Estratto da: Esame di Stato 2014/2015 Istituto Superiore Gian Giorgio Trissino V TA indirizzo Scientifico opzione Scienze Apllicate IL VELO DI MAYA VIRALE PROPRIETÀ DI VITTORIO TORRENTE 2 Indice 1 I Virus 1.1 Composizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 Infezione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 9 10 2 Il Volontarismo 2.1 Conoscenza e coscienza . 2.2 Struttura ed atto . . . . 2.2.1 Struttura . . . . 2.2.2 Atto . . . . . . . 13 13 14 14 15 . . . . . . . . . . . . . . . . 3 Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 3 4 INDICE Motivazione Il piacere della filosofia sta nel portarsela a casa, in biblioteca, in piscina. Capita di pensare a Marx mentre si legge il giornale, a Nietzche quando si và a teatro, e capita di pensare a Schopenhauer quando si studia genetica. Se un cartesiano si trovasse fra gli artigli di una tigre, capirebbe nel modo più chiaro quale precisa differenza essa sappia fare tra il suo io e il suo non-io, sosteneva Schopenhauer, criticando la negazione da parte dei cartesiani appunto della coscienza agli animali. Sorge naturale la domanda: se buona parte della comunità scientifica si trovasse ospite dell’ Yersinia pestis, classificherebbe quest’ultimo alla stregua delle molecole organiche? 5 6 INDICE Prefazione L’analisi che si è sul punto di esporre, si basa sul contrasto tra l’interpretazione che buona parte della comunità scientifica da’ all’entità nota come virus, e le posizioni volontaristiche di Arthur Schopenhauer. I due poli sono divisi dalla concezione che si vuole dare di vita: l’una prettamente legata a imprescindibili funzioni vitali che rendono un organismo vivo, l’altra fondata sulla volontà di vita quale madre di tutto, a priori. Il campo è chiaramente quello della bioetica, che naturalmente potrebbe essere esteso ad innumerevoli aspetti del reale, ma in questa tesina si cercherà di sostenere l’essere viventi dei virus, descrivendo la loro conformazione ed il loro percorso dal punto di vista di scientifico, ed il loro vivere, dal punto di vista prettamente filosofico. 7 8 INDICE Capitolo 1 I Virus I virus sono parassiti endocellulari, ossia soggetti che compiono il loro ciclo vitale e riproduttivo all’interno delle cellule infettate, sfruttandole e di conseguenza provocando loro danni di diversi entità. Deficienti di organizzazione cellulare e di qualsivoglia attività metabolica, questi parassiti sono in sè incapaci di qualsiasi funzione vitale, pertanto: Non possono essere considerati organismi viventi a tutti gli effetti. Ma nonostante ciò, perpetuano un costante vivere nell’assenza della vita stessa per come noi l’intendiamo. 1.1 Composizione La particella virale - quando si trova in sede extracellulare - è detta virone e sono fondamentalmente ovunque, mentre in fase di attiva replicazione endocellulare è chiamata appunto virus. La struttura elementare della particella è costituita da un nucleo (core) racchiuso da un rivestimento proteico detto capside, che a sua volta può essere racchiuso da un involucro fosfolipidico. Il nucleo prima citato contiene il materiale genetico fondamentale per l’infezione virale, detto genoma, il quale può essere di differente natura e struttura: • Desossiribovirus (genoma a DNA) – A doppia elica – A doppia elica circolare – A singola elica • Ribovirus (genoma a RNA) – a doppia elica con intermedio a DNA – a singola elica intera – a singola elica segmentata – a singola elica con intermedio a DNA 9 10 CAPITOLO 1. I VIRUS Questa notevole varietà permette l’esistenza di diverse tecniche replicative che non analizzeremo, ma che permettono di immaginare la vastissima varietà di virus presenti. Figura 1.1: Due batteriofagi Ulteriori differenze possono essere trovate nella struttura fisica: oltre alla composizione precedentemente descritta vi possono essere strutture secondarie di natura principalmente proteica e fosfolipidica con funzioni di protezione del genoma virale o di facilitazione dell’infezione. Saranno trattati con maggiore riguardo i cosı̀ detti virus nudi, ossia quelli che presentano solo il nucleocapside, di cui i batteriofagi sono la famiglia più conosciuta. 