Testimonianza in ricordo di Gastone Tassinari

L’impegno degli Educatori
In ricordo di Gastone Tassinari
di Maria Modaffari
Ho lavorato dal 1962 al 1969 con Gastone Tassinari presso la Società Umanitaria di Milano,
istituzione che dalla fine dell’ottocento ha svolto, principalmente a Milano, in numerosi ambiti
culturali e sociali, un’opera di elevazione dei diseredati su presupposti di socialismo umanitario.
Tassinari dirigeva le scuole, il suo intervento era rivolto, in modo particolare, alla scuola media, ma
riguardava anche i corsi professionali dell’Umanitaria.
Per i preadolescenti, inizialmente, si trattava di classi di avviamento industriale, la cosiddetta
“preparatoria”,
che costituiva l’antefatto ai corsi professionali diurni e serali, operanti
nell’istituzione stessa, corsi, molto quotati, nomino la scuola del libro e quella di fotografia perché
avveniva uno scambio ed una stretta collaborazione per impaginare, illustrare e stampare il
giornalino della scuola , ma esistevano anche molti altri corsi : per esempio elettricisti, fotoincisori,
linotipisti ecc…
“La visita ai laboratori dei lattonieri, degli orafi e dell’elettrauto ha reso noto agli allievi come sia
grande il campo del lavoro”, l’insegnante che ha condotto gli alunni dell’ultimo anno della scuola
preparatoria nei laboratori delle scuole professionali registra con queste parole le loro impressioni
sui laboratori, appunto dei lattonieri, orafi, ed elettrauto, così come compie per tutti gli altri visitati
a fini orientativi.
Queste visite servivano all’orientamento professionale, perché la preparatoria era una scuola
orientativa, caratteristica mantenuta anche nel passaggio alla scuola media, come è stata mantenuta
la collaborazione con i laboratori. Mi fa piacere ricordare anche il nome dell’insegnante di
educazione artistica che ha messo insieme il libretto che ho portato con me, si chiamava Renato
Standola, insegnava educazione artistica, con il quale ho lavorato per lunghi anni.
Conservo, con cura ed amore, questo opuscolo, frutto delle attività svolte e testimonianza delle
finalità educative e della didattica da noi perseguite. Ho deciso che lo lascerò a mio figlio, come
ricordo del lavoro dei suoi genitori. E’ essenziale, ma dice tanto: gli assi culturali e le attività libere
che era possibile attuare perché la scuola era a tempo pieno, aveva la mensa, l’assistente sociale, lo
psicologo e spazi ricreativi.
Ho insegnato alla preparatoria, appena laureata in Filosofia all’Università di Roma, e sono andata a
Milano per interesse verso quel tipo di sperimentazione, chiamata da Tassinari. Ero priva di
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Università degli Studi di Firenze – Facoltà di Scienze della Formazione
Giornate di studio e attività in memoria di Gastone Tassinari
strumenti professionali per l’insegnamento. La mia formazione, di base, all’insegnamento è
avvenuta, in quegli anni, con Gastone Tassinari.
La nostra attività si svolgeva nel settore scuola, in anni in cui avveniva l’acceso dibattito intorno
alla riforma della scuola media, dibattito nel quale si è vivacemente discusso sulla validità di
superare la distinzione tra la scuola media e gli avviamenti dai diversi indirizzi o sull’opportunità
di mantenere i due canali distinti, costringendo così la popolazione scolastica a compiere una scelta
prematura, subito dopo le elementari, molto vincolante per futuro. E’ prevalso l’orientamento all’
unificare in un’unica scuola gli indirizzi dell’avviamento. Si è trattato di una riforma educativa e
sociale, che comportava una vera e propria ricerca di modalità adeguate per attuarla.
E’ stato Tassinari a operare questa trasformazione nelle scuole dell’Umanitaria e a formare gli
insegnanti della nuova scuola media.
Noi, con tanto entusiasmo, abbiamo cercato di realizzarla e dalla preparatoria siamo passati alla
media unica, inserita nell’ambito della scuola statale, ma con una sua autonomia di ricerca, garantita
dall’Umanitaria stessa: il tempo pieno, l’importanza dei laboratori, l’orientamento, i servizi.
Ricordo, espresso nelle conversazioni e dimostrato nelle attività, il motivo di fondo del suo impegno
pedagogico: operare nella scuola in vista di una sua democratizzazione. Lo ha fatto perché era
aperto al confronto, alle prese di posizione costruttive e al dialogo con tutto il personale della
scuola.
Quando ancora non c’era chiarezza sull’importanza di coordinare le diverse componenti
scolastiche: studenti- insegnanti- genitori per rendere più efficace il processo formativo,
abbiamo, parallelamente al lavoro di rinnovamento della struttura della scuola e dei suoi contenuti e
metodi, svolto riunioni con alunni e genitori e lavorato con i rappresentanti di classe.
Per gli insegnanti era previsto un aggiornamento, in momenti nodali dell’anno scolastico, su temi
quali l’insegnamento - l’apprendimento, la didattica disciplinare e le connessioni tra le diverse
discipline, la valutazione, la formazione delle classi. Temi questi divenuti ormai comuni, ma allora
all’avanguardia nella pratica scolastica.
