::: PROMORAMA ::: PRESS :::
BAND: BLACK EYED SUSAN
TITLE: AND SILENCE WILL BEGIN
SOON
LABEL: MIZAR RECORDS
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BAND: BLACK EYED SUSAN
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SOON
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BAND: BLACK EYED SUSAN
TITLE: AND SILENCE WILL BEGIN
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BAND: BLACK EYED SUSAN
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BAND: BLACK EYED SUSAN
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BAND: BLACK EYED SUSAN
TITLE: AND SILENCE WILL BEGIN
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ONDAROCK
http://www.ondarock.it/recensioni/2006_blackeyedsusan.htm
Si dice che fare rock in Italia sia molto difficile, che il rock è una cosa che o la si ha o no, e gli italiani, date le
loro radici musicali, fra classica e musica leggera, non la abbiano. Sarà forse per questo che della musica
rock (intesa in senso lato stavolta, e non in senso stretto come su) sia stato il genere più lontano dalla sua
essenza, il prog-rock, ad attecchire in modo elevatissimo nella nostra penisola. Oggi, a ormai trent'anni da
quell’
esperienza, ma esattamente come allora, i giovani musicisti italici paiono influenzati in modo massiccio
da un'altra corrente che sta al vitalismo del rock come allora stava il prog: il cosiddetto post-rock.
I Black Eyed Susan (un quartetto di Brescia) rientrano a pieno titolo nel guazzabuglio di gruppetti e
gruppettini che vanno a saturare le fila dell'insieme, pur essendo ormai palesemente fuori tempo massimo.
Proprio per ovviare alle difficoltà strutturali che affronta il genere tutto e che ne stanno decretando il
tramonto, i Black Eyed Susan provano a inserire una variazione a tema: alle strutture tipicamente post vanno
a sommare la poetica sonora degli ultimissimi Sonic Youth targati O'Rourke ("Murray Street" e "Sonic Nurse"
per intenderci), e le loro dilatazioni ormai post-noise .
La fusione delle due anime cesella i brani migliori di questo loro esordio, "And Silence Will Begin Soon":
parliamo di "Orange", lunga distesa ringhiosa con gran cresecendo strumentale in coda, con tanto di voce
femminile protagonista (la novella Kim Gordon si chiama Luisa Pangrazio e mostra buone potenzialità
canore, seppur ancora acerba e da affinare: per giunta spesso esegue limitandosi o sbandando su tonalità
poco personali) e "Golden Cage", vestito onirico anziché pungente, che sfocia in tormento.
Il limite di tali pezzi è che, nonostante la forma espositiva sia degnissima, la band non mostra lo spessore
interiore adatto per elevarli oltre la sufficienza (o la maniera).
Quando invece è soltanto post-rock gli ostacoli aumentano. A volte l'idea di partenza è buona, ma non viene
debitamente fatta fruttare, come in "The Jail", le cui venature country trovano un buon giro di chitarra che
però non si sviluppa mai in modo adeguato, finendo per venire alla lunga un po' a noia; altre volte lo
sviluppo c'è, ma sono i tempi a difettare, mancando d'equilibrio, come in "J.M.", atmosfera cupa e
ammiccante che si apre troppo tardi in lampo melodico (perfetta stavolta la prova della Pangrazio, mentre la
voce maschile, consapevole di non essere irresistibile, proverà, per tutto il disco, a trovare un tono
convincente senza risultati apprezzabili).
Nella seconda metà la band prova a esporre la sua musica in modo diverso: "I Hate You" tenta la carta della
"rabbia intellettuale", ma il suo graffio di plastica spinge a nicchiare, mentre la spenta processione di
"Running Backward" subisce un tentativo di rianimazione a colpi di nastri al contrario: l'effetto ottenuto serve
solo a peggiorare le cose.
Fanno il proprio dovere invece le note di tastiere che puntellano la delicata "L.K", che va a collocarsi tra gli
episodi più riusciti.
Nel finale, a un non riuscito ritorno alla gioventù sonica con "Fake Reality" fa da pendant la (appena
sufficiente) jam di "Backdoor" a ritmo di passo omicida di basso, scossa da continui soli di chitarra rock
(anziché post ).
Le idee messe in scena in questo "And Silence Will Begin Soon" non sono di primo pelo e la loro esposizione
non eccelle. Qualche spunto lo salva da un giudizio peggiore, con la speranza che le combinazioni vengano
meglio ponderate e proposte in futuro. Rimandati alla prossima.