1.2 Infezione I virus presentano diverse modalità di infezione, accomunate da un preliminare necessario quale l’iniezione del materiale genico nel batterio vittima. Ciò avviene mediante una speciale appendice chiamata coda, una sorta di siringa, fondamentalmente. La coda si attacca ad un sito specifico del rivestimento del batterio, si contrae ed inietta il materiale genico nella cellula ospite. Figura 1.2: Infezione 1.2. INFEZIONE 11 Figura 1.3: Il batterio Vibrio Colera aggredito da un fago In alcuni casi il virus può riprodursi direttamente nel citoplasma, causando ingenti danni alla cellula ospite, in altri casi la riproduzione avviene nel nucleo. In questo caso, il genoma virale si integra generalmente al DNA ospite, restando cosı̀ in una fase di latenza che finirà solo in condizioni favorevoli alla riproduzione del materiale genico virale. Singolare è invece il lavoro dei retrovirus, dotati di RNA, i quali sono in grado di sintetizzare un enzima chiamato trascriptasi inversa, la quale a sua volta sintetizza il DNA virale che darà dunque origine alla riproduzione in se. È necessario specificare che il lavoro dei batteriofagi non è univoco, ma vi sono due strade percorribili: • Ciclo litico • Ciclo lisogeno Il ciclo litico consiste nella sovversione da parte del DNA virale del metabolismo della cellula batterica. Il genoma batterico viene interamente demolito, mentre ribosomi ed enzimi batterici vengono utilizzati per sintetizzare nuovo acido nucleico virale e proteine che, una volta assemblate con il genoma, andranno a costituire nuovi virioni. Le copie possono andare dalle 10 alle 10000, le quali vengono espulse mediante lisi, ossia disgregando completamente la cellula, oppure venendo espulse da essa, ormai morta. Il ciclio lisogeno coincide nel percorso latente precedentemente descritto, in cui il genoma virale si integra con quello batterico, prendendo cosı̀ il nome di profago, e venendo trasferito ai batteri figli quando il batterio stesso intraprende la riproduzione, formando cosı̀ in un breve periodo una vasta colonia di genomi virali senza che avvenga la lisi. Il genoma del provirus reprime la maggior parte dei suoi geni, che vengono riattivati in caso di danni alla cellula ospite, dando il via ad un ciclo litico. 12 CAPITOLO 1. I VIRUS Capitolo 2 Il Volontarismo Sulla base di quanto detto nel capitolo precedente il virus non viene classificato quale vivente sulla base di due deficienze: • La struttura • I meccanismi vitali Le ricerche di Schopenhauer sono basate su trattati ed analisi fondamentalmente antropologici, dunque apparentemente su piani molto diversi rispetto a quello trattato in questa sede. Fortunatamente, gli esempi, sono insieme alle conclusioni, trattate con termini che lasciano ampio spazio ad una speculazione concreta e lontana dal rischio di cadere in quella che Eco chiamerebbe una super interpretazione. Per arrivare alla conclusione in maniera solida è necessario, seguendo il filo della ricerca condotta da S., descrivere conoscenza e coscienza rispetto alla Volontà. Ciò permetterà dunque una successiva analisi della struttura e delle azioni effettuate dal virus in chiave volontaristica. 2.1 Conoscenza e coscienza Schopenhauer costringe la conoscenza e la coscienza a meri strumenti della volontà sulla base di studi pratici, concentrandosi sulle convulsioni. L’esempio più importante è portato menzionando sezioni di rettili ed insetti che, una volta privati del sistema nervoso centrale, sono per alcuni momenti comunque in grado di sostenere azioni atte ad un fine. Dunque, secondo le parole di J. D. Brandis: Tutte le forme convulsive indicano che la manifestazione della volontà può aver luogo senza una capacità distintamente rappresentativa. Queste forme convulsive sono quindi azioni le quali continuando il processo vitale lo mantengono nel suo corso, siano manifestazioni della volontà; tanto più che ci è nota la ragione per la quale esse non sono, come le altre accompagnate da coscienza. 13 14 CAPITOLO 2. IL VOLONTARISMO Analogamente a Brandis, altri studiosi quali Meckel e Burdach sostengono l’universalità della volontà, riportando come esempio base la vita vegetale. Incapace d’intendere ma di volere: La pianta sembra andare verso la luce di sua libera volontà Questo non certo per una conoscenza dei proprio meccanismi biologici, ma per una necessità intrinseca alla pianta, la quale prova un impulso costante e inappagabile che la costringe ad ottenere ciò che le è più necessario per vivere. A sostegno di ciò, S. riporta una relazione sui Veda di Colebrooke, e cito: Asu è un volere inconscio, che dà luogo a un atto necessario al mantenimento della vita. Questo Asu, nella sua generalità permette l’applicazione al nostro campo anche della vecchia concezione di forza vitale, suddivisa in: • Energia riproduttiva, elemento vegetale fondamentale per ogni essere vivente. • Irritabilità, elemento animale che permette la viva consapevolezza di sè, portando il soggetto affetto dalla detta irritabilità di esultare nelle sue manifestazioni. • Sensibilità, il