Il dolore è il megafono di Dio che risveglia un mondo sordo

Il dolore è il megafono di Dio che risveglia un
mondo sordo
III Domenica di Quaresima (Anno C)
Vangelo: Lc 13,1-9
"Ciò avvenne come segno per noi"
A noi, uomini e donne ultraconcreti, piace molto fare le associazioni di tipo causa-effetto. Da quando l'uomo
è tale, gli è sempre piaciuto pensare, capire, esercitare la propria intelligenza (da intus-leggere = leggere
dentro, leggere ciò che sta dentro o "dietro" le cose). Ci piace questo perché, in fondo, è una delle pochissime
possibilità che abbiamo a disposizione per vedere come funziona il mondo… insomma, come è fatta la vita.
Quel "cogito, ergo sum" di Cartesio, generalmente parlando, è significativo per quel che vuol dire "l'essere
persona umana".
Ora, questa capacità che la persona umana ha ricevuto da Dio deve poterlo aiutare non solo a capire le
connessioni causa-effetto nel mondo materiale, bensì anche a intuire le dinamiche del "mondo spirituale" che
è dentro il cuore "profondo come un abisso" della persona umana. Eh sì, si possono capire molte cose che
"fremono" dentro il cuore attraverso le associazioni che, con l'aiuto dell'intelligenza, l'uomo può fare.
Qualcosa del genere ci invita a fare Gesù nel vangelo che questa domenica, la terza del periodo quaresimale,
che viene donato alla nostra meditazione. Come sarebbe bello se riuscissimo a capire l'essenza di ciò che
Gesù sta dicendo a noi attraverso gli esempi che adopera! Come sarebbe bello poter intus-leggere le cose
che, sì, nei nostri tempi accadono! Non voglio guardare solo al quadro "nero" del nostro periodo… eppure
quante disgrazie avvengono nel nostro mondo!
Certo, ci colpiscono molto tragedie come sono, per esempio, i terremoti: ricordate la straziante vicenda di
L'Aquila; oppure, per venire più vicino nel tempo, il devastante terremoto di Haiti; O quello di qualche
giorno fa del Cile! Quante persone sono state schiacciate dal crollo dei palazzi! Per Haiti si parla di più di
duecentomila morti! Ci viene quasi da dire che i 18 galilei sopra i quali è crollata la torre di Siloe è niente
rispetto alle disgrazie del nostro tempo! O quante persone "vengono" sacrificate dai potenti per motivi, si
dice, di interesse nazionale che, in fondo, sono solo interessi politici o ancora più gravemente, interessi
strettamente di potere personale! Sì, disgrazie nel mondo ce sono a valanghe! Dice la seconda lettura "ciò
avvenne come segno per noi". Tra l'altro, anche Gesù sentenzia: "se non vi convertite, perirete tutti allo
stesso modo". È umano, è normalissimo, davanti alle tragedie del mondo, chiederti: "ma, caspita, devono
proprio avvenire queste cose? Dio cosa fa in queste situazioni? O, meglio, dove è?". Guardate che Gesù,
nonostante lasci intendere, tra le righe, il dispiacere per quelle persone colpite e dalla disgrazia commessa da
Pilato, e da quella del crollo della torre, ebbene, Gesù non pone la domanda su Dio. Non perché non lo
poteva fare (ricordate il grido sulla croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?", vale a dire:
"Dio, ma tu ora dove sei? Perché mi hai lasciato solo a soffrire?"). Non pone Gesù questa domanda, bensì
lancia un'altra provocazione: "se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo".
In un film chiamato "Viaggio in Inghilterra , ad un certo punto il personaggio principale, professore ad
Oxford, facendo delle conferenze proprio sul tema della sofferenza nel mondo in connessione con l'esistenza
di Dio, afferma: " mondo sordo il dolore è il megafono di Dio che risveglia un ". Non so quanto ci piaccia
questa affermazione; non so quanto siamo d'accordo con questo modo di fare, ma, scusatemi il coraggio, di
fatto, nel nostro mondo interiore avviene così. Se non siamo messi alla prova, difficilmente la nostra fede
pulsa in maniera giusta! Se non siamo toccati dalla croce, difficilmente il sangue che scorre nelle vene del
nostro cuore si purifica! Nello stesso film, alla fine, lo stesso personaggio, ormai trasformato dalla
sofferenza, afferma: "L'esperienza è un insegnante crudo. Ma impari; Dio, quanto impari".
A noi, uomini e donne "schiacciati" dalla logica, ossessi dalla necessità "causa-effetto", piace che le cose
funzionino come vogliamo noi. Eppure, per fortuna, Dio ragiona un po' diversamente. Dio, certo, accetta la
connessione "causa-effetto", quando questa è in funzione della vita, di una vita autentica; ma Dio non fa di
questa logica la legge per eccellenza. Se dovesse fare così, saremmo finiti. No, Dio "ragiona" attraverso,
possiamo dire, un'altra logica, vale a dire "amo, ergo sum". È la logica dell'amore che "spinge" Dio ad avere
pazienza con noi; e la stessa logica che, non poche volte, ma sempre, annulla la connessione "peccatopunizione" che, secondo la logica umana, dovrebbe funzionare sempre e dovunque. No, addirittura Dio si
lascia commuovere da "un vignaiolo" qualunque che lo implora: "lascialo anche quest'anno finché gli zappi
attorno, gli metta del concime e (magari) porterà frutto". Questo è Dio; questa è il suo modo di fare: dare
sempre fiducia, dare sempre la possibilità di convertirci. Possiamo forse rimanere "sordi" all'appello pieno di
amore di Dio di tornare da Lui? Le disgrazie che avvengono nel mondo ci dispiacciono; anzi, non le
vorremmo! Ma, oltre questo normale atteggiamento, lasciamoci interpellare da esse. Se uno è colpito da
questo tipo di disgrazie, non necessariamente è più peccatore di noi! Rimane però, per noi che siamo ancora
in vita, la possibilità di cambiare mente, di convertire il nostro cuore e di rivolgerlo verso Dio. Anche perché
Dio è rivolto sempre verso di noi; ha sempre le braccia tese (guardate il Crocifisso, se non credete) pronto ad
abbracciarci. Tocca a noi lasciarci abbracciare da quelle braccia!