XL ONLINE
http://xl.repubblica.it/recensionidettaglio/13801
Non lasciatevi ingannare dalle apparenze: Black Eyed Susan sono italianissimi. Bresciani, per la cronaca.
Adottano però l’
immaginario internazionale (e trasversale) del post-punk noir, ingegnandosi a lavorare per
sottrazione sulle semplici ma efficaci trame chitarristiche di Giovanni Battagliola. Questo è il loro primo disco
in cinque anni di attività, scheletrico, spartano addirittura nella coloritura dei suoni. Ma il loro cupo,
fratturato minimalismo, funziona. E l’
uso delle voci è particolarmente intrigante.
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BAND: BLACK EYED SUSAN
TITLE: AND SILENCE WILL BEGIN
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KDCOBAIN
http://www.kdcobain.it/pagine/recensioni/blackeyedsusan.htm
Coadiuvati da prestigiosi nomi dell'indie italiano come Giacomo Fiorenza degli Yuppie Flu e Francesco
Donadello dei Giardini di Mirò, questi quattro ragazzi bresciani presentano il loro primo disco ufficiale dopo
l'uscita dell'autoproduzione intitolata "Skeleton winter". Le intenzioni della band sono quelle di proporre la
propria poetica malinconica, manipolando l'indie, il noise e il post-punk. La voce di Luisa Pangrazio gioca con
le emozioni passando con naturalezza da arie cupe ad altre più rabbiose ed urlate.
I curati tappeti strumentali che costituiscono la maggior parte del disco propongono incessanti riff di chitarra
su cui si affacciano martellanti distorsioni e schizofrenici giri armonici. Continui cambi di ritmo si alternano
tra il post-rock di "I hate you" e il rock aggressivo di "Orange", passando per la quiete di una ballata come
"L.K." e i cupi suoni rarefatti di "Golden Cage".
Il sogno si trasforma talvolta in un incubo nell'immaginario dei Black Eyed Susan, che cambiano
continuamente registro nei loro pezzi disegnando paesaggi reali e surreali, mescolati insieme. "And silence
will reign soon" è una summa della tradizione indie-rock americana, con un occhio volto al futuro e
all'orginalità. Ottimo disco che che si merita un posto nell'indie-rock italiano di qualità.
MUSICBOOM
http://www.musicboom.it/mostra_recensioni.php?Unico=20060418232431
Sappiamo poco di questa Susan dagli occhi neri. Sappiamo che non deve essere una bambina
particolarmente tranquilla, almeno a giudicare dall'illustrazione di copertina. E non deve nemmeno amare
troppo la musica rilassante. Perché seppure non manchino accenni melodici apprezzabili la musica di questa
giovane band bresciana è fatta di spigoli e ruvidezza, di ritmi spezzati e canti nervosi. Nervosismo che
appare in tutta la sua problematica profondità quando al canto troviamo la voce graffiante di Luisa
Pangrazio, che riesce a infondere un fascino ancora maggiore ai bei puzzle ritmici costruiti sull'asse
basso/batteria da Gigi Ancelotti e Luca Cevoli, ricamati dalle chitarre di Giovanni Battagliola.
Non appena in The Jail entra la voce (che ricorda quella di J Mascis in I Feel The Pain), si capisce che non
usciremo facilmente da quell'area musicale che ha per capitale Nashiville e Chicago per città d'elezione:
cambi di ritmo, chitarre lussureggianti e progressioni post-rock. Ma non mancano omaggi più o meno
sotterranei alla tradizione americana tout court: sebbene J.M. sia dedicata a Jason Molina, ricorda per certi
versi i Pixies di Bossanova; mentre I Hate You (sebbene il punto meno convincente del disco) manifesta la
volontà di omaggiare l'hard rock. I brani migliori oltre alla solida title track, sono Golden Cage, lunga ballad
in cui fanno capolino i fantasmi evocati dal contrasto tra le due voci –maschile e femminile –e le chitarre
effettate, impegnate a dipingere un paesaggio inquietante, fatto di una casa abbandonata al limitare di un
bosco misterioso; e L.K., che ci porta dalle parti degli Yeah Yeah Yeahs se questi non avessero bisogno di
evocare sempre lembi di sordidezza per emozionare: qui bastano (e avanzano) la bellezza della linea di
chitarra e i brividi della melodia.