carattere fondamentale dell’uomo, essendo ciò che è particolarmente umano nell’uomo. L’energia riproduttiva, coincide con un mantenimento del proprio essere sia da un punto di vista alimentare che da un punto di vista riproduttivo, rendendo dunque applicabile di concetto di Asu al mondo virale, che vede come affermazione univoca di sè, la riproduzione a discapito dell’ospite. Energia riproduttiva, convulsione e volontà, si rendono dunque aspetti emblematici della non necessità di coscienza e conoscenza per il definirsi vivo di un ente. 2.2 Struttura ed atto Messo per inciso come la vita in se sia pura e semplice espressione volontaristica, va dunque spiegato, sulla base di ciò, il come la struttura estremamente basilare dei virus ed il loro comportamento per definizione parassitario possa essere manifestazione vitale. 2.2.1 Struttura Alla base della giustificazione della scarna struttura virale va riportato un passo dell’opera naturalista di Dalton e Pander, secondo cui: Mentre da un lato le caratteristiche dell’ossificazione provengono dal carattere degli animali, quest’ultimo d’altro lato si sviluppa dalle loro tendenze e dai loro appetiti, poichè la ragione intrinseca di ciò (appetiti e tendenze) si può derivare soltanto dalla vita universale della natura. I due trattano come è evidente di antropologia, analizzando le caratteristiche fisiche (in particolare della struttura ossea) di diversi animali si ritrovano pronti a definire il perchè di tale struttura spiegando come 2.2. STRUTTURA ED ATTO 15 essa possa fornire all’animale un determinato vantaggio a livello di sopravvivenza, ma incapaci di spiegare il perchè intrinseco di tale struttura. Perchè dunque la foca si dota di un pesante rivestimento di grasso per difendersi dal freddo mentre altri animali utilizzano la pelliccia? Perchè la pianta rimane ferma nel suo luogo d’origine? Trovandosi davanti all’insormontabile muro della metafisica, i due si ritrovano giustificare il determinato essere di una creatura perchè vuole essere tale. Per quanto riduttiva possa sembrare, questa spiegazione si ritrova perfettamente a suo agio nella visione Darwiniana comunemente accettata della vita; il vivente, vedendo un vantaggio in una determinata tendenza, si eleva a coglier frutto di questa opportunità che la natura gli offre mediante la selezione del compagno e la selezione naturale, e questo per una sua innata volontà di perseguire la vita, attraverso le via che sono a lui più gradite. Questa volontà non tiene conto però del fatto che l’individuo vive nella specie e la vita cominciata in lui vuole moltiplicarsi, come invece fa Burdach, il quale ha la brillante idea di, secondo le parole di Schopenhauer: considerare (ogni organo, ogni essere) come l’espressione di una manifestazione di volontà universale, cioè data una volta per tutte, di una brama fissa, di un atto di volontà non dell’individuo, ma della species. È evidente la neccessità di Burdach per questa tesi, infatti l’universalità della volontà giustifica come vita il trasmettere vita, mera essenza virale. Ciò consiste fondamentalmente nella distruzione dell’individualità della volontà. L’esperienza quotidiana ci dona il concetto del singolo, che caratterizza ognuno di noi e buona parte degli esseri viventi che ci circondano, ma ciò rischia di impantanare il pensiero sulla questione di coscienza già precedentemente trattata. La conservazione del proprio essere (consapevolezza di sè) non è infatti che uno strumento utile ai fini dello scopo volontaristico, ma che di per sè cozza con la necessità prioritaria del trasmettere la vita. Esempio lampante è l’istinto materno, dove la volontà di conservazione dell’io, minormente importante rispetto alla conservazione della nuova vita, ha la peggio, disponendo cosı̀ la madre a sacrificarsi per il proseguimento della vita attraverso la prole. Caratterizzati dalla totale assenza di consapevolezza di sè, e dall’unica affermazione di sè stessi attraverso la riproduzione, i virus sono l’espressione più pura della volontà di vita. Questo giustifica appieno la loro struttura, espressione del loro voler vivere in senso puro ed universale, senza passare per l’individualismo necessario invece ad altre manifestazioni indirette del volere. Il virus è come ho già detto volontà, e dunque, vita. Considerazioni Con l’analisi della struttura sono state accennate delle considerazioni sull’atto virale che a breve saranno ripetute. Era necessaria però la suddivisione in subsezioni al fine di garantire chiarezza, permettendo cosı̀ una più esaustiva, e meno caotica, conclusione. 