburg i. Br./Göttingen 1994, 25-50; TH. SCHNEIDER,
G. WENZ (a cura di), Gerecht und Sünder zugleich. Ökumenische
Klärungen, «Dialog der Kirchen» 11, Freiburg i. Br./Göttingen 2001.
14 Cf. il documento di studio: GRUPPO MISTO DI LAVORO TRA LA
CHIESA CATTOLICA E IL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE (GML),
La nozione di «gerarchia delle verità»: un’interpretazione ecumenica, 1990;
EO 3/897-937.
15 Sulle questioni morali: ARCIC II, Vivere in Cristo: la morale, la
comunione e la Chiesa, 5.9.1993; EO 3/125-233; GML, Il dialogo ecumenico sulle questioni morali: potenziali fonti di testimonianza comune o
di divisioni, 25.9.1995; EO 7/1189-1238. Sull’antropologia in un contesto multilaterale: Christian Perspectives on Theological Anthropology.
A Faith and Order Study Document, «Faith and Order Paper» 199,
Geneva 2005.
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