In pochi anni (sono attivi dal 2001) il progetto Black Eyed Susan ha dimostrato di poter produrre un album
variegato e complesso, in cui la cifra personale è forte, profonda. Album al quale hanno creduto Francesco
Donatello (Giardini di Mirò) e Giacomo Fiorenza (Yuppie Flu, El Muniria), che lo hanno registrato e missato.
Ma And Silence Will Begin Soon potrebbe essere non soltanto un bel album d'esordio, ma il primo passo per
una vera e propria esplosione. Sta ora ai suoi protagonisti limare le incertezze, che non possono mancare in
un esordio, rodare l'affiatamento attraverso un'intensa attività live e sono convinto che anche all'estero
potrebbero accorgersi di questa Susan dagli occhi neri.
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SENTIREASCOLTARE
http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Recensioni/2006/recensioni/BlackEyedSusan.htm
I Black Eyed Susan sfornano un album di rock potente e rumoroso, pescando dal meglio della produzione
rock USA del decennio passato, mischiando hardcore, noise e post rock ed esasperandone il lato cupo ed
estremo.
Golden Cage sembra blues claustrofobico per angeli caduti, in Backdoor il basso granitico e monocorde alla
Bob Weston e chitarra psicotica creano una perfetta colonna sonora per la lettura di un romanzo hardboiled.
Ago della bilancia è la voce femminile, che per eccesso di maniera rovina alcuni pezzi, come Fake Reality e
J.M. (dedicata a Jason Molina), che se affidati ai soli strumenti risulterebbero più omogenei e coinvolgenti.
In Orange, invece, la band riesce a creare un ibrido eccezionale, Luisa sensuale e spietata sembra Kat
Bjelland, la sua voce filtrata si fonde perfettamente alle scorribande chitarristiche e al drumming sbilenco, in
un crescendo dirompente e liberatorio per poi sciogliersi in un finale psichedelico e dischord-ante veramente
unico. Questo è forse il pezzo migliore del disco, insieme alla title track, un'autentica delizia per chi si sente
(musicalmente) attratto dai territori che stanno all'interno del triangolo d'oro Chicago-Louisville-Washington
DC.
And Silence Will Begin Soon ci presenta una band che se riuscirà ad affrancarsi dai modelli ingombranti
(primi fra tutti i Giardini Di Mirò) potrebbe diventare l'ariete sonico dell’
italo-indie.
KRONIC
http://www.kronic.it/artGet.aspx?aID=2&sID=13157
Una bella voce salva in extremis un progetto in chiaroscuro
Strano album, questo. Parte lento, ma esce alla distanza, e le cose migliori le offre quando a cantare è Luisa
Pangrazio –vuoi perchè ci mette cuore, un pizzico di rabbia ed emozioni, vuoi perchè la sua voce (ruvida) si
sposa abbastanza bene con la musica dei Black Eyed Susan.
“
And Silence Will Begin Soon”è il tipico album che si mostra un po’alla volta, e che scopri ascolto dopo
ascolto. E’un disco di indie-rock all’
italiana: lunghe parti strumentali (in alcuni frangenti un po’
noiose e fine
a loro stesse), atmosfere tra il grigio e lo scuro, tanti richiamini all’
Inghilterra ed agli USA. Un pezzo come “
I
hate you”–mal cantato e mal pensato –trova il suo contrario davanti a brani come “
Orange”e “
Golden
Cage”–queste ultime, fra le cose migliori del cd.
In conclusione: “
And Silence Will Begin Soon”nasconde luci e ombre al suo interno. Gli manca omogeneità
ed una “
regia”ferma. Non è un disco da bocciare in toto, ma diciamola tutta: se non affonda è grazie alle
belle interpretazioni di Luisa Pangrazio.
IMPATTO SONORO
http://www.impattosonoro.it/recensione-black_eyed_susan___and_silence_will_begin_soon-502.php
É un buon disco, questo "And Silence Will Begin Soon" dei Black Eyed Susan.
Si districa tra le sonorità più potenti e rumorose del rock from U.S.A., mischiandovi attorno atmosfere postrock (vedi Giardini Di Mirò, tanto per restare in Italia) ed esasperando il tutto con claustrofobiche divagazioni
quasi hardcore.
E la cosa riesce bene, per quasi tutta la durata del disco.
