MARKETING di Massimo Stragliati Management & Marketing Consultant La professione di farmacista tende a fornire soluzioni più che dispensare beni di consumo I processi d’acquisto pesso si afferma che il nostro è un mondo basato sul consumismo (e sui bisogni a questo correlati) ed, in effetti, la vita di ogni individuo è costellata da momenti d’acquisto: possiamo anzi dire che, con ogni probabilità, ognuno di noi effettua, durante la giornata, almeno un acquisto (il più banale può essere, ad esempio, il giornale). Senza voler entrare nell’analisi dei processi psicologici che spingono le persone ad effettuare acquisti, dobbiamo, però, almeno inquadrare il problema partendo da un presupposto fondamentale: si acquista perché esistono almeno due sistemi di pul- S sione. Il sistema definito primario è di tipo impulsivo, istintivo, e non inibito, mentre il sistema secondario è razionale , socializzato e basato su valutazioni e pianificazioni precise. I due sistemi sono tra loro adiacenti e le motivazioni d’acquisto sono dettate da un grado di consapevolezza che può essere frazionato in tre fasi distinte: inconscio, subconscio e conscio. Secondo Freud la psiche umana è per la maggior parte inconscia ed egli la rappresenta come un iceberg, con un decimo della sua parte emersa (il “consapevole”) ed i restanti nove decimi sommersi (l’ “inconscio”). Questo è, con ogni probabilità, il mo- nuovo Collegamento 39 MARKETING tivo per cui i comportamenti, le motivazioni e gli atteggiamenti d’acquisto dei consumatori spesso non sono molto chiari e, dunque, di difficile comprensione. A volte i desideri e le scelte sono prevedibili, a volte non lo sono per niente: se il consumo fosse dettato solo ed esclusivamente dalle leggi del raziocinio, vivremmo in un mondo totalmente diverso da quello che ben conosciamo. Le pulsioni d’acquisto basate sul conscio derivano da valutazioni razionali e consapevoli, frutto di un’accurata analisi dei propri bisogni. Quelli subconsci derivano, invece, da associazioni solo parzialmente consapevoli, spesso emozionali, prevalentemente di natura culturale. Le pulsioni inconsce, infine, sono dettate da dinamiche non razionalizzate dal soggetto, istintive, quasi ancestrali. La regola vale, ovviamente, anche quando si tratta di effettuare acquisti di prodotti per la salute ed agiscono se l’acquisto riguarda un prodotto non soggetto alla prescrizione del medico, poiché, in questo caso, l’individuo ha potere decisionale personale ed autonomo, anche quando chiede consiglio al farmacista, oppure a lui delega la scelta op- pure, ancora, quando chiede conferma della scelta effettuata. La stretta relazione tra bisogni e comportamenti d’acquisto è stata perfettamente rappresentata dallo psicologo Maslow con una piramide, suddivisa in cinque segmenti, alla cui base si collocano i bisogni di tipo fisiologico ed al cui vertice troviamo i bisogni di auto-realizzazione e successo (Figura 1). La priorità nella soddisfazione dei bisogni parte, in linea generale, dal livello di base per passare, via via, ai gradi più elevati a mano a mano che i bisogni del livello precedente sono soddisfatti; per diretta conseguenza, le priorità influiscono anche sulle risorse economiche (i “budget””) allocati per la loro realizzazione, nonché sulla loro ripartizione. Ma nel mondo moderno queste priorità non sempre sono organizzate nell’ordine definito da Maslow, visto che spesso si antepone, per esempio, l’immagine o l’auto-realizzazione ai bisogni di sicurezza. La salute, o meglio il bisogno di salute, bene considerato inalienabile e sul quale non si è disposti a disinvestire, attraversa in senso longitudinale la piramide di Maslow e, teoricamente, possiamo collocare i I BISOGNI: LA PIRAMIDE DI MASLOW Figura 1 40 nuovo Collegamento farmaci salvavita alla base e quelli “life-style” al vertice. La premessa ci può aiutare nel comprendere meglio i clienti della farmacia, i loro bisogni, ed i benefici e vantaggi che essi si attendono dall’acquisto e dall’utilizzo dei prodotti per la salute. Allorché il farmacista pone al centro della sua professione il suo cliente ed orienta la gestione della sua impresa alla “mission” di contribuire a preservare, mantenere e possibilmente migliorare la salute degli individui, si accorgerà che, oggi, il consumatore è molto