La nostra era una scuola sperimentale, a tempo pieno, un’innovazione questa che implicava un
rinnovamento in campo educativo e un intervento nel sociale. Credevamo nel tempo pieno per dare
opportunità agli alunni di sviluppare interessi, di operare nelle classi e nei laboratori, di compiere
scelte.
Per questi motivi, ancora oggi, il tempo pieno, rappresenta un imprescindibile supporto per la
formazione degli studenti e per la vita per i genitori impegnati in attività lavorative. Affiancavano
la nostra attività lo psicologo e l’assistente sociale.
Avevamo 12 classi: 3 prime, 3 seconde, 3 terze. La popolazione scolastica, inizialmente proveniva
da una zona periferica al sud della città, formata, inizialmente, da figli di estrazione operaia e di
immigrati. La scuola media dell’Umanitaria, divenuta nota per le sue attività ed il rinnovamento
operato, ha avuto un riconoscimento per la validità della struttura e dei contenuti, e ha cambiato, in
parte, la popolazione scolastica, in quanto si sono inseriti anche figli di intellettuali, creando nuove
dinamiche tra gli utenti e nuove esigenze nella preparazione degli studenti.
Nel pensare a questo mio intervento mi sono chiesta che cosa abbiamo elaborato insieme in quegli
anni ed ha continuato ad agire nella mia vita professionale, avvenuta successivamente all’esperienza
compiuta presso l’Umanitaria, in altre scuole medie e nel passaggio da me fatto alle scuole
superiori.
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Giornate di studio e attività in memoria di Gastone Tassinari
E’ rimasta la finalità educativa di fondo alla quale miravano le diverse attività: la formazione di
uno studente non soltanto capace di appropriarsi di dati e di ripeterli, ma in grado rielaborarli,di
confrontarsi in discussioni, di esprimersi, dialogare con gli altri, di compiere scelte e sviluppare
interessi culturali. Ognuno di questi momenti era tenuto presente e valorizzato nella didattica.
Nel processo dell’insegnamento- apprendimento il coinvolgimento degli alunni nell’attività svolta
era considerato essenziale. Ugualmente non si poteva prescindere dalla valutazione delle loro
conoscenze iniziali. La verifica di quanto era avvenuto nel percorso compiuto e la valorizzazione
dei progressi conseguiti costituivano il rinforzo per iniziare un nuovo percorso teso a far compiere
integrazioni e sviluppi nei campi esaminati.
Viva era l’attenzione, oltre che alla validità della tematica, al metodo, inteso come scelta di
argomenti, materiale adottato, questionari per la comprensione dei testi, costruzione di verifiche.
L’espressività, che affiancava la formazione dei concetti, costituiva per noi una meta da perseguire
ed ho scoperto con soddisfazione il valore del “racconto libero”, nel quale gli studenti esprimevano
le loro emozioni ed esperienze, e leggevano ad alta voce, per essere corretto collettivamente insieme
ai compagni. Era un momento di partecipazione e di apprendimento della lingua, che si univa alle
altre modalità, indubbiamente come elemento di arricchimento. Alcuni di questi scritti venivano
pubblicati sul giornalino della scuola, stampato nella scuola del libro: si intitolava RADAR.
Per l’apprendimento della lingua si faceva attenzione a tutti i genere di scritti, di tutte le discipline.
Come insegnanti di lettere abbiamo puntato soprattutto sulla storia.
Erano anni in cui avveniva un acceso dibattito sulla ricerca e l’insegnamento di questa disciplina.
Per quanto ci riguarda, ritenevamo che la conoscenza delle nostre radici fosse imprescindibile per
una vera formazione civica ed umana.
Sceglievamo alcune tematiche, per esempio: la città e le trattavamo nelle differenti epoche,
cercando di superare il manuale di storia attraverso la lettura di scritti inerenti al periodo esaminato.
Ricordo il nucleo sulla polis greca che ci ha permesso di fare confronti passato-presente ,
riflettendo sulla diversità della composizione demografica e sui modi di vita che si manifestavano
per la presenza dell’agorà.
In questi confronti non appiattivamo il passato sul presente, ma lo ricostruivamo il più possibile
fedelmente attraverso documenti e discussioni.
Oltre alle discussioni, molto ricercate dagli studenti, ho fatto tesoro ed ho adottato, alle superiori,
la metodologia della storia, che avevamo elaborato nella scuola media dell’Umanitaria.
L’insegnamento della storia presentava due possibili completamenti: da un lato la riflessione
sull’educazione civica e dall’altro il suo inserimento nelle scienze sociali.
Nell’educazione civica, oltre alle tematiche sulla democrazia e i riferimenti alla costituzione, veniva
esaminata l’organizzazione della vita scolastica con riferimento ai rapporti di buona convivenza e di
collaborazione all’interno della classe, i quali, discussi in gruppo dai ragazzi stessi, erano
trasformati in una specie di regolamento.
In un contesto più ampio, l’insegnamento della storia era visto nell’ambito delle scienze sociali,
intese come superamento dei confini tra una disciplina e un’altra e la valorizzazione dei
collegamenti tra i vari argomenti.
Per favorire l’apprendimento degli argomenti di studio, tutti, erano presentati come la spiegazione
delle vicende dell’uomo nel tempo e nell’ambiente fisico, sociale e culturale ed esaminati per
problemi e linee di sviluppo, escludendo così la frammentarietà.
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