Se "Orange", azzeccato mix di psichedelia noise, risulta essere il pezzo migliore del disco, con l'ammaliante
voce di Luisa, così sensualmente filtrata da risultare perfetta, per contro la stessa voce della cantante va ad
incidere negativamente su pezzi come "J.M." o "Fake Reality". Qui la voce è a volte di troppo, ruba decibel
agli strumenti, che se lasciati soli e liberi di agire, renderebbero il tutto più coinvolgente, soprattutto nella
seconda, con il suo ritmo saltellante fatto di chitarrismo sghembo e batteria folle e tagliente.
Nonostante piccoli errori di gioventù, i dieci pezzi che compongono questo secondo lavoro della band
bresciana, scorrono via che è un piacere, a mostrare orgogliosamente che l'indie italico ha ancora qualcosa
da mostrare. Io proverei a puntare su di loro.
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PAG. 11
LIVEROCK
http://www.liverock.it/tuttarec.php?chiave=632&chiave2=Black%5EEyed%5ESusan
A tutti gli esterofili troppo esterofili là fuori dico: Attenzione gente! C’
è aria di inversione di tendenza.
Ultimamente non è più così raro e difficile trovarsi di fronte a gruppi-perla nati, cresciuti e vegetanti nella
nostra realtà che, fino a pochi anni fa, sembrava terzomondista rispetto a situazioni anglosassoni o
teutoniche.
Il celebre ‘
Italians do it better’si adatta benissimo, per esempio, ai Black Eyed Susan, quattro bresciani –dei
quali una ragazza –che dal 2001 spacciano la loro ottima mescolanza di post rock, noise e un punk ruvido.
Aiutati per l’
occasione da chi ha lavorato con connazionali già consegnati alla fama tipo Yuppie Flu o Giardini
di Mirò , in poco più di una settimana, il quartetto ha realizzato il primo lavoro sotto etichetta che segue, a
quattro anni di distanza, il primo cd autoprodotto. Ci troviamo quindi immersi in una sorta di indie
sperimentale da dove fa spesso capolino una tendenza al low-fi graffiato in stile Thurstone Moore & soci.
Ipnotizzante Running Backward , con un basso che sembra se possibile ancora più profondo e la voce della
chitarrista che canta incutendo un senso di angoscia e di alienazione; un’esplorazione della voce
particolarissima, che (mi) evoca quasi Bjork o i Blonde Redhead con i suoi falsi acuti e giochi di vocalizzi
inquietanti su note già storte rispetto al senso comune.
E’estremamente raffinato il suono di velluto che le voci dei due cantanti hanno sovrapposte, in L.K. si ha la
netta sensazione di ascoltare ‘
dal di dentro’la canzone e la percezione della sua bellezza è ancora più forte
se si analizzano i giri semplici ma funzionalissimi di chitarre e basso.
La gestione delle influenze è ottima in tutta la durata delle 10 tracce, si capisce che dischi possono piacere ai
BES, ma mai si avverte l’
invadente affacciarsi di qualcuno di già sentito o già conosciuto nei pezzi del lavoro.
Davvero ottimo.
LYCOS
http://www.lycos.it/06/musica/recensione.html?ID_REC=RECENSIONE20060503123130.xml
I quattro ragazzi di Brescia, non sono alle prime armi ma suonano da anni e si stanno facendo notare. I
Black Eyed Susan hanno la capacità di non lasciare indifferenti. A tratti il cd mette ansia e paura, fonte
d’
inquietudine provocata da momenti musicali estesi in rumorose, o al contrario rarefatte fasi, comunque
lisergiche. L’
impronta è noise, ma viene agilmente aggirata qualora la melodia abbia il sopravvento.
Emblema della concezione del cd è, Golden Cage, bellissima, regala una visione panoramica ampia e un
saliscendi tra le colline degli stati d’
animo, specie nel suo crescere finale. Musica strumentale anche quando
è cantata dalle sue due voci, una femminile e una maschile, lontanissime ma che si intrecciano
perfettamente, questa è la sua forza.