cambiato: se negli anni ‘60 chi entrava in farmacia aveva, generalmente, un atteggiamento molto passivo, attualmente il farmacista si confronta con persone più preparate, con un senso di maggiore responsabilità verso la salute, desiderosi di conoscere e capire. è quindi aumentata la complessità dei processi poiché maggiori sono le aspettative nei confronti dei beni e servizi erogati dalla farmacia. I criteri di scelta e le fasi d’acquisto In genere le scelte di acquistare un prodotto sono guidate da quattro elementi di base che riguardano il bene oggetto del desiderio: il prezzo, l’assortimento, la moda ed il servizio. Gli elementi possono giocare tutti assieme in combinazione diversa oppure ve n’è uno che predomina sugli altri. Il farmacista attento deve saper cogliere questi segnali ed attivarsi con la sua capacità consulenziale, “prolungando il positivo” del cliente, ma al contempo correggendo, sempre in positivo e se del caso, le scelte suggerendo una soluzione o una scelta più idonea. Capita, infatti, molto spesso che il cliente sia influenzato troppo dalla pubblicità, dai MARKETING consigli degli altri (amici, parenti), dal sentito dire. Senza un adeguato “filtro”, che solo il farmacista è in grado di dare, la scelta potrebbe non essere appropriata: ecco allora che attraverso un diligente uso della consulenza il professionista in camice bianco effettuerà una corretta comunicazione verso la clientela, soddisfandone i bisogni e rendendola fedele alla farmacia ed alla figura competente del farmacista. La consulenza professionale si esalta principalmente nel momento dell’acquisto. Si suole segmentare questo processo in quattro fasi distinte: l’attenzione, l’interesse, il desiderio e l’azione (Figura 2). Ovviamente il cliente passa inconsciamente attraverso queste quattro fasi e, quindi, anche in questo caso è indispensabile fare attenzione ai “segnali” che giungono dal potenziale acquirente: l’attenzione è la fase più neutra, durante la quale non sono ancora chiare le intenzioni, anche se il fatto di soffermarsi a guardare, osservare, toccare già indica una certa predisposizione a proseguire nel percorso. L’interesse è una molla che scatta e che significa la volontà di prendere in considerazione un bene; all’interesse segue il desiderio, fase nella quale la presa di decisioni è già avanzata in quanto il bene è già stato valutato e l’intenzione di possederlo appare a questo punto manifesta. L’azione non è che l’atto conclusivo del processo. Ovviamente non esistono limiti temporali a questo processo, il quale può anche interrompersi nel corso della prima fase (più frequentemente) o delle due successive (meno frequentemente). La consulenza professionale del farmacista deve supportare tutte e quattro le fasi in via crescente, poiché più si avanza nel percorso, più sono le esigenze da soddisfare (conoscenza del prodotto, destinazione LE FASI D’ACQUISTO Figura 2 d’uso, caratteristiche, benefici, valenze). è chiaro che la comunicazione verso il cliente deve essere molto chiara, concreta e pro-attiva: non si deve essere semplicemente dei “distributori di prodotti” poiché la professione di farmacista è più tesa a fornire soluzioni che non semplicemente a dispensare beni di consumo. Sarà dunque importante essere sempre aggiornati sulle novità, fornire le dovute spiegazioni sul prodotto con linguaggio semplice ed accessibile a tutti (“medichese”, “avvocatese” e “burocratese” lasciamolo ad altri!) e quindi spiegare esaurientemente scopo del prodotto, modo di utilizzo, precauzioni d’uso, eccetera. Si dovrà essere aperti e disponibili, principalmente nell’ottica del servizio, vero valore aggiunto che il farmacista è in grado di offrire: ciò significa anche mettersi nei panni del cliente per capirne i bisogni, ascoltare con molta attenzione e fare domande per capire ed interpretare le reali esigenze, esporre correttamente i benefici ed i vantaggi del prodotto, cioè parlare dei risultati (che sono, in ultima analisi, il vero obiettivo che si vuole raggiungere con l’acquisto di un prodotto). Il rapporto consulenziale si applica con maggiore frequenza nei casi in cui il cliente espone un problema oppure chiede direttamente un consiglio, molto meno se il cliente chiede (o trova) direttamente un prodotto: tuttavia, anche in quest’ultimo caso, c’è spazio