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III Domenica di Quaresima (Anno C) (7 marzo 2010)
COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Eduard Patrascu
"Ciò avvenne come segno per noi"
A noi, uomini e donne ultraconcreti, piace molto fare le associazioni di tipo causa-effetto. Da
quando l'uomo è tale, gli è sempre piaciuto pensare, capire, esercitare la propria intelligenza (da
intus-leggere = leggere dentro, leggere ciò che sta dentro o "dietro" le cose). Ci piace questo
perché, in fondo, è una delle pochissime possibilità che abbiamo a disposizione per vedere come
funziona il mondo... insomma, come è fatta la vita. Quel "cogito, ergo sum" di Cartesio,
generalmente parlando, è significativo per quel che vuol dire "l'essere persona umana".
Ora, questa capacità che la persona umana ha ricevuto da Dio deve poterlo aiutare non solo a capire
le connessioni causa-effetto nel mondo materiale, bensì anche a intuire le dinamiche del "mondo
spirituale" che è dentro il cuore "profondo come un abisso" della persona umana. Eh sì, si possono
capire molte cose che "fremono" dentro il cuore attraverso le associazioni ( = per analogia: Sap
13,5) che, con l'aiuto dell'intelligenza, l'uomo può fare.
Qualcosa del genere ci invita a fare Gesù nel vangelo che questa domenica, la terza del periodo
quaresimale, che viene donato alla nostra meditazione. Come sarebbe bello se riuscissimo a capire
l'essenza di ciò che Gesù sta dicendo a noi attraverso gli esempi che adopera! Come sarebbe bello
poter intus-leggere le cose che, sì, nei nostri tempi accadono! Non voglio guardare solo al quadro
"nero" del nostro periodo... eppure quante disgrazie avvengono nel nostro mondo!
Certo, ci colpiscono molto tragedie come sono, per esempio, i terremoti: ricordate la straziante
vicenda di L'Aquila; oppure, per venire più vicino nel tempo, il devastante terremoto di Haiti; O
quello di qualche giorno fa del Cile! Quante persone sono state schiacciate dal crollo dei palazzi!
Per Haiti si parla di più di duecentomila morti! Ci viene quasi da dire che i 18 galilei sopra i quali
è crollata la torre di Siloe è niente rispetto alle disgrazie del nostro tempo! O quante persone
"vengono" sacrificate dai potenti per motivi, si dice, di interesse nazionale che, in fondo, sono solo
interessi politici o ancora più gravemente, interessi strettamente di potere personale!
Sì, disgrazie nel mondo ci sono a valanghe! Dice la seconda lettura "ciò avvenne come segno per
noi". Tra l'altro, anche Gesù sentenzia: "se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo". È
umano, è normalissimo, davanti alle tragedie del mondo, chiederti: "ma, caspita, devono proprio
avvenire queste cose? Dio cosa fa in queste situazioni? O, meglio, dove è?".
Guardate che Gesù, nonostante lasci intendere, tra le righe, il dispiacere per quelle persone colpite
e dalla disgrazia commessa da Pilato, e da quella del crollo della torre, ebbene, Gesù non pone la
domanda su Dio. Non perché non lo poteva fare (ricordate il grido sulla croce: "Dio mio, Dio mio,
perché mi hai abbandonato?", vale a dire: "Dio, ma tu ora dove sei? Perché mi hai lasciato solo a
soffrire?"). Non pone Gesù questa domanda, bensì lancia un'altra provocazione: "se non vi
convertite, perirete tutti allo stesso modo".
In un film chiamato "Shadowlands" (in italiano, "Viaggio in Inghilterra), ad un certo punto il
personaggio principale, professore ad Oxford, facendo delle conferenze proprio sul tema della
sofferenza nel mondo in connessione con l'esistenza di Dio, afferma: "il dolore è il megafono di
Dio che risveglia un mondo sordo". Non so quanto ci piaccia questa affermazione; non so quanto
siamo d'accordo con questo modo di fare, ma, scusatemi il coraggio, di fatto, nel nostro mondo
interiore avviene così. Se non siamo messi alla prova, difficilmente la nostra fede pulsa in maniera
giusta! Se non siamo toccati dalla croce, difficilmente il sangue che scorre nelle vene del nostro
cuore si purifica! Nello stesso film, alla fine, lo stesso personaggio, ormai trasformato dalla
sofferenza, afferma: "L'esperienza è un insegnante crudo. Ma impari; Dio, quanto impari".
A noi, uomini e donne "schiacciati" dalla logica, ossessi dalla necessità "causa-effetto", piace che
le cose funzionino come vogliamo noi. Eppure, per fortuna, Dio ragiona un po' diversamente. Dio,
certo, accetta la connessione "causa-effetto", quando questa è in funzione della vita, di una vita
autentica; ma Dio non fa di questa logica la legge per eccellenza. Se dovesse fare così, saremmo
finiti. No, Dio "ragiona" attraverso, possiamo dire, un'altra logica, vale a dire "amo, ergo sum". È
la logica dell'amore che "spinge" Dio ad avere pazienza con noi; e la stessa logica che, non poche
volte, ma sempre, annulla la connessione "peccato-punizione" che, secondo la logica umana,
dovrebbe funzionare sempre e dovunque. No, addirittura Dio si lascia commuovere da "un
vignaiolo" qualunque che lo implora: "lascialo anche quest'anno finché gli zappi attorno, gli metta
del concime e (magari) porterà frutto". Questo è Dio; questa è il suo modo di fare: dare sempre
fiducia, dare sempre la possibilità di convertirci. Possiamo forse rimanere "sordi" all'appello pieno
di amore di Dio di tornare da Lui? Le disgrazie che avvengono nel mondo ci dispiacciono; anzi,
non le vorremmo! Ma, oltre questo normale atteggiamento, lasciamoci interpellare da esse. Se uno
è colpito da questo tipo di disgrazie, non necessariamente è più peccatore di noi! Rimane però, per
noi che siamo ancora in vita, la possibilità di cambiare mente, di convertire il nostro cuore e di
rivolgerlo verso Dio. Anche perché Dio è rivolto sempre verso di noi; ha sempre le braccia tese
(guardate il Crocifisso, se non credete) pronto ad abbracciarci. Tocca a noi lasciarci abbracciare
da quelle braccia!
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