UDS
http://www.uds.it/view_recensione.asp?id_recensione=789
Quartetto bresciano dalle tendenze indierock: se l’
inizio è un po’sbarazzino, quasi un funk leggero con sopra
una voce alla Fun lovin Criminals. Il resto del disco, invece, vede una voce femminile a far da padrona,
incisiva e potente e un po’alla Alanis Morissette. Le prime influenze potrebbero essere i Blonde Redhead di
in "an expression of...", i Sonic Youth ma anche un po’le Hole, Skin e quegli altri gruppi dove il leader è(o è
stata) una donna. Da segnalare, poi, un gran lavoro di chitarre: tutto si basa su di loro, si incastrano taglienti
e decidono sei pezzo deve rimanere acido, se avere aperture melodiche, se lasciare spazio alla voce o se
prendere per loro tutta l’
attenzione dell’
ascoltatore. 10 pezzi abbastanza vari che oscillano tra cose un po’
più noise-rock e e il solito inidierock. Il disco termina con Backdoor: ballata caustica alla Nick Cave. Nel
complesso: il gruppo ha buone qualità da esprimere. Basterebbe un po’più di botta. Magari vederli dal vivo.
Sicuramente hanno le carte per diventare importanti. In effetti non è il solito indierock.
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BAND: BLACK EYED SUSAN
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KDCOBAIN
http://www.kdcobain.it/pagine/recensioni/blackeyedsusan.htm
Coadiuvati da prestigiosi nomi dell'indie italiano come Giacomo Fiorenza degli Yuppie Flu e Francesco
Donadello dei Giardini di Mirò, questi quattro ragazzi bresciani presentano il loro primo disco ufficiale dopo
l'uscita dell'autoproduzione intitolata "Skeleton winter". Le intenzioni della band sono quelle di proporre la
propria poetica malinconica, manipolando l'indie, il noise e il post-punk. La voce di Luisa Pangrazio gioca con
le emozioni passando con naturalezza da arie cupe ad altre più rabbiose ed urlate.
I curati tappeti strumentali che costituiscono la maggior parte del disco propongono incessanti riff di chitarra
su cui si affacciano martellanti distorsioni e schizofrenici giri armonici. Continui cambi di ritmo si alternano
tra il post-rock di "I hate you" e il rock aggressivo di "Orange", passando per la quiete di una ballata come
"L.K." e i cupi suoni rarefatti di "Golden Cage".
Il sogno si trasforma talvolta in un incubo nell'immaginario dei Black Eyed Susan, che cambiano
continuamente registro nei loro pezzi disegnando paesaggi reali e surreali, mescolati insieme. "And silence
will reign soon" è una summa della tradizione indie-rock americana, con un occhio volto al futuro e
all'orginalità. Ottimo disco che che si merita un posto nell'indie-rock italiano di qualità.
DRIVE MAGAZINE
http://www.drivemagazine.net/cartarece/black/black.html
Questo disco è stato completato nel giro di otto giorni, quattro per la registrazione ed altri quattro per il
mixaggio, decisamente un modo all'antica per realizzare un album rock, senza troppi fronzoli... I Black Eyed
Susan hanno combinato all'urgente spontaneità del rock un'intrigante senso della melodia ed un'intelligenza
compositiva che non guasta mai in un contesto di pura violenza sonora. And Silence Will Begin Soon è il
secondo cd realizzato da questa band lombarda, nata circa un lustro fa dall'incontro del chitarrista Giovanni
Battagliola e dal bassista Gigi Ancellotti: le consuete sonorità pungenti ed aggressive del rock più sotterraneo
e nevrotico sono affiancate da una un'interessante vena melodico-compositiva, in bilico fra malinconia
urbana, psicosi irreversibili e narcosi in acido. Disco controverso e discretamente complesso, And Silence Will
Begin Soon affida una parte del suo fascino alla nervosa e sensuale dualità fra la voce femminile di Luisa
Pangrazio (anche alle chitarre) e quelle maschili di Ancellotti e Battagliola, appassionate ed accattivanti
aperture melodiche si alternano così a situazioni più arcigne ed ambigue, legate all'indie-noise più snervante
e cervellotico. Se non teniamo conto delle convincenti parti vocali, i momenti più apprezzabili di And Silence
Will Begin Soon sono proprio quelle più legate alle tendenze lisergiche di brani come Golden Cage, allo
stravagante blues alcolico di Backdoor, alle tendenze romantiche e notturne di ballate rock come L.K., quindi
i brani meno legati agli attuali clichè del post-noise rock nostrano. Le idee ci sono, come anche l'energia ed il
talento: con un minimo di coraggio, di sperimentazione e follia creativa in più, i Black Eyed Susan possono
tranquillamente andare ben oltre la discreta riuscita di questo And Silence Will Begin Soon per riservarci in
futuro qualche ulteriore ed inquietante sopresa...