2.2.2 Atto Lo spiegare la struttura dei virus senza analizzare però l’infezione in sè permette una visione limitata della faccenda, e fondamentalmente sommaria. La struttura virale infatti è funzionale al soddisfacimento della volontà universale, la quale 16 CAPITOLO 2. IL VOLONTARISMO rischia però di distrarre l’occhio inesperto dal dato di fatto che, per quanto in funzione della specie, il virus viva una vita individuale ed interamente autonoma (almeno rispetto ai suoi simili), la quale viene per l’appunto messa in discussione in quanto priva di funzioni vitali fondamentali, comprendendo tra queste la riproduzione stessa. In questa subsezione verrà dunque giustificato il perchè il virus possa vivere, ponendo in secondo luogo la volontà universale. L’ente vivente come già dimostrato non è che l’immagine della sua volontà, l’espressione delle tensioni della volontà, le quali costituiscono il suo carattere, con il quale si intende appetiti e preferenze. L’attività di un qualsiasi essere vivente consiste infatti nella manifestazione delle sue preferenze: il carnivoro caccia l’animale preferito, l’erbivoro cerca la piana che più lo aggrada e scappa o si difende dal carnivoro; e ciò determina in modo diretto, come esperienza ci insegna, la struttura della creatura. Volontà → Carattere → Atto → Struttura È però evidente come non possa essere solo il volere dell’essere a plasmarlo nei suoi più diversi aspetti. Una prima influenza è riportata dall’ambiente in cui l’essere si trova: la visibilità, la temperatura, l’umidità e la reperibilità delle risorse sono aspetti a cui è necessario adattarsi per il soddisfacimento della volontà. Ecco che infatti ogni particolare tensione della volontà si presenta in una particolare modificazione della forma; perciò il luogo di permanenza della preda ha determinato la forma, e dunque l’agire, del persecutore e viceversa. Volontà → Carattere → Atto → Struttura ↑ Ambiente È dunque una questione dialettica la manifestazione della volontà individuale: necessarie conseguenze danno origine ad un punto conclusivo decisivo, che però non consiste nell’essere stesso come carattere e struttura, ma che trova la sua definizione con la volontà di vita. La volontà cerca la via più breve per manifestare sè stessa. La capacità del virus di fare ciò senza necessariamente essere singolarmente in grado di farlo ne è l’esempio lampante. Il carattere virale ha trovato inutile provvedere al mantenimento di sè stesso ed alla creazione di figli a proprie spese quando ovunque intorno a lui vi sono cellule in grado di farlo per lui, che anzi potrebbero, se il virus fosse autonomo, essere lui concorrenti. Dove respira un essere vivente, ce n’è subito un altro pronto ad ingoiarlo, pronto dunque a manifestare sè stesso a discapito del perdente. Il virus vuole dunque approfittarsi delle cellule a lui vicine, non vuole dotarsi di organelli in grado di permettergli una vita ed una riproduzione autonoma, vuole il modo a lui più congeniale e dal suo punto di vista semplice per manifestarsi. E volendo non è divenuto che manifestazione di vita. Capitolo 3 Conclusione Il sunto di queste pagine vuole dunque essere che il corpo virale, come del resto quello di qualsiasi ente, non è proprio altro che la sua volontà, intuita come rappresentazione e perciò nelle forme dello spazio, del tempo e delle causalità, e quindi non è altro che la visibilità, obiettità del volere. Tutto deve dunque, in esso e in rapporto ad esso, cospirare all’ultimo scopo, alla vita di esso. Poichè non vi si può ritrovare nulla di inutile, nulla di superfluo, nulla di manchevole, nulla che sia fuori luogo, nulla che sia insufficiente o incompleto nel suo genere; ma deve esservi tutto ciò che è necessario, nella esatta misura in cui è necessario, però non di più. Il volere virale è dunque lo scopo ed il solo modo per raggiungerlo. La finalità è introdotta nella natura soltanto dall’intelletto, il quale di conseguenza prova una gran meraviglia dinanzi al miracolo che esso stesso soltanto ha creato. 17 18 CAPITOLO 3. CONCLUSIONE Bibliografia [1] Aldo Zullini - Antonella Sparvoli - Francesca Sparvoli, Corso di biologia Livello avanzato, 2011 [2] Arthur Schopenhauer, La Volontà della Natura, 1854 [3] Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, 18181819 [4] Franco Volpi, Arthur Schopenhauer - L’arte di insultare, 1999 [5] J. D. Brandis, Saggio sull’energia vitale, 1795 [6] Colebrooke, Asiatic Researches [7] I. F. Meckel, Archivio di Fisiologia, 1829 [8] Pander & Dalton, Sullo scheletro degli animali predatori [9] Immanuel Kant, Mondo [10] Burdach, Physiologie 19