per le raccomandazioni o per fare emergere bisogni latenti. Molto utile è farsi aiutare da un assortimento adeguato (ampio e profondo), da una corretta esposizione dei prodotti che facilitano la “leggibilità” della farmacia e delle sue eventuali aree di specializzazione, dalle vetrine e dai mezzi di comunicazione visivi, nonché da un arredamento consono che valorizzi in pieno l’offerta di prodotti per la salute. Cliente e farmacista: le caratteristiche Esaurita l’analisi di processi d’acqui- nuovo Collegamento 41 MARKETING sto, è il momento di soffermarci su alcuni basilari aspetti psicologici della vendita in farmacia: ogni cliente è unico, ha i suoi problemi, li affronta alla sua maniera, comunica verbalmente e non verbalmente in modo personale, è, insomma, non “ripetibile”, non “clonabile”. Tuttavia bisogna conoscerlo, per comprenderlo e per poter rispondere in modo adeguato alle sue esigenze: un compito in apparenza complesso, data la molteplicità delle tipologie di clienti che quotidianamente frequentano la farmacia. è quindi necessario avere un approccio pragmatico alle tipologie di clienti che possono in qualche modo essere schematizzati in funzione di alcuni parametri facilmente individuabili dal farmacista: anche in questo caso, però, bisognerà dotarsi di una buona capacità di osservazione (e continuare ad allenarsi!) Quasi una pratica indiziaria e che, tra l’altro, non concede molto tempo alle elaborazioni mentali. L’oggetto dello studio è il comportamento del cliente, la sua reattività ed il suo modo di ragionare: per i clienti fedeli, abituali, il percorso è già ben avviato, mentre per i nuovi e quelli saltuari il discorso è più complesso. In ogni caso i due parametri da valutare sono il grado di emotività ed il grado di informazione: l’emotività indica il livello di pregiudizi, preoccupazioni, paure, stati d’animo, mentre l’informazione fornisce il grado di conoscenza del problema, del prodotto, del servizio. Idealmente si può declinare una serie di clientitipo che vanno dall’emotivo/non informato fino a giungere, per varie gradazioni, al razionale /informato. Ovviamente il primo caso citato è il più complesso da gestire perché, oltre ad elementi psicologici di debolezza, si unisce una disinformazione pressoché totale sulle possibili soluzioni del problema. Idealmente, il farmacista dovrebbe “prendere per mano” ed accompagnare i clienti L’INTERRELAZIONE CLIENTE - FARMACISTA Figura 3 42 nuovo Collegamento emotivi/non informati sul percorso della conoscenza per farli diventare, nel tempo, clienti razionali/informati. Oltre alla vendita del prodotto, il percorso implica la prestazione di consulenza professionale mirata sia a rassicurare che a “formare” ed informare il cliente, con indubbie prospettive di fidelizzazione. Come può il farmacista gestire il rapporto con i suoi clienti-tipo? Utilizzando anch’egli due strumenti che rispondano, nelle diverse combinazioni e gradazioni ai livelli di emotività ed informazione dell’interlocutore: questi strumenti sono la disponibilità e la preparazione (quest’ultima da non confondersi con la competenza che diamo come fatto acquisito). La disponibilità null’altro significa che la capacità del farmacista di porsi all’ascolto attivo del cliente allo scopo di tranquillizzarlo in caso di eccessiva emotività, riportandolo sul piano razionale, di comprendere i suoi bisogni; la preparazione va invece intesa come l’abilità nel dare le corrette informazioni, correggere quelle errate e far crescere nell’interlocutore il desiderio di essere informato. Disponibilità e preparazione andranno dunque calibrati in funzione del grado di emotività e di informazione del cliente: vale a dire che deve essere il farmacista ad adeguarsi al cliente, e non viceversa (Figura 3). Solo in questo caso, infatti, si potrà conseguire l’obiettivo più importante della vendita, cioè quella particolare situazione che il marketing definisce “win-win” (vinco io-vinci tu) dove entrambi gli attori ricavano soddisfazione dalla relazione: il cliente ha trovato risposte e soluzioni ai suoi problemi attraverso i prodotti ed i consigli del suo farmacista e questi, avendo perfettamente svolto il suo compito, ha ottenuto la totale fiducia del suo interlocutore ed ha migliorato in modo tangibile la sua immagine professionale.